Note di regia
KOROIBOS – L’ATLETA DI LUSSINO
Una moderna tragedia greca dove il Potere tira
i fili del Grande Inganno: l’importante nella vita è vincere vincere
vincere. Sempre e comunque, usando qualsiasi mezzo lecito o illecito pur
di raggiungere lo scopo.
Koroibos, l’atleta di umili origini, entra nel
Grande Inganno, calamitato prima e risucchiato poi dai mille volti di
Pittaco, suo mentore-poeta-amante ma soprattutto Caronte per una vita
fatta di successo soldi e sesso, beni effimeri trasformati in necessità
vitali dal Potere che lui rappresenta. “Come allora, così adesso…” dice
il Potere per bocca di Pittaco. Infatti anche oggi il Grande Inganno
delle tre S tiene avvinti a sé tanti giovani e contemporaneamente li
allontana dalla pratiche della Natura e dell’Arte. Una mente pensante
mette più paura e va eliminata. Quindi anche dopare un atleta, se questo
serve a raggiungere l’obiettivo, è cosa buona e giusta. Tanto più se
queste vittorie servono come oppio per i popoli.
A questo scenario nero e apparentemente senza
scampo, si contrappone la figura della Madre Callipatera… non solo la
mamma di Koroibos, ma la Madre di tutte le Madri, una madre coraggio
ante-litteram. Figura protagonista della storia che non riuscirà a
riportare suo figlio sulla retta via, ma ne subirà anzi la peggiore
delle condanne: ammazzata dalle sue stesse mani, che costretto a
scegliere fra successo sesso e soldi o una vita sana, umile ma onesta
preferisce la prima opzione. Sotto gli occhi sovrastanti e impietosi di
Pittaco. “Il Fato lassù, ti ha scelto Koroibos!”
Il tema tragico, scandito dalle note possenti e
dai ritmi incalzanti di Goran Bregovic, si dipana in una messinscena che
oscilla fra la classicità dell’antica Grecia e la più atemporale
contemporaneità, fra giochi di luce e ombre, in una inquadratura quasi
cinematografica dell’azione scenica per amplificare l’aspetto visivo ma
non visionario della vicenda nel rispetto del mio teatro delle emozioni.
Personaggi scolpiti nella pietra, come la statua di Koroibos che la
cittadinanza di Atene vuole erigere a memoria dei suoi successi. Un Male
affascinante, subdolo. Un Koroibos in bilico fra il suo passato ed un
futuro senza scampo. Una Madre che mette se stessa fra il figlio e la
morte, donandosi a quest’ultima senza paura, per amore del figlio.
Cinque danzatrici, sapientemente dirette da
Lorena Coppola, sottolineano i momenti focali della tragedia, diventando
di volta in volta, fasciate nei sapienti costumi di Adriana Ieva, il
ritmo pulsante dei sentimenti di Koroibos….ricordo, passione, paura,
perversione, dolore.
Uno spettacolo per chi ama farsi domande e non
ha paura di darsi delle risposte,
PAOLO PERELLI