2)RASHOMON NEL PROCESSO
PER STUPRO DI ARTEMISIA GENTILESCHI
Commedia tragica in 10 atti
Il processo per lo
stupro di Artemisia Gentileschi celebrato nel 16120 fu uno dei primi
eclatanti nella storia d’Italia. Secondo la denunzia di Orazio
Gentileschi il suo collaboratore pittore ponzanese Agostino Tassi
avrebbe stuprato la figlia diciannovenne Artemisia anch’essa pittrice.
La storiografia ufficiale dà per scontato che violenza carnale vi fu
anche per la sentenza di condanna dei giudici dell’epoca.
La nostra opera prospetta
la possibilità che il tutto fu effetto di una montatura di Orazio cui
aderì la figlia la quale, dopo il presunto stupro innescò una relazione
annuale col suo insegnante di prospettiva. Un indizio fondamentale in
tal senso oltre al contrapporsi massiccio di testimonianze pro e contro
è la stessa sentenza assai blanda che condannò Tassi a un esilio mai
eseguito.
Una storia antica ma assai
moderna dove una giustizia suffragettista si fonda per sentenze di
condanna su una dogmatica veridicità degli asserti della donna, in
maniera antiquata definita ancora “sesso debole”.
Ancora oggi una serie di
condanne si fondano sulle meri dichiarazioni della donna che si afferma
stuprata, in base a un criterio fallace di attendibilità senza prove.
Molte sono invece le sentenze che assolvono il presunto stupratore con
denunzianti che mentono.
“Credere a un teste è
pura superstizione” (Carnelutti). Se il teste è anche la presunta
vittima senza riscontri di quanto afferma è da neoinquisizione. Chiunque
potrà andare dal giudice e, per interesse economico, vendetta, follia
etc. riuscirà a far condannare un tizio ad anni di galera-carcerazione
preventiva e definitva sulla parola.
Infine l’opera rivela
come dietro al processo dichiarativo senza prove cruciali sempre si
nasconde un Rashomon, ovvero un inferno di molteplici verità tutte
possibili, tutte inoppugnabili in sé, tutte sacralmente giuste.
ATTI 10
ATTORI 34
MASCHI 23
FEMMINE 11