Comitato per la libertà e il diritto all’informazione
(Gubbio 21 maggio 2004)
Europa e informazione: la Carta di Gubbio
(approvato all’unanimità)
1) Ribadire con forza i diritti.
La libertà dell’informazione, la libertà della ricerca, la libertà
della
comunicazione, la libertà di espressione culturale rappresentano
diritti civili
insopprimibili per tutti i cittadini dell’Unione europea.
Questi diritti non possono conoscere alcuna forma di limitazione, pena
la
lesione non solo di principi che in ogni costituzione nazionale
rappresentano il
cuore dello stato di diritto (riconosciuti anche all’art. 11 della
Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione europea di Nizza), ma anche della
libertà
stessa dei mercati e della circolazione dei servizi.
La censura, sotto qualsiasi forma, la riduzione al silenzio delle
opinioni
indesiderate, i conflitti d’interesse, la concentrazione di media,
politica e
affari in pochissime mani, rappresentano un grave pericolo per il
futuro
democratico dei singoli stati e della stessa Unione Europea.
Quanto sta accadendo in Italia tende e tenderà a manifestarsi anche
altrove. Per
queste ragioni la Commissione europea e il Parlamento europeo hanno
deciso di
seguire con grande attenzione il tema della libertà dei media.
Il Parlamento europeo ha approvato il 22 aprile una importante
risoluzione sui
rischi di violazione, dell’UE e particolarmente in Italia, della
libertà di
espressione e di informazione, che esplicitamente chiede l’inserimento
nella
Costituzione per l’Europa di una disposizione specifica sulla
necessità di
garantire il pluralismo dei media.
2) Separazione del potere economico e mediatico da quello politico, a
salvaguardia della democrazia.
a) conflitto di interessi, incompatibilità: la progressiva
sovrapposizione tra
potere esecutivo, proprietà dei mezzi di comunicazione e ricchezza
economica
rischia, se non regolamentata, di alterare il principio di uguaglianza
tra i
cittadini, lo stesso libero e consapevole esercizio del voto e quindi i
cardini
della democrazia.
L’Italia è un caso patologico, ma non isolato. Fenomeni simili si
stanno
registrando altrove, con particolare riferimento ai paesi dell’ex
blocco
comunista. L’Europa stessa ha potuto sperimentare, durante il
semestre italiano
di presidenza, come la condizione anomala di un paese membro possa
negativamente
ripercuotersi sulla credibilità dell’Unione.
Per questa ragione è quanto mai opportuno che il prossimo parlamento
europeo si
adoperi, mediante un impegno condiviso con le altre istituzioni e
segnatamente
con la Commissione europea, per far approvare regole comuni in materia
di
conflitti d’interesse e di incompatibilità, adottare una
legislazione intesa a
vietare a personalità politiche o candidati di detenere interessi
economici di
rilievo nel settore dei mezzi di comunicazione; introdurre strumenti
giuridici
destinati a evitare qualsiasi conflitto d’interessi ed assicurare che
i membri
di governo non siano in grado di utilizzare di utilizzare
partecipazioni che
detengono nei media per fini politici.
b) una direttiva sulla proprietà dei media.
Il Parlamento europeo ha più volte richiesto una direttiva sulla
proprietà dei
mezzi di comunicazione di massa a limitazione del potere degli
oligopoli in
questo mercato (vedi la risoluzione del Parlamento europeo sulla
concentrazione
nei media del novembre 2002. Vedi, da ultimi, il rapporto Sylla sui
diritti
nell’Unione e il rapporto Perry del 4 settembre 2003 sull’attuazione
della
direttiva Tv senza frontiere). Un intervento normativo di questo tipo
servirebbe ad imprimere alla costituenda Europa politica una
caratteristica di “snellezza”
e di non confusione tra i poteri, tradizionali e nuovi. Quelli degli
audiovisivi
e dei media sono settori centrali per la crescita economica e la
realizzazione
dell’agenda di Lisbona, ma la concentrazione di proprietà, spesso di
natura
transnazionale, e le restrizioni all’accesso al mercato limitano il
potenziale
dell’industria europea e peraltro la tutela del pluralismo dei mezzi
di
comunicazione è essenziale per lo sviluppo armonioso dei settori
audiovisivo e
mediatico. A questo dovrebbe essere collegata l’istituzione di una
Autorità
europea di vigilanza sui mercati delle comunicazioni e dell’audiovisivo,
nonché a garanzia dei correlati diritti dei cittadini (diritto all’informazione
pluralista, diritto d’accesso) e della diversità culturale.
3) Sviluppo del prodotto audiovisivo europeo.
L’Europa del futuro avrà bisogno di un mercato libero e aperto, ma
anche di una
molteplicità di autori e produttori indipendenti capaci di alimentare,
con
produzioni originali, le diverse autostrade della comunicazione. Le
potenzialità stesse delle nuove tecnologie digitali, la maggiore
capacità delle reti,
rischiano di rimanere inutilizzabili se non sono prodotti nuovi
contenuti che
alimentino pluralismo e diversità culturale.
Paradossalmente, la società dell’informazione determina una evidente
e
soffocante omogeneità di contenuti. Parti sempre più ampie della
società civile
sono emarginate o addirittura oscurate dai media più diffusi. Occorre
dunque
assumere il tema dello sviluppo della produzione culturale come
elemento
fondamentale.
In questa direzione è necessario dare maggiore impulso alle politiche
comunitarie e nazionali per l’audiovisivo, affinché siano stimolate
la
produzione di contenuti e la nascita di nuove imprese che non siano
solo un
satellite dei network dominanti.
4) I nuovi alfabeti.
Ogni cittadino ha il diritto di essere messo in condizione di
apprendere i
vecchi e nuovi alfabeti e di poter accedere alle vecchie e alle nuove
reti di
trasmissioni della conoscenza e della informazione, anche come nuova
concezione
di servizio universale in questi settori.
Per questa ragione ci riconosciamo pienamente nella strategia di
Lisbona e nelle
decisioni già assunte dalla Commissione e dal Parlamento europeo e ci
impegniamo
a favorire ogni iniziativa tesa a garantire le pari opportunità non
solo tra i
cittadini, ma anche tra le diverse regioni dell’Unione europea.
5) Politiche industriali e lavoro.
Il futuro della nuova tecnologia digitale può rappresentare un
potenziale
settore di sviluppo industriale e tecnologico, sulla base di atti che
assecondino e accelerino questo sviluppo, con ricadute positive nei
settori
degli apparati tecnologici e degli appalti, nella produzione dei
contenuti,
nella crescita della domanda e di beni e servizi. Per questo occorre
consolidare
e sviluppare la strategia di Lisbona.
In questo ambito l’aspetto delle tutele e dei diritti del lavoro è
particolarmente delicato. Infatti la continua espansione di una
precarietà
strutturale, unitamente alla atipicità e alle estreme flessibilità
della
prestazione lavorativa, è condizione diffusa tra gli addetti. Per un
lavoro dove
l’indipendenza politica e culturale è fondamentale, il disagio è
particolarmente
forte.
Diventa quindi quanto mai importante prevedere ed estendere una rete di
tutele e
di percorsi di formazione e qualificazione professionale che garantisca
tutti i
lavoratori, a prescindere dal tipo di rapporto di lavoro che hanno,
determinando
le condizioni affinché certezza di lavoro e qualità della prestazione
vengano
estese.
Condividiamo integralmente le indicazioni che sui servizi pubblici
radiotelevisivi da` la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo il
22
aprile, e che di seguito riportiamo:
6) Lo statuto dell’impresa editoriale e la carta delle libertà.
Il diritto ad informare e ad essere informati è una pietra angolare
delle
libertà individuale e della democrazia.
Per queste ragioni è ormai tempo di definire i “parametri della
libertà”, una
sorta di statuto fondativo che definisca le regole comuni in questo
settore.
Il diritto all’informazione e alla conoscenza non possono e non
debbono subire
forma alcuna di censure o di restrizione, che non siano i limiti già
previsti
dalle convenzioni e dai trattati a tutela della riservatezza e della
dignità.
La carta delle libertà dovrà essere un presidio a difesa della
libertà d’espressione e, soprattutto, dell’insopprimibile diritto di
scelta che
appartiene ad ogni cittadina e ad ogni cittadino.
7) I servizi pubblici.
Condividiamo integralmente le indicazioni che sui servizi pubblici
radiotelevisivi da` la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo il
22
aprile, e che di seguito riportiamo:
“Il Parlamento Europeo...evidenzia, in particolare, il dovere dei
servizi
radiotelevisivi pubblici di fornire ai cittadini un servizio di
particolare
qualità, garantendo l’accesso ad informazioni, cultura e contenuti
di natura
diversificata in modo corretto, obiettivo, neutrale e affidabile per
garantire credibilità, pluralismo, identità, partecipazione e
innovazione culturale, come
peraltro sancito dal protocollo sul sistema radiotelevisivo pubblico
negli Stati
membri allegato al trattato di Amsterdam. Sottolinea la necessità di
assicurare
che in tutti gli Stati membri dell’UE l’operatore pubblico sia del
tutto
indipendente e non soggetto ad ingerenze, di modo che i fondi pubblici
non siano
utilizzati per mantenere al potere il governo in carica o per limitare
le
critiche mosse nei suoi riguardi, e che, nel caso di ingerenze da parte
del
governo nazionale, possa essere presentato ricorso dinanzi ad un
tribunale o a
un arbitro indipendente.
8) L’informazione stampata come servizio.
Nel sistema di garanzie dei diritti di comunicazione in Europa,
intervengono con
urgenza le problematiche di riforma del sistema diffusionale della
stampa. Esse
investono lo sviluppo del mercato editoriale attuale, la struttura
europea
stessa del mondo editoriale e della lettura fino ai nodi centrali della
distribuzione dei giornali e dei rischi di concentrazione in atto sul
piano
europeo, specie dove i diritti comunicativi sono più deboli, come in
Italia.
Problematiche, queste, che devono essere poste al centro dell’impegno
parlamentare europeo, nei nuovi scenari che andrebbero a coinvolgere la
stessa
struttura e le dinamiche del processo distributivo continentale della
stampa, a
maggior ragione per Paesi che vanno dall’Italia ai nuovi Stati
entrati di
recente nell’Unione.
Proprio per questo si rendono necessarie definizioni legislative
concrete ed
urgenti in ordine alla garanzia del pluralismo in fase di distribuzione
e
vendita della stampa, che devono anche essere ricollegate alla garanzia
stessa
di pluralismo nella redistribuzione della raccolta pubblicitaria e
nella
riduzione dell’IVA verso il tasso zero sui prodotti editoriali.
9) Copyright, Rete e diritto all’informazione ed alla conoscenza
Occorre vigilare affinché le posizioni assunte dal Parlamento europeo,
con la
direttiva Enforcement sul copyright, non vengano rimesse in
discussione.
La Rete rappresenta un potenziale di libertà e di conoscenza
irrinunciabile che
va tutelato.
La giusta remunerazione economica delle opere dell’ingegno deve
essere
contemperata con la dimensione squisitamente sociale della conoscenza e
della
informazione. Così come la giusta remunerazione delle scoperte
scientifiche in
campo farmacologico va contemperata con il diritto alla salute di tutti
gli
esseri umani. L’opera dell’ingegno non è mai veramente
privatizzabile
appartenendo al patrimonio dell’umanità tutta in quanto frutto della
sua storia.
I tentativi di equiparare il file sharing a fini non commerciali alle
attività
camorristiche, vedi seduta del Senato italiano del 18 maggio,
rappresenta il
sintomo preoccupante di una idea totalizzante e totalitaria di mercato,
resa
oggi più pericolosa in forza del controllo sempre più insinuante che
viene
operato sulla Rete in nome della lotta al terrorismo.
10) Appello a tutti i candidati.
Su tutti questi punti gli Stati Generale dell’Informazione e della
Cultura,
riuniti a Gubbio il 21 e il 22 maggio 2004, chiedono l’esplicito
impegno delle
candidate e dei candidati alle prossime elezioni europee, qualunque sia
la lista
nella quale partecipano al voto. Come è avvenuto negli anni ’90 per
i parametri
economici di Maastricht, è tempo che nuovi parametri – di libertà
di
espressione, di pluralismo, di diritto ad informare e ad essere
informati –
guidino l’azione e le scelte dell’Unione Europea e degli Stati
membri. L’Europa
dei cittadini non può nascere veramente se non vengono garantiti
diritti di
comunicazione essenziali alla qualità della democrazia.
Costanzo D'Agostino 15 aprile 2005