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Ho
completato la lettura de i Dadi di Temi, suggestiva rappresentazione,
non ho fatto fatica ad “immaginarla” in quanto, ho trovato un testo di
grande capacità espressiva che supera ogni forma di convenzionalismo da
benpensanti, aderente ad una nuova sensibilità contemporanea ad una
esigenza molto forte che è quella di riaffermare in un mutato contesto
sociale la dignità dell’uomo, ma anche, penso, lo smantellamento dei
vergognosi processi mediatici che questo tipo di
processo fomenta.
La forza del personaggio principale, Brigliadoca, il
lato oscuro dell’uomo e del giudice, pur in tutta la sua portata
negativa, genera una serie di sentimenti profondi ed intensi.
C’è stato un momento in cui mi sono compenetrata, ho sentito la
sua rassegnata sofferenza e il suo cinismo sovrastarlo. I suoi gesti
pieni di sarcasmo e d’amarezza e di aridità, contrastato - assecondato
dal cancelliere-coscienza, giunge
all’irriverenza ed alla parodia, quando dà fuoco ai fogli, nei confronti
di un sistema che, tutto sommato, asseconda e al
tempo stesso distrugge e non solo metaforicamente.
I dadi rappresentano la scelta finale ma anche l’opposizione di
elementi fondamentali dei quali si esprime l’inevitabile conflitto, la
cui sintesi drammatica è il verdetto.
Un bel “De Profundis” per un processo che ha fatto il suo tempo.
Esso è come un isola nell’immensità sconfinata di un mare
di elucubrazioni accademiche che fanno solo ristagnare il diritto, senza
che si evolva, permettendogli di
disancorarsi dai luoghi comuni. Il nuovo diritto
agognato da Francione dovrebbe rendersi capace di
contemperare le esigenze in un mutato quadro sociale, non
adagiandosi nel compiacimento delle posizioni
raggiunte, ma capace di evolversi
perché il diritto è vivo, e purtroppo, oggi, plasmato da mani poco
accorte.
Ha ridestato in me l’interesse ad uno studio che avevo in parte
abbandonato (Avv. Carmen Spadea)
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