Ministro Hacker
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http://www.mediazone.info/site/it-IT/TEMI/Temi/gilberto.html
L’industria culturale con i suoi modelli di business analogico sa di medioevo. La cultura digitale è il futuro. Opporsi è inutile

Il ministro-hacker

di Arturo Di Corinto
23/06/2005

E' piuttosto difficile trovare un ministro che sostiene la libertà di cultura contro gli interessi delle multinazionali. Suona impossibile se il ministro in questione governa un paese che è la decima democrazia del mondo e la nona economia globale. Ma se il ministro è un artista e uomo di cultura, le cose possono essere più facili del previsto. E così è successo con Gilberto Gil. Gil, cantante, esponente del tropicalismo e ministro brasiliano della Cultura è stato invitato a Venezia dal senatore verde Fiorello Cortiana per incontrare esponenti della cultura e del governo italiano nei giorni del vernissage della 51ma Biennale d'arte. Ha tenuto una conferenza sul tema delle libertà digitali. Durante la sua permamenza è stato possibile ascoltare da lui parole che Buttiglione mai penserebbe di pronunciare e di fare diventare un'intervista le discussioni avute pranzando sull'opera Intermediterraneo di Michelangelo Pistoletto.

Gilberto Gil, da quando hai distribuito gratuitamente in rete i tuoi concerti sei stato acclamato paladino della cultura digitale. E la domanda è perché lo fai.
Perché il digitale riguarda la battaglia più importante che si combatte oggi in ogni campo, della tecnologia, dell'economia e della vita culturale e politica ed ha a che fare con un'altra grande battaglia, quella per la diversità culturale.

Spiegati meglio
La cultura digitale è frutto di un'attitudine che ha le sue origni negli anni ‘60, è un movimento che si batte per diffondere l'etica hacker, di quegli hacker che condividono informazione e conoscenza in un processo collaborativo di costruzione di una nuova cittadinanza. Gli hacker per me non sono certo i pirati di cui parlano i giornali, ma quelli che hanno fatto internet, quelli che scrivono software libero, che creano e innovano le conoscenze con un'atteggiamento altruista senza aspettarsi per forza una contropartita economica. In questo senso anch'io sono un hacker e perciò mi interessa questa cultura. E mi sento ispirato dall'etica hacker anche quando mi confronto con le complesse questioni del mondo d'oggi, coi suoi paradossi e le sue opportunità.

Come succedere che un ministro cantante parla di software libero?
Sono un utilizzatore e un difensore entusiasta del free software e in generale di tutti gli strumenti che possono democratizzare l'accesso all'informazione nella direzione dello scambio e della condivisione. Quando parliamo di software libero non stiamo parlando di un semplice oggetto ma della libera manifestazione del pensiero, dell'espressione e della creatività artistica.

Qualcuno è preoccupato che le grandi aziende ci lucrino sopra.
Anche se le grandi corporation credono di poter risparmiare o fare soldi con Gnu/linux una cosa mi è chiara: la battaglia per il free software e la free internet, l'accesso libero alle connessioni sarà sempre un passo avanti ai loro interessi.Internet è un territorio che protegge e favorisce la creatività e la comunione fra le persone ed oggi è il migliore antidoto alla mercificazione della cultura. E sta pian piano modificando la stessa idea di civiltà che ci è stata tramandata.La cosa più importante è che si tratta di un processo che non è originato da governi o imprese ma nasce all'interno della società in maniera decentrata come risultato del lavoro di molti gruppi che pur avendo strategie e background differenti fanno le cose insieme. E lo fanno con l'obiettivo di abilitare sempre più persone ad essere autonome e a sviluppare il loro potenziale vitale nella produzione e creazione di cose utile per il mondo

Sembra piuttosto romantico come approccio.
Mica è colpa mia! Questa nuova cultura propone e realizza cambiamenti strutturali, non solo nei contenuti, ma nella forma in cui percepiamo e modelliamo il mondo. Ad esempio cambia completamente l'approccio al lavoro, ma anche il modo in cui amiamo, ci scambiamo le cose e governiamo.

Ecco, parliamo di governo.
Il governo brasiliano ha già accumulato una vasta esperienza nel campo del free software, dell'inclusione digitale e nella costruzione di territori autonomi di creazione e produzione. Sono addirittura i singoli stati e le singole municipalità che fanno della cultura digitale una questione politica strategica.

E il Ministero della cultura che ruolo ha in tutto questo?
Come ministro penso che è importante perché il Brasile si deve preparare concretamente alle sfide del futuro e diventare un “campus digitale” un luogo dove il free software, il riuso e il riciclo dei computer, la banda larga e il wi-fi siano una cosa concreta per favorire la distribuzione di contenuti digitali.

E non ti preoccupa la pirateria digitale?
Beh, la digitalizzazione delle reti e dei contenuti è diventata un tema esplosivo per la questione della proprietà intellettuale. Ma è affrontata molto male.Tu sai che la dichiarazione universale dei Diritti Umani all'articolo 27 dice che ognuno ha diritto di accedere alle conoscenze attraverso la cultura, le arti e la scienza e che ogni autore ha il diritto morale e materiale che deriva dalle sue creazioni. Questo articolo lo ritrovi in ogni costituzione. Ma che le sue due parti entrino in contraddizione con le nuove modalità di distribuzione digitale delle opere intellettuali è evidente.
Nessuno può contestare il fatto che la distribuzione digitale sia un eccezionale strumento di democratizzazione nell'accesso alla cultura: con un clik puoi avere quasi tutto: musica, film libri; subito e senza alcun costo. Al contrario la distribuzione analogica sa di medioevo. Non è solo antiquata, ma costosa. E inquina pure! Pensa quanto è ridicolo fare un disco, stamparlo in centinaia di migliaia di copie, metterlo in magazzino, caricarlo su camion e navi e poi, dopo parecchi altri passaggi, portarlo nei negozi. Ecco, tutto questo con Internet non è necessario. Sono finiti i giorni del “fuori catalogo” o del “fuori stampa”. Nell'era digitale, le specie culturali in via d'estinzione possono sopravvivere, essere stimolate e rese fruibili in rete. Le trovi a pochi click dal tuo prossimo digitale. Eppure le leggi di quasi tutti i paesi dicono che non puoi farlo. Dicono che non puoi garantire il libero e democratico accesso alla cultura. Una situazione paradossale che priva le persone del diritto di accedere ai beni che direttamente o indirettamente hanno contribuito a produrre. Non si tratta forse di leggi sbagliate?

Le major, la Riaa e la Mpaa, anche il governo italiano non la pensano così
Il problema è che le imprese rimangono attaccate al business analogico per accaparrarsi gli immensi profitti che le vecchie modalità di distribuzione gli garantiscono. E non sono capaci di inventare nuovi modi di guadagnare. E' il problema del middleman (la disintermediazione, ndr). Perciò chiedono restrizioni di carattere reazionario, costose e inutili. I teenager le infrangeranno. E prima o poi tutti i governi dovranno confrontarsi con la consapevolezza dei loro cittadini che quelle leggi sono inadeguate. Per questo noi sosteniamo il progetto Creative Commons, che è un modo semplice e creativo di stabilire nuovi modelli di licenza per i diritti d'autore con l'obiettivo di rendere flessibile il rigido copyright di “tutti i diritti riservati”. E per questo come ministro della cultura intendo portare queste tematiche all'attenzione della società e dei governi nazionali e internazionali. Quello che accade nel cyberspace è affare di tutti, in Internet i confini non hanno senso e tutte le regolamentazione fanno il loro tempo. Oggi con la convergenza digitale e la diffusione della tecnologia le stesse istituzioni che se ne occupano devono ripensarsi, come la Wipo (l'Organizzazione per la proprietà intellettuale), come l'Undp (Agenzia Onu per lo sviluppo), e lo stesso vale per le conferenze tematiche come il Wsis (Il Summit mondiale per la società dell'informazione).

Si potrebbe dire che sono belle parole e basta.
Ma noi pratichiamo quello che dico. Abbiamo lanciato il progetto dei Pontos de Cultura su tutto il territorio brasiliano. Forniamo alle Ong che ne fanno richiesta 1500 euro al mese per due anni, una connessione digitale e un kit multimediale, senza dirgli cosa farci. Chi riceve i finanziamenti li usa come crede, secondo la propria creatività, per sviluppare il proprio immaginario e seguire i propri gusti. Il fascino della libera creazione è un'esperienza coinvolgente e affascinante, a livello intellettuale ed emotivo. Se sei capace di sviluppare la tua creatività diventi capace di apprezzare anche quella degli altri. E' da lì che bisogna partire per cambiare le cose.