La Quinta Stagione
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LA QUINTA STAGIONE(Racconto della storia d'amore tra due anziani sul filo del telefono) - GEE(Gruppo Editoriale Enitalia) - Roma, settembre 1988.

"Lasciatemi invecchiare con amore

e diventare anziano,

così

come avviene

per tante cose belle

l'avorio e l'oro, i merletti e le sete

non vogliono essere nuovi; nelle vecchie querce

c'è tanta potenza e nelle vecchie

strade tanto fascino e colore

perché allora a me, come a tutte queste cose,

non dev'essere permesso d'invecchiare

con amore?".

(K. W. BAKER)

 

 
 

 

 

 
 

                                      OMAGGIO AD ANTONIO RUSSO, L'AMICO

PRESENTAZIONE ARTISTICO-CULTURALE DE "LA BALLATA DEL VECCHIO INNAMORATO" DI ANTONIO RUSSO, ISPIRATORE DEL LIBRO E PREMATURAMENTE SCOMPARSO ALLA SUA QUINTA STAGIONE

"LA BALLATA DEL VECCHIO INNAMORATO" è un favola,non per bambini,ma per vecchi ritornati bambini.

Si tratta di una storia d'amore tra due anziani sorta,per un numero sbagliato,sull'onda di un filo telefonico.Il film è la storia di una vergogna immotivata che spinge i due anziani a fingere per telefono di essere giovani per poi,attraverso vicende patetiche,accattivanti,talora anche comiche,arrivare a liberarsi e accettarsi per quelli che sono.Il libro,partendo dal tabù che la civiltà della giovanilità ha steso sull'amore tra i vecchi,tenta di rimuovere i veli e di affermare,con pudore e poesia,la praticabilità di un affetto tra anziani anche al di là delle rughe.

I due vecchi della nostra storia,Dino e Giovanna,sono un po' come due Pinocchi che dicono bugie.Per loro però la fatina non dà come castigo la crescita di un naso grosso,poiché la punizione è in origine per così dire,consistendo nel fatto stesso di essere vecchi e rugosi. Il naso lungo rende mostro Pinocchio,così come le rughe rendono teratomatiche le forme degli uomini,il cui stesso desiderio di amarsi da vecchi assume toni grotteschi secondo una morale,questa sì davvero antiquata,che impedisce un genuino sentimento d'amore tra persone che siano penetrate nella terza età.

La progressiva rivelazione dei personaggi Dino e Giovanna viene attuata attraverso una bugia sistematica che si fa arte teatrale spontanea e che non rimane fine a se stessa. Dino e Giovanna senza saperlo innescano la procedura greca della purificazione artistica,rispettando sincronicamente le regole del gioco della finzione catarchica.

Come l'attore è consapevole solo inconsciamente di essere altro dal rappresentato nei momenti di massima estasi espressiva e quindi di disincarnazione individuale,così Dino e Giovanna sono incosciamente consapevoli della propria e dell'altrui condizione:la Vecchiaia.Essi superano l'apparente impossibilità di un sogno reale attraverso l'imbroglio ludico e innocuo.E' un gioco da bambini che li fa ritornare bambini nel loro spontaneo amore,realizzando così la mitica "Quinta Stagione".

La finzione è anche sofferenza nella lacerazione tra il vero e il falso.Il climax del dolore nella finzione di Dino e Giovanna è il tremendo impatto col reale,lo smascheramento attuato con l'incontro mancato.Il susseguente gioco della rivelazione a se stesso e all'altro assume toni differenti in Dino e Giovanna.

Dino,il maschio,colui che muove tutto,il latore dell'iniziativa,è anche il primo a svelare l'inganno,ma è proprio lui poi il più fragile nel subirne i contraccolpi.La sorte (altra forma di gioco nella vita)lo pone bruscamente a contatto col reale.L'amore di Giovanna si rivela solo un sogno impossibile.La sconfitta è peraltro apparente:ormai in Dino vi è il germe del rovesciamento del gioco che si sviluppa nel campo arato ancora dal teatro,nel solco della rappresentazione scenica di Pulcinella e del suo doppio.

Successivamente la pianta emerge rigogliosa e il canto della sirena vecchia,proveniente da una scuola di musica,trascina il nostro anziano Ulisse nella acque profonde.Là egli,invece di lasciarsi andare,si lega ancora alla vita,all'albero delle 4 stagioni.Così si adopra:richiama Giovanna,dopo il lungo silenzio di paura, compie il rito simbolico della distruzione del Canto delle Bugie,dà la caccia alla sua donna.Eppure alla fine è là ad attendere passivo che ancora il canto della sirena vecchia lo trascini soavemente nel desiderato abbraccio.Il deus ex machina ridiventa automa rigido e attende che altri da sé lo trascini verso la vita.

L'altro da sé è proprio Giovanna,la quale attraverso il canto melodioso si libera immediatamente e si reca a quell'abbraccio che,fermato nel tempo,scolpisce lo sforzo agréable per la rinnovazione del senso del vivere.Anche Giovanna non è perfetta.Divinità caduta in terra,ha bisogno del suo travaglio,ma,spirito femminile,lo realizza in pochi istanti. La mente operativa,Dino,si fonde col cuore di Giovanna,palpitante di musica celestiale.La sintesi pascaliana è realizzata.

                          * * *

Dal punto di vista socioculturale il libro evidenzia l'emarginazione urbana degli anziani nella società preda della rivoluzione tecnologica e dei falsi miti della giovanilità dilagante.L'anziano,in tale processo, viene espulso, è considerato socialmente "morto", frustrandone sistematicamente bisogni e desideri. Eppure il suo corpo continua ad essere fonte di bisogni,(il più elementare è la comunicazione umana) e di desideri,intesi come appetizione di ciò che è piacevole(secondo la definizione di Aristotele) qual è l'affetto tra gli opposti sessi al di là delle età cnute.

Il tragico di tale discorso sociologico è che gli anziani aumentano vertiginosamente, ma il loro problemi alle soglie del secondo millennio rimangono insoluti.

Il libro  proponendosi di liberare le sane potenzialità(bisogni e desideri)presenti nei soggetti anziani è destinato ai vecchi, spesso trascurati dalla cinematografia ufficiale, ma anche ai giovani;sì, perché questo è una storia ideata e costruita da giovani a favore dei vecchi.Un omaggio a loro,ma in fondo a se stessi per quelli che tra alcune decine di anni dovranno anch'essi vivere la loro Quinta Stagione.

 

 

 

 
 

OUROBOROS "LA QUINTA STAGIONE".ELEMENTI STRUTTURALI DEL LIBRO.

1)GIOCO TEATRALE E PURIFICAZIONE IN DINO E GIOVANNA,DUE VECCHI DEL NOSTRO TEMPO.

La progressiva rivelazione dei personaggi Dino e Giovanna viene attuata attraverso una bugia sistematica che si fa arte teatrale spontanea e che non rimane fine a se stessa. Dino e Giovanna senza saperlo innescano la procedura greca della purificazione artistica,rispettando sincronicamente le regole del gioco della finzione catarchica.

Come l'attore è consapevole solo inconsciamente di essere altro dal rappresentato nei momenti di massima estasi espressiva e quindi di disincarnazione individuale,così Dino e Giovanna sono incosciamente consapevoli della propria e dell'altrui condizione:la Vecchiaia.Essi superano l'apparente impossibilità di un sogno reale attraverso l'imbroglio ludico e innocuo.E' un gioco da bambini che li fa ritornare bambini nel loro spontaneo amore,realizzando così la mitica "Quinta Stagione".

La finzione è anche sofferenza nella lacerazione tra il vero e il falso.Il climax del dolore nella finzione di Dino e Giovanna è il tremendo impatto col reale,lo smascheramento attuato con l'incontro mancato.Il susseguente gioco della rivelazione a se stesso e all'altro assume toni differenti in Dino e Giovanna.

Dino,il maschio,colui che muove tutto,il latore dell'iniziativa,è anche il primo a svelare l'inganno,ma è proprio lui poi il più fragile nel subirne i contraccolpi.La sorte (altra forma di gioco nella vita)lo pone bruscamente a contatto col reale.L'amore di Giovanna si rivela solo un sogno impossibile.La sconfitta è peraltro apparente:ormai in Dino vi è il germe del rovesciamento del gioco che si sviluppa nel campo arato ancora dal teatro,nel solco della rappresentazione scenica di Pulcinella e del suo doppio.Successivamente la pianta emerge rigogliosa e il canto della sirena vecchia,proveniente da una scuola di musica,trascina il nostro anziano Ulisse nella acque profonde.Là egli,invece di lasciarsi andare,si lega ancora alla vita,all'albero delle 4 stagioni.Così si adopra:richiama Giovanna,dopo il lungo silenzio di paura, compie il rito simbolico della distruzione del Canto delle Bugie,dà la caccia alla sua donna.Eppure alla fine è là ad attendere passivo che ancora il canto della sirena vecchia lo trascini soavemente nel desiderato abbraccio.Il deus ex machina ridiventa automa rigido e attende che altri da sé lo trascini verso la vita.

L'altro da sé è proprio Giovanna,la quale attraverso il canto melodioso si libera immediatamente e si reca a quell'abbraccio che,fermato nel tempo,scolpisce lo sforzo agréable per la rinnovazione del senso del vivere.Anche Giovanna non è perfetta.Divinità caduta in terra,ha bisogno del suo travaglio,ma,spirito femminile,lo realizza in pochi istanti. La mente operativa,Dino,si fonde col cuore di Giovanna,palpitante di musica celestiale.La sintesi pascaliana è realizzata.

2)UNA FAVOLA PER VECCHI.

 

La Quinta Stagione è un favola,non per bambini,ma per vecchi ritornati bambini.I due vecchi della nostra storia,Dino e Giovanna,sono un po' come due Pinocchi che dicono bugie.Per loro però la fatina non dà come castigo la crescita di un naso grosso,poiché la punizione è in origine per così dire,consistendo nel fatto stesso di essere vecchi e rugosi. Il naso lungo rende mostro Pinocchio,così come le rughe rendono teratomatiche le forme degli uomini,il cui stesso desiderio di amarsi da vecchi assume toni grotteschi secondo una morale,questa sì davvero antiquata,che impedisce un genuino sentimento d'amore tra persone che siano penetrate nella terza età.

Come tutte le favole "La Quinta Stagione" ha un lieto fine anche se esso è sfiorato dal soffio di una brevissima sequenza,ancora più corta della sterotipa frase "E vissero felici e contenti".Qualcuno avrebbe voluto un incontro più pregnante,materiale,raccontato.Ho preferito avvalermi di una velocissima metafora luminosa per lasciare nel vago il contatto materiale e il suo esito futuro,al fine di accentuare la spiritualità del rapporto d'amore tra due esseri anziani. L'escamotage mi permetteva anche di rispettare il pudore di fondo che anima tutta l'opera e che vela di candore il sentimento dei vecchi.

3)ESOTERISMO VETERO ALCHEMICO.

A)IL MISTERO DELLA QUINTA STAGIONE.

La vittoria di Dino e Giovanna rappresenta lo schiudersi della Quinta Stagione,che semplicemente indica il ritorno dei vecchi all'amore e alla genuinità della fanciullezza.Tale stadio,insito profondamente nella cultura popolare (si dice "i vecchi sono come i bambini"),viene qui rivelato nella sua dimensione più autentica,eliminandosi anche l'antico tabù dell'impossibilità di un amore tra i vecchi,occultamente fondato sulla sconcezza dell'incontro di carni molli e cadenti.Vivere l'amore da vecchi con l'animo dei fanciulli eleva invero un velo misterioso e purificatore sulla vita,che sublima i contenuti di qualunque forma di rapporto sentimentale in età senile.

B)RISCATTO NELLA MORTE A VOLO D'UCCELLO.

Il contatto con la morte di Dino viene essenzializzato al fine di rispettare il candore che anima tutta l'opera.Si è detto che il vecchio "rimane fuori dalla porta",a intendere che egli non entra nella morte ma vi rimane all'esterno.E' esatto,ma esiste un annegare nella morte come dolce ricordo dei propri cari estinti,che,privo di connotati drammatici, proprio per questo permette un ritorno morbido da vivi nel seno della terra e delle sue memorie.Il descensus ad inferos di Dino è come il viaggio delicato di un uccello che osserva dall'alto le cose dall'al di là,quanto basti per realizzare la catarsi e restare nel tema del candore che caratterizza l'opera intiera.

4)LO SPAZIO.SOLITUDINE DEI VECCHI NELLA GRANDE METROPOLI.

Lo spavento degli anziani nelle grandi metropoli nasce non solo dall'ampiezza dello spazio urbano in sé,ma dalla res extensa in quanto ricettacolo di maggiori ammucchiamenti di persone,di masse umane brulicanti,chiassose,rumorose.

Se lo spazio grande è disumano perché contiene i molti che annientano i singoli,vieppiù se anziani e decrepiti,quello piccolo è a misura d'uomo perché per contraccolpo permette il riemergere dell'individuo in tutti i suoi stadi di vita.La provincia pertanto riemerge come forma di un umanesimo concreto e non conclamato freddamente alle vaste e fredde platee.

Questi topoi sullo spazio se valgono in vita riemergono ancor più in morte,il che viene evidenziato in "La Quinta Stagione",quando il vecchio Dino va a visitare il cimitero del suo paesello.Anche là il fatto che vi siano solo poche anime tumulate dà un senso di gioia al personaggio principale che riconquista il mondo abbandonato in paradoxo anticipando un momento in cui le sue stesse spoglie saranno colà raccolte.Là nel seno di una natura raccolta,che conserva solo pochi corpi,il villaggio dell'al di là riecheggia lo stesso essere su questo mondo di una felicità contadina perduta.

5)IL TEMPO.LENTEZZA E VELOCITA' NELLA VETEROCRONIA.

La cadenza de "La Quinta Stagione" è strettamente correlata ai tempi dell'anziano.Questo non vuol dire che il cronos è sempre lento,anzi al contrario.Le vicende del vecchio malinconico o in difficoltà(ad es. la scena iniziale della fila in farmacia collegata all'idea di uno strascicante millepiedi umano)sono necessariamente faticose come ritmo,ma le telefonate o in genere i momenti di eccitazione dei due anziani acquistano toni incalzanti com'è proprio di spiriti giovani o quanto meno rinnovati.

Un tipo specialissimo di tempo enantiodromico si verifica nella marcia del treno.Là si verifica un fenomeno similare a quello del telefono col rovesciamento della funzione.La vaporiera,indice del progresso,avanza velocemente ma verso l'indietro il passato,per cui nel paradosso compositivo si va non verso l'accelerazione ma sulla sponda di una stasi compatta rappresentata dal vetusto paesaggio contadino e dal piccolo cimitero.Insomma si va veloce in avanti per tornare indietro nel tempo immoto dei ricordi di cose morte e sepolte.

Il tempo infine segna anche la lunghezza generale del racconto.I vecchi,come i fanciulli,leggono poco perché come quelli si stancano facilmente.Allora era necessario per loro scrivere un romanzo breve,da leggere tutto d'un fiato,affinché anche la lunghezza dello scritto si adattasse alla forza limitata d'attenzione del pubblico particolare cui era diretto.Allora il fiato corto proprio delle favole si univa indissolubilmente al sospiro che deve permeare le storie degli anziani quand'esse siano scritte e faticose da leggere.

6)PUDORE,UMORISMO E GROTTESCO DELLA VECCHIAIA.

Ne "La Quinta Stagione" il tono generale del racconto è impregnatto di pudore,che qua e là si vivacizza di umorismo e talorasbalza verso toni decisamente grotteschi.

Di pudore è pervaso tutto il narrare del sentimento d'amore che lentamente si sviluppa,attraverso i grovigli della finzione verbale,candido come una colomba.

L'umorismo tocca alcuni gustosi personaggi come Gennarino il portiere e il venditore di Porta Portese,entrambi pervasi di napoletanità,ma spesso si affaccia anche tra i gesti dei due vecchi alle prese col difficile gioco degli attori in cui sono decisamente scarsi e dilettanteschi.

Solo talora Dino e Giovanna vengono rasentati dai ritmi del grottesco,ma questo si è voluto fare sempre senza cattiveria cercando di ritirare immediatamente la penna in una circonvoluzione mitigativa di carattere virginale.Così Giovanna supertruccata alla Pierrot viene candidamente redarguita da una bambina,sicché l'attacco all'iperimbellettamento ridicolo in una vecchia viene edulcorato perché proviene dalla voce innocente di un'infante.Anche Dino cerca di mettersi bello e finisce col comprare una colonia per donna(lui che da tanto tempo non comprava più profumi!).In questo caso è l'autore stesso che viene a redarguirlo con tono benevolo per aver trascurato per troppo tempo di curare un pochino il suo corpo.

7)ELEMENTI PLASTICO-SIMBOLICI.

A)IL CANTO DELLA GIOVINEZZA.

La poesia di Cecco Angiolieri "S'i fossi foco arderei il mondo" rappresenta nella mani di falegname Dino,una sfida acerba alla sua vecchiaia e,trascritta sulla carta candida,si trasforma in simbolo plastico del nuovo mondo ludico.Dino,pur capendoci poco del parlare duecentesco,afferra comunque soprattutto il contenuto dell'ultima terzina,beffeggiamento sacrilego di una turpe vecchiaia.Per ridiventare giovani bisogna sembrarlo,in primis,e così Dino si arma di finzioni verbali e di vessilli masochistici (la carta della poesia viene incorniciata per bene)cui cerca di far perdere la loro vera funzione:quella di essere obbrobbri architettati contro lui stesso,contro gli anziani decrepiti,laidi e incapaci d'amore.

Quando la finzione ha raggiunto il climax e la realtà cruda riprende il sopravvento,bruciare la carta della dimensione di un gesto supremo,atemporale,mitico.Ora Dino è padrone di se stesso,almeno a livello di consapevolezza di aver recitato,ed è pronto a riassumere se medesimo,accettando il nuovo gioco di essere quello che è,un vecchio,e non in un altro modo.Questo nuovo gioco della rivelazione è vissuto con pudore e lentezza:non c'è nel vecchio maschio quella carica dirompente dei giovani puledri,mancano i loro agili e felini scatti nel corpo e nell'anima.

La compensazione è data dalla vecchia Giovanna,il cui slancio femmineo supera il tempo del decadimento e vince la resistenza delle cose cadenti verso il vuoto.

B)LE SPALLE DEL VECCHIO.

Le spalle dei vecchi sono tutto.Non gli occhi gonfi,non le carni cadenti,non le mani tremanti,non il bastone,non la gamba claudicante,ma le spalle.Sì quelle spalle ricurve,pesanti,doloranti.Sembrano masse muscolari e ossee scivolanti verso il suolo,verso la voragine,allo stremo della sopportazione di un macigno invisibile.La vita crudele schiaccia con le sue pietre pesanti le spalle degli uomini.E la gravità della roccia che schiaccia il corpo erto è sempre la stessa, compatta,impenetrabile,ma la forza di sopportazione di un corpo umano in trasformazione verso il decadimento presenta dei limiti.Esso si piega sempre di più,cede.E poi,se la schiena è curva,anche per gli occhi diventa difficile guardare verso il cielo.

Le spalle del vecchio assurgono infine,nel loro andamento curvo verso il basso,a simbolo della parabola del mondo che porta inesorabilmente alla rovina.A meno che non si compia il miracolo.

C)IL MIRACOLO DELLA TORSIONE DEL BUSTO.

La torsione del busto non perfezionata,nello stop dell'immagine finale,rappresenta,a mo' dei Prigioni di Michelangelo,il venir fuori di una nuova forma dall'informe,il diagramma fissato nell'eterno divenire di uno slancio verso la possibile rigenerazione.Dino si torce faticosamente e alza gli occhi per incontare quelli della sua amante.Il resto non conta.Non è più storia ma mito.

D)IL MEDIA DELL'INGANNO E DELL'ESTASI.IL TELEFONO AMICO- TRICKSTER OVVERO IL FILO DI ARIANNA.

Nella società della ipercomunicazione dove paradossalmente la gente non comunica,talora avvengono dei miracoli.Il prodigio si rivela enantiodromicamente proprio forzando all'estremo la funzione non comunicativa degli pseudomedia,e rovesciandoli così imprevedibilmente nella funzione di massimi relais umani.

Nella nostra storia è il telefono a dare il là alla rigenerazione,prima trasmettendo suoni-parole atte a superare la solitudine di due vecchi e alfine,superato l'imbroglio nascosto in quel verbo,a dar la forza della comunicazione diretta,de visu,del sentimento.

Il filo del telefono si dipana nei meandri della rete comunicativa umana e improvvisamente,come per incanto,si trasforma da strumento informativo(la richiesta di un'informazione medica)in galeotto latore di una comunicazione intima (la richiesta discreta d'amore).E tutto per un errore di circuiti.

Basta un errore e ciò che è freddo si anima.Come un camaleonte impertinente il telefono cambia forma,perde il grigio e assume i colori e i contorni di un barocco spettacolare e grottesco ad un tempo.Poi si contorce e si spegne. Allora sei costretto a ricorrere agli squallidi telefoni delle cabine pubbliche o dei bar affollati di gente che t'interrompe e rovina gl'incanti.

Il telefono non funziona,è malevolo,oppure funziona,ma il bip monotono richiama all'infinito una presenza vuota.Allora è crudele,e tu non hai scampo.Alla fine ti accorgi che il parlare falso e il sentire finzioni ti provocano un'estasi senza fine.Almeno fino a che non addenti la mela della curiosità e allora il lungo serpente cui è attaccata la cornetta è fiero di sé.Ti ha sedotto e tu non puoi fare a meno di cercare,per vederla,la presenza misteriosa che ha giocato con te all'altro capo del filo.Tu sei vecchio?Ma un vecchio molto curioso.Quasi infantile nella tua curiosità.Hai il diritto diabolico di afferrare un'immagine reale,anche se questo ti provocherà la sofferenza dello smascheramento e la disillusione.Sei curioso e coraggioso e allora,pur vecchio,accetti il rischio come un eroe giovane.

8)I RAPPORTI TRA LE GENERAZIONI.

Non essendo "La Quinta Stagione" un trattato per il superamento del gap generazionale,i rapporti tra Dino e i giovani sono stati descritti alla luce di quello che si verifica nella realtà.I giovanotti sono fastidiosi per i vecchi se non noiosi.Fanno rumore gratuito(quello del bar che impedisce a Dino di telefonare con calma),prendono in giro gli anziani(il grottesco percorso strategico escogitato da Dino per superare una banda di ragazzacci rientra nel tema), ma poi nutrono ambizioni sconosciute alla vecchia generazione(Dino non riesce a spiegarsi come il nipote faccia l'attore e non un mestiere di produzione materiale).

Nella nostra storia però il mito della giovinezza s'ingloba ab origine nei vecchi che tentano un'impresa apparentemente disperata sulla carta di ridiventar giovani.In questa brama c'è il seme del superamento del gap generazionale,realizzato poi più quotidianamente quando il vecchio bisognoso e ammalato riceve aiuto proprio dai giovani che inscenano "a domicilio" una rappresentazione di Pulcinella per tirarlo su.

INDICE

OUROBOROS "LA QUINTA STAGIONE".ELEMENTI STRUTTURALI DEL LIBRO.

1)GIOCO TEATRALE E PURIFICAZIONE IN DINO E GIOVANNA,DUE VECCHI DEL NOSTRO TEMPO.

2)UNA FAVOLA PER VECCHI.

3)ESOTERISMO VETERO ALCHEMICO.

A)IL MISTERO DELLA QUINTA STAGIONE.

B)RISCATTO NELLA MORTE A VOLO D'UCCELLO.

4)LO SPAZIO.SOLITUDINE DEI VECCHI NELLA GRANDE METROPOLI.

5)IL TEMPO.LENTEZZA E VELOCITA' NELLA VETEROCRONIA.

6)PUDORE,UMORISMO E GROTTESCO DELLA VECCHIAIA.

7)ELEMENTI PLASTICO-SIMBOLICI.

A)IL CANTO DELLA GIOVINEZZA.

B)LE SPALLE DEL VECCHIO.

C)IL MIRACOLO DELLA TORSIONE DEL BUSTO.

D)IL MEDIA DELL'INGANNO E DELL'ESTASI.IL TELEFONO AMICO- TRICKSTER OVVERO IL FILO DI ARIANNA.

8)I RAPPORTI TRA LE GENERAZIONI.

 
G. Froggio su G. Francione, La quinta stagione, in "L'ancora nell'unità di salute", IV, 6, 1989, pp. 655-656;

http://digilander.iol.it/gifro/pubblicazioni.htm