http://www.mediazone.info/site/it-IT/TEMI/Temi/gilberto.html
L’industria culturale con i suoi modelli di business analogico
sa di medioevo. La cultura digitale è il futuro. Opporsi è inutile
Il ministro-hacker
E' piuttosto difficile trovare un ministro che sostiene la libertà di
cultura contro gli interessi delle multinazionali. Suona impossibile se il
ministro in questione governa un paese che è la decima democrazia del
mondo e la nona economia globale. Ma se il ministro è un artista e uomo
di cultura, le cose possono essere più facili del previsto. E così è
successo con Gilberto Gil. Gil, cantante, esponente del tropicalismo e
ministro brasiliano della Cultura è stato invitato a Venezia dal senatore
verde Fiorello Cortiana per incontrare esponenti della cultura e del
governo italiano nei giorni del vernissage della 51ma Biennale d'arte. Ha
tenuto una conferenza sul tema delle libertà digitali. Durante la sua
permamenza è stato possibile ascoltare da lui parole che Buttiglione mai
penserebbe di pronunciare e di fare diventare un'intervista le discussioni
avute pranzando sull'opera Intermediterraneo di Michelangelo
Pistoletto.
Gilberto Gil, da quando hai distribuito gratuitamente in rete i
tuoi concerti sei stato acclamato paladino della cultura digitale. E la
domanda è perché lo fai.
Perché il digitale riguarda la battaglia più importante che si
combatte oggi in ogni campo, della tecnologia, dell'economia e della vita
culturale e politica ed ha a che fare con un'altra grande battaglia,
quella per la diversità culturale.
Spiegati meglio
La cultura digitale è frutto di un'attitudine che ha le sue
origni negli anni ‘60, è un movimento che si batte per diffondere
l'etica hacker, di quegli hacker che condividono informazione e conoscenza
in un processo collaborativo di costruzione di una nuova cittadinanza. Gli
hacker per me non sono certo i pirati di cui parlano i giornali, ma quelli
che hanno fatto internet, quelli che scrivono software libero, che creano
e innovano le conoscenze con un'atteggiamento altruista senza aspettarsi
per forza una contropartita economica. In questo senso anch'io sono un
hacker e perciò mi interessa questa cultura. E mi sento ispirato
dall'etica hacker anche quando mi confronto con le complesse questioni del
mondo d'oggi, coi suoi paradossi e le sue opportunità.
Come succedere che un ministro cantante parla di software
libero?
Sono un utilizzatore e un difensore entusiasta del free software
e in generale di tutti gli strumenti che possono democratizzare l'accesso
all'informazione nella direzione dello scambio e della condivisione.
Quando parliamo di software libero non stiamo parlando di un semplice
oggetto ma della libera manifestazione del pensiero, dell'espressione e
della creatività artistica.
Qualcuno è preoccupato che le grandi aziende ci lucrino sopra.
Anche se le grandi corporation credono di poter risparmiare o
fare soldi con Gnu/linux una cosa mi è chiara: la battaglia per il free
software e la free internet, l'accesso libero alle connessioni sarà
sempre un passo avanti ai loro interessi.Internet è un territorio che
protegge e favorisce la creatività e la comunione fra le persone ed oggi
è il migliore antidoto alla mercificazione della cultura. E sta pian
piano modificando la stessa idea di civiltà che ci è stata tramandata.La
cosa più importante è che si tratta di un processo che non è originato
da governi o imprese ma nasce all'interno della società in maniera
decentrata come risultato del lavoro di molti gruppi che pur avendo
strategie e background differenti fanno le cose insieme. E lo fanno con
l'obiettivo di abilitare sempre più persone ad essere autonome e a
sviluppare il loro potenziale vitale nella produzione e creazione di cose
utile per il mondo
Sembra piuttosto romantico come approccio.
Mica è colpa mia! Questa nuova cultura propone e realizza
cambiamenti strutturali, non solo nei contenuti, ma nella forma in cui
percepiamo e modelliamo il mondo. Ad esempio cambia completamente
l'approccio al lavoro, ma anche il modo in cui amiamo, ci scambiamo le
cose e governiamo.
Ecco, parliamo di governo.
Il governo brasiliano ha già accumulato una vasta esperienza nel
campo del free software, dell'inclusione digitale e nella costruzione di
territori autonomi di creazione e produzione. Sono addirittura i singoli
stati e le singole municipalità che fanno della cultura digitale una
questione politica strategica.
E il Ministero della cultura che ruolo ha in tutto questo?
Come ministro penso che è importante perché il Brasile si deve
preparare concretamente alle sfide del futuro e diventare un “campus
digitale” un luogo dove il free software, il riuso e il riciclo dei
computer, la banda larga e il wi-fi siano una cosa concreta per favorire
la distribuzione di contenuti digitali.
E non ti preoccupa la pirateria digitale?
Beh, la digitalizzazione delle reti e dei contenuti è diventata
un tema esplosivo per la questione della proprietà intellettuale. Ma è
affrontata molto male.Tu sai che la dichiarazione universale dei Diritti
Umani all'articolo 27 dice che ognuno ha diritto di accedere alle
conoscenze attraverso la cultura, le arti e la scienza e che ogni autore
ha il diritto morale e materiale che deriva dalle sue creazioni. Questo
articolo lo ritrovi in ogni costituzione. Ma che le sue due parti entrino
in contraddizione con le nuove modalità di distribuzione digitale delle
opere intellettuali è evidente.
Nessuno può contestare il fatto che la distribuzione digitale sia un
eccezionale strumento di democratizzazione nell'accesso alla cultura: con
un clik puoi avere quasi tutto: musica, film libri; subito e senza alcun
costo. Al contrario la distribuzione analogica sa di medioevo. Non è solo
antiquata, ma costosa. E inquina pure! Pensa quanto è ridicolo fare un
disco, stamparlo in centinaia di migliaia di copie, metterlo in magazzino,
caricarlo su camion e navi e poi, dopo parecchi altri passaggi, portarlo
nei negozi. Ecco, tutto questo con Internet non è necessario. Sono finiti
i giorni del “fuori catalogo” o del “fuori stampa”. Nell'era
digitale, le specie culturali in via d'estinzione possono sopravvivere,
essere stimolate e rese fruibili in rete. Le trovi a pochi click dal tuo
prossimo digitale. Eppure le leggi di quasi tutti i paesi dicono che non
puoi farlo. Dicono che non puoi garantire il libero e democratico accesso
alla cultura. Una situazione paradossale che priva le persone del diritto
di accedere ai beni che direttamente o indirettamente hanno contribuito a
produrre. Non si tratta forse di leggi sbagliate?
Le major, la Riaa e la Mpaa, anche il governo italiano non la
pensano così
Il problema è che le imprese rimangono attaccate al business
analogico per accaparrarsi gli immensi profitti che le vecchie modalità
di distribuzione gli garantiscono. E non sono capaci di inventare nuovi
modi di guadagnare. E' il problema del middleman (la disintermediazione,
ndr). Perciò chiedono restrizioni di carattere reazionario, costose e
inutili. I teenager le infrangeranno. E prima o poi tutti i governi
dovranno confrontarsi con la consapevolezza dei loro cittadini che quelle
leggi sono inadeguate. Per questo noi sosteniamo il progetto Creative
Commons, che è un modo semplice e creativo di stabilire nuovi modelli di
licenza per i diritti d'autore con l'obiettivo di rendere flessibile il
rigido copyright di “tutti i diritti riservati”. E per questo come
ministro della cultura intendo portare queste tematiche all'attenzione
della società e dei governi nazionali e internazionali. Quello che accade
nel cyberspace è affare di tutti, in Internet i confini non hanno senso e
tutte le regolamentazione fanno il loro tempo. Oggi con la convergenza
digitale e la diffusione della tecnologia le stesse istituzioni che se ne
occupano devono ripensarsi, come la Wipo (l'Organizzazione per la proprietà
intellettuale), come l'Undp (Agenzia Onu per lo sviluppo), e lo stesso
vale per le conferenze tematiche come il Wsis (Il Summit mondiale per la
società dell'informazione).
Si potrebbe dire che sono belle parole e basta.
Ma noi pratichiamo quello che dico. Abbiamo lanciato il progetto
dei Pontos de Cultura su tutto il territorio brasiliano. Forniamo alle Ong
che ne fanno richiesta 1500 euro al mese per due anni, una connessione
digitale e un kit multimediale, senza dirgli cosa farci. Chi riceve i
finanziamenti li usa come crede, secondo la propria creatività, per
sviluppare il proprio immaginario e seguire i propri gusti. Il fascino
della libera creazione è un'esperienza coinvolgente e affascinante, a
livello intellettuale ed emotivo. Se sei capace di sviluppare la tua
creatività diventi capace di apprezzare anche quella degli altri. E' da
lì che bisogna partire per cambiare le cose.