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Istituto Copernico di Pomezia il 18 marzo 2013
L'Associazione Culturale
GYMNASIUM
presenta
"LE STREGHETTE DI
BENEVENTO "
di Gennaro Francione
con
Ottavio Aprea, Rosaria Ascione, Michele Colamarino, Pasquale Cirillo,
Salvatore di Lecce, Carmela Esposito, Maria Pacilio, Giusy Pernice,
Francesco Raimondo, Gino Vituperio.
ADATTAMENTO E REGIA:NICOLA DI LECCE
scene e costumi: Ottavio Aprea
musiche: Nicola di Lecce
fonica e luci: Natalino Ruocco
fotografia: Mimmo Torrese
direttore di scena: Salvatore Di Lecce
montaggio e mastering: Antonino Di Lecce
acconciature e trucco: Vitasc
ETNICA
DITIRAMBO:
http://www.etnicaditirambo.it/
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Anche quest’anno l’Istituto Tecnico
commerciale e industriale “Copernico” di Pomezia ha fatto da
palcoscenico ad una meravigliosa rappresentazione teatrale dal titolo
“Le streghette di Benevento “ del Giudice Drammaturgo Dott. Gennaro
Francione , regia e musiche del maestro Nicola Di Lecce, compagnia
teatrale Gymnasium. Un connubio di forze artistiche che ha prodotto
quanto di meglio si possa vedere rappresentato.
Lo spettacolo teatrale è stato inserito all’interno di un percorso sulla
legalità che l’Istituto Copernico si pone come obiettivo
educativo-formativo e da diversi anni ha avviato una valida
collaborazione col Dott. Francione che con le sue opere propone la
legalità attraverso il teatro come strumento di sapere e di arte.
Il contenuto dell’opera fa riferimento ad un dramma antico che ancora
oggi , seppure con modalità diverse, viene perpetrato ai danni della
stessa vittima: la donna.
Un dramma quotidiano divenuto quasi un rito sacrificale attraverso il
quale chi lo provoca rende giustizia a sé stesso e alla società
liberandola dal male eterno: la femmina strega.
“Le streghette di Benevento” narra le vicende di quattro donne che
spinte dai bisogni della sopravvivenza sono costrette anche a
prostituirsi, ma in agguato c’è il giustiziere che veste i panni della
Santa Inquisizione che per purificare l’anima delle streghe le distrugge
nel corpo, prima con la tortura e poi con il sacro fuoco.
La forza femminile è l’imprinting dell’intera opera e nonostante il
tentativo della Corte di annientarla essa prevarica la tortura e si
innalza al di sopra dello stesso rogo, pervade l’animo dello spettatore
che rimane affascinato di fronte a tanta bellezza.(prof. Nicoletta
Martuccio insegnante di diiritto al Copernico)
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Il teatro è la vita e la vita è un teatro
Nel Medioevo, con il diffondersi dell'ascetismo che induceva
all'avversione per la donna, prese radici la convinzione che questa, più
che l'uomo, avesse commerci col demonio.
Le streghe erano quindi particolarmente temute e perseguitate; si diceva
che si radunassero in luoghi misteriosi( “sotto o noce e Beneviento”)
dove consumavano orge oscene e preparavano unguenti e filtri con
l'assistenza del diavolo, che volassero nell'aria cavalcando scope e
caproni nerissimi, che si trasformassero in gatti dalla lunga coda, in
serpenti, in volpi per introdursi nelle abitazioni a fare del male alle
donne, ai vecchi e ai fanciulli.
Hanno calcolato che nel periodo 1575-1700 un milione di persone sia
stato giustiziato sotto l'accusa di stregoneria
Ho avuto la fortuna di assistere alla rappresentazione teatrale ’Le
“Streghette di Benevento” del giudice drammaturgo Dott. Gennaro
Francione, per la regia e musiche del maestro Nicola Di Lecce.
La compagnia teatrale Gymnasium ha magistralmente interpretato la
commedia presso l’aula magna dell’IIS Copernico di Pomezia.
Pochi arredi sono stati sufficienti per creare una scenografia
d’effetto: un’aula di tribunale d’altri tempi (i tempi
dell’inquisizione), drappi rossi a coprire lo scranno del giudice vicino
al suo scrivano, i banchi delle arringhe dell’accusa e del difensore, la
panca dove sono condotte le accusate; drappi neri invece per le quinte e
la grata della cella dove saranno rinchiuse le quattro imputate e da cui
protendono le mani verso la libertà negata.
I costumi del ‘700 napoletano molto pittoreschi (compreso un inquietante
capron demonio) hanno contribuito a creare la giusta atmosfera
accentuata da luci ad hoc e dal forte profumo d’incenso.
La sensazione è stata quella di trovarsi davvero tre secoli indietro.
Anche per il linguaggio molto colorito.
Janara, Zucculara, Uria e Manalonga ti entrano subito nel cuore.”'O
diavulo nun c'entra niente. 'O vero demmonio era sulo a famma nera!”.
Soprattutto Janara che, nell’ innocenza della sua ignoranza, confessa
tra le altre cose di dormire con la sua capretta che le dà latte e
calore nel freddo della sua catapecchia, ti stringe il cuore e ti fa
tornare in mente certi quartieri di Napoli e del mondo intero dove le
donne ancora oggi, nel 2013, sono esposte a qualsiasi violenza perché
vulnerabili. Il femminicidio è tuttora una orrenda realtà , come recita
il difensore delle “Streghette” nella commedia (o dramma?) di Francione:
”E' stato scritto, parola 'e l'uommene: "Ched è 'a femmena si no nu
nemico 'e l'amicizia, na punizione garantita, nu male nicessario, na
tentazione naturale…Quanta vote 'a mente 'e l'uommene fa brutte scherze!
Mò te fa sbarià e vedè 'o diavulo addò nce sta sulo male naturale. Mò te
fa sfrennesià vedenno janare e 'mbriane addò nce stanno sulo povere
femmene senza arte né parte.”
Nella danza finale, tra i guizzi delle fiamme del rogo, la forza delle
donne sovrasta tutto il resto e si fa beffa dei suoi stessi carnefici.
(Maria Del Grande, insegnante al Copernico, Pomezia 21/03/2013)
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