IL
PRIMATO DEL SAPERE SULL'ECONOMIA E IL
TERRITORIO UMANISTICO COME FONTI DELLA FRATELLANZA CREATIVA.
di
Gennaro
Francione
Nell'affrontare il tema della metamorfosi umanistica del territorio
come genus, devo partire dalla species
e non posso esimermi da un
attacco d'amore e di rabbia verso il modello numero 1: Torre del Greco.
Odio, per quello che Torre è, che nasconde un grande amore per quello che
Torre, utopisticamente, vorrei che fosse.
Devo cominciare il mio j'accuse
con Torre perché io qua sono nato, ho vissuto la mia infanzia ed
adolescenza, dovendo emigrare perché in questa città il territorio è
frantumato, disumanizzato, decoventrizzato da un pragma umanistico che non
c'è, visto che la cooperazione artistico-culturale rasenta
lo zero.
L'attacco a Torre è
doveroso. Qua non si fa nulla o quasi. Sono anni che cerco di portare il
mio teatro dialettale a Torre e non ci riesco. Ho fatto girare 'A
scigna (una tragicommedia sulla droga) in Svizzera ma qua non riesco a
mettere piede. Non ce la faccio proprio. Ho tentato presso compagnie
private, presso le istituzioni: niente!
Ho chiesto un teatro e vogliono solo soldi, mentre in altri posti
come a Roma accettano
compartecipazione ai rischi col 30 % al teatro e 70 % alla compagnia,
tolte le spese del teatro naturalmente.
Ho chiesto al Comune aiuti e ho ricevuto promesse vane.
Mi sono rivolti ad amanti dell'arte e del teatro: niente di niente.
Anche qui come altrove sono favoriti sempre gli stessi: i noti, gli amici
degli amici. "Realtà locali sono predilette"
mi si risponde enigmaticamente, al che ribatto che non è giusta
questa politica del favorire la gente del posto, in linea col
"sano" nepotismo provinciale.
Ma anche se questa linea fosse corretta - mi chiedo -
non sono io realtà locale, drammaturgo di Torre nato nella villa
Comunale?
A queste domande non ci sono risposte pragmatiche, ma solo
chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. E "le chiacchiere" per
dirla con un detto napoletano "fanno 'e perucchie".
Forse le cimici siamo noi. Sono le nostre compagnie dell'Adramelek
Theater (il teatro da me inventato al motto "Se il
popolo non va al teatro, il teatro va al popolo")
troppo oneste e, pertanto, senza soldi, nel senso che non hanno produttori
alle spalle. Noi siamo poveri di pecunia perché non traffichini, ma
sull'inventiva... quella non ce la toglie nessuno. Con la nostra
intelligenza escogitiamo vecchie strategie da società contadina come la
permuta: cerchiamo spazi inutilizzati e proponiamo: "Tu mi dai lo
spazio e la tua organizzazione, io ti do lo spettacolo". Ci sembra
uno scambio onesto, tra poveri; anche perché abbiamo la forza dei
francescani e il ruolo etico dell'antiarte che ci impedisce di ricorrere a
forme di sovvenzione pastettate.
Ho voluto cominciare da questa mia esigenza personale perché le
orazioni sono molto più efficaci quando chi parla è punto sul vivo. Io
non sono venuto qui da Roma solo per fare retorica pura ed elucubrare
parole vane su una città in artificioso amor patrio, ma per aiutare Torre
in uno sforzo di consapevolezza che la porti a recuperare le sue radici
culturali, artistiche, filtrate attraverso la rioccupazione umanistica del
territorio. In questo mi sono alleato immediatamente, in spirito
e materialmente, essendo qui presente con voi in questo convegno,
col GATNOVI(Gruppo Archeologico Torrese col. "Giuseppe Novi")
che - faro di luce
nell'oscurità - agisce concretamente per recuperare al popolo spazi alias
ermeticamente chiusi come ha fatto con il mitico convento degli
Zoccolanti, provocandone l'eccezionale apertura al pubblico della parte
inferiore.
Basta con la vecchia politica materialistica aggiustastrade e
scassaanime in nome del mangiasoldi politicante di turno. Io parlo qui a
nome mio personale e di due movimenti da me fondati, e sono sicuro a nome
anche del GATNOVI.
Il Movimento Utopista-Antiarte 2000, oltre
a una funzione estetica (predica la perenne incompiutezza di
qualunque opera d'arte), ha un progetto antipolitico. Se politica è la
polis della materia, l'antipolitica è la polis dello spirito, della
creatività profonda. Noi vogliamo pulire il territorio dalla politica
marcia, per crearne una estetica che anteponga la salute mentale a quella
fisica, ciò per dare ai nostri giovani droghe che non fanno male come
quella dell'arte, del teatro, della creatività comune per la
realizzazione dello Stato Estetico
contro il fallimentare Stato Etico.
Per secoli abbiamo detto agli uomini come dovevano comportarsi e
hanno fatto tutto il contrario. Ora vogliamo portare avanti un ideale di
Stato Estetico da cui abbiamo maggiore probabilità di far scaturire il
bene. Una delle bellezze da noi predicate è quella del territorio, che va
risanato, ripulito, ristrutturato in forme adeguate alle nuove esigenze
dell'Uomo Utopista per dar il via a un progetto neorinascimentale di Città
Ideale.
L'estetica Antiarte 2000 predicata dai Fratelli del Libero Spirito
Artistico, noi crediamo, è l'unica forma di salvezza per l'uomo nel caos
dei valori e delle tecnologie e degli sballi artificiali del Medioevo
Atomico. Per attuare tanto abbiamo osato progettare di portare gli artisti
al potere, gli unici capace di coniugare disinteressatamente e con
competenza il bello col bene.
L'altra associazione a
nome della quale io parlo è l'Unione Europea dei Giudici Scrittori(EUGIUS),
di cui sono Presidente.
"L'Associazione Europea dei Giudici Scrittori - leggiamo nella
pagina iniziale sul Web - ha lo scopo di associare i giudici-scrittori
d'Europa al fine di diffondere un messaggio universale di giustizia e arte
nel presupposto che ciò che è bello è anche buono e giusto. Ergo si può
contribuire all'unione delle persone, alla crescita dell'umanità e della
solidarietà in nome di una giustizia intesa non come mera punizione ma
come ricerca dei sistemi creativi per rendere l'uomo retto, mediante
l'arte, la cultura, lo spettacolo, l'informazione, la cooperazione
culturale e sociale".
Anche l'EUGIUS si propone, quindi, progetti di agglomerazione
territoriale pacifica e creativa nella convinzione che la giustizia prima
non è quella che noi esercitiamo nelle aule di giustizia(che rappresenta
in qualche modo anche la patologia dei rapporti umani) ma quella che
ognuno di noi contribuisce a creare in prima persona nel mondo in cui
vive, aiutando gli altri per aiutare se stessi.
Non sembri utopia il continuo riferimento all'arte. Ben 120
magistrati-scrittori ha sfornato l'Italia dal dopoguerra in poi!
Quanti avvocati, medici, ingegneri sono scrittori! Basti pensare
a Gadda, a De Crescenzo, al grande drammaturgo Ugo Betti anch'egli
giudice. Basta navigare in rete per vedere quanta gente c'è che scrive,
soprattutto giovani.
Si è detto che gl'italiani sono un popolo di navigatori, di
inventori, di scrittori. Queste sono le loro attività più nobili anche
se è sotto gli occhi di tutti che a Torre del Greco i navigatori hanno
preso - nel bene e nel male -
il primato sulle altre due categorie.
Il nostro progetto specifico per il territorio richiede
l'individuazione di modelli nuovi, estetici, atti a favorire in profondità
in chiave emozionale, culturale ed estetica
la cooperazione umanistica tra le persone e prima di tutto fra i
giovani. Convinti che la creatività sia una peculiarità primaria
dell'uomo, capace di mandarlo in estasi e farlo diventare buono, dobbiamo
inventare strutture spaziali atte a recepire questi progetti di buona
cooperativa volontà estetica.
Proprio perché la creatività è una qualità originaria
dell'essere umano essa va coltivata fin dalla culla.
Si parte dalla famiglia e dalla scuola.
La famiglia va addestrata nel senso che l'estetica è una delle
chiavi dello sviluppo dei propri figli. Estetica intesa non come mera
esteriorità, status symbol, ma
arte del profondo che si concretizza nella creazione in prima persona
delle cose belle, il cui entusiasmo porta naturalmente al bene verso gli
altri.
La scuola va rifatta, scrostata dal burocratismo e dal nozionismo.
Essa non è più meccanica ma pratica, cercando sale e spazi per fare
aggregazione, teatro, ricerche che coinvolgono tutti in prima persona,
insegnando l'educazione civica alla fratellanza che o è sentita o è
utile.
In Germania la scuola si regge annualmente su un progetto unitario
per cui, dato un determinato tema, l'intera classe si muove attorno ad
esso, ogni singolo allievo facendo ricerche specifiche, in classe, in
Internet, sul territorio.
E' questa una scuola moderna, multimediale, capace di muovere le
nozioni sulla base di un interesse reale, creativo, all'argomento
trattato, in un'operatività globale, spazializzata, dove ogni allievo
interviene in prima persona, nel cyberspazio e
nell'ulespazio,
a dare il suo contributo innovativo.
La scuola diventa così fonte di autentiche operazioni educative
territoriali dove gli studenti vengono rilanciati nello
spazio comune, nello zona esterna per portare la scuola fuori da sé,
per liberarla dalle pastoie di una pedagogia spenta, accademica,
monolocalizzata.
Per individuare altre strutture estetiche sul territorio ci siamo
riferiti ad alcuni modelli già esistenti, altri vogliamo crearne di nuovi
nelle forme e nelle funzioni. Abbiamo a mo' di esempio individuato per il
nostro progetto: i teatri, i centri sociali,
le sale multimediali, il Palazzo degli Artisti.
La devianza oggi è molto diffusa tra i giovani, dovuta a mancanza
di valori connessa a penuria di entusiasmo. Il nostro intervento è a
monte per generare quest'estasi della vita sociale in comune, e a valle
per aiutare i ragazzi disagiati. E quando dico disagio, parlo prima di
tutto di droghe, parlo di solitudine prodromica a ogni forma di droga.
Dobbiamo creare centri di creatività tali da eliminare la solitudine
psicofisica dei nostri ragazzi, spesso frutto di vuoto culturale, proprio
grazie ai nostri input estetici.
Nell'opera citata 'A scigna
un padre, Francesco Tramontano, ha grandi
progetti per il figlio, il quale, invece, a sua insaputa, è
drogato e delinquente. Attorno a questo dramma che lentamente si dipana
agiscono personaggi comici, come Don Saverio, il portiere, e
Peppe 'o zuoppo, "'o schiattamuorto", rappresentanti, il
primo col lotto e il secondo
col toto-nero, la vecchia e la nuova Napoli che usa diversi sistemi per
sfidare la comune nemica: la fortuna. O meglio, la sfortuna.
Sfortuna è lo stupefacente, un problema "epidemico" tale
per cui nessun genitore che si rispetti può in tutta coscienza dire:
"Sono sicuro che mio figlio non si droga".
In quell'opera depongo i panni del giudice, la cui funzione è meramente repressiva.
Propongo come esteta una soluzione al problema ed è quella artistica:
attraverso l'arte in sé come capace di purificare gli animi con la
rappresentazione del dramma. Come terapia pratica per spingere i giovani
a fare teatro e vincere così con l'arte le tentazioni chimiche del mondo
moderno.
Quell'opera è stata portata in tournée in Svizzera(paese
all'avanguardia nella somministrazione terapeutica di droga ai
tossicodipendenti) dalla compagnia Nuova Generazione, nella stagione
'96-97 con notevole seguito di critica
e pubblico, toccando città importanti come Basilea, Zurigo,
Ginevra. In quest'ultima città al culmine della settimana di seminari
sulla droga "Sotto l'Alto Patrocinio del Console Generale
d'Italia" nonché
del COM.IT.ES e del C.A.E(Comitato Assistenza Educativa).
L'operazione di stagione teatrale in tour è stata resa possibile
grazie a una rete di spazi teatrali offerti dalle chiese dei nostro
connazionali nella Svizzera Tedesca e Francese. Teatri sempre pieni, con
gente entusiasta a dimostrare il senso di una comunità cristiana fervida con
parroci non alla ricerca del soldo com'è accaduto in Italia, dove
sacerdoti-mercanti sono arrivati a pretendere più degli stessi teatri
laici.
E' questo della Scigna un esempio forte di teatro terapeutico che
può essere assunto a modello
di altre forme più ampie di liberazione dal disagio sociale giovanile,
purché la rappresentazione si svolga però in prima persona e ci siano
spazi economicamente accessibili per farla. Noi vogliamo nella città
di Torre tanti teatri, ai limiti del gratuito, per tanti gruppi
giovanili cosicché nel futuro non ci saranno più spettatori passivi, ma
solo fruitori attivi e in prima persona, chi come autore, chi come
regista, attore, scenografo etc. dell'opera teatrale.
Un altro modello da noi proposto è il centro sociale animato.
Abbiamo una visione negativa dei centri sociali per lo più legati a
visioni di no global violenti, di spaccio, di azioni illecite. Essi sono,
invece, frutto dell'operosità di tanti giovani non adeguatamente aiutati
dalle istituzioni. Là dentro
si svolgono lavori informatici di altissimo livello come quelli di Forte
Prenestino a Roma.
Vanno dicendo i media conservatori che i locali dei centri sociali
puzzano, che là dentro ci si droga, che là si tramano chissà quali atti
rivoluzionari cruenti.
Quanto agli odori ci saranno pure, ma legati al fatto che si tratta
di locali occupati da forze deboli socialmente in quanto giovanili,
astrutturate, economicamente nulle. Meglio quei miasmi che il profumo
coprente dei colletti bianchi dalle mani sporche.
Sul drogarsi non c'è bisogno di andare nei centri sociali per
farlo. Idem per gli atti rivoluzionari, leggenda metropolitana spesso
connessa al fatto "vero" che si tratta di "zone
occupate". Già questo
titolo dà il senso dell'illiceità dello stare in quei locali, che si
ribalta là dove si tratti di spazi colpevolmente lasciati vuoti dalla
pubblica amministrazione. Con queste idee non è un caso che io, in
qualche sentenza, abbia
assolto l'occupante illecito di uno stabile, condannando moralmente
l'inerte istituzione pubblica. Ecco di seguito un modello di sentenza.
MOTIVI
DELLA DECISIONE
Tizia Caia è stata
tratta a giudizio, chiamata a rispondere del reato
di occupazione abusiva di struttura pubblica.
All'esito dell'odierno dibattimento ritiene il Tribunale di dover
adottare la seguente decisione.
Sempronio, responsabile del servizio
immobili Comune di Balzania, ha riferito che fece accertamento
sull'appartamento. All'indirizzo corrisponde una ex scuola materna in
disuso. Con la diminuzione delle nascite le scuole sono state abbandonate.
La prevenuta, priva di lavoro, ha riferito che ha occupato lo
spazio per necessità. Trattavasi di uno stabile abbandonato, pieno di
immondizie. L'ha pulito per occuparlo con tre figli, aspettandone un quarto, insieme al marito venditore ambulante. Ha fatto
domanda "vana"
per avere una casa popolare.
Mevio, direttore ufficio abitativo del Comune di Balzania, ha
riferito che la signora chiese sanatoria per uso abitativo. I
locali della scuola non
sono attualmente utilizzati.
Orbene la prevenuta va mandata assolta perché mancano prove
dell'invasione richiesta dalla norma, ovvero di un'introduzione fatta con
mezzi forzanti e modalità
eclatanti nella proprietà altrui, trattandosi anzi di locale
colpevolmente lasciato derelitto dalla P. A.. E' da assolvere la
prevenuta, ad abundantiam
a fronte di un suo sicuro stato di necessità, essendo madre di
bambini piccoli e necessitando di un ricovero per loro atto a garantirne
la salute, diritto tutelato costituzionalmente(art. 32 della Cost.).
P.Q.M.
visto
l'art. 530 c.p.p.
assolve
Tizia Caia dal reato ascritto perché il fatto non costituisce reato.
IL GIUDICE
Il nostro centro sociale animato, creato in piena regola,
è un centro che occupa legittimamente tutti gli spazi vuoti della
pubblica amministrazione o forniti da mecenati per farvi svolgere dalla
collettività gratuitamente attività sociali, artistico-culturali. Nel
centro sociale Affabulazione di
Ostia si svolgono attività teatrali, corsi di fotografia, recitazione,
cinematografia etc. tutto a bassissimo costo e con grande affluenza di
giovani. Quei locali furono sottratti alla palese incuria del comune,
liberandoli dalla sporcizia dove si annidavano topi, barboni, diseredati e
- là sì - drogati e spacciatori.
Un'ulteriore forma più avanzata dei centri sociali animati sono le
sale multimediali per cui abbiamo tratto esempio dal Melkveg
(La via lattea) ad Amsterdam.
Questa ex latteria è un centro culturale dalle molte facce. Là i
giovani si incontrano e con pochissimi soldi fanno di tutto. Attività
passive e attive: nell'area concerti si esibiscono band di tutti i tipi,
il cinema proietta film d'autore, nel teatro si rappresentano opere
d'avanguardia, nella sala video si proiettano deliri d'ogni sorta. Ci sono
anche librerie, ristorante e
bar, una sala da the dove si può giocare a scacchi, dama, backgammon etc.,
una galleria d'arte e, nel weekend, una discoteca molto frequentata.
In tutte queste strutture urbanistiche nuove la chiave di volta
liberatoria è la partecipazione in prima persona e la multimedialità ad
evitare che i nostri giovani s'istupidiscano a guardare solo film, tv, dvd,
o a ballare o a perdere tempo in chiacchiere inutili e vuote nei bar o sui
ferri della stazione vesuviana.
Un centro sociale animato per antonomasia è il Palazzo degli
Artisti, ideato da Antiarte in collaborazione con Artistika,
un spazio multimediale permanente di
arti libere dove gli tutti
artisti possano realizzare ed esprimere in attività continua la loro arte
in maniera gratuita, affiancando laboratori della creatività dove tutta
la popolazione può accedere per
la ricerca personalizzata della propria fonte di gioia estetica.
Il
Palazzo degli Artisti si pone
non solo come centro di raccolta permanente e multimediale di tutte le
arti, ma come luogo concreto di purificazione sociale, ovvero di recupero
dei devianti (disadattati sociali, drogati, ex detenuti etc.) attraverso
l'arte da far attuare in prima persona
con l'ausilio esterno di maestri esteti, psicologi, operatori
sociali.
Una volta costruite le prime cellule purificatrici saranno poi gli
stessi devianti recuperati a raccontare e ricostruire la loro esperienza
di caduta e di riscatto, ponendo soprattutto le generazioni in disagio
sociale concretamente di fronte ai mali e ai rimedi che la fratellanza e
il vivere onesto tra gli uomini comporta.
Per riprenderci est-eticamente il territorio abbiamo bisogno di un
nuovo senso sociale degli spazi, di cui ci dobbiamo appropriare ricorrendo
a tutte le armi possibili. Le
leggi statali, regionali, provinciali, comunali. Se non ci sono, bisogna
lottare per farne adottare di nuove.
Al riguardo sarà indispensabile fare una mappa del territorio per
individuare spazi criminalmente abbandonati dalle istituzioni e dai
privati.
A Roma il Teatro Indi,
legato al Teatro Argentina, è
uno spazio teatrale ricavato dagli ex-stabilimenti Miralanza in abbandono,
su progetto di De Boni e Colombari. Siamo ancora nel deprecabile modello
ad uso solo degli artisti cosiddetti "forti" e non per la massa
degli esteti; comunque, prendiamo quella struttura come esempio del modo
di recuperare spazi, anche se ne critichiamo la gestione contraria alla
megarotazione globalizzata di tutte le espressioni artistiche.
Noi partiamo dal basso convinti e sicuri di onestamente riuscire
per noi e per tutti quelli come noi a trovare locali idonei, perché
l'unione dei deboli fa anch'essa la forza. Noi
artisti-giuristi puliti, unendoci ai tanti artisti non titolati,
possiamo creare quell'energia comune per sottrarre al non uso gli spazi da
gestire per la creatività e la felicità comune, soprattutto dei nostri
ragazzi.
In itinere dobbiamo con
la nostra forza sociale coinvolgere i privati, i nuovi mecenati mossi da
spirito neorinascimentale, e
quei cristiani che, andando o meno a
chiesa la domenica, sentono la fratellanza e la gioia del fare il
bello per generare il bene. Per tutti gli altri, dobbiamo convincerli che
la fratellanza conviene. Date e vi sarà dato.
Torre, mia amata, io aspetto ancora che tu sciolga il tuo debito.
Io sono solo il simbolo. Se lo sciogli con me, lo sciogli con tutti noi
artisti, con tutti gli uomini operosi di questo paese, costretti a migrare
per la tua ingenerosità, la tua pigrizia, la tua chiacchiera
inconcludente, la tua ignavia di Torre Ottava che non crolla perché è già
crollata.
E per mostrarti, malgrado l'attacco, tutto il bene che ti voglio,
chiuderò con la descrizione di un tuo mirabile territorio dal mio romanzo
CALABUSCIA.
E' mio padre che parla, che mi racconta la sua storia di guerra
inutile. Sono io che parlo, fusomi esteticamente ed emozionalmente al mio
papà, Vincenzo.
Il tempo vola e la Signora già mi sfiora la mano mentre passeggio,
pagato il mio pedaggio di schiavo, in un giardino di una città qualunque.
Ancor'oggi quando la natura è più tranquilla, e il mare è
placido come l'olio laggiù sotto la Scarpetta, quando tutto sembra in
pace attorno a questo Vesuvio che mi pende sulla testa, ripenso talora a
quegli eventi di guerra e non posso fare a meno di meditare che tutta
questa vita, fuori e dentro, sopra e sotto, è formata da sbarre
invisibili che sempre ci sono, ma solo talora si rivelano, enormi,
possenti, indistruttibili.
Sì dietro l'invisibile di un tramonto sempre si nasconde
l'angoscia di una Gigantesca Calaboose. E' la Vita Stessa, che si oscura
nella gattabuia dell'esistenza infame dove lottano una cruenta battaglia
per sopravvivere,senza esclusione di colpi,i vivi e i morti. Così fu, è
e sarà, per sempre.
La tristezza a questi pensieri mi scende addosso. Ma poi le note
suadenti del flicorno, suonate da un bambino nel silenzio di una notte, si
levano nell'aria e dall'amarezza mi ridesto. Salgo sul mio vecchio
aquilone con stecche di canna e coda ad anelli in carta colorata, e così
librato sulle ali, come un savio Icaro, affondo nel suono della galassia.
Là oltre le invisibili sbarre.
ADRAMELEK
THEATER: Il TEATRO MAGICO
E UROBORICO DI GENNARO
FRANCIONE: http://www.antiarte.it/adramelekteatro
Vedi
G. Francione, Transavanguardia
del Medioevo Atomico, sulla rivista Dismisura(Anno
XXV, n° 115-117 gennaio
1997), p. 108. Il movimento è citato in un'intervista al
webmaster Andrej Adramelek in Cyberunderground di Luther Blisset, Ed. Simone, Napoli giugno 2001,
pp. 52-58, 79. In rete: http://www.antiarte.it.
Vedi
G. Francione, Il tocco e la
penna(Sui giudici scrittori), in corso di stampa. In rete (EUGIUS,
http://www.antiarte.it/eugius
Termine
di neoconio dello scrivente a
indicare lo spazio contrapposto al web, lo spazio materiale(dal greco ulè,
materia).
Gli
spettacoli si sono svolti in collaborazione
con l'AGSI(Ass. Genitori Scuola Italiana) e A.R.P.(Associazione
Regionale Pugliesi).
Nella
canzone Don Raffaè (testo
di M. Bubola e F. De André, musica di M. Pagani, cantata da De André
& Murolo) leggiamo: "A proposito, tengo nu frate/ che da
quindici anni sta disoccupato/ chillo ha fatto cinquanta
concorsi/novanta domande e duecento ricorsi/voi che date conforto e
lavoro, / Eminenza, vi bacio e v'imploro/ chillo dorme cu mamma e cu
mme/ che crema d'Arabia chè cchistu ccafè".
Melkweg, Lijnbaansgracht 234a (Amst.) 020-6241777.
ARTISTI-KA:
CENTRO SOLIDALE PERMANENTE DI ARTI LIBERE: http://www.antiarte.it/artisti-ka
Per
questo vedi G. Francione, Utopia
del sistema penale entropico, Progresso Giuridico, in fase di
stampa.
La
fuga dopo l'armistizio lungo tutto la penisola di due napoletani,
padre e figlio, alla ricerca di una salvezza che si rivela una mera chimera. La vita è un'eterna Calabuscia,
una gabbia) - Aetas Internazionale - Roma, ottobre 1994. Al libro,
scritto col sistema ipertestuale Arianna,
sono state aggiunte nel marzo 1996 schede di supporto per la
diffusione nelle scuole medie inferiori
e superiori. Adottato come libro di testo nell'Istituto Platone
di Casalpalocco, dove l'autore ha tenuto conferenze per spiegare il
nuovo romanzo storico del 2000("Da Manzoni al computer").