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CONVEGNO
"SALVAGUARDARE LA SUGHERETA DALLA CEMENTIFICAZIONE?... COSA FARE
Giovedì, 26 luglio alle ore 18,00 all'HOTEL ENEA allo scopo di
sensibilizzare la cittadinanza in merito ai tanti lati oscuri rimasti
sull'intera vicenda
INTERVERRANNO:
- Il dott. Gennaro Francione(scrittore, drammaturgo, giudice presso il
tribunale di Roma)sul tema "Pomezia e il modello del Pianeta
Verde"
- L'onorevole Giorgio Carta, estensore dell'interrogazione parlamentare
- Il responsabile affari legali del P.S.D.I. Giorgio Carta
- Il dott. Pietro Salfi, Consigliere Comunale Nuovo P.S.
- Pietro Angellotto, segretario U.D.C.
- Il consigliere regionale Donato Robilotta
- L'arch. Valeriano Montanari Urbanista
- L'associazione Tyrrenum
- L'associazione Fare Verde
- Il comitato promotore Parco del Sughereto
Conclusioni del convegno a cura di:
Roberto Mambelli promotore del referendum
Sono invitati a partecipare tutti i cittadini, associazioni,
organizzazioni politiche e non
che abbiano a cuore le sorti della nostra città
Pomezia, 26 luglio 2007
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http://www.comunicati.net/comunicati/arte/teatro/42024.html
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=6655
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POMEZIA IL MODELLO DEL PIANETA VERDE
di
Gennaro Francione
1)IL TERRITORIO A MISURA D'UOMO.
Signori e signore. Io non sono venuto qui da Roma solo per fare retorica pura ed elucubrare parole vane su una città in artificioso amor patrio, ma per aiutare Pomezia in uno sforzo di consapevolezza che la porti a recuperare le sue radici culturali, artistiche, storiche filtrate attraverso la rioccupazione umanistica del territorio.
In questo mi sono alleato immediatamente, in spirito e materialmente, essendo qui presente con voi in questo convegno, con tutti voi a partire dalla battagliera Catia Mingozzi, sottolineando il loro nobile intento concreto di recuperare al popolo dell'arte e della cultura spazi già esistenti ma soprattutto per impedire che altri ne vengano creati in edilizia invasiva e contro l'uomo.
Basta con la vecchia politica materialistica aggiustastrade e casermonica. Io parlo qui a nome mio personale e di due movimenti da me fondati, e sono sicuro di quanti qui presenti a condividere questa nuova politica di umanesimo del territorio.
Il Movimento Utopista-Antiarte 2000, oltre a una funzione estetica (predica la perenne incompiutezza di qualunque opera d'arte), ha un progetto antipolitico. Se politica è la polis della materia, l'antipolitica è la polis dello spirito, della creatività profonda. Noi vogliamo pulire il territorio dalla politica contro l'uomo, per crearne una estetica che anteponga la salute mentale a quella fisica, mantenendo spazi verdi contro l'invasione del cemento, ciò per dare ai nostri giovani droghe che non fanno male come quella dell'arte, del teatro, della creatività comune per la realizzazione dello Stato Estetico contro il fallimentare Stato Etico .
Per secoli abbiamo detto agli uomini come dovevano comportarsi e hanno fatto tutto il contrario. Ora vogliamo portare avanti un ideale di Stato Estetico da cui abbiamo maggiore probabilità di far scaturire il bene. Una delle bellezze da noi predicate è quella del territorio, che va risanato, ripulito, ristrutturato in forme adeguate alle nuove esigenze dell'Uomo Utopista per dar il via a un progetto neorinascimentale di Città Ideale.
L'estetica Antiarte 2000 predicata dai Fratelli del Libero Spirito Artistico, noi crediamo, è l'unica forma di salvezza per l'uomo nel caos dei valori e delle tecnologie e degli sballi artificiali del Medioevo Atomico. Per attuare tanto abbiamo osato progettare di portare gli artisti al potere, gli unici capace di coniugare disinteressatamente e con competenza il bello col bene.
L'altra associazione a nome della quale io parlo è l'Unione Europea dei Giudici Scrittori(EUGIUS), di cui sono Presidente.
"L'Associazione Europea dei Giudici Scrittori - leggiamo nella pagina iniziale sul Web - ha lo scopo di associare i giudici-scrittori d'Europa al fine di diffondere un messaggio universale di giustizia e arte nel presupposto che ciò che è bello è anche buono e giusto. Ergo si può contribuire all'unione delle persone, alla crescita dell'umanità e della solidarietà in nome di una giustizia intesa non come mera punizione ma come ricerca dei sistemi creativi per rendere l'uomo retto, mediante l'arte, la cultura, lo spettacolo, l'informazione, la cooperazione culturale e sociale" .
Anche l'EUGIUS si propone, quindi, progetti di agglomerazione territoriale pacifica e creativa nella convinzione che la giustizia prima non è quella che noi esercitiamo nelle aule di giustizia(che rappresenta in qualche modo anche la patologia dei rapporti umani) ma quella che ognuno di noi contribuisce a creare in prima persona nel mondo in cui vive, aiutando gli altri sul territorio per aiutare se stessi.
Non sembri utopia il continuo riferimento all'arte. Ben 130 magistrati-scrittori ha sfornato l'Italia dal dopoguerra in poi! Quanti avvocati, medici, ingegneri sono scrittori! Basti pensare a Gadda, a De Crescenzo, al grande drammaturgo Ugo Betti anch'egli giudice. Basta navigare in rete per vedere quanta gente c'è che scrive, soprattutto giovani.
Il nostro progetto specifico per il territorio richiede l'individuazione di modelli nuovi, estetici, atti a favorire in profondità in chiave emozionale, culturale ed estetica la cooperazione umanistica tra le persone e prima di tutto fra i giovani. Convinti che la creatività sia una peculiarità primaria dell'uomo, capace di mandarlo in estasi e farlo diventare buono, dobbiamo inventare strutture spaziali atte a recepire questi progetti di buona cooperativa volontà estetica.
Per riprenderci est-eticamente il territorio abbiamo bisogno di un nuovo senso sociale degli spazi, di cui ci dobbiamo appropriare ricorrendo a tutte le armi possibili. Le leggi statali, regionali, provinciali, comunali. Se non ci sono, bisogna lottare per farne adottare di nuove.
Al riguardo sarà indispensabile fare una mappa del territorio per individuare spazi criminalmente abbandonati dalle istituzioni e dai privati.
2 )UN MODELLO URBANISTICO UNIVERSALE: CASALPALOCCO.
Primario compito per un agire creativo e umanistico sul territorio sarà salvaguardare gli spazi verdi, i parchi, i giardini etc. per mantenere un giusto equilibrio tra natur e kultur. In questo voglio assumere come modello da trasmettervi: l'agglomerato in cui vivo, Casalpalocco.
Farfalla era una città ideale che gli svedesi immaginarono di costruire ai primi degli anni '70, con tutti i requisiti per diventare una sorta di paradiso in terra: ville radiose immerse nel verde, divieto di circolazione per qualsiasi veicolo a motore, rete sotterranea adibita a silenziosissime vetture elettriche, strade tutte a disposizione di veicoli e biciclette, disintegrazione chimica dei rifiuti, stupendi impianti sportivi sulle rive di un lago .
Casalpalocco non è Farfalla, ma rappresenta comunque un prototipo di città del futuro a misura d'uomo.
"Senz'ombra di irriverenza verso il testo sacro della Cristianità, la nascita, anzi la creazione, di Casalpalocco potrebbe essere descritta in termini biblici.
In principio c'erano trecentocinquanta ettari di terra "disadorna e deserta". Pascoli di ovini, macchie e poche coltivazioni estensive di cereali e foraggi. Ne era proprietaria l'Immobiliare, la quale pensò bene che sarebbe stato possibile portare a vivere l'uomo in quelle terre" .
Tutto nacque nel '52 allorché ci fu una minaccia di esproprio per terre incolte e la Soc. Immobiliare venne messa in obbligo di dimostrare la sua volontà d'intervento.
Casalpalocco nacque ufficialmente nei primi anni '60 a seguito di una convenzione tra la Società Generale Immobiliare ed il Comune di Roma nel novembre 1960. Era la prima volta in Italia che un ente privato costruiva un intero quartiere, senza alcun contributo finanziario pubblico.
Non c'erano particolari vincoli ambientali, a parte i canali demaniali e "un complesso di 3.000 piante di eucaliptus costituenti barriere frangivento tipiche delle zone di bonifica, poste lungo l'antica via di Macchia Saponara, parallelamente alla via Cristoforo Colombo" .
Ricadendo la zona fuori dall'allora vigente Piano Regolatore del 1931 fu necessario assicurare la realizzazione delle strade e delle infrastrutture necessarie, insomma tutte le opere di urbanizzazione primaria(reti stradali, fognarie, distribuzione di elettricità, acqua potabile, illuminazione pubblica, acqua irrigua, sistemazioni a verde, depurazione acque di scarico).
Ci fu, inoltre, l'impegno a costituire un Consorzio di utenti e a cedere gratuitamente al Comune aree per complessivi mq. 95.000 per costruirvi tre scuole elementari, due centri sportivi, oltre ad un altro terreno da cedere a richiesta del Comune per allargare la Cristoforo Colombo.
Fu elaborato un Master Plan per tracciare le linee guida d'intervento. Fu chiamata la Sogene per eseguire la maggior parte dei lavori.
Si trattava, dunque, di un comprensorio di bonifica, con un'area di 3.150.000 metri quadrati in località Palocco, fra la via Cristoforo Colombo e la via dei Pescatori.
Successivamente le costruzioni si sarebbero estese con Axa, Palocco bis, fino a lambire Acilia, connettendosi quindi a Via del Mare e all'Ostiense .
Casalpalocco venne costruita sul modello delle new towns, per fornire un'alternativa al modo di vivere urbano, creando una mediazione tra città e campagna.
Si partiva dalla convinzione largamente diffusa tra le popolazioni europee del dopoguerra che le grandi città logorano la vita degli abitanti. "Infatti l'ambiente cittadino, con il traffico congestionato, il rumore, l'inquinamento atmosferico, l'accumulo di rifiuti, la difficoltà di parcheggio, degrada progressivamente la qualità della vita, compromettendo la salute e la tranquillità della gente" .
L'idea era di porre i residenti a vivere a contatto con la natura, disponendo di tutti i servizi necessari, lontano dalla città ma non troppo. Bisognava creare un ambiente sano e sportivo soprattutto per giovani e bambini, con un clima salubre che avrebbe giovato particolarmente agli anziani. Questo implicava costruire case unifamiliari e per poche famiglie, con piccoli giardini privati e larghi spazi di verde pubblico attrezzato con impianti sportivi e ricreativi. Le case non dovevano superare i due piani, con tipologie duplex per la realizzazione di appartamenti articolati su due livelli con scala interna, soggiorni e servizi a piano terra e parte notte al primo piano .
I duplex venivano raggruppati in villini bifamiliari, quadrifamiliari e a schiera, sempre con annesso giardino privato, o in altri casi con ampi giardini condominiali attrezzati con impianti sportivi.
Per le case collettive con negozi si realizzarono edifici multipiano a destinazione mista, in modo da assicurare a ogni unità ampi balconi a livello, con vista panoramica.
Creandosi uno spazio a misura d'uomo, il rispetto della privacy andava coniugato con una sana vita relazionale, spesso inesistente nella grande città per il numero di persone e gli spazi rilevanti da ricoprire per incontrarsi.
La chiave di volta era l'immersione del quartiere satellite nel verde donde il nome dato al luogo di "pianeta verde".
Vennero chiamati per l'impresa architetti insigni come Emilio Pifferi, Alberto Ressa, cui se ne aggiunsero di esterni come Adalberto Libera, Ugo Luccichenti, Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Giuseppe Vaccaro.
Tecnici specializzati in progettazione urbanistica, paesaggistica, architettonica, strutturale e impiantistica furono mandati in numerose missioni all'estero per studiare altre moderne città satellite di grandi centri urbani.
Venero visitate in Gran Bretagna le New Towns di Cumbernaud(Glasgow 1955), Skermersale(Liverpool 1961), Hamesmead(London 1962), Telford(Birmingham 1963), Runcorn(Liverpool 1964), Milton Keyne(London 1968). In Svezia si visitarono le città satelliti di Stoccolma Farsta e Vallingby. Ci si recò in Finlandia a Tapiola, città satellite di Helsinki.
Per gl'impianti del verde fu interessata l'architetta Parpagliolo, paesaggista illustre. Si trattava di realizzare piante belle, non eccessivamente costose, ma soprattutto che potessero attecchire nel territorio tenendo conto di temperatura, umidità, piovosità, venti. Per questo erano previsti anche interventi per correggere le caratteristiche fisico-chimiche del territorio, con lavorazioni e impianti d'irrigazioni.
All'inizio, per i primi residenti, ci furono molti problemi. Si dovettero utilizzare capannoni per fare scuola, mancava la luce elettrica. Addirittura bisognava andare all'EUR per imbucare la posta perché c'era una sola buca stracarica di lettere.
Ma la fama si estendeva con personaggi pubblici e dello spettacolo che vi si trasferivano come Nando Gazzolo e Didi Perego.
Nel '73 furono costruite le Terrazze(isola 53), coi loro sette edifici, il che provocò non poche polemiche.Si temeva, infatti, la contaminazione urbanistica del comprensorio, e invece là sorse un centro commerciale che, proprio per l'isolatezza del posto, si fondeva all'ambiente col fornire servizi.
Oggi la madre di famiglia trova nelle Terrazze un centro commerciale moderno e organizzato che supera la vecchia concezione della piazza del mercato e della via dei negozi. Lo shopping center era un modello al tempo già sperimentato in Olanda a Lijnbaan; in Svezia a Vällingby presso Stoccolma, ma soprattutto in Inghilterra, Canada, e Stati Uniti(Filadelfia, Baltimora, Rochester, Minneapolis) .
Il centro di vita, un vero civic center , era l'area per pedoni, un viale longitudinale detto mall in inglese, reso accogliente da panchine, fontane, piante in vaso e aiuole. Epicentro era un'ampia piazza circondata da pensiline coperte e zone porticate. Sulla piazza si aprivano negozi, un grande magazzino, un supermercato, un vasto locale-emporio per esposizioni temporanee e per feste, infine, un locale-auditorium per spettacoli cinematografici, teatrali oltre che per riunioni e manifestazioni varie. L'estetica era rimessa alle alberature, agli specchi d'acque e fontane, ma soprattutto ai giardini pensili.
Vennero realizzati appartamenti con terrazze pensili che si sovrapponevano a piramide fino a una ristrettissima parte che tocca l'altezza massima nel punto più alto di 21 metri. Al piano terra e al primo piano vennero realizzati locali commerciali. Lo sviluppo delle costruzioni fu ultimato nel 1975.
Accanto alle Terrazze si erse la chiesa di san Timoteo, realizzata agl'inizi degli anni '70 coi contributi dei palocchini. Una sola persona provvide alle spese di costruzione del campanile.
In chiave ipermoderna fu creato ai confini tra Axa e Casalpalocco anche il Metro drive-in, il cinema che si vede stando nella propria macchina.
La struttura era stata innalzata negli anni Cinquanta dalla Warner Bros considerata un evento per lo sviluppo cinematografico nel nostro paese. Erano i tempi del boom economico e della bella "Ostia dei sogni".
La caratteristica principe di Casalpalocco oggi è il verde, ma soprattutto l'isolatezza del posto, termine assai relativo.
Le grandi arterie stradali(la Cristoforo Colombo, la Via del Mare), la metropolitana relativamente vicina(raggiungibile anche col trenino della linea Ostiense-Lido di Ostia), l'aeroporto di Fiumicino a pochi chilometri rendono l'agglomerato particolarmente favorito nella realizzazione della medianità tra natura e urbs.
Quel modello ora noi richiamiamo e invitiamo i detentori della res pubblica a tener conto nel piano urbanistico a ridosso della Sugherata delle esigenze primarie di tutela del territorio e dell'uomo.
Le barricate non servono in democrazia. Serve il dialogo per cui l'invito finale che rivolgo agli assessori è di salvare la Sughereta dalla cementificazione e di rimodellare la loro azione in modo armonico con le richieste che di umanizzazione del territorio che sortiranno da questo convegno.
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INTERVENTO
MAMBELLI
Colgo
l’occasione per ringraziare gli organizzatori che hanno permesso a
questa manifestazione di prendere vita.
Nella
presentazione programmatica si è fatto riferimento ad una mia precedente
partecipazione al convegno tenutosi all’Hotel Enea, in cui il tema
principale verteva, oltre che sulla salvaguardia della Sughereta, sulla
mega-lottizzazione adiacente che prevede l’insediamento di circa 10.000
nuovi abitanti. Quanti comuni in Italia non sognano 10.000 abitanti in più
nel loro complesso territoriale?, ma è necessario spiegare che la realtà
locale di Pomezia è già compromessa in termini di infrastrutture,
degrado ed emarginazione sociale.
Ho
partecipato a quel convegno con piacere ed attenzione, ascoltando tutti
gli interventi che si sono succeduti.
Ebbene,
una cosa la debbo dire, e non senza rammarico: non vi è stata alcuna
presa di posizione seria da parte di quei partiti ambientalisti che,
seppur potenzialmente incisivi nelle scelte politiche, tanto a livello
locale che regionale e nazionale perché maggioranza dei vari governi, non
hanno alzato un dito per mettere almeno in luce, ed approfondire, i tanti
lati oscuri emersi durante il dibattito, sia per quanto riguarda i metodi
adottati, sia per quanto riguarda la lottizzazione stessa. Si è finanche
ricorso al TAR contro il pronunciamento del popolo a favore di un
referendum locale promosso dai socialisti democratici italiani che, pur
non avendo in Consiglio nessun rappresentante, hanno raccolto più di
2.000 firme necessarie alla promozione dello stesso, tuttora pendente al
TAR del Lazio.
Allora
dico che i vari partiti politici, se non vogliono il pullulare di tanti
“Grillo” in giro per il Paese, devono, e dobbiamo tutti noi, pensare
più al bene comune e alla collettività in genere, anziché alle
poltrone, al potere e ai propri interessi, specie per quei partiti a
vocazione ideologica “ambientalista”, come si caratterizzano, almeno a
parole.
E’
necessario affrontare la situazione che si verrà a creare: il territorio
di Pomezia sarà deturpato; un insediamento del genere prevede almeno
l’accensione di 3.000 nuove caldaie, che emetteranno gas nocivi, nonché
l’accensione di altrettanti condizionatori che emetteranno i cloro –
floro - carburi, principali responsabili del buco dell’ozono, i cui
tanti effetti negativi sono ancora sconosciuti.
Allora,
e poi concludo, è senz’altro utile dar vita a queste manifestazioni
partecipative, ma le stesse risultano purtroppo inefficaci e lontano dalla
gente, che ha oramai perso la fiducia visto che alle tante belle parole
che vengono pronunciate non seguono fatti concreti.
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