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Matricola n. 0000658600

 

 

 

 

ALMA MATER STUDIORUM

UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

 

 

 

SCUOLA DI GIURISPRUDENZA

 

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN GIURISPRUDENZA

 

 

 

MAGISTRATI E ARTE LETTERARIA.

Una ricerca esplorativa

 

 

 

 

Tesi di laurea in DIRITTO E LETTERATURA

 

 

 

 

Relatore                                                                    Presentata da

 

        Prof. Carla Faralli                                                    Lucia Cameli

 

 

 

I Sessione

Anno Accademico 2017/2018


 

Indice

 

 

Introduzione………………………………………………………….. 5

 

Ringraziamenti ………………………………………………………. 7

   

Capitolo 1. Diritto e Letteratura tra passato e presente

 

1.1 Come definire Diritto e letteratura …..............……………………  8 

 

1.2 Cenni storici ………………………………………………………. 11           

1.2.1 In America ………………………………………………... 12

1.2.2 In Europa …………………………………………………. 13

1.2.3 In Italia …………………………………………………… 13

 

1.3 Lo stato dell’arte in Italia…………………………………………. 15           

 

1.4 La ISLL - Italian Society for Law and Literature………………..   18           

 

Capitolo 2. Il giurista scrittore

 

2.1 Scrittori ……………………………………………………………  21

          2.1.1 Avvocati scrittori …………………………………………. 22

          2.1.2 Magistrati scrittori ………………………………………… 30

          2.1.3 Poliziotti scrittori …………………………………………. 40

 

2.2 Case editrici ………………………………………………………. 43

 

                                                                                                                 

2.3 Associazioni………………………………………………………. 45

 

2.4 Festival della Letteratura e del Diritto……………………………47

 

2.5 Premi letterari…………………………………………………….49

 

2.6 Perché il giudice scrittore ....................................... ……………..50

 

 

Capitolo 3. L’impostazione della ricerca

 

3.1 Le interviste ai magistrati ............................................................. 53

 

3.2 Il campione ................................................................................... 53

 

3.3 Il tipo di strumento impiegato ...................................................... 56

 

3.4 La struttura del questionario ........................................................ 56

 

Capitolo 4. Le testimonianze dei giudici scrittori. I dati emersi

 

4.1 Informazioni generali ................................................................... 59

          4.1.1 Motivazioni alla base della scelta di studiare diritto ........ 59

          4.1.2 Influenze sulla scrittura dall’ambito del ruolo svolto ...... 62

 

4.2 Giudice e scrittore ........................................................................ 64

          4.2.1 La passione per la letteratura ........................................... 64

          4.2.2 La passione per la scrittura ............................................... 65

          4.2.3 La scrittura come esigenza ............................................... 66

          4.2.4 Prima la letteratura o la magistratura? .............................. 68

 

4.3 Nessi ............................................................................................. 71

4.3.1 L’influenza dell’esercizio letterario sul mestiere di giudice     71

4.3.2 L’influenza di scritti e ricerche di Diritto e letteratura nella redazione di un provvedimento………………………………..77

4.3.3 Importanza della introduzione negli studi giuridici dello studio di Diritto e letteratura         78

4.3.4 Valore di una maturazione di competenze umanistiche .. 80

 

Conclusioni ........................................................................................ 83

 

Bibliografia ....................................................................................... 85

 

Appendice: Le interviste raccolte .................................................... 91

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Introduzione

 

 

 

Il tema affrontato in questa tesi è innanzi tutto il frutto di una più personale passione per gli studi letterari che risale alle scuole superiori, ma è anche l’esito dell’esigenza di approcciare il diritto principalmente come materia umanistica, che in questi anni ha segnato il mio percorso universitario. Imbattermi nella ISLL, la Italian Society Law and Literature, attiva nella nostra Università tra i progetti del Cirsfid (Centro Interdipartimentale di Ricerca in Storia del Diritto, Filosofia e Sociologia del Diritto e Informatica Giuridica), ha avuto quindi un significato particolare per me, perché mi ha dato la possibilità di approfondire un nesso, quello tra diritto e letteratura, rispondendo alle mie aspettative.

Dall’incontro con la Prof.ssa Carla Faralli e la Prof.ssa M. Paola Mittica, coordinatrici scientifiche della ISLL, è nato nello specifico l’argomento di questa tesi che ruota attorno all’interrogativo: “perché i magistrati scrivono romanzi?”.

La prima fase di studio, è stata dedicata all’approfondimento dell’approccio di ricerca noto come “Diritto e letteratura”, ma anche “Law and Humanities”, al fine di inscrivere il problema che mi è stato affidato all’interno di un quadro teorico di riferimento. Dalla stessa è risultato il primo capitolo, volto appunto a restituire sebbene in forma assolutamente sintetica le direttrici di questo movimento, facendo riferimento alla sua evoluzione storica sin qui, con un breve rimando allo stato dell’arte negli studi italiani, caratterizzati in questi ultimi anni da una vera e propria esplosione degli studi di diritto e letteratura.

Il secondo capitolo, Il giurista scrittore, raccoglie la prima messa a fuoco del problema oggetto della tesi. Si è trattato essenzialmente di tracciare un quadro del fenomeno a partire dal 2000. La “mappatura”, per così dire, è stata svolta soprattutto online, ed ha interessato tutte le categorie professionali ascrivibili a operatori giuridici coinvolti nella pratica della scrittura creativa che già avessero pubblicato le proprie opere. La ricerca, sicuramente non esaustiva, ha rivelato l’esistenza non soltanto di articoli, saggi e soprattutto di romanzi scritti da giuristi, ma anche del mondo che orbita attorno a questi autori costituito da premi letterari, collane editoriali dedicate, festival, associazioni. Nella cornice di questo vasto e variegato panorama ho quindi focalizzato l’attenzione su quello che mi è parso essere il vero protagonista di questo fenomeno: il giudice.

Il giudice che scrive desta curiosità perché da secoli è stato considerato un essere solitario, costretto a non esporsi per preservare imparzialità e indipendenza. Quali sono le ragioni che lo stanno facendo venire allo scoperto? Come mai alcuni magistrati stanno cedendo il riserbo e stanno sulla scena pubblica addirittura come scrittori? Considerata anche la scarsezza di letteratura sull’argomento, per rispondere al quesito si è ritenuto necessario coinvolgere i diretti interessati. Con il solo fine di procedere a una prima esplorazione, il campione è stato ristretto a dieci unità e le brevi interviste sono state somministrate utilizzando la formula del questionario inviato tramite e-mail. L’impostazione di queste operazioni e la riflessione che l’accompagna sono oggetto del terzo capitolo, in cui si dà conto della metodologia utilizzata e delle ragioni che guidano le domande proposte.

Alla fase della somministrazione dei questionari e della raccolta dei dati è seguita la fase della comparazione delle informazioni per dimensioni conoscitive e per domande. Il quarto capitolo raccoglie i risultati comparati e commentati, rimandando alla stesura integrale delle interviste riportate nell’appendice dedicata.

I risultati della ricerca sono contenuti nelle conclusioni.

 

 

 

Ringraziamenti

 

 

Desidero ringraziare la Prof.ssa Carla Faralli che mi ha dato la possibilità di affidarmi alla preziosa guida della Prof.ssa M. Paola Mittica che mi ha condotta per mano, passo dopo passo, alla realizzazione di questa tesi.

Desidero ringraziare tutti i soggetti intervistati, soprattutto il soggetto n. 9 che si è offerto per l’intervista “faccia a faccia”, per la disponibilità e la gentilezza dimostratami, che hanno ampiamente superato ogni mia aspettativa.

Nutro profonda gratitudine verso tutti coloro che ho appena nominato per le opportunità e per i momenti di stimolo, di confronto e di crescita che hanno fatto sì che il periodo della tesi, sia stato il periodo più ricco ed intenso del mio percorso universitario, affinché io non dimentichi questi istanti nei quali mi sono ripetutamente riconosciuta felice.

Desidero ringraziare Rob, che ha sopportato i miei improvvisi sbalzi di umore e i miei isterismi, che mi ha spronata e incitata nei momenti di più totale sconforto e pessimismo a non arrendermi.

Desidero ringraziare i miei genitori per il sostegno economico e i miei fratelli Cristina e Luca.

Desidero ringraziare Annelise, my teacher, Giamaica, un punto fermo nella mia vita da molti anni e Marina, la collega per eccellenza. 

Desidero inoltre ringraziare tutti coloro che hanno deciso di regalarmi il proprio tempo per condividere insieme l’ultimo capitolo di questa carriera.

 

 

 

 

Capitolo 1

Diritto e Letteratura tra passato e presente

 

1.1  Come definire Diritto e letteratura

Il movimento chiamato Diritto e letteratura, spiega C. Faralli, sottintende quest’ultimo termine nel senso lato dell’inglese humanities, vale a dire discipline umanistiche[1]: quindi oltre a Diritto e letteratura anche Diritto e cinema, Diritto e musica, Diritto e arte.

Il primo approccio del movimento nasce all’inizio del Novecento negli Stati Uniti per la necessità di far coltivare ai giuristi anche la sensibilità letteraria, come ricorda G. Minda.[2] Oltre ad occuparsi della formazione del giurista e degli aspetti giuridici esposti nelle opere letterarie, il movimento si occupa anche di estendere i metodi della critica letteraria all’interpretazione della norma giuridica e al ragionamento giuridico.

Ad identificare e a definire il campo di Diritto e Letteratura è M.P. Mittica che afferma che “in Law and Humanities si riassume una metodologia di ricerca volta a far dialogare competenze specialistiche differenti interessate da ambiti comuni, con l’obiettivo di mettere a punto categorie e altri strumenti di analisi ad hoc per operare sull’oggetto specifico dell’indagine, nella prospettiva di creare un approccio transdisciplinare più che un dialogo interdisciplinare, che promette un maggiore successo quanto più riesce a coinvolgere la capacità di sguardo proveniente dalle diverse specializzazioni”.[3] Pur non essendo una disciplina vera e propria, continua, questa può essere materia di insegnamento oltre a poter assurgere a movimento politico qualora si riuscisse a recuperare il valore della cultura umanistica come fondamento di un progetto democratico onnicomprensivo.

L’ambito di questa ricerca che coinvolge la filosofia del diritto, la sociologia del diritto, la letteratura e la storia del diritto è stato suddiviso in due macro categorie per descriverne contenuti e finalità. Arianna Sansone nel suo intervento al seminario[4] inaugurale della Società Italiana di Diritto e Letteratura descrive in maniera chiara le due prospettive di ricerca: il Diritto nella letteratura e il Diritto come letteratura.

La prospettiva del Diritto nella letteratura si traduce nell’approccio al diritto e alla comprensione dei suoi temi pregnanti attraverso la lettura dei grandi classici della letteratura. Sansone afferma che è possibile riassumere i temi e l’esperienza giuridica nelle opere letterarie attraverso i seguenti campi di riflessione:

         le origini e la continuità semantica delle nozioni giuridiche – ordine, soggetto, persona, responsabilità, norma. A questo proposito basterà citare gli studi sul canto XVIII dell’Iliade, dove viene descritto il celebre scudo di Achille,

         la dimensione simbolica in cui emergono e si formalizzano le norme;

         il fondamento della giustizia, l’aspetto relativo e incerto della giustizia umana e la necessità naturale dell’uomo alla realizzazione della giustizia assoluta. Ancora una volta un esempio ci viene dato dall’interesse ben testimoniato per testi letterari quali Antigone di Sofocle, celebre per l’appello della protagonista alle «leggi non scritte degli dèi»;

         la ricerca di alcuni universali giuridici – le nozioni di dovere giuridico e di promessa; l’individuazione della ragione che giustifica l’osservanza del dovere di ubbidire alle leggi e dell’obbligo di tenere fede alla promessa contrattuale. Un esempio per tutti: il debito di Padron ‘Ntoni ne I Malavoglia di Verga;

         l’affermazione dei contenuti e dei valori dell’etica giuridica, quali la libertà dell’uomo, la responsabilità morale, il rispetto della dignità umana, l’esigenza di umanità del sistema penale, la difesa dell’individuo contro la logica del potere e la ragion di stato, la pace, l’uguaglianza, la fraternità, la solidarietà umana;

         l’esame degli effetti sociali determinati dall’applicazione delle singole leggi;

         l’esame della condizione dei gruppi e delle minoranze socialmente e giuridicamente escluse. Basti pensare ai romanzi di Jane Austen, Pride and Prejudice, Sense and Sensibility;

         i tratti tipici degli operatori e professionisti legali, come l’avvocato Atticus Finch di Harper Lee.

L’altro filone, il Diritto come letteratura si concentra sull’analisi e sull’interpretazione del testo giuridico come se fosse un testo letterario, utilizzando quindi tecniche e metodi propri di critica letteraria. Sempre Sansone fornisce nel suo intervento[5] un elenco delle principali tematiche:

         la letteratura come strumento per costruire il senso di comunità, per promuovere una solidarietà fondata sulla condivisione di modelli linguistici, comportamentali ed umani comuni;

         la nozione di retorica e la capacità persuasiva della letteratura nella costruzione di una generale condivisione dei presupposti della vita sociale e politica Law and Literature as Language);

         la narratività e l’immaginazione (Legal storytelling Movement);

         il diritto come cultura;

         il diritto dal punto di vista dei soggetti che lo osservano e lo praticano;

         l’estensione delle metodiche di interpretazione letteraria al diritto. L’esaltazione del ruolo del lettore, inteso come produttore del significato del testo; la qualificazione dell’interpretazione come attività non più dichiarativa bensì creativa del contenuto dell’opera; la critica all’obiettivismo metodico dell’interpretazione Legal text as literary texts).

 

1.2 Cenni storici

Siamo agli inizi del 1900 quando, negli Stati Uniti, prende vita quella che è stata definita “rivolta contro il formalismo”.[6]

Nato dal bisogno di stimolare e formare la sensibilità dei professionisti giuridici, (si ricorda infatti A list of Legal Novels del 1908 di John Wigmore e la critica di Roscoe Pound “alla scienza giuridica a lui contemporanea divenuta <<tecnicismo>>, <<giurisprudenza meccanica>> appunto che non sa più rifarsi ai principi per adeguare le regole ai casi, ma prende le regole come se fossero <<forme fisse e finali>>”), nel corso degli anni muta “in un movimento volto a rinnovare il discorso politico e giuridico ma a partire da una ricerca attenta alla realtà sociale e umana”.[7] Più precisamente si inizia a parlare di movimento di Diritto e letteratura con la pubblicazione, nel 1973, del libro di James Boyd White The Legal Imagination.

È possibile, secondo la ricostruzione degli studi operata da Sansone, suddividere l’esperienza di Diritto e Letteratura in tre periodi: a) nascita degli studi e – negli Stati Uniti anche dell’insegnamento – di Law and Literature a partire dagli inizi del 1900, b) periodo intermedio fino al 1970 circa costituito da una maggiore fecondità degli studi europei sul tema, fino alla cd. “rinascita” e c) il periodo di definitiva affermazione del Diritto e letteratura a partire dal 1980. Come tutti i processi culturali di lungo periodo non è possibile individuare date precise o nette scansioni temporali per affermare la nascita o l’affermazione di un movimento. Non è sorprendente pertanto trovare anche dei precursori di questo approccio di studio al diritto nel periodo antecedente ai primi del Novecento.

Per maggiore chiarezza, vale la pena riassumere per linee sintetiche la ricostruzione di Arianna Sansone.

 

1.2.1 Diritto e letteratura in America

La data convenzionale scelta per l’inizio del movimento negli Stati Uniti è stata fatta coincidere con la data della pubblicazione nel 1908 del saggio A list of Legal Novels di John Wigmore. Questi, attraverso un lavoro di catalogazione e classificazione, redige una lista con molteplici romanzi che trattano di tematiche giuridiche per offrire al giurista uno strumento per ottemperare al dovere generale di essere un uomo di cultura.

Altra opera degna di menzione appartenente al primo periodo del movimento americano è Law and Literature di B.N. Cardozo pubblicato nel 1924 nel quale Cardozo esamina le qualità letterarie del diritto assumendo le sentenze come opere letterarie e classificandole per tipologie.

Il periodo intermedio si apre con la pubblicazione di numerosi scritti di Hunt, Hellyer, Llewellyn, Wolfson, Fuller, Fallon e Birkett. Gli anni ’50 si caratterizzano per la compilazione delle cosiddette lists of legal novel al fine di promuovere la cultura umanistica tra gli studenti della facoltà di Giurisprudenza. Nel decennio successivo è The world of Law di London a riscuotere successo tra gli accademici americani: è un’opera composta da due volumi Law in literature e Law as literature acquisita a manifesto della difesa dei principi che presiedono alla realizzazione dello stato di diritto e alla garanzia delle libertà fondamentali dell’individuo.

Gli anni ’70 segnano la data del “rinascimento” di Law and literature nel senso della rinascita dell’interesse per questa ricerca. Come dicevamo la stessa viene fatta coincidere con la pubblicazione, nel 1973, del saggio di James Boyd White The legal imagination: Studies in the Nature of the Legal Thought and Expression. Nel saggio J. B. White “si propone di dimostrare che il diritto è un sistema culturale, al quale partecipano l’immaginazione e la creatività letteraria, come componenti del ragionamento giuridico. La legge è l’arte of speaking and writing, che opera attraverso la capacità di convincimento e di persuasione della retorica, che struttura e indirizza il modo di pensare, la sensibilità e le aspettative di giustizia nella direzione di una cultura condivisa.”[8]

Dal 1980 si ha la definitiva affermazione della Law and literature in America attraverso la molteplicità di consensi di tecnici e filosofi del diritto: in particolare si ha la creazione di una autonoma materia di insegnamento e di studio e si ampliano i temi di ricerca e di studio coinvolgendo anche le teorie del linguaggio della interpretazione, della retorica e della narrativa.

 

1.2.2 Diritto e letteratura in Europa

Il movimento in Europa può essere fatto risalire alla pubblicazione di saggi da parte di Antonio d’Amato in Italia, del quale si tratterà in seguito e di Hans Fehr in Germania. Il tedesco esamina centocinquanta autori illustrando il fondamento della intersezione tra le due discipline, esponendo il contributo offerto dalla letteratura allo studio del diritto e classificando i temi giuridici trattati nelle opere letterarie. In particolare ritiene che la letteratura sia di ausilio al diritto in quanto fonte di conoscenza del diritto arcaico e strumento di critica delle istituzioni giuridiche.

            Nel 1938 è pubblicato l’articolo Psicologia del sentimento giuridico dei popoli di Gustav Radbruch che indaga la letteratura per cogliere l’espressione del sentimento giuridico delle nazioni.

Nel periodo intermedio si ha la pubblicazione di diversi saggi fino ad arrivare alla definitiva affermazione nella cultura di lingua tedesca con la pubblicazione annuale di Themenhefte relativi al Literatur und Recht.

Tra i nomi degni di nota troviamo: John Schonert, Hans-Jurgen Lusebrink, Ernst Mandel, Heinz Muller Dietz e Schneider.

In Francia, il movimento Diritto e letteratura si afferma con la proposta di un corso accademico nel 1982, con l’organizzazione di due convegni e con la pubblicazione nel 1997 dell’antologia Droit et Litterature di Philippe Malaurie, un lavoro teso a dimostrare che la letteratura contiene i fondamenti profondi della società, delle sue basi giuridiche, dei contenuti delle principali nozioni dell’ordinamento giuridico, quali il senso di responsabilità, lo spirito della misura, il desiderio di ordine, la percezione del giusto[9].

Il movimento Diritto e letteratura trova sviluppo anche nella letteratura spagnola soprattutto a partire dagli anni ’50, sebbene le esperienze rilevate da Sansone ci indicano delle esperienze isolate.

 

1.2.3 Diritto e letteratura in Italia

In Italia la data di nascita del movimento è fissata, come già accennato, nel 1936 con la pubblicazione del saggio La letteratura e la vita di Antonio D’Amato. Questo rappresenta il primo saggio italiano con una impostazione organica sul Diritto e letteratura anche se vi sono stati molteplici studi e scritti generali precedenti; la letteratura per D’Amato è il mezzo attraverso il quale è possibile interpretare autenticamente i bisogni e le aspirazioni del popolo.

Ferruccio Pergolesi dà una forte spinta alla ricerca in questione e pone la questione del senso e dei confini dello studio sul diritto e letteratura. La letteratura ha una grande importanza secondo il giurista per la storia del diritto nel suo aspetto pratico, ossia come il diritto si esplica, come è inteso, applicato, valutato, desiderato dal popolo; il contenuto della storia del diritto può così aiutare nella sociologia del diritto e nella trattazione di problemi etici. Data la giustificazione e i confini dello studio, Pergolesi passa alla trattazione del metodo per lo studio del diritto e letteratura, all’ambito della sua ricerca in un’opera degli anni ’50 [10].

La fase della definitiva affermazione del movimento vede la pubblicazione di più e nuovi saggi e la propensione ad esaminare l’esperienza americana del Law and Literature Movement. Tra le maggiori voci da ricordare vi sono: Mario A. Cattaneo, Antonio Bevere, Giorgio Rebuffa, Bruno Cavallone, Fabrizio Cosentino, Guido Alpa, Remo Danovi e, tra gli studiosi di letteratura, Remo Ceserani.

 

1.3 Lo stato dell’arte in Italia

All’atto di fondazione della ISLL, M. P. Mittica passa in rassegna le esperienze e le attività in opera dal 2000 al 2008 in poi in Italia per dare un quadro dello stato dell’arte degli studi italiani di Diritto e letteratura. I dati sono sorprendenti e rivelano un quadro estremamente variegato e ricco di esperienze sotto vari profili: eventi, pubblicazioni, riviste, persino l’attivazione di corsi universitari dedicati. Sebbene sia già una rassegna datata, considerato il notevole sviluppo che il movimento ha avuto in Italia nell’ultimo decennio, riteniamo ripercorrerla segnalando le informazioni che ci sembrano più significative.[11]

 

Gli eventi

La fabbrica delle storie. Diritto, letteratura, vita. Ciclo di conferenze tenute da Jerome Bruner presso il DAMS, a Bologna nel 2000; Nomos Basileus. La legge sovrana, a cura del Centro Studi “La permanenza del Classico”, a Bologna nel 2005. Tra i relatori: Gustavo Zagrebelsky, Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Gianfranco Ravasi; Teaching Law through the Looking Glass of Literature. Convegno presso la Facoltà di Giurisprudenza, Università dell’Insubria, a Como nel 2006; Davanti alla legge. Immaginare il diritto. Cinema-Letteratura-Diritto. Seminario permanente presso la Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, a Napoli, nel 2007 e 2008; Cinema diritto e società. Seminario permanente a cura di sociologi del diritto, studiosi e operatori del cinema, Università di Bari nel 2007 e 2008; Davanti alla legge: letteratura e diritto. Ciclo di conferenze tenuto da Claudio Magris, a cura della Scuola superiore di studi umanistici, a Bologna nel 2008.

 

Le pubblicazioni

Sansone A., 2001, Diritto e letteratura. Un’introduzione generale, Milano: Giuffrè; Belloli P.G., 2001, Fenomenologia della colpa. Freud, Heidegger, Dostoevskij, Milano: Giuffrè; Robilant A. di, 2001, “Non soltanto parole. In margine ad alcuni itinerari di ‘Law and Art’”, Materiali per una storia della cultura giuridica, 2; Bruner J., 2002, La fabbrica delle storie. Diritto, letteratura, vita, Roma-Bari: Laterza; Marafioti D., 2002, Giustizia e letteratura, Milano: Spirali; Marmo M., Musella L. (a cura di) 2003, La costruzione della verità giudiziaria, Napoli: Clio-Press; Zagrebelsky G., 2003, La leggenda del Grande Inquisitore, Brescia: Morcelliana; Marchetto G., M. Cau (a cura di), 2004, « Droit et littérature », Laboratoire italien: politique et société, 5, mon. (Università di Trento); R. Danovi, 2004, Tra fantasia e diritto. List of Novels, Milano: Giuffrè; Jellamo A., 2005, Il cammino di Dike. L’idea di giustizia da Omero a Eschilo, Roma: Donzelli; Carpi D. (ed.), 2005, Property Law in Renaissance Literature, Frankfurt: Peter Lang; Ripoli M., M. Rubino (a cura di), 2005, Antigone. Il mito, il diritto, lo spettacolo, Genova: De Ferrari & Devega; Tuzet G., 2005, “Diritto e letteratura: finzioni a confronto”, Ann. Univ. Ferrara – Sc. Giur. Nuova Serie. Vol. XIX; Spantigati F. (a cura di), 2006, “Diritto e letteratura”, Ritorno al diritto. I valori della convivenza, 4, vol. mon.; Marra R., 2006, “Una giustizia senza diritti. La condanna di Billy Budd”, Materiali per una storia della cultura giuridica, 36, 1; Mittica M.P., 2006, Raccontando il possibile. Eschilo e le narrazioni giuridiche, Milano: Giuffrè; Itzcovich G., 2007, “Pinocchio e il diritto”, Materiali per una storia della cultura giuridica, 37, 1; Cantarella E., L. Gagliardi (a cura di), 2007, Diritto e teatro in Grecia e a Roma, Milano: Led; Di Donato F., 2008, La costruzione giudiziaria del fatto. Il ruolo della narrazione nel processo, Milano: Angeli.

 

Le riviste

Le riviste che hanno prestato particolare attenzione all’approccio Diritto e letteratura sono: Materiali per una storia della cultura giuridica; Teoria del diritto e dello Stato. Rivista europea di cultura e scienza giuridica, che dedica una sezione a Diritto e Letteratura; Filodiritto online, un portale che ha attiva una pagina su Diritto e arte dal 2001 http://www.artediritto.com/; Polemos. Rivista semestrale di diritto, politica e cultura, che ha dedicato il suo primo numero nel 2007 a Law and… dando uno spazio privilegiato ad articoli su Diritto e letteratura.

 

I corsi di insegnamento

Quanto, infine, all’introduzione degli studi di Diritto e letteratura nella formazione universitaria all’anno 2008 sono stati attivati: presso l’Università di Trento, Facoltà di Giurisprudenza, corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, dall’a.a. 2005-2006, l’insegnamento di Diritto e letteratura – SSD IUS/19 (Storia del diritto medievale e moderno) – per 6 cfu, impartito da Alessandro Fontana (non strutturato) e dall’anno 2008-2009 l’attivazione di Diritto e cinema per 2 cfu, nell’area delle attività formative integrative; presso l’Università del Sannio (Benevento), Facoltà di Economia, corso di laurea specialistica in Giurisprudenza, dall’a.a. 2008- 2009, l’insegnamento di Diritto e letteratura – SSD IUS/02 (Diritto privato comparato) – per 5 cfu, impartito da Felice Casucci (ordinario IUS/02); e presso l’Università Roma Tre, Facoltà di Giurisprudenza, corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, dall’anno 2007-2008, l’insegnamento di Law and the Humanities – SDD IUS/19 (Storia del diritto medievale e moderno) – per 7 cfu, impartito da Emanuele Conte (ordinario IUS/19).

 

1.4 ISLL – Italian Society for Law and Literature

La ISLL – Italian Society for Law and Literature[12] è nata nel 2008 su iniziativa di Enrico Pattaro per promuovere e incoraggiare gli studi di Law and Humanities ed ha sede presso il CIRSFID - Centro Interdipartimentale di Ricerca in Storia del Diritto, Filosofia e Sociologia del Diritto e Informatica Giuridica.

Nel 2013 si è convertita da società in network e in questa forma promuove le sue attività coordinate da Carla Faralli, già presidente della ISLL, e da M. Paola Mittica, di concerto con il consiglio di coordinamento e l’originario consiglio scientifico.

La ISLL si propone, oltre alla ricerca, di curare la formazione accademica. Ha avviato varie attività tra cui la pubblicazione di saggi e rassegne, ISLL Papers, e la diffusione di informazioni di carattere bibliografico oltre ad organizzare ogni anno un convegno in Italia o all’estero.

(Per ulteriori aggiornamenti sullo stato dell’arte vedi Cosa accade al di là dell’oceano? Diritto e letteratura in Europa[13]).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2

Il giurista scrittore

 

 

Nel vasto panorama descritto è un fenomeno a colpire particolarmente il tecnico del diritto così come il comune lettore: il giurista scrittore. Avvocati, magistrati, poliziotti che, accanto alla loro riconosciuta professione, affiancano la passione per la scrittura creativa. Dal romanzo alla raccolta di poesie, dal noir italiano[14] fino ad arrivare alla crime fiction, la penna che crea questi prodotti appartiene ad una casta di professionisti giuridici così ampia e fertile da poter parlare di un nuovo genere letterario.

Guido Guinizelli fu giudice così come Ugo Betti e Dante Troisi, Franz Kafka fu avvocato così come Carlo Goldoni e Henry Fielding. Sono solo alcuni fra i più grandi nomi che, conosciuti oggi come scrittori, svolgevano una principale attività giuridica. In realtà l’attività di scrittore diventa professione solo intorno al XIX secolo, prima di allora era soltanto una nobile vocazione quasi sempre priva di remunerazione.

Tuttavia, quello al quale assistiamo, è un fenomeno senza precedenti, definito da Gennaro Francione, giudice drammaturgo,[15] come l’”Onda di Temi” italiana. Temi, dea della Giustizia, è la musa ispiratrice di tutti quei giudici che affluiscono a questa nuova corrente letteraria.

Per quale motivo questi professionisti, spesso così solitari e schivi, hanno deciso di scrivere e pubblicare le proprie opere letterarie? Come vivono la dualità giudice-scrittore? Perché proprio in questo periodo storico politico si sta verificando questa esplosione di giudici scrittori? C’è un qualche collegamento fra il loro successo e lo scenario politico italiano? Cosa spinge un magistrato a scrivere? A quale esigenza interiore risponde il desiderio di scrivere libri? L’una e l’altra si influenzano reciprocamente e sono l’una di ausilio all’altra?

Questi sono solo alcuni degli interrogativi che sorgono spontanei quando ci si imbatte in questo scenario e un po’ per la curiosità del caso, un po’ perché la natura umana necessita di spiegazioni razionali e di motivazioni, abbiamo deciso di indagare sulla questione per cercare di comprendere i punti di vista dei fautori di questa nuova corrente letteraria.

Per iniziare ad ipotizzare qualche motivazione ho ricercato avvocati, procuratori, giudici con romanzi e legal thriller pubblicati, scoprendo poi che esistono e sono di nuova creazione premi letterari appositi, collane dedicate da case editrici, eventi, incontri e festival dei quali passerò a breve a delinearne, per quanto possibile, i contorni.

 

2.1 Scrittori

Gli scrittori italiani che contribuiscono a questa corrente letteraria sono numerosi e sono stati classificati in base alla loro principale attività giuridica: avvocati, magistrati, quindi giudici e procuratori infine poliziotti. Per limitare i confini di questa ricerca sono stati esclusi i professionisti che, dopo aver visto il successo editoriale delle proprie opere, hanno abbandonato la professione legale, così come coloro che sono in pensione, preferendo in definitiva coloro che svolgono in concomitanza ambedue le attività.

 

 

 

 

 

2.1.1 Avvocati scrittori

 

AVVOCATI SCRITTORI ITALIANI

PENALISTI

CIVILISTI

Alberto Pezzini (penale e civile)

Andrea D’Addario

Francesco Maino

Gianluca Arrighi

Leonardo Mastia

Michele Navarra

Nino Filastò

Roberto Delogu

Bruno Capponi

Davide Vicari (specializzato in tributario)

Filippo Danovi

Paolo Cendon

Simonetta Agnello Hornby (specializzata in diritto di famiglia e minori)

 

 

“Alberto Pezzini è nato nel 1967 a Sanremo. Laureato in giurisprudenza a Genova e procuratore legale dal 1995 (avvocato dal 1997), ha già maturato quasi vent’anni di avvocatura e non è ancora stanco, anche se a volte - tra iva e clienti che non pagano - vorrebbe fare soltanto lo scrittore. Collaboratore di Libero, ha collaborato prima ancora con Il Secolo d’Italia e Il Corriere Nazionale. Scrive anche per Mente Locale.”

http://www.cultora.it/author/alberto-pezzini/

 

Text Box: “Alberto Pezzini è nato nel 1967 a Sanremo. Laureato in giurisprudenza a Genova e procuratore legale dal 1995 (avvocato dal 1997), ha già maturato quasi vent’anni di avvocatura e non è ancora stanco, anche se a volte - tra iva e clienti che non pagano - vorrebbe fare soltanto lo scrittore. Collaboratore di Libero, ha collaborato prima ancora con Il Secolo d’Italia e Il Corriere Nazionale. Scrive anche per Mente Locale.” 
http://www.cultora.it/author/alberto-pezzini/
 
Alberto Pezzini (1967-

-[16]

 

 

Le sue opere, principalmente romanzi: “Volevo fare l’avvocato. La dura vita del principe del foro”, “Lo scugnizzo e i gabbiani”, “Con gli occhi pieni di te”, “Mamma e papà non litigate! Consigli per buoni genitori separati”, “Ciao papà sono qui! La gioia di essere padre”, “Viaggio nel ponente ligure. Il confine sconosciuto. Cahier di viaggio”.

 

Andrea D’Addario (1964-

 

Andrea D’Addario è avvocato civilista con uno studio a Roma.  Nel 2015 si trasferisce a Miami con tutta la sua famiglia dove intende abilitarsi come avvocato, continuando nel frattempo a lavorare per il suo studio a Roma.

Si dichiara da sempre innamorato della scrittura.

Text Box:  
Andrea D’Addario è avvocato civilista con uno studio a Roma.  Nel 2015 si trasferisce a Miami con tutta la sua famiglia dove intende abilitarsi come avvocato, continuando nel frattempo a lavorare per il suo studio a Roma.
Si dichiara da sempre innamorato della scrittura.
[17]

Andrea D’Addario pubblica nel 2005 Avrò un infarto, una raccolta di sedici racconti in cui narra emozioni, ricordi e storie minime, ma anche le ombre e le paure che si allungano sulla vita. Nel 2007 è la volta di Nulla di più chiaro con Emanuela Tomasini un libro che parla del mondo maschile e del mondo femminile mettendo in risalto la diversa mentalità tra i due sessi che porta di conseguenza a differenti azioni e reazioni. Nel 2011esce Fatti una cultura (studio, fantasia e altri miracoli) e dopo tre anni pubblica Poi arrivò lei.

 

Francesco Maino (1972-

Francesco Maino è nato nel 1972 a Motta di

Livenza, nella Marca Trevigiana. Oggi risiede

a San Donà di Piave e fa l'avvocato penalista

a Venezia.

Text Box: Francesco Maino è nato nel 1972 a Motta di
Livenza, nella Marca Trevigiana. Oggi risiede
a San Donà di Piave e fa l'avvocato penalista
a Venezia.
[18]

La sua prima opera è Cartongesso con la quale vince nel 2013 il Premio Italo Calvino. Insieme a Daniele Marcassa collabora al progetto Perdipiave. Nel 2015 il suo racconto Forme della mia rabbia è incluso nell’antologia Il racconto onesto, mentre il racconto L'uso della vita è pubblicato nella rivista Pièra. L’anno successivo pubblica Ratatuja. Parole alla prova.

 

Gianluca Arrighi (1972-

Gianluca Arrighi è nato a Roma dove esercita la professione di avvocato penalista e di autore di romanzi noir.

Text Box: Gianluca Arrighi è nato a Roma dove esercita la professione di avvocato penalista e di autore di romanzi noir.
[19]

Il suo primo romanzo è Crimina Romana uscito nel 2009. Negli anni successivi pubblica una serie di novelle noir per periodici cartacei. Nel 2012 esce Vincolo di sangue e dopo due anni L’inganno della memoria che è il legal thriller italiano più venduto.

 

 

Leonardo Mastia

“Sono un avvocato penalista, diversamente giovane, anzi prossimo alla pensione. Esercito la professione nei tribunali di frontiera del Mezzogiorno d’Italia ove c’è un continuo proliferare di processi penali. Nella maggior parte dei casi sono chiamato come difensore dell’imputato. Più raramente quale difensore della parte civile.”

https://sledet.com/2017/02/20/intervista-allavvocato-penalista-e-scrittore-leonardo-mastia/

Text Box: “Sono un avvocato penalista, diversamente giovane, anzi prossimo alla pensione. Esercito la professione nei tribunali di frontiera del Mezzogiorno d’Italia ove c’è un continuo proliferare di processi penali. Nella maggior parte dei casi sono chiamato come difensore dell’imputato. Più raramente quale difensore della parte civile.”
https://sledet.com/2017/02/20/intervista-allavvocato-penalista-e-scrittore-leonardo-mastia/ 
[20]

 

 

Leonardo Mastia inizia a scrivere in seguito a un evento drammatico della sua vita, dando alla luce una autobiografia Il viale degli angeli – Boulevard Serurier. L’altra sua opera è Nebbia dalla quale emergono i temi della droga e della emergenza rifiuti. Il suo intento è quello di raccontare la realtà senza invenzioni descrivendo personaggi e spaccati di vita.

 

Michele Navarra (1968-

Michele Navarra è nato a Roma nel 1968 ed esercita la professione di avvocato penalista.

“uno dei miei obiettivi principali (forse il più importante) quando ho cominciato a scrivere “storie giudiziarie” era proprio questo: cercare di far comprendere come funzioni esattamente il processo penale italiano, senza ridicole forzature, ma in modo avvincente e possibilmente non banale.”

http://www.letteratu.it/2017/04/21/tre-domande-michele-navarra/

Text Box: Michele Navarra è nato a Roma nel 1968 ed esercita la professione di avvocato penalista.
“uno dei miei obiettivi principali (forse il più importante) quando ho cominciato a scrivere “storie giudiziarie” era proprio questo: cercare di far comprendere come funzioni esattamente il processo penale italiano, senza ridicole forzature, ma in modo avvincente e possibilmente non banale.”
http://www.letteratu.it/2017/04/21/tre-domande-michele-navarra/ 
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Nel 2007 pubblica il suo primo romanzo L’ultima occasione grazie al quale nasce l’avvocato Gordiani, protagonista dei suoi gialli giudiziari. Successivamente l’avvocato Gordiani appare anche in Per non aver commesso il fatto grazie al quale vince i premi “Legal Drama Society” e “Albingaunum”, Solo la verità, pubblicato nella collana Versus. Giuristi raccontano[22] e Una questione di principio vincitore del premio Città di Trieste – Festival del Cinema, Teatro e Letteratura.

 

 

Nino Filastò (1938-

Nino Filastò è nato a Firenze nel 1938 dove vive ed esercita la sua professione di avvocato accanto alla prolifica attività di scrittore. È avvocato di numerosi processi noti come “misteri all’italiana”

Text Box: Nino Filastò è nato a Firenze nel 1938 dove vive ed esercita la sua professione di avvocato accanto alla prolifica attività di scrittore. È avvocato di numerosi processi noti come “misteri all’italiana”
[23]

Nino Filastò pubblica dal 1984 romanzi tra i quali: La proposta, La tana dell'oste, Tre giorni nella vita dell'avvocato Scalzi, o Nella terra di nessuno, Incubo di signora, La moglie egiziana, La notte delle rose nere, Forza maggiore, Il peposo di Maestro Filippo, Aringa rossa, L'alfabeto di Eden, Storia delle merende infami.

 

Roberto Delogu (1967-

Roberto Delogu è nato a Cagliari nel 1967ed è scrittore, pescatore ed avvocato penalista.

Ha una grande passione per lo sport, il mare e la boxe.

Text Box: Roberto Delogu è nato a Cagliari nel 1967ed è scrittore, pescatore ed avvocato penalista.
Ha una grande passione per lo sport, il mare e la boxe.
[24]

Roberto Delogu ha scritto tre romanzi: La sincerità è un'inutile cattiveria (Madrikè 2010) L'anno di vento e sabbia (Hacca), L'amore come le meduse (Hacca, 2016).

 

Bruno Capponi è stato magistrato ordinario dal 1983 al 1998. Attualmente è Professore Ordinario di diritto processuale civile e avvocato cassazionista.

Text Box: Bruno Capponi è stato magistrato ordinario dal 1983 al 1998. Attualmente è Professore Ordinario di diritto processuale civile e avvocato cassazionista.
Bruno Capponi (1957-

[25]

I romanzi di Bruno Capponi si caratterizzano per una spiccata vena umoristica. Tra le sue opere: L’ultimo dei Rutti, Storie di Trastevere e dintorni; ha poi pubblicato Il concorso e Chi nasce quadro può morire tondo (e l’avvocato Mignoni Arduini si trovo tra un Puma e una Tigre) entrambi nella collana Versus.Giuristi raccontano di Novecento editore.

 

Davide Vicari (1956-

Davide Vicari è nato a Bologna nel 1956 ed è avvocato cassazionista. Si occupa principalmente di problematiche di diritto civile e tributario.

Text Box: Davide Vicari è nato a Bologna nel 1956 ed è avvocato cassazionista. Si occupa principalmente di problematiche di diritto civile e tributario.
[26]

Ha pubblicato il suo primo breve romanzo Il dittongo vien dal Congo nel 2005 sotto pseudonimo. Nel 2010 ha pubblicato Il pallone rosso e dopo due anni Il drago di Dihuk. Con la collana Versus. Giuristi raccontano ha pubblicato Cittadino modello.

 

Filippo Danovi (1968-

Filippo Danovi è avvocato civile e professore ordinario di diritto processuale civile a Milano.

Text Box: Filippo Danovi è avvocato civile e professore ordinario di diritto processuale civile a Milano.
[27]

Filippo Danovi ha scritto per Versus.Giuristi raccontano La vita dipinta una sorta di romanzo formazione. Il titolo deriva dalla sua passione per la pittura e anche il libro è racconta della storia di un uomo attraverso cinque piani di lettura propri dell’interpretazione di un’opera d’arte.

Paolo Cendon

Paolo Cendon è nato nel 1940 a Venezia, è avvocato e professore ordinario di diritto privato oltre ad essere un grande studioso del danno esistenziale. Collabora con il Corriere della Sera.

Text Box: Paolo Cendon è nato nel 1940 a Venezia, è avvocato e professore ordinario di diritto privato oltre ad essere un grande studioso del danno esistenziale. Collabora con il Corriere della Sera.
[28]

Paolo Cendon ha scritto L’orco in canonica pubblicato nel 2016 da Marsilio. È un romanzo crudo che racconta una storia di pedofilia da parte di un giovane diacono della parrocchia frequentata dalla vittima. 

 

Simonetta Agnello Hornby (1945-

Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo nel 1945 e a Brixton ha aperto lo studio legale “Hornby&Levy” specializzato in diritto di famiglia e minori.

La scrittura e l’avvocatura nascono dal suo forte desiderio di sostenere le cause dei minori, delle vittime di violenza domestica e degli emarginati.

Text Box: Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo nel 1945 e a Brixton ha aperto lo studio legale “Hornby&Levy” specializzato in diritto di famiglia e minori.
La scrittura e l’avvocatura nascono dal suo forte desiderio di sostenere le cause dei minori, delle vittime di violenza domestica e degli emarginati.
[29]

La vasta produzione letteraria di Simonetta Agnello Hornby è caratterizzata da caratteri ricorrenti: l’ambientazione spesso siciliana, terra di provenienza della scrittrice, la famiglia italiana allargata, la cucina italiana considerata come la migliore da un punto di vista nutrizionale. Partendo dal 2002 troviamo La Mennulara, La zia marchesa, Boccamurata, Vento scomposto, Camera oscura, La monaca, Un filo d'olio, La cucina del buon gusto con Maria Rosario Lazzati, La pecora di Pasqua scritto con sua sorella Chiara Agnello, Il veleno dell'oleandro, Il male che si deve raccontare. Per cancellare la violenza domestica con Marina Calloni, Via XX Settembre, La mia Londra, Il pranzo di Mosè, Caffè amaro fino ad arrivare al 2017 con Nessuno può volare.

 

1.1.2    Magistrati scrittori

MAGISTRATI

GIUDICANTI

REQUIRENTI

Fiorenza Giorgi

Giancarlo De Cataldo

Guido Marcelli

Michele Leoni

Nicola Quatrano

Paola Di Nicola

Sandro Merz

Gaetano Assante

Francesco Caringella

Massimo Ferro

Vincenzo Tardino

Simona Lo Iacono

Alessandro Cannevale

Christine Von Borries

Enrico Stefani

Gianni Simoni

Riccardo Targetti

Umberto Apice

Raffaele Cantone

Otello Lupacchini

Fiorenza Giorgi (1954-

Text Box: Fiorenza Giorgi è nata nel 1954 a Savona e svolge il ruolo di Giudice per le Indagini Preliminari e di Giudice dell’Udienza Preliminare.

 

[30]

 

Autrice di gialli, ha pubblicato dal 2011 quattro noir: Delitto alla Cappella Sistina, Morte al Chiabrera, La sala nera e Omicidio in Darsena.

 

Giancarlo De Cataldo (1956-

Text Box: Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto nel 1956 ed è consigliere di Corte di Appello penale, scrittore, drammaturgo e scenografo italiano.

 

[31]

 

È autore del bestseller Romanzo criminale. Le altre opere sono: Nero come il cuore, Minima criminalia. Storie di carcerati e carcerieri, I giorni dell'ira. Storie di matricidi con Paolo Crepet, Onora il padre. Quarto comandamento, Teneri assassini, Acido Fenico. Ballata per Mimmo Carunchio camorrista, Nelle mani giuste, Fuoco!, L'India, l'elefante e me, La forma della paura, con Mimmo Rafele, Trilogia criminale, I traditori, In giustizia, Io sono il Libanese, Int'allu Salento, Suburra con Carlo Bonini, Il combattente. Come si diventa Pertini, Nell'ombra e nella luce, La notte di Roma con Carlo Bonini e Cocaina con Carlotto e Carofiglio.

 

Guido Marcelli (1964-

Text Box: Guido Marcelli è nato a Roma nel 1964 dove esercita la professione di giudice.

 

[32]

 

Nel 2005 ha pubblicato una raccolta di racconti intitolata Passeggiando tra gli scavi e nel 2011 ha pubblicato la raccolta La fucina delle nebbie. Con Versus. Giuristi raccontano ha pubblicato Cercando Kafka.

 

Michele Leoni

Text Box: Michele Leoni è nato a Forlì ed è presidente della Corte di Assise di Bologna.

 

[33]

 

Michele Leoni ha scritto Il giovane Tiziano, Suicidio in cerca d’autore, Quale Giustizia? Esperienze e riflessioni di un giudice, Il tempo degli innocenti e Il gemello.

 

Nicola Quatrano (1952-

Text Box: Nicola Quatrano è nato nel 1952 a Sant’Angelo dei Lombardi (Av) è presidente di uno dei collegi del Riesame del Tribunale di Napoli.

 

[34]

 

Ha scritto La verità è un cane, un romanzo noir ambientato a Napoli che tratta dell’omicidio di un assistente di un pubblico ministero.

Paola di Nicola (1966-

Text Box: Paola Di Nicola è nata nel 1966 a Offida (AP) ed è giudice presso il tribunale penale di Roma.

 

[35]

 

Nel settembre 2012 ha pubblicato il libro La Giudice. Una donna in magistratura nel quale tratta della questione di genere nel campo della magistratura partendo dall’esperienza personale.

 

Sandro Merz (1950-

Text Box: Sandro Merz è nato nel 1950 a Trento, vive a Padova ed è magistrato presso la Corte di Appello di Venezia.

 

[36]

 

Sandro Merz ha pubblicato Carolina e le altre con Versus. Giuristi raccontano.

 

Text Box: Francesco Caringella è nato nel 1965 a Bari. Già ufficiale della marina militare, commissario di polizia e magistrato penale in servizio presso il Tribunale di Milano, è Consigliere di Stato dal 1997.  È stato capo dell’ufficio legislativo del Ministro per le Politiche Comunitarie, consigliere giuridico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e componente di svariate commissioni di studio. Riveste attualmente la carica di componente della Commissione di Garanzia presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

 

Francesco Caringella (1965-

 

[37]

 

Tra le sue opere: Il colore del vetro, romanzo d’esordio, Non sono un assassino, Dieci minuti per uccidere, Delitti di Capodanno, 10 lezioni sulla giustizia per cittadini curiosi e perplessi, La corruzione spuzza. Tutti gli effetti sulla nostra vita quotidiana della malattia che rischia di uccidere l’Italia con Raffaele Cantone.

Massimo Ferro (1959-

Text Box: Massimo Ferro è nato nel 1956 a Rovigo ed è Consigliere di Corte di Cassazione. È coordinatore dell’OCI, osservatorio sulle crisi di impresa.
Cura la rubrica Giustizia e letteratura, per il Quotidiano giuridico. Ha diretto InsolvenzFest nelle edizioni di Narni (2012), Ferrara (2012, 2013 e 2014) e Bologna (2016 e 2017).
 

 

[38]

 

È uno dei direttori di Versus, collana di Novecento per la quale ha pubblicato Non avrai le mie parole e Misericordiae 8.38 col quale ha vinto la VII edizione del premio Rip.dico. Scrittori della giustizia.

 

Simona Lo Iacono (1970-

Text Box: Simona Lo Iacono è nata nel 1970 a Siracusa ed è giudice civile presso il tribunale di Catania. Cura una rubrica sul blog Letteratitudine che coniuga norma e parola, letteratura e diritto, dal nome “Letteratura è diritto, letteratura è vita”. Conduce sul digitale terrestre un format letterario dal nome BUC, cura sulla pagina culturale della Sicilia la rubrica letteraria “Scrittori allo specchio”. Presta inoltre servizio presso il carcere di Brucoli come volontaria, tenendo corsi di letteratura, scrittura e teatro.

 

 

Simona Lo Iacono è autrice di Tu non dici parole, col quale ha vinto il premio Vittorini Opera prima. Nel 2010 le sono stati conferiti il Premio Internazionale Sicilia “Il Paladino” per la narrativa e il Premio Festival del talento città di Siracusa. Nel 2011 ha pubblicato Stasera Anna dorme presto, col quale ha vinto il premio Ninfa Galatea ed è stata finalista al Premio Città di Viagrande. Nel 2013, ha pubblicato il romanzo Effatà, vincitore del Premio Martoglio e del premio Donna siciliana 2014 per la letteratura. Nel 2016 è uscito il romanzo Le streghe di Lenzavacche (semifinalista al Premio Strega 2016, vincitore del Premio Chianti). Nel 2017 è uscito il romanzo Il morso.

 

Alessandro Cannevale (1955-

Text Box: Alessandro Cannevale è nato a Terni nel 1955 ed è Procuratore capo a Spoleto.

 

[39]

 

Ha pubblicato il primo romanzo, Vecchi romanzi, nel 1999. Dopo una pausa di sette anni esce Backstage scritto con Sergio Sottani e Massimo Carloni. Nel 2009, il suo ultimo romanzo, La foglia grigia.

 

Christine Von Borries (1965-

Text Box: Christine Von Borries è nata nel 1965 a Barcellona ed è procuratore nella procura del Tribunale di Firenze.

 

[40]

 

Ha scritto Fuga di notizie nel 2003, Salto nel buio nel 2004 e Una verità o l’altra nel 2006. Per marzo 2018 è prevista l’uscita di A noi donne basta uno sguardo.

Enrico Stefani

Text Box: Enrico Stefani è consigliere presso la Corte di Appello di Venezia

 

[41]

 

Enrico Stefani ha scritto Mai per caso, Il gatto di Katty e Storie con il segno meno.

 

Riccardo Targetti

Text Box: “Mi chiamo Riccardo Targetti, sono nato a Milano nel 1952 e sono un magistrato, un Pubblico Ministero della mia città. All’inizio della mia carriera mi sono occupato di processi contro la criminalità organizzata e successivamente di reati economici (bancarotte, falsi in bilancio, frodi fiscali, truffe in danno dello Stato).”
http://www.riccardo-targetti.it/#

 

[42]

 

Nel 2005 ha pubblicato La città dei segreti e dopo due anni La settimana di turno. Nel 2013 è la volta di Sopravvivenza 0.1% seguita da L'ultima via di uscita. Una indagine criminale nell'Italia fascista.

 

Umberto Apice (1941-

Text Box: Umberto Apice è nato nel 1941 a Torre del Greco (NA), ex magistrato in pensione è coordinatore della collana Versus. Giuristi raccontano e presidente del premio letterario Rip.dico. Scrittori della giustizia.

 

[43]

 

Umberto Apice è autore di Attacco al cuore, Tracce confuse verso l’alba, Processo a Pasolini. La rapina del Circeo. Con Versus ha pubblicato Questa conoscenza ultima e Anni e disinganni.

 

Text Box: Raffaele Cantone è nato nel 1963 a Napoli. Dal 2014 è in aspettativa dalla magistratura per presiedere l’Autorità Nazionale Anticorruzione.

 

Raffaele Cantone (1963-

 

[44]

Alcune tra le sue opere: La corruzione spuzza con Caringella, Football clan, Solo per giustizia e Operazione Penelope.

Otello Lupacchini

Text Box: Otello Lupacchini è nato a Lapedona (FM) ed è Procuratore Generale a Catanzaro.

 

[45]

 

Lupacchini è autore di saggi Banda della Magliana, Il ritorno delle Brigate Rosse, 12 Donne un solo Assassino, Impronte criminali, In pessimo stato e di un romanzo Malagente.

 

2.1.3 Poliziotti scrittori

Text Box: Riccardo Gazzaniga è nato a Genova nel 1976 dove lavora come sovrintendente capo nella Polizia di Stato.
Accanito lettore di Stephen King e tifoso della Juve, mi diletto a nuotare e a praticare boxe francese, con pessimi risultati e frequenti occhi neri.
http://gazzaniga.wpengine.com/riccardo-gazzaniga-bio/

 

Riccardo Gazzaniga (1976-

 

[46]

È autore di due romanzi pubblicati da Einaudi: A viso coperto vincitore di numerosi premi fra cui il XIX Premio “Il Molinello”, il XXVII Premio “Massarosa” e il XXV Premio “Italo Calvino” e Non devi dirlo a nessuno. Prima di pubblicare libri ha scritto numerosi racconti, molti dei quali hanno vinto dei premi: nel 2007 ha vinto il Premio “Sanguinario Valentino” con il racconto American Dreams, nel 2008 ha vinto l’XI Premio di Narrativa Poliziesca “Orme Gialle” con il racconto Veleno, nel 2010 ha ricevuto il Premi “Carlo Levi” per il racconto Il messaggero, nel 2011 ha vinto il Premio “Il Prione” con il racconto Il gregario insieme a il Premio “Circo Massimo” con il racconto Come gocce nel mare.

Piergiorgio di Cara (1967-

Text Box: Piergiorgio Di Cara è nato nel 1967 a Palermo dove lavora alla questura come commissario.
Si definisce come “uno sbirro che scrive storie di sbirri”.

 

[47]

 

Piergiorgio di Cara è autore di una serie di racconti: Cammina, stronzo. Sbirri a Palermo, Il ragazzo dai capelli rossi, Il sommozzatore, Febbraio freddo boia, Deve morire lo sbirro, È bella la città di notte. Ha scritto anche diversi romanzi che sono: Isola nera, L’anima in spalla, Hollywood, Vento freddo, Il ragazzo dai capelli rossi, La stanza dei sospetti, Elvis e il colonnello. È anche vincitore di tre edizioni del Premio Orme Gialle.

 

Biagio Fabrizio Carillo (1962-

Text Box: Biagio Fabrizio Carillo è nato a Brescia nel 1962 ed è Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri e criminologo investigativo.

 

[48]

 

Biagio Fabrizio Carillo è conosciuto come scrittore insieme a Massimo Tallone scrittore di professione. La coppia Tallone & Carillo ha pubblicato La casa della mano bianca, Le maschere di Lola, La curva delle cento lire, La riva destra della Dora e Il postino di Superga

 

Antonio Fusco (1964-

Text Box: Antonio Fusco, nato nel 1964 a Napoli, è funzionario nella Polizia di Stato e criminologo forense. Dal 2000 si occupa di indagini di polizia giudiziaria in Toscana.

 

[49]

 

Tra le sue opere troviamo: Ogni giorno ha il suo male con il quale ha vinto il Premio Scrittore Toscano 2014 con menzione noir e il Premio Garfagnana in Giallo 2014; La pietà dell’acqua con il quale ha vinto il Premio nazionale Mariano Romiti 2016, il Premio Furio Innocenti, il Trofeo Rinaldo Scheda, I sapori del giallo 2015, e il Premio letterario San Domenichino; Il metodo della fenice, Le vite parallele e Le indagini del commissario Casabona.

Roberto Ricciardi

Text Box: Roberto Riccardi è nato a Bari nel 1966 ed è colonnello dei carabinieri.

 

[50]

 

È autore di alcuni noir: Legame di sangue, I condannati, Undercover, Venga pure la fine e La firma del puparo, La notte della rabbia oltre ad aver scritto anche libri sulla Shoah: Sono stato un numero e La foto sulla spiaggia.

 

 

2.2 Case editrici

Il fenomeno del giurista scrittore è così marcato da aver portato la Novecento Editore ad istituire una collana dedicata alle opere letterarie di soli professionisti del diritto. Versus. Giuristi raccontano è il nome della collana coordinata da tre esponenti di spicco della nuova corrente letteraria: Massimo Ferro, consigliere della Corte di Cassazione, Umberto Apice Avvocato Generale presso la Corte di Cassazione e Bruno Capponi ordinario di Diritto processuale civile all’università Luiss di Roma.

Il nome Versus, termine latino utilizzato quotidianamente in ambito giuridico, nasce dalla volontà di richiamare in qualche modo il relativismo e le mille sfaccettature della verità che spesso collidono fra loro dando origine alla contrapposizione e allo scontro su cui origina il processo giuridico. C’è una differenza sostanziale tra il finale di una narrazione letteraria e il termine della fase processuale: mentre quest’ultima si esaurisce “e non se ne parla più, sul versante della narrativa quegli spunti, magari suggeriti anche dalla propria esperienza, visto che inevitabilmente siamo contaminati dal nostro lavoro, si affermano con piena autonomia”[51].

L’esordio della collana è avvenuto nell’Ottobre del 2013 con la pubblicazione di tre romanzi: Chi nasce quadro può morire tondo (e l’avvocato Mignoni Arduini si ritrovò tra un Puma e una Tigre) di Bruno Capponi che narra la storia dell’avvocato Mignoni Arduini che si ritrova ad essere considerato il colpevole di alcuni delitti dai quali dovrà scagionarsi grazie una discesa agli inferi; Cercando Kafka di Guido Marcelli che è un tributo appassionato al celebre scrittore del Novecento e Misericordiae (8.38) di Massimo Ferro. Con uno stile asciutto, icastico e freddo Ferro fa narrare agli otto personaggi, attraverso flussi di pensiero frammentati, tutto ciò che di meschino e di negativo appartiene alla natura umana di ognuno, anche all’uomo più affermato socialmente: sono tutti aspetti irrilevanti nel mondo del diritto ed anche per questo devono essere esentati dal giudizio a favore di una giustizia misericordiosa.

Seguono nel 2014 I delitti dei Beati Padri di Mazzarino di Gennaro Francione[52], Il concorso di Bruno Capponi, Questa conoscenza ultima di Umberto Apice, una raccolta di sette racconti che narrano di vite normali, semplici ma che, a causa di un qualche evento inaspettato e distruttivo, mostrano la fragilità e l’imprevedibilità della vita.  In uno dei sette racconti Apice formula un collegamento attraverso un suo personaggio, Lamberti, giudice di sorveglianza a Firenze, tra la sua professione e quella di scrittore: “in fondo, se avesse dovuto riassumere in una formula il senso del suo lavoro, Lamberti, che rifuggiva da ogni forma di retorica, avrebbe detto che consisteva semplicemente nel cercare una coerenza complessiva a una serie disordinata di segni, di indizi sparsi nella vita disordinata di ciascuno. Una ricerca che somigliava a quella di un romanziere: connettere cause ed effetti, disporre indizi, trovarne la chiave di lettura e giungere a uno scioglimento finale. La differenza era che il finale scritto da un giudice non può essere cambiato, se non a determinate condizioni e a opera di un altro giudice; mentre il romanziere i finali li può buttare all’aria ogni volta che vuole.[53] A chiudere il 2014 è il romanzo Non avrai le mie parole di Massimo Ferro.

Il 2015 è l’anno di Anni e disinganni di Umberto Apice, romanzo che narra le giovani illusioni di Giorgio Perrella e le conseguenti disillusioni sullo sfondo dell’Italia degli anni novanta e Solo la verità di Michele Navarra, un romanzo giudiziario, nel quale l’autore cerca di spiegare attraverso una storia di colpa professionale cosa realmente fa un avvocato penalista.

Altri due romanzi scritti da avvocati nel 2016: La vita dipinta di Filippo Danovi e Cittadino modello di Davide Vicari.

Lo scorso anno sono stati invece pubblicati L’ultima occasione di Michele Navarra e Carolina e le altre di Sandro Merz.

 

2.3 Associazioni

Accanto alle associazioni accademiche di diritto e letteratura (ISLL, AIDEL) si sono formate anche associazioni di professionisti come occasione di incontro, crescita e promozione.

Nel 2000 ad opera di Gennaro Francione prende vita EUGIUS, l’Unione europea dei giudici scrittori, che associa virtualmente 151 giudici con lo scopo di “contribuire all'unione delle persone, alla crescita dell'umanità e della solidarietà in nome di una giustizia intesa non come mera punizione ma come ricerca dei sistemi creativi per rendere l'uomo retto, mediante l'arte, la cultura, lo spettacolo, l'informazione, la cooperazione culturale e sociale” come si può leggere dal sito internet dedicato www.antiarte.it/eugius/ .

EUGIUS ha promosso una serie di incontri: il primo nel 2003 fu dedicato alla drammaturgia con la presenza del Centro Betti come omaggio a Ugo Betti[54]. Nel 2005, durante il secondo convegno, dedicato alla saggistica, fu presentato il saggio Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori di Gennaro Francione: un’analisi che individua chi sono i giudici scrittori, cosa li spinge a scrivere e le tipologie di scrittura utilizzate oltre a una convincente difesa contro l’accusa mossa al giudice scrittore di rubare il tempo per scrivere alla redazione di sentenze.

Segue nel 2006 il convegno Il giudice: burocrate o poeta avente come oggetto di dibattito la giustizia poetica e nel 2011 il quarto convegno, tenuto nell’ambito della rassegna Giallolatino, avente come tema la narrativa di Temi al quale hanno partecipato magistrati che si dilettano nella scrittura di gialli e noir.

Dal sito EUGIUS è possibile individuare un elenco di ulteriori trentacinque siti che si propongono scopi simili: c’è per esempio l’associazione giuristi creativi o la rivista parlata di diritto costituzionale.

Altra associazione è La Banda degli Onesti ONLUS che ha come mission quella di “contribuire allo sviluppo di una società inclusiva, legale e civile, basato sulla diffusione della Cultura e del rispetto consapevole della Legalità.”[55] L’evento principale è il Festival della Letteratura e del Diritto (vd paragrafo successivo) che dal 2014 si tiene ogni anno a Palmi.

A Napoli invece c’è Astrea sentimenti di Giustizia, che “nasce con l’obiettivo di approfondire i temi della giustizia e, superando i confini del diritto positivo, esplorare i nessi che la legano a ambiti apparentemente lontani come la filosofia, la letteratura, il cinema e le arti figurative. “[56]

 

2.4 Festival della Letteratura e del Diritto

Il Festival nasce nel 2014, organizzato dalla Banda degli Onesti ONLUS, per affrontare tematiche giuridiche partendo dalle opere di grandi autori della letteratura classica e contemporanea. Si svolge con un elevato approccio scientifico garantito dal coinvolgimento dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e del Centro di Ricerca per l’Estetica del Diritto, dalla collaborazione con il Centro Studi "Federico Stella" sulla Giustizia penale e la Politica criminale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dall’edizione del 2016 con il patrocinio dell’ISLL, Italian Society for Law and Literature.

Gli organizzatori del Festival, tra i quali il magistrato ideatore Antonio Salvati, hanno dato una impostazione “in movimento” dello stesso, per permettere una circolazione della cultura: infatti, oltre ai tre giorni dell’evento, sono previste diverse giornate di incontro con i ragazzi delle scuole superiori anche di altre regioni per promuovere l’importanza della letteratura, la bellezza della lettura e l’indispensabilità delle regole e del diritto. Il progetto "On the road", prevede una serie di incontri e sessioni simultanee del Festival, quest’anno previste a Taurianova, Polistena, Cittanova e Cinquefrondi e Rosarno, comuni che hanno patrocinato l’evento del 2018. Il carattere di nomadismo lo si ritrova anche nella ripetizione del “Processo a Oscar Wilde”, tenuto nell’edizione del 2017, all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli all’interno di una serie di seminari su Cinema, letteratura, diritto.

Dal 2017 si è aggiunta la collaborazione della Scuola Superiore della Magistratura, come ente coorganizzatore e il Festival è diventato evento di formazione nazionale: all’edizione del 2018 parteciperanno sessanta magistrati ordinari in servizio presso distretti diversi da quello di Reggio Calabria, oltre a magistrati ordinari ed onorari di quel distretto entro il numero e secondo i criteri di ammissione stabiliti con la Struttura organizzatrice. Inoltre l’evento è anche accreditato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palmi, che riconosce 3 crediti formativi per la partecipazione ad ognuna delle sessioni previste.

Da febbraio 2018 il Festival è entrato a far parte anche della Rete dei Festival letterari del Sud Italia.

La prima edizione del 2014 ha avuto come tema: L’etica dell’illegalità: falso mito o tentazione reale?, seguita nel 2015 da La giustizia insensata. Suggestioni letterarie dell’errore giudiziario. L’obiettivo comune “è dimostrare che se si affrontano le grandi tematiche giuridiche attraverso la letteratura, e l’arte in generale, si finisce per comprendere quanto di disperatamente, ineliminabilmente “umano” vi sia – da sempre – in una disciplina come il diritto, a dispetto della sua presunta fredda tecnicità.”[57] Nel 2016 l’edizione è stata impostata su un interrogativo: esiste una Giustizia al femminile?, mentre nel 2017 il tema è stato: Dei confini, dell’identità e di altri demoni. La diversità tra letteratura e diritto. L’edizione del 2018, Anche la pazzia merita i suoi applausi. La follia tra letteratura e diritto, è prevista per il 3-4-5 maggio sempre a Palmi e a Reggio Calabria.

 

2.5 Premi letterari

Accanto ai festival, alle case editrici, alle associazioni pullulano i premi letterari dedicati ai giuristi scrittori: dal 2006 si è assegnato il premio Ripdico. Scrittori della giustizia a opere di narrativa o saggistica che riguardano il tema della giustizia. Il premio è stato organizzato dalla Rivista parlata di diritto concorsuale e commerciale avente come presidente Umberto Apice. Tra i finalisti ricordiamo Massimo Ferro con Misericordiae 8.38, Guido Marcelli con Cercando Kafka, Paola Di Nicola con La Giudice. Una donna in magistratura.

Ancora più specifico è il premio Legal Drama Society, organizzato dall’omonimo circolo culturale milanese, poiché possono partecipare solo avvocati, praticanti legali, magistrati anche onorari e in pensione, notai, cronisti giudiziari, cancellieri, studiosi universitari in materie giuridiche (dottorandi, assegnisti, borsisti, ricercatori e professori), investigatori privati, periti giudiziari, medici legali, consulenti tecnici, esponenti delle Forze dell’Ordine, dottori commercialisti, consulenti del lavoro e giuristi d’impresa.

A Bologna, per il 30° anniversario della rivista Bologna forense, è stato indetto un premio letterario per racconti di operatori della giustizia aventi come tema la “vita nel foro”.

Dedicato esclusivamente ad autori che siano avvocati o praticanti avvocati è il concorso Avvocati e autori organizzato dall’Unione Lombarda Ordini Forensi.

In Friuli, organizzato dalla Camera Penale Friulana e riservato agli avvocati e magistrati del distretto di Corte d’Appello di Trieste, ha avuto luogo nel 2012 il concorso letterario Legal writers avente come tema “La lingua inaccessibile, l’idioma indecretabile, la parola indelegabile, il corteggiamento cui non saprei resistere”.

L’associazione culturale Mariano Romiti, con lo scopo di affermare l’aspetto umano e sociale dell’operatore di giustizia, promuove dal 2012 il Premio di Letteratura Gialla-Noir-Spy Story “Mariano Romiti”: in questo caso è la giuria ad essere composta da poliziotti, avvocati e magistrati. Tra i vincitori ricordiamo Maurizio Blini, Roberto Ricciardi e Antonio Fusco.

Altro premio bolognese è il Premio Franco Fedeli organizzato annualmente dal 1997 dal Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia avente una doppia giuria, la prima formata da magistrati e forze dell’ordine e la seconda da poliziotti ed esperti del genere giallo.

 

2.6 Perché il giudice scrittore

In questo quadro composito si è scelto di focalizzare l’attenzione su quello che ci sembra essere il vero protagonista di questo fenomeno: il magistrato.

Come detto sopra, storicamente ci sono stati numerosi esempi di magistrati scrittori, conosciuti per la loro produzione letteraria e non per la loro professione di giuristi. Tuttavia solo dopo Montesquieu si è avuto un giudice investito del solo potere giudiziario: considerando questo fatto, l’”Onda di Temi” italiana assume un carattere di unicità mondiale.

Contemporaneamente alla separazione dei poteri, l’immagine del giudice, simbolo della legge, ha portato l’immaginario collettivo ad aver paura del suo giudizio e della sua persona creando una professione chiusa di uomini sempre più riservati. Una breve descrizione della condizione del giudice è riportata da Gennaro Francione nel suo Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori: “L’uomo che vive, scopre e apprende, giorno dopo giorno, ora dopo ora, la più difficile regola del giudice, quella che non è scritta sui codici che si studiano, la regola della solitudine. Solitudine dinanzi a una realtà sconosciuta, solitudine dinanzi a muri che non si riescono ad accettare, solitudine per l’acquisizione della consapevolezza dei propri limiti. Solitudine, soprattutto, dinnanzi ad una gente che, quanto più si manifesta lontana da sé, si vorrebbe vicina; si vorrebbe aiutare; ma che, per una barriera che si apre a volte invalicabile, non vuole essere aiutata.”[58]

Ed ecco che dopo secoli di silenzio la vena letteraria dei giudici è scoppiata, più prepotente, travolgendo anche le iniziali accuse di “perdigiorno”.

Alcune considerazioni a difesa dei giudici scrittori: dal punto di vista storico la giurisprudenza era ricompresa all’interno del Trivio[59], mentre la nascita della letteratura italiana è attribuita alla scuola poetica siciliana con Giacomo da Lentini, che, conosciuto da tutti come l’ideatore del sonetto, svolgeva la professione di notaio e di cancelliere. Dal punto di vista fisico, al di là dell’arduo compito di dover giudicare e condannare uomini, anche i giudici sono umani e in quanto tali divisi tra regole e sentimento, tra diritto e vita in una perenne tensione verso la Giustizia: “la letteratura s’incrocia col diritto, perché entrambi hanno a che fare con il male, con lo scontro, con la colpa, con la vischiosa complessità della vita e con gli abusi del cuore umano, con la contraddizione insita in un’azione giuridicamente e penalmente punibile ma eticamente lodevole o addirittura necessaria.”.[60]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

L’importanza della ricerca

 

3.1 Le interviste ai magistrati

Per comprendere maggiormente il fenomeno, già descritto nel precedente capitolo e ricostruito con informazioni ricavate da internet e varie fonti documentali, sostanzialmente dunque “di seconda mano”, si è ritenuto opportuno avvicinare i diretti interessati.

Le interviste hanno avuto lo scopo di mettere a fuoco principalmente   le implicazioni che comporta il fatto di partecipare a due mondi che pur essendo formalmente e doverosamente separati, di fatto hanno più di un punto di contatto, a partire dalla scrittura per non dire della vicinanza all’universo dei sentimenti umani. Così si è immaginato di intervistare in origine almeno dieci magistrati scrittori per chiedere loro quali motivi li spingono a scrivere, se i due mondi della scrittura letteraria e della loro professione di magistrato si influenzano in qualche modo, ovvero il loro punto di vista sull’introduzione di materie come Diritto e letteratura all’interno delle scuole di giurisprudenza.

 

3.2 Il campione

La scelta degli intervistati si è basata su un doppio ordine di criteri: la prima operazione è stata quella di individuare coloro che attualmente esercitano la professione di magistrato o soltanto da pochi anni in pensione, i quali, accanto a questa principale attività giuridica, affiancano quella letteraria. Ottenuta una prima scrematura si è proceduto, nei limiti del possibile, a individuare all’interno della anzidetta sottocategoria dieci magistrati che fossero in egual numero procuratori e giudici, questi ultimi suddivisi omogeneamente tra civilisti e penalisti; inoltre che fossero in egual numero di differente genere, possibilmente distribuiti tra giudici e procuratori; in ultimo che fossero provenienti da ogni parte dell’Italia, suddividendo il territorio in Nord, Centro, Sud e Isole. 

Di questi dieci, si è avuto riscontro da parte di nove magistrati che sono: un ex-procuratore da poco in pensione, un Procuratore, un Sostituto Procuratore, due Pubblici Ministeri, un Giudice per le Indagini Preliminari e per l’Udienza Preliminare, un Consigliere della Corte di Appello penale, un Giudice Civile, un Consigliere della Corte di Cassazione.

La categoria dei giudici civili è stata quella di più difficile individuazione poiché la maggior parte dei magistrati scrittori proviene dall’ambito penale. È evidente che il penale è fonte di grande conoscenza dell’essere umano, il luogo nel quale emergono le debolezze, le follie, nel quale l’uomo che deve giudicare si misura con l’uomo da giudicare.

Altra categoria di difficile reperibilità è stata quella delimitata dal genere femminile. Sul campione di nove magistrati intervistati vi sono sei uomini e tre donne. Essendo il rapporto femminile/maschile di 1 a 2 si è preferito contestualizzare il dato alle fasce d’età per provare a spiegarlo: si parte dai 46 ai 55 anni con due uomini e due donne, si passa dai 56 ai 65 con quattro uomini e una donna per arrivare alla fascia degli over 66 con un solo magistrato scrittore in pensione. Mentre la fascia 46-55 è equilibrata dal punto di vista del genere, essendo presenti due uomini e due donne, nella fascia più anziana che va dai 56 ai 65 gli uomini sono il quadruplo delle donne. La differenza di numero (per 4 uomini 1 donna) per la fascia più anziana e la successiva parità nella fascia più giovane potrebbe essere spiegata facendo riferimento alla disparità storica fra sessi che ha ritardato l’ingresso delle donne in magistratura. Queste hanno avuto accesso alla magistratura in epoca posteriore rispetto agli uomini, infatti la legge che ha aperto la magistratura alle donne è del 1963. Il soggetto femminile più anziano della statistica, rientrante nella fascia più anziana, è nato nel 1955, solo otto anni prima che venisse emanata la legge in questione. Per questo motivo la vera rappresentatività del campione magistrati-scrittori sotto il punto di vista del genere può essere assunta come aderente alla realtà a partire dalla fascia 46-55 essendo quella 56-65 una fascia per così dire di transizione.

 

ETÀ

Maschio

Femmina

46 – 55

1

2

56 – 65

4

1

> 66

1

 

Tab.1

 

 

 

 

Sempre in relazione al genere vi sono due donne appartenenti alla magistratura requirente e una sola alla magistratura giudicante. Al contrario vi sono due uomini della magistratura requirente e tre della giudicante. Il magistrato over 66 non è stato inserito perché in pensione da due anni.

RUOLO IN MAGISTRATURA

Età

PM

GIUDICE

46-55

XX

X

56-65

XX

XXX

> 66

 

 

 

Tab. 2

 

 

 

 

(X = F; X = M)

La ricerca di magistrati in funzione della provenienza non è stata impeditiva, infatti si sono potuti includere quattro magistrati provenienti dal Nord, due dal Centro, due dal Sud e uno dalle Isole. I magistrati donna provengono prevalentemente dal Nord, dove hanno svolto anche i loro studi e dove esercitano la propria professione, mentre la restante proviene dal centro; non ci sono donne magistrato del Sud. I magistrati sono invece suddivisi in maniera equilibrata in relazione alla provenienza.

 

ZONA PROVENIENZA

 

NORD

CENTRO

SUD

ISOLE

46-55

X

X

 

X

56-65

XXX

X

X

 

> 66

 

 

X

 

Tab. 3

 

 

 

 

Incrociando poi i dati raccolti relativi alla zona di provenienza con il ruolo svolto in magistratura risulta che: dei quattro magistrati originari del Nord, due sono giudici e due sono pubblici ministeri; dei due provenienti dal Centro che sono entrambi pubblici ministeri; dell’unico delle Isole e dell’unico del Sud risulta che sono entrambi giudici.

 

3.3 Il tipo di strumento impiegato

Al campione appena delineato, costituito in partenza da dieci magistrati divenuto poi di nove, è stata somministrata un’intervista semi-strutturata, ovvero con domande chiuse ed aperte, utilizzando la formula del questionario.

Il questionario, eletto per ragioni di opportunità, considerate le scarse riserve di tempo dei soggetti coinvolti e le varie difficoltà logistiche che avrebbero impedito di svolgere le interviste di persona, è stato inviato ai magistrati che hanno dato disponibilità attraverso una e-mail ottenendo così una risposta differita rispetto al momento della somministrazione delle domande scritte.

Soltanto l’ultima intervista raccolta si è svolta “faccia a faccia” grazie alla spontanea disponibilità di uno dei soggetti del campione, servendo anche da raccordo in certo senso per approfondire e fare il punto sui dati raccolti nel loro complesso.

 

3.4 Struttura del questionario

         Il questionario è stato strutturato in tre dimensioni conoscitive: a) informazioni generali, b) giudice e lo scrittore, c) nessi.

            La prima dimensione conoscitiva è volta a raccogliere le informazioni che rilevano le caratteristiche del campione. Età, genere, la regione di provenienza, di svolgimento degli studi e della professione, il ruolo attuale in magistratura, le motivazioni alla base della scelta di studiare diritto e l’eventuale ulteriore formazione letteraria o artistica. Oltre a permettere una comparazione delle informazioni relative a età, genere, ruolo e regione di provenienza, incrociando questi dati è stato possibile per esempio riscontrare che gli scrittori autori di legal thriller sono pubblici ministeri per lo più provenienti dal Sud, un territorio ricco di suggestioni che si presta frequentemente come luogo di ambientazione di numerosi romanzi gialli o di mafia; mentre più in generale è diffusa la sensibilità per la componente umanistica. La domanda di chiusura di questa prima dimensione conoscitiva mira a cogliere, infine, le motivazioni che hanno spinto i soggetti intervistati a intraprendere sia gli studi giuridici e se vi sia stata nella loro esperienza formativa anche l’accostamento alle arti. Si tratta di un’informazione utile per comprendere se questi magistrati abbiano scelto la magistratura per vocazione, spinti da un anelito alla realizzazione della giustizia, e se una particolare tendenza per le arti, in particolare la sensibilità letteraria, abbia influenzato quanto meno in parte questa scelta.

            Nella seconda dimensione conoscitiva, giudice e scrittore, le domande sono finalizzate a indagare quando nasce la passione per la letteratura e per la scrittura, se la scrittura letteraria sia avvertita come esigenza, e infine lo stesso rapporto temporale tra inizio dell’attività come scrittore e come magistrato, chiedendo anche se la prima sia stata determinante per l’inizio della seconda. L’obiettivo è comprendere se, come e quanto il mestiere di giudice influenzi quello di scrittore e, viceversa, se, come e quanto il mestiere di scrittore influenzi quello di giudice. Scoprire, in particolare, la successione cronologica dell’inizio delle due attività può rivelare un legame più profondo tra diritto e letteratura che si esplica nel modo di affrontare la professione giuridica: la competenza letteraria affina la competenza tecnico-giuridica? Oppure la scrittura potrebbe essere una via terapeutica per superare le prove di umanità che si presentano al giudice ogni giorno o al contrario un mezzo per supplire alle mancanze del diritto e per sospingersi dove questo non arriva.

            Nell’ultima dimensione conoscitiva, dedicata ai nessi tra i due versanti, è stato chiesto ai soggetti intervistati di esprimere le proprie opinioni sulla relazione tra diritto e letteratura. È stato domandato in modo più diretto se l’esercizio letterario possa influenzare il mestiere di giudice, se il soggetto intervistato abbia avvertito l’influenza di ricerche in materia di Diritto e Letteratura nell’esercizio della funzione giudicante e in particolare nella redazione di provvedimenti. Per sollecitarli infine a rispondere sull’importanza o meno dal loro punto di vista di introdurre una materia come Diritto e Letteratura negli studi giuridici e sul valore della maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche. Queste domande hanno come fine principale quello di trovare conferma alla tesi dell’importanza che a una adeguata formazione tecnica si accompagni anche quella letteraria soprattutto quando la professione che si tratta di svolgere ha a che vedere con il diritto e la giustizia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 4

Le testimonianze dei giudici scrittori. I dati emersi

 

4.1 Informazioni generali

         Le informazioni ricavate dalla prima dimensione conoscitiva caratterizzano il campione: si è riscontrato che il magistrato scrittore ha dai 46 anni circa in su, che il genere non incide sulla scelta di iniziare a scrivere, che non vi è una zona nella quale gravita maggiormente, questo infatti proviene da ogni parte d’Italia e che svolge sia attività requirente che attività giudicante.

 

4.1.1 Motivazioni alla base della scelta di studiare diritto

            Alla domanda sulle motivazioni che hanno spinto i soggetti a scegliere di studiare diritto si è riscontrato che solo due soggetti hanno scelto di studiarlo per il desiderio di diventare magistrato: il soggetto n. 6 e il soggetto n. 2 che afferma che diventare magistrato è stato “un desiderio che ha iniziato a coltivare da studente liceale” perché secondo la sua opinione è “una strada per dare il proprio contributo allo Stato democratico e alla società italiana”. Il soggetto n. 3, invece, ha scelto di studiare diritto per “la passione per la giustizia”, una motivazione intermedia tra la precedente e quella di un altro gruppo di magistrati scrittori che ha scelto di studiare giurisprudenza come una sorta di compromesso: il soggetto n. 1 si aspettava materie interessanti e integratrici della propria formazione umanistica; il soggetto n. 7 che ha considerato il diritto come una buona alternativa per contemperare “la vocazione umanistica e artistica con l’esigenza di conseguire un valido titolo di studio per poter accedere a una professione”; infine il soggetto n. 8 interessato alla filosofia del linguaggio. Un’altra coppia di magistrati ha scelto di studiare diritto perché indecisi: il soggetto n. 2 per disorientamento, mentre il soggetto n. 9 lo ha scelto perché indeciso tra Matematica e Filosofia. Il soggetto n.3 risponde invece che la motivazione è stata il padre.

            Molti sono i magistrati che sono approdati alla magistratura per una scelta – non scelta. Elisabetta Mondello, in proposito, riporta nel suo articolo Il Rasoio di Occam e i magistrati scrittori di noir l’esperienza di Carofiglio che “ha rivelato di essersi iscritto alla Facoltà di Legge l’ultimo giorno utile, perché indeciso tra Medicina, Informatica, Fisica, Filosofia: alla fine aveva finito con il fare la tipica scelta di chi non ha deciso nulla e quindi vuole prendere tempo.”.[61]

            Questa indecisione però spesso si accompagna con il desiderio di completare o arricchire la propria formazione umanistica e allora la scelta di studiare diritto diventa un espediente per poter continuare a coltivare la vocazione letteraria e artistica, per ampliarla e anche per perseguire la giustizia. È possibile ipotizzare a questo punto che l’ideale della giustizia, tema ricorrente in letteratura, porta il soggetto particolarmente sensibile alla componente umanistica e forse anche un po’ pragmatico a studiare diritto prima e a farsi magistrato poi, continuando comunque a coltivare la parte letteraria. Gennaro Francione riporta dei versi di Francesco Origlia attinenti alla questione:

Perché ho indossato la toga

…Ho indossato la toga

per dare conforto

alla tua anima

lacerata

da mille soprusi,

angosciata

da mille insulti,

scandalizzata

da mille bestialità,

torturata

da mille padroni. [62]

 

Quello che risulta è un quadro nel quale le aspirazioni giuridiche e le vocazioni letterarie sono sfumate l’una nell’altra, dove non è distinguibile quale sia stata la motivazione scatenante tra le due se non come coacervo unitario. A sostegno di questa contaminazione tra anelito alla realizzazione della giustizia e tendenza pragmatica per le arti che ha determinato la scelta di studiare diritto si riportano i dati raccolti nella successiva domanda sulla ulteriore formazione letteraria o artistica: quattro soggetti su nove affermano di aver avuto una formazione artistica, ma tutti affermano in una domanda successiva che la passione per la letteratura è nata grazie alla lettura, quindi tutti hanno avuto almeno una formazione letteraria amatoriale da lettori. Ma la letteratura, come afferma Sansone attraverso le parole di Martha Nussbaum, gioca un ruolo importante sulla comprensione e sulla realizzazione della giustizia: “il leggere romanzi non ci fornirà la chiave della giustizia sociale, tuttavia esso può essere un modo per arrivare a un’idea di giustizia e alla sua applicazione nella società.”.[63]

Osservando poi le espressioni che più ricorrono nelle risposte alla domanda sulle motivazioni che hanno indotto a scegliere di studiare diritto rinveniamo: “formazione umanistica”, “desiderio”, “magistrato”, “passione”, “giustizia”, “vocazione umanistica e artistica”, “filosofia”. Quello che ne risulta, ancora una volta, è un campo semantico riconducibile sotto le voci di “Diritto” e “Letteratura”.

Il soggetto col quale si è avuta l’intervista “faccia a faccia” osserva come questa indecisione iniziale sulla scelta di studiare diritto sia normale oltre che auspicabile, infatti, continua, il diritto è una scienza sociale e in quanto tale non può portare il singolo ad affermare di essere incline a fare il magistrato al contrario di quanto potrebbe verificarsi per esempio nella scelta di iscriversi al conservatorio di chi fin da piccolo è stato un mago con le note musicali.

 

4.1.2 Influenze sulla scrittura dall’ambito del ruolo svolto

Nel campione sono presenti cinque magistrati requirenti e quattro magistrati giudicanti. La maggior parte di questi scrive gialli e noir, un soggetto della requirente scrive romanzi per lo più di formazione, infine un altro soggetto della giudicante romanzi di stampo strutturalista. Da questa prospettiva non sembrano esserci correlazioni tra ruolo svolto e tipologia di opera prodotta.

            Di sicuro però da parte dei magistrati scrittori c’è una preferenza, almeno stando ai dati del campione, per il genere giallo.

            Molti di questi autori, forti della propria esperienza giuridica, scrivendo questi romanzi spiegano, accanto alla storia principale, la realtà giudiziaria, il meccanismo di alcuni istituti e il funzionamento della giustizia italiana andando così a creare una letteratura giudiziaria utile al lettore comune, ma sicuramente formativa per lo studente di legge che si appresta ad entrare nel mondo del lavoro.  Che questo sia un tentativo di avvicinamento al cittadino - lettore, di spiegazione della propria professione, dei limiti dei propri poteri e della giustizia italiana o una modalità per evadere il velo di riservatezza che li ha da sempre contraddistinti per poter preservare la propria imparzialità e indipendenza, è difficile da stabilire. Quello che è certo però è che a una data azione susseguono degli effetti. Questi possono essere definiti come le conseguenze dell’attività letteraria, non tanto in capo a terzi, quanto quelli conseguiti dall’autore stesso. Attraverso l’esercizio letterario il magistrato scrittore sviluppa quella che M. Nussbaum chiama “immaginazione narrativa”. L’immaginazione narrativa altro non è che la capacità di immedesimarsi nei panni dell’altro, che pur essendo vietata al magistrato, chiamato a decidere le sorti dell’uomo che ha davanti, è indispensabile per un giudizio per così dire migliore, più solidale. Per un magistrato lo sforzo d’immedesimazione, sviluppato attraverso le competenze letterarie, può essere un’ancora all’umanità, per ricordargli che lui stesso, in quanto uomo, è anche fragilità, debolezza e difetti.

            È poi importante notare, ai fini di una comprensione sul perché i magistrati scrivono, che questi provengono soprattutto dall’ambito penale; infatti la maggiore difficoltà nella individuazione dei soggetti da intervistare è stata quella di scovare magistrati civilisti. Il processo penale pullula, per così dire, di materiale umano, fungendo da secoli da serbatoio di ispirazione per numerosi scrittori. Ecco che una capacità di immedesimazione susciterà emozioni tali per cui si avrà un sentimento di solidarietà sociale che porterà a interessarsi del bene di altre persone, avvicinandosi forse di più all’ideale di giustizia (vedi par. 4.3.3). Quanto appena detto però rientra ancora nelle conseguenze dell’esercizio letterario, mentre questo dato suscita anche una riflessione a monte, sul perché molti di questi magistrati scrittori provengano proprio da un ambito ricco di umanità - inumana. A questo punto si può ipotizzare che la scrittura sia una modalità terapeutica per prendere le distanze da certe logiche irrazionali e inquietanti, oppure una modalità per scandagliarle e comprenderle meglio, o ancora una modalità complementare al processo per rendere nota una verità che in questo non è stato possibile dimostrare perché mancavano le prove necessarie a tal fine anche se riconoscibile al di fuori dello schema processuale. A queste ipotesi si cercherà una risposta più avanti attraverso le parole dei soggetti intervistati. (vd par. 4.3.)

            La minoranza, quella che non si occupa del filone giallo, ma che utilizza il diritto come pretesto per un romanzo d’invenzione, per poi passare a temi più esistenzialistici, fa interrogare su quali ulteriori motivazioni possano spingere il giudice a scrivere questa diversa tipologia di romanzo. In genere queste opere sono una realtà possibile ma non verificatasi, dove un personaggio o più personaggi raccontano dalla propria prospettiva.

Di questa minoranza di autori fa parte il soggetto intervistato “faccia a faccia” il quale ha affermato che la letteratura disordina e moltiplica quello che il diritto ordina semplificando e dividendo. E forse è proprio questo il punto: l’obbligo alla razionalità, l’obbligo del dover giudicare, catalogare, classificare, definire. Il giudice come detentore ultimo della verità e della certezza. Ma il magistrato è prima di tutto un uomo, ragione e cuore.

 E allora il romanzo è la via per abbandonarsi al disordine caratterizzante la vita (che il diritto prova ad ordinare). Infatti, il romanzo in questione moltiplica e disordina attraverso i vari punti di vista dei personaggi e non aggiunge quanto non è stato possibile affermare nel diritto. Tuttavia, proprio questo tentativo di ricostruzione della realtà attraverso dei personaggi mai esistiti può far cogliere la verità attraverso il non detto e libera il giudice dal peso di dover giudicare. Peso dal quale si libera nel momento in cui prende in mano una penna per scrivere un romanzo, perché la letteratura non giudica, ma racconta con lo scopo di comprendere e approfondire un aspetto con l’attenzione che si conquista attraverso la lentezza, anche attraverso la lettura o la scrittura di un libro.

 

4.2 Giudice e scrittore

         In questa seconda dimensione conoscitiva, “giudice e scrittore”, le domande sono volte a capire se e come, attraverso le testimonianze dei protagonisti, le due attività professionali si influenzino l’una l’altra.

 

4.2.1 La passione per la letteratura

            La prima domanda è stata posta con lo scopo di scoprire come sia nata la passione per la letteratura, riscontrando che la stessa si è manifestata nei soggetti intervistati sin dalla prima giovinezza, spesso per effetto di un ambiente familiare stimolante.

            Il soggetto n. 4 scrive di aver sempre amato i romanzi, specie quelli storici. Poi la professione gli ha fatto scoprire la narrativa poliziesca che ha suscitato in lui “la curiosità di verificare quanto e in che termini fosse attendibile rispetto alla realtà criminale” che affrontava da magistrato.

            Il soggetto n. 5 aggiunge che oltre dalla lettura di romanzi, la passione per la letteratura è nata “dalla necessità di raccontare storie” che scaturivano dalla osservazione della realtà.

            Per il soggetto n. 9 la passione per la letteratura è nata come esigenza di ricerca delle emozioni, perché nella letteratura ci “sono i motori della parte irrazionale di ognuno di noi, che non è stimolata dalla letteratura tecnica”. La letteratura, poi, permette di “sognare, di riscrivere la realtà, dona ottimismo, rinforza”.

            Come già detto, tutti i magistrati scrittori hanno avuto fin da giovanissimi una particolare propensione per la lettura di romanzi stimolata dall’ambiente familiare, ma si potrebbe pensare anche in virtù di una più personale sensibilità, quanto meno in coloro che considerano la letteratura come una necessità e una esigenza.

           

4.2.2 La passione per la scrittura

            La passione per la scrittura nasce dall’esigenza di esprimere idee ed emozioni che non potrebbero trovare uno sbocco diverso, sebbene sia più spesso l’esito della possibilità di dare forma narrativa a storie immaginate e scritte per passatempo.

            Il soggetto n. 5 risponde che è nata per “esigenza di raccontare idee, emozioni che non possono essere in altro modo esposte o analizzate” così il soggetto n. 4 che, dopo aver scritto una sua biografia, si è accorto di essere “in grado di narrare delle vicende senza che fossero inquadrate in un caso giudiziario”.

            Per un altro gruppo di magistrati la passione per la scrittura è nata “per un’idea per un romanzo giallo” (soggetto n. 7) o “partendo da idee estemporanee per delle storie” (soggetto n. 2).

            Per il soggetto n. 7 è nata da bambino, durante la visione di un film di pirati: “mi esaltò quell’avventura e decisi che avrei scritto anch’io storie piene di colore, rumore, ardimento, avventura.”.

            Per il soggetto n. 6 è “un modo di occupare il poco tempo libero”, mentre per il soggetto n. 1 la passione per la scrittura, come per la lettura, è nata “leggendo e scrivendo”.

            La sensazione che se ne trae è che la scrittura sia un’attività “normale”, un passatempo come un altro che non si pone in contrasto con lo svolgimento della professione giuridica. E tuttavia è un passatempo che a ben vedere mette alla prova sul piano emozionale, per la forza propria della scrittura di scandagliare le emozioni di chi scrive, proprio come afferma il soggetto n. 5, ovvero di scoprirsi in grado di narrare storie, caratteristica che accomuna il genere umano fin dall’origine dei tempi. Caratteristica che si fa necessità umana, proprio perché da sempre l’uomo ha raccontato storie, a partire dai disegni rupestri, ai miti e alle storie raccontate oralmente di padre in figlio, fino ad arrivare alla trasmissione di queste attraverso la scrittura. “Di fondo, comunque, lo scrivere è dettato dal bisogno di espressione. E se, come diceva Aristotele, l’energia della vita è desiderio di espressione, i magistrati ne hanno a iosa di questa brama, fluente tra le loro mani, nelle loro teste, nei loro cuori, attraverso gli occhi ricolmi d’immagini di un’umanità dolente, lacerata, patologica su cui essi sono costretti ad emettere un giudizio.”[64]

 

4.2.3 La scrittura come esigenza

            Alla domanda particolarmente diretta, se scrivere sia un’esigenza, quasi la metà dei soggetti intervistati risponde per lo più negando il presunto “bisogno di scrivere”, ma nel farlo lascia trapelare qualche contraddizione. Stando ai dati, abbiamo rilevato: due risposte secche in negativo (due “no” categorici da parte dei soggetti 3, 6); una risposta che interpretiamo anch’essa come negativa, “è più una voglia” del soggetto 2; e una che ne chiarisce ulteriormente il senso, mettendo in chiaro la distanza tra le due attività di magistrato e di scrittore: “in certi periodi lo è stato” dice il  soggetto 4 e continua: “essendo un esercizio mentale molto faticoso, passo periodi di scarsa vena, a cui seguono altri più fecondi”, puntualizzando “sempre condizionati però da quanto tempo ed energie mentali il lavoro, quello vero, mi lasciano”. Più risoluta la risposta affermativa dei soggetti 5 e 9, che rispondono con un “si”, ma soprattutto quella del soggetto 1 che afferma che la scrittura è “nutrimento piuttosto, un giorno senza libri (e senza avere scritto neppure un rigo) è un giorno inutile” e del soggetto 7 che afferma “No. Di più. Una necessità assoluta.”.

            Cinque magistrati su nove avvertono quindi la scrittura come esigenza, ma, analizzando più in profondità questa risposta, e chiedendone un ulteriore commento al soggetto 9, intervistato faccia a faccia, non si tratterebbe di una esigenza come può essere il nutrimento o il riposo, bensì di “una esigenza irregolare, inquieta, che sorge a causa di una particolare situazione emotiva in grado di evolvere anche grazie o soprattutto grazie alla scrittura”. Il clima produttivo di questa esigenza, ci dice, “è un misto di delusione e stizza unito a una giusta distanza che permette di percepire, non troppo né troppo poco”. C’è da chiedersi, pertanto, se e quanto in realtà l’esercizio letterario non sia determinante nel coltivare la sensibilità del magistrato.

            Circa le contraddizioni cui si faceva riferimento, esse riguardano il confronto tra le affermazioni appena espresse e le risposte alle domande successive. Per esempio, il soggetto 2 parla della scrittura “come una voglia” salvo poi affermare, nella domanda successiva, che la scrittura influenza la sua professione, che – attenzione – non ha eletto idealmente, ma si è “ritrovato a fare”, “perché produce una qualche forma di distacco dalle cose e dalle esperienze”. La scrittura è una forma di evasione dal mestiere ritenuto non gratificante o meglio uno strumento per mettere distanza tra sé e il proprio lavoro, per tenersi saldi al di qua del confine, per proteggersi da situazioni potenziali che possono riguardare ogni essere umano, per differenziarsi dalle logiche inumane con le quali il magistrato è costretto a confrontarsi ogni giorno. Ma allora, scrivere letteratura potrebbe svolgere sebbene in modo latente una funzione terapeutica? Non si tratta pertanto solamente di acquisire una migliore capacità di scrittura, una migliore capacità di rendere chiara la legge al cittadino, come dichiarano i soggetti intervistati. Viene da chiedersi se effettivamente i magistrati siano consapevoli delle conseguenze positive prodotte su di loro dalla letteratura.

            Altra contraddizione è tra scrittura come “modo di occupare il tempo libero” e scrittura come “esercizio mentale molto faticoso”. Un passatempo per definizione è una occupazione gradevole e poco impegnativa, quindi potrebbe essere una esigenza mascherata da passatempo. (Si tratterà della questione scrittura come passatempo nel paragrafo successivo)

 

 4.2.4 Prima la letteratura o la magistratura?

In questa ultima domanda della seconda dimensione conoscitiva è stato richiesto di indicare se l’attività di scrittura è iniziata prima o dopo l’attività in magistratura.

Sei magistrati su nove dichiarano di aver iniziato a scrivere prima di esercitare la professione di magistrato. Di questi sei la metà afferma di non essere influenzato nel suo lavoro giuridico dall’esperienza come scrittore.

            Soprattutto in questa domanda si è riscontrato che i magistrati tendono a separare l’esercizio letterario dalla professione come se non vogliano o non possano ammettere che l’essere scrittori influenzi l’essere magistrato. Dei tre che ammettono l’esistenza di una influenza, poi, occorre tenere conto del fatto che uno di questi è il soggetto 1, l’unico a riconoscere nella letteratura lo sviluppo della “immaginazione narrativa”, valutandola nei termini espressi da Martha Nussbaum, ma è in un certo senso protetto dalla sua condizione di pensionato; un altro è il soggetto n. 2 che non si è mai sentito magistrato, ma si “è trovato a farlo” e il soggetto n. 7 che ne fa solo una questione di miglioramento della capacità di scrittura.

Il soggetto n. 9, al quale è stato anche chiesto se c’è diffidenza da parte dei colleghi verso coloro che scrivono, ha risposto che non è solito parlare con i colleghi del suo lato letterario, dei suoi interessi e dei suoi libri, manifestando anche particolare fastidio nei confronti di coloro che si congratulano lungo i corridoi del tribunale per aver saputo della pubblicazione di un suo romanzo. Il fastidio sarebbe dovuto alla percezione che non vi sia un interessamento autentico da parte dei colleghi, né curiosità o attenzione al contenuto del libro. E dello stesso tono è la critica mossa anche da altri magistrati scrittori.

Che sia una forma velata di disapprovazione o di invidia nei confronti di coloro che potrebbero apparire come dei “dissidenti” del formalismo? Che vi siano in effetti due categorie di magistrati, una antiletteraria dalla quale la letteraria nascente deve proteggersi? I magistrati scrittori rappresentano una minoranza che si espone tentando un equilibrio difficile tra messa in gioco del proprio essere intero e chiusura della propria sfera emotiva in una dimensione intimistica solitaria. Così rischiano, ma scommettono anche sulla possibilità di imparare a prestare maggiore attenzione, come il vero scrittore che indaga la realtà del mondo umano attraverso una conoscenza verticale, attraverso la lentezza.[65]

            In ogni caso, come visto, un certo grado di consapevolezza circa il valore della letteratura come strumento di crescita umano e psicologico è presente ed è rinvenibile lungo il corso delle interviste (vd. par. 4.3).

            I magistrati che hanno iniziato l’attività come scrittore dopo l’inizio dell’attività da magistrato sono tre, di cui uno incerto se rispondere di aver iniziato prima o dopo, perché “ho sempre sognato, sin da giovanissimo, di diventare uno scrittore; sogno che per anni è stato sommerso dalla mia professione di magistrato”.

            Di questi tre, che hanno iniziato a scrivere dopo l’inizio della carriera da magistrato, due hanno affermato che questa professione è stata determinante nella scelta di iniziare a scrivere. Il soggetto n. 8 afferma che “la trama per il giallo che avevo in testa si dipanava dentro gli uffici giudiziari” e il soggetto n. 3 scrive che “l’essere un inquirente ha liberato il mio desiderio di narrare vicende e di intrattenere lettori, di costruire mondi, ideare personaggi, di inventare storie che se non vere, siano verosimili.”. L’influenza del giudice sullo scrittore consiste nell’essere per così dire spronati dal contesto, dalla situazione, ma il letterario è già presente nei giudici scrittori. Infatti, anche alcuni dei magistrati che hanno iniziato a scrivere prima di diventare magistrati hanno scritto che il loro essere giudici ha influenzato il mestiere dello scrittore fornendo “strumenti per descrivere meglio le indagini” (soggetto n. 5) oggetto dei romanzi.

Nelle risposte si leggono termini come “vicende umane”, “vere o verosimili” che ancora una volta, anziché allontanare i due mondi, li avvicinano.“Per la verità si deve riconoscere che in ogni magistrato v’è uno scrittore atteso ché egli deve sempre analizzare a dovere e riferire, in ogni procedimento, le vicende umane che cadono sotto la sua osservazione, passando necessariamente attraverso le tradizionali fasi logiche della narrativa del fatto, della motivazione del giudizio e del dispositivo finale del provvedimento adottato.”[66]

 

 

4.3 Nessi

Le informazioni ricavate in questa ultima dimensione conoscitiva sono volte a comprendere le opinioni dei soggetti intervistati sulla relazione tra diritto e letteratura.

 

4.3.1 L’influenza dell’esercizio letterario sul mestiere di giudice

            La prima domanda di questa dimensione conoscitiva è stata posta per scoprire se secondo i magistrati scrittori l’esercizio letterario possa influenzare il mestiere di giudice. A questa domanda in sei hanno risposto in maniera affermativa contro tre che hanno risposto in maniera negativa.

È stato poi richiesto in quale modo l’esercizio letterario influenzi il mestiere di giudice: quello che ne è risultato può essere brevemente riassunto sotto tre punti che si svilupperanno di seguito: a) una maggiore comprensione della natura umana; b) una maggiore capacità di esporre il proprio pensiero attraverso un linguaggio e una scrittura chiara e c) consapevolezza dei limiti del diritto e della fallibilità della ricerca della verità.

 

a)      Comprensione della natura umana

Per il soggetto n.1 il “background culturale” influisce sulla “comprensione della dimensione umana”, il soggetto n. 2 invece ipotizza che l’esercizio letterario possa contribuire a una “maggiore empatia con le persone”. Per il soggetto n. 4, “la letteratura è una buona segnalatrice di errori”, mentre il soggetto n. 5 afferma che le competenze letterarie “aiutano ad analizzare meglio situazioni, personaggi, emozioni così nella vita di magistrato si può essere ancora più attenti alle persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno”. L’esercizio letterario permette al giudice di scandagliare meglio la natura umana. Ancora, a tal proposito, Nussbaum”: “I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda soltanto grazie alla logica e al sapere fattuale. La terza competenza del cittadino, strettamente correlata alle prime due, è ciò che chiamiamo immaginazione narrativa. Vale a dire la capacità di pensarsi nei panni di un’altra persona, di essere un lettore intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni, le aspettative e i desideri.”[67] I magistrati scrittori hanno consapevolezza dell’influenza dell’esercizio letterario e di come la letteratura e il diritto dovrebbero contemperarsi: l’una come limite all’eccessivo tecnicismo, l’altra come freno all’eccessiva immedesimazione nei panni del criminale.

 

b)      Maggiore capacità di esporre il proprio pensiero attraverso un linguaggio e una scrittura chiara

Un altro aspetto che si è riscontrato dalle risposte dei magistrati scrittori è che l’esercizio letterario è in grado di influenzare la capacità di imparare a scrivere in maniera ostensibile. La lingua infatti è “il grande portone attraverso il quale tutto il diritto entra nella coscienza degli uomini e serve a rivelare la primaria funzione della regola giuridica, che è quella di assicurare, secondo la lezione delle teorie istituzionali (alla santi Romano), la coesione del gruppo sociale e la sua stabilità nel tempo, dove s’insedia il bisogno (se non proprio il principio) di certezza del diritto, come sua <<specifica eticità>>, secondo il noto aforisma di Flavio Lopez de Onate.”[68]

            L’esigenza di comunicare e far capire quello che si vuole esprimere è una preoccupazione di una parte dei magistrati, in particolar modo di coloro che affiancano alla professione giuridica l’attività di scrittura. Sempre alla stessa domanda, le modalità con le quali l’esercizio letterario influenza il mestiere di giudice, il soggetto n. 2, un po’ titubante, afferma di aver imparato a scrivere meglio, l’intervistato n.7, più sicuro di sé, aggiunge: “farei frequentare ai miei colleghi scuole di scrittura creativa. Se non altro per approfondire i temi della logica espositiva. Certo non per inventare storie, ci mancherebbe!” criticando il vezzo del “giuridichese”. La letteratura contro il “giuridichese”[69], contro il linguaggio diverso da quello comune, usato dai giuristi solo per rivendicare la nobiltà della professione. Eppure, le sentenze italiane “si aprono con la formula “In nome del popolo italiano”: esse sono pronunciate e scritte in nome del medesimo popolo al quale ne viene preclusa, di fatto, la comprensione.”[70] Come afferma il soggetto n. 4 dopo aver iniziato a scrivere ha cominciato “a riflettere sul lessico giudiziario, sul rapporto che i giuristi hanno con chi legge i loro scritti, sui moduli comunicativi che adottiamo quando scriviamo.”. Sempre il magistrato n.4 riflette, dicendo: “E ho pensato che occorre una profonda modifica del modo in cui esponiamo le nostre tesi o decidiamo i casi che dobbiamo giudicare. A volte mi è capitato di pensare che scriviamo quasi in odio a chi ci deve leggere. Invece narrare significa rivolgersi a un amico, il lettore. Ebbene dovremmo essere più amici di chi ci legge, perché in definitiva essi sono quel popolo, in nome del quale esercitiamo giustizia.”.

 Chiaramente è impossibile depurare il linguaggio giuridico da ogni tecnicismo, infatti come ogni settore anche il diritto ha una sua terminologia specifica per indicare alcuni istituti propri, ma è necessario eliminare i tecnicismi non necessari a favore di una maggiore chiarezza espositiva. Infatti “gli pseudotecnicismi raggelano, ostacolano la comprensibilità, circoscrivono (senza che ve ne sia una necessità tecnica) la comunicazione ai soli specialisti.”[71] Sempre Carofiglio fa notare come il giuridichese, nascondendosi dietro la sua parvenza di sacralità discendente dai processi dell’antica Roma, sia in realtà “una lingua sacerdotale e stracciona in cui formule misteriose e ridicole si accompagnano a violazioni sistematiche della grammatica e della sintassi”[72]. Dello stesso avviso è Salvatore Satta[73] che ha definito questi tecnicismi come “frutto di orgoglio e poca voglia di esercitare il pensiero, poiché è infinitamente più facile inventare una irrealtà che intendere la realtà”[74] e allo stesso tempo ha espresso la sua opinione riguardo la formazione del giurista: “Più l’arco della vita piega, più sento che a formare il giurista occorrono due cose che, nella dovuta misura, raramente si possono raggiungere nel breve tempo che ci è concesso: cultura ed esperienza. Senza l’una e senza l’altra, si potrà essere professori, ma non giuristi. Se non si è letto Dante, ad esempio, se non si è ricreato il proprio spirito in Dante, non si può chiamarsi giuristi. Questo finirà con l’inimicarmi molti colleghi, ma è così. Se uno studente mi chiedesse che cosa deve fare per diventare giurista, lo rimanderei alla lettera che Gargantua scrisse al figlio Pantagruele quando si avviò agli studi nella città di Parigi: c’è a mio modo di intedere, in quella lettera tutta l’essenza di quello che con perfetta parola si è chiamato umanesimo. Il giurista è (o sarebbe!) il vero umanista del nostro tempo, assai più del filosofo e del letterato”.[75]

Un aneddoto derivante dall’intervista “faccia a faccia” sul tema della pigrizia mentale di chi si ostina a parlare in “giuridichese”: “il sarò telegrafico” molto in voga tra i giuristi, dice il magistrato, è un’espressione anacronistica, infatti quanti di coloro che la utilizzano hanno effettivamente visto e adoperato il telegrafo?

 

c)      Consapevolezza dei limiti del diritto e della fallibilità della ricerca della verità

Il soggetto n. 2 aggiunge alle risposte sopra riportate che l’esercizio letterario ha generato in lui “un maggiore distacco e disincanto rispetto al risultato del processo”. Risultato del processo che dovrebbe coincidere con la verità, ma che in pratica è una verità processuale condizionata dalle sue regole.

La ricerca della verità è un anelito che alligna nell’animo umano dalla notte dei tempi. La definizione stessa di verità sfugge dalla possibilità di essere spiegata se non con tautologie e a più riprese è stata identificata con esseri divini o anche con la Giustizia. Oltre ad essere di difficile comprensione, la verità e la giustizia sono utopie presenti in misura maggiore o minore in ogni uomo. Il primo punto di contatto tra diritto e letteratura consiste nel voler entrambe perseguire questi ideali: il diritto codificando la realtà, dando certezza, cercando di risolvere problemi, mentre la letteratura esplorando, narrando casi concreti e mettendo in luce problemi spesso senza dare risposte.

Il romanzo in questo caso sembra avere una funzione suppletiva al diritto, classificabile come romanzo civile.

Andando a sondare le opere di questi autori però, si intravede qualcosa di più. Alcune opere di questi autori magistrati sono state inserite all’interno della corrente letteraria “New Italian Epic”. Questo è un genere un po’ controverso che accomuna diverse tipologie di opere di autori che utilizzano tutto quanto pensano sia giusto e serio. Scrive infatti Wu Ming[76] che “i due aggettivi non sono scelti a caso. Le opere del New Italian Epic non mancano di humour, ma rigettano il tono distaccato e gelidamente ironico da pastiche postmodernista XIV. In queste narrazioni c'è un una presa di posizione e assunzione di responsabilità, che le traghetta oltre la playfulness obbligatoria del passato recente, oltre la strizzata d'occhio compulsiva, oltre la rivendicazione del "non prendersi sul serio" come unica linea di condotta. Va da sé che per "serio" non s'intende "serioso". Si può essere seri e al tempo stesso leggiadri, si può essere seri e ridere. L'importante è recuperare un'etica del narrare dopo anni di gioco forzoso. L'importante è riacquistare, come si diceva al paragrafo precedente, fiducia nella parola e nella possibilità di "riattivarla", ricaricarla di significato dopo il logorìo di tòpoi e clichés.”[77]

Il fatto che magistrati, professionisti della parola, prendano parte a un movimento letterario che vuol far riacquisire fiducia nella parola, che attraverso di essa vuole costruire una responsabilità, fa riflettere. Le parole e la responsabilità, sono termini ricorrenti nel diritto e letteratura, forse i magistrati scrittori hanno colto questa esigenza di recupero della cultura che riguarda tutti, facendosene carico. D’altronde il periodo storico che stiamo vivendo è un periodo caratterizzato dalla disgregazione di ogni valore del passato che non è rimpiazzato dal nuovo, dall’assenza di punti di riferimento, da una condizione culturale depressiva, dalla sostituzione della parola con l’immagine. Ed è anche vero che per il magistrato è importante, oltre che doveroso, astenersi da schieramenti politici, mentre una volta indossata una maschera letteraria può dire quanto non può essere detto da un togato.

 

4.3.2 L’influenza di scritti e ricerche di Diritto e letteratura nella redazione di un provvedimento

Abbiamo riscontrato che cinque magistrati su nove, nell’esercizio della funzione giudicante e in particolare nella redazione di un provvedimento, hanno avvertito l’influenza di scritti e ricerche in materia di Diritto e letteratura.

            Alla domanda sulla modalità con la quale avviene l’influenza sulla redazione di provvedimenti i soggetti hanno risposto così: il soggetto n. 1 ha citato una frase di Noventa “un uomo libero si riconosce anche quando chiede un bicchier d’acqua”, aggiungendo che, pur essendo una frase utilizzata in passato per distinguere un fascista da un uomo libero, “la si può usare anche per distinguere un giudice che legge da un giudice che non legge, un medico che scrive da un medico che non scrive. Ma nessuno sa dire come chiede un bicchier d’acqua un uomo libero.”. Il soggetto n. 4 invece rimanda alla risposta precedente ovvero è influenzato nella qualità della scrittura e nella comprensione della natura umana; il soggetto n. 5 afferma che “testi dottrinali o giurisprudenziali sono utilizzati abitualmente quando si scrive ad esempio una richiesta di misura cautelare o un appello, per motivare meglio i gravi indizi di reato, o per dare più fondamento ad un’interpretazione piuttosto che ad un’altra.” Il soggetto n. 6 ritiene che l’influenza sia nella qualità della scrittura, mentre il soggetto n. 8 confessa di avere come punto fermo nella redazione dei suoi provvedimenti Porte aperte di Leonardo Sciascia.

Nel film di Gianni Amelio ispirato al libro di Sciascia il giurato popolare, mentre è in Camera di Consiglio, dove si sta decidendo se applicare la pena di morte, interviene dicendo: “tutta la vostra conoscenza delle leggi non mi basta. La mia vita è stata molto differente dalla vostra.”. Il giurato popolare è un agricoltore con la passione per la letteratura coltivata grazie alla libreria ereditata contenente oltre settemila volumi, tra cui un Doestoevskij contenente un passo che descrive le sensazioni del decapitato. Il film si conclude con il giudice a latere contrario alla pena di morte che rivolgendosi al giurato popolare dice:” L’imputato certo non immagina che deve momentantaneamente la sua vita a un libro. Capacità di immedesimazione nell’altro, responsabilità, umanità come forma di razionalità che è in grado di fare giustizia al contrario della paura, che produce violenza, vendetta, reazioni istintive.

 

4.3.3 Importanza della introduzione negli studi giuridici dello studio di Diritto e letteratura

Alla domanda sulla importanza dell’introduzione della materia Diritto e letteratura negli studi giuridici sei magistrati su nove hanno risposto affermativamente e con entusiasmo.

Il soggetto n. 1, dicendo che è una “bella idea”, rimanda ai suoi scritti, che non saranno citati per proteggere l’anonimato, ma nei quali scrive che il Diritto e letteratura è un ambito comparatistico molto interessante che consente al giurista di poter avere una migliore comprensione del diritto. Il diritto è una grata divenuta ormai troppo debole per contenere il flusso della vita e necessita della letteratura per essere rimpolpata alla luce di una fraternità che consenta davvero la partecipazione di ogni individuo.

Il soggetto n. 2 richiama, nella sua risposta, il concetto di responsabilità: l’introduzione dello studio di diritto e letteratura negli studi giuridici è utile per “scrivere atti, provvedimenti o lavori di ricerca con stile più semplice e con maggior senso di responsabilità per le parole che si spendono” e per “valutare i comportamenti e capire le persone”.

Il soggetto n. 4 ritiene “essenziale che chi giudica sia aperto al mondo, conosca non solo le scienze, ma anche le arti, che impari come si espone un pensiero, come si affronta un’emozione, come la si rende nero su bianco, come si esplora la mente e come si interpretano le reazioni dell’anima umana. E - la cosa più importante - come ci si può immedesimare negli altri, nei loro pensieri, sogni, sentimenti, speranze e timori.”

Il soggetto n. 5 reputa importante l’introduzione negli studi giuridici dello studio di diritto e letteratura per fornire “spunti di riflessione per fare il lavoro di magistrato in modo più consapevole”.

Il soggetto n. 6 lo considera importante per una questione di logica espositiva e di chiarezza argomentativa.

Il soggetto n. 9 afferma che il “giurista è uno scrittore e il diritto è parola”. Vista la base comune è di vitale importanza che la scrittura sia insegnata: gli studenti una volta usciti dall’università si troveranno ogni giorno, più volte al giorno, a dover lavorare con la parola attraverso la scrittura dopo aver abbandonato la pratica per tutto il periodo universitario. Altra capacità indispensabile per un giurista è la riassunzione dei fatti, che può essere sviluppata sempre grazie a una formazione letteraria. Più nello specifico, il soggetto n. 9 introdurrebbe negli studi giuridici tre moduli: un primo incentrato sul noir, un secondo sul romanzo civile e un terzo sul romanzo d’invenzione che tratta di storie apparentemente realistiche che con la giustizia hanno una parentela di pretesto.

La minoranza, quella che non ritiene importante l’introduzione dello studio di Diritto e letteratura negli studi giuridici motiva la risposta adducendo la non significatività della stessa e la libertà del singolo per la scoperta e la coltivazione della passione per la letteratura. A tal riguardo, schierandomi dichiaratamente con la maggioranza, vorrei fare una osservazione: quello che sostengono i magistrati della minoranza può essere vero per coloro che non intraprendono gli studi universitari o per coloro che, per esempio, scelgono facoltà strettamente scientifiche, anche se, anche per questi nutro perplessità. Tuttavia, per facoltà come Giurisprudenza lo sviluppo di competenze umanistiche è essenziale. Il diritto è una scienza sociale, che in quanto tale studia l’uomo e la società, la sua nascita e lo sviluppo, le relazioni umane. Il processo giuridico o meglio la giustizia terrena, emblema della regolazione dei rapporti tra uomini in una società per una pacifica convivenza, nasce con Oreste, come racconta Eschilo nella sua tragedia Orestea. Oreste è inseguito dalle furie vendicatrici per aver ucciso la madre per vendicare suo padre, quando interviene Atena, dea della ragione, che chiede alle Erinni, dee terrene della vendetta, di interromperla in cambio di un posto nell’Olimpo sotterraneo come dee benevole. Questa tragedia di oltre 2500 anni fa illustra come il diritto abbia posto fine alla violenza attraverso un gioco di parole da Erinni a Eumenidi, da vendicatrici a benevole. Questo per dire che, se anche in generale è possibile affermare che la letteratura vada scoperta senza costrizioni, in alcuni casi è un dovere affinare le competenze umanistiche, le uniche in grado di riempire le parole di umanità e di responsabilità, di dovrà andare ad operare con queste sulla vita di tutti.

 

4.3.4 Valore di una maturazione di competenze umanistiche

A conclusione del questionario è stato domandato il valore della maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche ed abbiamo riscontrato che effettivamente anche per i magistrati scrittori è importante che a una adeguata formazione tecnica si accompagni anche quella letteraria. In questa domanda, contrariamente a quanto avvenuto sopra, le risposte concordano tutte nell’affermare il valore delle competenze umanistiche, anche quelle dei magistrati che nella risposta precedente hanno sostenuto che non fosse importante l’introduzione negli studi giuridici dello studio di Diritto e letteratura. Tra questi il soggetto n. 3 afferma che le competenze umanistiche sono “imprescindibile prerequisito”, il soggetto n. 6 che “sono fondamentali, ma dovrebbero derivare dagli studi liceali”, infine il soggetto n. 8 che “le competenze umanistiche migliorano l’esposizione per iscritto, lo studio del latino migliora l’uso della logica, ma una solida preparazione scientifica serve a tutto il resto.”

Tra i magistrati scrittori che nella risposta precedente hanno risposto affermativamente troviamo il soggetto n. 1 che scrive:” perché ne parliamo al condizionale? Già i Romani studiavano Retorica e Diritto nelle stesse scuole. E Manzoni era esperto in Letteratura come in Diritto.”, mentre il soggetto n. 2 osserva che “la formazione umanistica serve per qualsiasi mestiere”. Per il soggetto n. 4 è importante che il magistrato dedichi un po’ del suo tempo libero alla narrativa (non solo a quella poliziesca, ovviamente; anche un libro di amore o avventura, di fantasia o di satira vanno bene) perché giudicherà meglio poiché sarà un uomo più sereno, più appagato e più completo.”. E lo farà perché sarà in grado di immedesimarsi nell’altro, di capire, di sentire lo stato d’animo di chi ha di fronte, perché il giudice umanista sentirà la necessità di applicare il principio francese della Fraternité che consente di applicare la legge in maniera diseguale per aiutare i deboli. Il soggetto n. 5 infatti afferma che “gli studi umanistici servono a conferire maggiore spessore culturale a chi deve occuparsi dei temi più vari di cui si occupa la magistratura, applicati a situazioni concrete e a esseri umani che devono non solo giudicati, ma anche capiti.” Per il soggetto n. 7 le competenze umanistiche sono “essenziali”. Il sapere tecnico è necessario, ma se fine a se stesso diventa un cumulo di nozioni che un giovane magistrato può anche padroneggiare, ma che non è in grado di far interagire. Il diritto, anche e soprattutto il diritto positivo, vale a dire le leggi che noi quotidianamente applichiamo, costituisce un sistema complesso che merita di essere conosciuto nella sua interezza, e non può ridursi a mera applicazione di norme sganciate dal contesto nel quale furono volute dal legislatore e dalla loro evoluzione storica. Il diritto non è un algoritmo. E non può essere risolto – e nemmeno misurato – su base di algoritmi o piattaforme. Per fortuna.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Conclusioni

 

 

Giunti alla fine di questa piccola ricerca, assolutamente non esaustiva nei dati, non ricomprendendo è bene ribadirlo tutti i magistrati scrittori presenti nel panorama italiano che svolgono contemporaneamente la professione di giudice e il mestiere di scrittore, è arrivato il momento di “tirare le somme”. Operazione, questa, matematica e forse riduttiva: ottenere un risultato da una semplice somma potrebbe non rendere l’effettivo valore del tutto, da valutare invece in funzione del collegamento di una parte con l’altra. Così come andare a definire i motivi per i quali i giudici scrivono romanzi potrebbe essere limitante, proprio come l’etimologia di “definire” ci indica. Fra l’altro la sensazione avuta durante la stesura e la ricognizione dei dati è stata ogni volta quella di incompleta comprensione: nel momento in cui pensavo di aver colto, improvvisamente una nuova informazione, come una nuvola a ciel sereno, mi faceva dubitare di non riuscire a visualizzare un cielo terso e azzurro, rendendo impossibile di fatto la compilazione di un elenco che fosse esaustivo nei motivi che spingono i magistrati a scrivere.

Mi limiterò, per questo, a fornire gli aspetti che più mi hanno colpita.

L’aspetto umano, la disponibilità, l’apertura ai bisogni dell’altro, constatabili anche in piccoli fatti (mi riferisco per es. al fatto che nove soggetti su dieci hanno risposto al questionario) sono indice di attenzione, di saper capire e di sapersi immedesimare in chi si ha di fronte. Contro una situazione che spinge sempre di più verso l’annientamento delle emozioni e delle relazioni umane, verso l’impoverimento della potenza espressiva della parola, a favore di una ossessiva ricerca del profitto, del soddisfacimento egoista dei capricci individuali, i magistrati scrittori hanno imbracciato la penna. Chi per spiegare il funzionamento della giustizia, chi per imparare a scrivere meglio, chi per scandagliare le proprie emozioni, chi per distaccarsi dalle logiche irrazionali e parossistiche, chi per passatempo, chi per voglia di raccontare è più o meno rilevante. Quello che è impossibile non notare è la benefica ricaduta della letteratura sulla modalità di porsi in relazione con l’altro, sulla capacità di responsabilizzare, su quella di umanizzare, che al contrario della logica economica, alimenta la solidarietà, la fraternità, la partecipazione.

La cultura umanistica assume, quindi un valore indispensabile e imprescindibile soprattutto nella formazione di chi deve operare con le parole nella vita di altre persone modificandola e stravolgendola. E nonostante manifestino qualche reticenza a esporsi, i magistrati che ho contattato sembrano sentirne la consapevolezza. Ciò che mi sembra essere più importante.

Vorrei per questo concludere con una frase del film di Gianni Amelio Porte aperte ispirato dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia già citato in precedenza.

“L’imputato certo non immagina che deve momentantaneamente la sua vita a un libro.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

 

 

Saggi

 

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Romanzi

 

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CAPPONI B., Chi nasce quadro può morire tondo, Versus. Giuristi raccontano, Novecento editore, 2013

 

CAROFIGLIO G., La regola dell’equilibrio, Einaudi, Torino, 2014

 

CENDON P., L’orco in canonica, Gli specchi, Marsilio, 2015

 

FERRO M., Misericordiae 8.38, Versus. Giuristi raccontano, Novecento editore, 2013

 

NAVARRA M., Solo la verità, Versus. Giuristi raccontano, Novecento editore 2015

 

 

Articoli

 

CASUCCI F., Etica, Letteratura Diritto

 

D’ALESSIO S., Giuristi romanzieri di diritto, Intrecci tra Kafka e avvocati alle prese col diavolo, in ITALIA OGGI, 21 ottobre 2013

 

DE MAURO T., Grande dizionario italiano dell’uso, vol. III, UTET, Torino, 1999, p. 249

 

FARALLI C., Le origini di diritto e letteratura nel realismo americano, Materiali per una storia della cultura giuridica, a. XLII, n.1 giugno 2012, p.81-82

 

MAGRIS C., Paolo Cendon, il diritto dei deboli ispira la letteratura, Il Corriere, 27/02/2017

 

MINDA G., Teorie postmoderne del diritto, Bologna: il Mulino, 2001, p. 247

 

MITTICA M. P., Cosa accade al di là dell’oceano? Diritto e letteratura in Europa, Anamorphosis, 2015, p.25

 

MITTICA M.P., SANSONE A., Diritto e letteratura in Italia. Stato dell’arte e riflessioni sul metodo, Materiali per una storia della cultura giuridica, 2009, p 273

 

MITTICA, M.P., SANSONE A., Diritto e letteratura. Storia di una tradizione e stato dell’arte, ISLL-Italian Society for Law and Literature, p. 2-3

 

MONDELLO E., Il Rasoio di Occam e i magistrati scrittori di noir, Bollettino di italianistica, 1/2015, p. 136

WU MING, New Italian Epic 2.0

 

 

Filmografia

 

      AMELIO G., Porte aperte, Italia, 1990

 

 

 

Sitografia

 

Circolo dei lettori Perugia, da Facebook

http://corpifreddi.blogspot.it/2010/08/linvestigatore-criminologo.html

http://fldpalmi.wixsite.com/fldpalmi

http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2015/10/27/news/il-giudice-stefani-ricoverato-per-un-grave-malore-1.12342407

http://giustiziaastrisce.blogspot.it/

http://insufficienzadiprove.blogspot.it/2011/12/nino-filasto-intervista-su-visto-n28-18.html

http://lecodellavalbormida.blogspot.it/2016/02/il-magistrato-fiorenza-giorgi-relatore.html

http://mesthriller.it/speaker/roberto-riccardi/

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http://www.antiarte.it/eugius/

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http://www.comunicati.net/comunicati/turismo/varie/30110.html

http://www.festivaletteraturemigranti.it/speaker/francesco-maino/

http://www.festivalkrimi.com/giancarlo-de-cataldo/

http://www.fondazioneromano.it/FGR/images/stories/Blog/Prolusione_Felice_Casucci.pdf

http://www.giunti.it/autori/antonio-fusco/

http://www.gruppotv7.com/ireporter/Notizie_e_politica/padova/2014/06/20/ITALIA_PAESE_DELLE_LEGGI_AD_PERSONAM__124233.html

http://www.h24notizie.com/2015/12/minacce-al-giudice-di-latina-guido-marcelli-si-pensa-alla-protezione-tribunale/

http://www.iustitia.it/archivio/17_settembre_10/documenti/apertura_g.htm

http://www.labandadeglionesti.org/

http://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2016/09/20/news/a-cagliari-roberto-delogu-presenta-l-amore-come-le-meduse-1.14129006

http://www.lawandliterature.org/

http://www.lawandliterature.org/index.php

http://www.neapolisroma.it/intervista-gianluca-arrighi-scrittore-noir/

http://www.novecentoeditore.it/umberto_apice.php

http://www.oggi.it/people/vip-e-star/2013/02/22/paola-di-nicola-la-giudice/

http://www.quotidianogiuridico.it/rubriche/domenicale

http://www.radiobombo.com/notizie/64712/magistrati-romanzieri-la-biblioteca-di-trani-ospita-oggi-francesco-caringella

http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ba7efbfc-1c03-4611-abad-1ca6ad0a09e3.html

http://www.riccardo-targetti.it/

http://www.sanremonews.it/2017/11/24/sommario/insider/leggi-notizia/argomenti/eventi-1/articolo/ospedaletti-sabato-primo-appuntamento-per-e-tempo-di-libri-protagonista-alberto-pezzini.html

http://www.studiocapponidifalco.com/studio/index.php?option=com_content&view=article&id=4&Itemid=4

https://astreasentimentidigiustizia.com/

https://astreasentimentidigiustizia.com/chi-siamo/

https://gialloluna.com/2015/02/23/al-tribeca-di-ravenna-antipasto-in-tre-portate-di-gialloluna-2015/

https://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Cantone

https://noiritaliano.wordpress.com/2012/10/02/noir-italiano-incontra-piergiorgio-di-cara/

https://sledet.com/2017/02/20/intervista-allavvocato-penalista-e-scrittore-leonardo-mastia/

https://www.corriereadriatico.it/fermo/fermo_otello_lupacchini_nuovo_procuratore_generale_di_catanzaro-3473302.html

https://www.facebook.com/FestivalLetteraturaeDiritto/

https://www.filodiritto.com/articoli/2014/09/le-arti-figurative-tra-storia-e-diritto.html

https://www.fizzshow.com/filippo-danovi/

https://www.illibraio.it/simonetta-agnello-hornby-599927/

https://www.labandadeglionesti.org/

https://www.osservatorio-oci.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=310&tmpl=component

https://www.rotaryrimini.org/2015/07/24/giovedi-23-luglio-2015-avv-davide-vicari-il-drago-di-dihuk/

https://www.sololibri.net/Intervista-a-Michele-Navarra.html

www.novecentoeditore.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Appendice: Le interviste raccolte

 

Intervista n. 1

 

  1. Informazioni generali

 

  1. Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

·         Nord X

·         Centro

·         Sud X

·         Isole

 

 

  1. Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·         Nord

·         Centro

·         Sud X

·         Isole

 

 

  1. Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

L’aspettativa di materie interessanti e integratrici della mia formazione umanistica.

 

  1. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

 

Sì X                No

 

4.1  Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

Letteraria.

 

4.2  Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

No, si trattava di studi e letture riconducibili a scelte personali.

 

 

 

  1. Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Pensionato.

 

  1. Dove svolge la sua professione?
    bullet Nord
    bullet Centro
    bullet Sud
    bullet Isole

 

 

 

  1. Giudice e scrittore

 

  1. Com’è nata la sua passione per la letteratura?

Leggendo e scrivendo.

 

  1. E in particolare per la scrittura?

v. sopra

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

Nutrimento, piuttosto. Un giorno senza libri (e senza avere scritto neppure un rigo) è un giorno inutile.

 

  1. Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

 

Prima oX                   Dopo o

 

 

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

 

o                No o

Credo di sì (come ne è convinta Martha Nussbaum); ma non sono io a poterlo dire.

4.1.1        Se sì, in che modo?

A questa domanda sono gli altri a poter rispondere (ammesso che a qualcuno interessi visionare i miei lavori di scrittore, di giurista e di magistrato).

 

4.2      Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

Si o                No oMi sento di poterlo escludere: avevo scritto racconti e già qualche romanzo, mentre ero all’università, e anche prima, e mentre facevo altri lavori.

 

4.2.1        Se sì, in che modo?

 

 

  1. Nessi

 

  1. Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

 

Si o, ma come qualunque altra esperienza intellettuale. Più è ricco il background culturale e maggiore sarà la comprensione della dimensione umana delle vicende da giudicare: senza enfatizzare troppo, però. C’è anzitutto un retroterra tecnico da curare, fatto di studio, di aggiornamento, di dati tecnici.             No o

 

1.1  Se sì, in che termini?

V. sopra.

 

 

  1. Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

Sì e no. Le rispondo con una frase di Noventa: “Un uomo libero si riconosce anche quando chiede un bicchier d’acqua”. Questa frase andava bene settanta anni fa per distinguere un fascista da un uomo libero, ma la si può usare anche per distinguere un giudice che legge da un giudice che non legge, un medico che scrive da un medico che non scrive, ecc. Ma nessuno sa dire come chiede un bicchier d’acqua un uomo libero.

o                No o,

 

2.1  Se si, in che termini?

V. sopra.

 

 

  1. In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

 

Sì, è una bella idea. o                      No o

 

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

Rimando ai miei scritti al riguardo.

 

3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

 

 

 

  1. Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Perché ne parliamo al condizionale? Già i Romani studiavano Retorica e Diritto nelle stesse scuole E Manzoni era esperto in Letteratura come in Diritto.

 

 

Intervista n. 2

 

  1. Informazioni generali

 

  1. Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

·         Nord

·         Centro X

·         Sud

·         Isole

 

 

  1. Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·         Nord

·         Centro X

·         Sud

·         Isole

 

 

  1. Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

Disorientamento.

 

  1. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

 

Sì X                No

 

4.3  Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

Musicale.

 

4.4  Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

Amatoriale.

 

 

  1. Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Procuratore della Repubblica.

 

  1. Dove svolge la sua professione?
    bullet Nord
    bullet Centro X
    bullet Sud
    bullet Isole

 

 

 

  1. Giudice e scrittore

 

  1. Com’è nata la sua passione per la letteratura?

Leggendo romanzi e racconti.

 

  1. E in particolare per la scrittura?

Partendo da idee estemporanee per delle storie.

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

No, è più una voglia.

 

  1. Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

 

Prima ox (ma senza nemmeno provare a pubblicare)                 Dopo o

 

 

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

 

SìX                 No

 

4.2.2        Se sì, in che modo?

Considero quello di magistrato un mestiere che mi sono trovato a fare, non il mio mestiere né tanto meno la mia missione: in generale, credo che scrivere produca una qualche forma di distacco dalle cose e dalle esperienze, quindi anche dal proprio lavoro

 

4.3      Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

 

o                No o

 

4.3.1        Se sì, in che modo?

 

 

  1. Nessi

 

  1. Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

 

SìX                 No o

 

    1. Se sì, in che termini?

Penso di aver imparato a scrivere meglio. Forse ho maggiore empatia con le persone e maggiore distacco e disincanto rispetto ai risultati del processo, ma non sono sicuro, forse è solo l’età, non ho la controprova.

 

 

  1. Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

 

Sì                    No X

 

    1. Se sì, in che termini?

 

 

  1. In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

 

Sì X                No

 

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

Scrivere atti, provvedimenti o lavori di ricerca con stile più semplice e con maggior senso di responsabilità per le parole che si spendono, valutare i comportamenti e capire le persone.

 

3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

 

 

 

  1. Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Capire le parole, le persone, i rapporti sociale. La formaizone umanistica serve per qualsiasi mestiere.

 

Intervista n. 3

 

1.   Informazioni generali

 

1.     Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

    bullet Nord X
    bullet Centro 
    bullet Sud 
    bullet Isole 

 

 

2.     Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·                  Nord X

·                  Centro 

·                  Sud 

·                  Isole 

 

 

3.     Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

Mio padre.

 

4.     Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

 

Sì                 No X

 

4.1 Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

 

4.2 Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

 

5.     Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Sostituto Procuratore.

 

6.     Dove svolge la sua professione?

·                  Nord X

·                  Centro 

·                  Sud 

·                  Isole 

 

 

 

2.   Giudice e scrittore

 

1.     Com’è nata la sua passione per la letteratura?

In ambito familiare.

 

2.     E in particolare per la scrittura?

Relazioni affettive.

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

No

 

4.     Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

 

Prima X                       Dopo 

 

 

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

 

Sì                     No X

 

4.1.1       Se sì, in che modo?

 

4.2     Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

 

Sì X                      No 

 

4.2.1 Se sì, in che modo?

L’enorme bagaglio di vicende umane che questo lavoro consente di conoscere.

 

 

3.   Nessi

 

1.     Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

 

Sì                 No X

 

1.1 Se sì, in che termini?

 

2.     Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

 

Sì               No X

 

2.1 Se sì, in che termini?

 

 

3.     In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

 

Sì               No X

 

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

 

3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

Non è significativo.

 

 

 

4.     Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Imprescindibile pre requisito.

 

 

Intervista n. 4

 

1.            Informazioni generali

 

  1. Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

·         NordX

·         Centro

·         Sud

·         Isole

  1. Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·         Nord X

·         Centro

·         Sud

·         Isole

  1. Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

Diventare magistrato; un desiderio che ho cominciato a coltivare da studente liceale, poiché l’ho sempre visto come una strada per dare il mio contributo allo Stato Democratico e alla società italiana.

 

4. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

  No X

 

4.1 Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

4.2 Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

5. Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Sono un Pubblico Ministero.

 

6. Dove svolge la sua professione?

bullet Nord X
bullet Centro
bullet Sud
bullet Isole

 

 

2.            Giudice e scrittore

 

  1. Com’è nata la sua passione per la letteratura?

Ho sempre amato i romanzi, specie quelli storici. Successivamente la mia professione mi ha fatto scoprire la narrativa poliziesca, che ho iniziato a leggere con la curiosità di verificare quanto e in che termini fosse attendibile rispetto alla realtà criminale che affrontavo da magistrato.

 

  1. E in particolare per la scrittura?

Ho iniziato con alcuni saggi giuridici. Poi un giorno ho pensato di scrivere la mia biografia di ex atleta (in gioventù sono stato campione italiano di nuoto e ho partecipato ai Giochi Olimpici) e mi sono accorto che ero anche in grado di narrare delle vicende senza che fossero inquadrate in un caso giudiziario.

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

In certi periodi, lo è stato. Essendo un esercizio mentale molto faticoso, passo periodi di scarsa vena, a cui seguono altri più fecondi; sempre condizionati però da quanto tempo ed energie mentali il lavoro, quello vero, mi lasciano.

  1. Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

Prima      Dopo X

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

Sì X              No

4.1.1 Se sì, in che modo?

4.2 Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

Sì X                No

 

4.2.1 Se sì, in che modo?

Devo dire che ero incerto se rispondere si o no Da un lato ho sempre sognato, sin da giovanissimo, di diventare uno scrittore; sogno che per anni è stato sommerso dalla mia professione di magistrato. Poi, come ho detto, l’essere giudice (e l’essere per di più un inquirente) ha – come dire – liberato il mio desiderio di narrare vicende e di intrettenere lettori, di costruire mondi, ideare personaggi; di inventare storie, insomma, che se non vere, siano verosimili. 

 

 

3.            Nessi

 

1. Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

Sì X                No

 

1.1 Se sì, in che termini?

Sotto alcuni aspetti. Prima di tutto ho cominciato a riflettere sul lessico giudiziario, sul rapporto che i giuristi hanno con chi legge i loro scritti, sui moduli comunicativi che adottiamo quando scriviamo. E ho pensato che occorre una profonda modifica del modo in cui esponiamo le nostre tesi o decidiamo i casi che dobbiamo giudicare. A volte mi è capitato di pensare che scriviamo quasi in odio a chi ci deve leggere. Invece narrarare significa rivolgersi a un amico, il lettore. Ebbene, dovremmo essere più amici di chi ci legge, perchè in definitive essi sono quel popolo, in nome del quale esecitiamo giustizia. In secondo luogo penso che i giudici facciano troppo uso del rasoio di Occam: sgombrando il campo dal superfluo, la cosa più vicina alla realtà è quella più semplice. Ora, da un lato questo modo di ragionare è essenziale, per non perdersi nell’infinito mondo del possibile. Ma qualche volta il rasoio di Occam può portare all’errore giudiziario. E la letteratura (letta e scritta) è una buona “segnalatrice” di errori.

 

2. Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

Sì X                No

 

2.1 Se sì, in che termini?

Mi riporto al primo degli argomenti che ho introdotto con la risposta 1.1

 

3. In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

Sì X                No

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

Ovviamente per le stesse ragioni che ho esposto al punto 1.1. Ma più in generale, ritengo essenziale che chi giudica sia aperto al mondo, conosca non solo le scienze, ma anche le arti, che impari come si espone un pensiero, come si affronta un’emozione, come la si rende nero su bianco, come si esplora la mente e come si interpretano le reazioni dell’anima umana. E – la cosa più importante – come ci si può immedesimare negli altri, nei loro pensieri, sogni, sentimenti, speranze e timori.

 

3.2  Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

 

4.Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Credo di aver già risposto al punto precedente. Penso che un magistrato che riservi un po’ del suo spazio mentale e del suo tempo libero alla narrativa (non solo a quella poliziesca, ovviamente; anche un libro di amore o avventura, di fantasia o di satira vanno bene...) giudicherà meglio perchè sarà un uomo più sereno, più appagato e più completo.

 

Intervista n. 5

 

  1. Informazioni generali

 

  1. Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

·         Nord

·         Centro X

·         Sud

·         Isole

 

 

  1. Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·         Nord

·         Centro X

·         Sud

·         Isole

 

 

  1. Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

La passione per la giustizia e la convinzione che si trattava di una laurea che consentiva di trovare lavoro in vari campi interessanti.

 

  1. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

 

Sì         No X

 

4.1  Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

 

4.2  Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

 

 

  1. Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Pubblico Ministero

 

  1. Dove svolge la sua professione?
    bullet Nord
    bullet Centro X
    bullet Sud
    bullet Isole

 

 

 

  1. Giudice e scrittore

 

  1. Com’è nata la sua passione per la letteratura?

Dalla lettura di romanzi fin da quando ero piccola e dalla necessità di raccontare storie che mi venivano in mente osservando la realtà.

 

  1. E in particolare per la scrittura?

Per l’esigenza di raccontare idee, emozioni che non possono essere in altro modo esposte o analizzate.

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

Sì.

 

  1. Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

 

Prima X                      Dopo

 

 

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

 

Sì                    No X

 

4.3.2        Se sì, in che modo?

 

4.4      Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

 

Sì X                No

 

4.4.1        Se sì, in che modo?

Ha influenzato il mestiere dello scrittore perché mi ha fornito più strumenti per descrivere le indagini di cui ho parlato bnei miei due romanzi pubblicati, facilitandone la scrittura, anche se le storie sono totalmente di fantasia.

 

 

  1. Nessi

 

  1. Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

 

Sì X     No

 

1.1  Se sì, in che termini?

La scrittura aiuta ad analizzare meglio situazioni, personaggi, emozioni; così nella vita di magistrato si può diventare ancora più attenti alle persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno, anche se è sempre difficile instaurare rapporti duraturi dato che spesso sia i testimoni che gli indagati si incontrano poco e a vo0lte per poco tempo.

 

  1. Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

 

Sì X     No

 

2.1  Se sì, in che termini?

Testi dottrinali o giurisprudenziali sono utilizzati abitualmente quando si scrive ad esempio una richiesta dio misura cautelare o un appello, per motivare meglio i gravi indizi di reato, o per dare più fondamento ad un’interpretazione piuttosto che ad un’altra.

 

 

  1. In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

 

Sì X     No

 

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

Perché fornirebbe certamente spunti di r8iflessione per fare il lavoro di magistrato in modo più consapevole.

 

3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

 

 

 

  1. Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Credo che già di fatto il lavoro di un magistrato abbia ad oggetto lo studio non solo del diritto ma l’osservazione sul campo degli essere umani e quindi gli studi umanistici effettuati durante il liceo servono già oggi a conferire maggiore spessore culturale a chi deve occuparsi dei temi più vari di cui si occupa la magistratura, applicati a situazioni concrete e a esseri umani che devono essere non solo giudicati, ma capiti.

 

 

Intervista n. 6

 

1. Informazioni generali

 

  1. Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

·         Nord X

·         Centro

·         Sud

·         Isole

 

 

  1. Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·         Nord X

·         Centro

·         Sud

·         Isole

 

 

  1. Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

Il desiderio di svolgere attività di magistrato.

 

  1. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

 

Sì                    No X

 

4.1.1        Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

 

4.1.2        Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

 

 

  1. Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Giudice per le Indagini preliminari/Giudice dell’Udienza Preliminare.

 

  1. Dove svolge la sua professione?
    bullet Nord X
    bullet Centro
    bullet Sud
    bullet Isole

 

 

 

  1. Giudice e scrittore

 

  1. Com’è nata la sua passione per la letteratura?

Grazie agli studi classici.

 

  1. E in particolare per la scrittura?

È stato un modo di occupare il poco tempo libero.

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

No.

 

  1. Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

 

Prima              Dopo X

 

 

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

 

Sì                    No

 

4.1.1        Se sì, in che modo?

 

4.2        Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

 

Sì                    No X

 

4.2.1        Se sì, in che modo?

 

 

 

  1. Nessi

 

  1. Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

 

Sì                    No X

 

1.1            Se sì, in che termini?

 

 

  1. Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

 

Sì X                No

 

2.1  Se sì, in che termini?

Nella citazione di frasi letterarie che potessero descrivere meglio la situazione

 

 

  1. In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

 

Sì                    NoX

 

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

 

3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

Ritengo che la passione per la letteratura (come per ogni altra forma di arte) debba essere lasciata alla sensibilità del singolo.

 

 

  1. Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Le competenze umanistiche sono fondamentali, ma dovrebbero derivare dagli studi liceali. Il problema è stata l’apertura della facoltà di giurisprudenza a persone che non hanno frequentato il liceo e quindi – per forza di cose e a meno che non vi abbiano provveduto per passione – non hanno una formazione umanistica me esclusivamente tecnica.

 

Intervista n. 7

 

  1. Informazioni generali

 

  1. Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

·         Nord

·         Centro

·         Sud X

·         Isole

 

 

  1. Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·         Nord

·         Centro X

·         Sud

·         Isole

 

 

  1. Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

La necessità di contemperare la vocazione umanistica e artistica (scrittura e cinema) con l’esigenza di conseguire un valido titolo di studio per poter accedere a una professione.

 

  1. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

 

Sì X    No

 

4.1  Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

Ho frequentato i corsi di sceneggiatura di Ugo Pirro e i corsi organizzati dalla RAI negli anni Ottanta e tenuti da noti sceneggiatori americani.

 

4.2  Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

Ho conseguito i diplomi- del tutto privati- di questi corsi, e solo in tarda età il Centro Sperimentale di Cinematografia mi ha insignito di una laurea honoris causa in sceneggiatura (ma sono soddisfazioni!).

 

 

  1. Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Sono consigliere di corte di appello penale

 

  1. Dove svolge la sua professione?
    bullet Nord
    bullet Centro X
    bullet Sud
    bullet Isole

 

 

 

  1. Giudice e scrittore

 

  1. Com’è nata la sua passione per la letteratura?

È nata da bambino. Ero un bambino lettore, molto per merito dei miei genitori professori e della loro biblioteca.

 

  1. E in particolare per la scrittura?

È nata, curiosamente, al cinema, durante la visione di un film di pirati. Avevo nove anni. Mi esaltò quell’avventura, e decisi che avrei scritto anch’io storie piene di colore, rumore, ardimento, avventura. Tornato a casa, infatti, scrissi a penna il mio primo racconto di una paginetta.

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

Di più. Una necessità assoluta.

 

  1. Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

 

Prima X         Dopo

 

 

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

 

o         x          No o

 

4.1.1        Se sì, in che modo?

Mi ha insegnato il valore di una comunicazione che raggiunge i lettori. Intendo dire: farsi capire, non scrivere solo per sé. Dopo tutto, la funzione principale delle motivazioni dei provvedimenti giudiziari è di rendere ostensibile alla cittadinanza il percorso logico che ha condotto il giudice a quella decisione. A quella e non a tutte le altre possibili.

 

4.2      Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

 

Sì             No X

 

4.2.1        Se sì, in che modo?

 

  1. Nessi

 

  1. Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

 

Sì X                No

 

1.1  Se sì, in che termini?

Farei frequentare ai miei colleghi scuole di scrittura creativa. Se non altro per approfondire i temi della logica espositiva. Certo non per inventare storie, ci mancherebbe!

 

 

  1. Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

 

Sì                    No X

 

a.      Se sì, in che termini?

 

 

  1. In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

 

Sì X    No

 

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

Credo di averlo già accennato. Se guardiamo alla sentenza come a un test- al netto dagli irrinunciabili aspetti tecnici- possiamo proporci di delinarne un abbozzo di struttura che risponda a regole logiche e condivise di esposizione. Una sentenza scritta bene è indice di chiarezza del pensiero e serve, appunto, a spiegare meglio al cittadino il perché della decisione.

 

3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

 

 

 

  1. Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Le trovo essenziali. Il sapere tecnico è necessario, ma se fine a sè stesso diventa un cumulo di nozioni che un giovane magistrato può anche padroneggiare, singolarmente, ma che non è in grado di far interagire. Il diritto, anche e soprattutto il diritto positivo,

vale a dire le leggi che noi quotidianamente applichiamo, costituisce un sistema complesso che merita di essere conosciuto nella sua interezza, e non può ridursi a mera applicazione di norme sganciate dal contesto nel quale furono volute dal legislatore e dalla loro evoluzione storica. Il diritto non è un algoritmo. E non può essere risolto- e nemmeno misurato- su base di algoritmi o piattaforme. Per fortuna.

 

 

Intervista n. 8

 

  1. Informazioni generali

 

  1. Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione culturale?

·         Nord

·         Centro

·         Sud

·         Isole X

 

 

  1. Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?

·         Nord

·         Centro

·         Sud X

·         Isole X

 

 

  1. Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di studiare diritto?

Interesse per la filosofia del linguaggio.

 

  1. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione letteraria o artistica?

 

Sì        No X

 

4.1      Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?

 

4.2      Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?

 

 

  1. Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?

Giudice civile.

 

  1. Dove svolge la sua professione?
    bullet Nord
    bullet Centro
    bullet Sud
    bullet Isole X

 

 

 

  1. Giudice e scrittore

 

  1. Com’è nata la sua passione per la letteratura?

Dalla lettura di opere di narrativa.

 

  1. E in particolare per la scrittura?

Da un’idea per un romanzo giallo.

 

  1. Potrebbe definirla come un’esigenza?

No

 

  1. Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua professione di magistrato?

 

Prima              Dopo X

 

 

4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?

 

Sì                         No

 

4.1.1        Se sì, in che modo?

 

 

4.2      Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere letteratura?

 

Sì X                     No

 

4.2.1        Se sì, in che modo?

La trama per il giallo che avevo in testa si dipanava dentro uffici giudiziari.

 

 

  1. Nessi

 

  1. Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?

 

Sì        No X

 

1.1  Se sì, in che termini?

 

 

  1. Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?

 

Sì X                No

 

a.       Se sì, in che termini?

Sotto il mio cuscino (metaforicamente parlando) tengo sempre Porte aperte di Leonardo Sciascia.

 

 

  1. In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo studio di Diritto e letteratura?

 

Sì                    No X

 

 

3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?

 

3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?

La letteratura va “scoperta” senza costrizioni;

 

 

  1. Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?

Le competenze umanistiche, come le chiama lei, migliorano l’esposizione per iscritto; lo studio del latino migliora l’uso della logica; ma una solida preparazione scientifica (la matematica, la fisica, la logica formale) serve a tutto il resto.

 


 

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[1] Faralli C., Le origini di diritto e letteratura nel realismo americano, Materiali per una storia della cultura giuridica, a. XLII, n.1 giugno 2012, p.81

[2] Minda G. Teorie postmoderne del diritto, Bologna: il Mulino, 2001, p. 247

[3]Mittica M. P., Cosa accade al di là dell’oceano? Diritto e letteratura in Europa, Anamorphosis, 2015, p.25

[4] Mittica, M.P., Sansone A., Diritto e letteratura. Storia di una tradizione e stato dell’arte, ISLL-Italian Society for Law and Literature, p. 2-3

[5] Ibidem

[6]Faralli C., Le origini di <<Diritto e letteratura>> nel realismo americano, Materiali per una storia della cultura giuridica, 2012, p. 82

[8] Sansone A., Diritto e letteratura: un’introduzione generale, Giuffrè, 2001, p 39

[9] Ibidem, p 194

[10] Pergolesi F., Diritto e giustizia nella letteratura moderna e teatrale

[11] Mittica M.P., Sansone A., Diritto e letteratura in Italia. Stato dell’arte e riflessioni sul metodo, Materiali per una storia della cultura giuridica, 2009, p 273

[13] M. Paola Mittica, Cosa accade al di là dell’oceano? Diritto e letteratura in Europa, Anamorphosis

[14] Espressione utilizzata da Giancarlo De Cataldo

 

[15] Espressione utilizzata da Gennaro Francione per descriversi

[22] Collana della casa editrice Novecento dedicata alle pubblicazioni letterarie degli “uomini di legge”

[39] Circolo dei lettori Perugia, da Facebook

[51] S. D’Alessio, Giuristi romanzieri di diritto, Intrecci tra Kafka e avvocati alle prese col diavolo, in ITALIA OGGI, 21 Ottobre 2013

[52] Gennaro Francione (Torre del Greco, 1950) è un ex magistrato in pensione, “giudice drammaturgo”, fondatore di EUGIUS (Unione europea dei giudici scrittori), autore prolifico di saggi, romanzi e opere teatrali. Da sottolineare il saggio “Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori”.

[53] U. Apice, Tamponamenti a catena, Questa conoscenza ultima, Versus. Giuristi raccontano, Novecento editore, 2014

[54] Ugo Betti (Camerino, 1892- Roma, 1953) è stato un giudice ma anche poeta e drammaturgo. Tra le sue opere: Il re pensieroso, La padrona, L’isola meravigliosa, I nostri sogni, Frana allo scalo nord, Il paese delle vacanze, Favola di Natale, Il cacciatore di anitre, Il diluvio, Marito e moglie, Spiritismo nell'antica casa, Corruzione al Palazzo di giustizia, Delitto all'isola delle capre, Il vento notturno, Ispezione, Acque turbate, La regina e gli insorti, L'aiuola bruciata, La fuggitiva, Canto di emigranti.

[58] Gennaro Francione, Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori, pg 109

[59] Nel Medioevo le tre discipline filosofico-letterarie: grammatica, retorica e dialettica.

[60] Claudio Magris, 27/02/2017 Paolo Cendon, il diritto dei deboli ispira la letteratura, Il Corriere

[61] Mondello E., Il Rasoio di Occam e i magistrati scrittori di noir, Bollettino di italianistica, 1/2015, p. 136

[62] Francione G., Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori, Roma: Sapere 2000, 2005, p 90

[63] Sansone, A., Diritto e letteratura: un’introduzione generale, Milano: Giuffré, 2001, p. 101

[64] Francione G., Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori, Sapere 2000, 2005, p. 54

[65]CAMPO C., Gli imperdonabili, Milano: Adelphi, 2002Poesia è anch’essa attenzione, cioè lettura su molteplici piani della realtà intorno a noi, che è in verità in figure. E il poeta, che scioglie e ricompone quelle figure, è anch’egli un mediatore: tra l’uomo e il dio, tra l’uomo e l’altro uomo, tra l’uomo e le regole segrete della natura.

I Greci furono esseri sdegnosi di immaginazione: la fantasticheria non trovò posto nel loro spirito. La loro attenzione eroica, irremovibile (di cui l’esempio estremo è forse Sofocle) di continuo separava ed univa, in uno sforzo incessante di decifrazione così della realtà come del mistero. I Cinesi meditarono per millenni allo stesso modo, intorno al meraviglioso Libro delle Mutazioni. Dante non è, per quanto scandaloso possa suonare, un poeta dell’immaginazione, ma dell’attenzione: vedere anime torcersi nel fuoco e nell’olivo, ravvisare nell’orgoglio un manto di piombo, è una suprema forma di attenzione, che lascia puri e incontaminati gli elementi dell’idea.

L’arte d’oggi è in grandissima parte immaginazione, cioè contaminazione caotica di elementi e di piani. Tutto questo, naturalmente, si oppone alla giustizia (che infatti non interessa all’arte d’oggi).

Se dunque l’attenzione è attesa, accettazione fervente, impavida del reale, l’immaginazione è impazienza, fuga nell’arbitrario; eterno labirinto senza filo di Arianna: Per questo l’arte antica è sintetica, l’arte moderna analitica; un’arte in gran parte di pura scomposizione, come si conviene ad un tempo nutrito di terrore. Poiché la vera attenzione non conduce, come potrebbe sembrare, all’analisi, ma alla sintesi che la risolve, al simbolo e alla figura – in una parola, al destino. L’analisi può diventare destino quando l’attenzione, riuscendo a compiere una sovrapposizione perfetta di tempi e di spazi, li sappia ricomporre, volta per volta, nella pura bellezza della figura.

[66] Francione G., Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori, Sapere 2000, 2005, p. 88

[67] M. Nussbaum, Non per profitto, Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, il Mulino, pag 111

 

[68] Felice Casucci, Etica, Letteratura Diritto

[69] T. De Mauro, Grande dizionario italiano dell’uso, vol. III, UTET, Torino, 1999, p. 249

[70] G. Carofiglio, La manomissione delle parole, pag. 132

[71] G. Carofiglio, La manomissione delle parole, Bur, 2013, p. 140

[72] G. Carofiglio, La regola dell’equilibrio, Einaudi, Torino, 2014, p. 36

[73] Salvatore Satta (1902-1975) giurista e scrittore italiano

[74] Salvatore Satta, Il mistero del processo, Adelphi, 1994, p. 94

[75] G. Carofiglio, La manomissione delle parole, p. 141-142

[76] Collettivo di scrittori della sezione bolognese del Luther Blissett Project.

[77] Wu Ming, New Italian Epic, p. 13-14