Recensione
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                                     Mi faccia ridere: Il riso della ragione non vince

             

                       

L'Italia è un paese mancante di una cultura teatrale offerta - come in Inghilterra - già in tenera età al popolo. Questa incultura teatrale, unita a programmi di riso basso offerti dalla televisione, modella un pubblico dalla risata facile, rendendolo incapace di cogliere la risata intelligente, se non il riso amaro.

 

Riceviamo e divulghiamo

 

Egregio Direttore e Spett.le Redazione,

il giorno 5 gennaio 2010 presso il Teatro Vittorio Emanuele di Benevento abbiamo assistito alla kermesse teatrale: "Mi faccia Ridere", organizzata dalla Compagnia Solot di Benevento.

Il primo non classificato è risultato a giudizio del "popolo" Fiore Ranauro con la rappresentazione sintetica (10 minuti) di Karoshi, monologo scritto dal famoso Giudice - Scrittore Gennaro Francione.

L'esclusione immediata di Fiore Ranauro è parsa al Comitato sangiorgese "Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia" una sconfitta delle capacità popolari di capire e voler capire ed approfondire, quindi un giudizio altamente superficiale ed una cartina al tornasole eloquente su gusti ed interessi della comunità beneventana.

Riteniamo che una cosa siano sketchs in stile Zelig dalla risata facile ma estemporanea e priva di lascito critico e memoriale, altro la vera drammaturgia e/o commediografia, che veicola un messaggio insormontabile su cui poter riflettere. In prima persona. Senza fretta e con risate che restano nell'ambito della consapevolezza, a scoprire anche il lato drammatico, amaro ed attualmente vero delle cose.

Una cosa - riteniamo - è il riso fine a se stesso, altro quello che induce a riflettere e ad acquisire coscienza.

Non ci facciamo specie che il popolo beneventano abbia dimostrato di essere orientato a ridere di battute che lasciano il tempo che trovano e che di fatto di non sappia cosa sia il teatro, la commedia, quella vera, con contenuti ed impegnata ed orientata alla consapevolezza. L'incultura è sovrana, è tanto sangiorgese quanto beneventana. Ma, come coordinatrice del Comitato che ha seguito la rappresentazioni di Karoshi, il concorso della Solot ed il suo discutibile epilogo quanto a "cosa riscuote popolarità ed ilarità nella nostra comunità", non posso ignorare quanto esprime in proposito il Giudice Scrittore Drammaturgo dott. Francione.
Riporto  alcune  sue autorevoli osservazioni, dopo averlo intervistato, che la  sottoscritta e Comitato condividiamo in pieno.

 

 

                        Il riso della ragione non vince

Il 5 gennaio presso il Teatro Comunale di Benevento si è tenuto, organizzato dalla Compagnia Stabile Solot e dal Comune di Benevento, il concorso per nuovi talenti comici “Mi faccia ridere”.

Mi faccia ridere è una vera gara dove il giudizio del pubblico è sovrano. Nata nel 2002 dalle menti artistiche di Michelangelo Fetto e Tonino Intorcia, organizzatori dell’evento e presentatori della kermesse.

In concorso sei tra gruppi ed attori con esperienze teatrali, cinematografiche e televisive, ma non ancora noti al grande pubblico: Adramelek Theater di Roma, con Fiore Ranauro e Gennaro Francione, autore del testo e regista; l’ing. Giuntoni Maurizio proveniente da Carrara; Dotti Francesco, proveniente da Milano; Brancati Paolo, direttamente da Palermo; Duo Tina e Pica, da Catania, composto da Eliana Silvia Esposito ed Amalia Contarini; Paolo Martino da Cosenza.

La particolarità del concorso riguarda la votazione, assolutamente popolare, effettuata per la semifinale, nella prima parte della serata, con il lancio di pomodori (finti, naturalmente!!) che decreta l’eliminazione dei meno graditi e per la finale, nella seconda parte della serata, con il lancio di mazzi di fiori per sancire la vittoria del più bravo.

Questa tipologia di votazione ha riscosso il gradimento del pubblico resosi protagonista e divertito gli artisti che si sono succeduti sul palco, i quali hanno dimostrato di avere una grande carica di autoironia.

Francione nota:  “L’Italia è un paese mancante di una cultura teatrale offerta - come in Inghilterra - già in tenera età al popolo. Questa incultura teatrale, unita a programmi di riso basso offerti dalla televisione, modella un pubblico dalla risata facile, rendendolo incapace di cogliere la risata intelligente, se non il riso amaro. Da ciò la vittoria di un cabaret senza storia di pura strapparista, mentre un testo serio, come Karoshi (Morte da eccesso di lavoro) è stato fatto fuori subito”.

Quel testo rappresenta per noi il vincitore morale del concorso perché ci ha lasciato qualcosa, gli altri niente nel modo più assoluto. E’ un monologo grottesco. Karoshi è termine giapponese indicante "morte per eccesso di lavoro". Di eccessiva fatica si muore ed è quello che capita a Ciro Sciancalepore, amico dall'infanzia di Gennaro Esposito il quale, tra una maledizione, un ricordo e un discorso politico, santifica l'abitudine napoletana della fannulloneria. Meglio non lavorare o lavorare poco che morire stecchiti in un ufficio, divorati dalla macchina mostruosa della società pseudolibertaria che rende schiavi, lanciando slogan orwelliani del tipo "il lavoro nobilita l'uomo". Una valanga saettante di meditazioni, di gesti, di sussulti sardonici, fino all'esito finale rivelatorio: lavorare non solo stanca e stressa, come diceva Cesare Pavese, ma per davvero uccide.

La gente ha seguito attentissima, ha applaudito, ha anche riso divertita o amaramente ma alla fine ha bocciato l’opera, tutta presa dalla voglia di dimenticare i mali del mondo. Ma quei mali vengono anche dal vuoto culturale e dallo spettacolo della vita, mantenuto basso a tutti i costi dall’intero sistema produttivo di arte e cultura.

 

Rosanna Carpentieri

 

 
http://www.sanniotradizioni.it/news2010/mi_faccia_ridere.htm

http://www.comunicati.net/comunicati/arte/teatro/104452.html


http://lnx.elletti.it/page/leggitutto.php?idNews=6853