SUL TRIBUNALE INTERNAZIONALE
DEI DEBOLI
di Severino Proietti
Il Giudice Gennaro Francione e Josè Pantieri il 25 Agosto 2000
hanno dato vita al Tribunale Internazionale
dei Deboli a
integrazione del Tribunale Permanente dei Popoli eredità di
Bertrand Russell e di Lelio Basso. L’iniziativa è nell’ambito della Rivoluzione
Estetica perseguita dall’Associazione Europea Giudici Scrittori (Eugius)
con un messaggio di giustizia e di arte nel presupposto che ciò che è
bello è anche buono e
giusto”,“per rendere l’uomo retto mediante l’arte,la cultura,lo
spettacolo, l’informazione,la cooperazione culturale e sociale”.Prima
di tutto occorre perseguire i presupposti per la tutela non solo dei
popoli ma anche delle categorie e degli individui più deboli, come i
minori, oppressi dai prepotenti,dagli sfruttatori,dal sistema giudiziario
penitenziale e dalle guerre.La pace deve stabilirsi
non sull’egemonia ma sull’interdipendenza.
Il Tribunale opera tramite Internet con l’emettere
verdetti”urlati”nel cybespazio dal sito
http://Movimento utopistico studiocelentano.it secondo una
filosofia che si rifà alla terza fase-quella dell’amore-della visione
utopistica di Gioacchino da Fiore su cui era innestato
anche Francesco d’Assisi, e al trinomio “libertà,
uguaglianza,fraternità”della Rivoluzione Francese.
Per tutelare i deboli
bisogna prima di tutto condannare ed eliminare la guerra,crimine contro
l’umanità, da chiunque sia fatta e per qualunque scopo,non giustificata
neppure dalla legittima difesa contro i terroristi, la cui violenza è
provocata dall’oppressione dei capitalisti e dei globalisti. E tra i
deboli sono da annoverare anche i devianti e i criminali,i quali devono
essere trattati non col Diritto Punitivo ma col Diritto Medicinale e
giudicati non col Processo Indiziario Maggioritario ma col Processo
Scientifico Unanime e devono essere redenti creando un ambiente culturale
nel quale si viva nell’amore e nel perdono secondo i suggerimenti dei
santi di tutte le Religioni.
Nel
Novembre 2001 in un locale della Garbatella in Roma il Tribunale dei
Deboli,composto oltre dagli ideatori,anche da Erri De Luca,Gianni
Godi,Michele Fiorinu,Franco Gallenaro,Daniele Amit,Alberto di Fazio e
Giovanni Franzoni e dal popolo
in grande concorso, ha pronunciata come prima sentenza la
condanna contro i Signori della Guerra che per combattere il
terrorismo hanno attaccato tutto il popolo afgano coinvolgendo
bambini, le donne e vecchi.
Tale impostazione,secondo lo
stesso Gennaro Francione,è un’ “utopia impastata di sapienza e
misericordia” e un “sogno cullato tra le maglie della rete superbucata
dell’Utopia e del Cyberspazio”.Anche per me rientra nell’area
dell’Ideologia considerata nel mio studio epistemologico La
Rivoluzione dell’Intelligenza e mi permetto di allegare per comodità
le mie osservazioni.
L’utopia è una forma di ideologia e solo attraverso
il processo triadico politico si può tentare di realizzarla tenuto conto
dei quattro valori fondamentali dell’Umanesimo Universale:verità, bontà,libertà
e giustizia. Certo ciò che è bello è anche vero e giusto perché la
bellezza emana dalla Realtà
che è una “sfera” infinita eterna e intelligente e la sfera è
la figura geometrica più perfetta:la Natura è la Noosfera e l’uomo
perseguendo il bello ricerca anche ciò che è vero e giusto. Da questo
concetto la “rivoluzione estetica” prende tutto il suo valore e
l’educazione al senso estetico è anche educazione al giusto e al vero.
Ma l’armonizzazione di tali valori è estremamente difficile e
l’umanità va a tentoni per poterla realizzare.
“Le
leggi-cito il mio testo riportato qui sotto- sono figlie tutte dell'ideologia
e tentano di imprigionare la proteiforme realtà in rigide formule che non
possono contenere le sue imprevedibili situazioni a cui la saggezza esige
che ci adeguiamo. Tipiche le grandi questioni della pena di morte, del
divorzio, dell'aborto, dell'eutanasia: le ideologie le risolvono
diversamente, secondo la metafisica che le ispira, con leggi positive o
negative, ma la saggezza ispirandosi alla realtà le risolve col principio
della necessità, che è l'unica giustificazione di ogni legge.”
Sembra azzardato annoverare i criminali tra i Deboli:il più delle
volte sono dei violenti e
la tutela dei veri deboli esige
la loro custodia,se
non la loro eliminazione.Verso di loro la giustizia medicinale è da
preferire qualora i mezzi della scienza permettano di riaggiustarli:ma se
la scienza non ha tali mezzi,che fare? Conservarli a danno dei veri deboli
e in una vita infelice? La necessità,che non conosce legge,detta legge!
Il giudizio di condanna della guerra al terrorismo ideologico
intrapresa dagli Stati Uniti col consenso dell’ONU non mi sembra
saggio:lasciare il potere di uno Stato in mano a prepotenti
o malati di mente che se ne servono per imporre la loro ideologia?
Le acquisizioni scientifiche hanno ridotto le dimensioni del mondo
a una dimora unica e globale e bisogna darsi da fare perché in tale
“mondo globale” si creino condizioni dove tutti gli individui e i popoli possano soddisfare le
loro esigenze fondamental e si può fare accelerando il processo
democratico del Federalismo
Mondiale.
allegato
L’ Ideologia
Tutte le «speculazioni» o «teorizzazioni», ancora non sperimentate
e tanto meno controllate ma sostenute da una minore o maggiore quantità
di «speranza» di aver imboccato la strada giusta, sono ciò che da
qualche tempo viene chiamato col termine comune di «ideologia», la quale
perciò si può definire «teorizzazione sostenuta dalla speranza».
L'utopia è il tipo più irrealizzabile di ideologia e le sue proposte
causano mali maggiori di quelli che vogliono sanare.
Ultimamente si è creduto di avere inventato un'altra
scienza: la «futurologia» ma non si è fatto che camuffare con una
parola diversa l'ideologia: è la pretesa non tanto di conoscere il futuro
- come sarebbe la «precognizione» - quanto di progettare e «creare il
futuro». Ora che sia cosa saggia «pensare al futuro» nessuno può
negarlo ma pretendere di farne una «scienza» è una mistificazione,
perché nessuno può negare la conclusione della millenaria esperienza
umana racchiusa nel comune aforisma: «l'uomo propone e Dio (la fortuna)
dispone».
La verità conoscitiva è il contenuto della nostra mente
che corrisponde alla verità-realtà; l'ideologia è il contenuto della
nostra mente che «si vuole» o «si deve» realizzare nel futuro. Le
religioni e i partiti sono «raggruppamenti» di persone che professano
una ideologia che tendono a realizzare. Tali raggruppamenti di solito si
distinguono per la diversità dell'ideologia ma altre volte solo dalla
diversità del raggruppamento cioè dalla diversità delle persone che
professano la stessa ideologia: allora vuol dire che il gruppo è
qualificato non dall'ideologia ma dal modo con cui la realizza e dalla
fiducia che ispira. Nella politica purtroppo la competizione punta più
sull'ideologia in sé che non sul valore morale dei raggruppamenti.
La madre naturale dell'ideologia è la metafisica perché è
una speculazione che si risolve generalmente in una tesi e in una
controtesi che possono ugualmente essere sostenute. La metafisica in
quanto pretende di conoscere la realtà col metodo metafisico resta
metafisica pura; in quanto pretende di raggiungere o creare realtà future
perché previste realizzabili,è ideologia. La teoria di Platone delle
idee superuraniche o la teoria di Aristotele della materia e forma sono
metafisica pura; la teoria di Marx di una realizzazione di una condizione
umana denominata comunismo con attività politica programmata
razionalmente è ideologia. Tali teorie non sono teorie scientifiche con
indicazione di fatti da scoprire ma tesi costruite su fatti osservati con
indicazione di fatti da realizzare. L'ideologia dunque cerca di trovare la
sua legittimazione nella metafisica come weltanshauung o visione del
mondo,nella sua logicità la sua ambigua «scientificità»,
E. Bloch nel
suo «Il principio di speranza» (1956) ha creduto di poter
additare nella speranza un «elemento fondamentale delI'uomo»
ma c'è sotto un equivoco: la speranza non è un valore da realizzare
come lo sono la bontà, la verità, la libertà, e la giustizia in cui
ravvisiamo gli elementi essenziali dell'umanesimo ma è solo un
ingrediente dell'azione per raggiungere tali valori. La scelta che
ciascuno fa per l'una tesi o per l'altra avviene per preferenze soggettive
dietro spinte di esigenze, bisogni, necessità e simpatie di vario genere.
La scelta ideologica perciò avviene non perché essa sia una «verità-realtà»
ma perché si desidera e si spera che si realizzi e perciò si lotta per
essa come per un ideale. Il cristiano, il mussulmano, il buddista,
l'ebreo ecc. nel campo religioso, e il liberale, il fascista, il
socialista, il nazista, il comunista, ecc., nel campo politico, sono «soldati»
cioè militanti di ideologie a cui aderiscono con fede di natura
metafisica e con desiderio di realizzarle. Ancora una volta esprimiamo
che la «fede», al di là delle acquisizioni scientifiche, non è un
criterio di verità-realtà, ma una scelta metafisica per il contenuto di
speranza che soddisferà le nostre aspirazioni. Per questo l'ideologia
come categoria sarà immortale nella mente e nell'attività umana, per cui
il titolo «Il tramonto dell'ideologia» del libro di Lucio Colletti
(1980) si addice piuttosto a un'ideologia o alle ideologie del momento che
non alle ideologie in genere, perché tramontatane una ne spunta un'altra
dal bisogno dell'umanità che va a tentoni nella soluzione dei suoi problemi.
In questo senso giustamente osserva Umberto Cerroni, alludendo
evidentemente al libro suddetto, che «pare certo che il viale del
tramonto per le ideologie sarà lungo». Che l'ideologia, dunque, sia un
momento della filosofia è innegabile ma è pure innegabile che occorre
ogni precauzione nell'affidarci ad essa, per cui bisogna prendere con
molto senso critico l'affermazione di Gramsci:«Verrà il momento che le
ideologie saranno la vera filosofia, poiché esse risulteranno essere
quelle volgarizzazioni filosofiche che portano le masse all'azione
concreta, alla trasformazione della realtà». Lucio Colletti ha
evidenziato il valore aleatorio dell'ideologia e l'ha potuto fare perché
l'ideologia è un’invenzione dell'immaginazione creatrice come quella di
un qualunque strumento tecnico ma mentre la validità dello strumento
tecnico viene sperimentata sulle «cose», invece la validità
dell'ideologia viene sperimentata sulla pelle umana. E’ necessario perciò
sottolineare che tali prodotti elaborati dalla «riflessione filosofica»
devono essere sempre presenti come «ipotesi, teorie, congetture» perché,
anche se dispongono di «dimostrazioni» impostate su raccolte più o meno
attendibili di osservazioni o di esempi, attendono il controllo
sperimentale o del laboratorio scientifico o di quello della storia per
poter entrare nel «tesoro dell'episteme» o della scienza accertata. Di
questo dobbiamo prendere tutti coscienza come ha fatto G.B. Mondin
quando dice:
“Per
me la metafisica è il tentativo di dare una spiegazione conclusiva alle
questioni ultime: le questioni dell'origine, della fine dell'essere
dell'uomo, del significato della storia.»
La parola «tentativo»
riassume tutto il valore della metafisica e dell'ideologia e onestà
intellettuale vuole che come tale venga presentata. Da quando l'uomo ha
cominciato a pensare non ha fatto che produrre metafisica che avvolge la
sua cultura come una sfera nebbiosa, entro la quale noi ci dobbiamo
muovere con circospezione come Diogene con la lanterna.
Anche la scienza può dare occasione - per il processo
triadico-di far nascere l'ideologia, quando presenta una realtà non corrispondente
a quelle esigenze che sono il fondo dell'Umanesimo Universale: bontà,
verità, giustizia e libertà. Allora l'animo umano reagisce per
trasformare la realtà, e lo fa creando l'ideologia, cioè un «progetto
per fare una realtà secondo i propri desideri». Ogni ideologia è un «progetto»
o un «programma» o «un modello» ma la sua realizzazione dipende, oltre
che dalla premessa della verità dell'analisi scientifica sulla realtà
presente o passata, anche da tanti altri fattori che intervengono
nell'interazione tra la realtà esterna e la realtà interna o psicologica
dell'uomo. Come si vede l'ideologia in sé non ha nulla di scientifico,
anche se parte da un presupposto di conoscenza scientifica, e quando Marx
ha coniato l'espressione «socialismo scientifico» ha messo insieme due
termini che non vanno affatto d'accordo, perché uno appartiene
all'ideologia e l'altro alla scienza. Dobbiamo dire di più: non solo gli
operatori sociali, come sono i politici, i sindacalisti, i religiosi, gli
economisti, ma anche gli scienziati ricercatori, come sono i fisici, i
biologi, gli astronomi, gli storici, in quanto operatori sono animati
inizialmente da un'ideologia, che è l'ipotesi, l'intuizione intellettiva
o la teoria, diventata «progetto» del loro lavoro di ricerca: e poiché
sono anch'essi spesso sospinti dall'amore della propria tesi o teoria - il
misticismo è in agguato ovunque - occorre il «controllo» quando si proclama
che la propria teoria è approdata alla «verità-scientifica». Purtroppo
nel calderone culturale non si è ancora creata la buona abitudine di
tenere distinte le «ideologie-teorie» dalle «verità scientifiche»
acquisite. Ricordiamo che si può dire «teoria scientifica» solo quando
una teoria contiene un «progetto di ricerca di fatti non osservati»,
trovati o realizzati i quali la teoria diventa «verità scientifica».
Come si vede l'ideologia è anche necessaria perché occorre
avere un'ideologia come soluzione ipotetica dei problemi umani e come
tale per sé non è né positiva né negativa. È stato Marx nell'«Ideologia
Tedesca» - opera pubblicata postuma nel 1932 ma che fu scritta nel 1846 -
a dargli una coloritura negativa quale strumento di domino borghese. Però
Marx è stato fondatore di un'altra ideologia, vero strumento di dominio
dopo di lui. Perché è nella natura dell'ideologia essere «strumento di
azione» ma appunto perché ogni ideologia partecipa di quella fase
della filosofia che non è scienza ma metafisica, è destinata a decadere
per la semplice ragione che l'umanità va a tentoni nella soluzione dei
suoi problemi. Perciò non si può essere d'accordo col politico
democristiano G. Gonella quando sostiene che
“L'ideologia
è lo «strumento necessario per affermare la verità e combattere
l'errore» e che «è stata l'assenza di ideologia e la debolezza delle
ideologie che ha favorito l'imperversare del dialogo: non di quello
dialettico che mira a scoprire la verità ma di quello compromissorio che
confonde verità ed errore”.
No,
l'ideologia non è lo strumento necessario per affermare la verità e
combattere l'errore, ma lo strumento ipotetico con cui si tenta di
realizzare un'esigenza o un diritto fondamentale dell'uomo. C'è
l'ideologia liberale, che mette l'accento sulla libertà e la libera
iniziativa; c'è l'ideologia socialista che mette l'accento sulla
giustizia e quindi sull'interdipendenza di tutti e di tutte le attività
per cui si persegue la socializzazione o nazionalizzazione dei mezzi di
lavoro; c'è l'ideologia comunista che persegue la collettivizzazione di
tutti i beni; c'è l'ideologia leninista che per realizzare l'ideologia
comunista mette l'accento sulla dittatura del partito unico conquistata
attraverso metodi la cui moralità non è commisurata sul valore assoluto
dell'individuo ma sulla volontà del partito; c'è l'ideologia fascista
che mette l'accento sull'ordine imposto anche con la violenza; c'è
l'ideologia democristiana che persegue un modello di società fondato
sulla metafisica del cristianesimo teologico. Tutte queste ideologie e
altre sono necessarie e utili in quanto affermazioni di un'istanza della
vita della comunità umana ma non come soluzioni di problemi che sono
tutti da risolvere e che si risolveranno sempre con un compromesso tra il
reale e l'ideale. Sono da discriminare solo le ideologie che per
realizzarsi calpestano la vita e i diritti fondamentali dell'individuo
umano secondo l'affermazione del «Manifesto Appello» dei 54 Premi Nobel
diffuso in data 24 Giugno 1981:
«Occorre
che si convertano in positivo sia quegli esistenzialismi che danno solo
buona coscienza e buon mercato e che non salvano coloro cui si rivolgono,
sia quelle crudeli e infeconde utopie che sacrificano gli uomini di oggi
in nome di un progetto d'uomo e la società in nome di un progetto di
società».
Come «progetto» ogni ideologia quando viene posta in atto diventa
«comportamento» e in quanto tale è «saggia» se contiene i due
elementi che fanno la saggezza cioè la scienza e la positività per la
vita umana, ovvero è «stolta» se manca anche uno solo di questi
elementi. Perché l'ideologia ha il grosso difetto di volere ridurre la
realtà a formule e di piegarla ai propri interessi mistificandola. Ha di
positivo il fatto di essere di stimolo alla solidarietà tra coloro che vi
aderiscono, ma questo pure diventa negativo perché può spingere alla
falsità e all'inganno per semplificazione ed esagerazione. Troppe volte
l'ideologia si riduce a un «conglomerato di illusioni e autoillusioni»,
sorgente di «autodelega» all'esercizio della violenza in tutte le sue
forme per realizzare la propria verità. Anche le leggi sono figlie tutte
dell'ideologia e tentano di imprigionare la proteiforme realtà in
rigide formule che non possono contenere le sue imprevedibili situazioni a
cui la saggezza esige che ci adeguiamo. Tipiche le grandi questioni della
pena di morte, del divorzio, dell'aborto, dell'eutanasia: le ideologie le
risolvono diversamente, secondo la metafisica che le ispira, con leggi
positive o negative, ma la saggezza ispirandosi alla realtà le risolve
col principio della necessità, che è l'unica giustificazione di ogni
legge.
Il carattere
ipotetico della metafisica e dell'ideologia comporta evidentemente che una
persona possa anzi debba cambiare opinione specialmente quando la
sperimentazione storica l'ha falsificata. E tale cambiamento deve essere
un criterio di apprezzamento e di rispetto personale perché chi lo fa
manifesta evidentemente il suo amore per la verità (da distinguere
naturalmente da chi lo fa ipocritamente per i suoi interessi), mentre non
comprendiamo chi ritiene sia un canone di valutazione positiva restare «sempre
coerente» non cambiando mai opinione e ideologia. Data la condizione
umana penso sia sempre valido l'antico detto «sapientis est mutare
consilum» (è da saggio cambiare parere), per cui il motto «semper idem»
(sempre lo stesso) è la bandiera del più squallido dommatismo e
immobilismo. Perché la vita, come tratto di tempo che va dalla nascita
alla morte, non è che una continua ricerca e scoperta della realtà, e
non c'è da meravigliarsi se un individuo viene, avanzando, modificando
continuamente la sua concezione della realtà, anzi sarebbe da
meravigliarsi se non lo facesse. Su tale indiscutibile verità ha il suo
fondamento quel sano pluralismo ideologico, ultimo approdo della «tolleranza»
di Voltaire, secondo il quale deve avere la possibilità di coesistere
ogni fede religiosa, metafisica, scientifica, morale e politica, tranne
quella che tendesse a... sopprimere le altre. E questo perché solo la
Scienza, intesa come «patrimonio conoscitivo controllato e controllabile
da tutti», presenta la ferrea forza di imporsi alla mente umana e di
renderla schiava di quella schiavitù che ci rende liberi!