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Articolo Martedì 5 Aprile 2005 

Dalla Cassazione al teatro, dall’Authority alla poesia e dalla Corte 
d’Assise al cinema: che scrittori questi magistrati 
Quel cuore umanista che batte sotto la toga 




di ROBERTA PETRONIO 

Accade quando sotto la toga batte un cuore da umanista. Sul palco del 
Teatro dei Contrari, all'ombra del Colosseo, questa sera la compagnia 
“Scherzidamore” debutterà con “La Sposa di Corinto”, pièce da iscrivere a 
tutto diritto nel genere bucolico-vampiresco. L'omonima ballata di Goethe, 
tra le mani di un giudice-drammaturgo si è trasformata in prolungamento 
dell'opera originale e rappresentazione. 
L'autore dell'evento è Gennaro Francione , magistrato di Cassazione in 
forze al Tribunale penale, che alterna l'applicazione dei codici con 
l'impegno per la produzione letteraria e teatrale. Una “doppia vita” che 
spiega così: «Lo stesso processo indiziario è un grande esercizio 
creativo. E per un magistrato scaricare la fantasia con la scrittura è 
importante: si diventa più rigorosi nell'attività giuridica». Insieme con 
lui, avanza la compagine di professionisti della legge con un'opera nel 
cassetto, al punto che Francione è riuscito a far emergere una rete di 
colleghi con il “vizio ” della penna, ora associati moralmente nell' 
Unione europea dei giudici scrittori (Eugius) . Tra gli esordienti, Otello 
Lupacchini , a lungo giudice istruttore poi gip al Tribunale di Roma, che 
ha pubblicato un libro sulla Banda della Magliana. 
Il fenomeno legal-letterario negli ultimi anni ha già portato alla ribalta 
toghe più o meno note, con maggiore e minore fortuna di pubblico, e 
soprattutto non sempre dedite a produzioni che fanno della giustizia il 
tema dominante, anzi. Corrado Calabrò , appena nominato a capo 
dell'Autorità garante delle comunicazioni, ex presidente Tar del Lazio, è 
conosciuto e apprezzato come giurista ma anche come poeta e scrittore: il 
suo romanzo “Storia di palpitante erotismo” è arrivato terzo al Premio 
Strega 2001. 
Domenico Cacopardo , magistrato del Consiglio di Stato, preferisce invece 
muoversi nel proprio scenario quotidiano scrivendo romanzi gialli di 
taglio classico, che dispensano colpi di scena e ritmi serrati. 
Premiato dalla critica, il “Romanzo criminale ” di Giancarlo De Cataldo - 
membro della Corte d’Assise nonché scrittore, sceneggiatore e autore di 
testi teatrali - è già diventato un film con la regia di Michele Placido , 
uscirà nelle sale il prossimo autunno. «Il lavoro di giudice? E' un occhio 
sulla realtà. Scrivere è una passione, che coltivo senza cercare 
necessariamente ispirazione nel mio lavoro» commenta De Cataldo, giudice 
nei casi Marta Russo e Magliana. Infatti nel suo romanzo “Il padre e lo 
straniero”, ristampato da una casa editrice romana, il tema della 
giustizia resta totalmente estraneo. 
Stessa ispirazione extra-giudiziale per il presidente della prima corte di 
Roma, Francesco Amato, autore del lungo poema intitolato “Appena ieri” che 
raccoglie pensieri sulla vita, ma anche del volume “Dentro la Corte”, dove 
le fasi del processo vengono presentate comunque in chiave narrativa.


----Messaggio Originale-----

Da: "adramelek" <adramelek@tin.it>

A: <adramelek@tin.it>

Data invio: Sat, 15 Oct 2005 22:46:19 +0200

Oggetto: Re: I GIUDICI SCRITTORI SULLA CRESTA DELL'ONDA

 

Tratto da

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=35922

uscito in cartaceo e in rete il 15 ottobre 2005

Scanderberg, la leggenda di un «eroe moderno» - di ALESSIA MARANI -

 

Alessia Marani

Oltre che giudici, abili scrittori. Ne sanno qualcosa Giancarlo De Cataldo,

giudice istruttore di Corte d'Assisi che sta letteralmente sbancando col suo

«Romanzo Criminale» i botteghini dei cinema di mezzo Stivale: storie di

personaggi di «mala» ispirati alle gesta della famigerata «Banda della

Magliana» e ora portate sul Grande Schermo da Michele Placido per la Warner

Bros. Oppure Ferdinando Imposimato, già eletto al Senato e alla Camera,

magistrato Antimafia che lavorò ai principali casi di terrorismo («Vaticano,

un affare di stato», «Terrorismo internazionale, la verità nascosta»,

«Corruzione ed alta velocità» i testi dati alle stampe per la Koinè tra il

'99 e il 2003), o ancora Otello Lupacchini, altro giudice istruttore che

mise mano al processo agli affiliati di Abbatino&Co. nell'operazione

Colosseo («Banda della Magliana», Koinè 2004 - «Sanguinosa illusione. Orrori

e miserie del rilancio della lotta armata», 2005).

Riguardarsi gli atti di processi portati avanti in prima persona,

sistemarli, dare loro un filo logico, tirare le somme, aggiungere commenti:

tutto qui? «In realtà - spiega Gennaro Francione, giudice penale del

Tribunale di Roma, membro Accademico dell'Internationale Burckhardt Akademie

e presidente dell'Unione Europea dei giudici scrittori - giudici scrittori

siamo in 130. Una passione per l'arte e la letteratura in generale che va al

di là del lavoro e delle responsabilità di ogni giorno. Una schiera di

togati col pallino della penna o tastiera che sia, ispirati o, comunque,

legati alla figura di Ugo Betti, poeta e drammaturgo, combattente della

Grande Guerra poi passato alla magistratura. Ma anche uomini e artisti del

calibro di Dante Troisi, Vico Faggi, Corrado Calabrò».

Ultima opera di Francione è un originalissimo «Scanderberg. Un eroe

moderno», edito da Costanzo D'Agostino Editore con cui aveva in precedenza

pubblicato «Domineddracula. Vita, gesta e resurrezione di Vlad Tepes

l'impalatore». Ed ecco, questa volta, una vicenda storica ricostruita con

dovizia certosina, con tratti epici e drammatici, trasformata nell'ultima

parte in un vero e proprio testo drammaturgico, apprezzato e portato in

scena con enorme successo quest'estate a Valona.

Giorgio Castriota Scanderberg è il «Garibaldi» d'Albania. A capo di un

piccolo esercito sabaraglia l'armata turca, fino alla capitolazione di

Crojia avvenuta dopo la sua morte, nel 1478. I transfughi del suo esercito

si ritirarono nelle terre che Ferrante D'Aragona, a cui il Castriota andò

più volte in aiuto segnando così le vicende italiane del XV secolo, aveva

donato al principe-condottiero. Nascono così gli «arbereshe», gli «albanesi

d'Italia».

Oggi un centinaio di comunità albanofone e cinquanta comuni autonomi

disseminati soprattutto nel Sud e nel Centro. A Ururi, in Molise, lo scorso

febbraio il debutto dell'opera teatrale. Quest'estate la pièce al teatro

centrale di Valona, tempio culturale reduce dei «fasti» di regime. Dove lo

«Scanderberg» di Francione viene accolto con un'attenzione mediatica senza

precedenti. Il «caso» ha anche dei risvolti da cronaca rosa: il giudice

scrittore, infatti, rintraccia i veri discendenti del Castriota, Alessandro

e Giulio Scanderberg, rispettivamente medico e giudice amministrativo a

Lecce. Sono i primi due eredi della famiglia Scanderberg a rimettere piede

in patria dopo più di cinque secoli in un'Albania che stenta a liberarsi dai

fantasmi del passato. Non solo. Del Castriota eroe moderno, esiste un

ritratto attribuito a Rembrandt rubato, però, nel 1992. Ai pronipoti non

resta che una copia della pittrice Pamela Eringi, che Francione riproduce

sulla copertina del testo. «A mo' di "wanted" - aggiunge - perché se

qualcuno pensa di averlo visto, aiuti le polizie internazionali nelle

ricerche. Inutile dire il valore inestimabile storico e affettivo che ha».

Scanderberg è precursore della fratellanza europea e della

occidentalizzazione moderna - conclude Francione -. Con la sua tattica

bellica mise, di fatto, in atto le strategie di guerriglia del maestro

cinese Sun Tzu (l'abilità e l'arguzia contro le grandi forze messe in

campo), ispirò ideali e spirito di coesione di cui l'Albania di oggi è in

perenne ricerca».

UNIONE EUROPEA GIUDICI SCRITTORI(EUGIUS): LA NUOVA

UNIONE DEI GIUDICI UMANISTI D'EUROPA:

http://www.antiarte.it/eugius

http://guide.supereva.com/creativita/interventi/2005/10/229476.shtml

http://www.personaedanno.it/site/sez_browse1.php?campo1=39&campo2=358

 

 

IL CONVEGNO DEI GIUDICI “UMANI” di Ferdinando De Maria

pubb. su Zeus  anno X Dicembre 2005

 

 

Ci sono le foto di Carlo Riccardi, fotografo della Dolce Vita prima di Tazio Secchiaroli, ad accogliere i convenuti al II Convegno dei Giudici Scrittori del 27 novembre, che l’hyper giudice di Palocco, Gennaro Francione, Presidente dell’Associazione di Giudici Scrittori (EGIUS), ha voluto regalare al quartiere dove vive. 

Dopo il primo convegno del 2003 dedicato alla drammaturgia, questa volta gli eclettici magistrati si sono rivolti alla saggistica, ma non solo. Infatti il Suburbia, la discoteca dell’Infernetto che eravamo abituati a vedere in altre vesti avvolta, accoglieva l’ignaro visitatore fin dall’esterno. Nel corridoio che porta alla sala interna si inseguivano le istallazioni  dedicate al succitato Riccardi (un giovanotto ottantenne che avremo il piacere di intervistare nei prossimi numeri di Zeus), presente anch’esso con la sua fida macchina fotografica, e al capostipite dei giudici scrittori, il compianto Ugo Betti.

Giunti nella scura pista da ballo, l’accoglienza di Gennaro (un Willy Wonka di una fabbrica di idee con tanto di giacca rossa) e l’esplosione di creatività di signori suoi colleghi, che nell’immaginario collettivo non riusciamo a separare da cupe toghe, non potevano che destare dal torpore tipico della domenica mattina.

A mortificare Morfeo ci ha pensato un ometto canuto dall’ottima presenza scenica che si è lanciato in una piece veramente esilarante (meglio ancora il dramma grottesco scritto da Francione “Doppelgänger  iudex: teatro da camera con sax per giudice genio  e giudice  idiota  che ha conquistato i convenuti nel pomeriggio e che ci ha fatto scoprire le doti di Maya, figlia del nostro magistrato preferito: evidentemente è questione genetica)

Di seguito la parola è passata ai relatori e relatrici che si sono susseguiti nella mattinata. Il posto d’onore è toccato alla Presidentessa della fondazione Ugo Betti, Lucia Lasciarrea, che ci ha raccontato un Betti inedito, dedito al fai-da-te, attento ai giudizi dei domestici sulle sue opere e amante appassionato. Insomma un giudice “umano”, forse ancora più umano perché scrittore, molto lontano dalla “macchina sputa sentenze” che molti vorrebbero: il giudice super partes che non ha storia né memoria e che per questo non è un uomo.

Limpida in questo senso è una frase dello stesso Betti, ricordata in più momenti al convegno: “Il delitto dei giudici, in conclusione, sarebbe…di somigliare un tantino ai cittadini”, che non sono né peggiori né migliori di chi li deve giudicare.

A questo concetto si è agganciato l’intervento di Gennaro Francione, che ha tenuto a sottolineare come i 150 giudici iscritti all’EGIUS, non scrivano per “evadere” dalla routine del lavoro, per staccarsi da codici e cavilli ma per ricercare l’estasi, per dare sfogo alla creatività tarpata da mass-media ed editori appiattiti sul modello dominante del momento, per sovvertire la struttura piramidale in una sfera senza vertici. Da qui la passione di Gennaro per la rete, il web che rende tutti autori, editori e fruitori allo stesso tempo, nel quale il giudice Francione è meglio noto con lo pseudonimo di Adramelek. A tal proposito mi preme consigliarvi di fare “un giro” sul sito www.antiarte.it, dal quale, attraverso i numerosi link potete farvi un’idea della potenza creativa di Adramelek e cyber-soci.

Queste posizioni, certo atipiche, hanno portato il giudice di Torre del Greco prestato al nostro territorio, a combattere numerose battaglie, dai procedimenti disciplinari del buon Castelli, per le sue coraggiose sentenze (grazie alle quali ha raggiunto la fama di magistrato salva-ambulanti), alle accuse di chi lo giudica negligente perché dedito alla scrittura ed alla drammaturgia. A tali insinuazioni, il nostro risponde affermando che scrivendo si va alla ricerca dell’uomo ed un giudice che si sforza per comprendere l’uomo è un giudice migliore. Queste battaglie Francione le ha vinte tutte, ribadendo il suo ruolo di magistrato armonizzatore anziché vendicativo.  

Tra gli altri relatori della mattinata del 27 novembre, anche l’ex Presidente della Corte di Cassazione Alfonso Malinconico, che ha dispetto del suo cognome e di alcune vicende nell’ambito della sua carriera professionale, da lui ricordate ma che non riporteremo per evitargli qualche querela, è un artista ironico che ha dedicato ben 40 anni alla poesia e alla pittura “contro la Cassazione”.

Da notare l’iniziativa di Umberto Apice, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, il quale evidentemente mortificato nell’animo da i premi letterari blasonati (come lo scadutissimo “Strega”) ne ha istituito uno nuovo chiamato “Scrittori della Giustizia”, proponendosi di lasciare il ruolo di protagonista a scritti e scrittori.

Ma non c’erano solo giudici ad “illuminare” il convegno, sinergie alchemiche hanno fatto registrare la presenza di critici (come Didi Catellani che ci ha parlato dell’ultima creazione di Gennaro Francione, “Il tocco e la penna” ed. Sapere 2000 Roma), editori, avvocati (come Luigi Di Majo che porterà in scena il processo di Norimberga all’Auditorium il 18 dicembre), medici (Luigi Devoti in rappresentanza dell’AMSI, l’Associazione dei Medici Scrittori Italiani) e perfino un industriale.

Insomma, a quanto sembra, la passione per la scrittura e la creazione artistica accomuna molti professionisti rendendoli più umani. Grazie Gennaro.

 

 

L'ARTE, ALCHIMIA PER UN GIUDICE MIGLIORE

http://www.erudizione.it/giornali/la_voce_dicembre_05.pdf