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Le multe ai clienti non servono. Due di loro, di
cui si sono prese le targhe, si sono suicidati per la vergogna.
Ci sarà una trasmigrazione delle prostitute o verso
altri lidi dove non ci sono divieti e rintanandosi nella case.
I divieti, secondo il diritto medicinale, spostano
il problema ma non lo risolvono. Anzi lo aggravano e finiscono col
compromettere i più deboli: i poveracci che usufruiscono della
prestazioni di queste donne.
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http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/prostituzione-divieti/prostituzione-polemica/prostituzione-polemica.html
Gli esperti delle unità di strada: "Se associazioni e polizia
collaborano, ottimi risultati"
Gli operatori insistono: "Le multe sono inutili, essenziale formare le
forze dell'ordine"
Tratta delle donne, la legge funziona
Ma manca un piano nazionale
di RANIERI SALVADORINI
- "Altro che multe, là dove associazioni e forze dell'ordine lavorano
in sinergia, si sono fatti miracoli. Gli strumenti per combattere la
tratta ci sono". Non ha dubbi Marco Bufo, coordinatore generale del
progetto "Osservatorio Tratta", un'iniziativa che nasce su impulso
europeo - Progetto Equal - e che tramite la onlus On the road
rende operativo sul territorio italiano
L'Osservatorio e
Centro Risorse sul Traffico di Esseri Umani.
<omissis>
"Le multe, uno strumento inutile se non dannoso". "In primo
luogo siamo contrari al fatto in sé - afferma Bufo in relazione alle
multe - non solo si tratta di un'operazione illegittima, ma lascia il
racket del tutto indisturbato, spingendo il fenomeno verso il
"sommerso", il chiuso". "Questo spostamento, paradossalmlente, aumenta
il senso di insicurezza delle persone". "Ma il vero danno - prosegue
l'esperto - è che costringe le vittime della tratta in un isolamento
ancora maggiore: in questo modo si taglia qualsiasi ponte con le unità
di strada e si complica il lavoro stesso delle forze dell'ordine".
Sulla stessa lunghezza d'onda Mirta Da Pra: "Parlare di prostituzione,
nei grandi numeri, significa parlare di tratta e se si continuano a
spostare le persone da un posto all'altro il risultato sarà solo di
spostare il problema. Di questo passo l'esito fatale sarà di spostare il
problema al chiuso". E lì la situazione si complica. "Avremo interi
condomini acquistati dai criminali e a quel punto sarà veramente
difficile aiutare le vittime della tratta, anche per la polizia". Non
solo. A essere colpite di più dal "chiuso" saranno le minorenni. Già
oggi, spiega Da Pra, i clienti sono intercettati dai criminali che gli
chiedono "La vuoi la bambolina? seguimi...". E i clienti vengono portati
nelle abitazioni dove le "bamboline", cioè le minorenni, sono ridotte in
schiavitù. In luoghi chiusi e inaccessibili, appunto.
Dello stesso avviso un altro "esperto", Claudio Donadel, che segue il
progetto di governance sulla prostituzione a Venezia e parla in qualità
di "tecnico": "Lo spostamento al chiuso sarà di grave ostacolo alle
attività di investigazione della polizia. Le stesse forze dell'ordine,
consapevoli della complessità della situazione, sanno bene di quanto gli
si complicherebbe la vita."
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Prostituzione, dopo il blitz la rabbia:
"Quella foto è una vergogna"
L'immagine, scattata all'interno del comando della polizia
municipale dopo l'ultima retata, scatena l'indignazione dei lettori
e delle organizzazioni di volontariato. Carla Corso, leader storica
delle prostitute, si scaglia contro i sindaci sceriffi
di Stefania Parmeggiani
<omissis>
"Che cosa ha fatto di male quella donna per essere messa in una cella?",
si chiede indignato un lettore. La risposta, provocatoria, arriva da
Carla Corso, leader storica delle prostitute: "E' una
indesiderata, un'emarginata, una donna che forse è vittima di una tratta
e che cerca di vivere o sopravvivere con il proprio corpo. E questo, in
una Italia sempre più intollerante, è diventata una colpa". La lista dei
divieti si allunga di giorno in giorno: vietato chiedere l'elemosina,
lavare i vetri, rovistare nei cassonetti… "Essere poveri sta diventando
un crimine e in questa fascia di nuovi perseguitati i più deboli sono
gli immigrati e le donne… Ci sono troppe lucciole che sono schiave e si
vendono sui marciapiedi perché minacciate da chi le ha fatte arrivare in
Italia". "Le retate anti-prostituzione – continua – servono solo a fare
impazzire le lucciole che scappano da una città all'altra o da un
quartiere all'altro in cerca di un clima più tollerante. La ragazza
fotografata chiederà mai aiuto a chi l'ha trattenuta in quella cella? Si
fiderà mai delle forze dell'ordine? Anche se è vittima della tratta non
glielo dirà e se, insieme alle sue colleghe, sarà cacciata in un cono
d'ombra ancora maggiore, ad esempio se sarà costretta a prostituirsi in
un appartamento, non incontrerà neppure volontari in grado di spiegargli
che può entrare in un percorso di protezione. I sindaci-sceriffo stanno
cavalcando il tema della prostituzione ottenendo come unico effetto
quello di criminalizzare chi avrebbe bisogno di protezione".
<omissis>
Marco Bufo, coordinatore dell'associazione
nazionale "On the road", che dal 1990 si sta occupando di prostituzione
e tratta, si dice preoccupato del nuovo clima italiano: "Siamo scettici
nei confronti delle ordinanze dei sindaci nati sulla scia della Carta di
Parma e delle retate anti-prostituzione. Le forze dell'ordine dovrebbero
essere inviate in strada non a fare multe, ma a capire i meccanismi che
soggiacciono a certi fenomeni, dovrebbero essere preparati per leggere i
segnali, capire se di fronte hanno donne vittime dello sfruttamento o
meno. Sarebbe necessario guardare in faccia la realtà e trovare
soluzioni pragmatiche, ad esempio zone in cui la prostituzione possa
avvenire alla luce del sole, invece di alimentare o cavalcare
politicamente la percezione d'insicurezza dei cittadini"
da
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