Francesco De Cicco
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CURRICULUM VITAE

 

 

DE CICCO Francesco

Nato a San Giorgio del Sannio (Benevento)

il 5 giugno 1959

residente a Roma, via Quinto Publicio, 19

 

Ø     Pianista e compositore non trascrittore iscritto SIAE (autodidatta)

 

Ø     Dal 1980 al 1984: partecipazione, in qualità di attore, con la Cooperativa Teatrale “SANGIMARCANA”alle seguenti commedie teatrali rappresentate in rassegna alla Città Spettacolo di Benevento, per tutte le Scuole della Provincia sannita e in vari paesi della regione campana., per la regia di Gerardo Pedicino:

 

 

Ø     “FULGOR Y MUERTE DE JOAQUIN MURIETA” , pantomima in tre atti, con sei cambi di scena a vista, di  Pablo Neruda.

 

Ø     “NON TI PAGO” , di Eduardo De Filippo.

 

Ø     “LE DONNE SACCENTI” di Moliere.

 

Ø     “IL TACCHINO” di Slavomir Mrozeck.

 

Ø     “ANFITRIONE” di Plauto.

 

Ø     1981: PILADE, di P.P.Pasolini, per la regia di Melo FRENI, rappresentata in prima mondiale, in tutti i teatri d’Italia, a fianco di  MARIO MARANZANA, IDA DI BENEDETTO,   FRANCO INTERLENGHI, GIGI MEZZANOTTE, SIMONA GAUCIO, MARIA TERESA SONNI, WALTER MANFRÈ.

 

Ø     1982: LA BANDA DI SAN LUPO (I Moti del Matese) , commedia radiofonica in sei puntate per la R A I 2, interpretando il personaggio di Cafiero.

 

Ø     Nel 1986 compone “REQUIEM” napoletano. Quest’ultimo lavoro, depositato alla SIAE, non è stato ancora rappresentato, per mancanza di fondi.

 

Ø     Fino al 1988, in qualità di artista del coro lirico “ALICORO” di Roma, (con la voce di baritono), sotto la direzione della Maestra Emanuela Di Pietro partecipa alle stagioni estive ed invernali, con le rappresentazioni di: AIDA, RIGOLETTO, LA TRAVIATA, BOHEME, TOSCA, BARBIERE DI SIVIGLIA, CARMEN, FORZA DEL DESTINO, ELISIR D’AMORE, CAVALLERIA RUSTICANA, PAGLIACCI, LUCIA DI LAMERMOORE, molte di queste opere per la regia di Franca VALERI.

 

 

 

 

Ø     Nel 1985, in qualità di compositore con Claudio ZAPPULLO e Paolo LUCAFERRI, , presenta il disco dal titolo “ONEIRON”, che da nome anche al gruppo, con musiche originali, una delle quali è stata eseguita dal vivo, in un concerto dell’Orchestra “ARS NOVA di Benevento”, diretta dal M° Raffaele NAPOLI.

 

Ø     Successivamente il gruppo ONEIRON compone 13 brani per una rassegna di danza, con le coreografie di Grazia CASU.

 

Ø     Composizione di 2 brani di ispirazione medioevale, arrangiati insieme alla Maestra Paola GHIGO.

 

Ø     Nel 1995 in qualità di attore e aiuto regista, partecipa alla rappresentazione teatrale “A SCIGNA” (la scimmia), commedia tragicomica, in napoletano, di Gennaro FRANCIONE, per la regia di Renzo FAZZINA. Il tema di questa commedia percorre la storia di una nomale famiglia napoletana, di condizioni economiche modeste, brave persone che vedono nel figlio la carriera di giudice, il riscatto della loro vita. Ma purtroppo questo riscatto non avverrà mai, perché il figlio, rimane coinvolto in problemi di droga, fino a morirne, lasciando nella disperazione più totale i propri cari. (Il tutto ovviamente, soprattutto nel I° atto con intrecci comici).

 

Ø     Dal 1996 fino al 2006, in qualità di regista si dedica a numerosi laboratori teatrali, per le scuole elementari e medie di Roma e della Provincia, con spettacoli inediti e originali rivisitati, quali: I promessi Sposi, Il genio della calcolatrice, ed altri spettacoli su temi importanti, quali tolleranza, comprensione, aggregazione, pace.

 

Ø     2003/2004, in qualità di autore e regista, nonché interprete, presenta: “L’AVIDITA’, CHE DELUSIONE….”, (spettacolo brillante-comico) rappresentata, oltre che in vari tetari di Roma e provincia, anche nel carcere di “Regina Coeli” di Roma, per la quale riceve una lettera di ringraziamento da parte dei detenuti. Lo spunto di questa storia viene offerto dall’opera lirica “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini. Muore il più anziano della famiglia e tutti i parenti, provenienti da tutta Italia, accorrono al capezzale del caro estinto. Ovviamente ognuno di questi parenti ha un proprio dialetto, che viene messo molto bene in risalto. All’inizio, c’è una sorta di gara a chi piange di più il defunto, ma è un pianto del tutto interessato, perché ognuno di essi sogna di venire in possesso dell’eredità. Ma qui, la sgradita sorpresa: Trovano, ancora, in casa il testamento e scoprono che Felicino, (il nome del defunto) ha lasciato le sue eredità a preti, monaci e monache. L’ira è così forte che porta ai parenti a far scomparire il morto e a sostituirlo con tale Pasquale Caciotta, (noto imbroglione del paese),  e chiamano il notaio per la dettatura del testamento. Ognuno cerca di fare le scarpe agli altri e uno alla volta si accordano con Caciotta, che dici a tutti di si. Ma anche qui la seconda e definitiva doccia fredda. Pasquale Caciotta, imitando la voce di Felicino inizia a dettare il testamento intestandosi tutta l’eredità, lasciando nello sconforto totale i familiari del caro Felicino Allegrotti. (Ovviamente la notizia del decesso è nota solo ai parenti)

 

Ø     2005/2006 sempre nelle vesti di autore, insieme con Gennaro FRANCIONE, scrive : “IL TATO”, commedia comica, curandone la regia e interpretazione.

 La trama è semplice come tale vuole essere la comicità che rappresenta lo spettacolo stesso. Una storia che nella vita quotidiana spesso capita e dalla routine della nostra vita passa alle tavole di un palcoscenico. Ovviamente, il tutto, rappresentato in maniera buffa, esagerata, entro i limiti, però, dell’esasperazione. Il teatro, infatti, altro non è che espressione della realtà, nella quale ognuno può immergersi e modificarla a proprio piacimento.

Una semplice famiglia padre madre e figlia. Il padre di origini meridionali, nonostante si dichiari un uomo aperto, porta con sè scie del modo di pensare degli uomini del sud e lo manifesta apertamente quando la figlia porta a casa il fidanzato di colore.

La madre, bolognese, più all’avanguardia del marito, che però, anche lei mostra un po’ di perplessità di fronte al menzionato ragazzo

La figlia, invece è la persona più aperta, sa quello che vuole e non esita a mettersi contro il padre che aveva scelto per lei un ragazzo, Gianfilippo, figlio di un facoltoso avvocato, anche se complessato e completamente fesso.

In sintesi la storia è questa, ma tutto si muove con equivoci , ognuno dei quali è caratterizzato da gag. Prima l’amministratore, poi il maggiordomo, infine l’impresaria delle pompe funebri. Questo turbinio di equivocità viene messo in moto dalla pazzia dell’uomo, ma non la follia del progresso, dell’evoluzione, quella pericolosa, che danneggia, ma la pazzia teatrale, quella che non fa male e fa divertire.

Questo spettacolo viene rappresentato, con enorme successo, in vari teatri di Roma e Provincia, per la durata di un anno circa. Un successo a parte è stata la rappresentazione che si è tenuta nel carcere femminile di Rebibbia di Roma, per il quale è in programma una replica.

 

Ø     Dal 2007 ad oggi rappresentazione teatrale di: “SUONI e LUCI di GUERRA e di PACE”, scritto insieme con Gennaro FRANCIONE, da un’idea di Gerardo PEDICINO, curandone la regia. Una pièce teatrale a collage dove artisti e ragazzi, unti insieme, lanciano il loro urlo contro l’infamia della guerra, di qualunque guerra, auspicando un mondo diverso con un nuovo sole che riscaldi la fratellanza degli uomini finalmente accomunati dalla pace, dall’emozione e dalla creatività comuni.

Tutto questo viene spiegato con proiezioni di circa 120 immagini, recitazione, 5 brani cantati dal vivo, colonna sonora che accompagna tutto lo spettacolo, un sax tenore e un violoncello, sempre dal vivo, per accompagnare alcune poesie, 5 balletti, per la coreografia di Cinzia CONDRERAS. La speranza di pace e il senso dell’aggregazione che questo spettacolo vuole significare è offerto dalla partecipazione di circa 50 persone, 30 delle quali, sono ragazzi che vanno dai 14 ai 25 anni, mentre il più anziano degli attori ne ha ben 86, ovviamente ci sono 2 tecnici luci, 2 tecnici audio 1 fotografo 1 addetto alla proiezione immagini.

 

Roma, 13 marzo 2009                                                                                Francesco De Cicco