Originale opera teatrale multi tematica che illustra i pericoli
della giustizia indiziaria
Roma, 21/04/2010 (
informazione.it
- comunicati stampa) Il 24 e 25 Aprile tappa al teatro S.
Virgilio di Roma per “I dadi di temi” di Gennaro Francione.
Drammaturgo in prestito alla magistratura o “Giudice pentito”, come
lui stesso ama definirsi, Francione è un ex magistrato che ha deciso
ad un certo momento della sua vita che per cambiare ciò che non va
nel sistema giudiziario italiano ci vuole il teatro.
“I dadi di temi” infatti è un’opera teatrale costruita sullo
scheletro del processo di Cogne, seguendo il metodo
satirico-giudiziario del giudice Bridoye nel “Gargantua e
Pantagruele” di Rebelais.
Il risultato è una canzonatura dei metodi di giudizio basati sulla
logica, considerati infallibili da alcuni magistrati e dei quali
Francione ha più volte tentato di far notare l’incostituzionalità.
Sul palco quattro personaggi: Alberto Ruocco, nel ruolo del giudice
Brigliadoca (che fu Bridoye); Massimo Mirani è il cancelliere
Triboulet; Monica Porcellato nei panni dell’imputata Clara Panurga e
Giuliana Adezio, regista della rappresentazione “prestata” al ruolo
della medium Medea (interessante rimando alla maga-infanticida della
mitologia greca) interpellata dalla corte per far luce sulla
faccenda.
Assurdi i dialoghi, grotteschi a tratti, ma che tengono lo
spettatore terribilmente ancorato alla realtà del caso da cui
traggono ispirazione. Un’interpretazione statica e allo stesso tempo
rarefatta, accompagnata da una colonna sonora composta da suoni di
apparecchiature mediche (raggi X, risonanza magnetica, turbina
dentistica) che hanno contribuito a creare un’atmosfera
tendenzialmente allucinatoria.
La scenografia in cui gli attori si muovono procedendo per pose
quasi plastiche è essenziale: un tavolo con sopra dei fascicoli e
tre sedie, il resto dello spazio è magistralmente “riempito” dai
personaggi.
A conclusione dell’indagine giudiziaria il lancio dei dadi per
decidere il verdetto. Dopo una serie di disquisizioni basate su
indizi e congetture che potrebbero proseguire all’infinito,
paradossalmente questo sembra l’unico modo per arrivare alla
sentenza.
Alla fine della rappresentazione l’autore dell’opera, dal palco,
propone agli spettatori un “gioco”: esponendo le tre tesi maturate
durante il processo per il delitto di Cogne
(intenzionalità\consapevolezza, temporanea infermità mentale e
infermità mentale) chiede ai presenti di esprimersi per alzata di
mano sulla colpevolezza o innocenza della Franzoni.
La varietà dei giudizi espressi rispecchia la tesi di Francione: non
esiste una “logica valida e universale” da applicare agli indizi; ad
ogni affermazione corrisponde una valida smentita proprio perché non
è di prove che si tratta. Proprio per questo il processo indiziario
è relativo e di conseguenza da evitare.