Matricola
n. 0000658600
ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
SCUOLA DI GIURISPRUDENZA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN
GIURISPRUDENZA
MAGISTRATI E ARTE LETTERARIA.
Una ricerca esplorativa
Tesi di laurea in DIRITTO E LETTERATURA
Relatore
Presentata da
Prof. Carla Faralli
Lucia Cameli
I
Sessione
Anno
Accademico 2017/2018
Indice
Introduzione………………………………………………………….. 5
Ringraziamenti ………………………………………………………. 7
Capitolo 1. Diritto e Letteratura tra passato e presente
1.1 Come definire Diritto e letteratura
…..............…………………… 8
1.2 Cenni storici ……………………………………………………….
11
1.2.1 In America ………………………………………………... 12
1.2.2 In Europa …………………………………………………. 13
1.2.3 In Italia …………………………………………………… 13
1.3 Lo stato dell’arte in
Italia…………………………………………. 15
1.4 La ISLL - Italian Society
for Law and Literature……………….. 18
Capitolo 2. Il giurista scrittore
2.1 Scrittori
…………………………………………………………… 21
2.1.1 Avvocati scrittori …………………………………………. 22
2.1.2 Magistrati scrittori ………………………………………… 30
2.1.3 Poliziotti scrittori …………………………………………. 40
2.2 Case
editrici ………………………………………………………. 43
2.3
Associazioni………………………………………………………. 45
2.4 Festival
della Letteratura e del Diritto……………………………47
2.5 Premi
letterari…………………………………………………….49
2.6 Perché il
giudice scrittore ....................................... ……………..50
Capitolo 3. L’impostazione della ricerca
3.1
Le interviste ai magistrati
............................................................. 53
3.2
Il campione
...................................................................................
53
3.3
Il tipo di strumento impiegato
...................................................... 56
3.4
La struttura del questionario
........................................................ 56
Capitolo 4. Le testimonianze dei giudici scrittori. I dati emersi
4.1
Informazioni generali
................................................................... 59
4.1.1 Motivazioni alla base della scelta di studiare diritto ........ 59
4.1.2 Influenze sulla scrittura dall’ambito del ruolo svolto ...... 62
4.2 Giudice e
scrittore
........................................................................
64
4.2.1 La passione per la letteratura
........................................... 64
4.2.2 La passione per la scrittura
............................................... 65
4.2.3 La scrittura come esigenza
............................................... 66
4.2.4 Prima la letteratura o la magistratura?
.............................. 68
4.3 Nessi
.............................................................................................
71
4.3.1 L’influenza dell’esercizio letterario sul mestiere di giudice
71
4.3.2 L’influenza di scritti e ricerche di Diritto e letteratura nella
redazione di un provvedimento………………………………..77
4.3.3 Importanza della introduzione negli studi giuridici dello studio
di Diritto e letteratura 78
4.3.4 Valore di una maturazione di competenze umanistiche .. 80
Conclusioni
........................................................................................
83
Bibliografia
.......................................................................................
85
Appendice: Le
interviste raccolte
.................................................... 91
Introduzione
Il tema affrontato in questa tesi è innanzi tutto il frutto di una più
personale passione per gli studi letterari che risale alle scuole
superiori, ma è anche l’esito dell’esigenza di approcciare il diritto
principalmente come materia umanistica, che in questi anni ha segnato il
mio percorso universitario. Imbattermi nella ISLL, la Italian Society
Law and Literature, attiva nella nostra Università tra i progetti del
Cirsfid (Centro Interdipartimentale di Ricerca in Storia del Diritto,
Filosofia e Sociologia del Diritto e Informatica Giuridica), ha avuto
quindi un significato particolare per me, perché mi ha dato la
possibilità di approfondire un nesso, quello tra diritto e letteratura,
rispondendo alle mie aspettative.
Dall’incontro con la Prof.ssa Carla Faralli e la Prof.ssa M. Paola
Mittica, coordinatrici scientifiche della ISLL, è nato nello specifico
l’argomento di questa tesi che ruota attorno all’interrogativo: “perché
i magistrati scrivono romanzi?”.
La prima fase di studio, è stata dedicata all’approfondimento
dell’approccio di ricerca noto come “Diritto e letteratura”, ma anche
“Law and Humanities”, al fine di inscrivere il problema che mi è stato
affidato all’interno di un quadro teorico di riferimento. Dalla stessa è
risultato il primo capitolo, volto appunto a restituire sebbene in forma
assolutamente sintetica le direttrici di questo movimento, facendo
riferimento alla sua evoluzione storica sin qui, con un breve rimando
allo stato dell’arte negli studi italiani, caratterizzati in questi
ultimi anni da una vera e propria esplosione degli studi di diritto e
letteratura.
Il secondo capitolo, Il giurista scrittore, raccoglie la prima
messa a fuoco del problema oggetto della tesi. Si è trattato
essenzialmente di tracciare un quadro del fenomeno a partire dal 2000.
La “mappatura”, per così dire, è stata svolta soprattutto online, ed ha
interessato tutte le categorie professionali ascrivibili a operatori
giuridici coinvolti nella pratica della scrittura creativa che già
avessero pubblicato le proprie opere. La ricerca, sicuramente non
esaustiva, ha rivelato l’esistenza non soltanto di articoli, saggi e
soprattutto di romanzi scritti da giuristi, ma anche del mondo che
orbita attorno a questi autori costituito da premi letterari, collane
editoriali dedicate, festival, associazioni. Nella cornice di questo
vasto e variegato panorama ho quindi focalizzato l’attenzione su quello
che mi è parso essere il vero protagonista di questo fenomeno: il
giudice.
Il giudice che scrive desta curiosità perché da secoli è stato considerato
un essere solitario, costretto a non esporsi per preservare imparzialità
e indipendenza. Quali sono le ragioni che lo stanno facendo venire allo
scoperto? Come mai alcuni magistrati stanno cedendo il riserbo e stanno
sulla scena pubblica addirittura come scrittori? Considerata anche la
scarsezza di letteratura sull’argomento, per rispondere al quesito si è
ritenuto necessario coinvolgere i diretti interessati. Con il solo fine
di procedere a una prima esplorazione, il campione è stato ristretto a
dieci unità e le brevi interviste sono state somministrate utilizzando
la formula del questionario inviato tramite e-mail. L’impostazione di
queste operazioni e la riflessione che l’accompagna sono oggetto del
terzo capitolo, in cui si dà conto della metodologia utilizzata e delle
ragioni che guidano le domande proposte.
Alla fase della somministrazione dei questionari e della raccolta dei dati
è seguita la fase della comparazione delle informazioni per dimensioni
conoscitive e per domande. Il quarto capitolo raccoglie i risultati
comparati e commentati, rimandando alla stesura integrale delle
interviste riportate nell’appendice dedicata.
I risultati della ricerca sono contenuti nelle conclusioni.
Ringraziamenti
Desidero ringraziare la Prof.ssa Carla Faralli che mi ha dato la
possibilità di affidarmi alla preziosa guida della Prof.ssa M. Paola
Mittica che mi ha condotta per mano, passo dopo passo, alla
realizzazione di questa tesi.
Desidero ringraziare tutti i soggetti intervistati, soprattutto il
soggetto n. 9 che si è offerto per l’intervista “faccia a faccia”, per
la disponibilità e la gentilezza dimostratami, che hanno ampiamente
superato ogni mia aspettativa.
Nutro profonda gratitudine verso tutti coloro che ho appena nominato per
le opportunità e per i momenti di stimolo, di confronto e di crescita
che hanno fatto sì che il periodo della tesi, sia stato il periodo più
ricco ed intenso del mio percorso universitario, affinché io non
dimentichi questi istanti nei quali mi sono ripetutamente riconosciuta
felice.
Desidero ringraziare Rob, che ha sopportato i miei improvvisi sbalzi di
umore e i miei isterismi, che mi ha spronata e incitata nei momenti di
più totale sconforto e pessimismo a non arrendermi.
Desidero ringraziare i miei genitori per il sostegno economico e i miei
fratelli Cristina e Luca.
Desidero ringraziare Annelise, my teacher, Giamaica, un punto fermo
nella mia vita da molti anni e Marina, la collega per eccellenza.
Desidero inoltre ringraziare tutti coloro che hanno deciso di regalarmi il
proprio tempo per condividere insieme l’ultimo capitolo di questa
carriera.
Capitolo 1
Diritto e Letteratura tra passato e
presente
1.1
Come definire Diritto e letteratura
Il movimento chiamato Diritto e letteratura, spiega C. Faralli,
sottintende quest’ultimo termine nel senso lato dell’inglese humanities,
vale a dire discipline umanistiche:
quindi oltre a Diritto e letteratura anche Diritto e cinema, Diritto e
musica, Diritto e arte.
Il primo approccio del movimento nasce all’inizio del Novecento negli
Stati Uniti per la necessità di far coltivare ai giuristi anche la
sensibilità letteraria, come ricorda G. Minda.
Oltre ad occuparsi della formazione del giurista e degli aspetti
giuridici esposti nelle opere letterarie, il movimento si occupa anche
di estendere i metodi della critica letteraria all’interpretazione della
norma giuridica e al ragionamento giuridico.
Ad identificare e a definire il campo di Diritto e Letteratura è M.P.
Mittica che afferma che “in Law and Humanities si riassume una
metodologia di ricerca volta a far dialogare competenze specialistiche
differenti interessate da ambiti comuni, con l’obiettivo di mettere a
punto categorie e altri strumenti di analisi ad hoc per operare
sull’oggetto specifico dell’indagine, nella prospettiva di creare un
approccio transdisciplinare più che un dialogo interdisciplinare, che
promette un maggiore successo quanto più riesce a coinvolgere la
capacità di sguardo proveniente dalle diverse specializzazioni”.
Pur non essendo una disciplina vera e propria, continua, questa può
essere materia di insegnamento oltre a poter assurgere a movimento
politico qualora si riuscisse a recuperare il valore della cultura
umanistica come fondamento di un progetto democratico onnicomprensivo.
L’ambito di questa ricerca che coinvolge la filosofia del diritto, la
sociologia del diritto, la letteratura e la storia del diritto è stato
suddiviso in due macro categorie per descriverne contenuti e finalità.
Arianna Sansone nel suo intervento al seminario
inaugurale della Società Italiana di Diritto e Letteratura
descrive in maniera chiara le due prospettive di ricerca: il Diritto
nella letteratura e il Diritto come letteratura.
La prospettiva del Diritto nella letteratura si traduce
nell’approccio al diritto e alla
comprensione dei suoi temi pregnanti attraverso la lettura dei grandi
classici della letteratura. Sansone afferma che è possibile riassumere i
temi e l’esperienza giuridica nelle opere letterarie attraverso i
seguenti campi di riflessione:
• le
origini e la continuità semantica delle nozioni giuridiche – ordine,
soggetto, persona, responsabilità, norma. A questo proposito basterà
citare gli studi sul canto XVIII dell’Iliade, dove viene
descritto il celebre scudo di Achille,
• la
dimensione simbolica in cui emergono e si formalizzano le norme;
• il
fondamento della giustizia, l’aspetto relativo e incerto della giustizia
umana e la necessità naturale dell’uomo alla realizzazione della
giustizia assoluta. Ancora una volta un esempio ci viene dato
dall’interesse ben testimoniato per testi letterari quali Antigone
di Sofocle, celebre per l’appello della protagonista alle «leggi non
scritte degli dèi»;
• la
ricerca di alcuni universali giuridici – le nozioni di dovere giuridico
e di promessa; l’individuazione della ragione che giustifica
l’osservanza del dovere di ubbidire alle leggi e dell’obbligo di tenere
fede alla promessa contrattuale. Un esempio per tutti: il debito di
Padron ‘Ntoni ne I Malavoglia di Verga;
•
l’affermazione dei contenuti e dei valori dell’etica giuridica, quali la
libertà dell’uomo, la responsabilità morale, il rispetto della dignità
umana, l’esigenza di umanità del sistema penale, la difesa
dell’individuo contro la logica del potere e la ragion di stato, la
pace, l’uguaglianza, la fraternità, la solidarietà umana;
•
l’esame degli effetti sociali determinati dall’applicazione delle
singole leggi;
•
l’esame della condizione dei gruppi e delle minoranze socialmente e
giuridicamente escluse. Basti pensare ai romanzi di Jane Austen,
Pride and Prejudice, Sense and Sensibility;
• i
tratti tipici degli operatori e professionisti legali, come l’avvocato
Atticus Finch di Harper Lee.
L’altro filone, il Diritto come letteratura si concentra sull’analisi e
sull’interpretazione del testo giuridico come se fosse un testo
letterario, utilizzando quindi tecniche e metodi propri di critica
letteraria. Sempre Sansone fornisce nel suo intervento
un elenco delle principali tematiche:
• la
letteratura come strumento per costruire il senso di comunità, per
promuovere una solidarietà fondata sulla condivisione di modelli
linguistici, comportamentali ed umani comuni;
• la
nozione di retorica e la capacità persuasiva della letteratura nella
costruzione di una generale condivisione dei presupposti della vita
sociale e politica Law and Literature as Language);
• la
narratività e l’immaginazione (Legal storytelling Movement);
• il
diritto come cultura;
• il
diritto dal punto di vista dei soggetti che lo osservano e lo praticano;
•
l’estensione delle metodiche di interpretazione letteraria al diritto.
L’esaltazione del ruolo del lettore, inteso come produttore del
significato del testo; la qualificazione dell’interpretazione come
attività non più dichiarativa bensì creativa del contenuto dell’opera;
la critica all’obiettivismo metodico dell’interpretazione Legal text as
literary texts).
1.2 Cenni storici
Siamo agli inizi del 1900 quando, negli Stati Uniti, prende vita quella
che è stata definita “rivolta contro il formalismo”.
Nato dal bisogno di stimolare e formare la sensibilità dei professionisti
giuridici, (si ricorda infatti A list of Legal Novels del 1908 di
John Wigmore e la critica di Roscoe Pound “alla scienza giuridica a lui
contemporanea divenuta <<tecnicismo>>, <<giurisprudenza meccanica>>
appunto che non sa più rifarsi ai principi per adeguare le regole ai
casi, ma prende le regole come se fossero <<forme fisse e finali>>”),
nel corso degli anni muta “in un movimento volto a rinnovare il discorso
politico e giuridico ma a partire da una ricerca attenta alla realtà
sociale e umana”.
Più precisamente si inizia a parlare di movimento di Diritto e
letteratura con la pubblicazione, nel 1973, del libro di James Boyd
White The Legal Imagination.
È possibile, secondo la ricostruzione degli studi operata da Sansone,
suddividere l’esperienza di Diritto e Letteratura in tre periodi: a)
nascita degli studi e – negli Stati Uniti anche dell’insegnamento – di
Law and Literature a partire dagli inizi del 1900, b) periodo intermedio
fino al 1970 circa costituito da una maggiore fecondità degli studi
europei sul tema, fino alla cd. “rinascita” e c) il periodo di
definitiva affermazione del Diritto e letteratura a partire dal 1980.
Come tutti i processi culturali di lungo periodo non è possibile
individuare date precise o nette scansioni temporali per affermare la
nascita o l’affermazione di un movimento. Non è sorprendente pertanto
trovare anche dei precursori di questo approccio di studio al diritto
nel periodo antecedente ai primi del Novecento.
Per maggiore chiarezza, vale la pena riassumere per linee sintetiche la
ricostruzione di Arianna Sansone.
1.2.1 Diritto e letteratura in America
La data
convenzionale scelta per l’inizio del movimento negli Stati Uniti è
stata fatta coincidere con la data della pubblicazione nel 1908 del
saggio A list of Legal Novels di John Wigmore. Questi, attraverso
un lavoro di catalogazione e classificazione, redige una lista con
molteplici romanzi che trattano di tematiche giuridiche per offrire al
giurista uno strumento per ottemperare al dovere generale di essere un
uomo di cultura.
Altra opera degna di menzione appartenente al primo periodo del movimento
americano è Law and Literature di B.N. Cardozo pubblicato nel
1924 nel quale Cardozo esamina le qualità letterarie del diritto
assumendo le sentenze come opere letterarie e classificandole per
tipologie.
Il periodo intermedio si apre con la pubblicazione di numerosi scritti di
Hunt, Hellyer, Llewellyn, Wolfson, Fuller, Fallon e Birkett. Gli anni
’50 si caratterizzano per la compilazione delle cosiddette lists of
legal novel al fine di promuovere la cultura umanistica tra gli
studenti della facoltà di Giurisprudenza. Nel decennio successivo è
The world of Law di London a riscuotere successo tra gli accademici
americani: è un’opera composta da due volumi Law in literature e
Law as literature acquisita a manifesto della difesa dei principi
che presiedono alla realizzazione dello stato di diritto e alla garanzia
delle libertà fondamentali dell’individuo.
Gli anni ’70 segnano la data del “rinascimento” di Law and literature nel
senso della rinascita dell’interesse per questa ricerca. Come dicevamo
la stessa viene fatta coincidere con la pubblicazione, nel 1973, del
saggio di James Boyd White The legal imagination: Studies in the
Nature of the Legal Thought and Expression. Nel saggio J. B. White
“si propone di dimostrare che il diritto è un sistema culturale, al
quale partecipano l’immaginazione e la creatività letteraria, come
componenti del ragionamento giuridico. La legge è l’arte of speaking and
writing, che opera attraverso la capacità di convincimento e di
persuasione della retorica, che struttura e indirizza il modo di
pensare, la sensibilità e le aspettative di giustizia nella direzione di
una cultura condivisa.”
Dal 1980 si ha la definitiva affermazione della Law and literature in
America attraverso la molteplicità di consensi di tecnici e filosofi del
diritto: in particolare si ha la creazione di una autonoma materia di
insegnamento e di studio e si ampliano i temi di ricerca e di studio
coinvolgendo anche le teorie del linguaggio della interpretazione, della
retorica e della narrativa.
1.2.2 Diritto e letteratura in Europa
Il
movimento in Europa può essere fatto risalire alla pubblicazione di
saggi da parte di Antonio d’Amato in Italia, del quale si tratterà in
seguito e di Hans Fehr in Germania. Il tedesco esamina centocinquanta
autori illustrando il fondamento della intersezione tra le due
discipline, esponendo il contributo offerto dalla letteratura allo
studio del diritto e classificando i temi giuridici trattati nelle opere
letterarie. In particolare ritiene che la letteratura sia di ausilio al
diritto in quanto fonte di conoscenza del diritto arcaico e strumento di
critica delle istituzioni giuridiche.
Nel 1938 è pubblicato l’articolo Psicologia del
sentimento giuridico dei popoli di Gustav Radbruch che indaga la
letteratura per cogliere l’espressione del sentimento giuridico delle
nazioni.
Nel periodo intermedio si ha la pubblicazione di diversi saggi fino ad
arrivare alla definitiva affermazione nella cultura di lingua tedesca
con la pubblicazione annuale di Themenhefte relativi al
Literatur und Recht.
Tra i nomi degni di nota troviamo: John Schonert, Hans-Jurgen Lusebrink,
Ernst Mandel, Heinz Muller Dietz e Schneider.
In Francia, il movimento Diritto e letteratura si afferma con la proposta
di un corso accademico nel 1982, con l’organizzazione di due convegni e
con la pubblicazione nel 1997 dell’antologia Droit et Litterature
di Philippe Malaurie, un lavoro teso a dimostrare che la letteratura
contiene i fondamenti profondi della società, delle sue basi giuridiche,
dei contenuti delle principali nozioni dell’ordinamento giuridico, quali
il senso di responsabilità, lo spirito della misura, il desiderio di
ordine, la percezione del giusto.
Il movimento Diritto e letteratura trova sviluppo anche nella letteratura
spagnola soprattutto a partire dagli anni ’50, sebbene le esperienze
rilevate da Sansone ci indicano delle esperienze isolate.
1.2.3 Diritto e letteratura in Italia
In Italia la data di nascita del movimento è fissata, come già accennato,
nel 1936 con la pubblicazione del saggio La letteratura e la vita
di Antonio D’Amato. Questo rappresenta il primo saggio italiano con una
impostazione organica sul Diritto e letteratura anche se vi sono stati
molteplici studi e scritti generali precedenti; la letteratura per
D’Amato è il mezzo attraverso il quale è possibile interpretare
autenticamente i bisogni e le aspirazioni del popolo.
Ferruccio Pergolesi dà una forte spinta alla ricerca in questione e pone
la questione del senso e dei confini dello studio sul diritto e
letteratura. La letteratura ha una grande importanza secondo il giurista
per la storia del diritto nel suo aspetto pratico, ossia come il diritto
si esplica, come è inteso, applicato, valutato, desiderato dal popolo;
il contenuto della storia del diritto può così aiutare nella sociologia
del diritto e nella trattazione di problemi etici. Data la
giustificazione e i confini dello studio,
Pergolesi passa alla trattazione del metodo per lo studio del diritto e
letteratura, all’ambito della sua ricerca in un’opera degli anni ’50
.
La fase della definitiva affermazione del movimento vede la pubblicazione
di più e nuovi saggi e la propensione ad esaminare l’esperienza
americana del Law and Literature Movement. Tra le maggiori voci da
ricordare vi sono: Mario A. Cattaneo, Antonio Bevere, Giorgio Rebuffa,
Bruno Cavallone, Fabrizio Cosentino, Guido Alpa, Remo Danovi e, tra gli
studiosi di letteratura, Remo Ceserani.
1.3 Lo stato dell’arte in Italia
All’atto di fondazione della ISLL, M. P. Mittica passa in rassegna le
esperienze e le attività in opera dal 2000 al 2008 in poi in Italia per
dare un quadro dello stato dell’arte degli studi italiani di Diritto e
letteratura. I dati sono sorprendenti e rivelano un quadro estremamente
variegato e ricco di esperienze sotto vari profili: eventi,
pubblicazioni, riviste, persino l’attivazione di corsi universitari
dedicati. Sebbene sia già una rassegna datata, considerato il notevole
sviluppo che il movimento ha avuto in Italia nell’ultimo decennio,
riteniamo ripercorrerla segnalando le informazioni che ci sembrano più
significative.
Gli
eventi
La fabbrica delle storie. Diritto, letteratura, vita. Ciclo di
conferenze tenute da Jerome Bruner presso il DAMS, a Bologna nel 2000;
Nomos Basileus. La legge sovrana, a cura del Centro Studi “La
permanenza del Classico”, a Bologna nel 2005. Tra i relatori: Gustavo
Zagrebelsky, Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Gianfranco Ravasi;
Teaching Law through the Looking Glass of Literature. Convegno
presso la Facoltà di Giurisprudenza, Università dell’Insubria, a Como
nel 2006; Davanti alla legge. Immaginare il diritto.
Cinema-Letteratura-Diritto. Seminario permanente presso la Facoltà
di Giurisprudenza, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, a
Napoli, nel 2007 e 2008; Cinema diritto e società. Seminario
permanente a cura di sociologi del diritto, studiosi e operatori del
cinema, Università di Bari nel 2007 e 2008; Davanti alla legge:
letteratura e diritto. Ciclo di conferenze tenuto da Claudio Magris,
a cura della Scuola superiore di studi umanistici, a Bologna nel 2008.
Le
pubblicazioni
Sansone A., 2001, Diritto e letteratura. Un’introduzione generale,
Milano: Giuffrè; Belloli P.G., 2001, Fenomenologia della colpa.
Freud, Heidegger, Dostoevskij, Milano: Giuffrè; Robilant A. di,
2001, “Non soltanto parole. In margine ad alcuni itinerari di ‘Law and
Art’”, Materiali per una storia della cultura giuridica, 2;
Bruner J., 2002, La fabbrica delle storie. Diritto, letteratura, vita,
Roma-Bari: Laterza; Marafioti D., 2002, Giustizia e letteratura, Milano:
Spirali; Marmo M., Musella L. (a cura di) 2003, La costruzione della
verità giudiziaria, Napoli: Clio-Press; Zagrebelsky G., 2003, La
leggenda del Grande Inquisitore, Brescia: Morcelliana; Marchetto G.,
M. Cau (a cura di), 2004, « Droit et littérature », Laboratoire
italien: politique et société, 5, mon. (Università di Trento); R.
Danovi, 2004, Tra fantasia e diritto. List of Novels, Milano:
Giuffrè; Jellamo A., 2005, Il cammino di Dike. L’idea di giustizia da
Omero a Eschilo, Roma: Donzelli; Carpi D. (ed.), 2005, Property
Law in Renaissance Literature, Frankfurt: Peter Lang; Ripoli M., M.
Rubino (a cura di), 2005, Antigone. Il mito, il diritto, lo
spettacolo, Genova: De Ferrari & Devega; Tuzet G., 2005, “Diritto e
letteratura: finzioni a confronto”, Ann. Univ. Ferrara – Sc. Giur.
Nuova Serie. Vol. XIX; Spantigati F. (a cura di), 2006, “Diritto e
letteratura”, Ritorno al diritto. I valori della convivenza, 4,
vol. mon.; Marra R., 2006, “Una giustizia senza diritti. La condanna di
Billy Budd”, Materiali per una storia della cultura giuridica,
36, 1; Mittica M.P., 2006, Raccontando il possibile. Eschilo e le
narrazioni giuridiche, Milano: Giuffrè; Itzcovich G., 2007,
“Pinocchio e il diritto”, Materiali per una storia della cultura
giuridica, 37, 1; Cantarella E., L. Gagliardi (a cura di), 2007,
Diritto e teatro in Grecia e a Roma, Milano: Led; Di Donato F.,
2008, La costruzione giudiziaria del fatto. Il ruolo della narrazione
nel processo, Milano: Angeli.
Le
riviste
Le riviste che hanno prestato particolare attenzione all’approccio Diritto
e letteratura sono: Materiali per una storia della cultura giuridica;
Teoria del diritto e dello Stato. Rivista europea di cultura e scienza
giuridica, che dedica una sezione a Diritto e Letteratura;
Filodiritto online, un portale che ha attiva una pagina su
Diritto e arte dal 2001 http://www.artediritto.com/; Polemos.
Rivista semestrale di diritto, politica e cultura, che ha dedicato
il suo primo numero nel 2007 a Law and… dando uno spazio privilegiato ad
articoli su Diritto e letteratura.
I
corsi di insegnamento
Quanto, infine, all’introduzione degli studi di Diritto e letteratura
nella formazione universitaria all’anno 2008 sono stati attivati: presso
l’Università di Trento, Facoltà di Giurisprudenza, corso di laurea
magistrale in Giurisprudenza, dall’a.a. 2005-2006, l’insegnamento di
Diritto e letteratura – SSD IUS/19 (Storia del diritto medievale
e moderno) – per 6 cfu, impartito da Alessandro Fontana (non
strutturato) e dall’anno 2008-2009 l’attivazione di Diritto e cinema
per 2 cfu, nell’area delle attività formative integrative; presso
l’Università del Sannio (Benevento), Facoltà di Economia, corso di
laurea specialistica in Giurisprudenza, dall’a.a. 2008- 2009,
l’insegnamento di Diritto e letteratura – SSD IUS/02 (Diritto
privato comparato) – per 5 cfu, impartito da Felice Casucci
(ordinario IUS/02); e presso l’Università Roma Tre, Facoltà di
Giurisprudenza, corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, dall’anno
2007-2008, l’insegnamento di Law and the Humanities – SDD IUS/19
(Storia del diritto medievale e moderno) – per 7 cfu, impartito
da Emanuele Conte (ordinario IUS/19).
1.4
ISLL – Italian Society for Law and Literature
La ISLL – Italian Society for Law and
Literature
è nata nel 2008 su iniziativa di Enrico Pattaro per promuovere e
incoraggiare gli studi di Law and Humanities ed ha sede presso il
CIRSFID - Centro Interdipartimentale di Ricerca in Storia del Diritto,
Filosofia e Sociologia del Diritto e Informatica Giuridica.
Nel 2013 si è convertita da società in network
e in questa forma promuove le sue attività coordinate da Carla Faralli,
già presidente della ISLL, e da M. Paola Mittica, di concerto con il
consiglio di coordinamento e l’originario consiglio scientifico.
La ISLL si propone, oltre alla ricerca, di
curare la formazione accademica. Ha avviato varie attività tra cui la
pubblicazione di saggi e rassegne, ISLL Papers, e la diffusione di
informazioni di carattere bibliografico oltre ad organizzare ogni anno
un convegno in Italia o all’estero.
(Per ulteriori aggiornamenti sullo stato
dell’arte vedi Cosa accade al di là dell’oceano? Diritto e
letteratura in Europa).
Capitolo 2
Il giurista scrittore
Nel vasto panorama descritto è un fenomeno a colpire
particolarmente il tecnico del diritto così come il comune lettore: il
giurista scrittore. Avvocati, magistrati, poliziotti che, accanto alla
loro riconosciuta professione, affiancano la passione per la scrittura
creativa. Dal romanzo alla raccolta di poesie, dal noir italiano[14]
fino ad arrivare alla crime fiction, la penna che crea questi prodotti
appartiene ad una casta di professionisti giuridici così ampia e fertile
da poter parlare di un nuovo genere letterario.
Guido Guinizelli fu giudice così come Ugo Betti e Dante
Troisi, Franz Kafka fu avvocato così come Carlo Goldoni e Henry
Fielding. Sono solo alcuni fra i più grandi nomi che, conosciuti oggi
come scrittori, svolgevano una principale attività giuridica. In realtà
l’attività di scrittore diventa professione solo intorno al XIX secolo,
prima di allora era soltanto una nobile vocazione quasi sempre priva di
remunerazione.
Tuttavia, quello al quale assistiamo, è un fenomeno
senza precedenti, definito da Gennaro Francione, giudice drammaturgo,[15]
come l’”Onda di Temi” italiana. Temi, dea della Giustizia, è la musa
ispiratrice di tutti quei giudici che affluiscono a questa nuova
corrente letteraria.
Per quale motivo questi professionisti, spesso così
solitari e schivi, hanno deciso di scrivere e pubblicare le proprie
opere letterarie? Come vivono la dualità giudice-scrittore? Perché
proprio in questo periodo storico politico si sta verificando questa
esplosione di giudici scrittori? C’è un qualche collegamento fra il loro
successo e lo scenario politico italiano? Cosa spinge un magistrato a
scrivere? A quale esigenza interiore risponde il desiderio di scrivere
libri? L’una e l’altra si influenzano reciprocamente e sono l’una di
ausilio all’altra?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che sorgono
spontanei quando ci si imbatte in questo scenario e un po’ per la
curiosità del caso, un po’ perché la natura umana necessita di
spiegazioni razionali e di motivazioni, abbiamo deciso di indagare sulla
questione per cercare di comprendere i punti di vista dei fautori di
questa nuova corrente letteraria.
Per iniziare ad ipotizzare qualche motivazione ho
ricercato avvocati, procuratori, giudici con romanzi e legal thriller
pubblicati, scoprendo poi che esistono e sono di nuova creazione premi
letterari appositi, collane dedicate da case editrici, eventi, incontri
e festival dei quali passerò a breve a delinearne, per quanto possibile,
i contorni.
2.1 Scrittori
Gli scrittori italiani che contribuiscono a questa
corrente letteraria sono numerosi e sono stati classificati in base alla
loro principale attività giuridica: avvocati, magistrati, quindi giudici
e procuratori infine poliziotti. Per limitare i confini di questa
ricerca sono stati esclusi i professionisti che, dopo aver visto il
successo editoriale delle proprie opere, hanno abbandonato la
professione legale, così come coloro che sono in pensione, preferendo in
definitiva coloro che svolgono in concomitanza ambedue le attività.
2.1.1 Avvocati
scrittori
AVVOCATI SCRITTORI ITALIANI |
PENALISTI |
CIVILISTI |
Alberto Pezzini (penale e civile)
Andrea D’Addario
Francesco Maino
Gianluca Arrighi
Leonardo Mastia
Michele Navarra
Nino Filastò
Roberto Delogu |
Bruno Capponi
Davide Vicari (specializzato in tributario)
Filippo Danovi
Paolo Cendon
Simonetta Agnello Hornby (specializzata in diritto di
famiglia e minori) |
“Alberto Pezzini è nato nel
1967 a Sanremo. Laureato in giurisprudenza a Genova e procuratore
legale dal 1995 (avvocato dal 1997), ha già maturato quasi vent’anni
di avvocatura e non è ancora stanco, anche se a volte - tra iva e
clienti che non pagano - vorrebbe fare soltanto lo scrittore.
Collaboratore di Libero, ha collaborato prima ancora con Il Secolo
d’Italia e Il Corriere Nazionale. Scrive anche per Mente Locale.”
http://www.cultora.it/author/alberto-pezzini/
|
Alberto
Pezzini (1967-
-[16]
Le sue
opere, principalmente romanzi: “Volevo fare l’avvocato. La dura vita
del principe del foro”, “Lo scugnizzo e i gabbiani”, “Con gli occhi
pieni di te”, “Mamma e papà non litigate! Consigli per buoni genitori
separati”, “Ciao papà sono qui! La gioia di essere padre”, “Viaggio nel
ponente ligure. Il confine sconosciuto. Cahier di viaggio”.
Andrea D’Addario (1964-
Andrea D’Addario è avvocato civilista con uno studio a Roma.
Nel 2015 si trasferisce a Miami con tutta la sua famiglia
dove intende abilitarsi come avvocato, continuando nel frattempo a
lavorare per il suo studio a Roma.
Si dichiara da sempre innamorato della scrittura.
|
[17]
Andrea D’Addario pubblica nel 2005 Avrò un infarto,
una raccolta di sedici racconti in cui narra emozioni, ricordi e storie
minime, ma anche le ombre e le paure che si allungano sulla vita. Nel
2007 è la volta di Nulla di più chiaro con Emanuela Tomasini un
libro che parla del mondo maschile e del mondo femminile mettendo in
risalto la diversa mentalità tra i due sessi che porta di conseguenza a
differenti azioni e reazioni. Nel 2011esce Fatti una cultura (studio,
fantasia e altri miracoli) e dopo tre anni pubblica Poi arrivò
lei.
Francesco Maino (1972-
Francesco Maino è nato nel 1972 a Motta di
Livenza, nella Marca Trevigiana. Oggi risiede
a San
Donà di Piave e fa l'avvocato penalista
a
Venezia.
|
[18]
La sua prima opera è Cartongesso con la quale
vince nel 2013 il Premio Italo Calvino. Insieme a Daniele Marcassa
collabora al progetto Perdipiave. Nel 2015 il suo racconto
Forme della mia rabbia è incluso nell’antologia Il racconto
onesto, mentre il racconto L'uso della vita è pubblicato nella
rivista Pièra. L’anno successivo pubblica Ratatuja. Parole alla
prova.
Gianluca Arrighi (1972-
Gianluca Arrighi è nato a Roma dove esercita la
professione di avvocato penalista e di autore di romanzi noir.
|
[19]
Il suo primo romanzo è Crimina Romana uscito nel
2009. Negli anni successivi pubblica una serie di novelle noir per
periodici cartacei. Nel 2012 esce Vincolo di sangue e dopo due
anni L’inganno della memoria che è il legal thriller italiano più
venduto.
Leonardo Mastia
[20]
Leonardo Mastia inizia a scrivere in seguito a un
evento drammatico della sua vita, dando alla luce una autobiografia
Il viale degli angeli – Boulevard Serurier. L’altra sua opera è
Nebbia dalla quale emergono i temi della droga e della emergenza
rifiuti. Il suo intento è quello di raccontare la realtà senza
invenzioni descrivendo personaggi e spaccati di vita.
Michele Navarra (1968-
Michele Navarra è nato a Roma nel 1968 ed esercita la professione di
avvocato penalista.
“uno dei miei obiettivi
principali (forse il più importante) quando ho cominciato a scrivere
“storie giudiziarie” era proprio questo: cercare di far comprendere
come funzioni esattamente il processo penale italiano, senza
ridicole forzature, ma in modo avvincente e possibilmente non
banale.”
http://www.letteratu.it/2017/04/21/tre-domande-michele-navarra/
|
[21]
Nel 2007 pubblica il suo primo romanzo L’ultima
occasione grazie al quale nasce l’avvocato Gordiani, protagonista
dei suoi gialli giudiziari. Successivamente l’avvocato Gordiani appare
anche in Per non aver commesso il fatto grazie al quale
vince i premi “Legal
Drama Society” e “Albingaunum”, Solo la verità, pubblicato
nella collana Versus. Giuristi raccontano[22]
e Una questione di principio vincitore del premio
Città di Trieste –
Festival del Cinema, Teatro e Letteratura.
Nino Filastò (1938-
Nino
Filastò è nato a Firenze nel 1938 dove vive ed esercita la sua
professione di avvocato accanto alla prolifica attività di
scrittore. È avvocato di numerosi processi noti come “misteri
all’italiana”
|
[23]
Nino Filastò pubblica dal 1984 romanzi tra i quali:
La proposta, La tana dell'oste, Tre giorni nella vita
dell'avvocato Scalzi, o Nella terra di nessuno, Incubo di signora,
La moglie egiziana, La notte delle rose nere, Forza
maggiore, Il peposo di Maestro Filippo, Aringa rossa,
L'alfabeto di Eden, Storia delle merende infami.
Roberto Delogu (1967-
Roberto Delogu è nato a Cagliari nel 1967ed è scrittore, pescatore
ed avvocato penalista.
Ha una
grande passione per lo sport, il mare e la boxe.
|
[24]
Roberto Delogu ha scritto tre romanzi: La sincerità
è un'inutile cattiveria (Madrikè 2010) L'anno di vento e sabbia
(Hacca), L'amore come le meduse (Hacca, 2016).
Bruno
Capponi è stato magistrato ordinario dal 1983 al 1998. Attualmente è
Professore Ordinario di diritto processuale civile e avvocato
cassazionista.
|
Bruno
Capponi (1957-
[25]
I romanzi di Bruno Capponi si caratterizzano per una
spiccata vena umoristica. Tra le sue opere: L’ultimo dei Rutti,
Storie di Trastevere e dintorni; ha poi pubblicato Il concorso
e Chi nasce quadro può morire tondo (e l’avvocato Mignoni Arduini si
trovo tra un Puma e una Tigre) entrambi nella collana
Versus.Giuristi raccontano di Novecento editore.
Davide Vicari (1956-
Davide
Vicari è nato a Bologna nel 1956 ed è avvocato cassazionista. Si
occupa principalmente di problematiche di diritto civile e
tributario.
|
[26]
Ha pubblicato il suo primo breve romanzo Il dittongo
vien dal Congo nel 2005 sotto pseudonimo. Nel 2010 ha pubblicato
Il pallone rosso e dopo due anni Il drago di Dihuk. Con la
collana Versus. Giuristi raccontano ha pubblicato Cittadino
modello.
Filippo Danovi (1968-
Filippo Danovi è avvocato civile e professore ordinario di diritto
processuale civile a Milano.
|
[27]
Filippo Danovi ha scritto per Versus.Giuristi
raccontano La vita dipinta una sorta di romanzo formazione.
Il titolo deriva dalla sua passione per la pittura e anche il libro è
racconta della storia di un uomo attraverso cinque piani di lettura
propri dell’interpretazione di un’opera d’arte.
Paolo Cendon
Paolo
Cendon è nato nel 1940 a Venezia, è avvocato e professore ordinario
di diritto privato oltre ad essere un grande studioso del danno
esistenziale. Collabora con il Corriere della Sera.
|
[28]
Paolo Cendon ha scritto L’orco in canonica
pubblicato nel 2016 da Marsilio. È un romanzo crudo che racconta una
storia di pedofilia da parte di un giovane diacono della parrocchia
frequentata dalla vittima.
Simonetta Agnello Hornby (1945-
Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo nel 1945 e a Brixton ha
aperto lo studio legale “Hornby&Levy” specializzato in diritto di
famiglia e minori.
La scrittura e l’avvocatura nascono dal suo forte desiderio di
sostenere le cause dei minori, delle vittime di violenza domestica e
degli emarginati.
|
[29]
La
vasta produzione letteraria di Simonetta Agnello Hornby è caratterizzata
da caratteri ricorrenti: l’ambientazione spesso siciliana, terra di
provenienza della scrittrice, la famiglia italiana allargata, la cucina
italiana considerata come la migliore da un punto di vista nutrizionale.
Partendo dal 2002 troviamo La Mennulara, La zia marchesa,
Boccamurata, Vento scomposto, Camera oscura, La monaca, Un filo d'olio,
La cucina del buon gusto con Maria Rosario Lazzati, La pecora di
Pasqua scritto con sua sorella Chiara Agnello, Il veleno
dell'oleandro, Il male che si deve raccontare. Per cancellare la
violenza domestica con Marina Calloni, Via XX Settembre, La mia
Londra, Il pranzo di Mosè, Caffè amaro fino ad arrivare al
2017 con Nessuno può volare.
1.1.2
Magistrati scrittori
MAGISTRATI |
GIUDICANTI |
REQUIRENTI |
Fiorenza Giorgi
Giancarlo De Cataldo
Guido Marcelli
Michele Leoni
Nicola Quatrano
Paola Di Nicola
Sandro Merz
Gaetano Assante
Francesco Caringella
Massimo Ferro
Vincenzo Tardino
Simona Lo Iacono |
Alessandro Cannevale
Christine Von Borries
Enrico Stefani
Gianni Simoni
Riccardo Targetti
Umberto Apice
Raffaele Cantone
Otello Lupacchini |
Fiorenza Giorgi (1954-
[30]
Autrice di gialli, ha pubblicato dal 2011 quattro noir: Delitto alla
Cappella Sistina, Morte al Chiabrera, La sala nera e
Omicidio in Darsena.
Giancarlo De Cataldo (1956-
[31]
È autore del bestseller Romanzo criminale. Le
altre opere sono: Nero come il cuore, Minima criminalia. Storie di
carcerati e carcerieri, I giorni dell'ira. Storie di matricidi con
Paolo Crepet, Onora il padre. Quarto comandamento, Teneri assassini,
Acido Fenico. Ballata per Mimmo Carunchio camorrista, Nelle mani giuste,
Fuoco!, L'India, l'elefante e me, La forma della paura, con Mimmo
Rafele, Trilogia criminale, I traditori, In giustizia, Io sono il
Libanese, Int'allu Salento, Suburra con Carlo Bonini, Il
combattente. Come si diventa Pertini, Nell'ombra e nella luce, La notte
di Roma con Carlo Bonini e Cocaina con Carlotto e Carofiglio.
Guido Marcelli (1964-
[32]
Nel 2005 ha pubblicato una raccolta di racconti
intitolata Passeggiando tra gli scavi e nel 2011 ha pubblicato la
raccolta La fucina delle nebbie. Con Versus. Giuristi
raccontano ha pubblicato Cercando Kafka.
Michele Leoni
[33]
Michele Leoni ha scritto Il giovane Tiziano,
Suicidio in cerca d’autore, Quale Giustizia? Esperienze e riflessioni di
un giudice, Il tempo degli innocenti e Il gemello.
Nicola Quatrano (1952-
[34]
Ha scritto La verità è un cane, un romanzo noir ambientato a Napoli
che tratta dell’omicidio di un assistente di un pubblico ministero.
Paola di Nicola (1966-
[35]
Nel settembre 2012 ha pubblicato il libro La
Giudice. Una donna in magistratura nel quale tratta della questione
di genere nel campo della magistratura partendo dall’esperienza
personale.
Sandro Merz (1950-
[36]
Sandro Merz ha pubblicato Carolina e le altre con Versus.
Giuristi raccontano.
Francesco Caringella (1965-
[37]
Tra le sue opere: Il colore del vetro,
romanzo d’esordio, Non sono un assassino, Dieci minuti per uccidere,
Delitti di Capodanno, 10 lezioni sulla giustizia per cittadini curiosi e
perplessi, La corruzione spuzza. Tutti gli effetti sulla nostra vita
quotidiana della malattia che rischia di uccidere l’Italia con
Raffaele Cantone.
Massimo Ferro (1959-
[38]
È uno dei direttori di Versus, collana di Novecento per
la quale ha pubblicato Non avrai le mie parole e Misericordiae
8.38 col quale ha vinto la VII edizione del premio Rip.dico.
Scrittori della giustizia.
Simona Lo Iacono (1970-
Simona Lo Iacono è autrice di
Tu non dici parole, col quale
ha vinto il premio Vittorini Opera prima. Nel 2010 le sono stati
conferiti il Premio Internazionale Sicilia “Il Paladino” per la
narrativa e il Premio Festival del talento città di Siracusa.
Nel 2011 ha pubblicato Stasera Anna
dorme presto, col quale ha vinto il premio Ninfa Galatea ed è stata
finalista al Premio Città di Viagrande. Nel 2013, ha pubblicato il
romanzo Effatà, vincitore del Premio Martoglio e del premio Donna
siciliana 2014 per la letteratura. Nel 2016 è uscito il romanzo
Le streghe di Lenzavacche (semifinalista al Premio
Strega 2016, vincitore del Premio
Chianti). Nel 2017 è uscito il romanzo
Il morso.
Alessandro Cannevale (1955-
[39]
Ha pubblicato il primo romanzo, Vecchi romanzi, nel 1999. Dopo una
pausa di sette anni esce Backstage scritto con Sergio Sottani e
Massimo Carloni. Nel 2009, il suo ultimo romanzo, La foglia
grigia.
Christine Von Borries (1965-
[40]
Ha scritto Fuga di notizie nel 2003, Salto
nel buio nel 2004 e Una verità o l’altra nel 2006. Per marzo
2018 è prevista l’uscita di A noi donne basta uno sguardo.
Enrico Stefani
[41]
Enrico Stefani ha scritto Mai per caso, Il gatto di Katty e
Storie con il segno meno.
Riccardo Targetti
[42]
Nel 2005 ha pubblicato La città dei segreti e dopo due anni La
settimana di turno. Nel 2013 è la volta di Sopravvivenza 0.1%
seguita da L'ultima via di uscita. Una indagine criminale nell'Italia
fascista.
Umberto Apice (1941-
[43]
Umberto Apice è autore di Attacco al cuore, Tracce confuse verso
l’alba, Processo a Pasolini. La rapina del Circeo. Con Versus
ha pubblicato Questa conoscenza ultima e Anni e disinganni.
Raffaele Cantone (1963-
[44]
Alcune tra le sue opere: La corruzione spuzza con Caringella,
Football clan, Solo per giustizia e Operazione Penelope.
Otello Lupacchini
[45]
Lupacchini è autore di saggi Banda della Magliana, Il ritorno
delle Brigate Rosse, 12 Donne un solo Assassino, Impronte
criminali, In pessimo stato e di un romanzo Malagente.
2.1.3 Poliziotti
scrittori
Riccardo Gazzaniga (1976-
[46]
È autore di due romanzi pubblicati da Einaudi: A viso coperto
vincitore di numerosi premi fra cui il XIX Premio “Il Molinello”, il
XXVII Premio “Massarosa” e il XXV Premio “Italo Calvino” e Non devi
dirlo a nessuno. Prima di pubblicare libri ha scritto numerosi
racconti, molti dei quali hanno vinto dei premi: nel 2007 ha vinto il
Premio “Sanguinario Valentino” con il racconto American Dreams,
nel 2008 ha vinto l’XI Premio di Narrativa Poliziesca “Orme Gialle” con
il racconto Veleno, nel 2010 ha ricevuto il Premi “Carlo Levi”
per il racconto Il messaggero, nel 2011 ha vinto il Premio “Il
Prione” con il racconto Il gregario insieme a il Premio “Circo
Massimo” con il racconto Come gocce nel mare.
Piergiorgio di Cara (1967-
[47]
Piergiorgio di Cara è autore di una serie di racconti:
Cammina, stronzo. Sbirri a Palermo, Il ragazzo dai capelli
rossi, Il sommozzatore, Febbraio freddo boia, Deve
morire lo sbirro, È bella la città di notte. Ha scritto anche
diversi romanzi che sono: Isola nera, L’anima in spalla, Hollywood,
Vento freddo, Il ragazzo dai capelli rossi, La stanza dei sospetti,
Elvis e il colonnello. È anche vincitore di tre edizioni del Premio
Orme Gialle.
Biagio Fabrizio Carillo (1962-
[48]
Biagio Fabrizio Carillo è conosciuto come scrittore
insieme a Massimo Tallone scrittore di professione. La coppia Tallone &
Carillo ha pubblicato La casa della mano bianca, Le maschere di Lola,
La curva delle cento lire, La riva destra della Dora e Il postino
di Superga.
Antonio Fusco (1964-
[49]
Tra le sue opere troviamo: Ogni giorno ha il suo
male con il quale ha vinto il Premio Scrittore Toscano 2014
con menzione noir e il Premio Garfagnana in Giallo 2014; La pietà
dell’acqua con il quale ha vinto il Premio nazionale Mariano Romiti
2016, il Premio Furio Innocenti, il Trofeo Rinaldo Scheda, I sapori del
giallo 2015, e il Premio letterario San Domenichino; Il metodo della
fenice, Le vite parallele e Le indagini del commissario Casabona.
Roberto Ricciardi
[50]
È autore di alcuni noir: Legame di sangue, I
condannati, Undercover, Venga pure la fine e La
firma del puparo, La notte della rabbia oltre ad aver scritto anche
libri sulla Shoah: Sono stato un numero e La foto sulla
spiaggia.
2.2 Case editrici
Il fenomeno del giurista scrittore è così marcato da
aver portato la Novecento Editore ad istituire una collana dedicata alle
opere letterarie di soli professionisti del diritto. Versus.
Giuristi raccontano è il nome della collana coordinata da tre
esponenti di spicco della nuova corrente letteraria: Massimo Ferro,
consigliere della Corte di Cassazione, Umberto Apice Avvocato Generale
presso la Corte di Cassazione e Bruno Capponi ordinario di Diritto
processuale civile all’università Luiss di Roma.
Il nome Versus, termine latino utilizzato
quotidianamente in ambito giuridico, nasce dalla volontà di richiamare
in qualche modo il relativismo e le mille sfaccettature della verità che
spesso collidono fra loro dando origine alla contrapposizione e allo
scontro su cui origina il processo giuridico. C’è una differenza
sostanziale tra il finale di una narrazione letteraria e il termine
della fase processuale: mentre quest’ultima si esaurisce “e non se ne
parla più, sul versante della narrativa quegli spunti, magari suggeriti
anche dalla propria esperienza, visto che inevitabilmente siamo
contaminati dal nostro lavoro, si affermano con piena autonomia”[51].
L’esordio della collana è avvenuto nell’Ottobre del
2013 con la pubblicazione di tre romanzi: Chi nasce quadro può morire
tondo (e l’avvocato Mignoni Arduini si ritrovò tra un Puma e una Tigre)
di Bruno Capponi che narra la storia dell’avvocato Mignoni Arduini
che si ritrova ad essere considerato il colpevole di alcuni delitti dai
quali dovrà scagionarsi grazie una discesa agli inferi; Cercando
Kafka di Guido Marcelli che è un tributo appassionato al celebre
scrittore del Novecento e Misericordiae (8.38) di Massimo Ferro.
Con uno stile asciutto, icastico e freddo Ferro fa narrare agli otto
personaggi, attraverso flussi di pensiero frammentati, tutto ciò che di
meschino e di negativo appartiene alla natura umana di ognuno, anche
all’uomo più affermato socialmente: sono tutti aspetti irrilevanti nel
mondo del diritto ed anche per questo devono essere esentati dal
giudizio a favore di una giustizia misericordiosa.
Seguono nel 2014 I delitti dei Beati Padri di
Mazzarino di Gennaro Francione[52],
Il concorso di Bruno Capponi, Questa conoscenza ultima di
Umberto Apice, una raccolta di sette racconti che narrano di vite
normali, semplici ma che, a causa di un qualche evento inaspettato e
distruttivo, mostrano la fragilità e l’imprevedibilità della vita. In
uno dei sette racconti Apice formula un collegamento attraverso un suo
personaggio, Lamberti, giudice di sorveglianza a Firenze, tra la sua
professione e quella di scrittore: “in fondo, se avesse dovuto
riassumere in una formula il senso del suo lavoro, Lamberti, che
rifuggiva da ogni forma di retorica, avrebbe detto che consisteva
semplicemente nel cercare una coerenza complessiva a una serie
disordinata di segni, di indizi sparsi nella vita disordinata di
ciascuno. Una ricerca che somigliava a quella di un romanziere:
connettere cause ed effetti, disporre indizi, trovarne la chiave di
lettura e giungere a uno scioglimento finale. La differenza era che il
finale scritto da un giudice non può essere cambiato, se non a
determinate condizioni e a opera di un altro giudice; mentre il
romanziere i finali li può buttare all’aria ogni volta che vuole.”[53]
A chiudere il 2014 è il romanzo Non avrai le mie parole di
Massimo Ferro.
Il 2015 è l’anno di Anni e disinganni di Umberto
Apice, romanzo che narra le giovani illusioni di Giorgio Perrella e le
conseguenti disillusioni sullo sfondo dell’Italia degli anni novanta e
Solo la verità di Michele Navarra, un romanzo giudiziario, nel
quale l’autore cerca di spiegare attraverso una storia di colpa
professionale cosa realmente fa un avvocato penalista.
Altri due romanzi scritti da avvocati nel 2016: La
vita dipinta di Filippo Danovi e Cittadino modello di Davide
Vicari.
Lo scorso anno sono stati invece pubblicati L’ultima
occasione di Michele Navarra e Carolina e le altre di Sandro
Merz.
2.3 Associazioni
Accanto alle associazioni accademiche di diritto e
letteratura (ISLL, AIDEL) si sono formate anche associazioni di
professionisti come occasione di incontro, crescita e promozione.
Nel 2000 ad opera di Gennaro Francione prende vita
EUGIUS, l’Unione europea dei giudici scrittori, che associa
virtualmente 151 giudici con lo scopo di “contribuire all'unione
delle persone, alla crescita dell'umanità e della solidarietà in nome di
una giustizia intesa non come mera punizione ma come ricerca dei sistemi
creativi per rendere l'uomo retto, mediante l'arte, la cultura, lo
spettacolo, l'informazione, la cooperazione culturale e sociale”
come si può leggere dal sito internet dedicato
www.antiarte.it/eugius/ .
EUGIUS ha promosso una serie di incontri: il primo nel
2003 fu dedicato alla drammaturgia con la presenza del Centro Betti come
omaggio a Ugo Betti[54].
Nel 2005, durante il secondo convegno, dedicato alla saggistica, fu
presentato il saggio Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori
di Gennaro Francione: un’analisi che individua chi sono i giudici
scrittori, cosa li spinge a scrivere e le tipologie di scrittura
utilizzate oltre a una convincente difesa contro l’accusa mossa al
giudice scrittore di rubare il tempo per scrivere alla redazione di
sentenze.
Segue nel 2006 il convegno Il giudice: burocrate o
poeta avente come oggetto di dibattito la giustizia poetica e nel
2011 il quarto convegno, tenuto nell’ambito della rassegna Giallolatino,
avente come tema la narrativa di Temi al quale hanno partecipato
magistrati che si dilettano nella scrittura di gialli e noir.
Dal sito EUGIUS è possibile individuare un elenco di
ulteriori trentacinque siti che si propongono scopi simili: c’è per
esempio l’associazione giuristi creativi o la rivista parlata di diritto
costituzionale.
Altra associazione è La Banda degli Onesti ONLUS
che ha come mission quella di “contribuire allo sviluppo di una società
inclusiva, legale e civile, basato sulla diffusione della Cultura e del
rispetto consapevole della Legalità.”[55]
L’evento principale è il Festival della Letteratura e del Diritto (vd
paragrafo successivo) che dal 2014 si tiene ogni anno a Palmi.
A Napoli invece c’è Astrea sentimenti di
Giustizia, che “nasce con l’obiettivo di approfondire i temi
della giustizia e, superando i confini del diritto positivo, esplorare i
nessi che la legano a ambiti apparentemente lontani come la filosofia,
la letteratura, il cinema e le arti figurative. “[56]
2.4 Festival della
Letteratura e del Diritto
Il Festival nasce nel 2014, organizzato dalla Banda
degli Onesti ONLUS, per affrontare tematiche giuridiche partendo dalle
opere di grandi autori della letteratura classica e contemporanea. Si
svolge con un elevato approccio scientifico garantito dal coinvolgimento
dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e del Centro
di Ricerca per l’Estetica del Diritto, dalla collaborazione con il
Centro Studi "Federico Stella" sulla Giustizia penale e la Politica
criminale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e
dall’edizione del 2016 con il patrocinio dell’ISLL, Italian Society for
Law and Literature.
Gli organizzatori del Festival, tra i quali il
magistrato ideatore Antonio Salvati, hanno dato una impostazione “in
movimento” dello stesso, per permettere una circolazione della cultura:
infatti, oltre ai tre giorni dell’evento, sono previste diverse giornate
di incontro con i ragazzi delle scuole superiori anche di altre regioni
per promuovere l’importanza della letteratura, la bellezza della lettura
e l’indispensabilità delle regole e del diritto. Il progetto "On the
road", prevede una serie di incontri e sessioni simultanee del Festival,
quest’anno previste a Taurianova, Polistena, Cittanova e Cinquefrondi e
Rosarno, comuni che hanno patrocinato l’evento del 2018. Il carattere di
nomadismo lo si ritrova anche nella ripetizione del “Processo a Oscar
Wilde”, tenuto nell’edizione del 2017, all’Università Suor Orsola
Benincasa di Napoli all’interno di una serie di seminari su Cinema,
letteratura, diritto.
Dal 2017 si è aggiunta la collaborazione della Scuola
Superiore della Magistratura, come ente coorganizzatore e il Festival è
diventato evento di formazione nazionale: all’edizione del 2018
parteciperanno sessanta magistrati ordinari in servizio presso distretti
diversi da quello di Reggio Calabria, oltre a magistrati ordinari ed
onorari di quel distretto entro il numero e secondo i criteri di
ammissione stabiliti con la Struttura organizzatrice. Inoltre l’evento è
anche accreditato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palmi, che
riconosce 3 crediti formativi per la partecipazione ad ognuna delle
sessioni previste.
Da febbraio 2018 il Festival è entrato a far parte
anche della Rete dei Festival letterari del Sud Italia.
La prima edizione del 2014 ha avuto come tema:
L’etica dell’illegalità: falso mito o tentazione reale?, seguita nel
2015 da La giustizia insensata. Suggestioni letterarie dell’errore
giudiziario. L’obiettivo comune “è dimostrare che se si affrontano
le grandi tematiche giuridiche attraverso la letteratura, e l’arte in
generale, si finisce per comprendere quanto di disperatamente,
ineliminabilmente “umano” vi sia – da sempre – in una disciplina come il
diritto, a dispetto della sua presunta fredda tecnicità.”[57]
Nel 2016 l’edizione è stata impostata su un interrogativo: esiste una
Giustizia al femminile?, mentre nel 2017 il tema è stato: Dei
confini, dell’identità e di altri demoni. La diversità tra letteratura e
diritto. L’edizione del 2018, Anche la pazzia merita i suoi
applausi. La follia tra letteratura e diritto, è prevista per il
3-4-5 maggio sempre a Palmi e a Reggio Calabria.
2.5 Premi letterari
Accanto ai festival, alle case editrici, alle
associazioni pullulano i premi letterari dedicati ai giuristi scrittori:
dal 2006 si è assegnato il premio Ripdico. Scrittori della giustizia
a opere di narrativa o saggistica che riguardano il tema della
giustizia. Il premio è stato organizzato dalla Rivista parlata di
diritto concorsuale e commerciale avente come presidente Umberto Apice.
Tra i finalisti ricordiamo Massimo Ferro con Misericordiae 8.38,
Guido Marcelli con Cercando Kafka, Paola Di Nicola con La
Giudice. Una donna in magistratura.
Ancora più specifico è il premio Legal Drama
Society, organizzato dall’omonimo circolo culturale milanese, poiché
possono partecipare solo avvocati, praticanti legali, magistrati anche
onorari e in pensione, notai, cronisti giudiziari, cancellieri, studiosi
universitari in materie giuridiche (dottorandi, assegnisti, borsisti,
ricercatori e professori), investigatori privati, periti giudiziari,
medici legali, consulenti tecnici, esponenti delle Forze dell’Ordine,
dottori commercialisti, consulenti del lavoro e giuristi d’impresa.
A Bologna, per il 30° anniversario della rivista
Bologna forense, è stato indetto un premio letterario per racconti
di operatori della giustizia aventi come tema la “vita nel foro”.
Dedicato esclusivamente ad autori che siano avvocati o
praticanti avvocati è il concorso Avvocati e autori organizzato
dall’Unione Lombarda Ordini Forensi.
In Friuli, organizzato dalla Camera Penale Friulana e
riservato agli avvocati e magistrati del distretto di Corte d’Appello di
Trieste, ha avuto luogo nel 2012 il concorso letterario Legal writers
avente come tema “La lingua inaccessibile, l’idioma
indecretabile, la parola indelegabile, il corteggiamento cui non saprei
resistere”.
L’associazione culturale Mariano Romiti, con lo scopo
di affermare l’aspetto umano e sociale dell’operatore di giustizia,
promuove dal 2012 il Premio di Letteratura Gialla-Noir-Spy Story
“Mariano Romiti”: in questo caso è la giuria ad essere composta da
poliziotti, avvocati e magistrati. Tra i vincitori ricordiamo Maurizio
Blini, Roberto Ricciardi e Antonio Fusco.
Altro premio bolognese è il Premio Franco Fedeli
organizzato annualmente dal 1997 dal Sindacato Italiano Unitario
Lavoratori Polizia avente una doppia giuria, la prima formata da
magistrati e forze dell’ordine e la seconda da poliziotti ed esperti del
genere giallo.
2.6 Perché il giudice
scrittore
In questo quadro composito si è scelto di focalizzare
l’attenzione su quello che ci sembra essere il vero protagonista di
questo fenomeno: il magistrato.
Come detto sopra, storicamente ci sono stati numerosi
esempi di magistrati scrittori, conosciuti per la loro produzione
letteraria e non per la loro professione di giuristi. Tuttavia solo dopo
Montesquieu si è avuto un giudice investito del solo potere giudiziario:
considerando questo fatto, l’”Onda di Temi” italiana assume un carattere
di unicità mondiale.
Contemporaneamente alla separazione dei poteri,
l’immagine del giudice, simbolo della legge, ha portato l’immaginario
collettivo ad aver paura del suo giudizio e della sua persona creando
una professione chiusa di uomini sempre più riservati. Una breve
descrizione della condizione del giudice è riportata da Gennaro
Francione nel suo Il tocco e la penna ovvero dei giudici scrittori:
“L’uomo che vive, scopre e apprende, giorno dopo giorno, ora dopo ora,
la più difficile regola del giudice, quella che non è scritta sui codici
che si studiano, la regola della solitudine. Solitudine dinanzi a una
realtà sconosciuta, solitudine dinanzi a muri che non si riescono ad
accettare, solitudine per l’acquisizione della consapevolezza dei propri
limiti. Solitudine, soprattutto, dinnanzi ad una gente che, quanto più
si manifesta lontana da sé, si vorrebbe vicina; si vorrebbe aiutare; ma
che, per una barriera che si apre a volte invalicabile, non vuole essere
aiutata.”
Ed ecco che dopo secoli di silenzio la vena letteraria
dei giudici è scoppiata, più prepotente, travolgendo anche le iniziali
accuse di “perdigiorno”.
Alcune considerazioni a difesa dei giudici scrittori:
dal punto di vista storico la giurisprudenza era ricompresa all’interno
del Trivio,
mentre la nascita della letteratura italiana è attribuita alla scuola
poetica siciliana con Giacomo da Lentini, che, conosciuto da tutti come
l’ideatore del sonetto, svolgeva la professione di notaio e di
cancelliere. Dal punto di vista fisico, al di là dell’arduo compito di
dover giudicare e condannare uomini, anche i giudici sono umani e in
quanto tali divisi tra regole e sentimento, tra diritto e vita in una
perenne tensione verso la Giustizia: “la letteratura s’incrocia col
diritto, perché entrambi hanno a che fare con il male, con lo scontro,
con la colpa, con la vischiosa complessità della vita e con gli abusi
del cuore umano, con la contraddizione insita in un’azione
giuridicamente e penalmente punibile ma eticamente lodevole o
addirittura necessaria.”.[60]
Capitolo 3
L’importanza della ricerca
3.1 Le interviste ai magistrati
Per comprendere maggiormente il fenomeno, già descritto nel precedente
capitolo e ricostruito con informazioni ricavate da internet e varie
fonti documentali, sostanzialmente dunque “di seconda mano”, si è
ritenuto opportuno avvicinare i diretti interessati.
Le interviste hanno avuto lo scopo di mettere a fuoco principalmente le
implicazioni che comporta il fatto di partecipare a due mondi che pur
essendo formalmente e doverosamente separati, di fatto hanno più di un
punto di contatto, a partire dalla scrittura per non dire della
vicinanza all’universo dei sentimenti umani. Così si è immaginato di
intervistare in origine almeno dieci magistrati scrittori per chiedere
loro quali motivi li spingono a scrivere, se i due mondi della scrittura
letteraria e della loro professione di magistrato si influenzano in
qualche modo, ovvero il loro punto di vista sull’introduzione di materie
come Diritto e letteratura all’interno delle scuole di giurisprudenza.
3.2 Il campione
La scelta degli intervistati si è basata su un doppio ordine di criteri:
la prima operazione è stata quella di individuare coloro che attualmente
esercitano la professione di magistrato o soltanto da pochi anni in
pensione, i quali, accanto a questa principale attività giuridica,
affiancano quella letteraria. Ottenuta una prima scrematura si è
proceduto, nei limiti del possibile, a individuare all’interno della
anzidetta sottocategoria dieci magistrati che fossero in egual numero
procuratori e giudici, questi ultimi suddivisi omogeneamente tra
civilisti e penalisti; inoltre che fossero in egual numero di differente
genere, possibilmente distribuiti tra giudici e procuratori; in ultimo
che fossero provenienti da ogni parte dell’Italia, suddividendo il
territorio in Nord, Centro, Sud e Isole.
Di questi dieci, si è avuto riscontro da parte di nove magistrati che
sono: un ex-procuratore da poco in pensione, un Procuratore, un
Sostituto Procuratore, due Pubblici Ministeri, un Giudice per le
Indagini Preliminari e per l’Udienza Preliminare, un Consigliere della
Corte di Appello penale, un Giudice Civile, un Consigliere della Corte
di Cassazione.
La categoria dei giudici civili è stata quella di più difficile
individuazione poiché la maggior parte dei magistrati scrittori proviene
dall’ambito penale. È evidente che il penale è fonte di grande
conoscenza dell’essere umano, il luogo nel quale emergono le debolezze,
le follie, nel quale l’uomo che deve giudicare si misura con l’uomo da
giudicare.
Altra categoria di difficile reperibilità è stata quella delimitata dal
genere femminile. Sul campione di nove magistrati intervistati vi sono
sei uomini e tre donne. Essendo il rapporto femminile/maschile di 1 a 2
si è preferito contestualizzare il dato alle fasce d’età per provare a
spiegarlo: si parte dai 46 ai 55 anni con due uomini e due donne, si
passa dai 56 ai 65 con quattro uomini e una donna per arrivare alla
fascia degli over 66 con un solo magistrato scrittore in pensione.
Mentre la fascia 46-55 è equilibrata dal punto di vista del genere,
essendo presenti due uomini e due donne, nella fascia più anziana che va
dai 56 ai 65 gli uomini sono il quadruplo delle donne. La differenza di
numero (per 4 uomini 1 donna) per la fascia più anziana e la successiva
parità nella fascia più giovane potrebbe essere spiegata facendo
riferimento alla disparità storica fra sessi che ha ritardato l’ingresso
delle donne in magistratura. Queste hanno avuto accesso alla
magistratura in epoca posteriore rispetto agli uomini, infatti la legge
che ha aperto la magistratura alle donne è del 1963. Il soggetto
femminile più anziano della statistica, rientrante nella fascia più
anziana, è nato nel 1955, solo otto anni prima che venisse emanata la
legge in questione. Per questo motivo la vera rappresentatività del
campione magistrati-scrittori sotto il punto di vista del genere può
essere assunta come aderente alla realtà a partire dalla fascia 46-55
essendo quella 56-65 una fascia per così dire di transizione.
ETÀ |
Maschio |
Femmina |
46 – 55 |
1 |
2 |
56 – 65 |
4 |
1 |
> 66 |
1 |
|
Tab.1
Sempre in relazione al genere vi sono due donne
appartenenti alla magistratura requirente e una sola alla magistratura
giudicante. Al contrario vi sono due uomini della magistratura
requirente e tre della giudicante. Il magistrato over 66 non è stato
inserito perché in pensione da due anni.
RUOLO IN MAGISTRATURA |
Età |
PM |
GIUDICE |
46-55 |
XX |
X |
56-65 |
XX |
XXX |
> 66 |
|
|
Tab. 2
(X
= F; X = M)
La ricerca di magistrati in funzione della provenienza non è stata
impeditiva, infatti si sono potuti includere quattro magistrati
provenienti dal Nord, due dal Centro, due dal Sud e uno dalle Isole. I
magistrati donna provengono prevalentemente dal Nord, dove hanno svolto
anche i loro studi e dove esercitano la propria professione, mentre la
restante proviene dal centro; non ci sono donne magistrato del Sud. I
magistrati sono invece suddivisi in maniera equilibrata in relazione
alla provenienza.
|
ZONA PROVENIENZA |
|
NORD |
CENTRO |
SUD |
ISOLE |
46-55 |
X |
X |
|
X |
56-65 |
XXX |
X |
X |
|
> 66 |
|
|
X |
|
Tab. 3
Incrociando poi i dati raccolti relativi alla zona di provenienza con il
ruolo svolto in magistratura risulta che: dei quattro magistrati
originari del Nord, due sono giudici e due sono pubblici ministeri; dei
due provenienti dal Centro che sono entrambi pubblici ministeri;
dell’unico delle Isole e dell’unico del Sud risulta che sono entrambi
giudici.
3.3 Il tipo di strumento
impiegato
Al campione appena delineato, costituito in partenza da dieci magistrati
divenuto poi di nove, è stata somministrata un’intervista
semi-strutturata, ovvero con domande chiuse ed aperte, utilizzando la
formula del questionario.
Il questionario, eletto per ragioni di opportunità, considerate le scarse
riserve di tempo dei soggetti coinvolti e le varie difficoltà logistiche
che avrebbero impedito di svolgere le interviste di persona, è stato
inviato ai magistrati che hanno dato disponibilità attraverso una e-mail
ottenendo così una risposta differita rispetto al momento della
somministrazione delle domande scritte.
Soltanto l’ultima intervista raccolta si è svolta “faccia a faccia” grazie
alla spontanea disponibilità di uno dei soggetti del campione, servendo
anche da raccordo in certo senso per approfondire e fare il punto sui
dati raccolti nel loro complesso.
3.4 Struttura del
questionario
Il
questionario è stato strutturato in tre dimensioni conoscitive: a)
informazioni generali, b) giudice e lo scrittore, c) nessi.
La prima dimensione conoscitiva è volta a raccogliere le
informazioni che rilevano le caratteristiche del campione. Età, genere,
la regione di provenienza, di svolgimento degli studi e della
professione, il ruolo attuale in magistratura, le motivazioni alla base
della scelta di studiare diritto e l’eventuale ulteriore formazione
letteraria o artistica. Oltre a permettere una comparazione delle
informazioni relative a età, genere, ruolo e regione di provenienza,
incrociando questi dati è stato possibile per esempio riscontrare che
gli scrittori autori di legal thriller sono pubblici ministeri per lo
più provenienti dal Sud, un territorio ricco di suggestioni che si
presta frequentemente come luogo di ambientazione di numerosi romanzi
gialli o di mafia; mentre più in generale è diffusa la sensibilità per
la componente umanistica. La domanda di chiusura di questa prima
dimensione conoscitiva mira a cogliere, infine, le motivazioni che hanno
spinto i soggetti intervistati a intraprendere sia gli studi giuridici e
se vi sia stata nella loro esperienza formativa anche l’accostamento
alle arti. Si tratta di un’informazione utile per comprendere se questi
magistrati abbiano scelto la magistratura per vocazione, spinti da un
anelito alla realizzazione della giustizia, e se una particolare
tendenza per le arti, in particolare la sensibilità letteraria, abbia
influenzato quanto meno in parte questa scelta.
Nella seconda dimensione conoscitiva, giudice e scrittore,
le domande sono finalizzate a indagare quando nasce la passione per la
letteratura e per la scrittura, se la scrittura letteraria sia avvertita
come esigenza, e infine lo stesso rapporto temporale tra inizio
dell’attività come scrittore e come magistrato, chiedendo anche se la
prima sia stata determinante per l’inizio della seconda. L’obiettivo è
comprendere se, come e quanto il mestiere di giudice influenzi quello di
scrittore e, viceversa, se, come e quanto il mestiere di scrittore
influenzi quello di giudice. Scoprire, in particolare, la successione
cronologica dell’inizio delle due attività può rivelare un legame più
profondo tra diritto e letteratura che si esplica nel modo di affrontare
la professione giuridica: la competenza letteraria affina la competenza
tecnico-giuridica? Oppure la scrittura potrebbe essere una via
terapeutica per superare le prove di umanità che si presentano al
giudice ogni giorno o al contrario un mezzo per supplire alle mancanze
del diritto e per sospingersi dove questo non arriva.
Nell’ultima dimensione conoscitiva, dedicata ai nessi tra i
due versanti, è stato chiesto ai soggetti intervistati di esprimere le
proprie opinioni sulla relazione tra diritto e letteratura. È stato
domandato in modo più diretto se l’esercizio letterario possa
influenzare il mestiere di giudice, se il soggetto intervistato abbia
avvertito l’influenza di ricerche in materia di Diritto e Letteratura
nell’esercizio della funzione giudicante e in particolare nella
redazione di provvedimenti. Per sollecitarli infine a rispondere
sull’importanza o meno dal loro punto di vista di introdurre una materia
come Diritto e Letteratura negli studi giuridici e sul valore della
maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni
giuridiche. Queste domande hanno come fine principale quello di trovare
conferma alla tesi dell’importanza che a una adeguata formazione tecnica
si accompagni anche quella letteraria soprattutto quando la professione
che si tratta di svolgere ha a che vedere con il diritto e la giustizia.
Le testimonianze dei giudici scrittori. I dati emersi
4.1 Informazioni generali
Le
informazioni ricavate dalla prima dimensione conoscitiva caratterizzano
il campione: si è riscontrato che il magistrato scrittore ha dai 46 anni
circa in su, che il genere non incide sulla scelta di iniziare a
scrivere, che non vi è una zona nella quale gravita maggiormente, questo
infatti proviene da ogni parte d’Italia e che svolge sia attività
requirente che attività giudicante.
4.1.1 Motivazioni alla base della scelta di
studiare diritto
Alla domanda sulle motivazioni che hanno spinto i soggetti a
scegliere di studiare diritto si è riscontrato che solo due soggetti
hanno scelto di studiarlo per il desiderio di diventare magistrato: il
soggetto n. 6 e il soggetto n. 2 che afferma che diventare magistrato è
stato “un desiderio che ha iniziato a coltivare da studente liceale”
perché secondo la sua opinione è “una strada per dare il proprio
contributo allo Stato democratico e alla società italiana”. Il
soggetto n. 3, invece, ha scelto di studiare diritto per “la passione
per la giustizia”, una motivazione intermedia tra la precedente e
quella di un altro gruppo di magistrati scrittori che ha scelto di
studiare giurisprudenza come una sorta di compromesso: il soggetto n. 1
si aspettava materie interessanti e integratrici della propria
formazione umanistica; il soggetto n. 7 che ha considerato il diritto
come una buona alternativa per contemperare “la vocazione umanistica
e artistica con l’esigenza di conseguire un valido titolo di studio per
poter accedere a una professione”; infine il soggetto n. 8
interessato alla filosofia del linguaggio. Un’altra coppia di magistrati
ha scelto di studiare diritto perché indecisi: il soggetto n. 2 per
disorientamento, mentre il soggetto n. 9 lo ha scelto perché indeciso
tra Matematica e Filosofia. Il soggetto n.3 risponde invece che la
motivazione è stata il padre.
Molti sono i magistrati che sono approdati alla magistratura
per una scelta – non scelta. Elisabetta Mondello, in proposito, riporta
nel suo articolo Il Rasoio di Occam e i magistrati scrittori di noir
l’esperienza di Carofiglio che “ha rivelato di essersi iscritto
alla Facoltà di Legge l’ultimo giorno utile, perché indeciso tra
Medicina, Informatica, Fisica, Filosofia: alla fine aveva finito con il
fare la tipica scelta di chi non ha deciso nulla e quindi vuole prendere
tempo.”.
Questa indecisione però spesso si accompagna con il
desiderio di completare o arricchire la propria formazione umanistica e
allora la scelta di studiare diritto diventa un espediente per poter
continuare a coltivare la vocazione letteraria e artistica, per
ampliarla e anche per perseguire la giustizia. È possibile ipotizzare a
questo punto che l’ideale della giustizia, tema ricorrente in
letteratura, porta il soggetto particolarmente sensibile alla componente
umanistica e forse anche un po’ pragmatico a studiare diritto prima e a
farsi magistrato poi, continuando comunque a coltivare la parte
letteraria. Gennaro Francione riporta dei versi di Francesco Origlia
attinenti alla questione:
Perché ho indossato
la toga
…Ho indossato la toga
per dare conforto
alla tua anima
lacerata
da mille soprusi,
angosciata
da mille insulti,
scandalizzata
da mille bestialità,
torturata
da mille padroni.
Quello che risulta è un quadro nel quale le aspirazioni giuridiche e le
vocazioni letterarie sono sfumate l’una nell’altra, dove non è
distinguibile quale sia stata la motivazione scatenante tra le due se
non come coacervo unitario. A sostegno di questa contaminazione tra
anelito alla realizzazione della giustizia e tendenza pragmatica per le
arti che ha determinato la scelta di studiare diritto si riportano i
dati raccolti nella successiva domanda sulla ulteriore formazione
letteraria o artistica: quattro soggetti su nove affermano di aver avuto
una formazione artistica, ma tutti affermano in una domanda successiva
che la passione per la letteratura è nata grazie alla lettura, quindi
tutti hanno avuto almeno una formazione letteraria amatoriale da
lettori. Ma la letteratura, come afferma Sansone attraverso le parole di
Martha Nussbaum, gioca un ruolo importante sulla comprensione e sulla
realizzazione della giustizia: “il leggere romanzi non ci fornirà la
chiave della giustizia sociale, tuttavia esso può essere un modo per
arrivare a un’idea di giustizia e alla sua applicazione nella società.”.
Osservando poi le espressioni che più ricorrono nelle risposte alla
domanda sulle motivazioni che hanno indotto a scegliere di studiare
diritto rinveniamo: “formazione umanistica”, “desiderio”,
“magistrato”, “passione”, “giustizia”, “vocazione
umanistica e artistica”, “filosofia”. Quello che ne risulta,
ancora una volta, è un campo semantico riconducibile sotto le voci di
“Diritto” e “Letteratura”.
Il soggetto col quale si è avuta l’intervista “faccia a faccia” osserva
come questa indecisione iniziale sulla scelta di studiare diritto sia
normale oltre che auspicabile, infatti, continua, il diritto è una
scienza sociale e in quanto tale non può portare il singolo ad affermare
di essere incline a fare il magistrato al contrario di quanto potrebbe
verificarsi per esempio nella scelta di iscriversi al conservatorio di
chi fin da piccolo è stato un mago con le note musicali.
4.1.2 Influenze sulla scrittura dall’ambito del ruolo svolto
Nel campione sono presenti cinque magistrati requirenti e quattro
magistrati giudicanti. La maggior parte di questi scrive gialli e noir,
un soggetto della requirente scrive romanzi per lo più di formazione,
infine un altro soggetto della giudicante romanzi di stampo
strutturalista. Da questa prospettiva non sembrano esserci correlazioni
tra ruolo svolto e tipologia di opera prodotta.
Di sicuro però da parte dei magistrati scrittori c’è una
preferenza, almeno stando ai dati del campione, per il genere giallo.
Molti di questi autori, forti della propria esperienza
giuridica, scrivendo questi romanzi spiegano, accanto alla storia
principale, la realtà giudiziaria, il meccanismo di alcuni istituti e il
funzionamento della giustizia italiana andando così a creare una
letteratura giudiziaria utile al lettore comune, ma sicuramente
formativa per lo studente di legge che si appresta ad entrare nel mondo
del lavoro. Che questo sia un tentativo di avvicinamento al cittadino -
lettore, di spiegazione della propria professione, dei limiti dei propri
poteri e della giustizia italiana o una modalità per evadere il velo di
riservatezza che li ha da sempre contraddistinti per poter preservare la
propria imparzialità e indipendenza, è difficile da stabilire. Quello
che è certo però è che a una data azione susseguono degli effetti.
Questi possono essere definiti come le conseguenze dell’attività
letteraria, non tanto in capo a terzi, quanto quelli conseguiti
dall’autore stesso. Attraverso l’esercizio letterario il magistrato
scrittore sviluppa quella che M. Nussbaum chiama “immaginazione
narrativa”. L’immaginazione narrativa altro non è che la capacità di
immedesimarsi nei panni dell’altro, che pur essendo vietata al
magistrato, chiamato a decidere le sorti dell’uomo che ha davanti, è
indispensabile per un giudizio per così dire migliore, più solidale. Per
un magistrato lo sforzo d’immedesimazione, sviluppato attraverso le
competenze letterarie, può essere un’ancora all’umanità, per ricordargli
che lui stesso, in quanto uomo, è anche fragilità, debolezza e difetti.
È poi importante notare, ai fini di una comprensione sul
perché i magistrati scrivono, che questi provengono soprattutto
dall’ambito penale; infatti la maggiore difficoltà nella individuazione
dei soggetti da intervistare è stata quella di scovare magistrati
civilisti. Il processo penale pullula, per così dire, di materiale
umano, fungendo da secoli da serbatoio di ispirazione per numerosi
scrittori. Ecco che una capacità di immedesimazione susciterà emozioni
tali per cui si avrà un sentimento di solidarietà sociale che porterà a
interessarsi del bene di altre persone, avvicinandosi forse di più
all’ideale di giustizia (vedi par. 4.3.3). Quanto appena detto
però rientra ancora nelle conseguenze dell’esercizio letterario, mentre
questo dato suscita anche una riflessione a monte, sul perché molti di
questi magistrati scrittori provengano proprio da un ambito ricco di
umanità - inumana. A questo punto si può ipotizzare che la scrittura sia
una modalità terapeutica per prendere le distanze da certe logiche
irrazionali e inquietanti, oppure una modalità per scandagliarle e
comprenderle meglio, o ancora una modalità complementare al processo per
rendere nota una verità che in questo non è stato possibile dimostrare
perché mancavano le prove necessarie a tal fine anche se riconoscibile
al di fuori dello schema processuale. A queste ipotesi si cercherà una
risposta più avanti attraverso le parole dei soggetti intervistati. (vd
par. 4.3.)
La minoranza, quella che non si occupa del filone giallo, ma
che utilizza il diritto come pretesto per un romanzo d’invenzione, per
poi passare a temi più esistenzialistici, fa interrogare su quali
ulteriori motivazioni possano spingere il giudice a scrivere questa
diversa tipologia di romanzo. In genere queste opere sono una realtà
possibile ma non verificatasi, dove un personaggio o più personaggi
raccontano dalla propria prospettiva.
Di questa minoranza di autori fa parte il soggetto intervistato “faccia a
faccia” il quale ha affermato che la letteratura disordina e moltiplica
quello che il diritto ordina semplificando e dividendo. E forse è
proprio questo il punto: l’obbligo alla razionalità, l’obbligo del dover
giudicare, catalogare, classificare, definire. Il giudice come detentore
ultimo della verità e della certezza. Ma il magistrato è prima di tutto
un uomo, ragione e cuore.
E allora il romanzo è la via per abbandonarsi al disordine
caratterizzante la vita (che il diritto prova ad ordinare). Infatti, il
romanzo in questione moltiplica e disordina attraverso i vari punti di
vista dei personaggi e non aggiunge quanto non è stato possibile
affermare nel diritto. Tuttavia, proprio questo tentativo di
ricostruzione della realtà attraverso dei personaggi mai esistiti può
far cogliere la verità attraverso il non detto e libera il giudice dal
peso di dover giudicare. Peso dal quale si libera nel momento in cui
prende in mano una penna per scrivere un romanzo, perché la letteratura
non giudica, ma racconta con lo scopo di comprendere e approfondire un
aspetto con l’attenzione che si conquista attraverso la lentezza, anche
attraverso la lettura o la scrittura di un libro.
4.2 Giudice e scrittore
In
questa seconda dimensione conoscitiva, “giudice e scrittore”, le domande
sono volte a capire se e come, attraverso le testimonianze dei
protagonisti, le due attività professionali si influenzino l’una
l’altra.
4.2.1 La passione per la letteratura
La prima domanda è stata posta con lo scopo di scoprire
come sia nata la passione per la letteratura, riscontrando che la stessa
si è manifestata nei soggetti intervistati sin dalla prima giovinezza,
spesso per effetto di un ambiente familiare stimolante.
Il soggetto n. 4 scrive di aver sempre amato i romanzi,
specie quelli storici. Poi la professione gli ha fatto scoprire la
narrativa poliziesca che ha suscitato in lui “la curiosità di
verificare quanto e in che termini fosse attendibile rispetto alla
realtà criminale” che affrontava da magistrato.
Il soggetto n. 5 aggiunge che oltre dalla lettura di
romanzi, la passione per la letteratura è nata “dalla necessità di
raccontare storie” che scaturivano dalla osservazione della realtà.
Per il soggetto n. 9 la passione per la letteratura è nata
come esigenza di ricerca delle emozioni, perché nella letteratura ci “sono
i motori della parte irrazionale di ognuno di noi, che non è stimolata
dalla letteratura tecnica”. La letteratura, poi, permette di “sognare,
di riscrivere la realtà, dona ottimismo, rinforza”.
Come già detto, tutti i magistrati scrittori hanno avuto fin
da giovanissimi una particolare propensione per la lettura di romanzi
stimolata dall’ambiente familiare, ma si potrebbe pensare anche in virtù
di una più personale sensibilità, quanto meno in coloro che considerano
la letteratura come una necessità e una esigenza.
4.2.2 La passione per la scrittura
La passione per la scrittura nasce dall’esigenza di
esprimere idee ed emozioni che non potrebbero trovare uno sbocco
diverso, sebbene sia più spesso l’esito della possibilità di dare forma
narrativa a storie immaginate e scritte per passatempo.
Il soggetto n. 5 risponde che è nata per “esigenza di
raccontare idee, emozioni che non possono essere in altro modo esposte o
analizzate” così il soggetto n. 4 che, dopo aver scritto una sua
biografia, si è accorto di essere “in grado di narrare delle vicende
senza che fossero inquadrate in un caso giudiziario”.
Per un altro gruppo di magistrati la passione per la
scrittura è nata “per un’idea per un romanzo giallo” (soggetto n. 7) o
“partendo da idee estemporanee per delle storie” (soggetto n. 2).
Per il soggetto n. 7 è nata da bambino, durante la visione
di un film di pirati: “mi esaltò quell’avventura e decisi che avrei
scritto anch’io storie piene di colore, rumore, ardimento, avventura.”.
Per il soggetto n. 6 è “un modo di occupare il poco tempo
libero”, mentre per il soggetto n. 1 la passione per la scrittura,
come per la lettura, è nata “leggendo e scrivendo”.
La sensazione che se ne trae è che la scrittura sia
un’attività “normale”, un passatempo come un altro che non si pone in
contrasto con lo svolgimento della professione giuridica. E tuttavia è
un passatempo che a ben vedere mette alla prova sul piano emozionale,
per la forza propria della scrittura di scandagliare le emozioni di chi
scrive, proprio come afferma il soggetto n. 5, ovvero di scoprirsi in
grado di narrare storie, caratteristica che accomuna il genere umano fin
dall’origine dei tempi. Caratteristica che si fa necessità umana,
proprio perché da sempre l’uomo ha raccontato storie, a partire dai
disegni rupestri, ai miti e alle storie raccontate oralmente di padre in
figlio, fino ad arrivare alla trasmissione di queste attraverso la
scrittura. “Di fondo, comunque, lo scrivere è dettato dal bisogno di
espressione. E se, come diceva Aristotele, l’energia della vita è
desiderio di espressione, i magistrati ne hanno a iosa di questa brama,
fluente tra le loro mani, nelle loro teste, nei loro cuori, attraverso
gli occhi ricolmi d’immagini di un’umanità dolente, lacerata, patologica
su cui essi sono costretti ad emettere un giudizio.”
4.2.3 La scrittura come esigenza
Alla domanda particolarmente diretta, se scrivere sia
un’esigenza, quasi la metà dei soggetti intervistati risponde per lo più
negando il presunto “bisogno di scrivere”, ma nel farlo lascia trapelare
qualche contraddizione. Stando ai dati, abbiamo rilevato: due risposte
secche in negativo (due “no” categorici da parte dei soggetti 3, 6); una
risposta che interpretiamo anch’essa come negativa, “è più una
voglia” del soggetto 2; e una che ne chiarisce ulteriormente il
senso, mettendo in chiaro la distanza tra le due attività di magistrato
e di scrittore: “in certi periodi lo è stato” dice il soggetto 4
e continua: “essendo un esercizio mentale molto faticoso, passo
periodi di scarsa vena, a cui seguono altri più fecondi”,
puntualizzando “sempre condizionati però da quanto tempo ed energie
mentali il lavoro, quello vero, mi lasciano”. Più risoluta la
risposta affermativa dei soggetti 5 e 9, che rispondono con un “si”, ma
soprattutto quella del soggetto 1 che afferma che la scrittura è “nutrimento
piuttosto, un giorno senza libri (e senza avere scritto neppure un rigo)
è un giorno inutile” e del soggetto 7 che afferma “No. Di
più. Una necessità assoluta.”.
Cinque magistrati su nove avvertono quindi la scrittura come
esigenza, ma, analizzando più in profondità questa risposta, e
chiedendone un ulteriore commento al soggetto 9, intervistato faccia a
faccia, non si tratterebbe di una esigenza come può essere il nutrimento
o il riposo, bensì di “una esigenza irregolare, inquieta, che sorge a
causa di una particolare situazione emotiva in grado di evolvere anche
grazie o soprattutto grazie alla scrittura”. Il clima produttivo di
questa esigenza, ci dice, “è un
misto di delusione e stizza unito a una giusta distanza che permette di
percepire, non troppo né troppo poco”. C’è da chiedersi, pertanto,
se e quanto in realtà l’esercizio letterario non sia determinante nel
coltivare la sensibilità del magistrato.
Circa le contraddizioni cui si faceva riferimento, esse
riguardano il confronto tra le affermazioni appena espresse e le
risposte alle domande successive. Per esempio, il soggetto 2 parla della
scrittura “come una voglia” salvo poi affermare, nella domanda
successiva, che la scrittura influenza la sua professione, che –
attenzione – non ha eletto idealmente, ma si è “ritrovato a fare”, “perché
produce una qualche forma di distacco dalle cose e dalle esperienze”.
La scrittura è una forma di evasione dal mestiere ritenuto non
gratificante o meglio uno strumento per mettere distanza tra sé e il
proprio lavoro, per tenersi saldi al di qua del confine, per proteggersi
da situazioni potenziali che possono riguardare ogni essere umano, per
differenziarsi dalle logiche inumane con le quali il magistrato è
costretto a confrontarsi ogni giorno. Ma allora, scrivere letteratura
potrebbe svolgere sebbene in modo latente una funzione terapeutica? Non
si tratta pertanto solamente di acquisire una migliore capacità di
scrittura, una migliore capacità di rendere chiara la legge al
cittadino, come dichiarano i soggetti intervistati. Viene da chiedersi
se effettivamente i magistrati siano consapevoli delle conseguenze
positive prodotte su di loro dalla letteratura.
Altra contraddizione è tra scrittura come “modo di
occupare il tempo libero” e scrittura come “esercizio mentale
molto faticoso”. Un passatempo per definizione è una occupazione
gradevole e poco impegnativa, quindi potrebbe essere una esigenza
mascherata da passatempo. (Si tratterà della questione scrittura come
passatempo nel paragrafo successivo)
4.2.4 Prima la letteratura o la magistratura?
In questa ultima domanda della seconda dimensione conoscitiva è stato
richiesto di indicare se l’attività di scrittura è iniziata prima o dopo
l’attività in magistratura.
Sei magistrati su nove dichiarano di aver iniziato a scrivere prima di
esercitare la professione di magistrato. Di questi sei la metà afferma
di non essere influenzato nel suo lavoro giuridico dall’esperienza come
scrittore.
Soprattutto in questa domanda si è riscontrato che i
magistrati tendono a separare l’esercizio letterario dalla professione
come se non vogliano o non possano ammettere che l’essere scrittori
influenzi l’essere magistrato. Dei tre che ammettono l’esistenza di una
influenza, poi, occorre tenere conto del fatto che uno di questi è il
soggetto 1, l’unico a riconoscere nella letteratura lo sviluppo della “immaginazione
narrativa”, valutandola nei termini espressi da Martha Nussbaum, ma
è in un certo senso protetto dalla sua condizione di pensionato; un
altro è il soggetto n. 2 che non si è mai sentito magistrato, ma si “è
trovato a farlo” e il soggetto n. 7 che ne fa solo una questione di
miglioramento della capacità di scrittura.
Il
soggetto n. 9, al quale è stato anche chiesto se c’è diffidenza da parte
dei colleghi verso coloro che scrivono, ha risposto che non è solito
parlare con i colleghi del suo lato letterario, dei suoi interessi e dei
suoi libri, manifestando anche particolare fastidio nei confronti di
coloro che si congratulano lungo i corridoi del tribunale per aver
saputo della pubblicazione di un suo romanzo. Il fastidio sarebbe dovuto
alla percezione che non vi sia un interessamento autentico da parte dei
colleghi, né curiosità o attenzione al contenuto del libro. E dello
stesso tono è la critica mossa anche da altri magistrati scrittori.
Che sia
una forma velata di disapprovazione o di invidia nei confronti di coloro
che potrebbero apparire come dei “dissidenti” del formalismo? Che vi
siano in effetti due categorie di magistrati, una antiletteraria dalla
quale la letteraria nascente deve proteggersi? I magistrati scrittori
rappresentano una minoranza che si espone tentando un equilibrio
difficile tra messa in gioco del proprio essere intero e chiusura della
propria sfera emotiva in una dimensione intimistica solitaria. Così
rischiano, ma scommettono anche sulla possibilità di imparare a prestare
maggiore attenzione, come il vero scrittore che indaga la realtà del
mondo umano attraverso una conoscenza verticale, attraverso la lentezza.
In ogni caso, come visto, un certo grado di consapevolezza
circa il valore della letteratura come strumento di crescita umano e
psicologico è presente ed è rinvenibile lungo il corso delle interviste
(vd. par. 4.3).
I magistrati che hanno iniziato l’attività come scrittore
dopo l’inizio dell’attività da magistrato sono tre, di cui uno incerto
se rispondere di aver iniziato prima o dopo, perché “ho sempre
sognato, sin da giovanissimo, di diventare uno scrittore; sogno che per
anni è stato sommerso dalla mia professione di magistrato”.
Di questi tre, che hanno iniziato a scrivere dopo
l’inizio della carriera da magistrato, due hanno affermato che questa
professione è stata determinante nella scelta di iniziare a scrivere. Il
soggetto n. 8 afferma che “la trama per il giallo che avevo in testa
si dipanava dentro gli uffici giudiziari” e il soggetto n. 3 scrive
che “l’essere un inquirente ha liberato il mio desiderio di narrare
vicende e di intrattenere lettori, di costruire mondi, ideare
personaggi, di inventare storie che se non vere, siano verosimili.”.
L’influenza del giudice sullo scrittore consiste nell’essere per così
dire spronati dal contesto, dalla situazione, ma il letterario è già
presente nei giudici scrittori. Infatti, anche alcuni dei magistrati che
hanno iniziato a scrivere prima di diventare magistrati hanno scritto
che il loro essere giudici ha influenzato il mestiere dello scrittore
fornendo “strumenti per descrivere meglio le indagini” (soggetto
n. 5) oggetto dei romanzi.
Nelle risposte si leggono termini come “vicende umane”, “vere o
verosimili” che ancora una volta, anziché allontanare i due mondi,
li avvicinano.“Per la verità si deve riconoscere che in ogni
magistrato v’è uno scrittore atteso ché egli deve sempre analizzare a
dovere e riferire, in ogni procedimento, le vicende umane che cadono
sotto la sua osservazione, passando necessariamente attraverso le
tradizionali fasi logiche della narrativa del fatto, della motivazione
del giudizio e del dispositivo finale del provvedimento adottato.”
4.3 Nessi
Le informazioni ricavate in questa ultima dimensione conoscitiva sono
volte a comprendere le opinioni dei soggetti intervistati sulla
relazione tra diritto e letteratura.
4.3.1 L’influenza dell’esercizio letterario sul mestiere di giudice
La prima domanda di questa dimensione conoscitiva è stata
posta per scoprire se secondo i magistrati scrittori l’esercizio
letterario possa influenzare il mestiere di giudice. A questa domanda in
sei hanno risposto in maniera affermativa contro tre che hanno risposto
in maniera negativa.
È stato poi richiesto in quale modo l’esercizio letterario influenzi il
mestiere di giudice: quello che ne è risultato può essere brevemente
riassunto sotto tre punti che si svilupperanno di seguito: a) una
maggiore comprensione della natura umana; b) una
maggiore capacità di esporre il proprio pensiero attraverso un
linguaggio e una scrittura chiara e c)
consapevolezza dei limiti del diritto e della fallibilità della ricerca
della verità.
a)
Comprensione della natura umana
Per il
soggetto n.1 il “background culturale” influisce sulla
“comprensione della dimensione umana”, il soggetto n. 2 invece
ipotizza che l’esercizio letterario possa contribuire a una “maggiore
empatia con le persone”. Per il soggetto n. 4, “la letteratura è
una buona segnalatrice di errori”, mentre il soggetto n. 5 afferma
che le competenze letterarie “aiutano ad analizzare meglio
situazioni, personaggi, emozioni così nella vita di magistrato si può
essere ancora più attenti alle persone con cui abbiamo a che fare ogni
giorno”. L’esercizio letterario permette al giudice di scandagliare
meglio la natura umana. Ancora, a tal proposito, Nussbaum”: “I
cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che
li circonda soltanto grazie alla logica e al sapere fattuale. La terza
competenza del cittadino, strettamente correlata alle prime due, è ciò
che chiamiamo immaginazione narrativa. Vale a dire la capacità di
pensarsi nei panni di un’altra persona, di essere un lettore
intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni, le
aspettative e i desideri.”[67]
I magistrati scrittori hanno consapevolezza dell’influenza
dell’esercizio letterario e di come la letteratura e il diritto
dovrebbero contemperarsi: l’una come limite all’eccessivo tecnicismo,
l’altra come freno all’eccessiva immedesimazione nei panni del
criminale.
b)
Maggiore capacità di esporre il proprio pensiero attraverso un
linguaggio e una scrittura chiara
Un altro aspetto che si è riscontrato dalle risposte dei magistrati
scrittori è che l’esercizio letterario è in grado di influenzare la
capacità di imparare a scrivere in maniera ostensibile. La lingua
infatti è “il grande portone attraverso il quale tutto il diritto
entra nella coscienza degli uomini e serve a rivelare la primaria
funzione della regola giuridica, che è quella di assicurare, secondo la
lezione delle teorie istituzionali (alla santi Romano), la coesione del
gruppo sociale e la sua stabilità nel tempo, dove s’insedia il bisogno
(se non proprio il principio) di certezza del diritto, come sua
<<specifica eticità>>, secondo il noto aforisma di Flavio Lopez de
Onate.”
L’esigenza di comunicare e far capire quello che si vuole
esprimere è una preoccupazione di una parte dei magistrati, in
particolar modo di coloro che affiancano alla professione giuridica
l’attività di scrittura. Sempre alla stessa domanda, le modalità con le
quali l’esercizio letterario influenza il mestiere di giudice, il
soggetto n. 2, un po’ titubante, afferma di aver imparato a scrivere
meglio, l’intervistato n.7, più sicuro di sé, aggiunge: “farei
frequentare ai miei colleghi scuole di scrittura creativa. Se non altro
per approfondire i temi della logica espositiva. Certo non per inventare
storie, ci mancherebbe!” criticando il vezzo del “giuridichese”. La
letteratura contro il “giuridichese”,
contro il linguaggio diverso da quello comune, usato dai giuristi solo
per rivendicare la nobiltà della professione. Eppure, le sentenze
italiane “si aprono con la formula “In nome del popolo italiano”:
esse sono pronunciate e scritte in nome del medesimo popolo al quale ne
viene preclusa, di fatto, la comprensione.”
Come afferma il soggetto n. 4 dopo aver iniziato a scrivere ha
cominciato “a riflettere sul lessico giudiziario, sul rapporto che i
giuristi hanno con chi legge i loro scritti, sui moduli comunicativi che
adottiamo quando scriviamo.”. Sempre il magistrato n.4 riflette,
dicendo: “E ho pensato che occorre una profonda modifica del modo in
cui esponiamo le nostre tesi o decidiamo i casi che dobbiamo giudicare.
A volte mi è capitato di pensare che scriviamo quasi in odio a
chi ci deve leggere. Invece narrare significa rivolgersi a un amico, il
lettore. Ebbene dovremmo essere più amici di chi ci legge, perché in
definitiva essi sono quel popolo, in nome del quale esercitiamo
giustizia.”.
Chiaramente è impossibile depurare il linguaggio giuridico da ogni
tecnicismo, infatti come ogni settore anche il diritto ha una sua
terminologia specifica per indicare alcuni istituti propri, ma è
necessario eliminare i tecnicismi non necessari a favore di una maggiore
chiarezza espositiva. Infatti “gli pseudotecnicismi raggelano,
ostacolano la comprensibilità, circoscrivono (senza che ve ne sia una
necessità tecnica) la comunicazione ai soli specialisti.”
Sempre Carofiglio fa notare come il giuridichese, nascondendosi
dietro la sua parvenza di sacralità discendente dai processi dell’antica
Roma, sia in realtà “una lingua sacerdotale e stracciona in cui
formule misteriose e ridicole si accompagnano a violazioni sistematiche
della grammatica e della sintassi”.
Dello stesso avviso è Salvatore Satta
che ha definito questi tecnicismi come “frutto di orgoglio e poca
voglia di esercitare il pensiero, poiché è infinitamente più facile
inventare una irrealtà che intendere la realtà”
e allo stesso tempo ha espresso la sua opinione riguardo la
formazione del giurista: “Più l’arco della vita piega, più sento che
a formare il giurista occorrono due cose che, nella dovuta misura,
raramente si possono raggiungere nel breve tempo che ci è concesso:
cultura ed esperienza. Senza l’una e senza l’altra, si potrà essere
professori, ma non giuristi. Se non si è letto Dante, ad esempio, se non
si è ricreato il proprio spirito in Dante, non si può chiamarsi
giuristi. Questo finirà con l’inimicarmi molti colleghi, ma è così. Se
uno studente mi chiedesse che cosa deve fare per diventare giurista, lo
rimanderei alla lettera che Gargantua scrisse al figlio Pantagruele
quando si avviò agli studi nella città di Parigi: c’è a mio modo di
intedere, in quella lettera tutta l’essenza di quello che con perfetta
parola si è chiamato umanesimo. Il giurista è (o sarebbe!) il vero
umanista del nostro tempo, assai più del filosofo e del letterato”.
Un aneddoto derivante dall’intervista “faccia a faccia” sul tema della
pigrizia mentale di chi si ostina a parlare in “giuridichese”: “il sarò
telegrafico” molto in voga tra i giuristi, dice il magistrato, è
un’espressione anacronistica, infatti quanti di coloro che la utilizzano
hanno effettivamente visto e adoperato il telegrafo?
c)
Consapevolezza dei limiti del diritto e della fallibilità della ricerca
della verità
Il soggetto n. 2 aggiunge alle risposte sopra riportate che l’esercizio
letterario ha generato in lui “un maggiore distacco e disincanto
rispetto al risultato del processo”. Risultato del processo che
dovrebbe coincidere con la verità, ma che in pratica è una verità
processuale condizionata dalle sue regole.
La ricerca della verità è un anelito che alligna nell’animo umano dalla
notte dei tempi. La definizione stessa di verità sfugge dalla
possibilità di essere spiegata se non con tautologie e a più riprese è
stata identificata con esseri divini o anche con la Giustizia. Oltre ad
essere di difficile comprensione, la verità e la giustizia sono utopie
presenti in misura maggiore o minore in ogni uomo. Il primo punto di
contatto tra diritto e letteratura consiste nel voler entrambe
perseguire questi ideali: il diritto codificando la realtà, dando
certezza, cercando di risolvere problemi, mentre la letteratura
esplorando, narrando casi concreti e mettendo in luce problemi spesso
senza dare risposte.
Il romanzo in questo caso sembra avere una funzione suppletiva al diritto,
classificabile come romanzo civile.
Andando a sondare le opere di questi autori però, si intravede qualcosa di
più. Alcune opere di questi autori magistrati sono state inserite
all’interno della corrente letteraria “New Italian Epic”. Questo è un
genere un po’ controverso che accomuna diverse tipologie di opere di
autori che utilizzano tutto quanto pensano sia giusto e serio.
Scrive infatti Wu Ming
che “i due aggettivi non sono scelti a caso. Le opere del New Italian
Epic non mancano di humour, ma rigettano il tono distaccato e
gelidamente ironico da pastiche postmodernista XIV. In queste narrazioni
c'è un una presa di posizione e assunzione di responsabilità, che le
traghetta oltre la playfulness obbligatoria del passato recente, oltre
la strizzata d'occhio compulsiva, oltre la rivendicazione del "non
prendersi sul serio" come unica linea di condotta. Va da sé che per
"serio" non s'intende "serioso". Si può essere seri e al tempo stesso
leggiadri, si può essere seri e ridere. L'importante è recuperare
un'etica del narrare dopo anni di gioco forzoso. L'importante è
riacquistare, come si diceva al paragrafo precedente, fiducia nella
parola e nella possibilità di "riattivarla", ricaricarla di significato
dopo il logorìo di tòpoi e clichés.”
Il fatto che magistrati, professionisti della parola, prendano parte a un
movimento letterario che vuol far riacquisire fiducia nella parola, che
attraverso di essa vuole costruire una responsabilità, fa riflettere. Le
parole e la responsabilità, sono termini ricorrenti nel diritto e
letteratura, forse i magistrati scrittori hanno colto questa esigenza di
recupero della cultura che riguarda tutti, facendosene carico.
D’altronde il periodo storico che stiamo vivendo è un periodo
caratterizzato dalla disgregazione di ogni valore del passato che non è
rimpiazzato dal nuovo, dall’assenza di punti di riferimento, da una
condizione culturale depressiva, dalla sostituzione della parola con
l’immagine. Ed è anche vero che per il magistrato è importante, oltre
che doveroso, astenersi da schieramenti politici, mentre una volta
indossata una maschera letteraria può dire quanto non può essere detto
da un togato.
4.3.2 L’influenza di scritti e ricerche di Diritto e letteratura nella
redazione di un provvedimento
Abbiamo riscontrato che cinque magistrati su nove, nell’esercizio della
funzione giudicante e in particolare nella redazione di un
provvedimento, hanno avvertito l’influenza di scritti e ricerche in
materia di Diritto e letteratura.
Alla domanda sulla modalità con la quale avviene l’influenza
sulla redazione di provvedimenti i soggetti hanno risposto così: il
soggetto n. 1 ha citato una frase di Noventa “un uomo libero si
riconosce anche quando chiede un bicchier d’acqua”, aggiungendo che,
pur essendo una frase utilizzata in passato per distinguere un fascista
da un uomo libero, “la si può usare anche per distinguere un giudice
che legge da un giudice che non legge, un medico che scrive da un medico
che non scrive. Ma nessuno sa dire come chiede un bicchier d’acqua un
uomo libero.”. Il soggetto n. 4 invece rimanda alla risposta
precedente ovvero è influenzato nella qualità della scrittura e nella
comprensione della natura umana; il soggetto n. 5 afferma che “testi
dottrinali o giurisprudenziali sono utilizzati abitualmente quando si
scrive ad esempio una richiesta di misura cautelare o un appello, per
motivare meglio i gravi indizi di reato, o per dare più fondamento ad
un’interpretazione piuttosto che ad un’altra.” Il soggetto n. 6
ritiene che l’influenza sia nella qualità della scrittura, mentre il
soggetto n. 8 confessa di avere come punto fermo nella redazione dei
suoi provvedimenti Porte aperte di Leonardo Sciascia.
Nel film di Gianni Amelio ispirato al libro di Sciascia il giurato
popolare, mentre è in Camera di Consiglio, dove si sta decidendo se
applicare la pena di morte, interviene dicendo: “tutta la vostra
conoscenza delle leggi non mi basta. La mia vita è stata molto
differente dalla vostra.”. Il giurato popolare è un agricoltore con
la passione per la letteratura coltivata grazie alla libreria ereditata
contenente oltre settemila volumi, tra cui un Doestoevskij contenente un
passo che descrive le sensazioni del decapitato. Il film si conclude con
il giudice a latere contrario alla pena di morte che rivolgendosi al
giurato popolare dice:” L’imputato certo non
immagina che deve momentantaneamente la sua vita a un libro.”
Capacità di immedesimazione nell’altro, responsabilità, umanità come
forma di razionalità che è in grado di fare giustizia al contrario della
paura, che produce violenza, vendetta, reazioni istintive.
4.3.3 Importanza della introduzione negli studi giuridici dello studio
di Diritto e letteratura
Alla domanda sulla importanza dell’introduzione della materia Diritto e
letteratura negli studi giuridici sei magistrati su nove hanno risposto
affermativamente e con entusiasmo.
Il soggetto n. 1, dicendo che è una “bella idea”, rimanda ai suoi
scritti, che non saranno citati per proteggere l’anonimato, ma nei quali
scrive che il Diritto e letteratura è un ambito comparatistico molto
interessante che consente al giurista di poter avere una migliore
comprensione del diritto. Il diritto è una grata divenuta ormai troppo
debole per contenere il flusso della vita e necessita della letteratura
per essere rimpolpata alla luce di una fraternità che consenta davvero
la partecipazione di ogni individuo.
Il soggetto n. 2 richiama, nella sua risposta, il concetto di
responsabilità: l’introduzione dello studio di diritto e letteratura
negli studi giuridici è utile per “scrivere atti, provvedimenti o
lavori di ricerca con stile più semplice e con maggior senso di
responsabilità per le parole che si spendono” e per “valutare i
comportamenti e capire le persone”.
Il soggetto n. 4 ritiene “essenziale che chi giudica sia aperto al
mondo, conosca non solo le scienze, ma anche le arti, che impari come si
espone un pensiero, come si affronta un’emozione, come la si rende nero
su bianco, come si esplora la mente e come si interpretano le reazioni
dell’anima umana. E - la cosa più importante - come ci si può
immedesimare negli altri, nei loro pensieri, sogni, sentimenti, speranze
e timori.”
Il soggetto n. 5 reputa importante l’introduzione negli studi giuridici
dello studio di diritto e letteratura per fornire “spunti di
riflessione per fare il lavoro di magistrato in modo più consapevole”.
Il soggetto n. 6 lo considera importante per una questione di logica
espositiva e di chiarezza argomentativa.
Il soggetto n. 9 afferma che il “giurista è uno scrittore e il diritto
è parola”. Vista la base comune è di vitale importanza che la
scrittura sia insegnata: gli studenti una volta usciti dall’università
si troveranno ogni giorno, più volte al giorno, a dover lavorare con la
parola attraverso la scrittura dopo aver abbandonato la pratica per
tutto il periodo universitario. Altra capacità indispensabile per un
giurista è la riassunzione dei fatti, che può essere sviluppata sempre
grazie a una formazione letteraria. Più nello specifico, il soggetto n.
9 introdurrebbe negli studi giuridici tre moduli: un primo incentrato
sul noir, un secondo sul romanzo civile e un terzo sul romanzo
d’invenzione che tratta di storie apparentemente realistiche che con la
giustizia hanno una parentela di pretesto.
La minoranza, quella che non ritiene importante l’introduzione dello
studio di Diritto e letteratura negli studi giuridici motiva la risposta
adducendo la non significatività della stessa e la libertà del singolo
per la scoperta e la coltivazione della passione per la letteratura. A
tal riguardo, schierandomi dichiaratamente con la maggioranza, vorrei
fare una osservazione: quello che sostengono i magistrati della
minoranza può essere vero per coloro che non intraprendono gli studi
universitari o per coloro che, per esempio, scelgono facoltà
strettamente scientifiche, anche se, anche per questi nutro perplessità.
Tuttavia, per facoltà come Giurisprudenza lo sviluppo di competenze
umanistiche è essenziale. Il diritto è una scienza sociale, che in
quanto tale studia l’uomo e la società, la sua nascita e lo sviluppo, le
relazioni umane. Il processo giuridico o meglio la giustizia terrena,
emblema della regolazione dei rapporti tra uomini in una società per una
pacifica convivenza, nasce con Oreste, come racconta Eschilo nella sua
tragedia Orestea. Oreste è inseguito dalle furie vendicatrici per aver
ucciso la madre per vendicare suo padre, quando interviene Atena, dea
della ragione, che chiede alle Erinni, dee terrene della vendetta, di
interromperla in cambio di un posto nell’Olimpo sotterraneo come dee
benevole. Questa tragedia di oltre 2500 anni fa illustra come il diritto
abbia posto fine alla violenza attraverso un gioco di parole da
Erinni a Eumenidi, da vendicatrici a benevole. Questo per
dire che, se anche in generale è possibile affermare che la letteratura
vada scoperta senza costrizioni, in alcuni casi è un dovere affinare le
competenze umanistiche, le uniche in grado di riempire le parole di
umanità e di responsabilità, di dovrà andare ad operare con queste sulla
vita di tutti.
4.3.4 Valore di una maturazione di competenze umanistiche
A conclusione del questionario è stato domandato il valore della
maturazione di competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni
giuridiche ed abbiamo riscontrato che effettivamente anche per i
magistrati scrittori è importante che a una adeguata formazione tecnica
si accompagni anche quella letteraria. In questa domanda, contrariamente
a quanto avvenuto sopra, le risposte concordano tutte nell’affermare il
valore delle competenze umanistiche, anche quelle dei magistrati che
nella risposta precedente hanno sostenuto che non fosse importante
l’introduzione negli studi giuridici dello studio di Diritto e
letteratura. Tra questi il soggetto n. 3 afferma che le competenze
umanistiche sono “imprescindibile prerequisito”, il soggetto n. 6
che “sono fondamentali, ma dovrebbero derivare dagli studi liceali”,
infine il soggetto n. 8 che “le competenze umanistiche migliorano
l’esposizione per iscritto, lo studio del latino migliora l’uso della
logica, ma una solida preparazione scientifica serve a tutto il resto.”
Tra i magistrati scrittori che nella risposta precedente hanno risposto
affermativamente troviamo il soggetto n. 1 che scrive:” perché ne
parliamo al condizionale? Già i Romani studiavano Retorica e Diritto
nelle stesse scuole. E Manzoni era esperto in Letteratura come in
Diritto.”, mentre il soggetto n. 2 osserva che “la formazione
umanistica serve per qualsiasi mestiere”. Per il soggetto n. 4 è
importante che il magistrato dedichi un po’ del suo tempo libero alla
narrativa (non solo a quella poliziesca, ovviamente; anche un libro di
amore o avventura, di fantasia o di satira vanno bene) perché giudicherà
meglio poiché sarà un uomo più sereno, più appagato e più completo.”.
E lo farà perché sarà in grado di immedesimarsi nell’altro, di capire,
di sentire lo stato d’animo di chi ha di fronte, perché il giudice
umanista sentirà la necessità di applicare il principio francese della
Fraternité che consente di applicare la legge in maniera diseguale per
aiutare i deboli. Il soggetto n. 5 infatti afferma che “gli studi
umanistici servono a conferire maggiore spessore culturale a chi deve
occuparsi dei temi più vari di cui si occupa la magistratura, applicati
a situazioni concrete e a esseri umani che devono non solo giudicati, ma
anche capiti.” Per il soggetto n. 7 le competenze umanistiche sono “essenziali”.
Il sapere tecnico è necessario, ma se fine a se stesso diventa un
cumulo di nozioni che un giovane magistrato può anche padroneggiare, ma
che non è in grado di far interagire. Il diritto, anche e soprattutto il
diritto positivo, vale a dire le leggi che noi quotidianamente
applichiamo, costituisce un sistema complesso che merita di essere
conosciuto nella sua interezza, e non può ridursi a mera applicazione di
norme sganciate dal contesto nel quale furono volute dal legislatore e
dalla loro evoluzione storica. Il diritto non è un algoritmo. E non può
essere risolto – e nemmeno misurato – su base di algoritmi o
piattaforme. Per fortuna.”
Conclusioni
Giunti alla fine di questa piccola ricerca, assolutamente non esaustiva
nei dati, non ricomprendendo è bene ribadirlo tutti i magistrati
scrittori presenti nel panorama italiano che svolgono contemporaneamente
la professione di giudice e il mestiere di scrittore, è arrivato il
momento di “tirare le somme”. Operazione, questa, matematica e
forse riduttiva: ottenere un risultato da una semplice somma potrebbe
non rendere l’effettivo valore del tutto, da valutare invece in funzione
del collegamento di una parte con l’altra. Così come andare a definire i
motivi per i quali i giudici scrivono romanzi potrebbe essere limitante,
proprio come l’etimologia di “definire” ci indica. Fra l’altro la
sensazione avuta durante la stesura e la ricognizione dei dati è stata
ogni volta quella di incompleta comprensione: nel momento in cui pensavo
di aver colto, improvvisamente una nuova informazione, come una nuvola a
ciel sereno, mi faceva dubitare di non riuscire a visualizzare un cielo
terso e azzurro, rendendo impossibile di fatto la compilazione di un
elenco che fosse esaustivo nei motivi che spingono i magistrati a
scrivere.
Mi limiterò, per questo, a fornire gli aspetti che più mi hanno colpita.
L’aspetto umano, la disponibilità, l’apertura ai bisogni dell’altro,
constatabili anche in piccoli fatti (mi riferisco per es. al fatto che
nove soggetti su dieci hanno risposto al questionario) sono indice di
attenzione, di saper capire e di sapersi immedesimare in chi si ha di
fronte. Contro una situazione che spinge sempre di più verso
l’annientamento delle emozioni e delle relazioni umane, verso
l’impoverimento della potenza espressiva della parola, a favore di una
ossessiva ricerca del profitto, del soddisfacimento egoista dei capricci
individuali, i magistrati scrittori hanno imbracciato la penna. Chi per
spiegare il funzionamento della giustizia, chi per imparare a scrivere
meglio, chi per scandagliare le proprie emozioni, chi per distaccarsi
dalle logiche irrazionali e parossistiche, chi per passatempo, chi per
voglia di raccontare è più o meno rilevante. Quello che è impossibile
non notare è la benefica ricaduta della letteratura sulla modalità di
porsi in relazione con l’altro, sulla capacità di responsabilizzare, su
quella di umanizzare, che al contrario della logica economica, alimenta
la solidarietà, la fraternità, la partecipazione.
La cultura umanistica assume, quindi un valore indispensabile e
imprescindibile soprattutto nella formazione di chi deve operare con le
parole nella vita di altre persone modificandola e stravolgendola. E
nonostante manifestino qualche reticenza a esporsi, i magistrati che ho
contattato sembrano sentirne la consapevolezza. Ciò che mi sembra essere
più importante.
Vorrei per questo concludere con una frase del film di Gianni Amelio
Porte aperte ispirato dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia già
citato in precedenza.
“L’imputato certo non immagina che deve momentantaneamente la sua
vita a un libro.”
Bibliografia
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MITTICA M. P., Cosa accade al di là dell’oceano? Diritto e letteratura
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MITTICA M.P., SANSONE A., Diritto e letteratura in Italia. Stato
dell’arte e riflessioni sul metodo, Materiali per una storia della
cultura giuridica, 2009, p 273
MITTICA, M.P., SANSONE A., Diritto e letteratura. Storia di una
tradizione e stato dell’arte, ISLL-Italian Society for Law and
Literature, p. 2-3
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Bollettino di italianistica, 1/2015, p. 136
WU MING, New Italian Epic 2.0
Filmografia
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http://giustiziaastrisce.blogspot.it/
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http://www.labandadeglionesti.org/
http://www.lawandliterature.org/
http://www.lawandliterature.org/index.php
http://www.neapolisroma.it/intervista-gianluca-arrighi-scrittore-noir/
http://www.novecentoeditore.it/umberto_apice.php
http://www.oggi.it/people/vip-e-star/2013/02/22/paola-di-nicola-la-giudice/
http://www.quotidianogiuridico.it/rubriche/domenicale
http://www.radiobombo.com/notizie/64712/magistrati-romanzieri-la-biblioteca-di-trani-ospita-oggi-francesco-caringella
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ba7efbfc-1c03-4611-abad-1ca6ad0a09e3.html
http://www.riccardo-targetti.it/
http://www.sanremonews.it/2017/11/24/sommario/insider/leggi-notizia/argomenti/eventi-1/articolo/ospedaletti-sabato-primo-appuntamento-per-e-tempo-di-libri-protagonista-alberto-pezzini.html
https://astreasentimentidigiustizia.com/
https://astreasentimentidigiustizia.com/chi-siamo/
https://gialloluna.com/2015/02/23/al-tribeca-di-ravenna-antipasto-in-tre-portate-di-gialloluna-2015/
https://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Cantone
https://noiritaliano.wordpress.com/2012/10/02/noir-italiano-incontra-piergiorgio-di-cara/
https://sledet.com/2017/02/20/intervista-allavvocato-penalista-e-scrittore-leonardo-mastia/
https://www.corriereadriatico.it/fermo/fermo_otello_lupacchini_nuovo_procuratore_generale_di_catanzaro-3473302.html
https://www.facebook.com/FestivalLetteraturaeDiritto/
https://www.filodiritto.com/articoli/2014/09/le-arti-figurative-tra-storia-e-diritto.html
https://www.fizzshow.com/filippo-danovi/
https://www.illibraio.it/simonetta-agnello-hornby-599927/
https://www.labandadeglionesti.org/
https://www.osservatorio-oci.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=310&tmpl=component
https://www.rotaryrimini.org/2015/07/24/giovedi-23-luglio-2015-avv-davide-vicari-il-drago-di-dihuk/
https://www.sololibri.net/Intervista-a-Michele-Navarra.html
www.novecentoeditore.it
Appendice: Le interviste raccolte
Intervista n. 1
-
Informazioni generali
-
Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza,
e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua
formazione culturale?
·
Nord X
·
Centro
·
Sud X
·
Isole
-
Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?
·
Nord
·
Centro
·
Sud X
·
Isole
-
Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a
scegliere di studiare diritto?
L’aspettativa di materie interessanti e integratrici della mia
formazione umanistica.
-
Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una
formazione letteraria o artistica?
Sì
X No
4.1 Se sì,
di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
Letteraria.
4.2 Se sì,
di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?
No,
si trattava di studi e letture riconducibili a scelte personali.
-
Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?
Pensionato.
-
Dove svolge la sua professione?
-
Giudice e scrittore
-
Com’è nata la sua passione per la letteratura?
Leggendo e scrivendo.
-
E in particolare per la scrittura?
v.
sopra
-
Potrebbe definirla come un’esigenza?
Nutrimento, piuttosto. Un giorno senza libri (e senza avere scritto
neppure un rigo) è un giorno inutile.
-
Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo
l’inizio della sua professione di magistrato?
Prima
oX Dopo
o
4.1
Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia
influenzato il suo lavoro di magistrato?
Sì
o No
o
Credo di sì (come ne è convinta Martha Nussbaum); ma non sono io a
poterlo dire.
4.1.1
Se sì, in che modo?
A
questa domanda sono gli altri a poter rispondere (ammesso che a qualcuno
interessi visionare i miei lavori di scrittore, di giurista e di
magistrato).
4.2 Se
dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in
qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere
letteratura?
Si
o No
oMi sento di poterlo
escludere: avevo scritto racconti e già qualche romanzo, mentre ero
all’università, e anche prima, e mentre facevo altri lavori.
4.2.1
Se sì, in che modo?
-
Nessi
-
Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo
mestiere di giudice?
Si
o, ma come qualunque
altra esperienza intellettuale. Più è ricco il background culturale e
maggiore sarà la comprensione della dimensione umana delle vicende da
giudicare: senza enfatizzare troppo, però. C’è anzitutto un retroterra
tecnico da curare, fatto di studio, di aggiornamento, di dati tecnici.
No o
1.1 Se sì,
in che termini?
V.
sopra.
-
Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di
avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto
e Letteratura?
Sì e
no. Le rispondo con una frase di Noventa: “Un uomo libero si riconosce
anche quando chiede un bicchier d’acqua”. Questa frase andava bene
settanta anni fa per distinguere un fascista da un uomo libero, ma la si
può usare anche per distinguere un giudice che legge da un giudice che
non legge, un medico che scrive da un medico che non scrive, ecc. Ma
nessuno sa dire come chiede un bicchier d’acqua un uomo libero.
Sì
o No
o,
2.1 Se si,
in che termini?
V.
sopra.
-
In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia
introdotto lo studio di Diritto e letteratura?
Sì,
è una bella idea. o
No o
3.1 Se
sì, potrebbe indicarne le ragioni?
Rimando ai miei scritti al riguardo.
3.2. Se
no, potrebbe indicarne le ragioni?
-
Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di
competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Perché ne parliamo al condizionale? Già i Romani studiavano Retorica e
Diritto nelle stesse scuole E Manzoni era esperto in Letteratura come in
Diritto.
Intervista n. 2
-
Informazioni generali
-
Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza,
e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua
formazione culturale?
·
Nord
·
Centro X
·
Sud
·
Isole
-
Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?
·
Nord
·
Centro X
·
Sud
·
Isole
-
Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a
scegliere di studiare diritto?
Disorientamento.
-
Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una
formazione letteraria o artistica?
Sì
X No
4.3 Se sì,
di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
Musicale.
4.4 Se sì,
di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?
Amatoriale.
-
Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?
Procuratore della Repubblica.
-
Dove svolge la sua professione?
-
Giudice e scrittore
-
Com’è nata la sua passione per la letteratura?
Leggendo romanzi e racconti.
-
E in particolare per la scrittura?
Partendo da idee estemporanee per delle storie.
-
Potrebbe definirla come un’esigenza?
No,
è più una voglia.
-
Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo
l’inizio della sua professione di magistrato?
Prima
ox (ma senza nemmeno
provare a pubblicare) Dopo
o
4.1
Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore abbia
influenzato il suo lavoro di magistrato?
SìX No
4.2.2
Se sì, in che modo?
Considero quello di magistrato un mestiere che mi sono trovato a fare,
non il mio mestiere né tanto meno la mia missione: in generale, credo
che scrivere produca una qualche forma di distacco dalle cose e dalle
esperienze, quindi anche dal proprio lavoro
4.3
Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato
in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere
letteratura?
Sì
o No
o
4.3.1
Se sì, in che modo?
-
Nessi
-
Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo
mestiere di giudice?
SìX No o
-
Se sì, in che termini?
Penso di aver imparato a scrivere meglio. Forse ho maggiore empatia con
le persone e maggiore distacco e disincanto rispetto ai risultati del
processo, ma non sono sicuro, forse è solo l’età, non ho la controprova.
-
Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di
avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto
e Letteratura?
Sì
No X
-
Se sì, in che termini?
-
In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia
introdotto lo studio di Diritto e letteratura?
Sì
X No
3.1 Se
sì, potrebbe indicarne le ragioni?
Scrivere atti, provvedimenti o lavori di ricerca con stile più semplice
e con maggior senso di responsabilità per le parole che si spendono,
valutare i comportamenti e capire le persone.
3.2. Se
no, potrebbe indicarne le ragioni?
-
Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di
competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Capire le parole, le persone, i rapporti sociale. La formaizone
umanistica serve per qualsiasi mestiere.
Intervista n. 3
1. Informazioni
generali
1. Potrebbe
indicare dove si colloca la sua regione di provenienza, e
specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua formazione
culturale?
2. Potrebbe
indicare dove ha svolto gli studi universitari?
·
Nord X
·
Centro
·
Sud
·
Isole
3. Quali
sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a scegliere di
studiare diritto?
Mio
padre.
4. Oltre
a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una formazione
letteraria o artistica?
Sì
No X
4.1 Se
sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
4.2 Se
sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?
5. Quale
ruolo svolge attualmente in magistratura?
Sostituto Procuratore.
6. Dove
svolge la sua professione?
·
Nord X
·
Centro
·
Sud
·
Isole
2. Giudice
e scrittore
1. Com’è
nata la sua passione per la letteratura?
In
ambito familiare.
2. E
in particolare per la scrittura?
Relazioni affettive.
-
Potrebbe definirla come un’esigenza?
No
4. Potrebbe
indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo l’inizio della sua
professione di magistrato?
Prima
X Dopo
4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore
abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?
Sì No X
4.1.1 Se sì, in che modo?
4.2 Se
dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato in
qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere
letteratura?
Sì
X No
4.2.1 Se sì, in che modo?
L’enorme bagaglio di vicende umane che questo lavoro consente di
conoscere.
3. Nessi
1. Secondo
lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di giudice?
Sì No X
1.1 Se sì, in che termini?
2. Le
è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire
l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?
Sì No X
2.1 Se sì, in che termini?
3. In
generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto lo
studio di Diritto e letteratura?
Sì No X
3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?
3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?
Non è significativo.
4. Quale
valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze
umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Imprescindibile pre requisito.
Intervista n. 4
1.
Informazioni generali
-
Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza,
e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua
formazione culturale?
·
Nord
X
·
Centro
·
Sud
·
Isole
-
Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?
·
Nord X
·
Centro
·
Sud
·
Isole
-
Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a
scegliere di studiare diritto?
Diventare magistrato; un desiderio che ho cominciato a coltivare da
studente liceale, poiché l’ho sempre visto come una strada per dare il
mio contributo allo Stato Democratico e alla società italiana.
4. Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di
ricevere una formazione letteraria o artistica?
Sì No X
4.1 Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
4.2 Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una
laurea?
5.
Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?
Sono un Pubblico Ministero.
6.
Dove svolge la sua professione?
2.
Giudice e scrittore
-
Com’è nata la sua passione per la letteratura?
Ho
sempre amato i romanzi, specie quelli storici. Successivamente la mia
professione mi ha fatto scoprire la narrativa poliziesca, che ho
iniziato a leggere con la curiosità di verificare quanto e in che
termini fosse attendibile rispetto alla realtà criminale che affrontavo
da magistrato.
-
E in particolare per la scrittura?
Ho
iniziato con alcuni saggi giuridici. Poi un giorno ho pensato di
scrivere la mia biografia di ex atleta (in gioventù sono stato campione
italiano di nuoto e ho partecipato ai Giochi Olimpici) e mi sono accorto
che ero anche in grado di narrare delle vicende senza che fossero
inquadrate in un caso giudiziario.
-
Potrebbe definirla come un’esigenza?
In
certi periodi, lo è stato. Essendo un esercizio mentale molto faticoso,
passo periodi di scarsa vena, a cui seguono altri più fecondi; sempre
condizionati però da quanto tempo ed energie mentali il lavoro, quello
vero, mi lasciano.
-
Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo
l’inizio della sua professione di magistrato?
Prima Dopo X
4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore
abbia influenzato il suo lavoro di
magistrato?
Sì X
No
4.1.1 Se sì, in che modo?
4.2 Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia
stato in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a
scrivere letteratura?
Sì
X No
4.2.1 Se sì, in che modo?
Devo dire che ero incerto se rispondere si o no Da un lato ho sempre
sognato, sin da giovanissimo, di diventare uno scrittore; sogno che per
anni è stato sommerso dalla mia professione di magistrato. Poi, come ho
detto, l’essere giudice (e l’essere per di più un inquirente) ha – come
dire – liberato il mio desiderio di narrare vicende e di intrettenere
lettori, di costruire mondi, ideare personaggi; di inventare storie,
insomma, che se non vere, siano verosimili.
3.
Nessi
1.
Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo mestiere di
giudice?
Sì
X No
1.1 Se sì, in che termini?
Sotto alcuni aspetti. Prima di tutto ho cominciato a riflettere sul
lessico giudiziario, sul rapporto che i giuristi hanno con chi legge i
loro scritti, sui moduli comunicativi che adottiamo quando scriviamo. E
ho pensato che occorre una profonda modifica del modo in cui esponiamo
le nostre tesi o decidiamo i casi che dobbiamo giudicare. A volte mi è
capitato di pensare che scriviamo quasi in odio a chi ci deve leggere.
Invece narrarare significa rivolgersi a un amico, il lettore. Ebbene,
dovremmo essere più amici di chi ci legge, perchè in definitive essi
sono quel popolo, in nome del quale esecitiamo giustizia. In secondo
luogo penso che i giudici facciano troppo uso del rasoio di Occam:
sgombrando il campo dal superfluo, la cosa più vicina alla realtà è
quella più semplice. Ora, da un lato questo modo di ragionare è
essenziale, per non perdersi nell’infinito mondo del possibile. Ma
qualche volta il rasoio di Occam può portare all’errore giudiziario. E
la letteratura (letta e scritta) è una buona “segnalatrice” di errori.
2.
Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di avvertire
l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto e Letteratura?
Sì
X No
2.1 Se sì, in che termini?
Mi riporto al primo degli argomenti che ho introdotto con la risposta
1.1
3.
In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia introdotto
lo studio di Diritto e letteratura?
Sì
X No
3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?
Ovviamente per le stesse ragioni che ho esposto al punto 1.1. Ma più in
generale, ritengo essenziale che chi giudica sia aperto al mondo,
conosca non solo le scienze, ma anche le arti, che impari come si espone
un pensiero, come si affronta un’emozione, come la si rende nero su
bianco, come si esplora la mente e come si interpretano le reazioni
dell’anima umana. E – la cosa più importante – come ci si può
immedesimare negli altri, nei loro pensieri, sogni, sentimenti, speranze
e timori.
3.2 Se
no, potrebbe indicarne le ragioni?
4.Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di competenze
umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Credo di aver già risposto al punto precedente. Penso che un magistrato
che riservi un po’ del suo spazio mentale e del suo tempo libero alla
narrativa (non solo a quella poliziesca, ovviamente; anche un libro di
amore o avventura, di fantasia o di satira vanno bene...) giudicherà
meglio perchè sarà un uomo più sereno, più appagato e più completo.
Intervista n. 5
-
Informazioni generali
-
Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza,
e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua
formazione culturale?
·
Nord
·
Centro X
·
Sud
·
Isole
-
Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?
·
Nord
·
Centro X
·
Sud
·
Isole
-
Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a
scegliere di studiare diritto?
La
passione per la giustizia e la convinzione che si trattava di una laurea
che consentiva di trovare lavoro in vari campi interessanti.
-
Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una
formazione letteraria o artistica?
Sì No X
4.1 Se
sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
4.2 Se
sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?
-
Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?
Pubblico Ministero
-
Dove svolge la sua professione?
-
Giudice e scrittore
-
Com’è nata la sua passione per la letteratura?
Dalla lettura di romanzi fin da quando ero piccola e dalla necessità di
raccontare storie che mi venivano in mente osservando la realtà.
-
E in particolare per la scrittura?
Per
l’esigenza di raccontare idee, emozioni che non possono essere in altro
modo esposte o analizzate.
-
Potrebbe definirla come un’esigenza?
Sì.
-
Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo
l’inizio della sua professione di magistrato?
Prima
X Dopo
4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore
abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?
Sì
No X
4.3.2
Se sì, in che modo?
4.4
Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato
in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere
letteratura?
Sì
X No
4.4.1
Se sì, in che modo?
Ha
influenzato il mestiere dello scrittore perché mi ha fornito più
strumenti per descrivere le indagini di cui ho parlato bnei miei due
romanzi pubblicati, facilitandone la scrittura, anche se le storie sono
totalmente di fantasia.
-
Nessi
-
Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo
mestiere di giudice?
Sì
X No
1.1 Se sì,
in che termini?
La
scrittura aiuta ad analizzare meglio situazioni, personaggi, emozioni;
così nella vita di magistrato si può diventare ancora più attenti alle
persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno, anche se è sempre
difficile instaurare rapporti duraturi dato che spesso sia i testimoni
che gli indagati si incontrano poco e a vo0lte per poco tempo.
-
Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di
avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto
e Letteratura?
Sì
X No
2.1 Se
sì, in che termini?
Testi dottrinali o giurisprudenziali sono utilizzati abitualmente quando
si scrive ad esempio una richiesta dio misura cautelare o un appello,
per motivare meglio i gravi indizi di reato, o per dare più fondamento
ad un’interpretazione piuttosto che ad un’altra.
-
In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia
introdotto lo studio di Diritto e letteratura?
Sì
X No
3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?
Perché fornirebbe certamente spunti di r8iflessione per fare il lavoro
di magistrato in modo più consapevole.
3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?
-
Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di
competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Credo che già di fatto il lavoro di un magistrato abbia ad oggetto lo
studio non solo del diritto ma l’osservazione sul campo degli essere
umani e quindi gli studi umanistici effettuati durante il liceo servono
già oggi a conferire maggiore spessore culturale a chi deve occuparsi
dei temi più vari di cui si occupa la magistratura, applicati a
situazioni concrete e a esseri umani che devono essere non solo
giudicati, ma capiti.
Intervista n. 6
1. Informazioni generali
-
Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza,
e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua
formazione culturale?
·
Nord X
·
Centro
·
Sud
·
Isole
-
Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?
·
Nord X
·
Centro
·
Sud
·
Isole
-
Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a
scegliere di studiare diritto?
Il
desiderio di svolgere attività di magistrato.
-
Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una
formazione letteraria o artistica?
Sì No X
4.1.1
Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
4.1.2
Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o
una laurea?
-
Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?
Giudice per le Indagini preliminari/Giudice dell’Udienza Preliminare.
-
Dove svolge la sua professione?
-
Giudice e scrittore
-
Com’è nata la sua passione per la letteratura?
Grazie agli studi classici.
-
E in particolare per la scrittura?
È
stato un modo di occupare il poco tempo libero.
-
Potrebbe definirla come un’esigenza?
No.
-
Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo
l’inizio della sua professione di magistrato?
Prima
Dopo X
4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza come scrittore
abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?
Sì No
4.1.1
Se sì, in che modo?
4.2
Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato
in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere
letteratura?
Sì No X
4.2.1
Se sì, in che modo?
-
Nessi
-
Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo
mestiere di giudice?
Sì No X
1.1
Se sì, in che termini?
-
Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di
avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto
e Letteratura?
Sì
X No
2.1 Se
sì, in che termini?
Nella citazione di frasi letterarie che potessero descrivere meglio la
situazione
-
In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia
introdotto lo studio di Diritto e letteratura?
Sì NoX
3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?
3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?
Ritengo che la passione per la letteratura (come per ogni altra forma di
arte) debba essere lasciata alla sensibilità del singolo.
-
Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di
competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Le
competenze umanistiche sono fondamentali, ma dovrebbero derivare dagli
studi liceali. Il problema è stata l’apertura della facoltà di
giurisprudenza a persone che non hanno frequentato il liceo e quindi –
per forza di cose e a meno che non vi abbiano provveduto per passione –
non hanno una formazione umanistica me esclusivamente tecnica.
Intervista n. 7
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Informazioni generali
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Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza,
e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua
formazione culturale?
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Nord
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Centro
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Sud X
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Isole
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Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?
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Nord
·
Centro X
·
Sud
·
Isole
-
Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a
scegliere di studiare diritto?
La necessità di contemperare la vocazione umanistica e artistica
(scrittura e cinema) con l’esigenza di conseguire un valido titolo di
studio per poter accedere a una professione.
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Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una
formazione letteraria o artistica?
Sì X No
4.1 Se
sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
Ho frequentato i corsi di sceneggiatura di Ugo Pirro e i corsi
organizzati dalla RAI negli anni Ottanta e tenuti da noti sceneggiatori
americani.
4.2 Se
sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una laurea?
Ho conseguito i diplomi- del tutto privati- di questi corsi, e solo
in tarda età il Centro Sperimentale di Cinematografia mi ha insignito di
una laurea honoris causa in sceneggiatura (ma sono soddisfazioni!).
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Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?
Sono consigliere di corte di appello penale
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Dove svolge la sua professione?
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Giudice e scrittore
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Com’è nata la sua passione per la letteratura?
È nata da bambino. Ero un bambino lettore, molto per merito dei miei
genitori professori e della loro biblioteca.
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E in particolare per la scrittura?
È nata, curiosamente, al cinema, durante la visione di un film di
pirati. Avevo nove anni. Mi esaltò quell’avventura, e decisi che avrei
scritto anch’io storie piene di colore, rumore, ardimento, avventura.
Tornato a casa, infatti, scrissi a penna il mio primo racconto di una
paginetta.
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Potrebbe definirla come un’esigenza?
Di più. Una necessità assoluta.
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Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo
l’inizio della sua professione di magistrato?
Prima X Dopo
4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza
come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?
Sì o x No
o
4.1.1
Se sì, in che modo?
Mi ha insegnato il valore di una comunicazione che raggiunge i
lettori. Intendo dire: farsi capire, non scrivere solo per sé. Dopo
tutto, la funzione principale delle motivazioni dei provvedimenti
giudiziari è di rendere ostensibile alla cittadinanza il percorso logico
che ha condotto il giudice a quella decisione. A quella e non a tutte le
altre possibili.
4.2
Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato
in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere
letteratura?
Sì No X
4.2.1
Se sì, in che modo?
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Nessi
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Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo
mestiere di giudice?
Sì X No
1.1 Se
sì, in che termini?
Farei frequentare ai miei colleghi scuole di scrittura creativa. Se
non altro per approfondire i temi della logica espositiva. Certo non per
inventare storie, ci mancherebbe!
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Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di
avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto
e Letteratura?
Sì No X
a.
Se sì, in che termini?
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In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia
introdotto lo studio di Diritto e letteratura?
Sì X No
3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?
Credo di averlo già accennato. Se guardiamo alla sentenza come a un
test- al netto dagli irrinunciabili aspetti tecnici- possiamo proporci
di delinarne un abbozzo di struttura che risponda a regole logiche e
condivise di esposizione. Una sentenza scritta bene è indice di
chiarezza del pensiero e serve, appunto, a spiegare meglio al cittadino
il perché della decisione.
3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?
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Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di
competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Le trovo essenziali. Il sapere tecnico è necessario, ma se fine a sè
stesso diventa un cumulo di nozioni che un giovane magistrato può anche
padroneggiare, singolarmente, ma che non è in grado di far interagire.
Il diritto, anche e soprattutto il diritto positivo,
vale a dire le leggi che noi quotidianamente applichiamo, costituisce
un sistema complesso che merita di essere conosciuto nella sua
interezza, e non può ridursi a mera applicazione di norme sganciate dal
contesto nel quale furono volute dal legislatore e dalla loro evoluzione
storica. Il diritto non è un algoritmo. E non può essere risolto- e
nemmeno misurato- su base di algoritmi o piattaforme. Per fortuna.
Intervista n. 8
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Informazioni generali
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Potrebbe indicare dove si colloca la sua regione di provenienza,
e specificatamente dove ha svolto la prima parte della sua
formazione culturale?
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Nord
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Centro
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Sud
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Isole X
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Potrebbe indicare dove ha svolto gli studi universitari?
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Nord
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Centro
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Sud X
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Isole X
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Quali sono le principali motivazioni che l’hanno indotta a
scegliere di studiare diritto?
Interesse per la filosofia del linguaggio.
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Oltre a quella giuridica, ha avuto occasione di ricevere una
formazione letteraria o artistica?
Sì No X
4.1
Se sì, di quale genere (musicale, letteraria, pittorica, ecc.)?
4.2
Se sì, di quale livello? Ha conseguito per esempio un diploma o una
laurea?
-
Quale ruolo svolge attualmente in magistratura?
Giudice civile.
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Dove svolge la sua professione?
-
Giudice e scrittore
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Com’è nata la sua passione per la letteratura?
Dalla lettura di opere di narrativa.
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E in particolare per la scrittura?
Da un’idea per un romanzo giallo.
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Potrebbe definirla come un’esigenza?
No
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Potrebbe indicare se ha cominciato a scrivere prima o dopo
l’inizio della sua professione di magistrato?
Prima Dopo X
4.1 Se prima: potrebbe dire che l’esperienza
come scrittore abbia influenzato il suo lavoro di magistrato?
Sì No
4.1.1
Se sì, in che modo?
4.2
Se dopo: potrebbe dire che il suo mestiere di giudice sia stato
in qualche misura determinante nella scelta di cominciare a scrivere
letteratura?
Sì X No
4.2.1
Se sì, in che modo?
La trama per il giallo che avevo in testa si dipanava dentro uffici
giudiziari.
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Nessi
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Secondo lei l’esercizio letterario può influenzare il suo
mestiere di giudice?
Sì No X
1.1 Se
sì, in che termini?
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Le è mai capitato, nella redazione di un suo provvedimento, di
avvertire l’influenza di scritti e/o ricerche in materia di Diritto
e Letteratura?
Sì X No
a. Se
sì, in che termini?
Sotto il mio cuscino (metaforicamente parlando) tengo sempre Porte
aperte di Leonardo Sciascia.
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In generale, ritiene importante che negli studi giuridici sia
introdotto lo studio di Diritto e letteratura?
Sì No X
3.1 Se sì, potrebbe indicarne le ragioni?
3.2. Se no, potrebbe indicarne le ragioni?
La letteratura va “scoperta” senza costrizioni;
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Quale valore potrebbe avere secondo Lei la maturazione di
competenze umanistiche per l’esercizio delle professioni giuridiche?
Le competenze umanistiche, come le chiama lei, migliorano
l’esposizione per iscritto; lo studio del latino migliora l’uso della
logica; ma una solida preparazione scientifica (la matematica, la
fisica, la logica formale) serve a tutto il resto.
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