LA POESIA DI GIUSTIZIA ALL’HOTEL MAJESTIC DI ROMA
Di Gennaro Francione
Dopo
il primo convegno del 2003, dedicato alla drammaturgia, e il secondo del
2005, indirizzato alla saggistica, il 4 ottobre è venuta in scena la
poesia dei giudici scrittori.
Il
convegno, ideato dal giudice-drammaturgo Gennaro Francione, è stato
organizzato da EUGIUS(Unione Europea Giudici Scrittori) e TIENI DURO
S.r.l. di Flavio Di Pinto in collaborazione con ANTIARTE, ADRAMELEK
THEATER, ARTISTIKA, HERALD EDITORE, AREA TEATRALE INFOCARCERE, COMITATO
PER LA SALVAGUARDIA DELLA CULTURA EUROPEA, ma soprattutto patrocinato
dalla nostra beneamata RIVISTA FLEMING ROMA, con l’infaticabile Fabrizio
Coscione che si è prodigato all’inverosimile per assicurare l’appoggio
prima e dopo la manifestazione. Le P.R. e l’Ufficio stampa sono state
curate con garbo ed efficienza da Maya Francione.
Il
convegno si è tenuto presso il prestigioso Hotel Majestic di via Veneto
vedendo sfilare magistrati, avvocati, operatori del diritto,
giornalisti, creativi, critici ma anche un pubblico comune interessato a
vedere i giudici "dal volto artistico e umano".
Quello del Majestic non era un convegno ma un'autentica performance in
stile postfuturista, abbandonata al flusso di avvenimenti
artistici-oratori tendenzialmente casuali. Francione, nelle oltre cinque
ore di ininterrotta azione, ha costruito la regia momento per momento a
seconda delle presenze, delle richieste, delle alternanze di toni
tragici-comici oppure seriosi-leggeri da assicurare alla mutazione degli
accadimenti.
Conduttori Francione e Stefano Loconte, presidente di Artistika, si
comincia con la rievocazione doverosa del magistrato Ugo Betti, uno dei
tre grandi drammaturghi italiani del ‘900, con Pirandello ed Eduardo De
Filippo. Betti è il capostipite di questa che Francione, chiama Onda
di Temi. Ben 130 giudici scrittori in poco più di mezzo secolo a
costituire un fenomeno unico nella letteratura di tutti i tempi.
Dopo i saluti di Ferdinando Imposimato e Corrado Calabrò per i giudici,
e di Dario D’Ambrosi per i drammaturghi, si sono succeduti in una
girandola circa 40 velocissimi relatori non solo magistrati (Umberto
Apice, Paolo Auriemma, Antonio Bevere, Valentino de Nardo, Luigi
Condemi, Giovanni Gazzara, Alfonso Malinconico, Italo Radoccia), ma anche avvocati (Giovanni Cipollone, Luigi di Majo,
Massimiliano Kornmuller, Francesco Petrillo, Donato Mario Pugliese) e
operatori di altre amministrazioni statali a dimostrare che l'arte tocca
davvero tutti.
Ospite d’onore Visar Zhiti,
viceambasciatore d’Albania, condannato dal precedente regime a 10 anni
di lavori forzati per le sue poesie. In una commovente azione Francione,
a nome di tutti i giudici del mondo, ha chiesto perdono a Visar per aver
la giustizia condannato un poeta. Nell’abbraccio fraterno, Zhiti in
albanese e Francione in italiano hanno declamato alcune poesie
simboleggianti la fuga dal carcere sul grifone aedico attraverso i
quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco. Si tratta di poesie
riportate nel saggio di Francione Il sistema penale: tra realtà e
utopia (Herald editore), un trattato utopico sull'apocalisse del
sistema penale e sulla sostituzione della cura anche artistica alla pena
nel trattamento dei criminali.
Un altro intervento toccante è
stato la rievocazione di Enrico Monti, pretore di Ischia ed eclettico
scrittore, prefatore del saggio Il tocco e la penna ovvero dei
giudici scrittori di Francione (ed. Sapere 2000). La figlia Johanna
è venuta appositamente da Napoli a portare il ricordo del padre,
deportato in Germania (le sue memorie furono raccolte nel famoso libro
Kappusta) e poi uomo battagliero nella giustizia e nella poesia.
Gl’interventi sono stati
all’unisono: necessità di seminare cultura e arte per rendere la
giustizia più giusta e insegnare alle nuove generazioni l’etica
attraverso il bello.
Nel foyer una mostra di Carlo
Riccardi, grande fotografo della Dolce Vita che è ritornato nella via
della sua consacrazione, nel giorno del suo 83esimo compleanno. Ha
subìto un processo immediato come paparazzo per aver invaso con gli
scatti la vita di milioni di persone e come pittore per aver inventato
l’Arte in Quinta Dimensione. Assolto dai giudici ma con pegno,
rappresentato dallo squartamento di un sua grande opera su tela, operato
dallo stesso insieme ad altri partecipanti al convegno, che si sono
divisi i pezzi di quella torta simbolica, autenticata da Carletto pezzo
per pezzo.
In questo autentico “circo di
giustizia” gl’interventi oratori si sono alternati con performance
veloci a cominciare da Inno alla bellezza (dalla Cella di
Alessio – La prigione di Dostoevschij di Francione con Vincenzo
Sartini e Sara Soppelsa) concludentesi col leif motif del convegno “La
Bellezza salverà il mondo”.
Si è proseguito con ‘A giustizia
ceca e Er patto stucco del cantastorie Paolo Procaccini,
accompagnato alla chitarra da Danilo Ardito nel Gorilla,
la famosa canzone di Georges Brassens Le Gorille, tradotta
ed eseguita in italiano da Fabrizio De André. Un gorilla vergine
scappato di prigione ha la scelta tra lo stuprare una vecchia o un
giudice. Perché sceglie il magistrato?
Infine i monologhi tra l’esilarante
nel Cornuto immaginario (da Sganarello ovvero il cornuto
immaginario di Molière con Luigi Di Majo), il tragico in La notte
di Natale (da ‘A Scigna di Francione con Francesco De Cicco),
Angeli Invisibili (di e con Luigi Giannelli), Il lamento di
Callipatera (da Koroibos - Il dopato di Olimpia di Francione
con Rosa Genovese), e il comico-melanconico nella Famma ‘e
Pullecenella (di Francione con Gino Taranto).
Tra i progetti dell’utopia estetica
reale presentati da sottolineare la Città degli artisti, Cervara,
raccontata dal professore-artista Fabio Piscopo e dalla professoressa
Xueqing (Valentina) Cheng, direttrice del progetto culturale italiano
China Academy of Art. L’editore Costanzo D’Agostino al riguardo ha
consegnato a nome del sindaco di Cervara Luigi Rossi una targa a
Francione che in pochi giorni ha scritto e ideato Alchimia di
Rosanera, un dramma in tre atti sulla misteriosa bella modella mora
raffigurata dal pittore francese Ernest Hébert sui suoi quadri.
Da ultimo è intervenuto il dott.
Jose Angel, esperto della cultura messicana, col quale si è avanzato il
progetto di messinscena di Unkaya di Francione, fondato su
testi e danze messicane per la regia di Loconte, con la coreografa e
danzatrice Rocio Neri. Unkaya significa “mai più”. Mai più la
sopraffazione dell’uomo sull’uomo in nome di una pace universale che
solo la cultura e l’arte, affratellando i popoli, possono assicurare.
Insomma una mutazione all’infinito
sul tema della poesia di giustizia di forme, stili, oratorie, etnie dal
vice ambasciatore albanese alla coppia di Cervara, all'artista che ha
diviso la sua opera, al Pulcinella, al cantastorie, all'attore oculista,
al monologo di Rebibbia.
E’ stata un'esperienza fantastica
evocante i cristalli sognanti citati da Dostoevschij nell’Inno alla
Bellezza. Alla fine, in attesa del prossimo convegno a primavera
dedicato alla narrativa dei giudici, un’occasione unica per affermare
gioiosamente i principi di una giustizia nuova fatta di arte, emozione
estetica e condivisione operativa nel Bello.
http://209.85.129.132/search?q=cache:2k-b9VO5f5IJ:www.flemingpress.it/milano/magazine/156/pdf/giudice_francione.pdf+francione+%2B+rosanera&hl=it&ct=clnk&cd=10&gl=it&client=firefox-a
ma anche
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=9426
http://adramelek.artistsagainstwar.eu/2008/11/30/la-poesia-di-giustizia-allhotel-majestic-di-roma/
http://www.studiolegaleelia.it/vis_dettaglio.php?home_news=home_news&primo_livello=menu&id_livello=200&id_cat=81&id_livel=&pagv=1