Non identificati
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In questo gruppo ricomprendiamo cadaveri non identificati.

Certo può sembrare strano che la scomparsa di un parente, un amico, non portasse ad associazioni mentali con la tragedia.

 Ma prima di tutto la notizia non ebbe certo vasta diffusione.

 C'è poi da considerare che in tempo di guerra i dispersi erano molto frequenti.

Già oggi in tempi civili abbiamo visto grazie  a trasmissioni come "Chi l'ha visto" quante persone scompaiono nel nulla. Figuriamoci in tempi di guerra, anche se per la verità la tragedia di Balvano si verificò quando ormai da qualche mese la guerra era passata sulla testa delle popolazioni del sud. Si combatteva ancora la centro e nord Italia.

Quanto al numero dei non identificati  dovrebbero aggirarsi sul 

                                           MASCHI
C'è "un ragazzo dall'apparente età di anni 15, con pantaloni neri, probabilmente figlio  di ferroviere. Rinvenuta la somma 
di L. 570".
Giovane con un cappotto e un impermeabile.
Ragazzo con due giacche.
Un biglietto di banca estera viene trovato addosso ad uno sconosciuto, in possesso, inoltre, di "L. 1722".                                          
Un "uomo dall'apparente età di anni 40 indossa giacca grigia e pantaloni alla sportiva color grigio righettato con soprabito marrone a squame di pesce, scarpe al cromo militare".
Un "uomo dall'apparente età di anni 16, con biglietto ferroviario recapito Scafati. Ha indosso fotografia non somigliante allo stesso".
Un "uomo età apparente anni 30, vestito cappotto militare. Portafoglio contenente figurine religiose".
   "Sesso maschile, sconosciuto. Età apparente anni 40 circa, mano destra paralizzata, sciarpa nera al collo. Oggetti rinvenuti N. N.".                      
"Sesso maschile, sconosciuto. Età apparente anni 25 circa. Veste cappotto militare g. v., un secondo cappotto americano, sciarpa bianca di lana al collo, scarpe militari pantalone grigio scuro.
Oggetti rinvenuti lire 600.00".
"Sesso maschile, sconosciuto. Età apparente anni 35 circa, capelli neri, labbro inferiore grosso, camicia kaki con maglione verdognolo di lana, pantalone di tela kaki giubba panno g.v. Oggetti rinvenuti lire 6191".
L'uomo inserito subito dopo porta indosso solo "un guanto pelle, pettine". 
      Il penultimo dell'elenco un uomo di "età apparente anni 35 circa, veste giubba marinara, capelli castani. Oggetti rinvenuti lettere indirizzate a varie persone un rosario ed una piccola chiave".                     

Quelle lettere potevano permettere l'identificazione che naturalmente non è stata fatta.

 

                                                 FEMMINE
Una "donna vestita abito maschile color blu, anni 30 circa, capelli castani".

L'abito maschile indossato da una donna non era certo per moda ma per miseria a quel tempo, non avendo la poveretta altro da indossare.

In quel tempo, d'altro canto molte donne lavoravano perché i loro uomini erano al fronte o dispersi e antropologicamente li sostituivano nelle fatiche ripetendone l'abbigliamento.

Quanto alle donne dell'8017  non bisogna dimenticare che si viaggiava su un treno merci con carri chiusi o scoperti ma sempre ghiacciati visto che si era in una notte d'inizio marzo.

I pantaloni rappresentavano, infine, un modo per nascondere le grazie femminili visto che c'erano molte donne che viaggiavano da sole. Una funzione analoga al burka, la veste che copre interamente il volto e il corpo delle donne islamiche.

  

    La donna in pantaloni: un´antica necessità ma anche una sfida. Il cammino non è stato facile. Dagli Stati Uniti arriva un libro, Women in pants", che racconta attraverso oltre 500 fotografie vintage l´evoluzione e la rivoluzione di un indumento carico di simbologie e di valenze. 

  Un capo di vestiario che - molto prima di diventare un passaporto per la parità fra i sessi e per l´emancipazione, una divisa casual e no - è stato indossato in modo furtivo eppure tenace da legioni di donne, spesso come abito da lavoro. Il libro di Catherine Smith e Cynthia Creig spazia fra il 1850 e il 1920 circa. Ecco Calamity Jane, ecco Josephine Baker, ma ecco soprattutto decine e decine di anonime contadine, minatrici, operaie, carpentiere, mandriane o cowgirls, autiste di tram, pescatrici, infermiere. Ma anche giocatrici di baseball e di croquet, sciatrici, cicliste, cavallerizze, trasvolatrici. C´è sudore, c´è fatica ed orgoglio in queste immagini.

da http://www.ecologiasociale.org/pg/dum_fem_pantaloni.html


E' seguita da una "donna età 60 anni circa, vestito nero, capelli bianchi, ha indosso un medaglione di che non rassomiglia ad essa. L. 143,10".

Non è il primo caso di effige non corrispondente ai tratti somatici della persona.

"Sesso femminile, sconosciuta. Età apparente anni 15 circa, veste
sottana e giacca blue  con sciarpa strisciata rosso nero al collo, capelli castani, statura normale. Oggetti rinvenuti una penna stilografica".

Un'alfabeta o la penna era solo per scambiarla con un salame?

 

Una donna ha "capelli biondi naturali, statura bassa, giubbotto di pelliccia color cenere, denti incisivi in oro". Le trovano addosso "Lire 4367.00".

 

Una "donna apparente età di anni 40 indossa veste e giacca colo nero e cappotto color caffè. Ssegni particolari: denti d'oro alla mandibola superiore lato destro ed un paio di orecchini di metallo che sono stati repertati".
Una sconosciuta possiede "una tessera P.N.F. a nome Avallone Pietro di Giovanni" e "L. 754,60 con portafogli e documenti vari".

Avallone Pietro poteva forse dare ragguagli sull'identità della donna.

 

                      

                         

             

[foto tratta da Giulio Frisoli, IL DISASTRO DELL'8017, pubblicato in "L'Europeo", 11 marzo 1956, pagine 12-15; 18 marzo 1956, pagine 52-55; 25 marzo 1956, pagine 37-41]

rip. su http://treno8017.trenidicarta.it/