1. Reddito
di Cittadinanza per tutti.
E’ giusto, necessario e possibile dare
a tutti i cittadini una somma sufficiente per vivere
dignitosamente che si aggiunge al reddito di lavoro o alla
pensione (per quelli che ce l’hanno).
E’
giusto
per uscire dalla stretta mortale e schiavista di una società
che pretende la vita per darti la sopravvivenza, e a volte non
basta nemmeno quella. Gli schiavi erano costretti a lavorare
per vivere, è questa l’essenza della schiavitù. Il lavoro
deve essere una scelta libera e non una costrizione
necessaria. La libertà è la possibilità di scegliere
l’occupazione più adatta a ciascuno di noi. Il diritto al
lavoro è una finzione scenica che nasconde l’obbligo di
prendere un lavoro qualunque per non morire. Noi affermiamo il
diritto alla vita come diritto inalienabile di ogni essere
vivente. Alla società della morte e della schiavitù
sostituiremo la società della vita e della libertà.
E’
necessario,
perché il lavoro richiede sempre più creatività e studio e
non è possibile studiare con l’ansia del domani e lo
spettro della fame, né essere creativi senza la libertà e la
serenità. Tutti ci dicono che il lavoro di un tempo, quello
che durava una vita quando si entrava in fabbrica a diciott’anni
e se ne usciva a sessantacinque, e persino l’impiego di
Stato non esistono più. I giovani devono mettersi sul
mercato, aggiornarsi continuamente, prepararsi a cambiare
lavoro spesso per sfruttare nuove opportunità e nuovi spazi.
In questo sistema è come fare l’acrobata senza rete di
sicurezza. Ogni tanto, sempre più spesso, qualcuno cade, per
paura, perché non ce la fa, perché la tensione è troppa. Il
Reddito di Cittadinanza è la rete di sicurezza sulla quale
poter costruire il proprio futuro con certezza e
determinazione. E’ la garanzia della vita contro la
competizione mortale di questo sistema.
E’
possibile,
perché le risorse e i soldi ci sono. Dieci anni fa era
possibile dare a tutti i cittadini dai sedici anni in su un
milione al mese, solo razionalizzando le risorse esistenti nel
sistema previdenziale e assistenziale. Oggi, è possibile dare
a tutti mille euro al mese, utilizzando le stesse risorse. Ma
occorrerebbe riformare lo Stato e
la Previdenza
e cambiare la testa a politici e burocrati. E allora, noi
diciamo che è possibile anche emettendo moneta non di debito
sui nuovi investimenti, che rendano la domanda di beni congrua
alla produzione realizzata. Ed è possibile cominciare a
realizzarla subito, partendo dalle Comunità locali, Comuni e
Regioni emettendo monete locali convertibili, rivoluzionando
la politica monetaria con la sovranità popolare della moneta
(né moneta-debito, né moneta-credito, ma moneta-proprietà).
Perché il reddito di Cittadinanza è un diritto che possiamo
prenderci subito,è urgente perché la nostra vita è oggi e
non domani, è un diritto che ci spetta come esseri umani e
che non ha bisogno del potere per essere realizzato.
2. Sì
all’Europa, No alle truffe monetarie
Fuori da Maastricht ma
dentro l’Europa
No
all’Euro, moneta dei banchieri per una Europa dei
banchieri, che ci ha dimezzato i soldi e raddoppiato i debiti
(mille lire sono diventate un euro). Già Francia e Olanda si
sono ribellate a questa Europa dei ricchi, con una maggioranza
schiava dei debiti. Noi dobbiamo costruire
la Sovranità Popolare
della moneta, togliendola alle Banche che oggi la detengono
illegittimamente.
Proponiamo
un'altra moneta, complementare, non di debito, emessa da
Comuni, Province, Regioni, che finanzi dal basso l'economia e
il lavoro. E' possibile? Certo, in Germania ci sono già
cinquanta monete complementari. In Italia Banca d'Italia e
politici, ricattati dal potere finanziario, non le vogliono,
hanno paura della democrazia partecipata, finanziata dal
basso.
No
all’Euro
della truffa della BCE, alla moneta che non ha numero di serie
(così nessuno può sapere quanta ne viene emessa), no
all’Euro di proprietà privata (lo sapete che sull’euro
paghiamo il copyright ad una società privata?), no all’Euro
del signoraggio alle banche, che
sottraggono alla gente un diritto che gli appartiene e
indebita sempre di più cittadini, imprese e Stati.
No
al potere finanziario,
perché la moneta è il frutto del nostro lavoro e non
appannaggio dei loschi traffici dei finanzieri truffatori
sostenuti da Bankitalia. Come la
maggioranza dei paesi europei vogliamo uscire dall’Euro, da
questo Euro dei banchieri truffatori e denunciare il trattato
di Maastricht con i suoi parametri che strangolano le economie
in nome del potere finanziario.
Uscire
dall’Euro
non significa affatto uscire dall’Europa, come sostengono,
mentendo, i politici servi dei banchieri. La maggioranza dei
paesi che ha aderito all’Europa non ha adottato l’Euro e
non ne hanno alcuna intenzione. In Italia, una classe politica
di furbastri e servi delle banche ha impedito che sull’euro
venisse fatto il referendum che in altri paesi europei ha
significato il suo affossamento. Per un’Europa dei cittadini
e non dei banchieri, per un’Europa dei popoli e non degli
Stati, per
la Sovranità Popolare
della moneta.
3.
Indipendenza energetica: fonti rinnovabili..
Produzione di energia da
fonti rinnovabili diffusa sul territorio e gestita dai Comuni..
Cinquantamila
campanili
italiani, i nostri Comuni, ora strangolati dai debiti, possono
risorgere e rifiorire producendo energie alternative (solare,
eolico, idrico e biomasse) e con
quelle emettere monete, e creare davvero milioni di posti di
lavoro. Per far cessare la dipendenza dal petrolio e dai
petrolieri, per conquistare l’indipendenza energetica senza
passare dal nucleare e senza dipendere dal petrolio.
Diversificando le fonti di energia, facendo attenzione alla
qualità oltre che alla quantità, possiamo ridurre
l’impatto ambientale e sottrarci al collasso inesorabile di
chi ha adottato la monocultura energetica.
E’
possibile
con un grande progetto che coinvolga i Comuni d’Italia e le
loro popolazioni nella costruzione di piccoli impianti di
produzione di energia, senza sconvolgere il territorio, anzi
valorizzandone le risorse. Le tecnologie ci sono e potranno
nascere mille piccole officine dove costruire piccole pale
eoliche, piccoli impianti solari, piccoli impianti a biomassa
e da fonti idriche. Perché piccolo significa più efficiente,
meno invadente e soprattutto democratico, perché alla portata
di ogni comunità locale. Non c’è bisogno dei grandi
capitali delle multinazionali dell’energia per costruirli,
non c’è bisogno delle multinazionali per avere energia.
Producendo
energia
si trovano i soldi per finanziare servizi, investimenti e
Reddito di Cittadinanza. Gli impianti di energia da fonti
rinnovabili sono finanziati in parte dalla Comunità Europea,
e per il resto possono essere realizzati mediante
l’emissione di monete complementari non di debito. In questo
modo, i Comuni possono risollevarsi, perché produrre energia
è produrre ricchezza, creare posti di lavoro, finanziare
nuove imprese e distribuire tra i propri cittadini Reddito di
Cittadinanza, cominciando magari proprio dalla bolletta
dell’energia, non solo quella elettrica, ma quella per il
riscaldamento, l’aria condizionata e l’autotrazione.
Lo
Stato dovrà occuparsi di rendere disponibile per tutti la
conoscenza necessaria per costruire gli impianti e finanziare
seriamente la ricerca e l’innovazione, perché la cultura e
la conoscenza sono la vera ricchezza e l’Italia è un paese
pieno di inventiva e di iniziative. Creiamo una grande
Fondazione Pubblica che promuova la ricerca e tuteli le
scoperte così che nessuno possa impadronirsene. La battaglia
per la libertà passa anzitutto dalla diffusione della
conoscenza e dalla sua disponibilità per tutti.
Se
mille Comuni producessero energia da sé il volto e il destino
del paese cambierebbero.
Possiamo e dobbiamo farcela. Questa è una strada concreta,
reale e immediata per passare da una società della scarsità
e della morte ad una società dell’abbondanza e della vita.
4.
Servizi comuni gratuiti.
No alla privatizzazione
dei servizi pubblici essenziali, trasporti e sanità,
e dei beni comuni, acqua, strade, energia.
I
servizi pubblici essenziali devono essere pubblici e gratuiti,
perché il diritto alla vita comprende anche quello di aver
garantite le cure necessarie per le malattie e quello di
potersi muovere liberamente sul territorio.
Dobbiamo
invertire la tendenza nefasta alla privatizzazione di beni
essenziali per la vita come l’acqua, l’energia e le strade. Un tempo, i beni comuni erano quelli che
garantivano a tutti, anche a quelli che non avevano nulla, di
ottenere il necessario per vivere. Piano piano,
i beni comuni sono stati tutti privatizzati e oggi assistiamo
impotenti alla privatizzazione del bene più abbondante sulla
terra, e più necessario per la vita: l’acqua.
Una
logica di profitto cieca e perversa ha messo in discussione un principio che nessun regime, nemmeno il più
sanguinario e bieco, aveva mai osato discutere in passato, la
comunione dell’acqua. Considerare l’acqua un bene
economico dimostra solo il livello di follia cui è giunto
questo sistema. Si possono finanziare questi servizi mediante
l’emissione di monete locali, come per l’energia.
D’altra parte, non è sensato considerare che sanità e
trasporti producono ricchezza solo se a promuoverla c’è il
capitale finanziario e che, invece, sono un costo se a monte
c’è la collettività.
Perché
sanità e trasporti, così come i beni comuni, devono servire
gli esseri umani e non il capitale finanziario. La
privatizzazione della sanità ha prodotto in tutto il mondo
guasti e distorsioni intollerabili. Se pensiamo alla feroce
determinazione con cui le multinazionali farmaceutiche
stroncano ogni cura alternativa alle loro, spesso inutili e
dannose medicine, per il timore di perdere profitti.
La
libertà di scelta
terapeutica deve essere garantita, così come la
condivisione della conoscenza in medicina ed in ogni altro
campo essenziale per la vita e per la salute. Il profitto deve
uscire dalla sanità, la medicina deve essere al servizio
dell’umanità e non del capitale.
5. Difesa dell’ambiente e dei viventi.
Sostenere le culture
biologiche per la tutela dell’ambiente, il rispetto
degli animali e la salvaguardia della vita.
Vogliamo
sostenere le colture biologiche, sinergiche e la permacultura,
adatte al clima del nostro paese, estenderle alle alte colline
e alle montagne, esportando i nostri prodotti migliori e
valorizzando le nostre foreste, i fiumi, vera ricchezza del
paese e fonte di salute e benessere. Le coltivazioni intensive
a base chimica stanno depauperando i suoli e avvelenano i
nostri cibi. E’ possibile e necessario tornare alla cultura
biologica che, con le nostre conoscenze, è divenuta più
efficiente di quella industriale.
La
necessità del capitale finanziario di esasperare gli scambi
commerciali tra i continenti per incrementare i profitti, ha
causato la distruzione di molte culture e l’impoverimento
della biodiversità. Molte specie
di grano, riso, barbabietola sono state eliminate dalla
concorrenza sui mercati e dalle logiche produttiviste
delle multinazionali, che impongono ai contadini le
coltivazioni sulle quali dispongono di brevetti.
Dobbiamo
recuperare la biodiversità come
valore e la produzione locale come principale fonte di
alimentazione, sulla base di una interazione sempre più
consapevole tra l’uomo e l’ambiente. Dobbiamo favorire la
progettazione e la gestione ecosostenibile
e integrata degli insediamenti umani e produttivi nel
territorio agro-ambientale, sostituendo al dominio l'ascolto,
alla violenza la curiosità, alla fretta la speranza.
Dobbiamo
diffondere la tutela ed il rispetto per gli animali, perché
esseri viventi e perché parti integranti ed essenziali
dell’ambiente in cui viviamo. Una società inquinante e
inquinata distrugge ogni anno migliaia di specie viventi, e
con esse la nostra stessa speranza di vita.
L’allevamento
degli animali per l’alimentazione, non solo provoca
sofferenze indicibili a miliardi di viventi, ma è un assurdo
economico. Un ettaro coltivato a soia produce sedici volte più
proteine di un ettaro destinato all’allevamento del bestiame
e l’alimentazione da carne fa male almeno quanto il fumo
delle sigarette. Meno carne per l’alimentazione, fa bene
alla salute, al mondo e all’ambiente.
6.
Quote Rosa per le liste e il governo.
Sosteniamo la presenza
paritaria delle donne nelle elezioni e nel governo
mediante l’adozione delle quote rosa.
E’
giusto, utile e necessario incrementare la presenza femminile
in politica. Perché dare voce al mondo delle donne è ridurre
al silenzio le grida di guerra del mondo maschile, è
ritrovare la serenità contro la competizione esasperata, è
recuperare la sensibilità e la delicatezza in una società
che è sempre più insensibile e rude, è restaurare
l’armonia e l’equilibrio tra i sessi, per una società
organica, serena e felice.
Perché
la metà del mondo è femminile e reclama da tempo lo spazio
necessario per l’armonia nella vita sociale, ora che la
famiglia non è più il luogo della formazione individuale
alla società.
Perché
dobbiamo interrompere la catena di trasmissione del pensiero
prevaricatore proprio del maschile e ritrovare la capacità di
relazione femminile come strumento di composizione dei
conflitti e di elaborazione di un nuovo pensiero sociale.
Perché
pensiamo che le donne debbano portare il proprio essere
femminile per costruire insieme agli uomini un nuovo mondo
ricco di creatività, concretezza e intelligenza.
Per
queste ed altre mille ragioni le nostre liste saranno composte
per almeno il 50% da donne e invitiamo tutte le donne che
condividono il nostro programma a candidarsi nelle nostre
liste.
Perché
siamo contrari ad ogni discriminazione tra i sessi, tra le
razze, tra le culture e le donne hanno grande sensibilità per
questi temi. Ovviamente, non quelle donne che imitano il
maschilismo degli uomini e che a volte sono peggiori di essi,
ma quelle che sono in grado di esprimere in qualche modo il
loro essere femminile trovando da sé stesse le ragioni e le
vie.
7. Promuovere la cultura, la ricerca e
l’istruzione.
Sosteniamo la cultura,
l’istruzione e la ricerca, vere fonti della ricchezza.
Finanziamo
la nostra vera ricchezza, l'intelligenza degli Italiani. La
vera fonte della ricchezza è la cultura, sono le idee, il
genio. Le cose materiali sono utili per chi sa usarle e
diventano preziose solo se è loro applicata l’intelligenza.
Solo con la tecnica, che è intelligenza applicata, è stato
possibile uscire dall’incubo della fame che per migliaia di
anni ha agitato i sonni dei nostri antenati.
Le
grandi scoperte e innovazioni del secolo scorso sono dovute
alla ricerca e allo spirito di iniziativa di migliaia di
ricercatori, senza i quali non avremmo né computer né
elettricità, né telefonini, né aeroplani. Mille altre sfide
attendono l’umanità e la prima è quella dell’automazione
completa dei processi di produzione, per abbandonare
definitivamente il lavoro per necessità e dedicarsi alla
ricerca, all’istruzione, alle attività immateriali.
All’inizio del ‘900 la maggior parte della popolazione era
contadina eppure si moriva lo stesso di fame nei tempi di
carestia. Oggi solo il 6% lavorano all’agricoltura e la
produzione è sovrabbondante rispetto alle necessità.
Possiamo
vincere la fame nel mondo, dare a tutti la possibilità di
vivere dignitosamente, costruire case nel rispetto
dell’ambiente e sempre più confortevoli, avere trasporti
sicuri e veloci, eliminare le cause delle guerre e dei
conflitti legate alla fame ed al bisogno. Dobbiamo riprenderci
l’informazione, la comunicazione, la conoscenza, perché
sono un diritto di tutti e non un privilegio di pochi.
L’Italia
è un paese con grandi tradizioni di cultura, ricerca e
intelligenza. Non a caso geniali inventori sono nati in questa
nostra terra e, ancora oggi, migliaia di giovani ricercatori
brillanti sono contesi dalle università estere per le loro
capacità, che sono anzitutto frutto di una tradizione
culturale antica e perciò sempre viva.
Cultura
significa consapevolezza e ciò comporta la democrazia. Per
questa ragione, per rallentare la diffusione della cultura e
sopire l’anelito alla democrazia, molti governi, tra cui
anche molti dei nostri, praticano politiche di sistematica
distruzione delle istituzioni scolastiche e di mortificazione
della ricerca e dei ricercatori. La scusa è che mancano i
fondi, ma è un assurdo, poiché la vera ricchezza è la
cultura e la ricerca.
Lanciamo
un grande progetto per migliorare le scuole, rilanciare la
ricerca, conservare il nostro patrimonio di cultura, che sta
marcendo e finanziare, tramite monete locali, strutture
pubbliche di condivisione della conoscenza. Perché la ricerca
deve essere a disposizione di tutti per il benessere della
collettività e dei singoli. Perché le scoperte che possono
migliorare la vita di una società sono da sempre di proprietà
di tutta l’umanità e non possono essere usate per il
profitto.
8. Democrazia
partecipativa nel territorio.
Rilanciamo la democrazia
con la partecipazione della gente alle scelte del governo
locale.
C’è
in giro una grande sfiducia e stanchezza nei confronti delle
Istituzioni e della politica. Si respira un clima di
scetticismo e di indifferenza, riaffiorano qua e là segni di
intolleranza e di violenza nei confronti delle idee altrui che
speravamo abbandonati per sempre. La responsabilità è di
partiti sempre più avulsi dalla realtà e di politici
distanti e insensibili alle esigenze della gente.
Il
problema è la menzogna che regna sovrana nella politica, e
non solo in quella italiana. Una menzogna che nasce dalla
necessità di tranquillizzare i mercati altrimenti è la
crisi, il disastro, la catastrofe. E allora se l’inflazione
sta realmente al 20%, si toglie lo zero e si dice che sta al
2%, se l’economia va male, si truccano i dati e si proclama
che va tutto benissimo, se la gente non ce la fa ad arrivare a
metà mese, la si spinge ad indebitarsi che poi domani si vedrà.
L’obiettivo è quello di iniettare fiducia a tutti i costi
per la salvezza del capitale finanziario, ma senza un
progetto, senza un’idea, senza alcun rispetto per
l’intelligenza e la dignità della gente. L’unico
obiettivo è creare debito e con esso smarrimento, schiavitù,
divisioni, lotte fratricide.
Una
menzogna che nasconde la grande truffa della moneta, emessa
sul lavoro dei cittadini e però messa a loro debito e a
credito delle Banche, che ha rovesciato ogni senso
dell’etica così che gli onesti sono poveri sciocchi e i
ladri ricchi furbi. Una menzogna che con la moneta si è
impadronita dell’informazione, della comunicazione e della
conoscenza, utilizzandole per il profitto di pochi e la
disperazione di molti.
Stiamo
vivendo il tempo dell’inganno universale, della finta
rappresentazione della vita nella Tv del profitto e
dell’ottundimento generale, dei falsi miti, della falsa
etica, della falsa democrazia.
Dobbiamo
ricostruire la pratica della democrazia dal basso, dalle
comunità locali, facendo partecipare la gente alle decisioni
fondamentali che riguardano la loro esistenza. Un Comune che
emette moneta locale deve farlo con il consenso della gente,
deve sollecitare la sua partecipazione alle decisioni
sull’energia, sull’ambiente, sul commercio, sugli
investimenti. Si tratta di scelte di politica concreta e reale
cui la gente vuole partecipare, perché si tratta della sua
vita. Perché partecipando a livello locale, può davvero
verificare quello che fanno i delegati che ha eletto e
prendere consapevolezza delle proprie scelte. Perché la vera
contraddizione, quella indotta dalla menzogna dei sistema, è
tra la comunità locale e il governo nazionale di qualunque
colore esso sia. Perché la politica nazionale è schiava di
questa menzogna e serva dei banchieri. Perché questo è il
senso della grande battaglia per la libertà che le comunità
locali della Val di Susa
combattono contro la politica del centro e i suoi interessi.
Tutti insieme, sindaci di destra e sinistra, contro politici
di governo e di una finta opposizione.
9. No alla guerra e agli interventi militari.
Diciamo no a tutte le
guerre e a tutti gli interventi militari fuori dal nostro
territorio
nel rispetto della Costituzione.
Il
nostro è un No deciso contro ogni forma di intervento
militare, comunque mascherato o giustificato, per la
risoluzione dei conflitti tra le Nazioni. La nostra
Costituzione ripudia la guerra e vieta espressamente ogni
intervento militare se non per difesa del nostro territorio.
L’inganno universale in cui viviamo ci mostra come missione
di pace l’intervento dei nostri militari in paesi lontani
dal nostro territorio che mai potranno portare una minaccia
concreta ad esso. Dietro questi interventi militari si
nascondono interessi economici e di strategia militare che
sono estranei allo spirito di pace ed alle scelte che il
nostro costituente ha effettuato sessant’anni fa.
Chiediamo
l’immediato ritiro delle truppe italiane dalle missioni
all’estero in cui sono impegnate, senza la direzione
dell’ONU e il consenso del paese che richiede l’aiuto. In
ogni caso, mandare truppe armate di tutto punto in territori
in guerra e sostenere che stanno in missione di pace è un
controsenso. La pace non si fa con le armi se non in una
visione distorta di essa come dominio di altri popoli.
No
alla guerra significa No alle armi e a chi le produce.
L’Italia è una grande produttrice di armi e la politica
nazionale, in nome dell’occupazione, fa finta di ignorare
questa assurda realtà. Chiudiamo le fabbriche di armi in
Italia, riconvertiamo le industrie di armi in industrie di
pace.
No
alla guerra significa anche no alla presenza di armi nel
nostro paese. L’Italia è piena di missili a testata
nucleare e di basi militari gestite dalla NATO. Fuori
la NATO
dall’Italia e fuori l’Italia dalla NATO.
Un
NO alla guerra deve essere un proposito concreto e fattivo,
altrimenti resta una mera petizione di principio. NO alla
guerra significa soprattutto adoperarsi per rimuovere le cause
della guerra sostenendo i popoli coinvolti e dando loro il
segno concreto della nostra solidarietà.
Significa
promuovere scambi commerciali non fondati sulla rapina e sulla
truffa del denaro, significa collaborare per lo sviluppo delle
economie, nella consapevolezza che questo rappresenta anche il
nostro sviluppo e che la pace è un vantaggio per tutti i
popoli del mondo.
NO
alla guerra significa boicottare le attività economiche di
quelle società che sfruttano il lavoro e la ricchezza nei
paesi poveri, e creano qui disoccupazione e disagio sociale
per loro profitto. Significa accogliere i diseredati, ma anche
creare nei loro paesi condizioni di vita tali da evitare le
migrazioni di massa degli ultimi anni.
10. Un
nuovo Rinascimento è possibile.
Ritroviamo
l’entusiasmo e la speranza in un mondo migliore.
Altramoneta
è un movimento e non un partito. Il suo proposito è quello
di diffondere la consapevolezza del grande inganno della
Finanza sulla moneta e sul debito, al quale dobbiamo questa
crisi, quelle che l’hanno
preceduta e quelle che verranno, finché il potere degli gnomi
della finanza non sarà distrutto. L’Euro è un pilastro di
questo grande inganno, così come le Banche centrali, ma il Re
è nudo e in ogni parte d’Europa la gente sta prendendo
coscienza della verità delle cose.
Siamo
consapevoli che il sistema non è riformabile dall’alto, e
non pensiamo affatto di andare al Governo. Oltretutto, siamo
così distanti e diversi da entrambi i Poli che non possiamo
che presentarci da soli, anche se una legge elettorale
vigliacca ci costringe ad ottenere il 4% dei voti per avere
una rappresentanza in Parlamento.
Un
accordo tecnico con un raggruppamento farebbe scendere la
percentuale al 2%, ma dubitiamo che nessuno dei due ci voglia,
e d’altra parte per molti di noi il disgusto nei confronti
della politica politicata è tale,
che un’alleanza anche solo tecnica appare impraticabile.
Comunque, decideremo con i nostri elettori in campagna
elettorale.
La
nostra rappresentanza parlamentare, dovrà usare quella
tribuna per diffondere la consapevolezza sul sistema
finanziario e soprattutto annunziare che la speranza in un
mondo migliore è possibile, ora e non domani.
Vogliamo
dare voce all’opposizione reale di questo paese, contro le
manovre bipartisan che nascondono
la sostanziale subalternità al potere finanziario, vero
padrone della nostra politica.
Ma
il nostro obiettivo è di creare le condizioni perché mille
Comuni italiani adottino una moneta locale e costruiscano con
i loro cittadini, un progetto di ricostruzione
dell’economia. Partendo dall’energia, dall’acqua,
dall’ambiente, dai servizi comuni. E’ possibile farlo,
oggi, subito.
Contro
il potere feudale e imperiale che si fondava sulla rendita
fondiaria e la servitù della gleba, i contadini abbandonarono
i feudi e fondarono i Comuni. Ne nacque una grande stagione di
libertà e poi il Rinascimento italiano, epoca di grande
creatività e progresso per tutta l’umanità.
Contro
il potere feudale e imperiale fondato sulla rendita
finanziaria, i cittadini fonderanno nuovi Comuni e una nuova
economia. Ne nascerà una grande stagione di libertà e un
nuovo Rinascimento che compiranno il destino dell’Italia di
essere guida di civiltà ed esempio per il mondo intero.