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Cosa prevede il Ddl stalking
Chi molesta con insistenza una persona e chi incita alla violenza
contro transgender o gay finira' in manette rischiando il carcere
fino a 4 anni. Alla Camera, alla fine di un percorso tormentato e
lungo, la proposta su stalking e omofobia -frutto dello 'stralcio'
dal ddl governativo sulla violenza sessuale- ha ottenuto il 15
gennaio l'ok in commissione Giustizia. Ma quale, nel dettaglio, il
contenuto della legge? Intanto, il nuovo reato di stalking: da sei
mesi a 4 anni -ma la pena aumentera' in caso di recidiva, o se a
subire e' un minore- a chi 'reiteratamente' molesta o minaccia
infliggendo alla vittima 'una sofferenza psichica' ovvero determini
'un fondato timore' per la sicurezza (propria o di persona vicina) o
comunque pregiudichi in modo 'apprezzabile' le sue abitudini di
vita. In via generale e' richiesta la querela, ma si procedera'
d'ufficio se le minacce sono gravi. Gli atti persecutori, inoltre,
saranno aggravante sia in caso di omicidio sia di violenza sessuale.
E in piu' abiliteranno alle intercettazioni telefoniche e agli
incidenti probatori per acquisire la testimonianza anche di minori.
Arrestato per 'stalking' a Bologna, è già libero
E' tornato libero Adil Mrabitou, il marocchino 40enne finito in
carcere con l'accusa di violenza privata continuata per aver
ripetutamente spiato una donna 36enne. L'uomo era stato fermato su
richiesta della Procura di Bologna, ma il gip Milena Zavatti non ha
convalidato l'arresto e non ha nemmeno concesso la custodia
cautelare in carcere, chiesta dal pm Valter Giovannini. Per
l'arresto mancava il presupposto della flagranza e il 40enne ha
evitato il carcere perche' incensurato. L'impianto accusatorio del
pm Giovannini, pero', e' stato accolto e confermato dal gip Zavatti.
Il pubblico ministero aveva scelto di contestare al marocchino il
reato di violenza privata, aprendo le porte allo "stalking" (cioe'
la molestia ripetuta), reato contenuto in disegni di legge ancora in
attesa di approvazione da parte del Parlamento. Le ripetute molestie
del 40enne, secondo il racconto della vittima (una catanese di 36
anni), andavano avanti da due mesi, tanto che secondo Giovannini
l'uomo ero arrivato a limitare l'indipendenza psicofisica della
donna, costretta ormai a uscire di casa solo se accompagnata.
Davanti al gip Zavatti, il presunto molestatore si e' difeso dicendo
di essere responsabile solo dell'ultimo episodio, nelle altre
occasioni non sarebbe stato lui a spiare la donna ma qualcun altro.
L'ultima sera (la ragazza lo trovo' davanti al portone di casa) ha
detto il 40enne, aveva trovato il cancellino del giardino aperto e
cosi' aveva deciso di entrare. "Ma non l'ho mai perseguitata e non
l'ho nemmeno spiata" ha detto Mrabitou. Il gip Zavatti, pur negando
la misura cautelare, non gli ha creduto.
Lazio prima Regione ad aver presentato un progetto di legge
Secondo l'Istat, in Italia le donne fatte oggetto di
comportamenti persecutori (telefonate, lettere, pedinamenti e atti
vandalici) che rientrano nel cosiddetto 'stalking' (reato non
previsto dal nostro codice penale, dall'inglese "to stalk": fare la
posta), sono 2.077 mila, 937 mila delle quali e' stata vittima anche
di violenza fisica o sessuale. E se in Parlamento e' stata approvata
dalla commissione Giustizia una proposta di legge 'ad hoc', la
Regione Lazio ha in agenda un analogo provvedimento il cui iter e'
iniziato in commissione Sicurezza il 22 novembre dello scorso anno.
A presentarlo e' stato Claudio Bucci (Sdi), che spiega: "Questa
iniziativa portera' il Lazio a essere la prima regione italiana
dotata di un simile strumento. La proposta di legge nasce
dall'esigenza di porre in essere misure preventive nei confronti di
un fenomeno sempre piu' diffuso e che e' il prologo, a livello
nazionale, di circa il 10% degli omicidi colposi". La legge prevede
l'istituzione presso le Asl di servizi anti-stalking che possano
servire a sostegno alle vittime (nel 80% dei casi di sesso
femminile) e avviare processi di prevenzione attraverso percorsi di
recupero degli autori (nel 70% dei casi di sesso maschile).
Importante anche la norma che facilita la stipula di protocolli
d'intesa con autorita' giudiziaria e di pubblica sicurezza per
definire strumenti di contrasto e quella che crea un osservatorio
regionale sullo stalking con compiti di monitoraggio e consulenza.
Osservatorio 'stalking': 86% delle vittime donne tra i 18 e i 24
anni
In Italia, l'86% delle vittime dello stalking e' una donna ed ha
un'eta' compresa piu' frequentemente tra i 18 ed i 24 anni (20%),
tra i 35 ed i 44 (6,8%) o dai 55 anni in poi (1,2%). Sono dati
diffusi dall'Osservatorio nazionale stalking dell'Associazione
italiana di psicologia e criminologia. Un'indagine australiana ha
osservato, tramite un sondaggio a 6300 donne, che e' piu' probabile
che la molestia sia commessa da un uomo e risulta inoltre che il
2,6% delle vittime sposate o legate stabilmente, riferisce non solo
che il reo risulta essere il coniuge o l'ex- partner, ma anche di
aver subito violenza da questi. La violenza fisica, spesso di natura
sessuale, e' quindi un tratto distintivo della vita della vittima.
Un elemento interessante e' la categoria di vittime piu' a rischio
che risulta essere quella denominata "help profession", ossia di
tutti quegli operatori che si mettono in campo essenzialmente per
aiutare il prossimo, fra cui assistenti sociali, medici, infermieri
e psicologi.
Fenomeno in aumento soprattutto via mail
Il reato di stalking (la cosiddetta molestia insistente,
dall'inglese to 'stalk': fare la posta) e' un fenomeno in crescita,
realizzato soprattutto attraverso la posta elettronica. Le ultime
rilevazioni sul fenomeno sono dell'Eurispes, che ha documentato lo
stalking in un rapporto pubblicato a gennaio dello scorso anno. Da
quando la rete e' diventata uno strumento di comunicazione personale
per milioni di persone in tutto il mondo, spiega il rapporto, hanno
cominciato a verificarsi con sempre maggiore frequenza, casi di
minacce, intimidazione, molestie e persecuzione, attuati attraverso
i servizi classici di Internet: e-mail (80% dei casi) e chat.
L'analisi investigativa del cyberstalking, condotta dalla Computer
investigation technology unit del dipartimento di Polizia di New
York- su un campione di casi investigati dal 1996 al 2000- ha
evidenziato una tipologia abbastanza ricorrente di molestatore
(maschio, 25 anni) e di vittima (donna, 35 anni) e l'utilizzo
primario dell'email come strumento di stalking. Talvolta, il
molestatore realizza, pero', anche delle pagine web, inserendovi
messaggi intimidatori indirizzati alla vittima o informazioni
private e riservate su di essa. In altri casi, chi ha 'fatto la
posta' pubblicizza sul web dei falsi servizi erotici della vittima,
subissata di messaggi imbarazzanti. Infine, in altre circostanze, lo
stalker ha messo on-line delle foto della vittima, reperite durante
una pregressa relazione sentimentale, oppure scattate di nascosto,
durante un appostamento.
Magistrato: "Punire lo 'stalking'? Il carcere è inutile
"La prima vittima di un reato e' chi l'ha commesso". Cita Fiodor
Dostojevskj Gennaro Francione, gia' magistrato del Tribunale di
Roma, avvocato penalista e scrittore, per sottolineare che "il reato
di stalking e' gia' previsto nel codice penale, si tratta del reato
di violenza privata, tanto e' vero che il magistrato di Bologna lo
ha contestato al marocchino molestatore". E che il problema, per il
giudice Francione, non sono le pene o la creazione di nuovi generi
di reato, ma le "misure di sicurezza che servirebbero e che
richiedono che queste persone vengano controllate sul territorio".
Lo stesso discorso, sottolinea Francione, vale per i pedofili:
"Anche in questo caso non serve il carcere: rinchiudere in cella a
lungo chi ha commesso questo tipo di reato lo rende solo sempre piu'
violento, l'abbiamo solo punito e non l'abbiamo curato". Anche lo
stalker, chi molesta, per il giudice (che e' tra le altre cose
autore del libro "Sistema penale tra realta' e utopia", Herald
editore, 2008) non va chiuso in carcere, "anche perche' quando
uscira' sara' incattivito e si vendichera', ma va controllato, per
esempio con i braccialetti elettronici, e con la polizia che gli sta
addosso". Giusto, secondo Francione, "imporgli di stare a distanza
dalla vittima, ma bisogna che le forse dell'ordine controllino che
lo faccia realmente".Ora, dice Francione, "le forze di polizia non
possono intervenire perche' impegnate in altro, ma l'obiettivo piu'
generale nella giustizia e' di ridurre la portata delle denunce e
recuperare dalle carceri, che vanno svuotate da chi commette reati
da eliminare, gli agenti di custodia. In questo modo gli operatori
vengono reintegrati e messi a controllare il territorio". Lo
stalker, come il pedofilo, va "messo sotto controllo, poi si
applicano sanzioni amministrative come, per esempio, il sequestro
del computer, e sanzioni civili. Il discorso e' piu' generale e
coinvolge la riforma della giustizia in senso piu' ampio". Il
carcere, spiega Francione, "non serve a redimere le persone, la
prima cosa da fare e' creare una nuova politica criminale che
elimini, per esempio, i nuovi reati come quelli 'bagatellari', cioe'
di contraffazione di carattere commerciale che servono solo a
proteggere determinate categorie, e non hanno senso perche' allora
anche noi, quando compriamo un borsa falsa, dovremmo essere accusati
di essere dei ricettatori". Gia' solo questo, per Francione,
permetterebbe di svuotare in buona parte le carceri. "Facendo nuove
leggi creiamo solo nuovi reati- spiega- che gia' esistono, quando il
diritto che noi applichiamo e' barbarico e punitivo, basato sulla
vendetta sociale". Per Francione "ogni deviante e' patologico
sociale e come tale va curato". La cura e' appunto quella di
"applicare sanzioni civili e amministrative e misure sicurezza,
riducendo drasticamente il numero dei reati e dei detenuti".Ma
sarebbe favorevole quindi alla castrazione chimica per i pedofili?
"No, in questo caso- dice- si sostituirebbe la violenza di Stato a
quella privata. Solo se lo chiedesse il pedofilo sarebbe giusto.
L'alternativa e' il controllo a vita. In Inghilterra- conclude
Francione- un pedofilo e' stato rimesso in famiglia dopo le cure, ma
sta sotto controllo perenne".
Il criminologo: "Lo stalker? Può essere insospettabile"
Lo stalker? "Puo' essere anche una persona normalissima, per
quanto i testi di criminologia dicano che abbia turbe psichiche e
possa anche essere un soggetto paranoico e nevrotico". Cosi' Mario
Filippo Calio', criminologo, investigatore e autore di "Stalking &
stalkers", edizioni Liberistampautori.it, consulente
dell'Osservatorio stalking, spiega un fenomeno che conosce bene.
"Queste persone- spiega Calio'- in parte possono avere turbe
psichiche, essere narcisisti, paranoici, borderline, ma in parte
sono persone 'normali', magari ex partner, mariti che hanno avuto
una situazione triste familiare, che sono stati lasciati, e
impegnano tutte le loro energie per dare fastidio a queste donne, ex
compagne magari, anche attraverso mail e internet, il cosiddetto
cyber stalking". Ma come agisce lo stalker? "Comincia a telefonare o
scrivere alla vittima- racconta Calio'- che ad un certo punto smette
di rispondere alle telefonate e alle mail ed allora insiste, con
bigliettini, lettere, fiori, e se non riesce nel suo intento di
farsi dare retta aspetta fuori casa, segue la vittima che alla fine,
esasperata, chiama la polizia e fa la denuncia". Lo stalker, pero',
non molla, puo' vivere tutto questo come una sfida, puo' arrivare
"ad aspettare la sua 'preda' al buio e puo' anche arrivare ad
accoltellarla, ad ucciderla, e' gia' successo purtroppo diverse
volte".Ma che cosa li muove? "Spesso- risponde il criminologo-, si
tratta di persone che hanno un innamoramento non corrisposto e lo
agiscono in maniera abnorme, il tentativo e' di ricondurre a se' la
vittima, possono essere persone che soffrono di narcisismo.
Ritengono di essere le persone piu' qualificata per riavere a se'
quella donna. Insistono perche' sono convinti che questa persona
tornera' con la coercizione". La vittima? "Ha un ruolo, se pur
inconsapevole- dice Calio'-, se ha un persecutore innamorato puo'
avere delle involontarie corresponsabilita', indirettamente e' la
causa di tutto cio', talvolta e' perche' si e' scelta un altro
partner, anche se chiaramente lo stalker non e' mai giustificabile.
La vittima, purtroppo, non trova tanto consenso sociale e puo'
correre brutti rischi coincreti". Fino ad oggi in Italia, a
differenza di altre parti del mondo, spiega Calio', "come, dagli
anni '80, Stati Uniti, Canada, Regno unito e Australia, molto piu'
avanti di noi, non c'e' una legge ad hoc". Ma da noi non c'e'
comunque il reato di violenza privata? "Si- risponde l'esperto- ma
e' a querela di parte, si denuncia il fatto e poi le forze
dell'ordine si muovono, ma in che modo? La vittima lo e' due volte,
la prima volta del persecutore, poi della societa'. Le forze
dell'ordine chiedono molte prove". Il criminologo spiega che ci sono
"difficolta' a dimostrare la gravita' della situazione, proprio
perche' oggi abbiamo questa situazione e manca un reato specifico
che permetta di agire d'ufficio". "Gia' ora le forze ordine-
sottolinea Calio'-, che sono state "preallarmate" con l'annuncio
della nuova legge sullo 'stalking' passata in commissione Giustizia,
sanno che devono aprire uno sportello specifico con il quale si
muoveranno in modo diverso da prima". Ora la persona, dopo la
denuncia, spiega il criminologo, "viene condannata per molestia, gli
si danno 500 euro di multa e tre mesi di reclusione, che neanche
sconta". Invece, dice, "sancire con la legge il reato di stalking
permette di avere una situazione specifica stabilita dalla legge e
c'e' la possibilita' di far intervenire le forze dell'ordine
d'ufficio. Ora si interviene in questo modo solo se c'e' violenza".
I casi piu' frequenti di stalking riguardano le molestie di un uomo
nei confronti di una donna, mentre il caso inverso, di donne che
molestano uomini, sono solo il 27-30%. Dai dati dell'Osservatorio
nazionale sullo stalking (http://www.stalking.it/) diretto da
Massimo Lattanzi, emerge che le vittime del fenomeno risultano
infatti essere per l'82% donne. Ma solo il 17% troverebbe il
coraggio di denunciarlo tacendo "per paura di peggiorare la
situazione, per mancanza di fiducia nella giustizia o, piu'
semplicemente, per il timore di non essere credute". Ma ci sono
uomini che perseguitano uomini? "Si', si tratta soprattutto di
omosessuali, ma saranno solo un 5% su 6.000 o 8.000 soggetti secondo
dati americani". Ma come si comporta la vittima che subisce una
molestia insistente? "Per un po' la persona sopporta poi, o ha una
reazione, oppure occulta, magari per non suscitare i sospetti del
partner. Ma non riesce ad uscire dal 'tunnel', e' molto facile che
cada in un brutto stato di depressione, soprattutto se non ha
nessuno con cui confidarsi". Quali consigli darebbe a chi e' vittima
di molestie insistenti e non sa come fare per 'inchiodare' il
colpevole? "Il consiglio e' di procurarsi qualche prova e andare
dalla polizia denunciando la persona persecutrice, dando nome e
cognome del persecutore. Se e' il caso- aggiunge Calio'- e' meglio
assumere un detective privato che raccolga le prove per fare una
denuncia ben circostanziata che permetta alle forze dell'ordine di
muoversi meglio". E' meglio, conclude, "che la vittima vada a fare
la denuncia accompagnata da un avvocato, per essere presa piu' in
considerazione".
"Perseguitata per due anni dal mio più caro amico"
Fa parte della 'societa' bene' di Novara, ha 42 anni, lavora nel
campo della moda e per ben due anni ha subito ogni tipo di molestia
e persecuzione dal suo 'aguzzino'. Poi, grazie all'aiuto di un
investigatore privato e criminologo e' riuscita a farlo condannare.
E' la storia di A.M., ora finalmente libera da un 'incubo' che le ha
rovinato l'esistenza e la vita sociale e dal quale solo ora comincia
a uscire. "Sino alla fine non ero riuscita a capire chi fosse il mio
'stalker'- racconta la donna, che e' divorziata e madre di due
figli-. Poi ho scoperto che era un amico, sposato, dirigente di
successo, segretamente innamorato senza avermelo mai detto e che si
vendicava perche' avevo trovato un altro partner dopo il divorzio".
Aveva iniziato, racconta A.M., "mandandomi lettere anonime sempre
piu' minacciose e piene di insulti, poi aveva continuato
indirizzando lettere aperte agli esponenti piu' in vista della
citta', nelle quali raccontava di mie presunte malefatte sessuali".
Ad un certo punto, racconta ancora, "aveva anche cominciato a
lasciare ovunque bigliettini da visita con il mio nome, cognome,
indirizzo e numero di telefono, nei quali io invitavo la gente a
inesistenti party 'sexy'". Ma non bastava, per infamare la donna il
persecutore occulto si era improvvisato anche 'artista', riempiendo
la citta', muri del Duomo compresi, con poster osceni, nei quali
compariva la donna disegnata, in situazioni oscene, insieme a questo
o a quel notabile della citta'. "La gente ha cominciato a
discriminarmi- prosegue la signora-, ma sara' poi vero, si
chiedevano in molti, che io non avessi veramente fatto quelle
cose?". La donna ingaggia quindi un investigatore e scopre l'identita'
del suo oppressore che, del resto, lei conosceva bene perche' le era
stato vicino come amico durante le fasi del suo divorzio. "Agiva
cosi' per 'cacciarmi' dalla citta' e vendicarsi del fatto che io
avessi trovato un nuovo compagno". A questo punto e' scattato il
piano per bloccarlo. "E' stato scoperto dalla polizia in flagranza
di reato mentre imbustava lettere- racconta ancora A.M.-, e
denunciato anche perche' aveva attaccato quei manifesti osceni sul
Duomo. Ha patteggiato per due anni e mezzo reclusione e ha dovuto
pagare tutti danni morali e materiali". L'incubo, quindi, finisce
ma, conclude A.M, "non e' stato facile riprendersi da questo
tormento che mi ha rovinato la salute fisica, psicologica, la
reputazione e ha coinvolto la mia famiglia, il mio ex marito e il
mio nuovo compagno. Ho dovuto trovare prove schiaccianti e- conclude
la donna- se non mi fossi potuta permettere un investigatore non so
come sarebbe andata a finire".
http://www.dire.it/HOME/cosa_prevede.php?c=8901&m=3&l=it
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La persecuzione nel codice penale
I delitti conto la
libertà psichica sono, nel codice penale italiano vigente, la violenza
privata (articolo 610), la coazione a commettere un reato (articolo
611), le minacce (articolo 612) e la cagionata incoscienza o abulia di
una persona (articolo 613). Il codice penale li denomina Delitti
contro la libertà morale, proteggendo (come dice nel suo
Trattato Vincenzo Manzini) la libertà di determinarsi e di agire
(o di non agire) secondo i motivi propri di ciascun individuo, cioè
l’autonomia del volere e dell’agire di ogni persona.
L’articolo 610 del
codice penale stabilisce: Chiunque, con violenza o minaccia,
costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa, è punito con
la reclusione fino a quattro anni. La pena è aumentata se la violenza o
la minaccia sono commesse con le armi o da persona travisata o da più
persone riunite o con scritto anonimo o valendosi della forza
intimidatrice derivante da segrete associazioni, sia esistenti che di
fantasia.
L’articolo 612 del
codice penale stabilisce che chiunque minacci un male ingiusto è
punito, se la minaccia è lieve, a querela della persona offesa e con la
multa fino a diecimila euro; se la minaccia è grave, con la reclusione
fino ad un anno e procedendo d’ufficio. In altre parole, non è
necessaria la querela, ma solo la denuncia.
L’articolo 611 del
codice penale stabilisce: Chiunque usa violenza o minaccia per
costringere altri a commettere un reato, è punito con la reclusione fino
a cinque anni.
Il codice penale
italiano prevede come semplice contravvenzione le molestie o il disturbo
alle persone e all’articolo 660 prevede: “Chiunque, in un luogo
pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per
petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o
disturbo, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a
mille euro”.
Il reato continuato,
anche per un tempo lunghissimo e insopportabile, prevede solo un aumento
fino al terzo della pena che dovrebbe infliggersi.
I disegni di legge che
parlano di stalking “inaugurano” una parola che, negli
articoli del codice penale sopra indicati, non esiste. Questa parola è
persecuzione!
Esiste anche lo
stalking consumato con il cyber-stalking, con
diffamazione o persecuzione (o l’uno e l’altro insieme) a mezzo
internet.
La diffamazione, le
molestie e, quindi, la persecuzione possono arrivare, come ci dice la
Polizia Postale che se ne occupa, fino all’estorsione.
Limitrofo allo
stalking, e sempre odiosamente connotato dalla persecuzione, è
il mobbing. Nel disegno di legge 3255, 14° legislatura,
leggiamo: “Definizioni e ambito di applicazioni: ai fini della
presente legge mobbing s’intendono atti e comportamenti
discriminatori vessatori protratti nel tempo, caratterizzati dalla
violenza o persecuzione psicologica, posti in essere da una o più
persone nell’ambiente di lavoro, pubblico o privato, nei confronti di
altri lavoratori, sopra ordinati o sottordinati, e che hanno per oggetto
o per effetto un degrado delle condizioni di lavoro suscettibili di
ledere i diritti e la dignità della persona, di alterare la sua salute
fisica o mentale”. Questo disegno di legge prevede l’inversione
dell’onere della prova, nel senso che dovrebbe essere l’accusato di
mobbing a dimostrare l’insussistenza delle accuse a suo carico. Si
affaccia il dubbio di incostituzionalità di tale inversione dell’onere
della prova.
Non solo la Storia, ma
anche la mitologia ha conosciuto la persecuzione o, con
termine moderno, lo stalking.
Io era la
figlia del re Inaco. Era assai bella e fu amata da Zeus nonostante fosse
sacerdotessa della di lui moglie Era (la Giunone dei Romani). Per
sottrarla all’ira della moglie, Zeus trasformò la bellissima Io
in una mucca di colore bianco. Ma questa mucca fu catturata dalla
gelosissima Era che la affidò alla custodia di Argo dai cento occhi,
anch’egli figlio di Inaco. Il viziatissimo e privilegiato Zeus, re
dell’Olimpo, si trasformava in toro per raggiungere Io,
trasformata in mucca. Ma un bel giorno Zeus diede incarico ad Ermes di
uccidere il guardiano Argo. La gelosissima Era, vera stalker
della mitologia, mandò un calabrone a tormentare in continuazione la
povera Io che, diventata furiosa, girò senza requie per tutta la
terra finchè, dopo aver attraversato il Bosforo, giunse sulla costa
africana, dove riacquistò la sua forma umana e mise al mondo un figlio
di Zeus che divenne re d’Egitto.
La tutela contro la
persecuzione in sede civile prevede il cosiddetto ordine di
protezione in base all’articolo 342-bis, 342-ter
del codice civile e 736-bis del codice di procedura civile.
Un recente ordine
di protezione emesso dal Tribunale di Catania dice: “Premesso
che in corso di giudizio di separazione ben può avanzarsi domanda di
protezione, siccome espressamente previsto dall’articolo 8 della legge
154/2001; atteso che la ricorrente è stato fatto oggetto da parte del
marito di continue minacce e atteggiamenti aggressivi e petulanti estesi
anche alla sua cerchia familiare (concordi in questo senso sono le
deposizioni dei testimoni) oltre che allo stesso difensore della parte;
che il temperamento violento ed aggressivo del marito si è manifestato
in tutta la sua evidenza nell’episodio riferito in qualità di teste dal
fratello della ricorrente, il quale ha narrato di aver assistito
personalmente alle minacce e agli schiaffi subiti dalla sorella; che
anche in sede penale è stato adottato dal Giudice delle indagini
preliminari del Tribunale di Catania un provvedimento divieto di dimora
nel comune di Catania per i medesimi fatti; che tali atteggiamenti
aggressivi hanno creato un clima di timore e di sottomissione
psicologica tuttora persistente; che rimangono pertanto integrati gli
estremi della condotta gravemente pregiudizievole all’integrità fisica e
morale ed alla libertà della ricorrente così come previsti dall’articolo
342-bis del codice civile e che vi è fondato rischio della reiterazione
della condotta pregiudizievole; P.Q.M. ordina al resistente la
cessazione della condotta pregiudizievole sopra descritta e per
l’effetto gli ordina di non avvicinarsi alla casa coniugale e di non
avvicinarsi alla ricorrente, né al luogo di lavoro della stessa nonché
al domicilio della sua famiglia d’origine”.
La persecuzione di un
individuo nei confronti di un altro essere umano è dovuta alla mancanza
di rispetto per l’altro. Chi considera gli altri esseri umani oggetti e
non soggetti, ignora cosa sia il rispetto dell’altro, ignora cosa sia
l’inviolabilità del corpo. Il comportamento del persecutore viola
l’etica dell’alterità, altrimenti detta senso civico. I filosofi
contemporanei più avvertiti trovano la tematica dell’alterità già nel
pensiero filosofico di Ludwig Feuerbach (1804-1872) nello scritto La
filosofia dell’avvenire. Feuerbach parte dal concetto di “etica
comunicativa” per sviluppare il progetto fondamentale denominato
“filosofia dell’avvenire”, perché l’essere umano stabilisce (o cerca di
stabilire) un rapporto conoscitivo con ciò che gli sta attorno. Il
rapporto tra gli esseri umani è un rapporto etico, perché conoscitivo
del soggetto con l’altro soggetto, così simile eppure così “altro”!!.
La “problematica
dell’uomo” ha reso Feuerbach consapevole della necessità del
passaggio dalla logica all’essere. “L’uomo integrale è
realizzabile solo a partire dalla dimensione del <Tu>, o meglio,
dell’incontro dell’<Io> col <Tu>”, scrive Feuerbach nel saggio del
1846 Contro il dualismo di corpo e anima.
Nel 1880 ne La
critica della filosofia hegeliana, Feuerbach aveva già scritto:
“La nostra esistenza è inseparabile dall’esistenza di altri . . . gli
altri partecipano della nostra essenza, della nostra natura di individui
particolari, non meno necessariamente di quanto noi partecipiamo di noi
stessi . . . Le idee scaturiscono soltanto dalla comunicazione, solo
dalla conversazione dell’uomo con l’uomo. L’uomo si eleva al concetto,
alla ragione in generale, non da solo, ma insieme con l’altro”
Concludendo, immagino
che voi vogliate sapere da me se ci sono rimedi contro la persecuzione.
Rispondo subito che se il persecutore è un malato di mente, bisogna
raccomandarsi al buon Dio ed il compito terreno spetta solo allo
psichiatra, coadiuvato dal Servizio Sanitario Nazionale.
Viceversa, se il
persecutore è un normale delinquente, la tutela penale e quella civile
di cui vi ho parlato, sono efficaci, ma solo a due condizioni: escludere
qualunque complicità, implicita o esplicita della vittima ed “allargare
la base”, mettere, cioè, al corrente del problema (senza romanzare il
fatto!) parenti, amici, conoscenti e vicini di casa per farsi aiutare.
Come? È fin troppo ovvio! Intanto, rinunciare all’aria da regina offesa
(“Io, nel palazzo non conosco nessuno! Con i vicini, saluto e basta!
I miei vicini sono gentuzza! I miei parenti sono un pugno di invidiosi!
A loro non faccio capire niente dei fatti miei! Nun ci faciti capiri
nenti e genti!”, ecc. ecc.).
E poi, organizzare le
uscite e i rientri in orari in cui c’è altra gente presente. E,
soprattutto, non raccontare bugie!
Una mia cliente
impietosì tutti allo studio raccontando che un suo ex amante la
perseguitava tirando pietre contro le serrande e saltando continuamente
sul balcone, dato che lei abitava al piano rialzato. Quando accertai che
questa mia cliente si faceva consegnare continuamente assegni con cifre
non indifferenti da questo asserito persecutore, la cacciai dallo
studio. A distanza di molti anni, mi telefonò un mio amico quasi
piangendo perché una povera ragazza veniva perseguitata da un ex amante
che tirava pietre contro le serrande e saltava continuamente sul balcone
dell’appartamento al piano rialzato, dove la “povera ragazza” abitava.
E mi chiese se potevo occuparmi di questo caso pietoso. Controllai i
nomi e l’indirizzo. La presunta “povera ragazza” era sempre la stessa.
Erano cambiati l’ex amante e l’indirizzo di casa. Ma si trattava sempre
di una casa al piano rialzato.
Al di là della
complicità della vittima, lo stalker può avere altri complici.
Esistono stalker regolarmente sposati che agiscono con la
complicità, omissiva, o anche commissiva, della moglie. In altri casi,
qualche stalker dallo sguardo cupo è uno scapolo che agisce con
la complicità, omissiva o commissiva, della madre o di qualche zia o di
qualche sorella.
Lo stalker
denunciato anni addietro da una professionista veniva a tutte le udienze
accompagnato dalla moglie, maestra elementare taciturna e imbambolata
anche quando in aula si ascoltavano le registrazioni delle minacce e il
perito fonico confermava l’attribuibilità della voce allo stesso
stalker.
Anna Ruggieri
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