Grande attore comico di Torre del
GrecoCiccio
Raimondo è nato a Torre del Greco.
E' impiegato al comune di Torre da diversi anni. Ha una tradizione
letteraria alle spalle a prescindere dall'opera storico-narrativa del
padre Raffaele,dove Egli ha dato pure il suo contributo. Ricordiamo la
dilogia "Itinerari torresi" e Fatti e uomini...".
Sempre presente su tutte le Testate di Torre.
Solo apparentemente polemico e trasgressivo è un uomo che detiene,
invece, una profonda umanità e trasparenza interiore ed una sostenuta
cristianità. Studioso di Spinoza ne coglie e ne sottolinea gli aspetti
più significativi. Amore e non passione, cioè equilibrio e non
infermità, forza e non fragilità.
La poesia di Ciccio Raimondo ha forza nella voce caustica del
"trasgressivo a tutti i costi", in una dimensione e un parallelo, come
dire, pre-evolutivo; un messaggio, perciò, anche candido, quasi una
religiosità nella fisiologia erotica, che rasenta talvolta una sorta di
venerazione deistico-verginale della donna, un eterno femminino comunque
emendato nei suoi canoni classici, una sublimazione del fisiologico, ma
devastato immediatamente o contemporaneamente, spesso per ingerenze
dalla stessa donna, o della donna rivale nel ruolo di suocera, per
subito rimanerne ammaliati, per poi odiare, amare ed odiare ancora.
Una voce, in questi versi, che ha la pregnanza dell'autentico e la
spontanea icasticità dello scatto linguistico se pur costruito sul
vernacolo partenopeo ortodosso, speculare e modellato, però, sull'idioma
torrese che, pur non graficamente presente, verrà comunque colto dai
corallini, che ne sentiranno la musicalità, il ritmo.
Il vivianesco, il russiano, fino al digiacomiano soccombono, però, come
parametri soliti, non già per l'originalità dell'autobiografismo
evidente, ma per la profonda e complessa tematica psicosessuale di
stampo partenopeo tipica degli anni 60, che il Raimondo sembra solo
sfiorare, con tocchi ironici lazzi e frizzi, come a voler celare e
difendere il lettore alleggerendo questa problematica che comunque si
evince. Esorcizzare con la nostra capacità di sdrammatizzare, noi,
vesuviani, che se dobbiamo dire: "Mi fai piangere" diciamo "Mi fai
ridere sotto gli occhi".
Uno spaccato dei sentimenti, dei pregiudizi, dei timori, degli egoismi e
degli egotismi, fuori etica, fino ad un mercanteggiamento della materia
corpo come fonte di benessere, come investimento di potere e di
successo, come strumento di plagio e di sopraffazione, come arma di
tattiche meschine; comunque la violenza psicologica dell'uomo contro
l'uomo. Ciò evidenziato in un contesto geografico con un reddito
(sperequato) superiore alla media nazionale.
E sono certo che persino all'autore, infondo, possa sorgere il dubbio di
quali siano le vittime e quali i carnefici, se ci sono, o se sono da
ritenere tali, vista questa penosa instabilità epocale, tra screzi,
ripicche, tradimenti, immaturità, e folleggiamenti delineati nei
personaggi descritti.
Segue una breve raccolta di poesie dove eccelle il contenuto sulla forma
che, volutamente, ha stesura libera senza metrica, rime o sofisticherie
di maniera. Quasi una prosa detta, una stenografia di un discorso unico
ma frammentato. E' un Ciccio desueto, lontano dalla sua storiografia
riallacciata a quella paterna, distante ma ricucibile all'inimitabile e
letterariamente ben messo "La prima volta di Enzuccio" che potete
leggere in questa sezione. Più che un fatto d'arte l'autore ha inteso
qui comunicare, lanciare un messaggio sociale, ampio, ad estuario:
protesta, dubbio, domanda, risposta, grido, rabbia, gioia, rammarico,
dolore ed in alcuni passi: preghiera. Un valido ed attuale messaggio di
interrogativo esistenziale. Tuttavia pur non giocando col vago e con
l'ambiguo non si libera nello sventramento della confessione.
Luigi Mari
http://www.torreomnia.com/personaggi/personaggi_forum/raimondo/raimondo.htm
Qui sotto nei panni di Pulcinella e della
statua