| |
'A rrobba
Vittime
della fame, molti avevano indosso più cappotti: sarebbero serviti a
nascondere il cibo barattato in Basilicata.
(CONTROSTORIE di Gigi Di Fiore - Dalla
Campania a Balvano, il primo novembre della povera gente morta nella
sciagura del treno 8017 (http://www.ilmattino.it/blog/gigi_di_fiore/dalla_campania_a_balvano_il_primo_novembre_della_povera_gente_morta_nella_sciagura_del_treno_8017/0-46-2688.shtml )
|
COSA PORTAVANO I VIAGGIATORI
La
ricostruzione degli oggetti portati dai viaggiatori dell'8017 avviene
prima di tutto attraverso una serie di atti ufficiali che appresso
riportiamo.
Il
2 febbraio 1945, i carabinieri di Balvano inviavano alla Regia Procura del
Regno di Potenza l'elenco delle somme trovate addosso alle vittime
dell'incidente ferroviario. In totale, i morti identificati avevano in
tasca 118.197 lire e 20 centesimi; quelli non identificati 69.997 e 65
centesimi.
I
militari trasmettevano, inoltre, "un libretto di deposito giudiziario
per la somma di L. 15512,50 quale ricavato della vendita di generi
rinvenuti nel disastro di cui all'oggetto e immessi al consumo come
allegato da nota".
Da
questi primi atti ricaviamo soprattutto la quantità e qualità dei generi
alimentari(salse, frutta) e dei prodotti da fumo(tabacco, sigari,
fiammiferi) più specificamente oggetti del contrabbando
penalmente sanzionato.
Agli
atti del processo risultavano anche due elenchi di "oggetti, bagagli
ed altra merce" catalogati dopo l'incidente della galleria
"delle armi".
Il
primo fu scritto nei giorni seguenti all'incidente.
L'altro
elenco risale al 22 settembre 1947. Riportava le cose rimaste in un
magazzino, poi distrutte per ordine del magistrato. In tutto 21
"colli", contenenti roba per lo più in mediocre o cattivo stato
d'uso. I carabinieri informano, alla fine: "Esistono inoltre n. 23
sacchi contenenti oggetti vari di vestiario e biancheria fuori uso".
Il giudice istruttore ordina la distruzione di questi ultimi e di due
"colli" pieni di "scarpe vecchie". Il resto va
trasferito a Potenza: è il 26 novembre 1948.
Interrelando
i dati forniti dai sopra citati documenti con gli altri attinti dalle
descrizioni dei morti, da richieste ufficiali di roba perduta sul treno
possiamo avere un'idea delle cose che venivano trasportate a Potenza, per
essere barattate con il cibo. Le analizzeremo per categorie merceologiche.
ALIMENTI
3 lattine d'olio
Kg. 28 di salsa sfusa
Kg. 25 di salsa in lattine
Kg. 50 di frutta
N° 15 scatolette di salsa
|
PENTOLAME
Uno scolapasta
Uno scolapasta di alluminio nuovo
|
POSATE
6 cucchiai e 6 forchette di
metallo
21 cucchiai di stagno e 8
forchette di stagno
|
VASELLAME
2 scodelle americane
Una gavetta
2 gavettine inglesi
|
FERRAMENTA
5 scalpelli
5 lime
Una raspa
3 seghette
2 pialle
Un martelletto senza manico
Un saldatore
Un rotolo di carta per
misurazioni.
Una squadra di alluminio
9 matite da falegname
Collapesce grammi 500 circa
Spezzoni di corda
|
EDILIZIA
3 secchi di zinco per acqua nuovi
15 secchi di ferro zincato
|
PITTURA
4 pennelli grandi
5 pennelli per bianchino
Un pennellino usato
10 tubetti per tinta
Kg. 3 verderame(acetato basico di
rame, usato un tempo per i colori ad olio)
|
CARBURANTI
Una bottiglia di petrolio
|
ABBIGLIAMENTO |
ABITI
INVERNALI
Un cappottino per ragazzo bordato rosso
5 baveri per ragazzi
Un vestitino telo tenda
|
DA
LAVORO
Una tuta da autista colore blue in
mediocri
condizioni
|
DOMESTICI
3 grembiuli da donna di telo tenda
|
MILITARI
Un cappotto militare g. v. con
distintivo da
universitario
4 giacche di cui due tedesche e
due inglesi
Una giubba g.v. usata con il grado
di caporale
3 maglioni militari
Un pantalone da avanguardista
|
BIANCHERIA
INTIMA
Un reggipetto da donna
Un busto da donna
Un paio mutande di tela bianca
Un paio di mutandine
3 paia di mutandine da ginnastica
Un paio calze per donna
|
NEONATALE
Una fascia per neonato
Una cuffia per neonato
4 pannolini
Un bavaglino
Un vestitino per bambina
|
ACCESSORI
Una cravatta da uomo
4 paia di calze(3 da uomo
e uno da donna)
|
CALZOLERIA
Una scarpa americana gialla
13 paia scarpe per donna
Un paio scarpe militari usate
Un paio scarpe nuove inglesi
Un paio di zoccoletti usati
3 scarpe vecchie
Un paio di scarpe tedesche a
gambaletto
allacciate
11 paia scarpe per ragazzo rifatte
Un paio di pantofole usate
Un paio di ghette
Grammi 300 circa di suola vecchia
80 gomitoli di spago per calzolaio
Kg. 5 di chiodini per scarpe
|
CAPPELLERIA
4 cappelli usati alpini
3 berretti vecchi
|
PELLETTERIA
4 cinghie cuoio
2 borse cuoio da motociclista
|
BIANCHERIA
Una coperta lavorata a mano
Una imbottita
Due pagliericci (il pagliericcio
è un saccone riempito di paglia
o foglie secche, usato
come materasso)
Un pagliericcio per bambino
Un copriletto per culla
7 fazzoletti per la testa
4 centri da tavolo
6 salviette usate
|
TESSUTI
40 metri di tela per materassi
7 metri di stoffa verde separati
in due parti, da
donna
Stracci vecchi
|
TOILETTERIA
Un bacile di alluminio
3 ferretti per capelli
2 pacchetti di saponina
Una macchinetta gillet per barba
2 rasoi usati
|
ORTOPEDIA
6 paia di fasce gambiere g.v. usate
Un paio scarpe ortopediche da
donna nuove
|
SANITARI
Cotone da sterilizzare
2 succhielli
Cinto per ernia
|
ARREDAMENTO
Un tappeto variopinto per tavolo
|
TAPPEZZERIA
5 tendine
|
LANERIA
Kg.
1.500 circa di lana grossa per materasso
|
MERCERIA
2 spagnolette di filo nero
|
TABACCHERIA
Kg. 15 di tabacco in foglie
Kg. 22,700 di sigari toscani
Kg. 3 di sigari Roma
Kg. 19 di sigari toscani e mezzi
sigari
Kg 6,250 di fiammiferi di zolfo
100 mazzetti di cartine per
sigarette
|
OGGETTI
RELIGIOSI
2 rosari
|
CONTENITORI
Recipienti vuoti
Scatoli
Zaini
Sono
numerosi contenitori di vario tipo e probabilmente servivano per
trasportare le cose "acquistate" a Potenza.
|
FINIMENTI
PER CAVALLI
9 sottopancia
tela per cavallo
Un morsetto da cavallo
Un collare di cuoio per cavalli
Pacco di cordini per frusta
|
|
Dall' "Elenco degli oggetti rinvenuti su
persone rimaste sconosciute" estrapoliamo gli
un cinto per ernia,
quattro
cappelli alpini usati,
boccette di tintura,
attrezzi,
pennelli,
una divisa
da avanguardista (il proprietario ha capito che è fuori moda).
C'è chi viaggia con due giacche, due cappotti. Uno lo
baratterà con generi alimentari.
|
Negli
oggetti sequestrati dai carabinieri dopo l'incidente si leggono in
filigrana le microstorie di quel tempo:
-
28 kg. di salsa sfusa, 25 kg. di
salsa in lattine,
15 scatolette di salsa,
-
50 kg. di frutta,
-
15 kg. di
tabacco in foglie,
-
22,7 kg. di sigari toscani, 3 kg. di sigari di Roma, 19
kg. di sigari toscani e mezzi sigari,
-
6,25 kg. di fiammiferi di zolfo.
|
|
Il viaggiatore più misterioso è lei: «Sesso femminile,
sconosciuta, età apparente anni 28 circa, capelli castani, abito bleu con camicetta fiorata. Stato
interessante.», è scritto nel rapporto dei
carabinieri.
Non ha merce da scambiare con cibo, solo «un
fazzoletto con bandiera e croce uncinata e una fotografia».
Nient'altro, nemmeno una lira. Che ci faceva
questa donna su quel treno? E' impossibile credere che volesse scambiare una bandiera nazista con del cibo, una
volta giunta a Potenza. Ma allora?
È incinta: stava da sola o era accompagnata?
|
|
La
lana dal latte e le scarpe di legno
“Ci
si vestiva male. La lana era quasi inesistente, a meno che uno avesse il
suo gregge in certi punti, ma la lana non esisteva, avevamo dei prodotti
autarchici che li chiamavano “lanital”, era un prodotto fatto con la
lana fatta dal latte. Insomma, avevamo dei surrogati che venivano fatti
chimicamente, quindi immaginiamoci durante l’inverno quanto calore
potevano distribuire sul corpo, perché erano tutte delle sostanze che
erano povere di calore. E poi quello che avevano di brutto ‘sti vestiti,
erano anche poveri come durata perché dovevamo starci tutto il tempo. A
parte il fatto che io mi ricordo di cappotti rivoltati, di scarpe che non
esistevano, perché io mi ricordo fino a una certa età sono sempre andato
avanti d’estate con gli zoccoletti nei piedi e d’inverno con gli
zoccoli. Questi zoccoli per farli durare gli mettevano i cosiddetti “ciapin”,
“ciapin” li
chiamavano, li mettevano ai lati e
in punta, gli
mettevano dei pezzi di ferro e quelli duravano finché magari, dando un
calcio a una pietra, giocando a pallone, si spaccava e allora si rifaceva
la suola. Con dei chiodi inchiodati sopra, c’erano delle suole di legno,
come delle borchie,
eh, sì.
Le scarpe "rinforzate" e i pantaloni corti anche d'inverno
"Io mi ricordo che alle scarpe portavo dietro al tallone, come l’asino, il ferro di cavallo proprio e davanti aveva una spunta, la chiamavamo “la spunta delle scarpe”. Prendeva oltre due dita sotto il piede e poi il davanti rivoltato ancora, perché se davi un calcio da qualche parte la scarpa non si doveva rovinare perché c’era il metallo. Scarpe, parlo, da passeggio! Perché poi si consumavano. Come si consumava quel ferro di cavallo, si portava subito dal calzolaio, toglieva quel ferro lì e metteva il ferro nuovo.La differenza c’è sempre stata sulle scarpe. Le calze sempre corte. Usavano i pantaloni corti, mai quelli lunghi.
La prima volta che io ho messo il pantalone lungo è stato quando ho fatto la prima comunione. Eh sì, perché quando mi sono messo questo pantalone lungo, il giorno della comunione tutto bene; però dopo mia madre questo pantalone me lo faceva ancora mettere, e tutti i miei amici, perché allora si portavano sempre i pantaloni corti, mi dicevano: “Guarda lì, lungo e piccirill”, cioè io ero piccolo e portavi i pantaloni lunghi. Mi prendevano anche in giro.
Portavamo i pantaloni corti anche d’inverno, perché se ci buttavamo per terra si rompevano i pantaloni lunghi, allora il pantalone corto durava di più. No, no, era meglio rompersi il ginocchio e non il pantalone.
La lunga vita del cappotto
Dopo il pantalone corto era di moda il pantalone alla zuava. I vestiti erano usati e poi passati da fratello più grande a fratello più piccolo. E fatti e rivoltati e rifatti. Una volta c’erano le sartine, c’era tanta gente che si aggiustava con l’ago, con il cucito lavoravano tanto. E c’erano le amiche della mamma che riuscivano in un modo o nell’altro a far durare questo capo d’abbigliamento magari per due, tre anni. La più piccola, poverina, era quella che ci rimetteva sempre perché portava il cappotto della più vecchia. I maschi portavano ancora la mantellina. Non c’era la roba confezionata. Quando un cappotto era vecchio si rigirava e se ne faceva uno nuovo. Possiamo dire che un bambino aveva il suo primo vestito nuovo quando faceva la prima comunione. Prima portava sempre la roba del fratello più vecchio.”
IL
GUARDAROBA DISOCCUPATO
“Più delle cinture si usava lo spago. Io sono andato avanti per anni con lo spago che mi teneva su i pantaloni, le cinture ho aspettato un po’ a metterle.
Non avevamo tanti vestiti. C’era magari uno o due per l’inverno. Un vestito doveva durare. Quello bello lo mettevi la domenica e uno per andare a scuola. Li lavava sempre la mamma il sabato per andare di nuovo il lunedì, e quello che mettevi la domenica si lavava per la domenica dopo. Uno doveva durare per una settimana. Ne avevamo due: uno per andare a scuola e uno per la domenica per uscire. Io avevo un pantalone che mia madre lavava la sera e lo rimettevo la mattina, mica ne avevo più!
Il papà metteva abiti nuovi quando andava la domenica a messa; ma durante la settimana si metteva dei pantaloni che tu non li useresti neanche come stracci, eran pieni di toppe, tutta la settimana coi pantaloni con le toppe, perché usavano i pantaloni vecchi di qualsiasi colore, non è che uno diceva mi faccio la toppa grigia sull’abito grigio, no, no, c’era la toppa nera, di tutti i colori.Tutta la settimana con le toppe e gli zoccoli nei piedi.
Quando un vestito era vecchio si buttava! O lo si portava dal sarto e c’era la possibilità di rigirarlo una terza volta. Questo non era perché non c’erano delle possibilità, era perché non c’era la roba, non c’era niente, c’era l’autarchia.
Capite perché non c’era il povero o il ricco, perché erano tutti alla stessa portata. Non essendoci le materie prime, non essendoci niente, dovevi adattarti con quello che avevi; ma non perché uno è più povero allora vestiva così, l’altro perché è ricco, no, no.
Era per tutti uguale! ...
(da
http://www.trovarsinrete.org/Narrare%20navigare/
BAMBINI%20IN%20GUERRA/main%20abbigliamento.htm)
|
|
Le
zaffate di fumo divengono sempre più spesse. Ora tutti tossiscono, le
donne si disperano e gridano:
"Ch'
è succieso?!".
"Che
sta venenno?".
"Scappamme!
Chist' è bbeleno!" urla alla fine un vecchio.
"Fuimme
genta gè!" fa eco una popolana.
Come
una valanga, sbraitando, spingendo, coi bambini piangenti che strillano
nel buio "Oi mà!Mammà!", tutti si avviano verso il varco
ligneo e si buttano giù.
Donna
Giulia ha un attimo d'indecisione e si schiaccia contro la parete mentre
bisbiglia:
"'A
rrobba!".
Svelta
si accuccia per terra, ma invano si allunga cercando di aggrapparsi almeno
al manico del sacco con la biancheria.
(Da
Gennaro Francione, Calabuscia)
|
|
|