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SUONI E LUCI DI GUERRA E PACE di Francione e De Cicco

 

Il giorno 25 aprile 2006  presso il Cinema Teatro Don Bosco di Roma gli alunni delle classi terze medie della Scuola Media Statale "V. Bellini" di Roma, con il patrocinio del X Municipio e in collaborazione con l'Associazione Culturale "Artisti per sbaglio" hanno presentato  Suoni e Luci di guerra e pace di Gennaro Francione e Francesco De Cicco, da un'idea di Gerardo Pedicino.

Il teatro stracolmo, malgrado il 25 aprile(almeno 450 persone presenti), ha testimoniato la grande partecipazione popolare e la capacità della drammaturgia  di trascinare nelle sale di Tespi grandi masse malgrado le lezioni di spettacolarizzazioni becere offerte dalle televisioni italiane, naturalmente assenti finanche nel dare la notizia dell'evento.

Lo spettacolo è stato, infatti, divulgato soprattutto tramite internet, l'unico attuale vero media democratico, in possesso  del Popolo, oltre che col passaparola e con i manifesti messi in punti strategici.

Una nota positiva è stata la presenza delle istituzioni come il Municipio della X, ma soprattutto della Scuola Bellini con la preside Rosaria Di Lullo  e gl'insegnanti, in particolare Anna Gaudiello e Maria Capozio  che hanno funto da coordinatrici generali, Antonio Fichera autore delle splendide scenografie, Fabio Esta addetto agli splendidi canti.

Il deus ex machina della fantastica serata è stato Francesco De Cicco, regista e anima al calor bianco dello spettacolo. L'artista sannita con abnegazione e passione per mesi si è dedicato alla costruzione di quest'autentico colorato orologio svizzero di altissima precisione e suggestione, muovendo almeno 60 persone tra giovani attori alle prime armi, attori professionisti, fonici, addetti alle luci  e alle magie della trasmissione delle diapositive.

La messinscena  a "quadri" si è rivelata spettacolare, complessa e pur fluente nelle entrate  e nelle uscite ora di singoli, ora di gruppi, ora di valanghe di attori, ballerini, cantanti, menestrelli. Il tutto intervallato da proiezioni di  immagini davvero belle e suggestive, alcune autentiche rarità fotografiche(come quella dei nove bambini con divisa da ristretti nei lager), altre in stile fumettistico postmoderno alla Blade Runner.  Nel sottofondo una colonna sonora ora gioiosa, ora bucolica, ora apocalittica,  che in alcuni tratti si è trasformata nello splendido coro di ragazze.

I ragazzi hanno interpretato interscambiandosi vari ruoli, da narratori a deportati, da pacifisti a soldati, con disinvoltura e attenzione particolare recitando in maniera solenne e molto introspettiva.

Vogliamo ricordare alcuni momenti particolarmente intensi a cominciare dalla storia del poeta scemo Charlot, inutilmente ucciso dalla Signora con la Falce, visto che i suoi versi dilagano in scena oltre la fine del corpo fin nel ventre della sua donna che sta per dargli un figlio.

I deportati entrano in scena -  col sottofondo in diapositiva del binario di entrata nel campo di concentramento -  legati da corde con sacchi sulle spalle a muoversi verso le scarpine rosse(poste in proscenio) della bambina fatta volatilizzare attraverso il camino.

Impressionante la descrizione quasi metro per metro della bomba di Hiroshima fino allo scoppio in cui in un secondo vengono devastati fabbricati, terreni, agglomerati umani, creando in un attimo un ammasso di macerie  e di corpi in cui una mamma col kimono cerca invano la figlia. La invoca viva, lei felice pur se il fungo gliela renderà maleficamente irradiata  e mostruosa.

Il lavoro, fortemente voluto da De Cicco e dai genitori del Consiglio di Istituto del Bellini, è improntato soprattutto sulla tematica della Pace, intesa nella sua universalità. Altro non è che un cammino, di autori, poeti, scrittori, cantautori, attraverso le guerre alla ricerca della Pace,  simbolicamente rappresentata da uno sterminato campo di grano che si estende su tutta la terra a coprire le carcasse delle macchine di morte e, sul manifesto dello spettacolo in arancione-speranza, dall'immagine di Gandhi. 

Far rivivere varie situazioni storiche fino ai giorni nostri, descrivendo le conseguenze disastrose della guerra, ha creato forti emozioni nel pubblico e ha dato il senso della funzione sociale dello spettacolo sottolineata dal coautore Francione. Questi, drammaturgo-giudice, nei ringraziamenti finali ha sottolineato la forza propulsiva dell'arte che deve portare al vero eroismo: combattere le guerre in tutte le loro manifestazioni "anche nelle forme false come quella di portare la pace in Iraq".

L'idea spiega De Cicco "è quella di utilizzare il teatro come mezzo di comunicazione; il fine è arrivare con l'estetica a parlare di pace, perché ognuno di noi, nel piccolo, deve fare un minimo sforzo per aiutare tutti coloro che vivono in situazioni disastrose provocate dall'assurda guerra".

Quando l'arte in sé, con la sua bellezza e le sue emozioni, si coniuga con la funzione sociale di deterrente al male che trova la sua massima espressione nella guerra da chiunque portata e per qualunque motivo, l'azione umana sfiora il sublime. Questo il pubblico l'ha percepito esplodendo, infine, come una grande mina di gioia innocua in un'ovazione lunga e calorosa.

 

GIGI TRILEMMA

 

 http://italy.indymedia.org/news/2006/04/1057631.php

http://www.comunicati.net/comunicati/societa_civile/associazioni/23420.html

http://www.buongiornoroma.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=203