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Gennaro Francione è  ormai  una presenza fissa sul mio comodino. In cima alla pila c’è ora Il Dragone Rosso. Anche questo libro  mi ha avvinto nella lettura; sebbene all’inizio avevo pensato ad un giallo neogotico esso è molto di più…
     Un caleidoscopico viaggio nella Torino esoterica trasformata in avamposto dell’Inferno. Un uomo tormentato dal proprio senso di solitudine, un giudice qualunque, ha imparato a riconoscere il sapore dell’inferno in ogni entità umana che gli scorre davanti. La sua mente si trasforma in un deserto in cui aleggiano fantasmi che con un alone di minaccia e di morte lo circondano, mentre i timori si trasformano alfine in cupa certezza.

 L’emozione ed il senso del dovere gli fanno compiere il cammino misterico e l’indagine che lo porteranno alla macabra verità. In un crescendo di emozioni il giudice demone sfiderà il destino portando a compimento il suo cammino eccitato, inquieto e tortuoso, egli vittima e carnefice ad un tempo. Si dipana così la vicenda di un’anima che, per l’alchimia trasmutante  del suo corpo, esprime tutta se stessa nell’orrore e fa diventare reale il mondo dell’impossibile e degli inferi.

Il protagonista rappresenta, sia pure quando è in preda di passioni violente, il desiderio ardente di conoscere, la necessità fortemente umana di scorgere ciò che è oltre, la condizione di tormento nella quale si muove l'uomo faustiano che decide di essere se stesso e di andare oltre se stesso, oltre la realtà e il suo apparire.

Fa scendere il sipario il poeta, perché la poesia come esplorazione del lato oscuro dell’umano è la sola capace di capire il dramma di un’anima. Dramma di anime che si dirigono in un ultimo afflato verso l’aedo  che attende l’ineluttabile tragedia non della morte imminente, ma del dolore cupo dell’impossibilità di battersi contro la fatalità.

   Quando chiesero a Seneca dov’è l’Inferno egli rispose “nell’uomo stesso, dentro l’uomo, che è la dimora della morte”. Francione ha  usato la parole come pennellate  dipingendo  una realtà da sogno, tratteggiata nella sequenza onirica a tinte fosche e accese e che mi hanno suggerito tante immagini come in una galleria. Fantastico  riuscire a dipingerne almeno una!

                                                                              (Carmen Spadea)