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          Areopago(gr. Áreios págos, colle di Marte).       

    Era la collina ateniese situata a W dell'Acropoli, sede di un consiglio che da essa prese il nome e che rappresentava probabilmente la continuazione dell'antico senato regio. Collegato probabilmente all'antica funzione di purificazione degli omicidi, l'A., composto dagli ex arconti, provvedeva alla punizione dei reati di sangue, alla tutela delle leggi e alla docimasia dei nove arconti.

    La costituzione di Solone lasciò intatto il consiglio dell'A., che mantenne il suo prestigio anche durante le guerre persiane. Esso perse invece d'importanza in seguito alle riforme di Efialte, capo del partito democratico, al potere nel 462-461 a. C. mentre era lontano Cimone, strenuo difensore del conservatorismo. In tale anno l'A. fu privato di tutte quelle funzioni che gli davano la tutela della costituzione e che gli permettevano di esercitare un controllo sul governo. Perse la giurisdizione dei delitti che interessavano la città, delle infrazioni commesse contro l'ordine pubblico dai privati e dai magistrati. Conservò soltanto attribuzioni di carattere religioso e, soprattutto, la giurisdizione dei delitti di sangue. I poteri politici dell'A. passarono all'assemblea popolare e alla bulè, mentre quelli giurisdizionali passarono al tribunale della eliea. La ripresa dell'A. fu propugnata nel IV sec. dai circoli conservatori e dovette avvenire effettivamente prima del 337-336, come rivela un'iscrizione ritrovata nel 1952.

   Nell'Antiarte 2000 il Cyberareopago vuol essere uno spazio totale in cui    tutto il popolo cybernauta viene chiamato a  raccolta per pubbliche discussioni.

   Questa pagina contiene i collegamenti a tutte le discussioni pubbliche relative al  progetto Antiarte 2000, pronti  a  registrare i suggerimenti circa le caratteristiche che dovrebbero o non dovrebbero essere incluse nel nostro software e ad agganciarci a un dialogo pubblico e franco per quanto riguarda il merito della Rivoluzione Estetica.

     Chiunque è benvenuto nel presentare i suggerimenti. 

        Forza! Fratellini e Sorelline... dite la vostra!  

 

                                                          

 

            

 

   
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Sono uno scrittore(soprattutto gialli) e m'imbatto spesso in rete  in  richieste di danaro per  partecipare alle varie attività offerte. La cosa mi puzza. Che ne pensate?(Mimmo Giacalone, Messina)

@@@

Ti puzza bene, fratello.

Già fuori, nel mondo materiale, bisogna mettere al bando quelli che chiedono somme agli scrittori sotto forma di contributi alle spese, tasse d'iscrizione a concorsi, spese di segreteria etc. Figuriamoci in rete!

La rete è il cyberspazio regno della massima gratuità. Se vuoi saggiare la serietà dei produttori d'arte in rete la prima regola da osservare è che non ti spillino danaro.

Se ciò capita, al primo olezzo di denaro, molla subito il sito! Lascia così che il Nemico degli Antiartisti si rrosoli -perdonami  la doppia erre ma è in onore della tua sicilianità - nel suo bel brago!(Gigi Trilemma)

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                 Sono un giovane anti-artista italiano (lo affermo in conformita' del significato da voi assegnato all'espressione) e dovete scusarmi se comincio la mia e-mail in un modo che puo' sembrare ineducato (il fatto è che non so a chi mi sto rivolgendo).
               Anche non essendomi mai considerato poeta (scrivo versi o riflessioni che non ho mai reso pubblici) mi sono sempre interessato alla letteratura non osannata dalla critica e dal mercato,o ai poeti e scrittori ormai lasciati nel dimenticatoio. Mi devo perciò dichiarare solidale con voi e con la vostra iniziativa.
             Oggi tutto è concepito in funzione dell'utilità e ,in questa societa' nozionistica, l'arte pura, il bello che si trova nell' "Altro Mondo" (nel senso dato da Aldous Huxley) non trova piu' posto.
              Ogni elemento ha una sua funzione e senza di essa non puo' vivere.
          Un'arte che considera qualsiasi cosa nella sua astrazione da ogni contesto non esiste. Cio' che qualcuno considera la realtà di un visionario dovrebbe essere la normalità.
             Io voglio che si veda ogni cosa cosi' come si vedrebbe se "le porte della percezione fossero aperte".L'infinito e la bellezza che è in ogni luogo,in ogni cosa la desidero qui, non in un mondo trasmutato da mescalina o peyotl( Aldous huxley lo descrive in modo esauriente) e di cui sei un abitante provvisorio.
           Penso sia questo che   nessuno (a parte pochi grandiosi poeti) sia riuscito ad esprimere nell'arte e sicuramente non sarò io a farlo, ma spero che cio' sia condiviso dal vostro interessante movimento "anti-artistico" dato che si presenta come l'opposto dell'arte riconosciuta .

                       Riccardo.



 

Da abitanti provvisori noi antiartisti siamo stanchi di lasciar gestire in nostri paradisi e inferni visionari ai burocrati dell'arte in cattività.  Per spezzare le catene il  dialogo e la fratellanza dovrebbe bastare a rovesciare il mondo. Tutti insieme. Evviva  l'antiarte della droga naturale!(Gigi Trilemma)

     

 

                   Ehi dell'Antiarte!

Siamo proprio ai poli opposti!

La vostra non e' un'anti-arte o un'arte, e' un qualcosa che ha bisogno di una costruzione metodica e ponderata
derivante dal pensiero umano che noi di LiberarTe' deploriamo.
La nostra ideologia non e' un'ideologia, il nostro caos non e' un ordine,
il nostro caos e' un'ordine.
Noi non vogliamo essere catalogati voi gia' lo siete, per ora noi no,
magari lo saremo, anzi lo saremo sicuramente.
Continuate a fare il vostro lavoro.

Luca Tanzini

Allego i nostri manifesti

02/11/98 primo manifesto del movimento

LiberarTè

Dada: la nostra ispirazione

"Un dadaista è un uomo che ama o odia la vita in tutti i suoi
aspetti incalcolabili e che
sa e che dice: Non soltanto qui è la vita, ma anche qua e qua e qua"
(J.Bader)
Dada è stata l'espressione storicamente esatta di un momento di
libertà sfrenato dove
tutto fu rivoltato e messo in discussione. E' per questo che il Dada
è un modo di
essere e di vivere e non una corrente artistica-culturale. Dada è stato
l'incontro-scontro di spiriti liberi in un momento di assenza di
libertà, la sua protesta e
offesa contro tutto e tutti era solo il sentimento di un piacere
libero per tutta la vita.
Accorgersi della spontaneità assoluta e dell'automatismo puro,il
caso come intervento
straordinario, questi sono i processi di libertà per incontrarsi con
se stessi.

LiberarTè (chi siamo, che cosa facciamo, cosa pensiamo)

Movimento per la libera espressione finalizzato all'azione su se
stessi.
"DaDa oggi conto io, libero di scegliermi"
Noi non vogliamo rivoluzionare un bel niente o un bel tutto. La vera
rivoluzione può
essere solo personale e individuale, non esistono rivoluzioni di
massa, non esistono
regole e comandamenti, non esiste politica, non esistono "destre",
"sinistre" o
"centri", non esiste la famosa "civiltà", non esistono verità
religiose. No a imposizioni
e condizionamenti, non esiste la cultura di massa, esiste solo il
saper vivere.
Abbiamo occhi come abbiamo orecchie, e finché saremo in vita saremo
costretti a
adoperarli e ad osservare la bellezza o la bruttezza che
incontreremo ovunque ci si
prenda il disturbo di guardare.
Non abbiamo scopo ideologico o sociale. Il nostro scopo è quello di
non averne
nessuno, una mancanza di propositi voluta di proposito, o un gioco,
senza proposito
alcuno.
Questo gioco è un'attestazione di vita; non un tentativo di trarre
ordine dal caos né di
suggerire progressi creativi, ma semplicemente un modo di
risvegliarci in quella
stessa vita che stiamo vivendo.

Arte?

Seguendo la definizione del dizionario della lingua italiana
Zingarelli, l'arte sarebbe
l'attività umana regolata da accorgimenti tecnici e fondata sullo
studio e
sull'esperienza. Molto spesso con l'attività "arte" si creano
artefatti. Secondo lo
Zingarelli, l'artefatto sarebbe l'opera eseguita con arte dalla mano
umana, non
genuina, innaturale, alterata, artificiale, falsa, finta.
Noi tutti siamo artisti-uomini-limitati, l'arte è osservare la vita
di tutti i giorni. E'
un'artista ogni uomo che vive la vita quotidiana, e ogni evento di
essa nel modo più
intenso possibile, non cercando uno scopo - se non quello di
esprimersi - e uno stato
di elevazione rispetto agli altri uomini. Non esiste un'arte moderna
e contemporanea,
non esiste un'arte migliore e una peggiore, tutto galleggia nella
stesso brodo, sono
solo cambiati gli ingredienti ma il sapore rimane lo stesso, sciocco
e insipido. Noi,
non siamo dei bravi cuochi e ci scordiamo sempre di mettere il sale.
Noi non siamo in
grado di osservare e di mettere a nudo la molteplicità delle cose
che dà la loro unicità.
Oggi l'arte è inquinata da ideologie servili e servizievoli al suo
mercato, da poetiche
costruite ad hoc per giustificare l'atto artistico. La rivoluzione
individualistica è stata
strumentalizzata e certi pagliacci hanno pensato di piegare la
libertà del pensiero ai
propri comodi. Deridiamo i ragionieri dell'arte, l'incessante bla
bla di quei critici che
portano acqua al loro mulino.
Il pensiero c'imprigiona e l'azione ci libera e noi dobbiamo vivere
questo processo
senza pensare che sia arte. Un'azione artistica, è semplicemente
un'azione, della quale
non è previsto il risultato, pertanto sarà molto utile lasciare che
tutto nasca da sé,
cercando di evitare di essere imbrigliati da idee di ordine.

il caso!

Tutto si basa sulla considerazione dell'elemento casuale come
possibilità di avere più
alternative. Nella vita quotidiana non ci sono partiture né copioni,
il caso è al di fuori
della portata dell'uomo, è la natura della vita, il sale che rende
buona la minestra. Il
cinema, la letteratura, la musica e la tecnologia sono la massima
espressione della
nostra debolezza, sono un misero tentativo di creare un qualcosa che
somigli alla
natura.

Caos-Ordine

L'uomo è un piccolo minuscolo ordinatore nella realtà caos-vita,
dove l'ordine
perfetto di quest'ultima appare di una complessità estrema e un
disordine
inesplicabile. Il sistema standard per amministrare e addomesticare
l'impossibile
complessità che ci circonda è consistito nell'imporre migliaia di
regole e leggi da
seguire, e così è aumentata la cosiddetta "civiltà di massa" mentre
è diminuita la libertà
individuale.

Tecnologia analogica e il buon brodo

La bellezza della vita risiede nei piccoli pezzetti e zone di caos
che riusciamo a vivere,
nei momenti di irrazionalità, ma anche nei momenti di riflessione e
di raziocinio sulle
cose che ci accadono quotidianamente.
Non possiamo essere certi di cucinare un buon brodo, ma possiamo
scegliere almeno
i giusti ingredienti.


29/02/99 secondo manifesto del movimento LiberarTè

Mente bacata e un pochino confusa.
intelligenza,
intelletto,
mente lucida, chiara, acuta,
mente calcolatrice, ricettiva, organizzatrice
mente nutrita di lunghi studi
mente illuminata, aperta
mente riposata fresca

la mia mente è.....
Oh cazzo mi è passato di mente!!

definizione corrente di mente:

insieme delle funzioni e dei processi psichici consapevoli e inconsci
La mente porta i pensieri,
i pensieri le parole,

le parole sono portatrici di significati,
di concetti, "di insegnamenti", di "tradizioni"
che ingabbiano in un mondo falso
e contaminato dalla nostra debolezza umana.
Il linguaggio è la nostra condanna, il nostro peccato originale

LibererarTè afferma che:
ORDINE=d is OR DI NE
IO=non IO
AFFERMAZIONE=negazione

Né carne né pesce, NIENTE=TUTTO

L'uomo è troppo debole per essere veramente malvagio ed è troppo
malvagio per
essere veramente buono.

LiberarTè rinuncia alla lingua mediata dalla mente cresciuta a forza
di succhiare il
biberon dei professori e dei preti

LiberarTè chiede aiuto al caso per liberarsi dai linguaggi basati su
regole e leggi
stabilite dai professori e dai preti

LiberarTè protesta e offende tutte le verità che ci vengono
inculcate nel cervelletto dai
preti, dai professori

LiberarTè non si adatta e non scende a compromessi con i preti e con
i professori

LiberarTè non vuole un comodo cuscino di piume d'oca per adagiarsi
comodamente
come fanno i preti e i professori

LiberarTè sputa sulle imposizioni e i condizionamenti della cultura
di massa e professa
la religione del saper vivere

LiberarTè non ha scopo ideologico e sociale, il suo scopo è quello
di non averne
nessuno

LiberarTè chiede aiuto al caso non per ampliare il pensiero umano ma
bensì per
disgregarlo e distruggerlo

LiberarTè chiede aiuto al caso per ampliare il pensiero umano

LiberarTè aspira a essere il niente, però non riuscirà ad esserlo
Il niente è la purezza, un sasso è puro, l'acqua è pura, l'aria è pura,
la natura è pura
L'uomo a causa del pensiero e della razionalità è impuro
il pensiero crea e distrugge

LiberarTè sceglie di distruggere il suo pensiero, perché non è in
grado di costruirne
uno puro
La razionalità e il pensiero ci rendono impuri tra la purezza che ci
circonda
La razionalità e il pensiero ci fanno contaminare la purezza che ci
circonda
La famiglia, la scuola, la religione, la società ci rendono impuri
La "civiltà" ci rende impuri
Le macchine e la tecnologia e tutto ciò che nasce dall'uomo
sono la massima espressione della sua debolezza
Le macchine e la tecnologia e tutto ciò che nasce dall'uomo sono nel
migliore dei casi
un misero tentativo di creare un qualcosa che somigli alla natura
Le macchine e la tecnologia e tutto ciò che nasce dall'uomo sono nel
peggiore dei casi
un misero tentativo per assoggettare e rendere schiava la natura

LiberarTè usa la tecnologia per distruggerla, ammettendo così la sua
sconfitta dentro
questa vita

LiberarTè usa la tecnologia per offendere il pensiero umano e quindi
anche il suo

L'irrazionalità è la vita vera, DADA=VITA!

L'irrazionalità è la vita vera, DADA=VITA?

La vita deve essere innata non si può simularla,
si è vivi dalla nascita fino alla morte
Essere vivi significa cambiare senza saperlo, la casualità degli
eventi vissuti produce il
cambiamento
Essere vivi significa essere contraddittori, non seguire nessun
sistema prestabilito e
quindi cambiarlo sempre

LiberarTè vorrebbe essere vivo come un neonato piangente attaccato
ancora al
cordone ombelicale della casualità

LiberarTè vorrebbe essere vivo come un neonato piangente prima di
ascoltare le prime
parole della mamma

LiberarTè vorrebbe essere vivo come un pazzo malato di mente
inconsapevole della
propria vita

LiberarTè vorrebbe essere l'unione della parte sinistra e destra del
cervello

LiberarTè vorrebbe essere il livello zero della pazzia e della ragione

LiberarTè è umana, non può essere niente di quello che ha scritto
sopra,
ma sicuramente lo è stata almeno per un attimo, almeno per un istante

LiberarTè si accontenta dell'attimo e dell'istante vissuti nelle
diversità che ha vissuto

LiberarTè si accontenta dell'attimo e dell'istante vissuti nelle
diversità che ha vissuto

LiberarTè non può essere dada, così come non potevano esserlo i
primi dadaisti
DADA è da sempre l'utopia dell'uomo

LiberarTè è un bruscolino nell'aria, trasportato dal vento verso
qualcosa che non
conosce e non sarà mai capace di conoscere

LiberarTè non è utile alla vita ma è utile alla vita

LiberarTè afferma che è capace di essere libera da tutto anche se
solo per un breve
attimo

LiberarTè non vuole rivoluzionare un bel niente o un bel tutto,
vuole vivere solo
l'attimo libero che è capace di vivere

LiberarTè ama e odia la vita in tutti i suoi aspetti incalcolabili,
è il modo di essere e di
vivere naturale

LiberarTè ha occhi, orecchie e vuole adoperarli per osservare la
bruttezza e la bellezza
che incontra ovunque si prenda il disturbo di guardare

LiberarTè non pretende di decidere come sia la vita e non ha nessun
programma per il
futuro

LiberarTè ha già detto che non ha nessun programma per il futuro, ma
anche se lo
avesse, non gli interessa portarlo a termine ma solo
iniziarlo, il suo interesse non è quello di compiere un qualcosa
bensì di renderla possibile tramite una condizione,
un gesto

LiberarTè è passiva e attiva ma quasi sempre spontanea

LiberarTè crede nell'alchimia dei momenti, nel caos, nel
mescolamento e la miscela di
tutti gli ingredienti vitali

LiberarTè assembla e incolla i ritagli di vita vissuta per creare un
collage sempre
diverso

Dopo tutte queste cose che LiberarTè ha scritto voi vi chiederete:
ma cosa fa di pratico LiberarTè?

LiberarTè è un prodotto del suo tempo

LiberarTè vive la vita attivamente prima di tutto, poi si diverte a
cercare e sperimentare
nuovi linguaggi di espressione che comprendono le nuove tecnologie
multimediali,
dal video alla musica e all'informatica.

Dalla sua apparizione l'uomo ha sempre avuto le stesse esigenze,
all'inizio pura sopravvivenza, mangiare, dormire e procreare,
con l'acquisizione della conoscenza
mangiare, dormire, procreare, comunicare e divertirsi

Queste due ultime esigenze sono legate al progresso evolutivo del
suo pensiero che ha
permesso un surplus di tempo libero, occupato subito dal gioco e
l'intrattenimento

Ogni periodo storico ha avuto dei linguaggi espressivi che lo hanno
caratterizzato,
i graffiti per gli uomini delle caverne;
le piramidi, i geroglifici per gli egiziani;
i templi, i teatri, la scrittura, la filosofia per i greci e per i
romani,
le cattedrali gotiche, le cerimonie religiose nel medioevo ecc ecc
fino ad arrivare alla radio, alla fotografia e al il cinema, ai
computer ai videogiochi e a internet

Il progresso, la conoscenza e la naturale evoluzione del cervello
umano hanno portato
allo sviluppo di artefatti che ovviamente riflettono la conoscenze e
le esperienze
acquisite nell'arco dell'evoluzione della specie

Il computer e l'informatica
sono l'ultima frontiera
dell'evoluzione umana,
gli ultimi-nuovi strumenti
che però assolvono
"vecchie" esigenze
strumenti che cambieranno e stanno già cambiando i vecchi
(scrittura, musica, teatro,
cinema ...)

Il cambiamento non è mai radicale e non elimina
i vecchi strumenti
ma li risucchia e l'ingloba

Le parole globalizzazione e distribuzione
sono quelle che sicuramente rispecchiano meglio
il processo di cambiamento che sta avvenendo:
tutti i vecchi mezzi espressivi vengono collegati con i nuovi,
le connessioni aumentano,
le informazioni aumentano
e la contaminazione tra di loro
crea un qualcosa
di nuovo e unico da un punto di vista tecnico
ma il contenuto e i messaggi
restano invariati

LiberarTè in quanto vivo, mangia, dorme, procrea, si diverte e
comunica tramite il
proprio linguaggio espressivo

LiberarTè comunicando e vivendo attivamente si esprime e crea un
qualcosa, un
artefatto

LiberarTè è stimolata e ispirata dalle situazione quotidiane che
vive, prende questi
input e crea un artefatto

LiberarTè vive in un mondo multimediale, vive a contatto con gli
innumerevoli
linguaggi di comunicazione che caratterizzano la sua epoca

LiberarTè non cerca l'evoluzione multimediale della specie e non
crede affatto a
questo tipo di evoluzione

LiberarTè superficiale, generazione X

LiberarTè profonda, degenerazione X

Voi mass-mediologi, sociologi, critici ecc ecc
ci avrete già etichettato come artisti multimediali d'avanguardia
Noi rifiutiamo le vostre definizioni,
noi rifiutiamo la vostra avanguardia d'élite,
noi rifiutiamo la vostra arte,
noi rifiutiamo tutto di voi,
la vostra arte estetica e una vostra invenzione che permette la
vostra sopravvivenza
comoda ,
seduti oziosi su una poltrona fallimentare,
parlando del vostro più e più

LiberarTè produce artefatti e non crede nella vostra arte contemporanea

LiberarTè non produce niente di contemporaneo, il nostro artefatto
contemporaneo
esiste nel momento stesso in cui avviene mentre quando diviene
è già passato

Voi mass-mediologi, sociologi, critici ecc ecc
siete ometti presuntuosi che nel momento in cui giudicate
e blaterate vi elevate a un livello gerarchico superiore
che è la massima espressione della vostra nullità, falsità e del
vostro fallimento
Siete voi che scaricate sostanze tossiche di pensiero nei fiumi
delle masse
addormentate da segnali televisivi, radiofonici e commerciali
Siete voi che producete il gusto, le mode, le tendenze, il commercio
e la mercanzia
degli artefatti
siete voi gli uomini del nostro tempo

Se avete un minimo di amor proprio tappatevi la bocca con polpette a
base di carne
avariata di mucca pazza
altrimenti
ve la tapperemo noi,

anzi non vale la pena tanto la vostra fine sarà come la nostra e
tornerete a essere carne
morta che dopo qualche giorno sarà putrefatta dalla
natura pura

14/10/99 terzo manifesto del movimento LiberarTè

LiberarTè è figlia del dadaismo e nipote del futurismo combatte il
surrealismo che ha
portato al popismo e alla società dello spettacolo profetizzata dal
situazionismo.

LiberarTè ha compassione del situazionismo come potrebbe averne del
cattolicesimo e
del marxismo, entità ottimiste che hanno creduto in una società
utopica irrealizzabile,
credendo nell'onestà dell'uomo.

LiberarTè sa che la critica paradossalmente favorisce la
realizzazione del criticato.

LiberarTè sa che voler superare l'arte significa paradossalmente
produrre nuove forme
d'arte.

LiberarTè sa da tempo che le avanguardie non hanno più senso e
proprio loro stesse
hanno contribuito a creare l'entità spettacolo.

LiberarTè reagisce vivendo la vita quotidiana seguendo bendata "il
caso", giocando a
mosca cieca con i momenti di essa.

LiberarTè sa che "il caso" che crea i momenti della vita quotidiana,
LiberarTè aiuta "il
caso" vivendo la vita quotidiana.

LiberarTè crede nel libero utilizzo del tempo libero tramite il
possesso di qualsiasi
strumento d'uso dentro la vita quotidiana.

LiberarTè non crede in nessun modello di società umana crede solo
nell'individuo
libero.

LiberarTè non è libera di vivere la vita quotidiana vive dentro la
società e non può
cambiarla e soprattutto non è interessata a cambiarla.

LiberarTè non si preoccupa di migliorare la società e non la
combatte neanche, ci vive
vivendo i momenti di libertà che è fortunata di vivere.

LiberarTè è destinata ad entrare nel buco nero della società e a
scomparire come è
successo a Dada, ma cercherà fino alla fine di restare a galla con
un salvagente di
irrazionalità.

LiberarTè crede solo nei piccoli momenti veri e casuali di vita che
capitano dentro
l'ormai banale vita odierna.

LiberarTè pensa, crea e non parla quasi mai si esprime con l'azione
relativa
all'intuizione-riflessione istantanea-casuale.

LiberarTè non è per niente felice di vivere in questa società, ma
vive nella sicurezza
che l'uomo è un essere piccolo piccolo che non può niente contro la
casualità degli
eventi che lo fa muovere come un burattino vecchio stantio marcio di
muffa.

LiberarTè sa che c'è un burattinaio "Caso" che la fa sballottare di
qua e di là, vive
nella consapevolezza però di essere libera nei confronti dagli altri
burattini marmorei
che la circondano.


11/10/99 tecnologia analogica del movimento LiberarTè

Dada è stata l'espressione storicamente esatta di un momento di
libertà pura dove tutto
fu rivoltato e messo in discussione, un modo di essere, di vivere e
non una corrente
"artisitica-culturale" che grazie alla spontaneità assoluta,
all'automatismo puro e al
"caso" come intervento straordinario, viveva e amava la vita in
tutti i suoi aspetti
incalcolabili .
LiberarTè Movimento per la libera espressione finalizzato all'azione
su se stessi nasce
dalle stesse premesse anche se un periodo storico molto diverso ed è
come lo era Dada
un prodotto del suo tempo.
Ogni periodo storico ha avuto dei linguaggi espressivi che lo hanno
caratterizzato, i
graffiti per gli uomini delle caverne; le piramidi, i geroglifici
per gli egiziani; i templi, i
teatri, la filosofia per i greci e per i romani, le cattedrali
gotiche nel medioevo ecc. ecc.
fino ad arrivare alla radio, alla fotografia, al il cinema e ai
computer.
Il progresso, la conoscenza e la "naturale-artificiale" evoluzione
del cervello umano
hanno portato allo sviluppo di artefatti che ovviamente riflettono
la conoscenze e le
esperienze acquisite nell'arco dell'evoluzione della specie.
Il computer e l'informatica sono l'ultima frontiera dell'evoluzione
umana, gli
"ultimi-nuovi" strumenti che però assolvono "vecchie" esigenze,
strumenti che
cambieranno e stanno già cambiando i vecchi (scrittura, musica,
teatro, cinema ...)
Il cambiamento non è mai radicale e non elimina i vecchi
"strumenti-linguaggi" ma li
risucchia e l'ingloba producendo nuove contaminazioni ibride tra il
"vecchio" e il
"nuovo".
Tutti i vecchi mezzi espressivi vengono collegati con i nuovi, le
connessioni
aumentano, le informazioni aumentano, la contaminazione tra di loro
crea un qualcosa
di nuovo e unico da un punto di vista tecnico ma i contenuti e i
messaggi restano
invariati.
LiberarTè utilizza il video e la musica tramite il "mezzo" computer
al fine di rendere la
tecnologia utilizzata trasparente e "libera-interattiva" nel momento
stesso della
fruizione della situazione.
Il nostro approccio alla sperimentazione e alla ricerca non è
scientifico ma è basato su
una "razionalità-irrazionale" fondata sullo sfruttamento del fattore
"caso" come
l'avvenimento privo di causa, fuori dalla portata dell'uomo che
permette il
cambiamento e la visione di realtà o irrealtà sempre diverse.
La sollecitazione dei sensi deve frastornare l'individuo, farlo
pensare e agire, il video,
la musica, il computer sono solo dei mezzi per raggiungere un
qualcosa di diverso,
"un'esperienza di vita quotidiana".
I materiali per i nostri lavori sono reperiti, preparati e
programmati precedentemente
alle performance, tuttavia l'evento nasce, vive e muore nel momento
in cui si attua,
nulla è prevedibile e non c'è l'imposizione di una partitura, di un
copione o di una
sceneggiatura.
L'idea alla quale stiamo lavorando è quella di trattare ogni singola
immagine, suono o
testo come entità" in possesso di diverse caratteristiche.
Stabiliamo i comportamenti e le caratteristiche di ogni elemento, e
quindi anche le basi
relazionali che permettono il succedersi delle associazioni
"visive-sonore" innescate
dal "caso".
Noi diamo una rotta da seguire senza però per fortuna avere la
certezza che
quest'ultima verrà seguita dal "mezzo-computer", e pero' siamo
convinti che l'evento
che ne verrà fuori ci rispecchierà in tutto e per tutto avendolo
preparato in precedenza.
Noi siamo convinti che ogni singolo supporto video, musicale,
testuale sia limitato e
costringa a una visione passiva ed è proprio per questo motivo che
le nostre
sperimentazioni sono finalizzate a performance e spettacoli e
cercano di rendere
partecipe anche il pubblico, sia fisicamente che mentalmente.

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Caro Luca

Grazie per la lettera piena di brio.  A Napoli si dice che"'A ragione s'a pigliano i fessi!" . Se abbiamo ragione noi, siamo fessi noi. Se hai ragione tu, sei fesso tu. Ma penso, fratello, che è meglio che la ragione se la prendano Loro. Loro che pur tanto fessi non sembrano...   E continuerà ad essere così se gli artisti, come tu invochi, continuino nel loro gioco solipsistico.

Noi non abbiamo ragioni, ma solo giochi in comune da proporre per riprederci quello che ci spetta: l'assurdità della creazione artistica, la libertà della manifestazione, il potere sui mezzi di produzione estetica  e la fine dell'arte incatenata. Mi sembra che anche i tuoi amici e paraamici(surrealisti e futuristi)avessero vagheggiato qualcosa di simile.

Insomma con noi o senza di noi, gioca pure tu. E buon divertimento!(Don Ciccio 'o Spiccio).

          P.S. Grazie ancora Luca. Abbiamo visto le tue opere. Sei bravo e davvero
interessante.Ci è veramente gradito conoscerti e fare delle cose insieme,
indipendentemente dai gruppi di appartenenza(questo concetto è insensato, ma
qualcosa bisogna pur fare per comunicare!). Ciao.
             

 

Ciao Luca
grazie. Felice giornata. Sarà un piacere esserti amico perché si vede davvero come avevi detto che la tua arte nasce dal cuore che hai in abbondanza. Noi siamo persone di cuore come te
Adramlek
P.S. Ah! grazie per il regalo col tuo permesso lo pubblichiamo in Cyberspazio a tuo nome.
Ciao

Ah! Controregalo per Luca, per tutti. Visitate il suo sito www.media.unisi.it/lab/persone/personale/luca/menu1.html

ma anche

> http://www.media.kau.se/next/paper.html
>
> http://www.media.kau.se/next/abstracts/Tanzini.html
>
>

 
Una domanda: cosa significa "Antiartisti"?
Questa domanda perchè ci si pone un dubbio, ovvero tutti noi, in qualunque
delle nostre libere espressioni, siamo artisti in quanto creiamo qualcosa
di unico, sia che esso sia conforme a ciò che dei PRESUNTI maestri (chi
sono poi loro per giudicare, chi lo sa!) definiscono come dogmi dell'arte
in questione, sia che rispetto ad essi si contrapponga in parte o del
tutto; la definizione di antiarte ha motivo di essere, secondo noi, solo
se contrappondosi a degli stupidi dogmi si attribuisce a questi ultimi un
valore di merito, che in realtà non hanno, nè per nulla meritano di avere
(ad esempio quelli che presenterete domenica, secondo noi, non sono
antiromanzi, ma romanzi con tutta la dignità che ne consegue, anche se non
sono scritti come li scriverebbe il Manzoni o Eco). Tutto ciò premesso che
per noi la libertà di esprimersi come si vuole è alla base di tutto
(Internet è forse il più grande esempio di questa libertà), perchè tutto
fa arte (gli UAZ Machine come ad esempio i Beatles).
Chiusa questa parentesi pseudo-filosofica ti salutiamo.

UAZ Machine

                           ########################

 

Ciao UAZ piccola Grande orchestra.

nei bassifondi l'Arte non c'è . Ci può essere solo antiarte. L'artista sconosciuto anche se scrive  "Il Romanzo" compone per ciò stesso che non si manifesta  "L'Antiromanzo" perché spacca gli schemi, perché rompe la   catena filomafiosa della cultura dominante che porta avanti sempre gli stessi(Gigi Trilemma).

P. S. Consigliamo comunque di leggere le 26 tesi sull'Antiarte pubblicate il 3 marzo 2000.


 
 

Ciao, sono Gian Luigi Barcarolo , faccio il pittore e mi piace la vostra
idea. Sono trentanni che combatto (per niente), solo botte!!!!! Spero che
per i più giovani la vita sia più facile.

 

############################

 
Per i sigg. giornalisti una preghiera, tutti gli articoli sono
a Vs. disposizione ma, ricordate, che il Grattanews è Vostro amico, ha
rispetto di Voi e del Vostro lavoro, non ci proponiamo mai in alternativa ma
vogliamo vivere in internet nel segno dell'amicizia. Non combatteteci
slealmente. E' una puntualizzazione necessaria perché viviamo in due mondi
separati che devono integrarsi, Voi scrivete notizie dai potenti per gli
utenti, il Gratta, per sua scelta come anti, è scritto dagli utenti per i
potenti, tutto quì.(Giampiero Labbate)


 
 

 

----Original Message Follows----
From: "Libreria" <
i_fiori_blu@libero.it>
To: I. C. >
Subject: I: help
Date: Wed, 3 May 2000 14:20:42 +0200


ciao a tutti... sto facendo passare questo messaggio nella speranza di
raccogliere solidarietà da parte vostra o dei vostri amici
fate girare il messaggio... abbiamo bisogno di aiuto!
Grazie!!!
----Original Message Follows----
From: "Libreria" <i_fiori_blu@libero.it>
To: I. C. >
Subject: I: help
Date: Wed, 3 May 2000 14:20:42 +0200


ciao a tutti... sto facendo passare questo messaggio nella speranza di
raccogliere solidarietà da parte vostra o dei vostri amici
fate girare il messaggio... abbiamo bisogno di aiuto!
Grazie!!!

ALLARME ARRIVANO I LANZICCHENECCHI A PALERMO!


Ciao Irene, Barbara e Emanuele,
vi scrivo perché sto facendo un tentativo disperato che spero possiate aiutarmi a realizzare. Vorrei rivolgere una lettera di richiesta di aiuto a quanti, tra amici e amici degli amici, vorrebbero contribuire acché la libreria non rischi di chiudere... Le grosse distribuzioni stanno attuando nei confronti della libreria una logica di richiesta dei pagamenti che esclude ogni possibilità di dilazione e di sottrazione dalle somme dei testi resi o invenduti. non erano questi i patti. la loro amministrazione usuraia mi costringerà, di questo passo, a
dichiarare fallimento nel giro di tre mesi. non sappiamo a chi rivolgerci.
Nessuna banca è disposta ad offrirci prestiti e non vorremmo rivolgerci ad usurai di nessun tipo.
la mia idea è quella di chiedere piccole partecipazioni societarie o libere
contribuzioni a partire da qualunque tipo di quota... chiamasi in gergo:
"colletta"... pro "I Fiori Blu".

L'indirizzo... il nostro, è sempre lo stesso:

Libreria "I Fiori Blu"
Corso Vittorio Emanuele 147
90133 Palermo

tel. 0916124314

la email:
i_fiori_blu@libero.it

datemi un parere... un consiglio...
o, più semplicemente, divulgate il più possibile questa lettera.

E' ben accetto qualunque tipo di contributo.

Vi ringrazio in ogni caso per la pazienza e l'attenzione.

bacioni
Enza Panebianco

Ciao Irene, Barbara e Emanuele,
vi scrivo perché sto facendo un tentativo disperato che spero possiate aiutarmi a realizzare. Vorrei rivolgere una lettera di richiesta di aiuto a quanti, tra amici e amici degli amici, vorrebbero contribuire acché la libreria non rischi di chiudere... Le grosse distribuzioni stanno attuando nei confronti della libreria una logica di richiesta dei pagamenti che esclude ogni possibilità di dilazione e di sottrazione dalle somme dei testi resi o invenduti. non erano questi i patti. la loro amministrazione usuraia mi costringerà, di questo passo, a
dichiarare fallimento nel giro di tre mesi. non sappiamo a chi rivolgerci.
Nessuna banca è disposta ad offrirci prestiti e non vorremmo rivolgerci ad usurai di nessun tipo.
la mia idea è quella di chiedere piccole partecipazioni societarie o libere
contribuzioni a partire da qualunque tipo di quota... chiamasi in gergo:
"colletta"... pro "I Fiori Blu".

L'indirizzo... il nostro, è sempre lo stesso:

Libreria "I Fiori Blu"
Corso Vittorio Emanuele 147
90133 Palermo

tel. 0916124314

la email: i_fiori_blu@libero.it

datemi un parere... un consiglio...
o, più semplicemente, divulgate il più possibile questa lettera.

E' ben accetto qualunque tipo di contributo.

Vi ringrazio in ogni caso per la pazienza e l'attenzione.

bacioni
Enza Panebianco

 

#################################################################################

----- Original Message ----- From: Antiarte2000 To: i_fiori_blu@libero.it Sent: Thursday, May 04, 2000 10:52 AM ----- Original Message ----- From: Antiarte2000 To: i_fiori_blu@libero.it Sent: Thursday, May 04, 2000 10:52 AM

Ciao qui è l'Antiarte,

riceviamo questa lettera amici di I. C.

lo spirito è combattere forme di sopruso come quella in cui ti sei imbattuta. Il commercio non deve prevalere sulla cultura ma gli antiartisti devono schiacciare i commerci. Possiamo mettere la tua lettera in bacheca o altro tuo comunicato.

 

Ciao Andrej Adramelek

ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. 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Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/ ANTIARTE 2000, la Rivoluzione dell'Estetica. Antiartisti di tutto il cyberspazio unitevi! web.tiscalinet.it/antiarte. Segnala in particolare il teatro uroborico di Francione su members.xoom.it/adramelek/adramelek/

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Vi ringrazio per la solidarietà... Al momento non ho altro comunicato da fare. Vi aggiornerò con i bollettini di guerra successivi. Qualunque cosa cosa voi possiate fare o suggerire per resistere è assolutamente ben accetta.

Sono Enza Panebianco e il mio sogno è quello di continuare a gestire la mia libreria, in quanto spazio culturale creativo alternativo. E', sino ad ora, l'unico esistente in Sicilia e credo nel meridione. C'è chi mi dice che addirittura in tutta Italia non esiste nulla di questo genere... Venitemi a trovare o dite ai vostri amici che lo facciano, se possono... C'è una piccola galleria che utilizzo per le mostre, un piccolo spazio per recitare, suonare, cantare, parlare, leggere e bere un buon bicchiere di vino. Non mi piacciono le tante sedicenti innovative cafe' librerie. La mia potrebbe essere semmai una taverna libreria... è anche una casa editrice che intendeva promuovere nuovi artisti... spero che mi sia consentito di esserci... per me, per quelli come me, per chi ha un sogno e vuole trovare un posto in cui, una volta tanto, si vendono e promuovono idee e non gli oscar mondadori.

bacioni e saluti

Enza Panebianco

 
Al di là delle accuse retoriche  di spersonalizzazione ho potuto constatare che la rete è un oceano di solidarietà umana. Un esempio ne è   il volontariato cybernetico di ausilio tecnico  fondamentale soprattutto per i neofiti.

Voglio riportare ad exemplum un corrispondenza intercorsa tra me e un operatore di  Aiut@amici, sito riportato tra le associazioni alleate.

#####################################

Caro Mariano
ho risolto tutti i problemi anche di link. Ero fuorviato dal fatto che mi
dava errori in themes, invece come già sapevo era il "derived" da aggiornare
soprattutto non lo portavo in linea col derived del server.
Io ti voglio ringraziare a nome anche dei miei amici dell'antiarte per la
competenza e soprattutto pazienza che hai avuto con me.
Questa è un'esperienza concreta di quella solidarietà umana in rete, senza
confini, che l'antiarte sostiene.
Sarebbe mio desiderio inserire la tua associazione aiut@amici tra i siti
alleati dell'antiarte e  te se vuoi personalmente o col tuo sito tra i
creativi informatici. Avrei bisogno di logos, banner etc. :Intanto ti mando
i miei  a parte con indicazioni sulle iniziative dle gruppo.
Abiti a Roma? Se sì, spero di poterti conoscere per invitare alle nostre
performance, spettacoli, presentazioni libri etc. e invitarti a quel famoso spaghetto alle vongole...
Grazie. Di cuore.
Andrej Adramelek

############################################

Sono queste le soddisfazioni che mi spingono a collaborare con aiut@mici,
quello che mi hai scritto mi compensa appieno degli "sforzi" fatti, sono
contento che abbia risolto i tuoi problemi e mi complimento con te per il
lavoro che svolgere e per lo spirito ed abnegazione con il quale avere preso
a cuore il vostro lavoro. Ti ringrazio per l'ospitalità che offri sia a me
che ad Aiut@mici e sono veramente onorato di poter avere l'opportunità di
fare capolino nelle vostre preziose pagine. <OMISSIS>
Un caro saluto e, purtroppo, non sono di Roma, abito in Abruzzo, ma sarò
felice se vorrai invitarmi a qualche manifestazione da voi organizzata,
sarebbero solo 3 ore di viaggio ma le passerei con la mia famiglia e con
amici, per ora, virtuali ma sentiti.
Ciao Mariano
P.S.: avvisami quando hai inserito, se hai potuto, i link che ti ho inviato
ma soprattutto non perderti. fatti leggere in attesa di poterci incontrare.

 

 

 
Cari amici dell'AntiArte,
vi ringrazio del Vs.entusiasmo e della solidarietà
dimostrata nei confronti del nostro sito.
Purtroppo TRIPOD non ha gradito il nostro sito web
e ci ha spacciato per pornografi.
Ma noi siamo ARTISTI GLOBALI e non ci fermiamo davanti
a nessun oscuramento.
Abbiamo ricominciato sempre su TRIPOD a costruire una
nuova home-page.
Presto acquisteremo un nostro dominio e nessuno potrà
fermarci.
Il progetto AG nasce dall'idea di alcuni amici sparsi
un pò per l'Italia.
Presto riceverete comunicazione da parte del Maestro
nostro poeta globale e fine dicitore detto l'APODITTICO.
Ci siamo occupati e continueremo ad occuparci delle
valenze artistiche-non artistiche del mondo della cultura.
Cultura intesa come fenomeno di scambio ad ogni livello.
Il nostro motto recita: ci arroghiamo il diritto di essere
chiamati artisti per il solo motivo di essere uomini.
Ci ispiriamo alla figura di Oscar Luigi Scalfaro, forse
unico vero esempio di Artista Globale dei giorni nostri.
Siamo dei registi e degli attori.
Presto riceverete comunicazione e dettagliate informazioni sui
nostri medio-metraggi in corso di realizazzione.
La nostra area di interesse riguarda in prevalenza,le Marche
e l'Abruzzo. In particolar modo quest'ultimo.
Il sottoscritto (Gualtiero,the webmaster) stà sviluppando
una ricerca fonetica e sociale sul dialetto abruzzese.
Insomma gli AG fervono di interessi.

Vi allego una foto che ci incrimina come pornografi.
Purtroppo TRIPOD, ed anche altri non sono riusciti a
capire il contesto del nostro sito.Pazienza.

GUALTIERO - ARTISTA GLOBALE
http//:utenti.tripod.it/artistaglobale
                        
 
 
>> Forum: it.cultura.filosofia
>> Thread: Un libro intitolato "De Merda"
>> Message 3 of 13
Subject: Un libro intitolato "De Merda"
Date: 06/01/2000
Author: Silvio Cannai <fecipi@tin.it>
L'argomento è vile? Perchè, invece, non affrontarlo e parlarne? In fondo - o in superficie! - "...la prima forma di espressione del pensiero umano è la defecazione" (Georg Groddeck).
L'intelletto ricusa un fenomeno ineludibile, i cui effetti possono alterare la percezione del mondo? Perchè, invece, coraggiosamente, non ficcare il naso di persona in: "De Merda" - annexis et coniunctis, semantica dello stercorario - a cura di Gennaro Francione?
Il volumetto di pp.96, ill., £. 4.900, Scipioni Editore, posa in www.leggendogodendo.com . Prosit!
 
wpe22.jpg (54248 bytes)

 

 

 
 

Roma 30 giugno 2000

Al Segretario Generale Sindacato Nazionale Scrittori

Egr. Dott. Gian Luigi Piccioli

faccio seguito alla Vostra del 21 giugno 2000 pervenutaci in data odierna per comunicarLe quanto segue.

In rappresentanza dell'ANTIARTE 2000 (http://web.tiscalinet.it/antiarte) devo far presente che la nostra strategia in materia di diritto d'autore è rispetto al sistema vigente di carattere dirompente.

La Rivoluzione Estetica da noi avanzata implica a livello giuridico il non-privilegio dell'arte essendo ogni autore solo figlio del Tempo Globale in cui vive e a cui deve il suo essere come uomo e come artista. Colui che abbia la fortuna di beneficiare dell'arte ha solo il mero possesso dell'opera a nome altrui(detentio), senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà né assoluta né relativa sul prodotto(vedi in particolare il saggio "La non migrazione della cultura di Visàr Zhiti).

Questo implica la riduzione ai minimi termini del diritto d'autore, essendo ognuno tributario di forme all'intera epoca in cui vive, ma implica anche un'azione politica di attacco ai potentati editoriali e produttori d'arte, nonché una drastica riduzione dei benefici ai padrini della cultura.

Il sistema attuale piramidale va rovesciato. Attualmente, fondando la punta sulla gloria di pochi(sempre gli stessi), esso si nutre del sangue di autori spesso anche più bravi di quelli affermati, che per una logica di mercato a cuneo vengono costretti, ad agire negli angoli, nelle cantine, lesinandoi loro finanche i rimasugli di sostanziose sovvenzioni pubbliche.

La nuova SIAE come noi la auspichiamo non è solo uno strumento di ricezione passiva del sistema oligarchico, ma istituto fomentatore di una reale democrazia, agendo per eliminare gli oligopoli artistici e i potentati personali. Questo implica escogitare una serie di interventi che si sostanziano nei seguenti punti:

1)assumere una funzione di propulsione democratica della cultura e dell'arte all'Italia e all'Estero;

2)diventare il polo di nuovi massicci investimenti dello Stato in materia di arte e cultura;

3)privare i megaeditori e i megaproduttori delle sovvenzioni pubbliche, per ridistruibuirle a fini di arte globale;

4)ridurre drasticamente le entrate degli autori affermati per riinvestirle in fondi di ausilio generico (assicurazioni, pensioni etc. agli autori non affermati) e specifico(sovvenzioni da ridistribuire per pubblicazione di libri, spettacoli, laboratori culturali, distribuzione e diffusione d'arte etc.).

5)combattere la corruzione in campo artistico, sia materiale che morale(quella attuata ad esempio con scambi vicendevoli di premi artistici o di altra natura)con sanzioni pubbliche come l'ostracismo e la gogna massmediale.

Tutto questo nell'ambito del Primato dell'Estetica in uno Stato nuovo dove la cultura libera ed eguale(nel senso solo di dare a ciascuno in concreto pari opportunità)diventi la fonte primaria dell'educazione umana per attuare una nuova entusiastica fratellanza dei pari.

Concludendo, se i nostri scopi si alleino ai Vostri accettiamo l'invito a dialogare con Voi.

Ma se i Vostri interventi sono solo per una modifica nell'ambito dello status quo ante, purtroppo i nostri sentieri divergono.

Augurandoci che le due vie convergano, voglia gradire i nostri più cordiali saluti

giudice dott. Gennaro Francione

P.S.Di questa nostra corrispondenza sarà data pubblicità nel nostro sito(Cyberaeropago).

 

 
Ci perviene questa lettera in stile antiarte dalla Rivista Prospektiva

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DOVE VA LA POESIA?

ALL'ATTENZIONE DI LUIGI VACCARI

E DI TUTTI GLI ARTISTI CHE INTENDONO DIFENDERE LA POESIA

Ho letto con molto interesse la prima puntata della Sua inchiesta sulla "poesia senza lettori, perché sono tutti poeti" (Il Messaggero 13/07/2000). Era ora che i quotidiani si muovessero, però non si dovrebbero soffermare ad ascoltare "gli amici o gli amici degli amici"; dovrebbe sondare più a fondo, solo così verrebbe a sapere che l'A.I. A. "Poesia della Vita" e il "Centro Letterario del Lazio" diretto da Paolo Diffidenti, hanno indetto e organizzato due convegni sul tema che Lei sta trattando oggi sulle pagine de "Il Messaggero". Uno, il primo, nel 1976 e l'altro nel 1986 (dal 25 al 27 aprile) cui parteciparono oltre a poeti (per dirla alla Montale) laureati quali Elio Filippo Accrocca, Giuseppe Selvaggi e Selim Tietto, anche scrittori quali Carpaneto, Grillandi, Grisi ed altri; e trattava il tema "La mercificazione dell'inutile". Le conclusioni del Convegno sono a Sua disposizione, se proprio vuole che l'inchiesta sia chiara e completa, anche nel sito www.geocities.com/reno_bromuro/la nostra storia/.

Spero che in futuro le persone da lei intervistate la smettano di sputare sentenze senza conoscere la fonte: un palazzo senza fondamenta, crolla.

Questo è quanto le scrissi il 13 luglio scorso, in attesa della "stoccata finale" che, in verità è andata a vuoto. Leggendo la seconda ed ultima puntata della Sua inchiesta ho avuto la sensazione di vedere uno sciame d’api che da un favo si spostavano in un altro, ma chissà dove.

L'affermazione del signor Bonaviri, per il sottoscritto non è una novità, perché è dal 1973 che attraverso le Conferenze "Il Racket dell'Arte e il valore umano della Poesia", e anche con la pubblicazione della stessa, va predicando cercando artisti che si unissero a lui per combattere la Mafia. C'eravamo riusciti: buttando le fondamenta nel 1976 e consolidandole nel 1986, ma nessuno dei quotidiani s'interessò di quanto avveniva al Centro Letterario del Lazio, in Via Merulana 88 a Roma. In queste due occasioni, specialmente nella seconda, signor Vaccari, lamentammo anche la mancanza della scuola e l'assenza abituale della stampa ufficiale alle riunioni in cui si parlava di cultura, ma se si trattava di conferenze stampa sul calcio le presenze non si contavano, né si contano. Dicevo: lamentavamo anche l'assenza della scuola, sì la scuola dove i ragazzi di terza media confondono il participio passato di bandire con il sostantivo che significa tutt'altra cosa. Inoltre non conoscono un verso a memoria e se per caso si fa il nome di un poeta rispondono: chi è? E qualche maleducato più degli altri risponde col sorriso ebete: "E' roba che se mangia?"

Che Internet, oggi la faccia da padrone è una verità inconfutabile, però non c'è quella selezione cui la Poesia e la cultura oggi avrebbero bisogno. Il club degli Autori pur facendo un'opera buona (esaltando la poesia facendo pagare una piccola prebenda) non è per niente selettivo, dovrebbe selezionare meglio gli autori, ancor più di come sta facendo.

Un sito che esalta l’autorevolezza della poesia e diretto da Renato Volti è http://digilander.iol.it/wholt/Index.htm. Renato Volti esamina, approfondisce, seziona la poesia come il filosofo la vita, e se questa gli morde lo stomaco, o gli da qualche attimo di tachicardia, la pubblica e la esalta.

L'esaltazione e la compagnia, esprimono uno scambio di opinioni che rimangono sempre troppo personali e quindi amicali, scatta attraverso le Mailing-list e specialmente da [Naufragi], della Literalia <bookcafe.net>.

Da Civitavecchia e da Siena sta partendo un esercito (una rivista che si chiama PROSPEKTIVA, ed è al n° 7 del secondo anno di vita, che si trova nelle Librerie Feltrinelli e al sito http://www.prospektiva.it ), ben organizzato, pronto a riprendere la battaglia contro la "Mafia" pubblicando opere inserite nella collana "I RIDOTTI" per dare all’autore valido il giusto merito, aiutandolo più che può, pubblicando le sue opere (senza lunghezza limitata) a duecentomila lire, pubblicizzandole attraverso la rivista e la presentazione alla stampa in librerie e Circoli culturali noti in qualsiasi regione della Penisola. Questo perché, signor Vaccari, il Direttore e editore della rivista Andrea Giannasi ha capito che, come osserva Emanuele Kant: "Il Genio non crea secondo leggi, ma con leggi" perché la poesia nasce da un bisogno interiore, nasce per esprimere un mondo interiore denso di emozioni e che urge verso la sua forma espressiva, passionale o idillica, drammatica o elegiaca, dionisiaca od apollinea, nasce sempre da una spiritualità poetica, intensa ed emotiva; nasce da un’intima fusione di elementi affettivi, logici e fantastici che divengono anima e forma di quegli elementi empirici di cui l’artista si serve per la sua creazione.

La Poesia comprende il più vasto irraggiamento possibile: il vasto regno dell’ideale e del sogno che si estende oltre il mondo della realtà, oltre la sfera dell’azione; e non può risolversi in puri concetti etici perché non ha bisogno di uscire da se stessa. Non è l’Aurora della conoscenza che precede il meriggio; la conoscenza artistica non consiste nelle percezioni di Leibniz.

"Il Poeta – afferma De Sanctis – deve essere immediato e sintetico come il popolo". L’opera d’arte è una struttura viva, perché vibrante della sensibilità dell’artista.

La poesia, amici miei carissimi, non finge le condizioni dell’Assoluto, ma le cerca trasfigurando il sensibile. Il Poeta sente condensarsi nella sua anima la comicità per cui il particolare che egli rappresenta ha caratteri universali, pur essendo dettagliatamente definito e precisato. Il Poeta apre gli occhi dentro e fuori di sé; quando il suo sguardo diviene oltremodo visivo, quando il suo udito si fa ultrasensibile tutto si anima intorno a lui. Il Poeta è progressista! Il Genio è tale quando precorre i tempi!

Come può un Poeta scrivere sapendo che esistono premi letterari, che oltre ad essere stati organizzati esclusivamente per permettere l’arresto del progresso, anche per arricchire uomini lupi vestiti da difensori dell’arte i quali per facilitare la nostra illusione di un’affermazione divulgativa, chiedono, anzi pretendono, tasse di lettura o spese di segreteria esorbitanti? E che dire degli pseudo editori, che chiedono oltre i dieci milioni di lire per pubblicare un libro di poesie che nessuno leggerà, se non i propri parenti e amici che li ricevono come regalo? Non un giornale scrive una riga, non una biblioteca ne conosce l’esistenza. Sotto quest’aspetto Luigi Vaccari non mente, ma non assicura che questi signori sono sedicenti non i poeti, verso i quali lei, autore dell’inchiesta, avrebbe dovuto essere più rispettoso, ricordando che Gian Battista Vico afferma che, la fantasia parla al Poeta quando l’animo è turbato e commosso e poiché la maggior commozione dell’anima si ha allorché questa è colpita dal dolore, evidentemente è appunto il dolore la più grande sorgente della Poesia.

Il comportamento dei saccenti editori (che vengono fuori come i funghi, basta che hanno qualche lira per iniziare e un… "burattino" che ha scritto trecento e più pagine di parole e parole), che pubblicano un libro incassando dal "burattino" autore che già si sente Alessandro Manzoni o Umberto Eco (per rimanere nella nostra epoca).

Vivendo questo stato di cose (tutti scrivono senza sapere che cosa), molto spesso il giovane autore, veramente valido sotto ogni aspetto, si sente defraudato e non scrive per non lasciare che un valido frutto dell’intelletto sia solo premiato da una magra consolazione: l’assenso di parenti ed amici.

Per questo motivo Giannasi si mette a capo di un esercito di autori validi che hanno tanto da dire, come ad esempio Franco Principato di Porto Empedocle, Vincenzo Tarkowski di Bologna, Patrizio Pinna di Genova ed altri. In questo modo si erge a difensore dell’arte, della Poesia e della Narrativa In questo modo, gli autori, con pochi soldi, solo duecentomila lire, pubblicano e divulgano i loro libri, lasciando a bocca asciutta chi produce "zavorra inquinante" che confonde la vera Poesia dalla non Poesia.

A mio avviso se questa porta si apre per il bene dell’arte, ci vorrebbe anche il soccorso di tutti gli internetisti, appassionati e non, collaborando con quest’Editore coraggioso, dicendo agli amici che postano non poesie la verità nuda e cruda e non limitarsi a dire bravo, mi è piaciuta; perché così facendo illudono il presunto "Vate", facendogli del male e di conseguenza anche a noi lettori, perché non lo leggeremmo, andando oltre, invece di leggere una poesia passiamo a una e-mail che racconta cose o non racconta per niente.

Se pensi di valere, invia i tuoi lavori, ma aspettati anche una risposta cattiva se non sono pubblicabili. E’ vero che pubblichiamo "i ridotti a duecentomila", ma per meritare la pubblicazione l’opera deve essere veramente tale, deve corrispondere ai canoni dell’Arte.

Signor Vaccari aveva cominciato bene, perché o chi ha fermato la sua inchiesta perché sciamasse nella banalità delle frasi fatte: le solite della Spaziani, e la riesumazione della mia "Il Racket dell'Arte e il valore umano della Poesia" (forse ascoltata o letta nel libro pubblicato da Vincenzo Ursini nel 1994)?

La porti avanti, difenda la Poesia che tra tutte le arti è la più pura ed essendo tale ne esce sempre con le ossa rotte.

Il cambiamento non sarà subitaneo, ma almeno i nostri figli potranno nuotare nella poesia vera e non nella "merda"; inoltre permetterebbe ai "mafiosi" dell'editoria di pubblicare solo opere valide, non per intercessione politica o clientelare, ma per pura validità letteraria, non costringendo l’autore alla partecipazione delle spese perché, se è vero ciò che afferma Giambattista Vico che "è il dolore la più grande sorgente di poesia", dobbiamo necessariamente supporre che il vate è l'essere più infelice della terra e non va preso in giro o derubato, proprio perché essendo troppo ricco interiormente è, senza dubbio, anche squattrinato.

Reno Bromuro

Aspetto le vostre adesioni, poi incollerò le firme autorizzate a questa lettera e la faccio pervenire agli interessati. Un abbraccio Circolare, Reno.

 
 

Ciao Massimo

Abbiamo messo la Vostra pagina col Loghino in Antiarte(Siti Associati)

Vi mandiamo i nostri loghini e la scheda dei siti, pregandovi di fare link.

Vogliamo sottolineare lo spirito di fondo del nostro Movimento.  Internet dev'essere gratis per i privati; ciò che  offrite gratis ai privati lo riguadagnerte dalle aziende cui fornite i servizi, la pubblicità etc. attraverso la massa di utenti privati il cui numero(rafforzato dalla gratuità) rappresenta la vostra forza.

Grazie a presto.

Andrej.

 
 

PASSA PAROLA

MANIFESTO

IN DIFESA DELLA POESIA

"Il Messaggero" di Roma il 13 luglio ha pubblicato un’inchiesta firmata da Luigi Vaccari dal titolo "Dove va la poesia" - Versi, tutti ne scrivono ma pochi li leggono. Vaccari non si preoccupava di entrare nel vivo della questione, ma si manteneva in un equilibrio pericoloso dando un "colpo al cerchio e uno alla botte", senza approdare ad un solo fatto e senza "affondare il coltello fino al manico" in difesa della POESIA. Anzi, invece di sottolineare l'esistenza di un  Racket dell'Arte, come gli aveva detto Bonaviri, Vaccari "appioppava" al poeta, senza distinzione, quell'aggettivo infamante e immeritato di : "SEDICENTE".

 
Oggi quanti interrogativi ha un esordiente. Ma soprattutto quante trappole incontra sulla via. Trabocchetti e trappole di sedicenti editori. E allora invece di proteggere e non menzionare i truffaldini, sarebbe meglio svelare i segreti che alimentano il Racket dell'Arte. I poeti e Prospektiva Rivista letteraria sono scesi in campo. Inviate le vostre adesioni. Scrivete a Prospektiva raccontate le vostre disavventure. Raccontaci anche tu, come ha fatto una nostra amica Poeta, storie come questa: "Un agente letterario soltanto per leggere un manoscritto mi ha chiesto ottocentomila lire".

Afferma Franco Del Moro che in Italia vengono pubblicati quasi ventimila nuovi titoli all'anno ed esistono oltre duemila case editrici, ma giungere alla pubblicazione del primo libro (escludendo naturalmente gli editori a pagamento) "resta ancora una impresa ardua".
Noi vogliamo solo far chiarezza per evitare di incontrare altri truffati, altri delusi. Se si indice un concorso di poesia non è solo per poi inviare a tutti (TUTTI) un contratto di stampa nel quale si richiedono milioni. Passa parola per la chiarezza. Illuminiamo le trappole in nome della letteratura.

                                                                                                                                 Reno Bromuro - Andrea Giannasi

                                                                         Aderisci al Manifesto.

Invia una email a nbromu@tin.it o prospektiva@iol.it

Con preghiera di divulgazione.

Prego i Siti che gentilmente aderiranno a questa battaglia, di aggiungere il loro URL alla lettera: più adesioni avremo più c'è la possibilità di aiutare i giovani o comunque nuovi autori.

#############################

From: adramelek

Sent: Thursday, September 07, 2000 1:15 PM

Subject: R: Passa Parola


Ciao

abbiamo inserito al lettera in Cyberaropago.

La parola d'ordine è una: Combattere l'Arte, fare Antiarte.

Andrej Adramelek

##################################

Prospektiva Rivista letteraria

Grandi.

 

Buon lavoro e grazie

 

 

                                          Roma 6/5/1961

LETTERA APERTA A LUIGI VACCARI – IL MESSAGGERO, ROMA

L’INCHIESTA DEVE PROSEGUIRE

Nell’inchiesta pubblicata il 13 e il 21 luglio sul quotidiano Il Messaggero di Roma dal titolo "Dove va la poesia", firmata da Luigi Vaccari, si giungeva a concludere che "La Poesia è diventata un genere letterario che non ha un vero pubblico di lettori" (Beradinelli) e che i poeti oggi sono solo "sedicenti". Ci siamo sentiti offesi da queste affermazioni superficiali. Ma l’articolo non si fermava a questo. Poco oltre altri illustri intervistati affermavano circa le pubblicazioni a pagamento: "Siamo ai limiti della circonvenzione d'incapace". "E’ un’industria tremenda. I giovani devono capire che l’ispirazione non basta".
L’Associazione Internazionale Artisti "Poesia della vita" (http:web.tiscalinet.it/poesiavita/) e Prospektiva Rivista Letteraria (
www.prospektiva.it) hanno inviato un Manifesto in difesa della poesia. Hanno risposto all’appello oltre quattrocento poeti e ventisette siti in internet hanno pubblicato la lettera per raccogliere firme affinché Lei continui l’inchiesta, rimasta monca.  Ci sono artisti che sono il vanto d’Italia li intervisti, parliamo di Manacorda, Pedullà, Remo Croce e altri al di sopra di ogni sospetto.  Facciamo sì che i giovani trovino la loro strada affinché possano dare via libera alla fantasia. Oggi come può un Poeta scrivere sapendo che esistono premi letterari, organizzati esclusivamente per pretendere tasse di lettura o spese di segreteria esorbitanti? Come può creare se poi esistono tranelli e trabocchetti ovunque? E che dire poi degli pseudo editori, che chiedono sei o sette milioni di lire per pubblicare un libro di poesie che nessuno leggerà, se non parenti e amici?  Il poeta anche l’esordiente non va preso in giro o derubato. Va letto, se necessario bocciato, ma non truffato.

Andrea Giannasi - Reno Bromuro

Richiedi anche tu la ripresa dell’inchiesta. Invia questa lettera a:

prioritaria@Il Messaggero.it

cronaca@Il Messaggero.it

Reno Bromuro ICQ UIN 66806356
L'amore degli uomini ha un fine e una fine
L'amore di Dio è eterno e disinteressato

 

 
CORRISPONDENZA SU UN CONCORSO A PAGAMENTO

>

ANTIARTE 2000. LA RIVOLUZIONE DELL'ESTETICA NEL CYBERPSAZIO. Dgt: http://web.tiscalinet.it/antiarte

 

PER IL FUTURO EVITATE DI FAR PAGARE I POVERI AUTORI

 
>
> ########################

Cortese Adramelek,
                   hai ragione, gli autori non dovrebbero pagare per pubblicare le proprie opere e noi ci siamo battuti perchè la legge in materia mutasse. Anche i giornali ne hanno parlato, ma la cosa non ha avuto seguito. I primi complici degli "pseudo-editori truffa a pagamento" sono gli autori stessi che nella maggior parte dei casi, sapendo di non aver prodotto qualcosa di valido sanno che senza pagare non pubblicherebbero. Di conseguenza non sostengono chi lotta contro tangento-poetopoli! Il premio letteriario Arte in Belvedere dai Poeti d'Azione organizzato presso Belvedere Marittimo (CS) è completamente gratuito, ma i soldi ce li mette il comune! Un Messaggio in Bottiglia invece non ha sponsor! I vincitori vengono pubblicati in antologia e ricevono attestati, coppe, targhe, motivazioni critiche. Nel '99 il premio è stato assegnato nella Sala Convegni del Senato della Repubblicacon! É intervenuto anche il Capostruttura del GR2. Ci sembra poco chiedere almeno un rimborso per telefonate fax agli organi di informazione, inviti e telegrammi.
Cordialmente i Poeti d'Azione
http://utenti.tripod.it/poetidazione.

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   Va bè va! Vedo che siete in buona fede, ma già l'avevo capito invitandovi
per il futuro a eliminare le odiose "spese di segreteria".
La prossima volta.
Andrej



 
 

                                   SUL CASO LERNER

4 ottobre 2000

Caro Francesco

quanto al caso Lerner  Le riporto un parere pubblicato in rete per immagini forti su Timor:

 

"Ciao Sauro

abbiamo visionato le foto ed effettivamente sono assai forti.

Ci siamo consultati qui all'Antiarte dove ci sono anche giuristi ed abbiamo raggiunto la seguente conclusione.

In spirito Antiarte le foto andrebbero pubblicate tutte. Compito del giornalista è documentare quanto riporta e in tal senso le foto rappresentano la prova visiva di quanto si scrive. Tanto più in questo caso per la forza di rottura delle coscienze sepolte che quelle immagini hanno,  capaci di ridestarle a una consapevolezza di un'umanità dolente tanto lontana da noi quanto comune.

D'altra parte è pur vero che manca un meccanismo reale di controllo in rete per far sì che menti deboli non accedano a quel tipo  di materiale: intendiamo riferirci in particoalre ai minori. Ma qui il problema si pone per tutto il materiale porno, violento etc. che la rete ci propina minuto dopo minuto nella più totale anarchia tecnica e politica dei controlli.

Nel concreto ove si voglia salvaguardare l'obbligo documentale e la voglia di completezza correlandola al buon senso e al buon gusto, potrebbe rivelarsi opportuno pubblicare il commento a tutte le foto ma riportare solo quelle meno forti o per i gesti o per le forme del corpo in esposizione(pensiamo in particolare a quell'uso della sigaretta sulla vagina).

Un modesto ausilio per una scelta finale che compete solo alla tua redazione.

Pronti per altre collaborazioni, a presto Andrej Adramelek".

Promiseland ha in pratica accettato il nostro consiglio.

Anarchia. Se il giornalismo(cartaceo, radiotelevisivo etc.), è fondamentalmente anarchico perché dovrebbe portare la cruda realtà per informare, senza doppie morali, senza infingimenti, la Rete è  la CyberMetafora all'ennesima dell'Anarchia perché là le idee circolano senza controllo.

Bene? Male?

Stand by.E' un fatto.

La Rete è il segno della depenalizzazione strisciante di una serie di comportamenti, che già nello spazio esterno risultano depenalizzati a causa di diffusi comportamenti contra legem della popolazione, in sincronia con la scarsezza del sistema repressivo. Si va dal mancato uso della cintura di sicurezza a fenomeni di rilievo penale come un tempo, gli aborti, oggi la droga, la prostituzione on the road etc., fenomeni ormai dilaganti, contro cui non c'è che un rimedio: la cultura.

La Rete è lo specchio all'ennesima di questo malessere sociale e la pornografia infantile è solo la punta di un iceberg, di dimensioen ed energia ben più vaste.

Un giorno si potranno pilotare i Deboli della Rete e attuare autentiche rivoluzioni nello spazio esterno. Basterà che arrivi l'invito a milioni di persone a non usare il petrolio della tale compagnia, ad es., che i mercati relativi saranno fatti crollare.

Il fatto Lerner è solo un'ipotesi marginale, frutto dell'anarchia giornalistica che ha fatto sfuggire di mano la manifestazione del fenomeno. Un fatto brutto, ma peggio è che messo il bavaglio sul punto, non ci fanno vedere i milioni di bambini che noi colpevolmente uccidiamo giorno dopo giorno per l'omissione di un atto semplice: distribuire cibo e risorse in sovrabbondanza di noi

ricchi ai paesi poveri. E' il contrario della pedofilia: è misopedia.

Basta.

Cordiali saluti

Gennaro

 
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    Aggiornamento della rivista "New Age & Dintorni"
         [http://www.sfairos.it/RIVISTA.htm]


Oggetto: INTERNET E TELEVISIONE


INTERNET E TELEVISIONE
Il Grande Fratello ha licenza di uccidere?
Perché un gruppo di ventenni può permettersi di calunniare in diretta i
personaggi dello spettacolo senza che nessuno dica nulla? Cronaca di un
episodio ignorato da tutti. Che dimostra come Internet stia cambiando la tv


di Enrico Pedemonte (L'Espresso)


Sabato 30 settembre, ore 11. Rocco è seduto sul divano e chiacchiera
amabilmente con gli altri otto concorrenti del Grande Fratello. Parla di
sesso e il discorso scivola su particolari scabrosi. Rocco dice di saperla
lunga sui comportamenti sessuali degli uomini di spettacolo. E ridacchiando
segnala (dandole per certe) presunte tendenze sessuali di Maria De Filippi e
del marito Maurizio Costanzo. Nella discussione che segue ognuno ha qualcosa
da rivelare: si parte da anomale frequentazioni di Paola Barale per arrivare
a ignobili perversioni attribuite senza batter ciglio a Gianni Morandi.

I discorsi corrono via leggeri, conditi allegramente di parolacce, come è
nello stile del Grande Fratello Show. Ma perché un ragazzo poco più che
ventenne si può permettere di calunniare in diretta prestigiosi uomini di
spettacolo raccontando pettegolezzi incontrollabili sulla loro vita privata,
senza che nessuno abbia nulla da ridire? Qualcosa deve essere successo nei
meccanismi della comunicazione perché ciò possa verificarsi. Proviamo a
ragionarci sopra.

Il Grande Fratello va in onda su tre media diversi: su Internet (dove si può
cliccare sulle diverse stanze per vedere in diretta tutto ciò che accade),
su Stream (una tv a pagamento dove è possibile scegliere la telecamera) e -
in differita, dopo un'opportuna selezione delle immagini - su Canale 5. Tre
media diversi per un unico messaggio. Ma il problema nasce proprio dalla
confusione tra i diversi mezzi. Navigando su Internet gli utenti si sentono
liberi da censura, si abituano a scrivere ai giornali online senza peli
sulla lingua, imparano a usare caselle di posta elettronica anonime,
frequentano siti di gossip che forniscono notizie incontrollabili, dove il
vero si mischia al falso, dove alzare la voce, trascendere, alludere, fa
ormai parte di uno stile consolidato.

Ma questi codici di comunicazione, ormai invalsi nel web delle chat e dei
siti che nascono spontaneamente, stanno contagiando i media tradizionali.
Molti ritengono che, se è possibile insultarsi online, non sia più
necessario autocensurarsi in tv; se su Internet si trovano notizie non
verificate, anche sui giornali di carta sia possibile fare altrettanto.
Così, se i siti web hanno licenza di uccidere, il Grande Fratello può
mandare in onda offese che non sarebbe mai possibile scrivere su questo
giornale senza subire querele miliardarie. Ma a questo punto il vero, il
falso e il presunto si mischiano in un'unica gigantesca frittata. E alla
fine capita anche che qualcuno, abituato a vedere sul web filmati di bimbi
violentati, ritiene che le stesse immagini possano essere mostrate in tv,
magari nell'ora di massimo ascolto.

È come se il "comune senso del limite" si fosse improvvisamente spostato in
avanti, verso territori fino a ieri proibiti: la diffusa consapevolezza che
è difficile censurare Internet, esattamente come non si può mettere un
bavaglio alle chiacchiere per strada, induce a pensare che questa regola sia
vera dappertutto.

Come uscire da questo vicolo cieco senza criminalizzare Internet? Forse,
banalmente, dicendo che le regole deontologiche dei giornali e delle tv non
devono cambiare, neppure nelle loro edizioni online, e non devono seguire la
deriva del chiacchiericcio internettiano. Il web è un meraviglioso strumento
di comunicazione, una piazza planetaria, un gigantesco bar universale. Ma i
media devono conservare gelosamente i propri principi: non possono fare
proprie le abitudini delle gradinate degli stadi, dove l'informazione si fa
gridando che l'arbitro è cornuto.
 
 

----- Original Message -----

Sent: Friday, October 13, 2000 1:46 AM


!nelleggerevelocementeilvostrositomamiripromettodifarlopiùattentamentemihacominciatoaronzareintestaladomandadi-

comepossaunostatoesteticoprescinderedaun'etica?sieteforti

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Caro Amico del Precipitevolissimevolmente

Il Bello è anche Buono.

L'artista al potere tende allo stato come opera d'arte, ovvero una circolarità di forze sinergiche che si integrino armonicamente. In questo l'umanesimo estetico, che ha di mira l'opera d'arte sociale in sé, è la base per il buon governo. Esso prescinde dall'utile personale, perseguendo l'utile globale dell'opera che, vivendo di vita propria, deve funzionare di per sé per attuare la giustizia sociale.

Nell'est-etica lo Stato è forte coi forte e deboli coi deboli per equilibrare i pesi della Bilancia simbolo dello ius, così come nel quadro, nell'opera drammaturgica etc. c'è una continua ricerca di equilibrio di forze   pesanti e leggere.

Grazie davvero per la passione con cui è schizzato nel nostro lavoro.

Aspettiamo Sue nuove

Gigi Trilemma

 

 
   
 

----- Original Message -----

From: adramelek

Sent: Saturday, October 21, 2000 6:06 PM

Subject: R: SCACCO AL RE


Salve ragazzi! Ciao Andrea

ti invio un articolo coi fiocchi e  peperoncini alchemici

Prego pubblicarlo e/ diffonderlo per quel che puoi. Intanto Reno mi ha annunziato un tuo articolo che spero di poter leggere presto.

Grazie

CiaO Gennaro

 

@@@@@@@@@@@òòò

 

----- Original Message -----

Sent: Sunday, October 22, 2000 5:47 PM

Subject: R: SCACCO AL RE


Mando in giro a tutti quelli della mailing di Prospektiva.

Bisogna far girare l'antiarte.

 

Forza

Andrea Giannasi

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@òò

Grazie Andrea

Da soli ci fottono.

Se ci riuniamo tutti noi, costituiremo  un' Antiarmata Invincibile.

Sto studiando e meditando la forza politica della rete. Quando avremo formato una megarete di antiartisti non ci limiteremo più agli accademici esercizi di idee e comunicazioni, ma avremo a disposizione una colossale telestruttura democratica di lotta politica.

Chiunque potrà proporre target di battaglia.

Ogni decisione sarà presa immediatamente con consultazione e votazione democratica di tutti.

Potremo compiere autentici atti di boicottaggio contro gli squali dell'industriai, costringendoli ad umanizzare la loro condotta economica.

Gli editori, i produttori di arte e spettacolo, dovranno fare i conti con noi.

Insomma nella Rete di tutti noi potremo realizzare qualunque Utopia.

Basta.

Se non hai nulla in contrario, pubblico, queste brevi nostre note in Cyberaeropago. 

ANTIARTE 2000. LA RIVOLUZIONE DELL'ESTETICA NEL CYBERSPAZIO. Dgt: http://www.octava.it/antiarte

 
 

2NOVEMBRE 2000

DA JULIUS LUCANO

complimenti. complimenti. complimenti ed ancora complimenti per il sito
antiarte! è possibile inserire tra i link questo indirizzo?
web.tiscalinet.it/artevaria
grazie

 

 

 
 

----- Original Message -----

Sent: Sunday, November 05, 2000 6:08 PM

Dottor Adramelek,

ricevendo la sua e-mail spero possiamo intraprendere un rapporto di vera collaborazione. Finora il nostro sito, Mondo 3, ha la struttura di una home page integrata comunque da alcuni riferimenti filosofici nel percorso Atlante filosofico. Tuttavia ci servono dei materiali legati all’arte, tra cui possibilmente testi ed immagini privi di copyright. Mondo 3 non ha fini di lucro, intende porsi come un punto d’incontro nella Cultura, intesa in senso generalissimo, come Arte, Letteratura, Filosofia, Scienze Umane, etc…Grande spazio vorremmo dedicare all’Arte, e le faccio tanti auguri per l’iniziativa Antiarte. L’operazione Antiarte è in verità Pro-arte, per la vera Arte –quella che non è ligia al capitale economico ma a quello della conoscenza. Con la filosofia, è l’Arte (figurativa, scultoria o letteraria) l’essenza della cultura del mondo, la linfa spirituale del nostro esistere. <Omissis>

Con un cordiale saluto,

Domenico Turco

 
7NOVEMBRE 2000

 

Complimenti , per il vostro web , fatto molto bene , serio come piace a me

distinti saluti

da :

floriano dalla costa

 

 
 

Ciao Antiarte e grazie!
Ho dato un occhiata al vostro sito, complimenti!
Ora tocca a me: sarei fiero di spedirvi qualche copia di SuccoAcido #0...sopratutto mi aspetto delle critiche che sempre servono.
Se la cosa ti incuriosisce mandami il tuo indirizzo e riceverai tutto per i primi di Dicembre!
Il mio sito sarà attivo in una decina di giorni!
Vediamo se riusciamo a costruire questo ponte di Messina...

ciao


Più mafioso che mai, contro tutte le mafie...
Marc De Dieux
SUCCOACIDO creative team
succoacido@hotmail.com
http://digilander.iol.it/succoacido


 
19 NOVEMBRE

Da Maurizio Masetta

l'antiartista è la conferma della libera espressione della mente e del corpo alla ricerca di un mondo molto spesso nascosto dall'arte del potere.
@@@@@@@@ò

20 novembre

Bravo!

Enigma di forza creatrice e combattimento contro l'oligarchia estetica sono le dote del nuovo antiartista.

Andrej Adramelek


 
 

----- Original Message -----

Sent: Friday, November 24, 2000 5:47 AM

Subject: adramelek Una poesia al giorno 253


Sabato 25 novembre ore 18.30

al

Caffè Letterario

(via Marsala 2 angolo via Solferino) MILANO

Fernanda Pivano e Andrea Giannasi

vi presentano

VINCENT

di Vincenzo Tarkowski

Amici carissimi,

"il Sole stamani è sorto ridente /facendo scattare il corpo ormai stanco/come un atleta. Tutta la notte/ non ho fatto che ripetermi/ fino all'infinito, una notizia sentita durante/ la trasmissione "Chat 3131"/ in onda su raidiodue.// Due signore della nobiltà/ hanno scritto un libro a quattro mani/ in cui affermano che gli errori/ di ortografia in un libro/ danno credibilità e successo/ al suo autore perché denotano/ mettono a nudo, hanno dichiarato:/la sensibilità e la sincerità/ del sentimento che ne ha permesso la  stesura". 
Vorrei conoscere il parere dei puristi! Noi che ci affanniamo per capire quale modo di scrivere fa più bene alla scrittura telematica: il parlato, il giornalistico o il letterario?
Sono costernato! Quasi allibito. Ho provato la medesima sensazione di qualche anno fa quando lessi "Io speriamo che me la cavo" che tanti miliardi ha fatto guadagnare al suo autore. Dopo queste considerazione, secondo voi vale ancora la pena di lottare per far pubblicare una propria opera? Se pensate che la critica non esiste più, vive ancora, ma per poco la recensionistica, che si scrive l'autore per vederla pubblicata nelle pagine di un quotidiano.

Se considero il modo di vivere la cultura oggi, mi sento quasi felice di essere nato tanto tempo fa, nel periodo in cui le cariche accademiche venivano assegnate per merito e non dietro lauto pagamento. Nel momento in cui i Premi Letterari erano veramente tali e non organizzati quando si ha già il nome di colui che deve essere conosciuto, anche se dopo un giorno nessuno ricorda più il suo nome.

Lo sfogo ci voleva. Perdonatemi se potete mentre vi giunge il mio abbraccio circolare e l'auguro che il sole sia sempre più caldo e sincero come voi desiderate. Reno

@@@@@@@@@@@@@@@@@òò

24 novembre

 

Caro Reno

in abbraccio uroborico, rispondendo alla tua provocazione, come disse quel tale Antiartista, quel tale che ci sa fare :"Lasciate che i poveri di forma vengano a me".

Quello che conta in Antiarte è lo Spirito.

L'Antiarte macina tutto, forme perfette, futurismi, neobarocchi, sceneggiate d'avanguardia, strafalcionate e rozzerie alla Jacopone. Io stesso ho pubblicato le 26 tesi dell'Antiarte lasciandole rozze, non limate. Anzi, se vedi la preistoria dell'Antiarte, troverai in rete addirittura schede intonse... Forse che i Prigioni di Michelangelo, pezzi di pietra abbozzatti, non sono uno dei capolavori dell'Arte di tutti i tempi?

Stiamo aspettando i tuoi preziosi commenti alle nostre 26 tesi, arrestatesi dopo l'attacco di quel giovane discolo. Ma ne anticipiamo una sull'antiaccademismo.

Noi non siamo contro i puristi, ma contro la perfezione ad oltranza sì. Lascia, fratello mio, che la gente scriva con tutti gli strafalcioni che vuole, lascia le persone ai loro coiti creativi interrupti che sempre un qualcosa di adrenalinico innnocuo sono. Invita i drogati, gli alcolisti, gli scoglionati, gli astensionisti  a fare tutte le scritture strafalcionate che vogliono, a imbrattare tele, a scolpire sassi con chiodi purché non si droghino più con la droga artificiale ma con quella naturale della creatività.

L'Arte è l'uomo, e l'Uomo è Incompleto, Erroneo, Sbagliato in Sé.

Insomma eliminiamo la gerarchia degli Spiriti Creativi, e quella della Forma consentiamola ma solo per gioco.

"Date  a Reno quel che è di Reno, e all'Antiarte quello che è dell'Antiarte".

Un abbraccio ri-uroborico

Gennaro Francione

 

 
Da Luca Tanzini 

Proclama senza pretesa

La nostra società dispone di molti accorgimenti per limitare e standardizzare la realtà del vivere quotidiano.
Tutto è incanalato in meccanismi collettivi come la radio, i giornali, la pubblicità, la televisione, ecc ecc... (Questo lo sanno tutti)
Anche internet, strumento in apparenza che fin ora sembrava libero agli occhi dei Più superficiali, assolve già le stesse funzioni dei vecchi media, non li sostituisce ma è complementare ad essi. (prendere Napster come esempio)
La realtà che ne deriva è la stessa e sarà sempre più la stessa per tutti: una realtà dell'avere per apparire, fino ad arrivare alla realtà del far finta di essere/avere non apparendo per l'avere senza apparire.
La realtà può essere conosciuta soltanto attraverso il soggetto, ma il soggetto non può conoscerla in sé perchè, nel momento stesso in cui la capta, la deforma.
In più la realtà è già deformata così come noi che non siamo più i soggetti ma gli oggetti che la captiamo.
La conclusione è che la realtà è l'immateriale/materiale, un mondo dove l'illusione/astratta/sogno è l'esca per consumare il materiale/standardizzato/seriale/ideale.
In questo panorama sociale collettivo è possibile e reale solo l'azione ludica di un singolo per il solo fine della concretizzazione della ludicità di quest'azione.
Chi vuole collettivamente migliorare il mondo seguendo una qualunque ideologia qualunque è solo un presuntuoso che diventerà oggetto di un identico tentativo futuro.
Presto non vedremo che artisti per strada ma faremo fatica a riconoescere un uomo. (A.Cravan)



LiberarTe, movimento finalizzato all'azione su stessi. (movimento qulunque, movimento del nulla)

http://www.liberarte.it/

 
 Da: danilo micelli [futuropolis@inwind.it]

ad azuz; giovedì 01/02/01 15.34

Spett.le Associazione Rinascimento

finalmente ho avuto tempo di aggiornare il sito ed inserirvi tra i siti

ospiti

http://web.tiscalinet.it/futuropolis/ospiticultura.htm

fatemi sapere se tutto va bene o quello che c'è da modificare o aggiungere.

Includerei volentieri anche gli altri siti della vostra associazione...e se

poi volete spedire del materiale da pubblicare nella sezione "Cultura",

ancora meglio.

Chiedo scusa se solo ora ho approfondito la visita del vostro sito e

progetto che trovo grandioso. Ho visto che vi sono tanti siti collaboranti

e, secondo me, il mio consiglio di impegnarsi per creare un grande webring

del centro italia a cui partecipare i siti inerenti la cultura in genere,

resta tuttora valido...che ne pensate?

Ciao a tutti e buon lavoro.

###################

Risposta: 1 febbraio ore 19

Ciao Danilo

Grazie di cuore per l'ospitalità e i complimenti per i siti che ricambiamo.

La tua idea di un webring è grande ma non basta intessere nodi della cultura.

Qualunque rivoluzione estetica passa attraverso un'avanguardia internettiana che si faccia politica erivoluzionaria, alias stiamo a giocherellare mentre i potenti continuano a lavorare sul nostro sangue spartendosi i giochi migliori.

L'internet unirà le nostre forze sparse, le rovesceremo addosso ai Mafiosi Esteticie tutto cambierà

Ciao

Andrej Adramelek

##################################################à

 dariantonliberiteatri [darianton@tiscalinet.it]

sabato 03/11/01 12.21

...ora ci piacerebbe intrecciare rapporti e collaborazioni con gruppi che operano all'interno di Centri Sociali, di rassegne autogestite e fuori dai normali circuiti di "mercati teatrali" e comunque con tutte quelle realtà che vivono il teatro come militanza......<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

... Le energie non possono essere contenute.
L'energia va lasciata libera.
L'energia esiste e quindi è.
L'energia diventa, quando l'uomo la conosce.
Diventa uno strumento di "comunicazione", quando l'uomo la conosce,
quando la adopera.
Può un essere non essere?
Non sono queste domande che noi ci poniamo.
Noi non ci poniamo nessuna domanda.
Un'energia nasce, cresce, muta. La mutazione si dice sia alla base di tutto il sistema
chiamato mondo... qualcuno la chiama trasformazione. L'arte vorrebbe ed è, la mutazione, la trasformazione di un'energia, la conclusione di un ciclo che è un inizio.
L'inizio  di un'altro ciclo.
Le coscienze comuni hanno voluto che l'arte diventasse un bene monopolizzabile, cioè, un bene al quale si potesse applicare un'etichetta, un codice a barre magari e/o una data di scadenza, addirittura. Questo è stato permesso. Questo è stato fatto.
Si può rendere bene monopolizzabile un'energia? L'arte?
Non rispondiamo. Non diciamo nulla.
"Alle arti, al teatro", è stato fatto.
Pensiamo invece che tutto questo non sia stato fatto o detto. Pensiamolo.
Esiste un luogo, che non è un luogo. Un posto che non è un posto.
Perché è un movimento, un'azione di ... un moto per...
Per riappropriarsi di ciò che è ... nostro.
Ogni singolo possessore d'energia deve essere in grado di comunicare col mondo, deve poter avere  uno spazio a misura di realtà. Si ricomincia tutto daccapo.
L'energia non accetta pause, ricordiamolo esiste e quindi è. Sempre.  
Noi, siamo recettori. Antenne. Captiamo dallo spazio invisibile tutte le energie. Non può un attore stare a guardare. Come un essere vivente, un attore, vive della sua malattia che è la sua stessa vita. Guarisce morendo nella sua stessa vita, che è il teatro.
Una realtà quella dell'attore complicata...
"come, come, come? Perché si è attori, eh? Si è attori perché non ci si abitua a vivere nel corpo imposto, nel sesso imposto.
Ogni corpo d'attore è una minaccia, da prendere sul serio, per l'ordine dettato dal corpo, per lo stato sessuato; se un giorno si finisce a teatro è perché
c'è qualcosa che non si è potuto sopportare.
In ogni attore c'è qualcosa che vuole parlare, come un nuovo corpo.
Un'altra autonomia del corpo si fa strada, e scaccia la vecchia autonomia imposta".
Può un teatrante aspettare, vedersi chiudere? Hanno idea di cosa significhi questo?

(Manifesto di Liberiteatri)

ei...

bene, per sapere sappiamo,

ora agiamo.

dario ferrari e antonella lombardino hanno fondato liberiteatri, una realtà fastidiosa per molti teatranti o pseudo tali e per tutte quelle realtà istituzionalizzate e istituzionalizzanti. perché liberiteatri, si è imposta come una realtà autonoma indipendente. Noi ci siamo tirati fuori da certi circuiti "viziosi" e/o " mafiosi" che perpetrano ignoranza legalizzata...

Offriamo forma e sostanza, perché ce ne bisogno.

Una città come palermo ha una serie di luoghi relittuosi/delittuosi accessibili a pochi, inaccessibili ai molti... io e anton stiamo tentano piano piano di sfondare questi muri. E i personaggi che li gestiscono? relittuosi/delittuosi?

Il lavoro è arduo ma non ci scoraggiamo.

 Le scuole di teatro qui sono dei cessi poco puliti dove se vai ti sporchi ti contamini. T,ammali.

Immaginate una città dove "quello" che si fa chiamare attore è un lecchino di merda che sa solo, dopo essersi fatto clonare da un insegnante di merda, ripetere una minchia di battuta, male.

Ed è stata definita città d'arte la nostra.

Il teatro qui è stato sepolto molto tempo fa. Morto.

    Noi siamo sopravvissuti.

 Non è  una minchiata.

 

 ( la discussione è molto complessa, basta dire che la sicilia ma soprattutto palermo (?)è dei fascisti..)

 cultura?

Neanche i palermitani sanno cosa è.

Qui nessuno sa o ha visto niente e se c'era? Dormiva.

  

Noi, tempo fa abbiamo preso le nostre sedie e siamo andati in strada, "da soli".

La critica ha parlato di due attori che invece di stare ad aspettare avevano avuto il coraggio di "affittare una piazza", esattamente davanti al teatro politeama, un teatro di fascisti di merda, ed andare a portare la loro prosa...

Poi hanno detto che erano bravi.

Da quell'istante abbiamo capito come dovevamo operare.

Abbiamo inventato il teatrofficina30. un'idea azzardosa.

Nella nostra nuova abitazione (nuova si fa per dire) in via serradifalco al civico 57 la persiana verde si spalanca su una stanza di 20 mq... ed è teatro... il teatrofficina 30 ... trenta posti stretti... e l'aria diventa elettrica, si fa tesa come corda di violino suonante ... ed è già passato il primo inverno siamo al secondo...

...ora ci piacerebbe intrecciare rapporti e collaborazioni con gruppi che operano all'interno di Centri Sociali, di rassegne autogestite e fuori dai normali circuiti di "mercati teatrali" e comunque con tutte quelle realtà che vivono il teatro come militanza......

aspettiamo vostre notizie per "lavorare insieme"...

ce ne da spalare "sterco"

darianton

(liberiteatri)

teatrofficina 30

  

Ps. Molto Bello il testo "MORTE DI UN MUSICISTA BLUES".

Abbiamo concluso l'estate con grande soddisfazione, adesso stiamo lavorando a due nuovi lavori. Un testo è nostro, l'altro di un pazzo tedesco...

Normalmente lavoriamo con testi scritti da noi. Nostra e tutta la manovalanza, regia scene etc. etc.

   

 
-----antiarte mi sembra una congrega di squinternati alla quale amorevolmente , ideologicamente, virtualmente congiungermi a morsi... 

E-Mail 22/10/01

Letto il poema, ma strano: subito dopo ho avuto una visione celestiale: una Madonna col burka, in atteggiamento di mater dolorosa, che sussurrava "leggi puzzolo, leggi puzzolo...". E dopo l'apparizione ecco un attacco parziale, ma incontrollabile, di eros panico e dionisiaco.
C'è forse un nesso tra tutte queste cose?

 

Antonio

 

 

 
 
-----Messaggio originale-----
Da: Pierluigi Vicini [mailto:gattopuzzolo@libero.it]
Inviato: domenica 2 dicembre 2001 19.55
A: adramel55@libero.it
Oggetto: quando mi intervistano per le mie pazzie mi piacerebbe parlare 

anche del movimento in questione.... mi mandi un sunto oppure tiro giù dal sito come i saxofonista tira giù dal mitico Charlie...

ciao da pieroooooooo
Risposta

Ciaoooooooo  

Pieroooooo

tira giù dal sito come il saxofonista tira giù dal mitico Charlieeeeeeeeeee...
Lo spaziooooooooooooooo di antiarteeeeeeeeeeee è  a tu disposizion
A prest
Genn

-----Messaggio originale-----
Da: Pierluigi Vicini [mailto:gattopuzzolo@libero.it]
Inviato: domenica 2 dicembre 2001 20.22
A: libero
Oggetto: riciaooooooooooooooooooo

dear Gennnnnnnnnnnnn se devo essere sincero, non credo che a tergo di ogni riflessione si nasconda un singolo apriorista. Credo invece che ad avallare questa espressione sia stato qualcuno sversato dal piano superiore mediante tracimazione di una poco invitante vasca da bagno in smalto bianco costruita tutta in un blocco con pesantissima ghisa ...allora, constato gradevolmente che il melting point non appartiene solo alla storia artefatta del carbonio, che è comunque sua espressione insita (nonché assonanza tecnologica), bensì ad ogni riflesso estenuato da una comune flessione; uno spasmo necessario all’uomo come al più ostinato metallo. W l'antiarte a prescindere dalle confessioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. 

 Aggiungi:

54) L’estetica natalizia mette in conflitto istituzioni e commercianti; li spinge all’autodeterminazione in fatto di arredamento urbano, al collasso delle demarcazioni tra pubblico e privato e arriva a privilegiare una sorta di artigianato ostinato, che rischia di rendere il cosmo un immenso apprendistato.

 

 
                                                                                                                                         

Da Pieluigi Vicini 5 dic. 2001

Dalla Voce di Rimini del 6/12/01-----

Di Benedetta Rinaldi:

Pierluigi vicini vive “scrivendo e suonando” una vita piena di avvenimenti

culturali che spaziano nei più svariati campi dell’arte. Sabato 8 dicembre

alle ore 22.30 lo si vedrà impegnato nei “Dei delitti e delle Penne” a

Rimini presso Casa Pomposa mentre Domenica 25 Novembre 2001 è risultato

finalista al XVII Premio Internazionale Firenze-europa con un racconto

inedito su Angelo Berardi uno fra i massimi compositori del 700 nato a sant’

Agata feltria paese nel quale Vicini vive.

“Ultimamente mi muovo esclusivamente con opere inedite, anche perché editare

non è impresa facile. Oltre ad incrementare i miei racconti sulla

musica –una dozzina a tutt’oggi- mi dedico ai proverbi surrealisti sulla

scia di Eluard e Péret e alla stesura di sapidi diari alla Hebbel.”

Questo per quanto concerne il lato letterario e per la musica?

“Come musicista mi ritengo “finito”, o meglio, stop eterno alla preparazione

e allo studio e porte aperte all’infantile piacere, allo sbigottimento, di

sentirsi ricreato spiritualmente attraverso questa forma di perorazione.”

I “Paliotti dell’Altavalmarecchia” hanno qualcosa a che fare con questa sua

attuale condizione?

“I “Paliotti” del Marecchia e i “Matadsgun” del Savio sono gruppi musicali

di tipo sardonico; teoricamente non dovrebbero suonare in giro, data la loro

fragilità tecnica, ma la gente li adora e allora ecco che da gruppi musicali

minori essi assurgono a maggiori coinvolgendo anche il sottoscritto con

musiche, canti e balli.”

Durante la presentazione del suo ultimo libro lo scenografo Benedetto

Benedetti l’ha lodata per il suo modo di imporsi anche come cantastorie,

cosa ne pensa di questo ruolo?

“Penso che se le storie che canto assieme a gruppi musicali riguardanti il

mio territorio possono essere utili alla comprensione di alcune leggende o

“miti” sia pure negativi della zona, come il “ Brigante Martignone “ di

Benedetto, nulla è più gradito ai miei orecchi,un grazie, quindi, a

Benedetti per il complimento; comunque, rimane tantissimo lavoro da fare nel

campo della ricerca antropo-culturale nell’alta valle del Marecchia.Troppo

lavoro e io, da buon antiartista, mi dileguo dai panni dell’etnografo.

Attendo che l’arte si faccia avanti da sola e si seppellisca a suo

piacimento ...esistono personaggi incredibili e misconosciuti a cui levarsi

continuamente il cappello, nessuno che dedichi uno straccio di riga a questi

personaggi: straordinari musicisti, professori d’orchestra, sommi poeti del

quotidiano; il movimento dell’Antiarte, a cui io aderisco moralmente, è un

eminente paradosso dato che è sorto per cambiare un po’ di carte in tavola,

anche se non sarà impresa facile.

Ma esiste davvero un movimento Antiarte?

“Esiste e prospera. Provate a cliccare su http:// antiarte mi troverete tra

gli artisti globali; inoltre potrete leggere lo statuto del movimento e

perché no associarvi: siamo o non siamo un popolo di antiartisti?” 

5 dicembre 2001

e ancora non conosco il motivo perché io voglio pubblicare; è chiaro che fondamentalmente è l'Ego che tende ad essere soddisfatto: ma per mezzo di quale canone esso deve essere soddisfatto?
Qui nasce un problema fondamentale, il mio. Personalmente mi ritengo promotore di tutte le culture a parte quelle volutamente volgari e quelle pacchiane ....odio il provincialismo!*
Penso che sia stupido e controproducente pubblicare romanzi logici, e per logica intendo la fotocopia esatta di tanti scritti d'autore già consacrati nell'olimpo dell'arte; ma ad un esordiente che non conosce strade (e briganti a cui versare pegno) non viene richiesto che questo: essere la copia esatta di qualcosa di preesistente quando a tutt'oggi la mente di ogni uomo o donna che si cimenti nella scrittura pullula di storie involontarie e finite dettate dal riflesso.... la vita ci sbatte addosso e noi che tentiamo di seguire uno standard, un canovaccio pecchiamo di ignoranza perchè ignoriamo; ma volutamente lo facciamo,. I mezzi a nostra disposizione sono come crepacci i quali si aprono come averni e arridono al successo solo e dopo che siam morti; e questo, se fosse pronosticato in vita, sarebbe già appagante! Io ero ragazzino quando Piacentini era grande.....ed è chiaro che è tutto fuoritempo; ma la peculiarità della storia risiede nell'anacronismo: non vorrei sembrare blasfemo, ma credo che la forza propulsiva del Vangelo la si debba riscontrare nella non contingenza dei fatti scritti in relazione agli eventi realmente accaduti.......... piacentini però non è blasfemo, anzi anche questo libro serberà un angolo di retorica utile a frenare i facili entusiasmi in chi, non ancora sazio di eterosessualità, si accinge a vivere una vita demodé e paradossale. Questa mia che ti scrivo ha in seno parecchie gaffes ma è scritta col cuore, col cuore di uno che per tenersi fuori da un mondo affascinante, à demandato il suo essere artista al futuro remoto, ora pago e ora deluso a seconda delle contingenze.  Nella disperazione mi sono autoprodotto e ho finito per dormire su centinaia di opuscoli invenduti...regalo le cose che faccio col cuore. con la speranza che questo atteggiamento sia a me di consolazione, ma evidentemente non lo è! Mi sono imbattuto in personaggi loschi, ma ormai essi sono tutti individuabili, è il mio formidabile Ego che a volte prende la cornetta e li contatta. Quando si è nella condizione perenne di creare, i centini della pelle tendono a schiantarsi e tu , quotidianamente, devi cercare di riallacciare le trame di ogni discorso interiore....allora credo che il lavoro massacrante a cui mi accingo giorno per giorno sia un'ottima variazione sul tema possa rappresentare un qualcosa di necessario ma assolutamente contoindicato come il plasma artificiale o il metadone. D'altronde, il mio è un destino che accomuna molti creativi che nella vita di tutti i giorni sperimentano una vis dissociante stracolma di affetti familiari i quali compensano tutto il resto o "quasi tutto", dato che sono distrutto ma ho bisogno di scriverti....
 
*Come fare x non cadere nel provincialismo?
Il tuo movimento è perseguitato da questo male? stai facendo di tutto per selezionare gli antiartisti? Purtroppo dovrai farlo, a cominciare da me!
 
Un abbraccio, piero

Risposta

Caro Pierluigi
il provincialismo è anche un effetto, prodotto del rintanarsi della cultura bastonata.
Quando il movimento acquisterà forza il furore stesso degli antiartisti in massa dilagante sul mondo li porterà a liberarsi dai panni del provincialismo che è lamento, banalità, devisceralizzazione per assurgere alle dimensioni di una cultura altra, perciò stesso alternativa, profonda, galattica.
Poiché l'arte attuale, quella conosciuta  e serva del potere, è banalizzazione, è necessario rovesciarla, operazione attuabile in un solo modo: portando gli artisti al poteere per un cambiamento non ideologico(com'è stato fino ad adesso) ma di spirito. Allo Spirito Burocratico siu sostituirà lo Spirito Artistico e nella valanga no global l'antiarte porterà l'uomo a dimensioni altre anche nel quotidiano. Cos emai viste fino ad ora, ti assicuro.
Con affetto
Andrej Adramelek

 

 

 
Da Giuseppe detto Rattomatto, 17 gennaio 2002

L'Arte è da sempre eversiva, rivoluzionaria, anarchica... Sfugge alle classificazioni e alla retorica. Se è vero che l'Antiarte è sempre esistita... E Tu! tipo che muovi i fili dietro al sito, e ti perdi nel pensiero tuo esaltato, da quattro cip ubriachi di cyberstronzate! RICORDA: se l'antiarte è quel che tu dici, un miracolo alchemico, non dovresti provare a svilirla con una definizione, che tu stesso dichiari impossibile.Sembri come uno che dice:"Oh! guarda che adesso sparo!". Spara e non rompere i coglioni!

Se hai davvero poteri ESP, capirai il nostro spirito e non ti offenderai.

Ciao e...senza rancore.

Risposta

Giuseppe

noi abbiamo sparato. Sparando loffe, ti abbiamo riempito di parole cacca, di flaus de merda.

Scusaci per la bombarda antiartistica.

Con questi gas c'è chi si inebria e chi si tura il naso. Il nostro è solo un giochetto fecale cacato in rete

Notte

Amici dell'ESP(ettorazione)

Amici tuoi affettuosi

Andrej Adramelek

 

 
I NUOVI ICONOGRAFI:

Si sta allestendo l'iconografia

di massimi scrittori e presto anche

dei minimi. Vedremo dove hanno abitato,

se in regge o in bidonvilles, le loro scuole

e latrine se interne o appiccicate

all'esterno con tubi penzolanti

su stabbi di maiali, studieremo gli oroscopi

di ascendenti, propaggini e discendenti,

le strade frequentate, i lupanari se mai

ne sopravviva alcuno all'onorata Merlin,

toccheremo i loro abiti, gli accappatoi, i clisteri

se usati e quando e quanti, i menù degli alberghi,

i pagherò firmati, le lozioni

o pozioni o decotti, la durata

dei loro amori, eterei o carnivori

o solo epistolari, leggeremo

cartelle cliniche, analisi e se cercassero il sonno

nel Baffo o nella Bibbia.

Così la storia

trascura gli epistemi per le emorroidi

mentre vessilli olimpici sventolano sui pennoni

e sventole di mitraglia forniscono i contorni.

E. Montale, da "Diario del'71 e del'72"

da evidda [evidda@yahoo.it]

 

 
Come corpo ognuno è singolo, come anima mai (Hermann Hesse)

############

"Che cosa pensate che sia un artista? Un imbecille che non ha nient'altro che occhi se è un pittore, o orecchie se è un musicista, o una lira ad ogni livello del suo cuore se è un poeta... tutto l'opposto, egli è allo stesso tempo un essere politico, costantemente consapevole di ciò che accade nel mondo, sia esso straziante, amaro o dolce, e non può evitare di esserne plasmato".

 

Pablo Picasso, interrogato una volta sulla 'creatività'...

Fonte: http://guide.supereva.it/scrittura_creativa/interventi/2002/09/117240.shtml

 

##################à


-
Gandhi Mohandas Karamchand

Ci hanno insegnato a credere che quello che è bello non ha bisogno di essere utile e che quello che è utile non può essere bello. Voglio mostrare che quello che è utile può esser!kice anche bello

 
ììììììììì INIZIO ìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì

9 dicembre 2002

 

IMPORTANTE EVENTO CULTURALE A ROMA

INIZIATA LA

XXI SETTIMANA INTERNAZIONALE DEL CINEMA MUTO

***************************************

PROMOSSA E ORGANIZZATA DAL M.I.C.S. -MUSEO INTERNAZIONALE DEL CINEMA E

DELLOO SPETTACOLO

Via Potuense 101 -(Porta Portese) ROMA

tel 063700266

e-mail cinemuseo@supereva.it

___________

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

UNA SETTIMANA DI ^CHICCHE DEL CINEMA MUTO^ CON RARI FILM ED ESCLUSIVITA

MONDIALI, ITALIANE, FRANCESI, STATUNITENSI E RUSSE (PRIMA DELLA

RIVOLUZIONE...) DALLE ORE 15 ALLE 2O.

UNA TAVOLA ROTONDA POLEMICA...

" I FINANZIAMENTI PUBBLICI PER LA CULTURA " (DA NON PERDERE...)

DOMANI , MARTEDI 10 DICEMBRE SI PROIETTA UN FILM DI MARCEL L"HERBIER

GIRATO ANCHE A ROMA , NEL 1925 ...

^IL FU MATTIA PASCAL^ TRATTO DAL GRANDE PIRANDELLO, SI VEDONO ALCUNE SCENE

^DAL VERO^ GIRATE A PIAZZA DI SPAGNA (CON IL TRAM...) E IN ALTRI LUOGHI

CHE, DOPO ALCUNI DECENNI, SONO CAMBIATI .... UNA MEMORIA STORICA ANCHE

DELLA CITTA ... UNA MEMORIA CULTURALE IMPORTANTE DELL"UMANITA"...

^ ECCO ANCORA UNA VOLTA NOI RIUSCIAMO A FARE MOLTO CON POCHI, POCHISSIMI

MEZZI ECONOMICI...

-HA DETTO JOSE PANTIERI - SOLO CON LA FORZA DELLA VOLONTA, DELL'IDEALISMO

PURO, DELLA CONVINZIONE CHE IL NOSTRO IMPEGNO E UTILE ALLA GENTE^

 

----posti limitati- prenotate subito ------

 

 

I GIORNALISTI CHE NON DIFFONDONO NOTIZIE SUL MUSEO E SULLE NOSTRE

ATTIVITA E CHE, SOVENTE, AVALLANO E DIFFONDONO NOTIZIE INFONDATE SU

PROGETTI DI ALTRI MUSEI (DEL CINEMA) E DI TANTE ^FANDONIE^ TELECOMANDATE

DAL ^POTERE ECONOMICO E POLITICO^ SONO COMPLICI DI UN SISTEMA, SPESSO

^CORROTTO E ANTIDEMOCRATICO^ BEN PEGGIORE DI TANTI ALTRI SISTEMI

^DITTARIORIALI^ PERCHE VIENE SPACCIATO PER DEMOCRATICO E PLURALISTA....

LA NOSTRA PRESENZA , FRUTTO DI UN LUNGO LAVORO

COERENTE E SERIO, VIENE SPESSO LASCIATA NELL"'OMBRA, COME

^CENERENTOLA^....

OGNI GIORNO CHE PASSA RAPPRESENTA UNA ^VITTORIA^ UN PASSO IN AVANTI....

AVANTI, AVANTI, AVANTI TUTTA ...

PRIMA O POI VINCEREMO LA BATTAGLIA PER IL RINNOVAMENTO DELLA CULTURA IN

ITALIA.

SCHIERATEVI SUBITO CON NOI.

 

 

"Lo scopo dellarte non è la liberazione di un'emissione momentanea di adrenalina, ma piuttosto la  costruzione graduale e per  tutta la vita di un stato di meraviglia e serenità".

Glenn Gould

 

 
 

 

 

 

 


L'arte è l'unica figlia della vita: ribelle e indomita. Per questo motivo non si può legare agli interessi dell'economia. L'arte ha i suoi "figli prediletti" e tutti hanno delle voci meravigliose. Voci che in questi tre anni di presenza in Internet  Akkuaria "ha raccolto" sotto lo stesso tetto: La grande Casa degli artisti.(Vera Ambra)

 
- Albert Camus

non è la lotta che ci obbliga a essere artisti, è l'arte che ci obbliga a lottare
 
"L 'arte che ingentilisce i cuori, mediante l'Educazione Estetica, il Sapere che osanna lo Spirito, col Pensiero che svela la Verità, sana terapia contro i mali sociali." (F. Schiller)  
- Marcel Proust

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una sorta di strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe visto in se stesso
 
- Charlie Chaplin
- siamo tutti dilettanti. La vita è così breve che non consente di meglio

 
Marguerite Yourcenar

fa dire ad Adriano nelle MEMORIE

Penso spesso alla bella iscrizione che Plotina aveva fatto apporre sulla soglia della biblioteca istituita a sua cura in pieno Foro Traiano OSPEDALE DELL’ANIMA

Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.

 

Ti lascio …..

 

Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.

Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me.

Le stelle brilleranno uguali ed uguali ti indurranno

le notti a dolce sonno.

Il mare t’empirà di sogni. Ti lascio

il mio sorriso amareggiato: fanne scialo

ma non tradirmi. Il mondo è povero

oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo

ed è rimasto povero. Diventa ricco

tu guadagnando l’amore del mondo.

Ti lascio la mia lotta incompiuta

e l’arma con la canna arroventata.

Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.

Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena

vinta nelle battaglie del tempo.

E ricorda. Quest’ordine ti lascio.

Ricordare vuol dire non morire.

Non dire mai che sono stato indegno, che

disperazione mi ha portato avanti e son rimasto

indietro, al di qua della trincea.

Ho gridato, gridato mille e mille volte no,

ma soffiava un gran vento e piogge e grandine

hanno sepolto la mia voce. Ti lascio

la mia storia vergata con la mano

d’una qualche speranza. A te finirla.

Ti lascio i simulacri degli eroi

con le mani mozzate,

ragazzi che non fecero a tempo

ad assumere austere forme d’uomo,

madri vestite di bruno, fanciulle violentate.

Ti lascio la memoria di Belsen e Auschwitz.

Fa presto a farti grande. Nutri bene

il tuo gracile cuore con la carne

della pace del mondo, ragazzo, ragazzo.

Impara che milioni di fratelli innocenti

svanirono d’un tratto nelle nevi gelate

in una tomba comune e spregiata.

Si chiamano nemici; già. I nemici dell’odio.

Ti lascio l’indirizzo della tomba

perché tu vada a leggere l’epigrafe.

Ti lascio accampamenti

d’una città con tanti prigionieri,

dicono sempre si, ma dentro loro mugghia

l’imprigionato no dell’uomo libero.

Anch’io sono di quelli che dicono di fuori

Il sì della necessità, ma nutro, dentro, il no.

Così è stato il mio tempo. Gira l’occhio

dolce al nostro crepuscolo amaro,

il pane è fatto di pietra, l’acqua di fango,

la verità un uccello che non canta.

E’ questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio

d’essere fiero. Sforzati di vivere.

Salta il fosso da solo e fatti libero.

Attendo nuove. E’ questo che ti lascio.

 

                            Kriton Athanasulis

 

 
La PREGO DI FAR GIUNGERE IL CONTENUTO DI QUESTA MAIL AL CHIARISSIMO GIUDICE GENNARO FRANCIONE, GRAZIE. 

PREMESSA:

SONO UN MUSICISTA PROFESSIONISTA DI CINQUANTAQUATTRO ANNI ED ESERCITO LA MIA PROFESSIONE SIN DALL'IMBERBE ETA' DI QUATTORDICI ANNI, ATTRAVERSO INNUMEREVOLI ESPERIENZE, LE PIU' SVARIATE, DAL CINEMA ALLA DISCOGRAFIA DAI FESTIVALS, INTERNAZIONALI ALLE GRANDI MANIFESTAZIONI TELEVISIVA, AL TEATRO, ALL'ARTE IN TOTO, SIA DI GENERE COSIDDETTO " D'USO " CHE DI GENERE "SERIO", FREQUENTANDO TUTTI GLI AMBIENTI SOCIALI DAI BASSIFONDI AI MINISTERI, SEMPRE IN QUALITA' DI GRADITO OSPITE O IN VESTE DI MUSICISTA, E, OVVIAMENTE, PER CIO' CHE SEGUE, MI RIFERISCO IN PARTICOLARE AL SETTORE ARTISTICO CHE PRATICO, FREQUENTO E CONOSCO.

CON IL TERMINE " MUSICISTA PROFESSIONISTA " INTENDO UN'ARTISTA CHE, PREDISPOSTO NATURALMENTE PER LA MUSICA, ABBIA ACQUISITO ATTRAVERSO LO STUDIO E LE ESPERIENZE, LA CAPACITA' DI PRODURRE SENSAZIONI, ATTRAVERSO LA COMPOSIZIONE E L'ESECUZIONE DI MUSICA, ED ESERCITI COME PROFESSIONISTA, OFFRENDO LA SUA OPERA IN AMBIENTI MULTIMEDIALI.

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DAL MOMENTO CHE:

L'ARTE SI SERVE DI TUTTI I MEZZI PER TRASMETTERE E PROMUOVERE SE STESSA.
ARTISTA E' COLUI CHE TRAMITE QUESTI MEZZI RIESCE A TRASMETTERE SENSAZIONI.
L'ARTE E' UNA SPINTA NATURALE, CHE SGORGA DALL'INTERNO DELL'UOMO, ORIGINATA DA UNO STIMOLO ESTERNO E BASATA SULL' ISTINTIVA TENDENZA AD ALLARGARE, ESPANDERE DI CONTINUO LA PROPRIA VITA; PERCIO' INGENERA E FAVORISCE PROCESSI DI CRESCITA CULTURALE E SOCIALE.
LO STESSO CREATO E' UN'INCOMMENSURABILE OPERA D'ARTE CHE ISPIRA DA SEMPRE L'UOMO NELLE SUE OPERE.
L'ARTISTA HA IMPARATO A COGLIERE CON I SUOI SENSI, DALL'UNIVERSO CHE LO CIRCONDA, GLI STIMOLI CHE LO SPINGONO A PRODURRE ARTE. 
L'ARTISTA HA LA CAPACITA' DI INTERPRETARE E TRADURRE I SEGNI E I PRESAGI DEL MONDO SECOLARE COMUNICANDOLI ATTRAVERSO LA SUA OPERA, SVOLGENDO QUINDI UN COMPITO INSOSTITUIBILE, NELL'AMBITO DI OGNI CONSORZIO UMANO.

CREDO FERMAMENTE CHE:

NEGARE IL DIRITTO DI LIBERA ESPRESSIONE ALL'ARTISTA E NON RICONOSCERNE UNA RAPPRESENTANZA UFFICIALE NEL GOVERNO DI OGNI PAESE, CHE LO TUTELI, E TUTELI LE SUE OPERE, POSSA, A LUNGO TERMINE, ( NON CERTO NELLO SPAZIO DI QUALCHE LEGISLATURA.......) RENDERE IL FUTURO DEL PAESE STESSO INCERTO E DEBOLE: SENZA UNA PARTE DI MEMORIE: 
QUANDO LA CULTURA VACILLA, L'ETICA ZOPPICA E I VALORI DECADONO, DANDO LUOGO AD UN PROGRESSIVO IMBARBARIMENTO DEI COSTUMI, LA STORIA CE LO INSEGNA.

QUINDI E' NECESSARIO STIMOLARE UN CORRETTO CONCETTO DI "ETICA" IMPEDIRE DI LIMITARE LO SPAZIO ALL'INVENTIVA E ALL'ARTE,
IN QUANTO ELEMENTO BASILARE PER LA CRESCITA DEL GENERE UMANO.

PROTEGGENDONE IL SETTORE ATTRAVERSO UNA LEGISLAZIONE SPECIALE.



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PERCIO' CONDIVIDO LA SUA IDEA, MA. .... CHI CI VA' , A RAPPRESENTARE L'ARTE CHE VIENE DAL POPOLO....?, E NON FACCIA PARTE DI UNA PERICOLOSA "CASTA"?

I SOLITI BUROCRATI PRESENTI NELLE STRUTTURE DI TUTELA DEI DIRITTI D'AUTORE?

OPPURE VASCO ROSSI? SGARBI? DARIO FO? CICCIOLINA? LA SUSY BLADY? ( CHE POTREBBE FARLO ONOREVOLMENTE ) ECC...

NELLE STRUTTURE DELLO STATO NON SI ENTRA SE NON SI CONDIVIDONO TALUNI PRINCIPI, TRA I QUALI QUELLO DI NON CAMBIARE VELOCEMENTE LE COSE, SE NON ATTRAVERSO LOTTE LUNGHE ERE GEOLOGICHE, TRA L'ASSOLUTO DISINTERESSE DELLA MAGGIOR PARTE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA PER LA CULTURA IN GENERALE, DISINTERESSE INCENTIVATO DALL'IMPOSTAZIONE DEI PALINSESTI DEI MEDIA, CHE HANNO EVIDENTI SCOPI, SPESSO DIVERSI E CONTRASTANTI CON QUELLI PRETTAMENTE SOCIALI, ETICI E CULTURALI, ESSENDO ASSOGGETTATI UNICAMENTE AI POTERI TEMPORALI E ALL'ETICA DEL PROFITTO.

ALTRO CHE CONFLITTO DI INTERESSI ! ETICA E CULTURA, CONTRO PROFITTO, SENZA COMPRENDERE CHE SI POTREBBE ANDARE AVANTI INSIEME CON VANTAGGIO RECIPROCO.

VIVIAMO UN MOMENTO IN CUI L'ARTE, INTESA COME "POSSIBILITA' DI ESPRIMERE LIBERAMENTE LE PROPRIE SENSAZIONI ATTRAVERSO QUALSIASI MEZZO ARTISTICO", E' IN PERICOLO, DATO CHE INVECE DI ALLARGARE LE MENTI DELLE PERSONE SI TENDE, PER EVIDENTI SCELTE POLITICHE E COMMERCIALI, A RESTRINGERLE E AD INSERIRVI SOLO CIO' CHE SERVE A CONTENERE IL "MANUALE DEL BRAVOCITTADINOLAVORATORECLIENTE ", E CIO' LIMITA DI MOLTO LA SCELTA DELLE OPZIONI CULTURALI NELL'AMBITO DEL PANORAMA MEDIATICO CORRENTE.

QUESTA NON E' UNA LAMENTELA, MA LA PRESA DI COSCIENZA DI UNA TENDENZA INCONTROVERTIBILE IN ATTO NELLA NOSTRA SOCIETÀ.

QUINDI...SI SONO CONVINTO E CI CREDO!

INNANZITUTTO SALVIAMO L'ARTE, SI, .. MA ANCHE QUELLA POVERA, PERCHE' E' DI STIMOLO PER I GIOVANI ARTISTI, E PERCHE' E' DALLA RADICE CHE NASCONO E PRENDONO NUTRIMENTO I FIORI, E SE LE RADICI SONO IMMERSE NEL LETAME I FIORI CRESCONO PIU' RIGOGLIOSI.

TUTELIAMOLI, DIAMO LORO UNA POSSIBILITÀ', POI ANDIAMO A CERCARE QUELLE PICCOLE FONTI DI ARTE, CULTURA, CHE SONO GLI ARTISTI ANZIANI, I LUPI SOLITARI, STANIAMOLI E METTIAMO LE LORO COMPETENZE AL SERVIZIO DEI GIOVANI, PERCHE' HANNO MOLTO DA DIRE E INSEGNARE, MA AVVICINIAMOLI CON IL RISPETTO CHE L'ARTE IN TUTTE LE SUE FORME MERITA; SENZA ISTITUZIONALIZZAZIONI, DAL MOMENTO CHE L'ARTISTA GENERALMENTE NON E' POLITICIZZATO O NON SA DI ESSERLO, E TIENE A QUESTA SUA VERA "GLOBALIZZAZIONE PER NASCITA" DI CUI SENTE LA NATURALE SPINTA DA SEMPRE.

L'ARTISTA NON E' SOLO FIGLIO DELLA SUA TERRA, MA FIGLIO DEL MONDO, DELL'UNIVERSO, PERCHE' L'ARTE NON HA CONFINI, E QUESTO LUI LO SA BENE.

IL VERO ARTISTA E' LIBERO DA VINCOLI E CREA IN ASSOLUTA LIBERTA' LE SUE OPERE, CON IL SOLO INTENTO DI SCORPORARE DA SE' UNA SENSAZIONE.

E' QUINDI TENDENZIALMENTE LIBERO, POLITICAMENTE ANARCHICO, SCRUTA L'ESSENZA DELLE COSE, ED E' DISINCANTATO, OSSERVATORE DELLE PIU' IMPERCETTIBILI SFUMATURE DELLA VITA, MAGARI A DISCAPITO DELLE GROSSE.

PARLIAMO QUINDI DI UNA CATEGORIA DA "SALVAGUARDARE " COME UNA SPECIE DA PROTEGGERE, SPESSO PERCHE' INCAPACE DI FARLO DA SE'. 

"TENIAMO QUINDI L'ARTE AL DI FUORI DELLE MISERE SCHERMAGLIE DELLA POLITICA, ROBA DA UOMINI, E DIAMOLE IL SUO POSTO TRA GLI DEI" 

QUESTO E' CIO' CHE DIREI, MA IN QUESTO MOMENTO DELLA STORIA E' NECESSARIO CHE, CHI CREDE NEL VALORE DELL'ARTE ED E' CONSAPEVOLE DI CIO' SI ALZI, RIMBOCCHI LE MANICHE E SI MUOVA IN SOCCORSO DI QUESTA RISORSA, CHE SI CREDEVA ERRONEAMENTE INESAURIBILE, I CUI FRUTTI NUTRONO LA VITA, I CUI RAMI, NUTRITI SEMPRE MENO DALLA LINFA DELLA LIBERTÀ', SI VEDONO RINSECCHIRE DI GIORNO IN GIORNO.

A QUESTO PUNTO RESTA L'INTERROGATIVO: 

COME PUO' L'ARTE VENIRE TUTELATA IN TUTTE LE SUE FORME SENZA L'AUSILIO DI STRUTTURE, COME PIACEREBBE AGLI ARTISTI, IN UN MOMENTO IN CUI VI E' IN ATTO UNA GRANDE OFFENSIVA ATTRAVERSO UNA SPECIE DI "CIRCONVENZIONE DI INCAPACE" DA PARTE DEI MEDIA DI TUTTO IL MONDO, IDEA USATA DA HITLER PER GIUNGERE AL POTERE E INDOTTRINARE UN POPOLO, CON I RISULTATI VISTI, E OGGI UTILIZZATA ANCHE PER VENDERE PANNOLINI PER BAMBINI?

E L'ETICA?

E IL PROFITTO?

LE TECNICHE DI INDOTTRINAMENTO SI SONO MOLTO RAFFINATE!

E LE STRUTTURE DI TUTELA RICHIEDONO COMUNQUE UNA COSPICUA AGGREGAZIONE DI PERSONE CHE SI DEDICHINO A CIO' CON CONVINZIONE, TEMPO E FEDE.

IN ROMAGNA, TERRA DOVE IO RISIEDO E IN CUI SONO NATO, SI SONO CREATE DELLE COOPERATIVE, ASSOCIAZIONI, CLUB, GENERALMENTE AD OPERA DI PENSIONATI, CHE RIUNISCONO NUMEROSI ASSOCIATI/ISCRITTI E IN TUTTI I MODI TENDONO A TUTELARE L'ARTE O CIO' CHE OGNI GRUPPO O AGGREGAZIONE RITIENE TALE.

OVVIAMENTE TANTI LO FANNO PER INTERESSE POLITICO, ALTRE SONO SOLO ASSOCIAZIONI DI GAUDENTI CHE SI RIUNISCONO PER LE LORO CENE ASCOLTANDO CANTI POPOLARI, FESTEGGIANDO, COMMEMORANDO, ECC.....

NELLE PIEGHE DI QUESTA " TRIPPA PSEUDOCULTURALE " SI NASCONDONO COMUNQUE ALCUNE PERLE.

GENERALMENTE QUESTE GENUINE PERLE, NATE DAL SINCERO INTERESSE DEI GIOVANI ....... SI AUTOFINANZIANO, CON I SOLITI PROBLEMI BUROCRATICI ACCLUSI, O FANNO PARTE DI AGGREGAZIONI FILOPARTITICHE, MA POSSONO DIVENIRE UN MEZZO PER GIUNGERE ALLA GENUINA E SPONTANEA MANIFESTAZIONE ARTISTICA POPOLARE, ANCHE SE PER ALTRI, SPECIALMENTE IN CASO DI FINANZIAMENTI PUBBLICI ECC...DESTINATI A QUESTE STRUTTURE, POSSONO DIVENIRE FACILI OCCASIONI DI PROPAGANDA PER AMBIZIONI POLITICHE, 

ESISTE NEL NOSTRO PAESE L'USANZA DI CONSIDERARE CHI SI DEDICA ALL'ARTE UNA SPECIE DI ZINGARO FELICE, CIO' IN PARTE E' SICURAMENTE DOVUTO ALLA PRECARIETA' DELLA VITA DELL'ARTISTA E ALLA RICERCA DELLA DIGNITA' E CREDIBILITA' DELLA SUA FIGURA NELL'AMBITO SOCIALE.

DETTO IN PAROLE POVERE O SI E' UN "BIG", ALTRIMENTI SI VIENE CONSIDERATI DEI NULLAFACENTI SINO AL MOMENTO DEL SUCCESSO MEDIATICO...... MOMENTO IN CUI LE BANCHE PER PRIME TI FANNO I COMPLIMENTI ...... "CHE STRANO CARA, NON AVEVANO MAI MANDATO GLI AUGURI DI NATALE ! " .......

QUANDO SI PARLA DI TUTELA DELL'ARTISTA, E QUINDI DELL'ARTE, NON SI PUO' DIMENTICARE QUANTO AVVIENE IN ALCUNE NAZIONI VICINE.

SE:

IN PAESI A NOI VICINI VIGE UNA REGOLA PER CUI LO STATO INTERVIENE NELLA TUTELA DELL'ARTISTA, E DI SEGUITO IN TUTTO CIO' CHE EGLI PRODUCE, ATTRAVERSO LA PROMULGAZIONE DI LEGGI SPECIALI E NORMATIVE DEL LAVORO, FINANZIAMENTI AGEVOLATI PER L'ACQUISTO DEI MEZZI NECESSARI ALLA PRODUZIONE, DEFISCALIZZAZIONI, DANDO IN GESTIONE SPAZI PER LA RICERCA, ABITAZIONE, SCUOLE PER I FIGLI, CONTRIBUTI PER LA FAMIGLIA, TUTTO CIO' ATTRAVERSO UNA SERIE DI NORMATIVE PER IL LAVORO E LA FAMIGLIA, DEDICATE A QUESTO SETTORE.

NEI LOCALI PUBBLICI CON UN NUMERO SUFFICIENTE A POTERLO GIUSTIFICARE E' OBBLIGO DI LEGGE ASSUMERE DEI MUSICISTI.

SI VIENE ASSUNTI ATTRAVERSO RICHIESTA, TRAMITE UFFICI DEL LAVORO, A CUI CI SI ISCRIVE ANCHE PER ACQUISIRE UNA QUALIFICA PROFESSIONALE, CONCESSA SOLO DOPO UN ESAME, ED AVERE L'ISCRIZIONE ALL'ALBO PROFESSIONALE,L'ABILITAZIONE PROFESSIONALE, PRATICARE EMETTENDO REGOLARMENTE FATTURE.

PERCHE' DA NOI NON SOLITAMENTE CIO' NON AVVIENE'?

IN FRANCIA, AD ESEMPIO, SINO A QUALCHE TEMPO FA VIGEVA UNA LEGGE ( NON SO SE ANCORA ATTIVA ), SECONDO LA QUALE, SE UN MUSICISTA DICHIARAVA UN CERTO NUMERO DI PRESTAZIONI SVOLTE IN UN ANNO ( 40 O 60 NON RICORDO DI PRECISO ) , AVEVA POI DIRITTO, PER I PERIODI IN CUI ERA SENZA LAVORO, AD UN CONGRUO ASSEGNO MENSILE, UTILIZZATO PER VIVERE E QUINDI CONTINUARE A PRODURRE ARTE.

* OTTENENDO ANCHE LO SCOPO DI FAR DICHIARARE PIU' PRESTAZIONI POSSIBILE, ALMENO IL TETTO MINIMO, CON UN SICURO INCREMENTO PER IL FISCO, ELIMINANDO UNA PARTE DI LAVORO NERO!!.

NON SO SE QUESTA LEGGE FOSSE APPLICABILE IN TUTTI I SETTORI, MA LA TROVO ECCELLENTE, NON SI PUO' PRETENDERE DI PROTEGGERE L'ARTE SE NON SI PROTEGGE PRIMA CHI LA PRODUCE, A PARTIRE DAL BASSO; NON SI SA MAI COME SI SVILUPPERA' UNA PERSONA DAL PUNTO DI VISTA ARTISTICO ! ! !

ANCHE IN SVEZIA E NEI PAESI NORDICI IN GENERE VI E' UNA BUONA REGOLAMENTAZIONE SUL LAVORO E LA FAMIGLIA, DA CUI PRENDERE ESEMPIO.

SI LAMENTA L'ASSENZA DI TALENTI VERI, ... CREIAMOLI CON LA DIDATTICA E LA RICERCA ! 

POI DIAMO LORO I MEZZI PER PRODURRE E SOSTENERSI, ALTRIMENTI SE NE ANDRANNO DOVE POSSONO AVERLI, COSA CHE GIA' ACCADE DA TANTO TEMPO.

SE RIUSCIREMO IN CIO' SI' INCENTIVERA' ANCHE L'ARRIVO DI MENTI CREATIVE DALL'ESTERO, E SI PRODURRA' NUOVA OCCUPAZIONE NEI SETTORI INDOTTI:

ITALIA UN PAESE D'ARTE, DOVE GLI ARTISTI DI TUTTO IL MONDO CONVERGONO PER ATTINGERE ! !

POTREBBE DIVENTARE UN GRANDE POLO D'ARTE, ALL'AVANGUARDIA PER LA SPERIMENTAZIONE, UTILIZZANDO IL SUO PATRIMONIO ARTISTICO COME GRANDE TEATRO DI STUDI, ANCORA PIU' DI OGGI: UNA VERA FUCINA ARTISTICA! UN BENE PER L'UMANITA', DA PROTEGGERE.

UN PAESE CHE SA COLTIVARE E SFRUTTARE QUESTA ENORME RISORSA ECONOMICO-CULTURALE.

ECCO MESSI I DUE POLI IN CONGIUNZIONE.

FANTASCIENTIFICO?

SPERO DI NO!

CON PROFONDA STIMA
Daniele Guidazzi


P.S.
I MUSICISTI HANNO BENEDETTO LA LEGGE " ANTIFUMO "PER I LOCALI PUBBLICI, PROBABILMENTE DIMINUIRANNO TRA DI LORO I MORTI DI CANCRO PER IL FUMO PASSIVO, MA QUESTO NON INTERESSA A MOLTI, TANTO SONO COSI' POCHI I MUSICISTI.......
 
sorpresa  oggi  so  che  esiste  ..ANTIARTE...be  dal  1986  esiste  ANTI coi GUANTI...no  non  sto  scherzando     e  so  pure  conosciuto  in  diversi  abiti...come  un  rasta..senza i   dread..come  un  delegato  della  cgil  AREA SINISTRA  e  dirett...REG..filtea...  ma  anti  coi  guanti  con  innumerevoli iniziative  per  un  arte  del  popolo  che    viene  offesa  gia'  da  sempre  ma  un  vero  artista  lo  e' se  consapevole...in  prima  linea  ..se  si  puo'  intendere  cosi'....ho  trasmesso  per  una  radio  antagonista  per  10  anni.....cambiato  4  gruppi..e  2  sound..ora  un  free  rasta...e    tu  cerca  anti coi guanti  su  gronge  (non  ho  un  sito  ma  tanti  parlano  di  me  in  atri  siti ) seppur  e'  una  piccolissima  cosa   be  vi  mandero'  in  futuro  i  miei  articoli  mensili  su  rasta snob  e  le  mie  iniziative  per  la  difesa  dei  diritti  e  dei  posti  di  lavoro.  sono  con  voi  anima  e  corpo  ma  anti  coi  guanti.....vi  vorrei  regalare  un  mio  ultimo  live..ne  faccio  due  all' anno  ..e  di  precedenti  ho  gia'  regalato    2500 cd  a  chi    per  caso  o  per  festa  incontro...ma  canto  cio'  che  penso  e  riesco  a  far  canzoni  al  momento  sul  tema  che  il  mio  cuore  mi  ispira...molte  attualita'...  stranezza??????  no  sono  un  operaio  tessile  ho  7  fratelli  ora  grandi  mi  occupo  della  mamma  e  l' orto  e  1  la  famiglia  poi  il  lavoro  poi  anti  ...con  rifondazione  e  il  nostro  futuro...ma  con  un'  arma  meravigliosa   il  reggae.........con  il  rototom  susplasch   ...  e  il  muovimento  che  a  dato  energia  e  ancora  ne  dara'  a  tutti  noi  l'  arte  di  chi  canta  per  il  popolo  il  mondo  la  pace  e  ANTIBABYLON...grazie  ancora....anti.coiguanti@libero.it

 ANTI  COI  GUANTI  ..organizzatore Toaster e  Selecter..al  Rototom  Sunsplasch..2004....  nella  roots Yard..e  nella  Free Yard...   disponibilita'   no  problem   per  serate...reggae  roots....uso  vinile  45°    e  o  cd     (  sound -system propio)..  e  con  .ultimissime  novita'..e  presentazione  ..brani   live  ...il   canta-storie  del  nord  est...... molto  nominato  Anti coi  guanti   promuove  gruppi  reggae  ,giovani  speranze,,,e  vari  sound,,da  tutta  Italia...    con  temi  attuali   ma  anche    improvvisando  anti  stupisce... sopratutto  per  il  compenso  quale  molto  conveniente...nonostante  un  nome  ...e  un'  esperienza  lunga.. sia  come  dj  di  radio  e  di  multeplici  feste  e  locali  da  Cosenza  a  Udine  ..a  Milano..ecc..ecc.. cerca anti coi guanti  con  gronge..e  trovi  mie  passate  esperienze  nei  vari  siti...    be   se  passi  voce  posso  sperare  di  poter  farmi  conoscere  di  piu'  rompere  il  muro  che  non  aiuta  noi  artisti    sconosciuti   e  nel  reggae  siamo  tanti...ma  sicuramente   sara'  grazie  anche  a  voi  se  miglioreremo  i  contatti  e  riusciremo  ad  avere  un po'  di  visibilita'   e  poter  esprimerci  ....ciao  ciao  a  tutti  ..una  serata  da  voi  per  sapere    imparare  e  divertire  coinvolgendo  le  persone  che  aspettano  .  e  chiedono   dai  rasta   canzoni   con  temi  piu' attuali....   anti.coiguanti@libero.it   3383772562     aire  a  tutti....
 
ARTE DI PARTITO ?

 

BEH .... CERTO ...... NON VORREI DIRLO, MA PENSANDOCI BENE MI SEMBRA

CHE LA LIBERTA' DI ESPRESSIONE VENGA UN PO' TRAVISATA, ULTIMAMENTE,

E CHE INIZI A SERPEGGIARE UN CERTO QUAL "RAZZISMO POLITICO", IN QUALCHE

SUA FORMA ESTREMA, ANCHE NELL'AMBIENTE ARTISTICO PIU' POPOLARE.

SI SA CHE LE CONNIVENZE ARTISTICO/POLITICHE SONO SEMPRE ESISTITE, (

L'ARTE E' DA SEMPRE UN MEZZO DI COMUNICAZIONE PREFERENZIALE E IL POTERE

E LE RELIGIONI HANNO DA SEMPRE BISOGNO DI COMUNICAZIONE ).

VI SONO STATI PERIODI PEGGIORI DI QUESTO, IN CUI ERA POSSIBILE

ESPRIMERSI UNICAMENTE ATTRAVERSO LE ESIGUE VIE CHE IL POTERE CONCEDEVA,

IN ACCORDO CON LE SUE FILOSOFIE, MA MI E' GIUNTA ADDIRITTURA UNA VOCE

RIFERENTE CHE, DURANTE L'ESTATE DI QUEST'ANNO, VI SONO STATI CASI IN

CUI ALCUNI MUSICISTI CHE AVEVANO SUONATO IN FESTE DI PARTITO, DA NOI IN

EMILIA ROMAGNA MOLTO DIFFUSE, SONO STATI "SCORAGGIATI" ( "SE VENITE DA

NOI NON ANDATE DA LORO" E VICEVERSA ) A PROPORRE LA LORO ARTE IN FESTE

DI FAZIONI OPPOSTE.

MI SI E' DETTO, A LIVELLO DI SAGRE PAESAN, E ECC...,

CIO' E' UN MALCOSTUME INDICATIVO DI UNA PREOCCUPANTE TENDENZA

SEPARATISTA.

 

DICIAMOLO !!

 

FINCHE' SI COMBATTE A SUON DI MISS, POLENTA E SALSICCE, BENISSIMO, MA

QUANDO SI TOCCANO ALCUNI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'ESSERE UMANO,: IL

LAVORO, LA LIBERTA' DI ESPRESSIONE, ....

ALLORA MI SI ALZA UN PO' LA PRESSIONE !

 

ARTE DI PARTITO ?

GIA' DATO,... GRAZIE.

 

TANTO PER INFORMARVI

CORDIALI SALUTI E GRAZIE DELLE VOSTRE MAILS

 

DANIELE GUIDAZZI

 

lunedì 13/09/2004 12.27

Ho letto la sua intervista,

http://www.quintostato.it/archives/000871.html

 peccato!Non faccio più la tesi sul diritto d'autore!

Mi sto occupando del principio di personalità della responsabilità penale e mi ha dato delle idee...

Penso e (spero), che un giudice sia un nuomo prima di tutto e debba guardare il diritto dalla prospettiva della realtà, altrimenti finirà per emanare sentenze anacronistiche.

Ho modo di scrivere per un quotidiano e per fortuna mi occupo di sport dilettantistico, la capisco quando dice che ci sono sempre le stesse facce e le stesse parole pubblicate, ma sbaglio o l'arte è qualcosa di superiore al sapere di massa? Di conseguenza, l'artista vive al di sopra delle prospettive fisse...

Il sito di Antiarte è uno spiraglio di luce nel buio di questo periodo storico in cui l'uomo non ha ancora imparato a guardare dentro se stesso per cercare le risposte e non al mondo intorno. Che sia venuto il momento di guardare all'uomo come essere umano, anche nel diritto?

Buon lavoro

Pacele

 
Borges: il concetto di testo definitivo appartiene solo alla religione o alla stanchezza.
Sabato 29 gennaio 2005 

MESSAGGIO AGLI ARTISTI

La natura fondamentale di un Artista è quella di agire,non di subire.L'agire gli consente di creare le circostanze;gli fa riconoscere la sua responsabilità di far sì che le cose accadano.

Ogni Artista sa che aspettare che qualcosa accada o che qualcuno provveda per lui è il peggior modo per affrontare le situazioni della vita.

L'Artista comincia ogni sua azione pensando al raggiungimento dell'obiettivo che si è preposto e perciò inizia con una chiara comprensione della destinazione finale.

Sa che in tutte le cose della vita c'è una prima creazione,quella mentale,e una seconda creazione,quella materiale.

L'Artista è guidato da princìpi estetici e culturali inattaccabili.Questi princìpi sono verità profonde,fondamentali,verità classiche,denominatori comuni generali per tutto il mondo della Cultura.

Sono fili strettamente intrecciati nel tessuto della vita insieme con quelli che si chiamano rigore,coerenza,bellezza e forza.Questi princìpi sono più grandi degli uomini e delle circostanze:migliaia di anni di Storia li hanno visti trionfare infinite volte.

Ogni Artista è cosciente del fatto che la maggior parte delle imprese creative sono in una certa misura imprevedibili.All'esterno spesso possono sembrare ambigue,azzardate,contrappuntate da tentativi ed errori.E coloro che Artisti non sono,a meno che non abbiano un'alta tolleranza per l'ambiguità e traggano la loro sicurezza dalla fedeltà ai princìpi e ai valori interiori,trovano snervante e spiacevole essere coinvolti in imprese altamente creative:il loro bisogno di certezza e prevedibilità è troppo grande.

L'Artista sa andare fino in fondo alle sue attività creative con le sole sue forze.

Molti Artisti,in questo momento,sono impegnati per recuperare alla Storia e alla Cultura,Palazzo Scanderbeg.Ci riusciranno. 

Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea

                                   IL FUMO DI MONET

 

Monet,irritato perché i suoi critici proclamavano che le nebbie da lui dipinte non erano un soggetto ammissibile per un quadro,decise,polemicamente,di dipingere i fumi delle locomotive.Si installò prepotentemente(racconta il figlio di Renoir)nella Stazione di Saint Lazare e, pur non essendo ancora un pittore affermato,ottenne dallo stupitissimo direttore delle Ferrovie dell'Ovest di fermare i treni a suo piacimento,di fargli consumare più carbone in modo che il loro fumo fosse più abbondante,di cambiare gli orari così da poter cogliere al meglio il gioco del sole sugli scappamenti del vapore:"E' un incanto,una vera fantasmagoria" disse a Renoir.Chi avrebbe mai immaginato che da una sporca stazione,dai fumi dei treni,si potesse ottenere un capolavoro?

MORALE:NON GIUDICARE GLI ARTISTI MENTRE DIPINGONO IL FUMO!!

     Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea

 

 

"La cultura? E' una faccenda sensata e dinamica ma dura, a volte tristemente bella, cioè spirituale, e nello stesso tempo ben diversa, anzi contraria all'immobilismo che non si può definire né sensato e nemmeno triste" 

(Thomas Mann, La montagna incantata)

 
    
ID: 1546  Risposta da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: martedì 5 aprile 2005 Ore: 00.47

 

Grazie dei grazie,
caro Gennaro, la Tua opera è troppo vasta per esprimere un parere in breve tempo, "se" lo so esprimere e “se” ne ho facoltà. Ma nel mio piccolo lo farò. Sara un parere plebeo, dell'uomo della strada, ma sempre un parere.
Vuol dire che almeno Ti assicuro il successo di pubblico, di "cassetta", come si suol dire, perché Ti posso anticipare che è positivo almeno dal punto di vista delle emozioni, ma sicuramente pure e soprattutto più che nei contenuti, nei significati, accantonando per un attimo etica e morale che sono già insiti quasi sempre nei fatti d’arte. Il successo di critica già c’è, altrimenti non rappresenterebbero a raffica i Tuoi lavori. E’ lampante. “Lapalissiano” direbbe il barbassoro di turno che porta in fronte la bandana dell’erudizione e come stendardo le sue plurilauree, credendo, ad esempio, di fare giornalismo locale, riempiendo, invece, solo notiziari.
C'è chi confonde la creatività con l'anti pedanteria linguistica. Coloro, cioè, che mettono la "scrittura" sul piano rigidamente convenzionale didattico, senza sapere che l'arte sta proprio nell'antiarte. Sembra un gioco di parole, ma non è così. Loro trovano la scusa che il linguaggio è assoluta convenzione, altrimenti non è intelligibile.
Pure l'amore, la libertà, l'onore sono astratti, non hanno una connotazione precisa, una figura tangibile, eppure si sentono, si godono. Persino la divinità è antiarte se per questo si intende il "pensiero avanzato", la purezza delle idee, l'essere senza spurie e scorie umane legate alla speculazione. Cioè ciò che è prima. Semplicemente ciò che è.
Il prefisso "anti" come impiego pre-verbale in parole dotte indica: “avversione intenzione a contrastare”; ma in parole composte, in posizione isolata con analogie, indica anteriorità, precedenza nel tempo e nello spazio: esempio: “antidiluviano”, "antesignano". Antiarte può essere anche e soprattutto l’arte ante litteram. Arte non contaminata. Arte come Libertà nella sua natura pre-culturale, quindi autentica.
Il plusvalore ingiusto il "valore aggiunto" della pseudo-cultura, è quello dei mass-media globalizzati, fino allo sport, già da secoli penalizzato dall'antagonismo nocivo e discriminante. Tutto, oggi, in ginocchio alla commercializzazione.
Un discorso che avrei voluto fare col Dott. Langella a margine della sua discussione sullo sport rimasta inevasa.
Prendimi dei capolavori di pittura, di letteratura, ecc. dove non c'è antiarte, cioè trasgressione, disallineamento, trasfigurazione, personalizzazione, se pur un po' folle come l'uomo, come la sua natura vera, esistenzialista, arte, cioè come “origine”, istintualità, incontaminazione. Non esistono capolavori senza queste componenti.
L'antiarte intesa come libertà dell'arte, quindi della coscienza è Verità, perché la coscienza è vera senza erudizioni, senza “ismi”.
Il discorso è lungo, diamo tempo al tempo.

Sansimonismo: Movimento filosofico-politico, sviluppatosi in Francia dopo la morte di Claude H. de Saint-Simon (1780-1825), con lo scopo di attuarne le teorie economiche e sociali. Guidato in origine da Armand Bazard, B.P. Enfantin, Ph. Buchez, P. Leroux, E. Fournel ed altri, diffuse la propria dottrina attraverso vari periodici, quali Le producteur, Le Globe e soprattutto l'opera Doctrine de Saint-Simon, redatta dal Bazard (1830). Propugnava un programma di rinnovamento politico e sociale da attuarsi attraverso il mantenimento della pace, l'abolizione della proprietà capitalistica e del diritto di proprietà, e l'istituzione di uno Stato possessore di tutte le ricchezze. Questo avrebbe dovuto distribuire il lavoro in considerazione delle attitudini e delle esigenze di ogni cittadino. Si proponeva di migliorare le condizioni dell'umanità, specialmente delle classi più povere. La direzione di questa nuova società sarebbe spettata ad un'aristocrazia di nuovo tipo, costituita da sapienti, artisti, industriali, e da quanti fossero capaci di produrre per il bene comune. Il movimento propugnava inoltre l'uguaglianza assoluta tra uomo e donna, l'abolizione del matrimonio e la modifica radicale dell'istituto familiare. Il S., organizzato in famiglie, assunse l'aspetto di una chiesa con un ordinamento gerarchico avente a capo due padri, il Bazard e l'Enfantin, e crer una propria liturgia ed una sua dogmatica. Scissosi in due correnti, facenti capo ai due padri, nel 1833 venne considerato un attentato alla pubblica morale, e  sciolto con sentenza giudiziaria. Tra gli italiani che aderirono alle idee del S. vi furono Giuseppe Mazzini, Silvio Pellico, Niccolò  Tommaseo e Carlo Cattaneo. La teoria base del S. è sintetizzata dall'opera del suo ispiratore, Il Nuovo Cristianesimo, ove si legge: "Tutta la morale sarà dedotta da questo principio: gli uomini si debbono comportare come fratelli, gli uni verso gli altri, un principio che appartiene al cristianesimo primitivo e che subirà una trasfigurazione. Per suo merito sarà presentato come lo scopo attuale e necessario di tutti gli intenti religiosi. Questo principio rinnovato sarà cosl formulato: la religione deve dirigere la società verso il grande scopo del miglioramento più rapido possibile delle condizioni di vita delle classi più povere. Fondare il nuovo Cristianesimo e diventare capi della nuova Chiesa è compito degli uomini che maggiormente sono capaci di contribuire con i propri sforzi ad accrescere il benessere delle classi più povere. Al confronto di questo nuovo Cristianesimo, tutte le pretese religioni cristiane oggi professate non sono che eresie, perchi nessuna tende veramente al rapido miglioramento di chi sta peggio, secondo l'insegnamento originale del cristianesimo".

 

 

 
IPERTESTO, PRE-GIUDIZIO E ANTIARTE

 

ID: 1779  Discussione: RIFLESSIONI A MARGINE

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: sabato 7 maggio 2005 Ore: 17.16

GLI IPERTESTI NELLA MENTE

Come si sa i termini "ipertesti" e "ipermedia" si riferiscono a testi o immagini che contengono dei collegamenti. I collegamenti di questo tipo sono detti collegamenti ipertestuali, e si attivano facendo clic su una parola sottolineata o un'immagine evidenziata in una pagina web. Facendo clic su un collegamento ipertestuale vi spostate su un altro documento. Questi documenti possono essere altre pagine di informazioni, altri siti web, immagini o suoni. Gli ipertesti sono fissi non hanno variabili. Noi conosciamo gli ipertesti col nome pratico di link.

Accade che l'uomo moderno obnubilato dalla vastità dell'offerta culturale cartacea ed elettronica fissi nella mente delle patch, cioè dei percorsi come possono essere quelli di un ipertesto o un ipermedia, in altre parole, appunto, dei link.

Esempio: se usiamo la parola "morto",

il becchino lo chiamerà "cadavere",
il prete lo chiamerà "anima trapassata",
il messo comunale lo chiamerà "il defunto",
il notaio lo chiamerà il "de cuius",
e così via.

A seconda della forma mentis ed il bagaglio di nozioni e cognizioni che si è immagazzinato nella mente durante gli anni, col mosaico evolutivo personale, ciascuno adopera i propri percorsi mentali di ragionamento tutto a discapito della logica comune.
Quindi il cervello fa da filtro ed incamera non solo quello che è capace di capire, ma dirotta tutto ciò che portebbe apprendere di nuovo magari di migliore o di sostitutivo lungo gli "ipertesti" e gli " ipermedia" fissati nella propria mente soprattutto per fattori nevrotici che conducono dritti alla chiusura mentale, indipendentemente dalla vastità di cutura che si detiene.
Insomma è una monodirezionalità coatta dei neuroricettori del cervello che filtrano e castigano ogni forma di dialogo in maniera che le discussioni viaggiano sempre parallele e mai confluiscono o divergono a seconda del caso.
Alcune discussioni di questo forum ne sono la prova esplicita. Accade che una discussione anche omogenea e condivisivile induce allo scambio, o al prestito degli elementi per una eventuale e possibile fusione. Gli stessi elementi vengono assorbiti da interpretazioni teoriche diverse e fanno riferimento a nozioni dottrinarie non già necessariamente contrapposte, ma che acquistano, giocoforza, monodirezionalità. Insomma un po' la metodologia del "politichese", non sempre voluta e architettata, di rispondere alle domande con altre domande.
Scatta una sorta di ipoglottite mentale, una valvola biologica bolccata non già all'ascolto, ma all'assimilazione e all'elaborazione mentale dei dati.
Per cui sarebbe più logico definire alcuni messaggi non già appartenebti ad un "forum di discussione" ma ad un forum di "monodialoghi".
Guai se questo accade, poi, tra un uomo e una donna che crede, quest'ultima, di aver subito gregarismo storico, ma che è invece il vero sesso vincente, ma soprattutto il più fortunato.
Il mondo è pieno di ingiustizie specie riguardo le punizioni. Chi fa la pipì a letto, ad esempio, è il pisellino dei bambini, eppure chi prende le botte è il sedere.
Il peccato originale ha penalizzato l'uomo, non la donna, come dovuto.
L'essere umano, mammifero per eccellenza, è stato creato da Dio con due parti speculari biorganiche. Due occhi, due orecchie, due narici, due "emisferi cerebrali", due mammelle, due braccia, due gambe, due piedi, due reni, due polmoni, ecc, ma con un solo organo genitale perché in caso di "malfunzionamento" o inabilità non si può fruire della sostituzione.
Pure la donna ha un solo genitale, ma pur se "guasto" funziona lo stesso o almeno fa finta di funzionare, ma il maschio, a parte i nocivi rimedi chimici non adatti a tutti i casi, come rimedia?
Eppure la mela la mangiò Eva e non Adamo.
Luigi Mari

 

 
Ryszard Kapuscinski

I media sono un giocattolo in mano ai ricchi. E i ricchi

 lo usano per diventare ancora più ricchi

 

Intervista di Nicola A. Grossi al Giudice Gennaro Francione, fondatore dell'Unione Europea dei Giudici Scrittori e ideatore del Movimento Utopista-Antiarte 2000.

"Questa che ti permette di recitare bene Omero e di cui appunto parlavo non è una capacità artistica, ma è una forza divina* a spingerti, come avviene nella pietra che Euripide chiamò Magnete e la gente chiama Eraclea. E, infatti, questa pietra non solo attrae gli stessi anelli di ferro, ma infonde agli anelli anche una forza tale che permette loro di esercitare a loro volta questo stesso potere esercitato dalla pietra, cioè di attrarre altri anelli, di modo che talvolta si forma una fila assai lunga di anelli di ferro collegati l'uno con l'altro, ma per tutti questi la forza dipende da quella della pietra. Così è la Musa stessa a rendere ispirati e attraverso questi ispirati si riunisce una catena di altri ispirati" (Platone, Ione). Se Socrate ha ragione, allora nessun artista è proprietario di ciò che crea, ma ne è mero detentore. Lei cosa ne pensa?

Questo pezzo non lo conoscevo. La ringrazio di avermelo fatto apprendere. La Musa non solo rende ispirati gli artisti ma crea fili lontanissimi, oltre il tempo e lo spazio, per instillare negli animi dei nuovi giuristi, a tanti anni di distanza, la nuova legge dell'anticopyright.

Per leggere il seguito dell'intervista clicca su http://www.scarichiamoli.org/main.php?page=interviste/francione

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Brani di corrispondenza sull'intervista realizzata tra domande e risposte in una giornata con messa in rete la notte stessa.

 

Da Nicola:sabato 23/07/2005 22.34

Salve Gennaro,

grazie per la tempestività e per la disarmante bellezza delle risposte.

L'intervista sarà on-line tra meno di un'ora.

 

Buona notte

Nicola A. Grossi

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Da GENNARO   domenica 24/07/2005 8.38

Ciao Nicola

Grazie e ricambio i complimenti per stare in linea con la catena sotterranea di Platone.

La disarmante bellezza delle risposte è solo l'effetto della disarmante bellezza delle domande.

Idem per fulmineità reciproca dell'intervista e della messa in rete.

Ora mando in rete la newsletter con l'incipit dell'intervista e il richiamo al vostro sito.

Felice domenica

Gennaro

 

 

 

UN commento all'intervista di 

morokovski maria vittoria [lopatine@libero.it]

domenica 24/07/2005 22.03

Non so se questo mio scritto sia da considerarsi un articolo vero e proprio,comunque pur concordando in linea di principio sul fatto che leggere , istruirsi e pensare sia un diritto inalienabile, devo pur precisare, essendo parte in causa, che qualcosa nel sistema non funziona.

1) Intanto per essere letti bisogna essere conosciuti (pubblicizzati)2) Io che scrivo e traduco per passione, che ho 52 siti su cui mi leggono, che sono nella hit-parade di un sito con tre lavori, che mi posso permettere di correggere traduzioni di illustri professori, che spesso hanno stravolto il senso dei pezzi tradotti,io sono in una tale disperazione economica, da pensare spesso a farla finita3) Se ancora non l’ho fatto è proprio grazie ai miei lettori che aumentano, ai miei articoli che mi procurano nuovi amici e lettori, alle riviste che mi propongono rubriche interattive,ai giornalisti che , gratuitamente e senza conoscermi, mi hanno fatto ottime recensioni, ma anch’io devo pur sopravvivere e se nessuno paga le mie partecipazioni televisive, né i miei scritti, mi dite come farò?4) Vi pare giusto che uno scrittore debba cercare un lavoro qualsiasi e stare fuori casa 14 ore al giorno per potersi pagare il computer, la connessione, la carta,la posta per spedire in visione i suoi testi, che non possa partecipare ai concorsi, perché i più prestigiosi ed anche quelli sconosciuti, chiedono tasse di lettura o spese di segreteria?5) Il premio Solinas ad esempio chiede 80 euro per partecipare ad un'unica sessione, io che avevo lavori pronti per tutte le sessioni, ho dovuto sceglierne una sola; le case editrici vogliono il cartaceo e poi, anche se ti propongono contratti editoriali,ti offrono il 10% per cento sulla vendita dei tuoi libri,(che non hai alcun modo di controllare) se non sei famoso, non li pubblicizzano e non li distribuiscono, se vuoi recensioni ti devi comprare il tuo libro a prezzo pieno e spedirlo ai critici che,nel migliore dei casi ti fanno una buona recensione mesi dopo l’uscita del libro, nel peggiore lo cestinano.6) Non parliamo dei concorsi per i libri editi,devi inviare a tue spese 12/16 libri. Spesso non sai neppure se li hanno ricevuti e men che mai se li hanno letti.7) L’artista e lo scrittore, se non hanno amici che li mandano in TV e non li presentano alle grosse case editrici,cui non puoi neanche inviare un tuo testo, è destinato a fare la fame.8) Ho personalmente rifiutato sette proposte editoriali in cui mi chiedevano di rinunciare ad eventuali compensi in caso, dal mio lavoro fosse fatto un film o una fiction.9) Ci vuole un bel coraggio a dire che non si deve difendere la proprietà intellettuale in un mondo in cui è notorio che personaggi famosi si fanno inviare testi da sconosciuti talentosi, che sperano di essere aiutati ad emergere,di solito invece prendono gli spunti più interessanti , li rielaborano un po’ e li fanno propri, senza neppure rispondere al povero cristo che spesso lo viene a sapere dopo anni e non ha neppure i mezzi per iniziare una causa contro una grossa casa cinematografica o un autore affermato.10)Fa presto un giudice ben stipendiato, con un lavoro sicuro a dire che la cultura deve essere universale e gratuita, come l’Acqua ( che un bene necessario e dovrebbe essere gratuita per tutti, non c’è vita senz’acqua e tutti abbiamo diritto a vivere)11)Molte cose dovrebbero essere gratuite e gestite diversamente, ma non penalizziamo sempre chi cerca di vivere di idee e di pensiero, di emozioni ed immagini.
12)Ricordiamoci che i migliori di tutti i tempi hanno fatto la fame e sono morti di stenti.
13)Forse non sono un genio della letteratura, ma ho pensieri e parole da esprimere, molti li leggono volentieri, spesso ciò porta a nuove riflessioni e a modificazioni di pregiudizi e posizioni prese per partito preso, alcuni racconti potrebbero far cambiare le leggi ingiuste vigenti, vedere il mio racconto Omicidio volontario o legittima difesa?14)Alcuni film denuncia dovrebbero far intervenire sulle condizioni carcerarie italiane e soprattutto americane, per non parlare dei paesi non democratici.
15)Cultura dovrebbe essere spunto per un vero progresso e miglioramento della società,ma ai poveri cristi che scrivono, bisognerebbe dare la possibilità guadagnarsi da vivere con quello che sanno fare e non dipendere da mode e fortuna e soprattutto da conoscenze illustri spesso non per meriti,ma per apparteneza.

 
Risposta:

"E' un paradosso. Ma eliminare la proprietà intellettuale al piccolo autore non può far che bene. Egli non ha nulla da perdere, tanto non ha nulla!

E' proprio il sistema dei forti che consente le ingiustizie che tu lamenti.

Nella società nuova degli antiartisti "Tutti per uno, uno per tuti", quelle cose non succederanno.

Caduti gli oligopoli dell'arte a strapagamento, cadute le star che rubano lo spazio ai talentuosi deboli, tutto verrà azzerato.

Per far questo bisogna far crollare l'intero sistema sacrificando il diritto d'autore. Solo così ricomniceremo da zero: tutti alla pari. Chi vivrà vedrà"

Andrej Adramelek.

 

 
Il teatro di Giulio Camillo

Molti potrebbero ritenere che l'ipertesto discenda, per quanto riguarda la mnemonica, dall'arte lulliana, che inserì una «caratteristica quasi algebrica o di scientifica astrattezza», rappresentando i concetti con lettere, e introducendo il movimento nella memoria: le lettere erano rotanti. Senz'altro Lullo è uno dei capostipiti di quella tradizione che, passando attraverso l'Ars combinatoria di Leibniz, ricerca la scrittura dell'universo e di cui la numerizzazione informatica è probabilmente uno degli ultimi effetti. Ma se pensiamo l'ipertesto come un ambiente virtuale, multimediale e interconnesso, allora, la sua genealogia va ricercata nel Teatro di Giulio Camillo.

Giulio Camillo Delminio, narra Frances Yates, fu uno degli uomini più famosi e riveriti del XVI secolo. Ai posteri fu per lo più sconosciuto poiché non pubblicò mai il libro che l'avrebbe dovuto rendere famoso. Camillo visse all'inizio dell'era della stampa e questo lo rese uno sconfitto, il suo progetto era infatti la prosecuzione della tradizione neoplatonica ed ermetico-cabalista: non si trattava solo di elaborare una forma di trasmissione del sapere, ma di ricercare una penetrazione magica delle cose, e molti movimenti prescientifici seguirono questo ideale. Ma qual era il progetto di Camillo?

«Egli chiama questo suo teatro con molti nomi, dicendo ora che è una mente e un'anima artificiale, ora che è un'anima provvista di finestre. Pretende che tutte le cose che la mente umana può concepire e che non si possono vedere con l'occhio corporeo, possono tuttavia, dopo essere state raccolte con attenta meditazione, essere espresse mediante certi simboli corporei in modo tale che l'osservatore può, all'istante, percepire con l'occhio tutto ciò che altrimenti è celato nelle profondità della mente umana. E appunto a causa di questa percezione corporea lo chiama un teatro» [Yates (1966), pag. 123]. Così Viglio, testimone oculare della costruzione camilliana, scrive al maestro Erasmo nella decima delle Epistolae.

Chi volesse conoscere di più sulla tecnica di costruzione del Teatro, i suoi significati esoterici e la sua qualità di continuo cantiere aperto, può consultare il testo della Yates. Io vorrei soffermarmi sulla modernità ai nostri occhi delle intenzioni di Camillo. Si parla di mente (anima) artificiale: concetto fondamentale dell'Intelligenza Artificiale e della cibernetica del nostro secolo; si introduce il concetto di conoscenza a finestra tipico dell'ipertesto. Si intende, pur non nominandolo, che esista un occhio interno della mente(18) , ma la conoscenza non avviene solo tramite la visione, essa può essere, con maggior profitto, corporea, con un interessamento di tutti i sensi: concetto base della multimedialità e dei principi sinestetici delle scienze cognitive. Sia chiaro che Camillo non pensava a interfacce audio-video, la percezione corporea di cui si parla è, probabilmente, da intendersi come partecipazione del microcosmo umano al macrocosmo della natura, alla conoscenza della verità come esperienza totale e non solo psichica: basti pensare alla descrizione nel Fedro platonico del vero rapporto amoroso.

Noi però abbiamo abbandonato la magia per la scienza, ciò nonostante di mente artificiale si parla ancora, eccome.

Marvin Minsky è stato uno dei padri dell'Intelligenza Artificiale, della possibilità di un modello artificiale della mente umana. Ora, essendo cambiati i tempi, nella mente non ci sono più gli attori del Teatro, lo spettacolo si è spostato agli agenti della società. 

http://people.etnoteam.it/maiocchi/iperfilos/3ab-Gen.htm
 
     costanzodagostino@libero.it  lunedì 29/08/2005 22.08

ATTUALITA' DI VITTORINI In una lettera del 1950 Vittorini riassume così la sua posizione:

 

"Nel Politecnico ho tentato di convincere i politici a riconoscere che se una parte della cultura … lavora per la civiltà e può, come tale, piegarsi anche alle esigenze politiche, un'altra parte della cultura (la cultura nel suo senso maggiore, e specialmente la poesia, le arti) lavora principalmente per la verità, per la ricerca della verità, e non può dunque assecondare le esigenze immediate della politica senza il rischio di perdere ogni senso e ogni valore…"

La battaglia combattuta da Vittorini in difesa della specificità e dell'autonomia dell'arte emerge chiaramente da questo passo di un articolo del Politecnico (n.35) scritto nel gennaio '47. Questa la domanda che si pone Vittorini: chi è scrittore rivoluzionario?

"Rivoluzionario è lo scrittore che riesce a porre attraverso la sua opera esigenze rivoluzionarie, ma 'diverse' da quelle che la politica pone: esigenze … dell'uomo ch'egli soltanto sa scorgere nell'uomo, che è proprio di lui scrittore scorgere, e che è proprio di lui scrittore rivoluzionario porre, e porre 'accanto' alle esigenze che pone la politica. Quando io parlo di sforzi in senso rivoluzionario da parte di noi scrittori, parlo di sforzi rivolti a porre simili esigenze. E se accuso il timore che i nostri sforzi in senso rivoluzionario non siano riconosciuti come tali … è perché vedo la tendenza a riconoscere come rivoluzionaria la letteratura … di chi suona il piffero per la rivoluzione piuttosto che la letteratura di cui simili esigenze sono poste, la letteratura detta oggi di crisi."

Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea

 

 
- Charles Baudelaire

qu'est ce que l'art? Prostitution

 

 
OLTRE LA SIAE

Per il Rinascimento. diceva Leon Battista Alberti, l'uomo universale è a suo agio con il cosmo intero, nulla gli è alieno in tutto il creato; egli è interiormente disponibile a qualsiasi esperienza, pronto a mettersi in sintonia con qualsiasi situazione, senza prevenzioni o pregiudizi. E' universale perchè, grazie alla sua disponibilità, senza lasciarsi chiudere dai ruoli, dalla sua storia,dal suo credo, ha accesso a ogni possibile esperienza e riconosce in sè ogni aspetto, maschile o femminile, razionale o irrazionale, di luce o di ombra. E' universale perchè nella sua disponibilità a soffrire e gioire con tutti gli esseri viventi è la sua più alta affermazione di umanità. Più ancora che un ideale del Rinascimento, questo è l'essere umano del futuro che potrà nascere da una nuova civiltà globale, oltre la barriere fra le persone e fra i popoli. Aggiungiamo noi: E, SOPRATTUTTO, OLTRE LA SIAE.

COSA C'E' OLTRE LA SIAE ?

Per Keats, il Poeta non ha identità, è continuamente intento a riempire qualche altro corpo: il sole, la luna, il mare, gli uomini e le donne....

Lo scopo del Poeta, diceva il cileno Pablo Neruda, è di incarnare speranza per la gente, di essere un'altra foglia che fa parte del grande albero dell'umanità.

In una lettera Van Gogh si domanda quale sia la ricetta per divenire mediocri. E si risponde:

" Facendo compromessi e concessioni, oggi per una ragione, domani per l'altra, secondo le imposizioni del mondo, non contraddicendo mai il mondo, sempre seguendo l'opinione pubblica....

Flaubert ci tramanda la sua idea di artista, che deve essere soprattutto se stesso. " Un pensatore non deve avere nè religione nè patria, e neppure alcuna convinzione sociale... Far parte di chicchessia, entrare in qualsiasi entità, in qualsiasi confraternita o bottega, perfino prendere un qualsivoglia titolo, è disonorarsi, è avvilirsi...Mescolàti aal vita, la si vede male, ne si soffre, se ne gode troppo. L'artista, secondo me, è una mostruosità, qualcosa al di fuori della natura."

Gauguin trovò l'ispirazione più vera solo dopo aver lasciato la sua terra ed essere andato a vivere a Tahiti. Leggiamo nei suoi appunti: " Tra me e il cielo niente altro che il gran tetto leggero e diafano della foglie di pandano dove vivono le lucertole. In sogno posso immaginare il libero spazio sulla mia testa, la grande via celeste, le stelle. Sono lontano, molto lontano, da quelle prigioni che sono le case europee... A poco a poco la civiltà mi abbandona. Comincio a pensare con semplicità .... vivo una vita libera.... Sfuggo all'artificio, mi identifico con la natura sapendo che domani sarà simile a oggi, altrettanto libero e bello. La pace si sta impossessando di me.

Diceva Leonardo: " Se il pittore vuol vedere bellezze che lo affascinano, è in suo potere crearle, e se desidera vedere mostruosità spaventevoli, buffe, o ridicole, o pietose, può essere il signore e il creatore di queste cose; e se desidera produrre regioni disabitate o deserti, o luoghi scuri e freschi dal calore, o caldi durante il tempo freddo.

Tesla, uno dei più grandi inventori di tutti i tempi, quando verso i diciassette anni cominciò ad elaborare invenzioni,usava questo metodo. " Prima di fare uno schizzo su carta, elaboro mentalmente l'idea.Nella mente cambio la costruzione,apporto migliorie, e perfino faccio funzionare il dispositivo. Senza mai aver disegnato la macchina, ne posso dare tutte le misure ai lavoranti, e quando saranno completate queste parti si adatteranno tra loro, con la stessa certezza che se avessi fatto dei veri e propri disegni. Per me è lo stesso se faccio andare la macchina nella mia mente o se la provo nel mio laboratorio.

A un amico Monet disse che avrebbe voluto nascere cieco per poi riacquistare la vista improvvisamente, così da poter dipingere senza sapere che cosa stesse dipingendo: " Quando vai fuori a dipingere, prova a dimenticare gli oggetti che hai di fronte a te, un albero, una casa, un campo, o checchessia. Pensa semplicemente, qui c'è un piccolo quadrato di blu, qui c'è una forma oblunga di rosa, qui una striscia di giallo, e dipingila esattamente come ti appare, esattamente quel colore e quella forma, finchè non ti offre la tua impressione innocente della scena davanti a te."

Raccontava Jonesco:" Certe volte mi sveglio, divento cosciente, mi rendo conto che sono circondato da cose e da persone, e se guardo con attenzione il cielo o un muro o la terra o la mano che scrive, ho l'impressione di vedere tutto quanto come per la prima volta. Allora, come se fosse la prima volta, mi meraviglio e mi chiedo"Che cos'è quello?" Mi guardo tutt'intorno e domando" Che cosa sono tutte queste cose? Dove mi trovo? Chi sono? Che significano queste domande?" E allora talvolta una luce improvvisa, una grande luce accecante inonda tutto, cancella tutti i significati, tutte le preoccupazioni, tutte le ombre, cioè tutti quei muri che ci costringono a immaginare limiti, distinzioni, separazioni, significati.

Per Giovanni Pascoli "Poesia è vedere una cosa che tutti guardano senza aver veduto mai, sicchè quando il Poeta la segnala par che la scopra e la gente può dire:<Toh! Cosa ci voleva a vederla? >

Sì, ma intanto non l'avevi veduta!"

Baudelaire suggeriva che " Bisogna essere ubriachi. E' tutto qui, è la sola chiave del problema. Per non sentire il fardello del tempo che vi grava sulle spalle sino ad opprimervi, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che? Di vino, di poesia, o di virtù, a vostra scelta. ma ubriacatevi...per non essere schiavi, martiri del tempo, ubriacatevi senza ritegno!

Rothenberg, uno studioso americano dell'università di Yale, ha condotto un'indagine ( pubblicata sul libro "The Emerging Goddes " ) basata su più di mille interviste con artisti e scienziati creativi. Una delle sue conclusioni è che l'elemento cardine della creatività è il " pensiero gianusiano ( da Giano, il dio dell'antica Roma, con due facce rivolte in direzioni opposte )" Molti capolavori dell'arte contengono queste contraddizioni ( La gioconda, Guernica,ecc. ) Un bell'esempio di atteggiamento gianusiano ci viene da Mozart, invitato una sera da alcuni amici a Lipsia a scrivere alcune note in ricordo del loro incontro. Mozart in pochi minuti sfornò due canoni a tre voci, uno scherzoso e spumeggiante, l'altro caratterizzato dalla tristezza struggente dell'addio. Un capolavoro tra i capolavori di quest'immenso musicista. All'epoca tutto ciò era possibile: Arte e Cultura non avevano ancora i vincoli di oggi.

 

Potremmo portare ancora innumerevoli esempi di uomini ed artisti il cui motore portante era costituito dal piacere di creare. UOMINI ED ARTISTI CHE HANNO FATTO AVANZARE L'UMANITA' IN TUTTI I CAMPI DELLA CONOSCENZA , ROMPENDO TUTTI GLI SCHEMI ED ANDANDO OLTRE.

MOLTO OLTRE LA SIAE.

Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea

http://italy.indymedia.org/news/2005/10/893127.php

 

 

 
L'ARTE NON E' PRODOTTA DAI DIRITTI D'AUTORE

George Sand così descrive Chopin al lavoro: " La sua creazione era spontanea, miracolosa. La trovava senza cercarla, senza prevederla. Essa arrivava al suo piano improvvisa, completa, sublime, oppure si cantava nella sua testa durante una passeggiata, e lui si affrettava a farla sentire a se stesso suonandola poi sul suo strumento."

Secondo Rodin, per l'artista "...tutto è bello... perchè egli cammina sempre nella luce della verità spirituale. Sì, il grande artista, pittore, scultore, poeta, musicista, trova persino nella sofferenza, nella morte delle persone che ama, nel tradimento degli amici, qualcosa che lo riempie di un'ammirazione voluttuosa ancorchè tragica."

Beethoven creava musica continuamente e annotava sui suoi taccuini le sue idee musicali, e spesso si serviva di pezzi di carta volante, perfino del conto dell'osteria. La maggior parte delle idee musicali annotate sui suoi taccuini non sono mai state portate a compimento: sfogliandoli, dice il suo biografo Thayer, si scoprono innumerevoli composizioni, ma solo abbozzate. Meraviglie musicali rimaste nel limbo dell'incompiuto.

Stravinsky sognò una giovane zingara che intratteneva un bambino suonando il violino che egli poi incluse nel suo " Petit concert ".

Stevenson completò da sveglio " Il dottor Jekyll e mister Hyde " dopo aver ricevuto l'ispirazione in sogno.

Durer ebbe l'incubo di un grande diluvio e, svegliatosi, lo dipinse.

Piranesi, in sonno e in preda alla febbre malarica, vide le sue famose " Prigioni ", questi incubi che si ripetono ossessivamente, imprigionandolo per sempre.

Wordsworth addormentandosi sulla spiaggia in riva al mare mentre leggeva "Don Chisciotte", sognò un arabo nel deserto che gli offriva una conchiglia, dalla quale, appostovi l'orecchio, Wordsworth sentì " una sfrenata esplosione d'armonia" in una lingua sconosciuta ma a lui comprensibile; in seguito egli usò queste immagini per una poesia.

Parlando con Eckermann, Goethe chiarisce l'evolversi del processo creativo: la vera e più alta
ispirazione, dice Goete, è qualcosa per cui l'uomo non può far nulla; egli è scelto da un " influsso
divino " e a questo si arrende divenendone strumento, anche se magari si illude di agire per conto proprio.

Brahms, che ci mise dieci anni per completare la sua prima sinfonia, scrisse. " Quando ho trovato la prima frase di una canzone, potrei chiudere il libro in quello stesso istante, andarmene a passeggio, fare qualche altro lavoro, e forse anche non pensarci più per dei mesi. Nulla, tuttavia, è perduto. Se in seguito mi accosto nuovamente all'argomento, sono sicuro che ha preso forma. Posso allora cominciare veramente a lavorarci su. "

Parlando del racconto " La condanna" Kafka scrive nel diario: " Esso era uscito da me come in una nascita, ricoperto di sporcizia e di limo, e le mie mani erano le sole capaci o desiderose di raggiungere il corpo ".
Schuman, a proposito della sua prima sinfonia, disse: " Lo schizzo dell'insieme è stato ottenuto in quattro giorni, e questo vuol dire molto. Ma ora, dopo numerose notti d'insonnia, viene lo spossamento. Mi faccio l'effetto di una giovane donna che ha messo al mondo un bambino: leggero, certo, e felice, ma pure sofferente e dolente".

Anna Pavlova, la grande ballerina russa, dice: " Lottare senza tregua e in tutti i momenti per raggiungere il proprio scopo: qui sta il segreto del successo. E cos'è in realtà il successo? Non lo trovo negli applausi del pubblico, MA NELLA SODDISFAZIONE DI AVER REALIZZATO UN IDEALE.

CHI DICE CHE LA CREATIVITA' E' COLLEGATA AL DIRITTO D'AUTORE, MENTE SPUDORATAMENTE.

Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea

http://italy.indymedia.org/news/2005/10/893706.php

 

 

 
Ai molti giovani che m'interrogano sulla loro paura di buca,

rispondo con una frase di G. B. Shaw:
La mia fama aumenta di fiasco in fiasco.

 

Ho bisogno di teorie che muovono la mente, come può fare l'arte, non di teorie che sistemino le nostre menti. E la validità di una teoria sta nella sua capacità di aprire la mente, di toglierci il coperchio dalla testa, come fa una buona poesia o una voce che canta. 

- James Hillman -
giovedì, 17 febbraio 2005
previsioni nel tempo


Al Chiarissimo Giudice Gennaro Francione

Le invio una mia "visionaria" riflessione stralciata dal mio diario sul mio blog, unitamente ai miei saluti sperando che cio' La possa stimolare.

Non si tratta di fantasy, ma quasi.

Daniele Guidazzi

"
giovedì, 17 febbraio 2005

previsioni "nel" tempo

Ho trovato il modo di utilizzare la messa che sto scrivendo, in particolare il Gloria, che essendo maestoso, si adatta anche come sigla per eventi importanti, grandi riunioni di persone, eventi sportivi, televisivi e no.

Mi da' una certa soddisfazione ascoltare cio' che sto facendo.... a volte, quando riascolto cio' che ho fatto, la musica mi si rivolta contro e mi da', tutte in una volta, le sensazioni che provate nello scrivere una parte per volta, assommandole e ributtandomele tutte addosso contemporaneamente, in una sorta di "doccia musicale".

Si tratta di una sollecitazione sensoriale molto intensa, che mette tutti i sensi all'erta.

Nel mio caso, allo scopo di analizzare eventuali errori di armonia, e mentre il cervello "scannerizza" tutte le parti e controlla che siano al loro posto, il cuore segue, libero, la musica, e si lascia prendere dalle emozioni.

E' il momento chiave di tutta la composizione.

Quando si ascolta, finalmente, per la prima volta cio' che si e' fatto, lasciandolo entrare nella mente e nel cuore ( la mia versione di "razionalismo' pesante" ! ), e si cerca il significato di cio' che si e' fatto.

E' anche il momento in cui nascono tutti gli abbellimenti, le aggiunte, le rifiniture, i colori, le possibilita' timbriche dell'organico che si e' scelto e, con la collaborazione dei musicisti, anche le piccole particolarita' nell'espressione solistica, che fanno di un brano un'opera d'arte.

Qualcosa e' nato!

E' qui che, con umilta' e pazienza da artigiano, nella mia fucina, trasformo il grezzo materiale musicale in una cosa viva, e creo !

Non pretendo certo che tutto cio' che faccio sia buono, o piaccia a tutti, comunque " CREO " cose che trasmettono altre cose, e le persone sentono, ricevono cio' che voglio dire !

E tutto cio' senza antenne televisive o telefonini.......naturalmente !

Per qualche attimo ho la sensazione di essere stato utile a qualcuno attraverso la mia creazione.

Certo, perche' l'artista crea!

Qualcuno ha detto che cio' lo avvicina agli dei. ( in teoria....... )

La sensazione di "creatore", pero' ....... ti resta dentro.

Sei consapevole di possedere un potere che altri non hanno, ma.... fortunatamente, e' un potere che funziona solo se ci sono anche "loro" a fruirne, perche' la musica e' fondamentalmente linguaggio, comunicazione, e in un momento come questo, piu' la strada percorsa nella composizione e' semplice e immediata e piu' la comunicazione sara' efficace.

Vi sono delle "regole" comuni, nei percorsi dell'umanita', che variano a seconda degli insegnamenti, del momento storico, della condizione della gente, ma che si possono desumere semplicemente guardandosi intorno con un po' di " open mind " ( mente aperta ), e, se tanto mi da' tanto, in questo momento l'umanita' e' come una spugna che sta assorbendo sapere, conoscenza, ( che creano a loro volta consapevolezza di se', con quel che segue ), e l'uomo, affannato nei suoi travagli secolari, in questa fase non ha' piu' il tempo richiesto dalle cose dello spirito, per cui, ( regola ):

quando si cerca un linguaggio, deve necessariamente trattarsi di cosa semplice, immediata, e molto, molto efficace.

Perche' il genere umano si sta allontanando pericolosamente dalle strade del cuore ( cosa che accade quando il potere diventa oggetto di culto ) e come conseguenza sta diventando piu' ... tonto!

Con tutto questo sapere disponibile, si sta imbottendo di nozioni, ma fatica di piu' a "sentire", perche' sta basando tutta la vita secolare attuale su di un irrazionale e molto poco pragmatico "razionalismo leggero" che, generalmente puo' funzionare per le macchine, ma non per l'uomo .... che ha bisogno di maggior respiro e profondita', di una macchina !

E poi stiamo veramente entrando in una differente era!

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PREVISIONI "NEL" TEMPO:

L'era delle macchine e' passata, ora stiamo entrando in quella dell'uomo.

l'Umanita', passando attraverso una profonda crisi di valori, si risvegliera', ricercando i valori perduti, e sara' costretta a ritoccare il senso del razionale, mettendo in ballo tutte le varieta' e differenze incluse nel genere umano e nel suo ambiente, e ricercando dentro l'uomo i profondi significati interiori, per considerare un nuovo equilibrio con l'Universo che lo circonda.

Siamo chiari, tutto cio' non avverra' per una mera ricerca dello spirito, ma per una questione egoistica:

cosi' si vivra' meglio, piu' a lungo, piu' sani, e con meno problemi, facendo meglio cio' che si vuole.

E il passaggio non sara' indolore, perche' i vecchi poteri non saranno facili da scalzare e sostituire, si ribelleranno e non vorranno abbandonare i loro privilegi, ma tutto cio' sara' inutile, la Natura fara', come sempre, il suo corso.

" Il tempo e' galantuomo "

Vedremo cadere delle certezze in cui ci eravamo rifugiati, governi, religioni, potentissime multinazionali, ordini finanziari mondiali, concetti che ci sembravano intoccabili e che, alla luce delle nuove scoperte interiori, ci appariranno obsoleti e futili.

Sara' un momento difficile per chi approfitta della buona fede delle persone utilizzando religioni e politica, in quanto altri equilibrii si formeranno e altre forme di potere, sicuramente molto piu' spietate ed efficaci di quelle attuali, prenderanno il posto di quelle che vediamo oggi, in mano a grossolani faccendieri e ai loro teams di imbellettatori e psicologi di massa, burocrati o politici professionisti assetati di potere e commercialisti ( per citare il caro Woody Allen ).

Ma ci libereremo anche di loro !

Forse non lo vedremo e probabilmente non sara' incruento, ma accadra' tutto naturalmente !

Se non faremo prima la fine dei dinosauri.

Beh, adesso possiamo anche andare a votare!

Daniele Guidazzi

"
p.s.

La ringrazio ancora per avermi messo a disposizione uno spazio web e per l'interessante documentazione che mi invia.



http://loziodan.splinder.com/

 

 

2 novembre 

Re:R: Che vuol dire.......

Ciao Solito Ignoto

antiarte è rivoluzione degli artisti. Prevalere del Sapere(arte e cultura)

sull'economia. Pari oportunità degli artisti e del popolo. Quetsi i principi

cardine.

> Cordialità

> Andrej Adramelelek

@@@@@@@@@@@@@@

Salve, sono molto d'accordo quando scrive il prevalere del sapere l'arte e la cultura sull'economia.

Purtroppo oggi conta sempre di più fare solo soldi, si lavora sempre di più per sempre meno ed una persona non ha modo per farsi una cultura, non ha il tempo per coltivare le proprie passioni.

Io probabilmente sono un eccezione, forse ci sono anche altre persone come me, ma non siamo tanti.

Tenga conto che io 3 anni fa ho abbandonato un lavoro dove guadagnavo abbastanza, ma lavoravo praticamente tutta la settimana tranne la Domenica, per un lavoro a 38 ore la settimana che mi lascia sempre una mezza giornata libera.

A costo ovviamente di guadagnare di meno.

Perché secondo me è inutile avere molti soldi ma non poter fare altro che lavorare.

Ovviamente me lo posso permettere in quanto non ho una famiglia, ne figli, quindi per me è facile, con una famiglia è un discorso difficilmente realizzabile.

Ma credo che comunque a priori la società debba orientarsi verso dei meccanismi e stili di vita diversi. Meglio consumare meno, il che vuol dire anche inquinare meno, dare la possibilità di sfruttare le risorse a tutti nel mondo, che mantenere certi squilibri.

Il dogma della crescita infinita, l'argomento preferito dei sostenitori più accaniti del capitalismo, è assurda.

E non sono un comunista, credo che sia giusta la proprietà privata, giusta non eccessiva, e non mi piacciono coloro che vorrebbero appiattire le menti, che considerano l'uomo come un'unica massa, senza differenze.

Bisogna invece saper sfruttare le diverse capacità, da ognuno di noi, sostenendo i più sfortunati in salute, promuovere chi merita nel campo del lavoro e della ricerca.

Ma questo non vuol dire annientare chi è meno bravo o portato, perché tutti noi sappiamo dimostrare il nostro valore, anche se in modi diversi.

E al contempo bisognerebbe saper darsi dei limiti, sapere che non possiamo pretendere che questo pianeta ci dia l'impossibile.

Crescere si, ma con la consapevolezza dei limiti, del rispetto della natura, perché si può crescere umanamente e con l'aiuto della tecnologia, pur mantenendo un certo equilibrio con l'ambiente e noi stessi.

Per quanto riguarda il fatto dell'arte, non sono troppo d'accordo con voi.

Sono favorevole che tutti abbiano la stessa possibilità per mostrare il loro talento, o la loro sensibilità artistica.

Ma ciò non deve essere imposto, se un artista in qualunque campo non riesce ad entrare per così dire nel mondo degli artisti, a farsi conoscere, non è certo perché ci sono dei meccanismi tali per i quali chi ha conoscenze va avanti e chi no, rimane sconosciuto.

A volte ci sono artisti che godono delle conoscenze giuste per mostrarsi, ma se un uomo o donna hanno veramente qualcosa da trasmettere, è sufficiente mostrarsi agli altri.

Perché in fondo tutti abbiamo la capacità di capire e gustare l'arte, anche se sotto sfumature differenti.

Esprimerla è cosa ben più complicata, ma non impossibile per alcuni e possibile per altri.

A me per esempio piace realizzare dei disegni, oppure fare delle fotografie a seconda del mio stato d'animo del momento, posso stare anche un anno intero senza fare nulla. Quando un avvenimento, un luogo, un modo diverso per realizzare mi colpisce faccio, sennò non importa.

E poi, grazie anche ad internet oggi abbiamo la possibilità praticamente infinita di mostrare quello che siamo e che sappiamo fare.

E più aumenta il numero di persone che vogliono farsi conoscere più diventa difficile conoscere ed accettare tutti.

L'importante è non vergognarsi di come siamo e dei nostri limiti.

Se abbiamo qualcosa da dire, in emozioni, gli altri prima o poi se ne accorgono.

Ma se questo non dovesse succedere, e sono migliaia i casi di artisti rimasti sconosciuti a lungo, dopo essere scomparsi o addirittura mai riconosciuti, questo non ci deve certo spaventare, e non deve essere un pretesto per odiare chi non ci ha capito.

Anche perché se un artista realizza un qualcosa lo fa per se stesso per prima, poi in secondo luogo per gli altri.

Ma se uno non ha nulla da poter o voler comunicare agli altri, perché non si sente oppure perché non ha voglia di farlo, non lo fa nemmeno per se stesso.

Grazie per l'attenzione, se volete fare scambio di gif linkata sarò contento di metterla in home page insieme agli altri siti che mi segnalano.

Ciao, Gianni.

www.solitoignoto.com

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3 novembre

Ciao Gianni

concordiamo in molti punti ma l'Antiarte vuole far dilagare nel mondo esterno la forza di Internet. 

Tutti noi artisti abbiamo il diritto di manifestarci alla pari nel breve arco di esistenza che abbiamo. 

Vogliamo combattere per realizzare questo progetto per dare possibilità a tanti artisti giovani 

e meno giovani di manifestarsi in tutte le forme possibili e immaginabili. 

Questo per loro stessi e per il mondo.

Anche per rendere questo pianeta nel caos gioioso e multiforme delle manifestazioni 

estetiche più divertente. Soprattutto per far conoscere is soliti bravissimi ignoti... :-))

Cordialità

Andrej

 

D: 5227  Discussione: ARTISTA-MERCANTE...

http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=5227


Autore: Francesca Mari  -- Scritto o aggiornato: venerdì 8 dicembre 2006 Ore: 13.11

ARTISTA-MERCANTE...QUAL'E' L'ANELLO MANCANTE?

Meno un quarto alle due di notte…

Dopo una giornata alquanto stressante, mi siedo davanti al PC, controllo la posta, e poi entro qui, nel nostro salotto.
L'accoglienza è sublime... mai come stasera la musica di Morricone, tante volte sentita, qualche volta ascoltata, stranamente mi entra nelle ossa... brividi, di gioia.
Che bello!- mi dico- La mia dimensione.
Quella dimensione che riesce a farmi sentire in pace con me stessa, che mi unisce, attraverso un filo sottile, ma resistente, al resto del coro. Che riesce a farmi ancora sperare, nonostante i vincoli, i dogmi, le bassezze quotidiane e gli orrori, come dice lo Zio, sempre più ordinari.
Oggi, nel corso di un'intervista ad un noto commerciante torrese, una persona che, per certi aspetti, rientra idealmente nel nostro cenacolo. Uno di quegli artisti-artigiani che è a metà strada, forse, tra l'attaccamento al valore delle virtù concessegli in dote dalla natura e l’imbrigliamento in quei tentacoli sempre più laceranti della piovra consumistica, ho individuato un altro spunto di riflessione…

Entro nella sua bottega, un piccolo mondo di colori, bagliori… sculture piccole e grandi.
Da esporre, indossare, capire, qualche volta.
Il mondo dei gioielli, delle pietre preziose… ametista, giada, quarzo e… CORALLO.
Che impressione! In un attimo, avendoli guardati, quei gioielli, e non solo visti, è come se mi avessero parlato. Mi hanno raccontato la loro storia, alcuni risalivano addirittura al 1860… e il protagonista, Lui, il CORALLO. Che tristezza mi ha fatto pensare che una volta è stato il nostro vessillo, potente, passionale nel suo ardore vermiglio e adesso… sì, adesso mantiene il suo ardore, ma “fuori di qui”. Mentre, tra queste “radicate” mura assume il valore, sì, di un vessillo, ma che serve a griffare il collo, le mani, le orecchie e le case delle “matrone” torresi che in qualche modo devono investire il capitale guadagnato negli anni, spesso, onestamente e con giustizia, e, il più delle volte (senza generalizzare) non conoscono nemmeno il valore che c’è dietro a quell’emblema, se non la bella figura che può far fare nell’ambito di un circuito.

UN VESSILLO DEL LUSSO, dunque, un icona del dio danaro e, intanto, un’altra città, Marcianise, poco lontana da qui, ne fa il suo emblema di fierezza. Come siamo fieri noi torresi!
Si, perché, come tante altre cose, il CORALLO a Torre, o, almeno, la maternità tornese, sta andando a scomparire. Non so quanti di voi siano al corrente della gravità della cosa. Adesso mi rivolgo, particolarmente ai più giovani, più scapestrati.
Il Consorzio “Corallium” non si è fatto più. Fallito il Polo Orafo voluto dalla città… (è vecchia di qualche mese la notizia*). Ad ottobre, in compenso è stata posta la prima pietra del Consorzio "Vulcano Promo Art”e, come, purtroppo, sappiamo, il Consorzio “Oromare”, vive ed opera a Caserta. Piccole altre realtà, ricche più d’animo, che di moneta battente, spirano, a poco a poco, calpestate da quelle “grandi”.

Come quella del “nostro amico” commerciante, il quale, dopo avermi mostrato delle ammirevoli sculture da lui realizzate, che hanno fatto mostra di sé in diverse parti del mondo. E dopo avermi raccontato, con rammarico, delle sue battaglie contro un sistema troppo potente, che avvinghia troppi “mercanti d’arte”, dal “bancone” passa al “banco” come lui lo chiama e comincia a lavorare… a intarsiare con un temperino un piccolo blocco di corallo. Lo guardo e, smetto di fargli le domande tecniche e fredde, e nasce questo confronto:

D. Sei “artigiano” e commerciante insieme. Come riesci a conciliare le due cose?
R. L’organizzazione produttiva, il reperimento di materiali, l’organizzazione finanziaria sono gli aspetti più marci di questo mestiere, perché ti fanno allontanare dal “banco” il luogo sacro dove riesci ad esprimere le tue passioni e le tue virtù. Il sistema consumistico, però, purtroppo, ti costringe a speculare, ad aggiornarti, a competere, ad affannarti. Insomma! A perdere di vista i veri valori dell’esistenza.

Allora io, un po’ mi infervoro. Capisco che persona ho di fronte e non riesco a farmi capace del fatto che anche i “veri artisti” possano farsi inglobare dal sistema.

Così il confronto assume un tono ardentemente idealistico, il mio, placato da quello pacatamente realistico, il suo.

D:Quali motivazioni spingono l’artista, costituzionalmente, poco abbindolabile da certi meccanismi consumistici e materialistici… marci, per dirlo con parole tue?
R: Perché, per non rimanere tagliati fuori, è necessario che si sappia rapportarsi anche al marcio che c’è nella vita. Mantenere la propria “purezza” ma simpatizzare, in qualche modo, col sistema… sennò ci inghiotte… Non c’è nulla da fare!

L’intervista continua, parliamo di altre cose ma…
Ma io esco dalla bottega titubante.
Ed ancora adesso lo sono, per questo chiedo un confronto con Voi, grandi e piccoli….

La domanda è questa:

ALLA LUCE DEL DEGRADO, CERTO MONDIALE, MA, PIU’ TANGIBILMENTE, LOCALE.
QUANTO QUESTO REALISMO, L’OMERTA’ ,SPESSO, DI CUI PARLA ZIO NELL’ ID. 5211, E’ DAVVERO SANO O E’ LA COPERTURA CHE SI VUOLE DARE AD UNA CUPA RASSEGNAZIONE?

Francesca Mari
p.s (E’ superfluo dirlo, ma, relativamente alla categoria dei commercianti, sono più che consapevole che lo sprone al guadagno, come forma di sostentamento, soprattutto, nella crisi odierna, è più che giustificato. Quello che però, proprio, non tollero è la caccia al “siurplus”, all’eccesso.
Ah, si, certo! Ora capisco. Che sciocca! Sennò, poi, le matrone torresi come fanno bella figura nella società?)


*Un resoconto critico sul fallimento del Polo Orafo è fornito dal pezzo di Civitillo
http://www.torremania.it/news.asp?id=339

ARTISTA-MERCANTE...

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ID: 5233  Risposta da: Gennaro Francione  -Data: giovedì 7 dicembre 2006 Ore: 18.09

Raccolgo l'invito di Francesca e rispondo con brevi battute.
Noi antiartisti combattiamo proprio la commercializzazione dell'arte. L'opera va "regalata" come contenuto; al più va pagato il confezionamento ma sempre con prezzi bassissimi e abbordabili dal popolo.
Per fare ciò non basta fare una reprimenda al singolo artista, soprattutto di chi ci campa con l'arte, ma bisoga rovesciare l'intero sistema per cui tutto viene espresso in soldi.
Chi può fare questo? Noi pensiamo la massa degli artisti riunita perché sono gli unici a questo mondo capaci di fare attività pura indipendentemente dal fine economico. Gli altri non fanno che chiacchiere
Per il seguito bisogna consulatre il nostro sito dell'Antiarte
Cordialità
Gennaro Francione

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D: 5239  Risposta da: Luigi Mari  Data: venerdì 8 dicembre 2006 Ore: 13.11

Caro Giudice,
è difficile che intervenga nelle Tue cose, anche se le condivido in massima parte. Io sto dalla parte dei deboli, di coloro cioè che non possono fruire dei diritti comuni per ingerenze capitalistiche che adottano plusvalori eccessivi ed ingiustificabili.
Se un uomo crea un'opera di ingegno essa è rivolta all'umanità intera che ha il diritto di fruirne indipendentemente dalle sue possibilità economiche.
Un'opera di ingegno, intanto, ha dei costi materiali per poter essere diffusa e solo essi andrebbero pagati, nella misura del lavoro equamente retribuito. Intorno alle opere d'ingegno, come mi insegni, però, gira il business internazionale che "proteggerebbe" i diritti d'autore con introiti spesso smisurati.
Il discorso "Antiarte", quindi, non fa una grinza.
La società capitalistica occidentale, intanto, in svariati campi, adotta il sistema del plusvalore sproporzionato. Le lobbies sono a centinaia. Le frasi: padrone e operaio, assicuratore e automobilista, produttore e venditore, parlano da se e stranamente è sempre chi produce che guadagna meno degli altri; per non scomodare la storia con "le indulgenze" tra salvatori di anime e peccatori.
Internet a mano a mano sta scardinando l'ingiustizia di certo parassitismo.
Mai, però, avrei pensato che nel terzo millennio si applicasse il Copiryght sula parola di Dio!

NOTIZIE DALLA RETE:

E' giusto pagare il copyright per le parole del Papa?

Vaticano, copyright su parole Papa(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 22 GEN - Qualunque testo che ha per autore il Papa o un qualsiasi dicastero della Santa Sede d'ora in poi e' protetto dal copyright. Nessuna casa editrice potra' piu' pubblicare il testo di un'enciclica e di un discorso papale senza previo contratto a pagamento con la Libreria Editrice Vaticana (Lev). A stabilirlo e' un decreto firmato lo scorso 31 maggio dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano.
news.excite.it/estero/274712

Vaticano, il copyright sulle parole del Papa
Le parole e gli scritti del Papa da ora in poi sono merci a pagamento: le più care quelle scritte nelle encicliche, le meno costose quelle pronunciate nei discorsi: Angelus, catechesi e allocuzioni. Qualunque testo che ha per autore il Papa o un qualsiasi dicastero della Santa Sede d’ora in poi è protetto da un rigido copyright e può essere pubblicato solo dalla Libreria editrice vaticana (Lev). Nessuna casa editrice potrà più pubblicare il testo di un’enciclica e di un discorso papale senza previo contratto a pagamento con la Lev. È l’effetto del decreto firmato lo scorso 31 maggio dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano, decreto che affida alla libreria editrice vaticana i diritti d’autore su tutte le parole del Papa. E nell’assolvimento di tale incarico la Libreria, potrà anche «adire le vie legali e giudiziarie». Secondo l’agenzia Adista con tale decreto, uno dei suoi primi di Ratzinger, il Vaticano ha voluto mettere mano al marasma che si era creato attorno alle opere di Wojtyla. Il decreto ha però provocato la levata di scudi dagli editori contro la rigidità delle norme e la loro retroattività.

Fonte: www.larena.it/ultima/oggi/primapagina/G.htm

Le ragioni del copyright vaticano

Il 15% su ogni discorso o scritto papale: questa la percentuale da riconoscere alla Libreria Editrice Vaticana. Una percentuale con valenza retroattiva: a quanto consta agli organi di stampa, varrà infatti anche sulle pubblicazioni (seuppr parziali) di tutti i predecessori di Benedetto XVI. Questo dettaglio spiega le ragioni del copyright vaticano: primo papa fu infatti Pietro, e due lettere attribuite a Pietro compaiono all’interno della Sacra Bibbia. Come noto, la Bibbia è il libro più diffuso del pianeta: ma il merito di ciò va quasi esclusivamente ai protestanti, che la sanno citare quasi a memoria, e non ai cattolici, che la inserirono addirittura nell’elenco dei libri proibiti. Se anche le lettere di Pietro fossero coperte da copyright, e il Vaticano riuscisse a far valere internazionalmente il proprio decreto, ingenti flussi finanziari sarebbero trasferiti dal mondo protestante al Vaticano! Tempi duri per l’ecumenismo…

www.uaar.it/news/2006/01/24/ragioni-copyright-vaticano

La prima enciclica di Ratzinger è a pagamento

Gli internauti curiosi di conoscere il testo integrale di «Deus Caritas est» sono stati accontentati. Il Vaticano ha reso disponibile sul sito (www.vatican.va) la prima enciclica di Benedetto XVI. 73 pagine, suddivise in 42 paragrafi per raccontare l’amore di Dio ed il concetto di carità cristiana declinata nel mondo d’oggi. Ovviamente, in calce allo scritto di Papa Ratzinger, non manca il riferimento al copyright che, secondo le recenti disposizioni della Segreteria di Stato, è gestito dalla Libreria Editrice Vaticana. L’agenzia Adista protesta contro la decisione presa dal Vaticano di diffondere tutti i testi del Papa con il copyright e, dunque, anche l’enciclica del Papa «Deus caritas est». Cosicché «sul prossimo numero della rivista ci sarà solo una pagina bianca» ha annunciato in una nota Adista, chiedendo ironicamente ai propri lettori: «Vi immaginate le prime comunità cristiane che si vedevano arrivare le lettere degli Apostoli o a pezzi e bocconi, o solo per pochi in grado di versare sonanti sesterzi?».

www.gazzettadelsud.it/index.asp?

Oddio, che la prima enciclica di questo Papa voluto dalla destra ultraconservatrice e liberista del Vaticano, sia a pagamento, insomma, ci può stare. L'afflato non mistico di questo papato tutto ordine, potere e denaro è, infatti, in linea con questa opzione mediatica. Ma obbligare al copyright gli scritti e le riflessioni dei Papi precedenti è una follia, nonchè un vero e proprio abuso di potere. Il colmo dell'ironia è che questa enciclica del detentore del Soglio di Pietro si chiama "Deus caritas est". Evidentemente in Vaticano hanno dimenticato il latino o forse lo conoscono tanto bene da declinarlo non più secondo le regole auree, bensì secondo la scansione plutocratica del nuovo dizionario moderno: il berlusconismo.
Per quanto ci riguarda saremo ben lieti di non pagare royalties a questo papa per le sue prolusioni, ma pubblicheremo quelle dei suoi predecessori laddove e come riterremo opportuno senza sentirci obbligati a pagare nulla. Davvero il messaggio universale della Chiesa è ormai solo per chi paga?

Iniziamo subito con una delle massime di Papa Giovanni XXIII:
“Per me vale una regola: dare tutto, ma non per debito.”
Aspettiamo la bolletta di papa Ratzinger per le relative royalties...su questa frase di papa Giovanni.

www.liblab.eu/portale/religioni/papa_ratzinger_mette_il_copyright_sulle_parole_di_papa_giovanni_xxiii

Punto-informatico.it/p.aspx?id=1390022&r=PI

Ribadito il copyright della Santa Sede su tutti i testi del papa

di Alessandro Renzo / 23/01/2006

La Libreria Editrice Vaticana, invece di toglierlo, in una nota conferma il copyright sulle parole del papa. Minaccia agli editori: se pubblicate parti della prima enciclica di papa Ratzinger dovrete pagare i diritti d’autore, che "esistano già dal 1978".

Città del Vaticano, 23 gennaio 2006 (Apcom-ASCA-AGI-ANSA) - La Libreria Editrice Vaticana ribadisce oggi il copyright della Santa Sede su tutti i testi del papa, una consuetudine che non parte da oggi ma già dal 1978. Il decreto firmato lo scorso 31 gennaio dal cardinale Sodano (pubblicato il 1° giugno sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede - vedi testo integrale in fondo), infatti, ricalca quello del cardinale Villot nel 1978. E l’esclusiva sulle opere di Ratzinger si aggiunge all’esclusiva sulle opere di papa Giovanni Paolo II e del cardinale Wojtyla.
La questione è stata sollevata da un articolo del vaticanista Marco Tosatti su La Stampa del 21 gennaio: "Il Vaticano si è riservato tutti i diritti sulla prima enciclica di Benedetto XVI e su tutte quelle che il nuovo papa firmerà in futuro - scrive Tosatti - il copyright sarà esercitato dalla Libreria Editrice Vaticana". In tal senso, "qualunque altro editore volesse pubblicare un’enciclica - prosegue il quotidiano - o un’esortazione apostolica, o un discorso dovrà presentare un progetto di edizione alla LEV".

www.korazym.org/news1.asp?Id=16063

Se questo si estendesse alle omelie dovremmo pagare il biglietto d'ingresso per entrare in chiesa?

Luigi mari

@@@@

A seguire dall'ultimo intervento di Luigi  sul copyright pro vaticano, possiamo dire 

di noi e di questa  famiglia Mari così combattiva: "Habemus pepem!".

 

Nei tempi più gloriosi dell'arte, gli artisti si esprimevano 

imitando i grandi artisti del passato, e imitando trovavano 

se stessi. Un capolavoro era un'imitazione mal riuscita. 

(Eugenio Montale)

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Brendan Francis Behan

se possiedi un talento usalo in ogni modo possibile. Non accumularlo. Non centellinarlo come un taccagno. 

Spendilo sfrenatamente, come un milionario deciso ad andare in rovina

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L’Arte ed il Potere se uniti in un’azione armonica hanno prodotto 

e producono le grandi realizzazioni che solo fanno onore all’Umanità.

Grillo è un anti-media come Francione è un anti-arte(Luigi Mari)

http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=7065

.

 

-----Messaggio originale-----

Da: lisi@uniroma3.it [mailto:lisi@uniroma3.it]

Inviato: giovedì 6 dicembre 2007 22.27

A: adramelek

Oggetto: Re: CONTATTO

Tra le migliaia definizioni di cultura che s'incontrano nei "sacri" testi,

quella che più mi colpì fu quella che disse qualche anno fa un signore:

"la cultura è tutto ciò che rimane quando dimentichiamo tutto quello che

leggiamo" (credo che il signore si chiamasse...Plutarco).

Significa che la cultura va oltre, è fatta di letture, passione,

partecipazione, senza percorsi fissi, tutti da scoprire.

Ed quello che succede visitando i siti di "antiarte".

Non vanno letti perchè richiedono di essere...esplorati, come conviene ad

un navigatore.

Complimenti e saluti

 

Feb   Dal Corriere della Sera di oggi
Dudamel, musica come stimolo di apprendimento sociale

"Noi e i ragazzi della mia orchestra siamo la dimostrazione che le utopie si compiono, sembrava una missione impossibile, la nostra: la musica come grimaldello sociale". E' quanto ha dichiarato il Maestro Gustavo Dudamel, 27 anni, direttore dell'Orchestra Giovanile Venezuelana, al Corriere della Sera in un'intervista firmata da Valerio Cappelli e pubblicata in data odierna. Nell'articolo è annunciato il concerto al Parco della Musica il 24 maggio durante il quale Dudamel dirigerà l'orchestra di Santa Cecilia. "Non è falso dire che la musica ha salvato la vita di molti giovani nel mio paese. - Ha detto Dudamel - E quelli che non entrano nelle nostre orchestre saranno il pubblico di domani. La musica produce una sorta di energia collettiva e uno stimolo di apprendimento sociale, è il contrario di quello che si fa in Europa dove il futuro è per pochi. I bambini delle nostre orchestre non dovranno piangere perché hanno visto la morte, la fame: piangeranno di felicità". Dudamel è "figlio" del sistema pedagogico-musicale creato in Venezuela da José Antonio Abreu, musicista ed ex ministro della cultura, piccolo e minuto, soprannominato "papa-dio" in patria, dove lo considerano un mito vivente. Abreu ha organizzato, nell'arco di un trentennio e con sovvenzioni pubbliche, una rete d'istruzione musicale che coinvolge 250 mila ragazzi, di cui il 90 per cento arriva da famiglie disagiate. Grazie a questo suo progetto oggi la musica, in Venezuela, rappresenta una via di riscatto esistenziale per i ragazzi dei barrios più degradati e miseri, fortemente a rischio in un paese dove il 75 per cento degli abitanti vive sotto la soglia della povertà. Dudamel è il prodotto di questo sistema musicale e di recupero sociale, senza confronti nel mondo. L'Orchestra Simon Bolivar, da lui diretta, riunisce i 200 migliori elementi di tutte le formazioni giovanili venezuelane.

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BRONTE RICHIAMA ALL'ALIENO CHE LE DETTA

Charlotte Bronte's Notes on the pseudonyms used
by
Charlotte Bronte



Transcribed from the 1910 John Murray edition (Preface to
'Wuthering Heights') by David Price, email ccx074@coventry.ac.uk




BIOGRAPHICAL NOTICE OF ELLIS AND ACTON BELL




It has been thought that all the works published under the names of
Currer, Ellis, and Acton Bell were, in reality, the production of
one person. This mistake I endeavoured to rectify by a few words
of disclaimer prefixed to the third edition of 'Jane Eyre.' These,
too, it appears, failed to gain general credence, and now, on the
occasion of a reprint of 'Wuthering Heights' and 'Agnes Grey,' I am
advised distinctly to state how the case really stands.

Indeed, I feel myself that it is time the obscurity attending those
two names--Ellis and Acton--was done away. The little mystery,
which formerly yielded some harmless pleasure, has lost its
interest; circumstances are changed. It becomes, then, my duty to
explain briefly the origin and authorship of the books written by
Currer, Ellis, and Acton Bell.

About five years ago, my two sisters and myself, after a somewhat
prolonged period of separation, found ourselves reunited, and at
home. Resident in a remote district, where education had made
little progress, and where, consequently, there was no inducement
to seek social intercourse beyond our own domestic circle, we were
wholly dependent on ourselves and each other, on books and study,
for the enjoyments and occupations of life. The highest stimulus,
as well as the liveliest pleasure we had known from childhood
upwards, lay in attempts at literary composition; formerly we used
to show each other what we wrote, but of late years this habit of
communication and consultation had been discontinued; hence it
ensued, that we were mutually ignorant of the progress we might
respectively have made.

One day, in the autumn of 1845, I accidentally lighted on a MS.
volume of verse in my sister Emily's handwriting. Of course, I was
not surprised, knowing that she could and did write verse: I
looked it over, and something more than surprise seized me--a deep
conviction that these were not common effusions, nor at all like
the poetry women generally write. I thought them condensed and
terse, vigorous and genuine. To my ear they had also a peculiar
music--wild, melancholy, and elevating.

My sister Emily was not a person of demonstrative character, nor
one on the recesses of whose mind and feelings even those nearest
and dearest to her could, with impunity, intrude unlicensed; it
took hours to reconcile her to the discovery I had made, and days
to persuade her that such poems merited publication. I knew,
however, that a mind like hers could not be without some latent
spark of honourable ambition, and refused to be discouraged in my
attempts to fan that spark to flame.

Meantime, my younger sister quietly produced some of her own
compositions, intimating that, since Emily's had given me pleasure,
I might like to look at hers. I could not but be a partial judge,
yet I thought that these verses, too, had a sweet, sincere pathos
of their own.

We had very early cherished the dream of one day becoming authors.
This dream, never relinquished even when distance divided and
absorbing tasks occupied us, now suddenly acquired strength and
consistency: it took the character of a resolve. We agreed to
arrange a small selection of our poems, and, if possible, to get
them printed. Averse to personal publicity, we veiled our own
names under those of Currer, Ellis, and Acton Bell; the ambiguous
choice being dictated by a sort of conscientious scruple at
assuming Christian names positively masculine, while we did not
like to declare ourselves women, because--without at that time
suspecting that our mode of writing and thinking was not what is
called 'feminine'--we had a vague impression that authoresses are
liable to be looked on with prejudice; we had noticed how critics
sometimes use for their chastisement the weapon of personality, and
for their reward, a flattery, which is not true praise.

The bringing out of our little book was hard work. As was to be
expected, neither we nor our poems were at all wanted; but for this
we had been prepared at the outset; though inexperienced ourselves,
we had read the experience of others. The great puzzle lay in the
difficulty of getting answers of any kind from the publishers to
whom we applied. Being greatly harassed by this obstacle, I
ventured to apply to the Messrs. Chambers, of Edinburgh, for a word
of advice; THEY may have forgotten the circumstance, but _I_ have
not, for from them I received a brief and business-like, but civil
and sensible reply, on which we acted, and at last made a way.

The book was printed: it is scarcely known, and all of it that
merits to be known are the poems of Ellis Bell. The fixed
conviction I held, and hold, of the worth of these poems has not
indeed received the confirmation of much favourable criticism; but
I must retain it notwithstanding.

Ill-success failed to crush us: the mere effort to succeed had
given a wonderful zest to existence; it must be pursued. We each
set to work on a prose tale: Ellis Bell produced 'Wuthering
Heights,' Acton Bell 'Agnes Grey,' and Currer Bell also wrote a
narrative in one volume. These MSS. were perseveringly obtruded
upon various publishers for the space of a year and a half;
usually, their fate was an ignominious and abrupt dismissal.

At last 'Wuthering Heights' and 'Agnes Grey' were accepted on terms
somewhat impoverishing to the two authors; Currer Bell's book found
acceptance nowhere, nor any acknowledgment of merit, so that
something like the chill of despair began to invade her heart. As
a forlorn hope, she tried one publishing house more--Messrs. Smith,
Elder and Co. Ere long, in a much shorter space than that on which
experience had taught her to calculate--there came a letter, which
she opened in the dreary expectation of finding two hard, hopeless
lines, intimating that Messrs. Smith, Elder and Co. 'were not
disposed to publish the MS.,' and, instead, she took out of the
envelope a letter of two pages. She read it trembling. It
declined, indeed, to publish that tale, for business reasons, but
it discussed its merits and demerits so courteously, so
considerately, in a spirit so rational, with a discrimination so
enlightened, that this very refusal cheered the author better than
a vulgarly expressed acceptance would have done. It was added,
that a work in three volumes would meet with careful attention.

I was then just completing 'Jane Eyre,' at which I had been working
while the one-volume tale was plodding its weary round in London:
in three weeks I sent it off; friendly and skilful hands took it
in. This was in the commencement of September, 1847; it came out
before the close of October following, while 'Wuthering Heights'
and 'Agnes Grey,' my sisters' works, which had already been in the
press for months, still lingered under a different management.

They appeared at last. Critics failed to do them justice. The
immature but very real powers revealed in 'Wuthering Heights' were
scarcely recognised; its import and nature were misunderstood; the
identity of its author was misrepresented; it was said that this
was an earlier and ruder attempt of the same pen which had produced
'Jane Eyre.' Unjust and grievous error! We laughed at it at
first, but I deeply lament it now. Hence, I fear, arose a
prejudice against the book. That writer who could attempt to palm
off an inferior and immature production under cover of one
successful effort, must indeed be unduly eager after the secondary
and sordid result of authorship, and pitiably indifferent to its
true and honourable meed. If reviewers and the public truly
believed this, no wonder that they looked darkly on the cheat.

Yet I must not be understood to make these things subject for
reproach or complaint; I dare not do so; respect for my sister's
memory forbids me. By her any such querulous manifestation would
have been regarded as an unworthy and offensive weakness.

It is my duty, as well as my pleasure, to acknowledge one exception
to the general rule of criticism. One writer, endowed with the
keen vision and fine sympathies of genius, has discerned the real
nature of 'Wuthering Heights,' and has, with equal accuracy, noted
its beauties and touched on its faults. Too often do reviewers
remind us of the mob of Astrologers, Chaldeans, and Soothsayers
gathered before the 'writing on the wall,' and unable to read the
characters or make known the interpretation. We have a right to
rejoice when a true seer comes at last, some man in whom is an
excellent spirit, to whom have been given light, wisdom, and
understanding; who can accurately read the 'Mene, Mene, Tekel,
Upharsin' of an original mind (however unripe, however
inefficiently cultured and partially expanded that mind may be);
and who can say with confidence, 'This is the interpretation
thereof.

Yet even the writer to whom I allude shares the mistake about the
authorship, and does me the injustice to suppose that there was
equivoque in my former rejection of this honour (as an honour I
regard it). May I assure him that I would scorn in this and in
every other case to deal in equivoque; I believe language to have
been given us to make our meaning clear, and not to wrap it in
dishonest doubt?

'The Tenant of Wildfell Hall,' by Acton Bell, had likewise an
unfavourable reception. At this I cannot wonder. The choice of
subject was an entire mistake. Nothing less congruous with the
writer's nature could be conceived. The motives which dictated
this choice were pure, but, I think, slightly morbid. She had, in
the course of her life, been called on to contemplate, near at
hand, and for a long time, the terrible effects of talents misused
and faculties abused: hers was naturally a sensitive, reserved,
and dejected nature; what she saw sank very deeply into her mind;
it did her harm. She brooded over it till she believed it to be a
duty to reproduce every detail (of course with fictitious
characters, incidents, and situations), as a warning to others.
She hated her work, but would pursue it. When reasoned with on the
subject, she regarded such reasonings as a temptation to self-
indulgence. She must be honest; she must not varnish, soften, nor
conceal. This well-meant resolution brought on her
misconstruction, and some abuse, which she bore, as it was her
custom to bear whatever was unpleasant, with mild, steady patience.
She was a very sincere, and practical Christian, but the tinge of
religious melancholy communicated a sad shade to her brief,
blameless life.

Neither Ellis nor Acton allowed herself for one moment to sink
under want of encouragement; energy nerved the one, and endurance
upheld the other. They were both prepared to try again; I would
fain think that hope and the sense of power were yet strong within
them. But a great change approached; affliction came in that shape
which to anticipate is dread; to look back on, grief. In the very
heat and burden of the day, the labourers failed over their work.

My sister Emily first declined. The details of her illness are
deep-branded in my memory, but to dwell on them, either in thought
or narrative, is not in my power. Never in all her life had she
lingered over any task that lay before her, and she did not linger
now. She sank rapidly. She made haste to leave us. Yet, while
physically she perished, mentally she grew stronger than we had yet
known her. Day by day, when I saw with what a front she met
suffering, I looked on her with an anguish of wonder and love. I
have seen nothing like it; but, indeed, I have never seen her
parallel in anything. Stronger than a man, simpler than a child,
her nature stood alone. The awful point was, that while full of
ruth for others, on herself she had no pity; the spirit was
inexorable to the flesh; from the trembling hand, the unnerved
limbs, the faded eyes, the same service was exacted as they had
rendered in health. To stand by and witness this, and not dare to
remonstrate, was a pain no words can render.

Two cruel months of hope and fear passed painfully by, and the day
came at last when the terrors and pains of death were to be
undergone by this treasure, which had grown dearer and dearer to
our hearts as it wasted before our eyes. Towards the decline of
that day, we had nothing of Emily but her mortal remains as
consumption left them. She died December 19, 1848.

We thought this enough: but we were utterly and presumptuously
wrong. She was not buried ere Anne fell ill. She had not been
committed to the grave a fortnight, before we received distinct
intimation that it was necessary to prepare our minds to see the
younger sister go after the elder. Accordingly, she followed in
the same path with slower step, and with a patience that equalled
the other's fortitude. I have said that she was religious, and it
was by leaning on those Christian doctrines in which she firmly
believed, that she found support through her most painful journey.
I witnessed their efficacy in her latest hour and greatest trial,
and must bear my testimony to the calm triumph with which they
brought her through. She died May 28, 1849.

What more shall I say about them? I cannot and need not say much
more. In externals, they were two unobtrusive women; a perfectly
secluded life gave them retiring manners and habits. In Emily's
nature the extremes of vigour and simplicity seemed to meet. Under
an unsophisticated culture, inartificial tastes, and an
unpretending outside, lay a secret power and fire that might have
informed the brain and kindled the veins of a hero; but she had no
worldly wisdom; her powers were unadapted to the practical business
of life; she would fail to defend her most manifest rights, to
consult her most legitimate advantage. An interpreter ought always
to have stood between her and the world. Her will was not very
flexible, and it generally opposed her interest. Her temper was
magnanimous, but warm and sudden; her spirit altogether unbending.

Anne's character was milder and more subdued; she wanted the power,
the fire, the originality of her sister, but was well endowed with
quiet virtues of her own. Long-suffering, self-denying,
reflective, and intelligent, a constitutional reserve and
taciturnity placed and kept her in the shade, and covered her mind,
and especially her feelings, with a sort of nun-like veil, which
was rarely lifted. Neither Emily nor Anne was learned; they had no
thought of filling their pitchers at the well-spring of other
minds; they always wrote from the impulse of nature, the dictates
of intuition, and from such stores of observation as their limited
experience had enabled them to amass. I may sum up all by saying,
that for strangers they were nothing, for superficial observers
less than nothing; but for those who had known them all their lives
in the intimacy of close relationship, they were genuinely good and
truly great.

This notice has been written because I felt it a sacred duty to
wipe the dust off their gravestones, and leave their dear names
free from soil.

CURRER BELL
September 19, 1850.




EDITOR'S PREFACE TO THE NEW EDITION OF 'WUTHERING HEIGHTS'




I have just read over 'Wuthering Heights,' and, for the first time,
have obtained a clear glimpse of what are termed (and, perhaps,
really are) its faults; have gained a definite notion of how it
appears to other people--to strangers who knew nothing of the
author; who are unacquainted with the locality where the scenes of
the story are laid; to whom the inhabitants, the customs, the
natural characteristics of the outlying hills and hamlets in the
West Riding of Yorkshire are things alien and unfamiliar.

To all such 'Wuthering Heights' must appear a rude and strange
production. The wild moors of the North of England can for them
have no interest: the language, the manners, the very dwellings
and household customs of the scattered inhabitants of those
districts must be to such readers in a great measure
unintelligible, and--where intelligible--repulsive. Men and women
who, perhaps, naturally very calm, and with feelings moderate in
degree, and little marked in kind, have been trained from their
cradle to observe the utmost evenness of manner and guardedness of
language, will hardly know what to make of the rough, strong
utterance, the harshly manifested passions, the unbridled
aversions, and headlong partialities of unlettered moorland hinds
and rugged moorland squires, who have grown up untaught and
unchecked, except by Mentors as harsh as themselves. A large class
of readers, likewise, will suffer greatly from the introduction
into the pages of this work of words printed with all their
letters, which it has become the custom to represent by the initial
and final letter only--a blank line filling the interval. I may as
well say at once that, for this circumstance, it is out of my power
to apologise; deeming it, myself, a rational plan to write words at
full length. The practice of hinting by single letters those
expletives with which profane and violent persons are wont to
garnish their discourse, strikes me as a proceeding which, however
well meant, is weak and futile. I cannot tell what good it does--
what feeling it spares--what horror it conceals.

With regard to the rusticity of 'Wuthering heights,' I admit the
charge, for I feel the quality. It is rustic all through. It is
moorish, and wild, and knotty as a root of heath. Nor was it
natural that it should be otherwise; the author being herself a
native and nursling of the moors. Doubtless, had her lot been cast
in a town, her writings, if she had written at all, would have
possessed another character. Even had chance or taste led her to
choose a similar subject, she would have treated it otherwise. Had
Ellis Bell been a lady or a gentleman accustomed to what is called
'the world,' her view of a remote and unreclaimed region, as well
as of the dwellers therein, would have differed greatly from that
actually taken by the home-bred country girl. Doubtless it would
have been wider--more comprehensive: whether it would have been
more original or more truthful is not so certain. As far as the
scenery and locality are concerned, it could scarcely have been so
sympathetic: Ellis Bell did not describe as one whose eye and
taste alone found pleasure in the prospect; her native hills were
far more to her than a spectacle; they were what she lived in, and
by, as much as the wild birds, their tenants, or as the heather,
their produce. Her descriptions, then, of natural scenery are what
they should be, and all they should be.

Where delineation of human character is concerned, the case is
different. I am bound to avow that she had scarcely more practical
knowledge of the peasantry amongst whom she lived, than a nun has
of the country people who sometimes pass her convent gates. My
sister's disposition was not naturally gregarious; circumstances
favoured and fostered her tendency to seclusion; except to go to
church or take a walk on the hills, she rarely crossed the
threshold of home. Though her feeling for the people round was
benevolent, intercourse with them she never sought; nor, with very
few exceptions, ever experienced. And yet she know them: knew
their ways, their language, their family histories; she could hear
of them with interest, and talk of them with detail, minute,
graphic, and accurate; but WITH them, she rarely exchanged a word.
Hence it ensued that what her mind had gathered of the real
concerning them, was too exclusively confined to those tragic and
terrible traits of which, in listening to the secret annals of
every rude vicinage, the memory is sometimes compelled to receive
the impress. Her imagination, which was a spirit more sombre than
sunny, more powerful than sportive, found in such traits material
whence it wrought creations like Heathcliff, like Earnshaw, like
Catherine. Having formed these beings, she did not know what she
had done. If the auditor of her work, when read in manuscript,
shuddered under the grinding influence of natures so relentless and
implacable, of spirits so lost and fallen; if it was complained
that the mere hearing of certain vivid and fearful scenes banished
sleep by night, and disturbed mental peace by day, Ellis Bell would
wonder what was meant, and suspect the complainant of affectation.
Had she but lived, her mind would of itself have grown like a
strong tree, loftier, straighter, wider-spreading, and its matured
fruits would have attained a mellower ripeness and sunnier bloom;
but on that mind time and experience alone could work: to the
influence of other intellects it was not amenable.

Having avowed that over much of 'Wuthering Heights' there broods 'a
horror of great darkness'; that, in its storm-heated and electrical
atmosphere, we seem at times to breathe lightning: let me point to
those spots where clouded day-light and the eclipsed sun still
attest their existence. For a specimen of true benevolence and
homely fidelity, look at the character of Nelly Dean; for an
example of constancy and tenderness, remark that of Edgar Linton.
(Some people will think these qualities do not shine so well
incarnate in a man as they would do in a woman, but Ellis Bell
could never be brought to comprehend this notion: nothing moved
her more than any insinuation that the faithfulness and clemency,
the long-suffering and loving-kindness which are esteemed virtues
in the daughters of Eve, become foibles in the sons of Adam. She
held that mercy and forgiveness are the divinest attributes of the
Great Being who made both man and woman, and that what clothes the
Godhead in glory, can disgrace no form of feeble humanity.) There
is a dry saturnine humour in the delineation of old Joseph, and
some glimpses of grace and gaiety animate the younger Catherine.
Nor is even the first heroine of the name destitute of a certain
strange beauty in her fierceness, or of honesty in the midst of
perverted passion and passionate perversity.

Heathcliff, indeed, stands unredeemed; never once swerving in his
arrow-straight course to perdition, from the time when 'the little
black-haired swarthy thing, as dark as if it came from the Devil,'
was first unrolled out of the bundle and set on its feet in the
farmhouse kitchen, to the hour when Nelly Dean found the grim,
stalwart corpse laid on its back in the panel-enclosed bed, with
wide-gazing eyes that seemed 'to sneer at her attempt to close
them, and parted lips and sharp white teeth that sneered too.'

Heathcliff betrays one solitary human feeling, and that is NOT his
love for Catherine; which is a sentiment fierce and inhuman: a
passion such as might boil and glow in the bad essence of some evil
genius; a fire that might form the tormented centre--the ever-
suffering soul of a magnate of the infernal world: and by its
quenchless and ceaseless ravage effect the execution of the decree
which dooms him to carry Hell with him wherever he wanders. No;
the single link that connects Heathcliff with humanity is his
rudely-confessed regard for Hareton Earnshaw--the young man whom he
has ruined; and then his half-implied esteem for Nelly Dean. These
solitary traits omitted, we should say he was child neither of
Lascar nor gipsy, but a man's shape animated by demon life--a
Ghoul--an Afreet.

Whether it is right or advisable to create beings like Heathcliff,
I do not know: I scarcely think it is. But this I know: the
writer who possesses the creative gift owns something of which he
is not always master--something that, at times, strangely wills and
works for itself. He may lay down rules and devise principles, and
to rules and principles it will perhaps for years lie in
subjection; and then, haply without any warning of revolt, there
comes a time when it will no longer consent to 'harrow the valleys,
or be bound with a band in the furrow'--when it 'laughs at the
multitude of the city, and regards not the crying of the driver'--
when, refusing absolutely to make ropes out of sea-sand any longer,
it sets to work on statue-hewing, and you have a Pluto or a Jove, a
Tisiphone or a Psyche, a Mermaid or a Madonna, as Fate or
Inspiration direct. Be the work grim or glorious, dread or divine,
you have little choice left but quiescent adoption. As for you--
the nominal artist--your share in it has been to work passively
under dictates you neither delivered nor could question--that would
not be uttered at your prayer, nor suppressed nor changed at your
caprice. If the result be attractive, the World will praise you,
who little deserve praise; if it be repulsive, the same World will
blame you, who almost as little deserve blame.

'Wuthering Heights' was hewn in a wild workshop, with simple tools,
out of homely materials. The statuary found a granite block on a
solitary moor; gazing thereon, he saw how from the crag might be
elicited a head, savage, swart, sinister; a form moulded with at
least one element of grandeur--power. He wrought with a rude
chisel, and from no model but the vision of his meditations. With
time and labour, the crag took human shape; and there it stands
colossal, dark, and frowning, half statue, half rock: in the
former sense, terrible and goblin-like; in the latter, almost
beautiful, for its colouring is of mellow grey, and moorland moss
clothes it; and heath, with its blooming bells and balmy fragrance,
grows faithfully close to the giant's foot.

CURRER BELL.

 

 

Con la Scrittura l'Uomo batte il Verbo di Dio che generò la Materia.
La Scrittura è Perfetta; la Materia no.(Francioen su Facebook)

 


Manifesto del Terzo paesaggio


Gilles Clément
"Manifesto del Terzo paesaggio"
(a cura di Filippo De Pieri)
Editore Quodlibet, Macerata 2005


"Se si smette di guardare il paesaggio come l'oggetto di un'attività umana subito si scopre (sarà una dimenticanza del cartografo, una negligenza del politico?) una quantità di spazi indecisi, privi di funzione sui quali è difficile posare un nome. Quest'insieme non appartiene né al territorio dell'ombra né a quello della luce.
(...) Tra questi frammenti di paesaggio, nessuna somiglianza di forma. Un solo punto in comune: tutti costituiscono un territorio di rifugio per la diversità.
(...) Questo rende giustificabile raccoglierli sotto un unico termine. Propongo Terzo Paesaggio, terzo termine di un'analisi che ha raggruppato i principali dati osservabili sotto l'ombra da un lato, la luce dall'altro".

Indecisione, instabilità, nomadismo biologico, "pratiche consentite di non organizzazione", contiguità, evoluzione incostante, improduttività: nuovi valori positivi all'interno di una concezione biologica, non economica, del territorio. Questo testo, articolato in una premessa di definizioni e descrizioni quali ipotesi di partenza, ed una tesi-manifesto le cui frasi possono essere volte anche in forma interrogativa, pone in campo diverse questioni, alcune delle quali possono essere raccolte per antinomie.


Passaggio dall'incolto giovane (diversità media) all'incolto spinoso (picco di diversità) alla foresta (diversità marcata).

Aperto/Chiuso. Con il Manifesto del Terzo Paesaggio Clément approfondisce i temi e le questioni messe in campo ne Il giardino planetario (1), nel quale proponeva la rappresentazione del pianeta come un giardino. Con questa espressione, Clément creava un accostamento tra dimensioni opposte, traslando il termine giardino dal senso originario di luogo chiuso (da garten, recinto), a quello di insieme. È il ribaltamento dell'idea dell'hortus conclusus: se in questo si esprime la natura ordinata dall'uomo in contrapposizione al vuoto esterno, alla natura fuori dalle mura, predominante, selvaggia ed ostile, ora è il vuoto (i vacuoles), il poco che è rimasto tra mura e mura, ad attirare le nostre cure, laddove è la diffusione delle mura, dei limiti, dei recinti, (la città globale, il mondo organizzato) a spaventare. Il giardino planetario è la risposta allo spostarsi della questione urbana, e sta alla globalizzazione (economica, urbana) come il parco urbano stava alla città del XIX secolo; si allarga lo sguardo; se ad ogni epoca spetta una certa concezione del verde, il giardino planetario è il giardino della città globale.

Stato liquido/Stato solido. L'insieme dei residui che formano il Terzo Paesaggio funge da elemento di connessione e vivificazione tra i vuoti della maglia delle attività antropiche. Si tratta di luoghi residuali, spazi, per dirla con Zygmunt Bauman (2), che tendono ad uno stato liquido, non conservano mai a lungo una forma, si modificano, debordano, e quanto più assumono i caratteri di un materiale liquido, tanto più resistono ad essere riciclati, cioè governati. Gli strumenti tradizionali di gestione del patrimonio (sorveglianza, tutela, individuazione dei limiti) non possono essere utilizzati senza annullarne le qualità proprie: ne emerge una visione decisamente antipatrimoniale, non istituzionale ("non bene patrimoniale, ma spazio del futuro"), che si contrappone a molte attuali considerazioni sul paesaggio come spazio dell'identità, patrimonio delle società locali, luogo di esercizio delle strategie della memoria.


Scambi "naturali" tra il Terzo paesaggio (T.P.) e il territorio antropizzato (T.A.). A sinistra: situazione di equilibrio. Al centro: pressione forte del T.A. (effetti di sterilizzazione, perdita di diversità). A destra: pressione debole del T.A. (effetti di propagazione, aumento di diversità).

Ginestre/Green. Le considerazioni che Gilles Clément fa sui residui e l'invenzione del Terzo Paesaggio in qualche modo richiamano la scoperta del paesaggio montano avvenuta in epoca moderna, il luogo orrido, spazio della natura selvaggia, in contrapposizione al luogo ameno: in questo caso, la scoperta dei luoghi di scarto, privi di funzione, in contrapposizione ai luoghi che hanno un valore d'uso definito.

I residui sono "spazi delle ginestre", usando una metafora leopardiana, terra di frontiera, luogo di ibridazione delle diverse specie, ed è la mescolanza planetaria il motore dell'evoluzione biologica. Clément si pone dalla parte del politeismo vegetale contro la monocoltura del prato all'inglese.


Evoluzione costante (per adattamento) e incostante (per adattamenti progressivi, trasformazione).

Brassage/Parklife. Nella contrapposizione tra evoluzione biologica ed evoluzione economica sta il valore politico della visione di Gilles Clément. Il concetto di paesaggio nasce come strumento di controllo della circolazione dei modelli spaziali, e quindi non è neutro: corrisponde ad una selezione strumentale degli elementi del territorio (gruppi sociali e/o economici, forme naturali ed antropiche, identità locali) in funzione di un modello dominante. John Barrell parla di lato oscuro del paesaggio (3), riferendosi all'imposizione di una visione, di un modo di leggere e percepire lo spazio, proprio di una classe sociale, che tende ad escludere quelle di altri gruppi sociali; per Gilles Clément potremmo parlare di lato luminoso del paesaggio, in quanto il Terzo Paesaggio è un modello non esclusivo, ma inclusivo, "frammento condiviso di una coscienza collettiva", basato sulla mescolanza (brassage) planetaria che è all'origine del funzionamento ecologico e della ricchezza ecosistemica. Una visione che contrappone l'innovazione (biologica) all'accumulazione (economica), e mette in discussione l'idea del costruire ed abitare lo spazio in "sfere" separate, secondo la logica del parco umano, (il parklife descritto da Sven Lütticken (4); il parco umano di Peter Sloterdijk (5)).


Alternanza tra processi evolutivi di lunga durata (trasformazione) e di breve durata (crisi, selezione, scomparsa, mutazione).

Date le premesse, il Terzo Paesaggio non ha scala, o meglio le ha tutte, dal microscopio alla visione satellitare. Clément scrive della necessità di abituare lo sguardo al riconoscimento del Terzo Paesaggio; e, di conseguenza, a gestirlo. Poiché le forme di controllo spaziale istituzionali tendono a suddividere in comparti ed ambiti, e ad opporsi alla libera trasformazione, la rappresentazione, gestione e progetto del Terzo Paesaggio devono lasciare spazi all'indecisione, introducendo come variabile l'entropia, mantenendo coscienza dei legami generali con l'ecosistema, ragionando per spessori e non per confini, e considerando l'assenza di regolamentazione morale, sociale, politica non necessariamente in maniera negativa. Qualcosa che è già stato sperimentato, in piccolo, nel giardino in movimento, e qui esteso a scala planetaria.

Antonio di Campli
antonio@dcfstudio.191.it
[14feb2006]

NOTE:

1. Gilles Clément, Le jardin planétaire. Reconcilier l'homme et la nature, Albin MIchel, Paris 1999.
2. Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2003.
3. John Barrell, The dark side of the landscape: the rural poor in English painting, 1730-1840, Cambridge University Press, New York 1980.
4. Sven Lütticken, Parklife, in "Oase" 6/2004, NAi Publishers, Rotterdam 2004.
5. Peter Sloterdijk, La Domesticazione dell'essere, e Regole per il parco umano, in Non siamo ancora stati salvati, saggi dopo Heidegger, Bompiani, Milano, 2004, e Peter Sloterdijk, L'ultima sfera, breve storia filosofica della globalizzazione, Carocci, Roma 2002.

http://architettura.supereva.com/books/2006/200602004/index.htm

 

FACE BOOK

 

Gennaro Francione
Letto. Bello. Lo spazio virtuale degli antiartisti, caotico, informe, per ciò stesso giusto, è il modello concreto cui ispirarsi. Il modello dell'arte creativa, infatti. è l'irrgarten, il rizoma, di contro all'hortus conclusus dell'attuale società basata su autoritarismi, fascismi, pseudemocrazie che tendono a creare muri fra gli uomini.

 

Valeria Guarcini

tutto muta tutto muto
20 minuti fa · Elimina
 
Gennaro Francione
L'arte farà chiasso. L'urlo: "ANTIARTISTI AL POTERE!" lo farà di più!!

 

LANCERO' UNA POESIA COME ARMA LETALE

Essa scenderà come una folgore a trafiggere l'indifferenza, l'egoismo, l'ingiustizia, per tornare ad essere ancora maestra dell'umanità. Me lo ha detto Hegel:
"Se c’è l’idea dell’umanità non c’è idea dello Stato, poiché lo Stato è qualcosa di meccanico. Noi dobbiamo pertanto porci oltre lo Stato! – Infatti ogni Stato non può trattare i liberi uomini che come ruote di un ingranaggio meccanico, e questo non deve avvenire; è necessario dunque che lo Stato scomparisca. Intendo qui stendere i principi per una storia dell’umanità e mettere a nudo la miseria dello Stato, della costituzione, del governo e della legislazione, che pure è opera dell’uomo … La poesia riceverà con ciò una più alta dignità, essa ritornerà a essere ciò che era in principio – maestra dell’umanità. Non più lo sguardo sprezzante, il cieco tremare del popolo di fronte ai suoi sapienti e ai suoi preti. Allora soltanto ci attende uguale educazione di tutte le facoltà, del singolo come di tutti gli individui. Non sarà più repressa nessuna facoltà. Allora, libertà universale e uguaglianza di spiriti!» (G. W. F. Hegel, manoscritto del 1797, in A Massola, La storia della filosofia come problema) ".

 

 

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