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TEATRO ALLO SCALO
via dei Reti 36, 00185, Roma
2-5 giugno h. 21
MAC (MOLINARI ART CENTER)
http://www.molinariartcenter.it/
presenta
KOROIBOS, IL DOPATO DI
OLIMPIA
Drammaturgia : Gennaro Francione
Regia
: Giovanni Impellizzieri
Valentina Versino
con
Paola
Bonazzi, Deborah Fedrigucci, Stefano Guerriero,
Valeria Loprieno, Federico Melis, Valerio Porleri, Giovanna Rovedo
L’atleta Koroibos, ex cuoco, esprime i
peggiori vizi della Grecia di un tempo, che sono quelli di adesso.
Ovvero la ricerca di un arrivismo senza scrupoli che non esita a
ricorrere al doping pur di primeggiare nello sport e nella vita sociale.
Allora come ora, infatti, il primeggiare in una disciplina dava accesso
alle più alte cariche politiche.
L’opera s’inserisce in un progetto volto ad affrontare i problemi
giovanili (in particolare, appunto, il disagio sociale e la droga) con i
giovani stessi in un contesto di solidarietà, di reciproco scambio di
idee e di esperienze. Il tour è cominciato all’Università La Sapienza di
Roma ed è continuato a Supino, Nettuno(alla scuola di polizia), Monte
San Giovanni, Pomezia.
Francione interviene come giudice drammaturgo per parlare direttamente
ai giovani dei problemi giuridici e sociali connessi alla droga
proponendo come terapia il teatro stesso.
NOTE DI REGIA
L’antichità ebbe nei miti e nelle tragedie la rivelazione costante
dell’umanità che ha dovuto trasmigrare nelle divinità classiche, per
dichiare sicuramente se stessa. Se al loro posto apparissero gli
uomini,”umani troppo umani”, le vicende narrate sevirebbero a
significare un episodio e non un costume di vita umana.
Ed
ecco che inizia il viaggio di Koroibos, Corebo di Elide, che nell’VIII
sec. a.c., fu il primo vincitore olimpico. Nella trasfigurazione di
Francione Koroibos liberamente intepretato diventa l’atleta di Lussino
che dalla “vita semplice, normale e bella” della sua isola, condurrà il
giovane al “chiasso corruttore” di Olimpia. Viene così descritto non
soltanto un attraversamento fisico-geografico, ma un vero e proprio
viaggio dentro di sé, un esplorazione dei suoi paesaggi emotivi, dei
suoi limiti, mentre incessantemente corre tra i suoi due emisferi.
Il
viaggio è presto caratterizzato da forti contrasti e ambivalenze, da un
lato l’Aretè, la virtù, i sani valori che la terra ispira, il “sano
agonismo” propinato dagli stessi giochi olimpici, cui motto era: Citius,
altius, fortius, ovvero "più veloce, più alto, più forte”, dall’altro il
vizio, il sedentarismo, la depravazione, la pigrizia mentale e fisica,
la fama, il successo, il denaro, e i “paradisi artificiali” dell’ergon
eleusino. Koroibos, al quale nemmeno più la frescura del tramonto da
sollievo, che “a quasi trent’anni si sente già canuto”, non appartenendo
più a se stesso, voleva solo “cogliere i frutti della sua immagine”. La
sua coscienza si lacera, sfalda e sdoppia in Pittaco, il poeta amante,
che lo inizia ai Misteri Eleusini e all’ergon, e la madre Callipatera,
complice di aver taciuto di fronte agli dei e alla legge la colpa
segreta di Corebo. La scena diviene così il luogo della stratificazione
di senso e di sé tramite il dialogo, quindi, allo stesso tempo, reale e
fittizio a tratti onirico.
In
chiusura, la coesistenza e coidentità di Koroibos-Pittaco, recidono per
sempre gli steli di Callipatera: Koroibos, è rigenerato simbolicamente
da un risucchio del grembo materno, da cui riesce dolorante per il
matricidio ma rinnovato.
Il
forzato trapasso di Callipatera per “mano amata” di Koroibos, se da un
lato è fonte di “rinnovamento”, dall’altro indica solo il trampolino
verso nuove nevrosi, generatesi dal peso del controllo dell’ansia e quel
lato oscuro di sé coattamente messo a tacere.
Se da
un lato, come diceva lo stesso Freud, la salute psichica è l’amore
intelligente e non fanatico per la verità, dall’altro, la passione per
la verità viene soffocata da risposte che hanno il peso dell’autorità
indiscussa.
“oh
se potessimo avere un mondo di pace perenne, con gare e giochi e gioie
che non finiscono mai!”
… “ è
tutto un sogno… chiudere gli occhi e le labbra… sognare…”
Il
teatro e la danza si cercano e collaborano ormai da tempo, il progetto
mira a trovare e sviluppare una vera sinergia ricca e presente, tra
danza e teatro, dove gli attori sono corpi che esprimono emozioni e i
danzatori voci danzanti.
La
ricerca vuole trovare un vocabolario comune tra questi due mondi, così
attigui ma spesso ancora distanti, giungendo, alla realizzazione di un
lavoro autentico, superando, spero, i limiti che ancora ci sono tra
parola e corpo.
Una
ricerca incentrata sulla volontà di realizzare, una pieces di
teatrodanza.
Una
ricerca volta alla scoperta di nuove possibilità del corpo danzante.
Una
ricerca per attori e danzatori, tutti davanti allo stesso scopo:
superare i propri limiti artistici.
Utilizzare la tecnica per interpretare un nuovo sé.
Una
ricerca volta a superare il confine delle arti in aeree prestabilite.
Una
rilettura in chiave contemporanea del ruolo del coro greco, nel quale va
a narrarsi la storia tra gesto e parola
I
temi trattati dalla sceneggiatura dell’Atleta di Koroibos, suggeriscono
una somiglianza inquietante alla nostra contemporaneità.
Sulla
scena si trasfigurano gli archetipi della natura umana, talvolta “neri
universali” , ancora irrisolti oggi giorno, attraverso il linguaggio
astratto del teatro danza per lasciare lo spettatore libero di
riflettere sull’inamovibilità del tempo.
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Quando: 2-3-4-5 giugno h.
21,00
Dove: Teatro allo Scalo,
via dei Reti 36, 00185, Roma
Per prenotazioni, informazioni etc.
3392022970 06-83602262
ADRAMELEK THEATER:
http://www.antiarte.it/adramelekteatro