Pagine che danno voce ai giovani ‘perduti’ sia nell’incubo della droga, sia in una società colpevolista ed emarginante che chiede repressione e non prevenzione, protesa ad ‘avere’ e non a ‘pensare’.
“Un’idea geniale quella di Maria Grazia Colombo di trasformare sterili archivi di un SERT in materia da cui attingere per descrivere le vicende tragiche, grottesche, sempre doloranti di persone che sono passate in quella struttura alla ricerca di una salvezza dallo stupefacente, il più delle volte rivelatasi vana chimera. Dal dolore della poesia del mondo come è, alla speranza di un mondo come sarà, un mondo di giovani liberati dallo stupefacente con l’aiuto dell’arte, della cultura e dello stare insieme”.(dalla Prefazione di Gennaro Francione).
“Storie di persone, di donne e di uomini, di ragazzi e di ragazzi, storie di vita a volte violente, sempre laceranti da cui tuttavia appare una straordinaria sensibilità, pari, e non a caso, alle evidenti fragilità.” (dal commento del Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio, on. Angiolo
Marroni).
Maria Grazia Colombo pittrice e scrittrice, si è dedicata con passione anche alla scenografia e al teatro. I forti temi sociali che affronta nel libro rappresentano una realtà scomoda che troppe volte si vorrebbe nascondere voltando la faccia dall’altra parte. “Per credere ancora nell’umanità, bisogna volare. L’attimo in cui planerò, sarà per morire”, afferma l’autrice. Il suo obiettivo è di scrivere pensieri spontanei, liberi e istintivi, scaturiti dalla ribellione, dalla rabbia, dalla tristezza, dalla violenza, dal dramma, insomma, degli ‘ospiti’ della stanza morta, che sono vissuti e scomparsi (o ancora sopravvivono), nuotando disperatamente “contro corrente” senza trovare la barca di salvataggio che li avrebbe potuti trarre in salvo. “Il mio successo interiore sarà dunque unicamente quello di essere riuscita a scrivere sì con la mia penna, ma con il loro cuore. Nata nel settentrione italiano, attualmente vive nel Centro sud dove svolge con amore e dedizione il volontariato.
“Via dei Riari 48” non è solamente il titolo del libro ma anche l’indirizzo dell’ambulatorio dove in Italia venne trasferito il primo centro antidroga (CSM).
Mentre “La stanza morta” altro non è che un vasto seminterrato comunicante con i locali superiori di Via dei Riari 48. Nome inquietante per indicare un archivio dove seguendo un ordine meticoloso (quasi maniacale) sono raccolte le cartelle di centinaia di persone che hanno smesso, per varie ragioni, di frequentare il centro. Ognuna di esse contiene una storia di vita sofferta e sfociata in una vittoria, in una speranza o purtroppo, in alcune circostanze, in una tragedia.
Nell’archivio polveroso del centro ci sono meticolose annotazioni sullo stato di salute dei ragazzi in terapia. Ci sono le storie di vita di tante persone: uomini, donne, ragazzi e ragazze; molti dei quali non sono più tra noi.
Ventotto poesie il cui titolo, nella maggiore, corrisponde al nome di fantasia o reale dei protagonisti e le cui sofferenze hanno ispirato la poetessa.
Giuliano ad esempio. Una famiglia agiata, problemi
di droga, la depressione ed infine i ricoveri in vari istituti
psichiatrici.
Eleonora. Anche lei proveniente da una famiglia
facoltosa. La sua esperienza con l’eroina. Per assurdo sarà
l’eroina il mezzo attraverso il quale cercherà di riconquistare
la stima perduta ed il perdono dell’unico uomo che lei ama
realmente: suo padre.
Delfina. Figlia di biologi marini. La perdita del
padre ed il senso di soffocamento provato in una città che ormai
sente stretta la condurrà, a sedici anni, alla
tossicodipendenza. A venti anni, un giorno in mare, due delfini
sembrano voler attirar la sua attenzione. Saltano, giocano e si
immergono. L’inaspettato incontro la ricondurrà alla vita.
Niente più droga. Ora è anche lei biologa marina.
Storie belle ed a lieto fine. Non tutti però hanno avuto la
fortuna di Delfina ed Eleonora.
Paolo ad esempio si innamora e all’abbandono della sua
amata, il declino. Marijuana ed hashish un cocktail micidiale.
La vita di strada e la mancanza di accorgimenti igienici saranno
la causa dell’AIDS che lo condurrà alla morte.
Zaira: nomade ed emarginata. All’età di dodici anni
viene stuprata dal padre e rimane incinta di un maschio. Viene
successivamente venduta ad un losco individuo che la indurrà
alla prostituzione. Alla solitudine ed allo sfruttamento si
aggiungerà un’altra pesante schiavitù: l’alcolismo.
Carmelo: Sarà l’eroina la sua fidata compagna fino alla
morte.
Gianluca: Un incidente stradale ed a diciannove anni
che lo fa sprofondare in uno stato di depressione grave. Inizia
con l’eroina fino a quando in un giorno di burrasca lascia gli
abiti sulla spiaggia e scompare in mare. Il corpo non è stato
mai trovato.
La Casa editrice Herald Editore(Roma), nasce nel
2002 con la finalità di promuovere la cultura attraverso
pubblicazioni sia di argomenti di più largo spessore che di
specifici settori cosiddetti di “nicchia”.
In tale azione la H.E. si avvale di autori sia alle prime armi
che di provata esperienza nel settore, unendo la passione per la
ricerca e per la scrittura.
Tra gli autori “reclutati” figurano oltre a docenti
universitari, giornalisti e storici, anche degli adolescenti
che, pur se giovani, sono dotati del talento della scrittura.