PROCESSO A BABBO NATALE, A TEATRO PARLANDO DI
CONSUMISMO E STORTURE DELLA GIUSTIZIA
processo babbo natale 12Tra il Dickens del celebre "Canto di Natale" e
il Kafka dell' angosciante "Processo": ecco lo sfondo culturale, e
spirituale, di questo "Processo a Babbo Natale". Una pièce scritta a
quattro mani da Gennaro Francione e Romolo Reboa. Il primo, giudice, da
anni impegnato nella riforma della giustizia, autore di vari testi
teatrali d'impegno civile ("Mi rifaccio", precisa, " a due precedenti
illustri: Goldoni, che era avvocato, e Ugo Betti, l'indimenticabile
autore di "Corruzione a Palazzo di giustizia"), il secondo, avvocato e
giornalista, direttore di "Ingiustizia - La Parola al Popolo", periodico
nato nel 1975 come testata di quartiere, e oggi centrato sui temi della
giustizia per la creazione, anche in Italia, di una vera cultura di
diritti e doveri del cittadino.
Lo spettacolo è andata in scena a Roma, al "Teatro della Cometa", con
prossime repliche il 12 dicembre al teatro "Guanella" e il 20 all'Agorà.
Chi finisce sul banco degli imputati? Tre poveri cristi, spinti dalla
necessità, non solo economica, a fare il Babbo Natale, e vittime d'una
giustizia - quella dell' Italia del 2013, nella Roma delle imminenti
feste natalizie - contorta e davvero kafkiana, che non esita ad
accusarli dei reati più incredibili, dalla frode fiscale all'adescamento
di bambini, dall' immigrazione clandestina alla connivenza col
terrorismo islamico. Sono un papà separato dalla moglie tedesca, che non
riuscendo a rivedere i suoi figli decide di portare regali ad altri
bambini (Giancarlo Martini), un immigrato extracomunitario (Angelo
Masetti) e una donna (Paola Proietti), gelosa del "monopolio del regalo"
ingiustamente esercitato dalla Befana (Marina Picardi). Tutti e tre, in
una storia dai contorni zavattiniano-pasoliniani, son costretti a
difendersi da una società variamente razzista. Società che,
ipocritamente, non esita a farne dei capri espiatori della decadenza
d'un Occidente che a Cristo ha sostituito un Babbo Natale (personaggio,
peraltro, di antiche radici cristiane, legato al culto di S.Nicola di
Bari) in chiave sempre più consumistica e americaneggiante (vedi le
pubblicità anni 10-30 di Coca-Cola e altre bevande di massa): e che,
però, non ha alcuna intenzione di tornare indietro.
"Mixando" abilmente, nella stessa compagnia "Sbendatèmi", attori
professionisti (Giuseppe Lorin, prete barese in difesa del Babbo Natale
donna, Vincenzo Sartini, un presidente della Corte che ricorda quello
collodiano di Acchiappacitrulli) e non (Clotilde Spadafora, cancelliera
dal tipico accento umbro-laziale, Daniele Ferarrese, pubblico ministero
"d'assalto", la giornalista RAI Chiara Lico, conduttrice d'un
immaginario TG sui tre malcapitati, e altri ), con rapidi "flash"
d'attualità ( il protagonismo politico di certi magistrati, le peripezie
giudiziarie del Cavaliere), la regìa di Stefano Moretti gioca
costantemente sul filo della satira: senza mai perdere di vista (come
nella vita reale) il dramma.
Bravissimi i bambini del coro, coordinati da Clotilde Spadafora. Uno
spettacolo - patrocinato dall' Ordine degli Avvocati di Roma, e i cui
incassi, compresi quelli dell'allegata asta di beneficenza, con
magliette firmate da Francesco Totti per il ventennale della sua discesa
in campo, andranno a vantaggio dell' Ospedale pediatrico "Bambin Gesu' "
- che fa riflettere, e di cui le prossime repliche permetteranno di
mettere meglio a punto vari dettagli (come gli intermezzi musicali
troppo frequenti, o certi monologhi un po' ripetitivi). Da posizioni
politico-culturali molto diverse, ma unite da una comune passione per
una "giustizia giusta", un Gennaro Francione/ Pasolini e un Romolo
Reboa/Guareschi hanno rappresentato la loro "Rabbia".
(F.Fed)
processo babbo natale 12Tra il Dickens del celebre "Canto di Natale" e
il Kafka dell' angosciante "Processo": ecco lo sfondo culturale, e
spirituale, di questo "Processo a Babbo Natale". Una pièce scritta a
quattro mani da Gennaro Francione e Romolo Reboa. Il primo, giudice, da
anni impegnato nella riforma della giustizia, autore di vari testi
teatrali d'impegno civile ("Mi rifaccio", precisa, " a due precedenti
illustri: Goldoni, che era avvocato, e Ugo Betti, l'indimenticabile
autore di "Corruzione a Palazzo di giustizia"), il secondo, avvocato e
giornalista, direttore di "Ingiustizia - La Parola al Popolo", periodico
nato nel 1975 come testata di quartiere, e oggi centrato sui temi della
giustizia per la creazione, anche in Italia, di una vera cultura di
diritti e doveri del cittadino.
Lo spettacolo è andata in scena a Roma, al "Teatro della Cometa", con
prossime repliche il 12 dicembre al teatro "Guanella" e il 20 all'Agorà.
Chi finisce sul banco degli imputati? Tre poveri cristi, spinti dalla
necessità, non solo economica, a fare il Babbo Natale, e vittime d'una
giustizia - quella dell' Italia del 2013, nella Roma delle imminenti
feste natalizie - contorta e davvero kafkiana, che non esita ad
accusarli dei reati più incredibili, dalla frode fiscale all'adescamento
di bambini, dall' immigrazione clandestina alla connivenza col
terrorismo islamico. Sono un papà separato dalla moglie tedesca, che non
riuscendo a rivedere i suoi figli decide di portare regali ad altri
bambini (Giancarlo Martini), un immigrato extracomunitario (Angelo
Masetti) e una donna (Paola Proietti), gelosa del "monopolio del regalo"
ingiustamente esercitato dalla Befana (Marina Picardi). Tutti e tre, in
una storia dai contorni zavattiniano-pasoliniani, son costretti a
difendersi da una società variamente razzista. Società che,
ipocritamente, non esita a farne dei capri espiatori della decadenza
d'un Occidente che a Cristo ha sostituito un Babbo Natale (personaggio,
peraltro, di antiche radici cristiane, legato al culto di S.Nicola di
Bari) in chiave sempre più consumistica e americaneggiante (vedi le
pubblicità anni 10-30 di Coca-Cola e altre bevande di massa): e che,
però, non ha alcuna intenzione di tornare indietro.
"Mixando" abilmente, nella stessa compagnia "Sbendatèmi", attori
professionisti (Giuseppe Lorin, prete barese in difesa del Babbo Natale
donna, Vincenzo Sartini, un presidente della Corte che ricorda quello
collodiano di Acchiappacitrulli) e non (Clotilde Spadafora, cancelliera
dal tipico accento umbro-laziale, Daniele Ferarrese, pubblico ministero
"d'assalto", la giornalista RAI Chiara Lico, conduttrice d'un
immaginario TG sui tre malcapitati, e altri ), con rapidi "flash"
d'attualità ( il protagonismo politico di certi magistrati, le peripezie
giudiziarie del Cavaliere), la regìa di Stefano Moretti gioca
costantemente sul filo della satira: senza mai perdere di vista (come
nella vita reale) il dramma.
Bravissimi i bambini del coro, coordinati da Clotilde Spadafora. Uno
spettacolo - patrocinato dall' Ordine degli Avvocati di Roma, e i cui
incassi, compresi quelli dell'allegata asta di beneficenza, con
magliette firmate da Francesco Totti per il ventennale della sua discesa
in campo, andranno a vantaggio dell' Ospedale pediatrico "Bambin Gesu' "
- che fa riflettere, e di cui le prossime repliche permetteranno di
mettere meglio a punto vari dettagli (come gli intermezzi musicali
troppo frequenti, o certi monologhi un po' ripetitivi). Da posizioni
politico-culturali molto diverse, ma unite da una comune passione per
una "giustizia giusta", un Gennaro Francione/ Pasolini e un Romolo
Reboa/Guareschi hanno rappresentato la loro "Rabbia".
(F.Fed)
http://www.agenziafuoritutto.com/web2/spettacolo/5026-processo-a-babbo-natale-,-a-teatro-parlando-di-consumismo-e-storture-della-giustizia.html
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