IL TESTAMENTO
DI CARL
WILLIAM BROWN
Omaggi inaugurali
Ci gît et dort en ce solier qu’amour occit de son
raillon, un pauvre petit écolier qui fut nommé Francois Villon oncques
de terre n’eut sillon. Il donna tout, chacun le sait : tables, trétaux,
pain, corbillon. Galants, dites en ce verset….Freres humains qui après
nous vivez, N’ayez les cœurs contre nous endurcis, Car, se pitié de
nous pauvres avez, Dieu en
aura plus tôt de vous mercis.
François Villon
D'ora in poi voglio
immaginarmi la morte come una tenera e affettuosa mamma che con estremo
amore, stringendomi sorridente al suo seno per tutta l'eternità, invece
di darmi la vita me la toglierà.
Carl William Brown
Forse l'uomo mostra nel modo più evidente quale
sia il suo senso dell'umorismo quando l'ultima, più dolorosa realtà,
ovvero la morte, si insinua nella sua coscienza.
G. Kranz
La morte non è male;
perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i
desideri. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i
piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori.
Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.
Giacomo Leopardi
Volendo fare uno scherzo
di cattivo gusto al concetto stesso di esistenza, burlandosi della morte,
si tolse la vita.
Carl William Brown
Compagni minatori io ve lo
dico qui, questo mio canto è vano se voi non avete ragione. Se l'uomo ha
da morire prima di avere il suo bene, bisogna che i poeti siano i primi a
morire.
Paul Éluard
Non perdo mai occasione
d'imparare a morire.
V. Alfieri
Insomma, lasciare nel mio
testamento un vadecum che duri nel tempo e che si rivolga contro la
banalità di tutte le divinità e lasci in eredità a tutti il mio anelito
e i miei progetti di libertà.
Carl
William Brown
Introduzione
e Premesse
Certo, fino a qualche anno fa non avrei mai pensato
di mettermi a redigere un testamento ancora in giovane età, anche se da
sempre ho saputo che il saggio non solo deve essere sempre pronto a
partire, ma anzi dovrebbe essere desideroso di andarsene al più presto!
Infatti come dicevano già Seneca, Sofocle e forse anche Leopardi
"Per l'uomo è meglio non nascere e se nasce è meglio che muoia al
più presto". Inoltre io sono sempre stato un grande surrealista e
come diceva Henry Miller il surrealismo è semplicemente il riflesso del
processo della morte. È una manifestazione di una vita rivolta verso
l'istinto, un virus che accelera la fine inevitabile. Dunque in un certo
senso sono già morto! Ma forse in fin dei conti penso che sia meglio così,
fosse andata diversamente magari non sarei mai neanche riuscito a lasciare
ai posteri questa mia eredità; per cui non posso che essere grato al
destino che, ignorando il fatto che io fossi già morto, ha progettato la
brillante e stupida idea di vedermi sotto terra nell'arco di qualche anno.
Evidentemente ha sbagliato persona, ma nel contempo mi ha fatto anche un
grande piacere!
Visto dunque che questa
mia specie di congedo vuole in qualche modo rispettare lo stile tipico
della letteratura testamentaria, ribadirò quindi sin da adesso che verso
la fine del secondo millennio, o se preferite inizio del terzo, dopo
Cristo, il sottoscritto Carl William Brown, (oppure se volete optare per
la trinità, i giovani Carl, William e Brown) nel pieno possesso delle sue
facoltà mentali e cosciente del proprio declino fisico così come dei
propri peccati, o meglio dei propri vizi, a causa del suo "Fatal Flaw",
consapevole che potrebbe venire meno da un momento all'altro si appresta a
lasciare ai presenti e ai posteri questa sorta di lascito ereditario.
Ricordandomi a questo
punto del Testamento di François Villon, un opera di circa 2000 versi
scritta nel 1461 e stampata nel 1489, ed entrata a pieno titolo nella
grande storia della letteratura francese, voglio a tal proposito
sottolineare che il mio non è un lascito parodistico, ma è comunque un
testamento assolutamente letterario che richiama ovviamente il contenuto
satirico, poetico e filosofico dell'intera opera di C.W. Brown e non vuole
dunque essere né una meditazione sulla morte, né una danza macabra, né
un pentimento, né un tentativo di salvezza della propria anima, ma uno
scritto assolutamente sereno che come nella migliore tradizione umoristica
è consapevole di prestare fede al motto sempre vivo di Giordano Bruno
"In Tristitia Hilaris, In Hilaritate Tristis".
Venendo poi al contenuto
del mio testamento vorrei anche ricordare il duca, lo scrittore francese
François de La Rochefoucauld noto al pubblico letterario per aver scritto
circa 400 famose massime che gli hanno reso gloria e popolarità e lo
hanno consacrato tra i grandi della storia letteraria del proprio paese e
non solo. Certo anch'io come il duca avrei rifiutato la candidatura alla
prestigiosa Académie Francaise e spingendomi ancora più in là, come
Sartre, avrei persino rifiutato il premio Nobel, ma questi sono dettagli e
non hanno una stretta attinenza con il contenuto del presente lascito,
anche perché essendo diponibili in rete siti e programmi che contengono
decine di migliaia di citazioni, un autore deve essere consapevole di
avere l’obbligo di offrire alla posterità qualcosa di veramente
organico ed originale se vuole prendersi la briga di redigere un
testamento e di organizzare un lascito.
Prima di passare dunque al
nocciolo della questione voglio chiamare in causa persino Dante che nella
sua Divina Commedia ha scritto più o meno circa 14.160 versi, equivalenti
sempre più o meno ad una media di 4.720 frasi di tre righe ognuna, e non
tutti di estremo significato concettuale, e non vi sto a ribadire la sua
posizione all'interno della letteratura mondiale, di gran lunga maggiore a
quella di gente che pur scrivendo o raccogliendo poche centinaia di
massime o di citazioni ha comunque fatto una brillante carriera all'ombra
di famosi ed avidi editori. Questo per dire che il sottoscritto avendo
scritto circa 8.000 aforismi originali, tutti dotati di significato, per
un equivalente di circa 25.000 righe e avendone selezionati ancora alcune
migliaia tra le diverse decine di migliaia che popolano l'universo
letterario mondiale, oltre ad aver scritto numerosi saggi, e ad avere
svolto una seria attività di divulgazione culturale, si arroga appunto
tutto il diritto di redigere e di diffondere anche questo umile
testamento.
Naturalmente parlando di eredità e di testamento
non posso di certo nemmeno dimenticare il grande Montaigne, che pure amava
le citazioni, il quale mi ha insegnato che la meditazione sulla morte è
meditazione sulla libertà, donandomi per sempre l'idea che chi ha appreso
a morire ha disimparato a servire. Il saper morire ci libera infatti da
ogni sudditanza e costrizione, dando un colpo mortale al nostro egoismo e
alla nostra vanità. Ed io da buon cultore della filosofia so con Cicerone
che il filosofare non è che prepararsi alla morte. Tutta la saggezza del
mondo, continua ancora Montaigne, si riduce alla fine a questo, insegnarci
a non temere la morte e chi dunque insegnasse agli uomini a morire
insegnerebbe loro anche a vivere. Ecco, devo certamente tener presente
anche questo nel mio lascito, cercando inoltre di sottolineare che ognuno
dei miei aforismi avrebbe potuto diventare un saggio, e poi un racconto o
un romanzo, e poi ancora avrebbe potuto dar luogo con gli altri ad
infiniti intrecci testuali, se solo avessi avuto il tempo! Ma il tempo non
c’è e allora quest’idea continuerà il suo cammino consapevole con
Chomsky che da un numero finito di fonemi si possono creare infinite
frasi, così come da una vita limitata negli anni si possono incoraggiare
migliaia di vite nel futuro del tempo, affinché non io, non il mio nome,
non i miei libri, ma lo spirito della letteratura, della vita, della
morte, delle idee e della lotta venga tramandato.
Diciamo pure che il mio
intento non è né un desiderio di immortalità, in cui affogare
l’angoscia della morte, né una nostalgica sfida al tempo alla ricerca
delle occasioni perdute, ma più semplicemente un desiderio di lasciare in
eredità la passione e l’entusiasmo per un’idea, che si concretizza
nel desiderio di comunicare e di condividere l’essenza più profonda di
questa strana umanità. Un’idea che non mi ha portato come Dante ad
esplorare i misteriosi palazzi dell’aldilà, ma che mi ha spinto ad
osservare e a raccontare in forma di brevi pensieri tutta la storia della
terrena vanità e della sua magnifica conduttrice, la divina stupidità.
Questo è stato il mio viaggio nell’ade del potere e dell’autorità e
lo spirito di lotta e di rivolta che lo ha guidato costituisce proprio il
nucleo fondamentale del mio umile lascito. Io non avevo bisogno di andare
da vivo ad interrogare i morti, io ero già uno di loro, e come tale al
limite ho cercato di farmi sentire dai vivi, e poiché non penso di
esserci riuscito al meglio, sto cercando di lasciare loro questo
testamento, o perlomeno il simbolo della sua gestazione letteraria, comune
e millenaria!
Contenuto del Testamento
La caratteristica
principale di questo testamento è che in primo luogo non si affida ad un
notaio, categoria che del resto per me non esiste, ricordate per me
infatti esiste solo la stupidità; la seconda originale peculiarità è
che non è nemmeno rivolto ad una singola persona o ad un ristretto nucleo
di parenti, né tanto meno ad una fantomatica associazione, ma è pubblico
e libero, vale a dire rivolto a tutti, indirizzato cioè a quegli uomini
di buona volontà che lo leggeranno! E il suo contenuto non potrà nemmeno
essere rifiutato, proprio perché costituito solo da idee che rimandano
tutte ad un’idea originaria e complessiva, la quale anche se verrà
snobbata, avrà raggiunto comunque il proprio obiettivo, e se ne andrà
tranquillamente da un’altra parte! Il testamento non è tanto meno
rivolto agli editori, o ad alcun scrittore in particolare, è tuttavia
indirizzato ai loro spiriti e ai loro successori, così come è rivolto a
tutti le persone di intelletto e di buon sentimento. Il lascito, così
come il contenuto a cui si riferisce non ha assolutamente secondi fini, e
non ha ovviamente bisogno del
successo o della fama, poveri interessi che solo affliggono la stupida ed
istintiva sete di vanità della maggior parte dei miseri viventi, le idee
infatti non sanno cosa farsene né delle umane terraglie, né di beni di
lusso che le coltivano! Le idee lottano solamente e per far questo basta
la loro essenza!
Veniamo dunque
all’oggetto del testamento: io, Carl William Brown, entità fittizia,
che da sempre si è mossa nel grande universo della stupidità, intendo
lasciare a tutti quanto segue: l’idea della mia opera. Non stupitevi,
forse l’eredità non vi sembrerà gran che, ma vi assicuro che non è
poca cosa. Le migliaia di aforismi che ho scritto e che ho selezionato
potranno in futuro dar vita a nuove idee, la cui forma sempre diversa
rimanderà tuttavia ad un unico concetto il quale costituirà a sua volta
un’artistica lotta contro l’autorità del potere e della stupidità.
Ma se vi sembra ancora poco, posso aggiungere alla mia eredità il
testamento del Daimon Club che colmerà tutte le eventuali mancanze di
questo mio scritto e a tal proposito aggiungo in questa sede quelle che
sono le sue principali linee guida che completano con l’intera mia opera
quella che da sempre è stata la mia idea e la mia occupazione
principale, vale a dire comunicare, condividere, insegnare, tramandare,
provocare, studiare, amare, soffrire e lottare. Tutto il mio lavoro e lo
spreco delle mie forze non mi hanno di certo arricchito, né tanto meno mi
hanno reso un grande sollievo e alla fine non sono nemmeno riuscito a
capire la nostra umanità, non sono riuscito né ad odiarla, né ad
amarla, ho però sempre cercato di conoscerla e di migliorarla, ma forse
non usando i giusti mezzi, ed è allora proprio per questo che voglio
lasciare questa mia ricerca, affinché i posteri la possano proseguire,
criticare ed integrare, mitigando magari al tempo stesso un po’ anche il
proprio egoismo.
Dovrete scusarmi ma in
questo momento avrei preferito sentirmi come il peccatore pentito di Adler,
ossia colui che ha potuto sperimentare tutte le soluzioni devianti della
vita psichica o che, almeno, le ha sfiorate ed è riuscito, diventando
saggio, a salvarsi, solo che io purtroppo non mi sono salvato. E mi
conforta poco l’idea che nemmeno la nostra umanità riuscirà a
salvarsi, anche perché il termine è assolutamente privo di alcun
significato e quindi la metafora serve solo a veicolare il concetto che io
non mi aspetto niente né voglio regalare niente, ricordate, voglio solo
tramandare un’idea, starà poi a voi darle voce, o seppellirla, magari
al più presto, quando cioè vi ritirerete nella vostra umile residenza
finale, un regno piccolo, piccolo, buio e silenzioso. E non lamentatevi
del mio stile, infatti un testamento non può di certo essere troppo
allegro, infatti la morte anche se può venire considerata alla stregua di
una poesia satirica e burlesca, raramente fa ridere, forse anche perché
ormai da troppo tempo ci consola il fatto che forse è meglio mascherarla
con il pianto; l’altra faccia della misteriosa medaglia!
Il Lascito del Daimon Club
Il Daimon Club, nato come
uno stratagemma per divulgare il pensiero di C.W. Brown, nel ricco
panorama delle offerte culturali di fine millennio, si è presto
trasformato in una sorta di testamento finale, di lascito del suo artefice
fondatore, sin troppo consapevole che in un marasma di informazioni
l'unica via per riuscire a sopravvivere era quella di offrire in eredità
ai possibili lettori, presenti e futuri, un'unica idea, coronata di vari
testi e di varie iniziative, che attraverso vari mezzi cercasse di
diffondere il suo spirito di lotta e di contrasto al potere e alla
stupidità per il resto della pur labile eternità. Un'idea dunque,
contenuta in un sepolcro, in un mausoleo dell’universale nullità,
supportata da migliaia di concetti e di creazioni linguistiche che hanno
lo stesso scopo, la stessa finalità, lottare contro la povertà in favore
di un’universale e creativa genialità.
L'intento del testamento
è quello di trovare degli eredi che possano mettere a frutto lo spirito
del suo contenuto e nel caso questo non fosse possibile nel breve periodo
il suo fine diventerà quello di cercarli a lunga scadenza! Un'idea
complessa quindi che vaga alla ricerca di sostenitori e che ramifica il
suo contenuto all'interno dei Principi della Daimonologia Applicata, del
Manifesto del Nuovo Surrealismo Nichilista ed Umorista e più vastamente
all'interno dell'opera di Carl William Brown. Il tutto verrà messo in
linea nel sito del Daimon Club, e verrà anche inserito in un Cd Rom
disponibile gratuitamente a chi lo richiederà! E' ovvio che trattandosi
di un lascito, nel caso che al momento fatale non ci sia chi curerà
l'intero progetto, il materiale del Daimon Club e l'opera omnia di Carl
William Brown, saranno resi completamenti liberi da qualsiasi forma di
diritto d'autore e verranno ceduti a chiunque ne faccia richiesta.
Per il momento il
contenuto del Daimon Club non è completo e chiaramente uno dei suoi scopi
attuali è quello di trovare sempre nuova gente che si unisca al progetto
e che sia intenzionata in un modo o nell'altro a lasciare anch'essa in
eredità qualcosa al pubblico dei lettori. Per questo il club si rivolge a
chiunque senza alcuna distinzione di sorta e sempre per questo motivo
garantisce anche a coloro che dovessero aderire all'iniziativa senza
sapere bene quello che stanno facendo una perenne e dignitosa sepoltura
nei meandri sconfinati della rete! La metafora del cimitero infatti si
rende necessaria proprio perché uno dei nostri fini principali è quello
di divulgare la nostra memoria e le nostre idee, insegnando al tempo
stesso a non temere la morte, proprio allo scopo di vivere più
dignitosamente e di poter contrastare meglio il potere della stupida vanità.
Discorso ben difficile in un mondo dove la gente sembra pensare solo al
prolungamento della propria vita e all'accumulo di banali proprietà
terrene!
Ma noi amiamo le cose
complicate e dato che siamo un po' strani, viceversa non ci collocheremmo
nemmeno nel filone dei grandi surrealisti, nutriamo l'illusione che il
nostro progetto possa gettare un po' di luce in mezzo a tutta
quell'oscurità generata da sempre dalla vacua ottusità; perciò vi
invitiamo ad intraprendere la nostra conoscenza e per eventuali
chiarimenti ed approfondimenti vi esortiamo a leggere il nostro statuto,
la carta dei nostri servizi, il testamento di Carl William Brown e a
visitare le pagine dei nostri siti. Ricordate poi che tra qualche anno
nessuno più saprà che siamo esistiti, è dunque forse un pensiero dolce
sapere che parte delle nostre creazioni continueranno a vivere nel ricordo
dei nostri ideali! E si sa, le idee non hanno bisogno né di cattedrali, né
di monumenti, né di fondazioni, basta solo un po' di vento e come la
polvere si spargono nell'universo da cui provengono, da cui proveniamo!
In definitiva e per
concludere questa breve introduzione testamentaria noi vorremmo
contribuire a sperimentare l'idea di un vaccino contro l'umana stupidità
e per fare questo comunicheremo il nostro progetto a giornali, editori,
associazioni, scuole, docenti, ricercatori, studenti, lettori, webmasters
e via dicendo, sempre con l'intento di lasciare in eredità a tutti una
semplice idea, un'ideale anticonformista e libertario che ponga al primo
posto, in una visione olistica della realtà, la ricerca, lo studio, la
comunicazione e la collaborazione tra gli uomini e tralasci al tempo
stesso le stupide bramosie di potere e di autorità che da sempre hanno
caratterizzato la nostra vuota e stanca umanità.
Un'idea che potrà essere tramandata e che renderà
felici tutti quelli che come noi e prima di noi l'hanno coltivata. Un'idea
di fratellanza, di equità, di giustizia e di solidarietà, l'unica che
possa dare un minimo di senso alla nostra bizzarra, misteriosa ed assurda
realtà!
P.S. Per chi si
ostinasse ancora a pensare che la letteratura e magari i miei scritti non
servissero a niente e preferisse invece la concretezza di altri beni
terreni voglio solo ricordare che tra qualche anno né le loro
cianfrusaglie, né la loro vanità, né loro stessi esisteranno ancora,
mentre le idee che io sto cercando di tramandare lasciandole in eredità
esistono da quando esiste l'uomo e forse non moriranno nemmeno quando la
specie umana scomparirà definitivamente dalla faccia di questo pianeta.
Per cui se devo scegliere la cosa che vale di meno non ho dubbi e
preferisco dunque il lieve ricordo degli ideali nel futuro piuttosto che
un banale ammasso di terraglie nel presente. Vorrei inoltre spendere anche
due parole per tutti quelli che magari pensassero che visto che ho già
scritto il testamento ora non dovrei fare altro che morire, bene, voglio
rassicurarli subito, infatti prima me ne sarò andato e prima mi leverò
di torno il dispiacere di dover sopportare tutte le teste di cazzo che ci
sono in giro, quindi se fossi in loro non mi preoccuperei più di tanto,
il lieto evento non tarderà a verificarsi!
In fede, senza tempo e
senza luogo, Carl William
Brown and The Daimon Club.
Per eventuali
informazioni, chiarimenti o comunicazioni visitate pure la nostra tomba www.daimon.org o scrivete al nostro indirizzo daimonclub@yahoo.com
Grazie ancora e mi raccomando vivete a lungo!
Omaggi Conclusivi
Per poter vivere con
intensità la mia lunga agonia ho dovuto ricorrere a vari stratagemmi,
all'amore, alla morte, all'arte, all'umorismo, al vizio, allo studio, alla
malattia...
Carl William Brown
Sono nato per conoscerti.
Per darti il tuo nome. Libertà.
Paul Éluard
La vita è solo errore,
E la morte è conoscenza.
Johann
Christoph Friedrich von Schiller
La morte non ha alcun
potere sugli scrittori, uno dopo l'altro se ne vanno, ma c'è sempre da
qualche parte qualche ignoto individuo seduto in una poltrona che li fa
rivivere.
C.W. Brown
Se il fine di ogni uomo è
la morte, perché mai dovremmo considerare malato chi decide di anticipare
i tempi, in fondo è solo un precursore, un catalizzatore di un processo
inevitabile, un enzima.
Carl William Brown
L'inchiostro più sbiadito
è migliore della memoria migliore.
Proverbio cinese
Perché dolore è più
dolor, se tace.
Giovanni Pascoli
Anche la miseria è
un'eredità.
Riccardo Bacchelli
La lotta contro il potere
è la lotta della memoria contro la dimenticanza.
Milan Kundera
Ma chi ha detto che il
tempo fugge inesorabilmente, io non porto l'orologio e ho tolto quello a
muro, non faccio distinzione tra il giorno e la notte, lavoro sempre, e
sin da giovane mi sono spesso sentito vecchio e stanco, per cui la morte
non mi troverà impreparato. Per me il tempo non fugge, è l'uomo a
scappare!
C.W. Brown
Nessun uomo è
un'isola...; ogni uomo è un pezzo del Continente....; la morte di
qualsiasi uomo mi diminuisce perchè faccio parte dell'umanità; e perciò
non chiedere mai per chi suona la campana; essa suona per te.
J. Donne
L'immagine della vita non
è che la fotografia di quel negativo che verrà sviluppato soltanto dalla
morte.
Carl William Brown
Quando facciamo piani per
la posterità, dovremo ricordarci che la virtù non è ereditabile.
Thomas Paine
La morte dell'individuo,
in linea di principio, non è meno assurda che la morte di tutto il genere
umano.
H.M. Enzensberger
L'evoluzione umana. Un
crescere della potenza della morte.
F. Kafka
L'assenza di potere
significa paralisi, annientamento e morte; la sua presenza invece
significa stupidità, autorità e ovviamente vanità.
C.W. Brown
Tutti devono morire ma non
tutte le morti hanno eguale valore...La morte di chi si sacrifica per gli
interessi del popolo ha più peso del Monte Tai, ma la morte di chi serve
il potere, di chi serve gli sfruttatori e gli oppressori, è più leggera
di una piuma.
Mao-Ze-Dong
Combattere e morire è
morte che annienta la morte.
W. Shakespeare
Sul punto di ritornare
all'inferno per l'ennesima e definitiva missione, tra i dolori più atroci
e l'angoscia dei suoi cari Carl William Brown con la sua sbalorditiva
lucidità esclamò: "Non preoccupatevi per me, l'importante è la
salute. Mi riguarderò, mi rifarò vivo! Addio"
C.W.
Brown
Per quanto mi riguarda,
chiedo di essere portato al cimitero in un furgone da sgombero.
A. Breton
La morte è il genio
ispiratore della filosofia....tutte le religioni e tutte le filosofie sono
un contravveleno alla certezza della morte.
A. Shopenhauer
Chi non ha paura della
morte è perché ha imparato a disprezzare la vita e chi disprezza la vita
non può far altro che amare disperatamente la libertà.
C.W. Brown
Imparando a conoscere i
mali della natura, si disprezza la morte; imparando a conoscere quelli
della società, si disprezza la vita.
Nicolas de Chamfort
Se gli uomini si
conducessero sempre al fianco la morte, non servirebbero si vilmente.
U. Foscolo
In punto di morte: Dio mi
perdonerà: è il suo mestiere.
H. Heine
Ahimè! quanto dev'essere
felice la morte dell'uccello, nei boschi!
G. de Nerval
Certo la morte non è uno
spettacolo molto divertente, ma quando penso alla vita, non posso far
altro che ammettere che non è poi neanche così triste.
Carl
William Brown
Darò...il mio vasto regno
per una piccola tomba, una tomba piccola, piccola, una tomba oscura.
W. Shakespeare
Proprio perché la vera
arte aspira a contrastare la morte deve anche essere funzionale a
migliorare la vita e non solo quella dei collezionisti.
Carl William Brown
Le tre grandi divinità
madri dei popoli orientali sembra fossero generatrici e annientatrici
insieme; dee della vita e della fecondità nello stesso tempo che dee
della morte.
S. Freud
Eros e Thanatos, due
tematiche inseparabili, profondamente romantiche ed affascinanti. Amore
per il buon senso e odio per la vanità; pulsione di vita verso l'equità
e pulsione di morte verso la stupidità.
Carl William Brown
Essere, o non essere -
questa è la domanda: se sia più nobile per la mente soffrire i colpi e
le frecce dell'oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di
affanni e, contrastandoli, finirli. Morire, dormire - nient'altro, e con
un sonno dire fine alla stretta del cuore e ai mille tumulti naturali che
eredita la carne. E' una consumazione da desiderare devotamente. Morire,
dormire. Dormire, forse sognare; e qui è lo scoglio.
W. Shakespeare
E' irragionevole temere di
essere presi per matti in un mondo di matti.
Orazio
La morte?
Una mia antenata.
Carl William Brown
La vita fugge e non
s'arresta un'ora e la morte vien dietro a gran giornate e le cose presenti
e le passate mi danno guerra, e le future ancora.
F. Petrarca
La fede è un mistero,
l'amore è un mistero, la morte è un mistero! Comunque a me i misteri non
sono mai piaciuti.
Carl William Brown
Libero è solo chi è
saggio, perché solo il saggio è padrone di se stesso, non teme né la
povertà né la morte, né le catene, sa tener testa alle passioni e
disprezza gli onori: privo di bisogni che lo fanno dipendere dalla volontà
altrui, ha tutto in se, perfetto e compatto come una sfera sulla cui
levigata superficie nulla di estraneo può fermarsi e contro cui il
destino sempre si scaglia furiosamente senza mai riuscire a intaccarla.
Orazio
Penso che pubblicare la propria opera costituisca
per ogni artista un legittimo desiderio di comunicazione, e penso anche
che sia altrettanto auspicabile per il mondo delle lettere dare voce ad un
autore che ha scritto più di 8000 aforismi originali! Tuttavia nel mondo dell’editoria non è detto che sia automatico
dare spazio ad uno scrittore come me e dunque credo che se questo non
avverrà, non sarà stato del tutto vano e privo di senso dedicare parte
della mia vita a scrivere contro il potere e l'autorità della stupidità
e lasciare poi in eredità a questa svogliata umanità la mia opera colma
di critica e di morente idealità.
Carl William Brown
Qui si conclude dunque la mia laica e
sfiduciata preghiera, Amen !!!