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sabato, 17 aprile 2010

LE SAPIENTI ILLUSTRAZIONI DI GIULIO LAURENZI “PARLANO” NEL NUOVO SPETTACOLO DEL TEATRO MINIMO DI BASILICATA

” DAL   TRENO   DELL’ OBLIO   -   BALVANO  3  MARZO  1944″  
La più grave sciagura ferroviaria italiana in una pièce di Dino Becagli in 2 atti e 1 canzone su testi d’autore

“Fu il “destino” a uccidere più di cinquecento persone, soffocandole col fumo delle
due locomotive, bloccatesi nella galleria “delle Armi” presso Balvano, entrambe in
testa al treno merci 8017 partito da Battipaglia e diretto a Potenza?
Indagini frettolose, censura militare e ragion di Stato oscurano l’accaduto,
rimuovendolo dalla coscienza nazionale.
Questa di Balvano fu, è stata e continua a essere una strage con molti responsabili
e nessun colpevole, come molte altre del dopoguerra italiano, con l’aggravante di
essere totalmente ignota ai più.
L’intento? Ricordare la vicenda attraverso la voce di alcuni sfortunati viaggiatori…”
Teatro Minimo Basilicata

http://satiricoamabile.blog.kataweb.it/2010/04/17/le-sapienti-illustrazioni-di-giulio-laurenzi-parlano-nel-nuovo-spettacolo-del-teatro-minimo-di-basilicata/

 

lunedì 3 maggio 2010
DIETRO LE QUINTE

TALVOLTA la realtà supera la fantasia. Talvolta la realtà è talmente raccapricciante da desiderare di dimenticare. E talvolta c’è chi quell’oblio ricerca con pervicacia, perché non ci siano responsabili e risarcimenti. Tutto questo è accaduto a Balvano. Era il 3 marzo del 1944. In poche ore si è consumata, sotto la Galleria delle Armi, la più grave tragedia ferroviaria di tutti i tempi. Ma pochissimi sanno cosa accadde. E’ “il treno dell’oblio”, quello che si è riempito con circa 600 cadaveri, buttati poi in fosse comuni fuori dal Cimitero di Balvano. Circa 600: non c’è un numero preciso, molti non furono neppure riconosciuti ufficialmente.


«E’ il caso di Anna Orbino - spiega Dino Becagli, regista dello spettacolo “Dal treno dell’oblio”, che sarà portato in scena allo Stabile di Potenza il 3, 4 e 5 maggio - di cui non c’è nessuna notizia ufficiale.
Quando mi sono recato nella cappella a Balvano ho trovato la figlia e la nipote di questa donna.
Sono state loro a raccontami che la mamma era tra quei morti».
Quella di Anna è solo una delle storie raccontate nello spettacolo: «quei fogli ingialliti», come dice Becagli nello spettacolo, possono ancora raccontare qualcosa. E così, su una scena scarna e con pochi effetti speciali, passano le diverse storie. Tanti quadri che raccontano quegli istanti, la paura, lo stupore, lo sgomento. Quello dei sopravvissuti e quello dei morti senza nome.
Tra loro anche due bambine, Giulia e Maria Pia che si muovono con disinvoltura tra gli attori della compagnia “Teatro Minimo Basilicata”. Perché su quel treno si calcolano anche 29 vittime di età inferiore ai 15 anni.
Morti in silenzio, soffocati dal fumo denso che in pochi minuti riempì la galleria e quel treno merci che, invece, trasportava anche tantissimi uomini e donne.
«Parlare di questo treno solo per raccontare la cronaca - continua Becagli - non ci sembrava
opportuno. Certo è ovvio che un minimo di documentazione c’è, ma quello che ci interessava era realizzare come dei piccoli quadri. Con le storie di quei morti che prima di essere tali erano delle persone, con degli affetti e dei sentimenti».
I morti del treno 8017 vennero cancellati, trattati come delinquenti qualsiasi, «facevano il mercato nero, erano puttane, ladri e contrabbandieri».
Non dovevano essere sul quel treno - secondo le autorità dell’epoca - perché quello era destinato solo al trasporto delle merci. Eppure c’era a bordo anche il bigliettaio. «Com’è - si chiede uno dei parenti di due vittime sulla scena - che c’era anche il bigliettaio se quelli a bordo erano solo contrabbandieri?». Eppure così furono liquidate tutte quelle persone. Scaricate alla stazione di Balvano come bestie e ammassate lì per ore. Si pensò anche di dar fuoco a quei poveri corpi e per poco non si fecero sparire quelle uniche tracce della tragedia.
A bordo, in realtà, c’era gente assolutamente normale: c’erano tanti soldati. Speravano che per loro la guerra fosse finita e desideravano solo essere a casa. C’erano mamme e bambini, persone che a Napoli c’erano andate solo per un certificato. E c’era anche chi faceva la “borsa nera”, come Anna - splendidamente interpretata da Lorenza Colicigno - ma per sopravvivere: c’era la guerra, si doveva pur mangiare.
«Indagini frettolose, censura militare e ragion di Stato oscurano l'accaduto, rimuovendolo dalla coscienza nazionale. Questa di Balvano fu, è stata e continua a essere una strage con molti responsabili e nessun colpevole, come molte altre del dopoguerra italiano, con l'aggravante di essere totalmente ignota ai più. L'intento? Ricordare la vicenda attraverso la voce di alcuni sfortunati viaggiatori».
Ci sono libri - pochi - che raccontano quella tragedia (quelli di Mario Restaino e Gianluca Barneschi, per esempio), ma portare in scena delle persone, delle voci e dei ricordi fa sicuramente più effetto. «Come tutti i lavori di Becagli - spiega Edoardo Vallifuoco, che segue la compagnia da “lontano” - anche questo riesce a invogliare lo spettatore a saperne di più. E’ successo anche con i lavori su Albino Pierro, Scotellaro. Dopo aver visto lo spettacolo ti viene voglia di leggere e approfondire. E’ il suo modo di diffondere la cultura lucana nel mondo. Ed è il suo modo di creare anche un senso di appartenenza, di comunità. Perché è la storia che crea una identità e non conoscerla significa restare divisi».

Antonella Giacummo
a.giacummo@luedi.it
da "Il Quotidiano della Basilicata" del 1 maggio 2010
Pubblicato da Giulio Laurenzi a 03.26
Etichette: Intervista, rassegna stampa

http://teatrominimobasilicata.blogspot.com/2010/05/dietro-le-quinte.html

 

Teatro, a Potenza in scena la tragedia ferroviaria del 1944
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05/05/2010 -

Tante storie personali, unite in un lungo mosaico per raccontare e ricordare sul palcoscenico un'unica, tragica, storia collettiva, quella del disastro ferroviario avvenuto nella notte fra il 2 e il 3 marzo 1944, quando circa 600 persone morirono sul treno 8017 nella galleria "delle Armi" di Balvano (Potenza). E' una sequenza di "flashback" quella che la compagnia del "Teatro minimo di Basilicata", con la regia di Dino Becagli (che ha curato anche la drammatizzazione della vicenda e guida gli spettatori lungo il copione) ha portato sul palcoscenico del teatro "Stabile" per lo spettacolo "Dal treno dell'oblio": gli immaginari racconti delle vittime, radicati però nella cronaca degli eventi, si sono susseguiti per ricostruire una vicenda che per decenni è stata relegata nel dimenticatoio della Storia. Quella del treno 8017, partito da Battipaglia (Salerno) e diretto a Potenza, che con i suoi fumi ha soffocato centinaia di passeggeri. Nei due atti della rappresentazione teatrale, il peggiore disastro ferroviario della storia italiana viene ricostruito con le parole di personaggi diversi tra di loro - il militare di ritorno dall'armistizio dell'8 settembre, la donna coinvolta nei traffici della "borsa nera" o il promesso sposo che a Napoli ha acquistato l'abito bianco per la futura moglie - ma uniti da un unico destino, da una voce narrante che accosta i pezzi del mosaico e da una dolce e struggente ninna nanna dialettale che culla il sonno delle vittime.
Alla prima dello spettacolo ha assistito la figlia di una donna campana morta nella sciagura ma il cui nome, Anna Orbino, non fu riportato neanche nell'elenco ufficiale delle vittime: l'emozione con cui ha assistito e partecipato al monologo dell'attrice che rievocava la figura della madre si è trasmessa agli spettatori. Il quadro offerto a questi ultimi è quello della tragedia. Una tragedia che dopo quel 3 marzo è finita nell'oblio, e che oggi ritorna dal fumo del passato. E che si chiude con l'amara considerazione sulla mancanza di una targa che, nella stazione di Balvano, possa restituire all'8017 l'onore della memoria.

http://www.metropolisweb.it/Notizie/Cultura/teatro_potenza_scena_tragedia_ferroviaria_1944.aspx

 

http://4.bp.blogspot.com/_dW8YyBA1sYE/S97dRhYxU-I/AAAAAAAACXw/YK3V-HTmIro/s1600/Intervista.jpg

 

 

giovedì 6 maggio 2010

Fuori dall'oblio

 
Il treno dell'oblio è arrivato finalmente a destinazione, portando con sé il suo carico di quasi seicento morti e accompagnandolo fuori dalla fosca dimenticanza nella quale è stato avvolto per più di sessant'anni.
 

Dino Becagli, nel duro lavoro di costruzione di un'opera volta a recuperare la memoria storica di una tragedia che ci appartiene nel profondo (quella ferroviaria accaduta nella galleria di Balvano il 3 marzo del 1944), è riuscito a mettere in piedi una pièce teatrale che ha riscosso un notevole successo di pubblico i giorni 3, 4 e 5 maggio scorsi al Teatro “F. Stabile” di Potenza.

 

Le tre serate in cui è stato portato in scena “Dal treno dell'oblio” hanno registrato il tutto esaurito. Alcuni sfortunati sono rimasti senza biglietto. Applausi scroscianti dopo ogni esibizione e a fine spettacolo.

 

Le prime richieste di repliche sono già cominciate ad arrivare a Nicola Di Pietro, Presidente del Teatro Minimo di Basilicata (per contatti 335/8498614).

Oltre a Dino Becagli, hanno “lavorato” sul palco l'esperienza e la bravura di Lorenza Colicigno e di Ettore Cortellessa, le emozionanti qualità canore e recitative della giovane Iole Cerminara, la simpatia e le virtuosità eclettiche di Giancarlo Cuscino e Antonio Nella, le sorprendenti doti interpretative di Giovanni Fanelli ed Eva Bonitatibus e, infine, la freschezza della dodicenne Maria Pia Romano e della giovanissima Giulia Pesarini.

 

Impeccabile il coordinamento tecnico di Antonio Salvia, così come i costumi e la scenografia di Gerardo Viggiano e gli arrangiamenti musicali di Francesco Scorza.

 

I testi del copione sono dello stesso Dino Becagli e di Mario Restaino, Mimmo Sammartino, Gennaro Francione, Gianluca Barneschi, Andrea Di Consoli, Salvatore Argenziano, Giuseppe Lupo, Pasquale Pace, Mario Trufelli e Mario Santoro.

 

http://teatrominimobasilicata.blogspot.com/2010/05/il-treno-delloblio-e-arrivato.html

                                      

 

L’ultimo Treno

La situazione negli anni ’40 era molto dura per la quasi totalità della gente e, come in tutti i periodi cupi della nostra storia, a pagarne il peso maggiore erano le persone semplici: poveri, contadini e operai. La guerra, gli stenti, le malattie e la fame erano l’incubo di tutte le famiglie.

Pausa.

Adesso provate a fare un passo indietro. Immaginate di trovarvi a vivere quei momenti e immaginate ancora di salire su un gigantesco treno di ferro e acciaio, affollato all’inverosimile, solo per portare un po’ di speranza ai vostri cari, e magari un po’ di cibo. Pane non ce n’è molto, companatico men che meno. Il grande mostro di metallo sputa fuliggine dalle sue due teste e mastica lentamente chilometri di morte. Ruggisce, annaspa, ma, inesorabile, va avanti verso l’infinito rappresentato dai due binari paralleli che calpesta pesantemente. Ognuno dei vostri compagni di viaggio porta nella valigia la disperazione dei suoi vitali baratti primitivi, da fare o già fatti. L’avventura sembra non finire, così come sembra non avere fine l’odore acre di sudore, fatica e malattia. Si sta stretti, ma l’idea di portare un po’ di conforto al proprio futuro fa sembrare tutto meno faticoso. Si sta in piedi, per terra, sui tetti del mostro. I più fortunati, se di fortuna si può parlare, riescono a guadagnarsi un posto a sedere in un piccolissimo e scomodo spazio ricavato su di un compensato laminato di formica scadente. Si sta vigili, più che svegli, ma le palpebre si appesantiscono sempre più. Il treno, l’ultimo treno della vostra vita, vi sta portando lontano dai vostri affetti. Verso una nuvola nera, colma di morte e lacrime.

 

L’ultimo treno, quello che il 3 marzo del 1944 si è improvvisamente arrestato nella galleria di Balvano, non smette oggi di viaggiare, portando con sé il suo carico di quasi seicento morti e accompagnandolo fuori dalla fosca dimenticanza nella quale è stato avvolto per più di sessant’anni.

Ci ha pensato Dino Becagli che, nel duro lavoro di costruzione di un’opera volta a recuperare la memoria storica di una tragedia che ci appartiene nel profondo, ha messo in piedi una pièce che ha già riscosso un notevole successo di pubblico nel maggio dello scorso anno.

La rappresentazione teatrale si replicherà questo 24 marzo presso il Teatro Don Bosco di Potenza, alle ore 21, e vedrà l’intera compagnia del teatro Minimo di Basilicata rinnovarsi nella dura prova di riproposizione di quest’opera scritta a più mani dallo stesso Dino Becagli e da Mario Restaino, Mimmo Sammartino, Gennaro Francione, Gianluca Barneschi, Andrea Di Consoli, Salvatore Argenziano, Giuseppe Lupo, Pasquale Pace, Mario Trufelli e Mario Santoro.

 

Oltre a Dino Becagli, avrete la fortuna di incontrare sul palco l’esperienza e la bravura di Lorenza Colicigno e di Ettore Cortellessa, le emozionanti qualità canore e recitative della giovane Iole Cerminara, la simpatia e le virtuosità eclettiche di Giancarlo Cuscino e Antonio Nella, le sorprendenti doti interpretative di Giovanni Fanelli e Marika Lavieri e, infine, la freschezza della dodicenne Maria Pia Romano e della giovanissima Giulia Pesarini.

Impeccabili come al solito saranno il coordinamento tecnico di Antonio Salvia, così come i costumi e la scenografia di Gerardo Viggiano e gli arrangiamenti musicali di Francesco Scorza.

Il prezzo del biglietto è di euro 8’00, posto libero. Per info e prevendita contattate Info & Tichets allo 0971/274704. Lo spettacolo rientra nella edizione dei Cantieri d’arte: “Cercasi carpentieri “, organizzato da Cose di Teatro e Musica e dal Comune di Potenza.

http://www.solonews.net/19219/news/dal-treno-delloblio-in-replica-a-teatro-don-bosco-di-potenza-il-24-marzo.html