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TECNOLOGIA & SCIENZA
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Ricerca Usa su Nature: il castigo porta scarsi benefici
E' una strategia che non si rivela mai vincente
La punizione non paga
"E' un'arma da perdenti"
di ALESSIA MANFREDI
<B>La punizione non paga<br>"E' un'arma da perdenti"</B>
I pedagogisti più illuminati lo sostengono da tempo, i ragazzi poi non
possono che essere d'accordo: la punizione non paga. Ora lo sostiene
anche una ricerca scientifica americana, secondo la quale il castigo è
addirittura un comportamento da perdenti.
Nello studio, guidato da Martin Nowak della Harvard University e
pubblicato su Nature, i ricercatori hanno valutato le diverse reazioni
di un gruppo di volontari cui è stato chiesto di giocare al "Dilemma del
prigioniero", un problema di teoria dei giochi ampiamente studiato come
modello in economia e sociologia.
Il gioco cattura perfettamente la tensione che si crea fra gli interessi
individuali e quelli del gruppo, e il classico paradigma della
cooperazione. Lo studio ha rivelato che sono i perdenti a punire, mentre
chi colleziona più punti al gioco tende invece a non punire mai. Non
solo: un comportamento punitivo si associa a un vantaggio ridotto dal
punto di vista individuale, e inesistente per la collettività.
Uno dei coautori della ricerca non usa mezzi termini: "I vincenti non
puniscono" dice David G. Rand, della Harvard University. Non lo fanno
perché il castigo genera una spirale di vendetta, che può avere
conseguenze distruttive per tutte le persone coinvolte.
Nella versione del gioco utilizzata nell'esperimento, i volontari
avevano diverse opzioni di vincita o perdita, collegate allo stesso
tempo alle mosse degli altri. Ciascun giocatore può decidere di
"cooperare" con gli avversari, di pensare solo ai propri interessi o di
punire l'avversario, accettando al tempo stesso una perdita personale.
Alla fine delle diverse prove, i cinque giocatori risultati in cima alla
classifica dei vincitori avevano scelto di non punire mai l'avversario.
All'estremo opposto si sono piazzati quelli che avevano usato la
punizione frequentemente, perdendo.
Il castigo, concludono i ricercatori, non è una buona strategia per
promuovere la cooperazione, ma corrisponde ad altre esigenze, come
quella di rinforzare una gerarchia di comando o difendere una proprietà.
E ammoniscono: in una società competitiva come quello di oggi, vince chi
resiste alla tentazione di esasperare i conflitti, mentre chi sceglie di
punire, perde, vittima della sua stessa arma.
(19 marzo 2008)
http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/punizione-ricerca/punizione-ricerca/punizione-ricerca.html |
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