OUROBOROS
"LA QUINTA STAGIONE".ELEMENTI STRUTTURALI DEL LIBRO.
1)GIOCO TEATRALE E PURIFICAZIONE IN DINO E GIOVANNA,DUE VECCHI DEL
NOSTRO TEMPO.
La progressiva rivelazione dei personaggi Dino e Giovanna viene attuata
attraverso una bugia sistematica che si fa arte teatrale spontanea e che non rimane fine a
se stessa. Dino e Giovanna senza saperlo innescano la procedura greca della purificazione
artistica,rispettando sincronicamente le regole del gioco della finzione catarchica.
Come l'attore è consapevole solo inconsciamente di essere altro dal
rappresentato nei momenti di massima estasi espressiva e quindi di disincarnazione
individuale,così Dino e Giovanna sono incosciamente consapevoli della propria e
dell'altrui condizione:la Vecchiaia.Essi superano l'apparente impossibilità di un sogno
reale attraverso l'imbroglio ludico e innocuo.E' un gioco da bambini che li fa ritornare
bambini nel loro spontaneo amore,realizzando così la mitica "Quinta Stagione".
La finzione è anche sofferenza nella lacerazione tra il vero e il
falso.Il climax del dolore nella finzione di Dino e Giovanna è il tremendo impatto col
reale,lo smascheramento attuato con l'incontro mancato.Il susseguente gioco della
rivelazione a se stesso e all'altro assume toni differenti in Dino e Giovanna.
Dino,il maschio,colui che muove tutto,il latore dell'iniziativa,è
anche il primo a svelare l'inganno,ma è proprio lui poi il più fragile nel subirne i
contraccolpi.La sorte (altra forma di gioco nella vita)lo pone bruscamente a contatto col
reale.L'amore di Giovanna si rivela solo un sogno impossibile.La sconfitta è peraltro
apparente:ormai in Dino vi è il germe del rovesciamento del gioco che si sviluppa nel
campo arato ancora dal teatro,nel solco della rappresentazione scenica di Pulcinella e del
suo doppio.Successivamente la pianta emerge rigogliosa e il canto della sirena
vecchia,proveniente da una scuola di musica,trascina il nostro anziano Ulisse nella acque
profonde.Là egli,invece di lasciarsi andare,si lega ancora alla vita,all'albero delle 4
stagioni.Così si adopra:richiama Giovanna,dopo il lungo silenzio di paura, compie il rito
simbolico della distruzione del Canto delle Bugie,dà la caccia alla sua donna.Eppure alla
fine è là ad attendere passivo che ancora il canto della sirena vecchia lo trascini
soavemente nel desiderato abbraccio.Il deus ex machina ridiventa automa rigido e attende
che altri da sé lo trascini verso la vita.
L'altro da sé è proprio Giovanna,la quale attraverso il canto
melodioso si libera immediatamente e si reca a quell'abbraccio che,fermato nel
tempo,scolpisce lo sforzo agréable per la rinnovazione del senso del vivere.Anche
Giovanna non è perfetta.Divinità caduta in terra,ha bisogno del suo travaglio,ma,spirito
femminile,lo realizza in pochi istanti. La mente operativa,Dino,si fonde col cuore di
Giovanna,palpitante di musica celestiale.La sintesi pascaliana è realizzata.
2)UNA FAVOLA PER VECCHI.
La Quinta Stagione è un favola,non per bambini,ma per vecchi ritornati
bambini.I due vecchi della nostra storia,Dino e Giovanna,sono un po' come due Pinocchi che
dicono bugie.Per loro però la fatina non dà come castigo la crescita di un naso
grosso,poiché la punizione è in origine per così dire,consistendo nel fatto stesso di
essere vecchi e rugosi. Il naso lungo rende mostro Pinocchio,così come le rughe rendono
teratomatiche le forme degli uomini,il cui stesso desiderio di amarsi da vecchi assume
toni grotteschi secondo una morale,questa sì davvero antiquata,che impedisce un genuino
sentimento d'amore tra persone che siano penetrate nella terza età.
Come tutte le favole "La Quinta Stagione" ha un lieto fine
anche se esso è sfiorato dal soffio di una brevissima sequenza,ancora più corta della
sterotipa frase "E vissero felici e contenti".Qualcuno avrebbe voluto un
incontro più pregnante,materiale,raccontato.Ho preferito avvalermi di una velocissima
metafora luminosa per lasciare nel vago il contatto materiale e il suo esito futuro,al
fine di accentuare la spiritualità del rapporto d'amore tra due esseri anziani.
L'escamotage mi permetteva anche di rispettare il pudore di fondo che anima tutta l'opera
e che vela di candore il sentimento dei vecchi.
3)ESOTERISMO VETERO ALCHEMICO.
A)IL MISTERO DELLA QUINTA STAGIONE.
La vittoria di Dino e Giovanna rappresenta lo schiudersi della Quinta
Stagione,che semplicemente indica il ritorno dei vecchi all'amore e alla genuinità della
fanciullezza.Tale stadio,insito profondamente nella cultura popolare (si dice "i
vecchi sono come i bambini"),viene qui rivelato nella sua dimensione più
autentica,eliminandosi anche l'antico tabù dell'impossibilità di un amore tra i
vecchi,occultamente fondato sulla sconcezza dell'incontro di carni molli e cadenti.Vivere
l'amore da vecchi con l'animo dei fanciulli eleva invero un velo misterioso e purificatore
sulla vita,che sublima i contenuti di qualunque forma di rapporto sentimentale in età
senile.
B)RISCATTO NELLA MORTE A VOLO D'UCCELLO.
Il contatto con la morte di Dino viene essenzializzato al fine di
rispettare il candore che anima tutta l'opera.Si è detto che il vecchio "rimane
fuori dalla porta",a intendere che egli non entra nella morte ma vi rimane
all'esterno.E' esatto,ma esiste un annegare nella morte come dolce ricordo dei propri cari
estinti,che,privo di connotati drammatici, proprio per questo permette un ritorno morbido
da vivi nel seno della terra e delle sue memorie.Il descensus ad inferos di Dino è come
il viaggio delicato di un uccello che osserva dall'alto le cose dall'al di là,quanto
basti per realizzare la catarsi e restare nel tema del candore che caratterizza l'opera
intiera.
4)LO SPAZIO.SOLITUDINE DEI VECCHI NELLA GRANDE METROPOLI.
Lo spavento degli anziani nelle grandi metropoli nasce non solo
dall'ampiezza dello spazio urbano in sé,ma dalla res extensa in quanto ricettacolo di
maggiori ammucchiamenti di persone,di masse umane brulicanti,chiassose,rumorose.
Se lo spazio grande è disumano perché contiene i molti che annientano
i singoli,vieppiù se anziani e decrepiti,quello piccolo è a misura d'uomo perché per
contraccolpo permette il riemergere dell'individuo in tutti i suoi stadi di vita.La
provincia pertanto riemerge come forma di un umanesimo concreto e non conclamato
freddamente alle vaste e fredde platee.
Questi topoi sullo spazio se valgono in vita riemergono ancor più in
morte,il che viene evidenziato in "La Quinta Stagione",quando il vecchio Dino va
a visitare il cimitero del suo paesello.Anche là il fatto che vi siano solo poche anime
tumulate dà un senso di gioia al personaggio principale che riconquista il mondo
abbandonato in paradoxo anticipando un momento in cui le sue stesse spoglie saranno colà
raccolte.Là nel seno di una natura raccolta,che conserva solo pochi corpi,il villaggio
dell'al di là riecheggia lo stesso essere su questo mondo di una felicità contadina
perduta.
5)IL TEMPO.LENTEZZA E VELOCITA' NELLA VETEROCRONIA.
La cadenza de "La Quinta Stagione" è strettamente correlata
ai tempi dell'anziano.Questo non vuol dire che il cronos è sempre lento,anzi al
contrario.Le vicende del vecchio malinconico o in difficoltà(ad es. la scena iniziale
della fila in farmacia collegata all'idea di uno strascicante millepiedi umano)sono
necessariamente faticose come ritmo,ma le telefonate o in genere i momenti di eccitazione
dei due anziani acquistano toni incalzanti com'è proprio di spiriti giovani o quanto meno
rinnovati.
Un tipo specialissimo di tempo enantiodromico si verifica nella marcia
del treno.Là si verifica un fenomeno similare a quello del telefono col rovesciamento
della funzione.La vaporiera,indice del progresso,avanza velocemente ma verso l'indietro il
passato,per cui nel paradosso compositivo si va non verso l'accelerazione ma sulla sponda
di una stasi compatta rappresentata dal vetusto paesaggio contadino e dal piccolo
cimitero.Insomma si va veloce in avanti per tornare indietro nel tempo immoto dei ricordi
di cose morte e sepolte.
Il tempo infine segna anche la lunghezza generale del racconto.I
vecchi,come i fanciulli,leggono poco perché come quelli si stancano facilmente.Allora era
necessario per loro scrivere un romanzo breve,da leggere tutto d'un fiato,affinché anche
la lunghezza dello scritto si adattasse alla forza limitata d'attenzione del pubblico
particolare cui era diretto.Allora il fiato corto proprio delle favole si univa
indissolubilmente al sospiro che deve permeare le storie degli anziani quand'esse siano
scritte e faticose da leggere.
6)PUDORE,UMORISMO E GROTTESCO DELLA VECCHIAIA.
Ne "La Quinta Stagione" il tono generale del racconto è
impregnatto di pudore,che qua e là si vivacizza di umorismo e talorasbalza verso toni
decisamente grotteschi.
Di pudore è pervaso tutto il narrare del sentimento d'amore che
lentamente si sviluppa,attraverso i grovigli della finzione verbale,candido come una
colomba.
L'umorismo tocca alcuni gustosi personaggi come Gennarino il portiere e
il venditore di Porta Portese,entrambi pervasi di napoletanità,ma spesso si affaccia
anche tra i gesti dei due vecchi alle prese col difficile gioco degli attori in cui sono
decisamente scarsi e dilettanteschi.
Solo talora Dino e Giovanna vengono rasentati dai ritmi del
grottesco,ma questo si è voluto fare sempre senza cattiveria cercando di ritirare
immediatamente la penna in una circonvoluzione mitigativa di carattere virginale.Così
Giovanna supertruccata alla Pierrot viene candidamente redarguita da una bambina,sicché
l'attacco all'iperimbellettamento ridicolo in una vecchia viene edulcorato perché
proviene dalla voce innocente di un'infante.Anche Dino cerca di mettersi bello e finisce
col comprare una colonia per donna(lui che da tanto tempo non comprava più profumi!).In
questo caso è l'autore stesso che viene a redarguirlo con tono benevolo per aver
trascurato per troppo tempo di curare un pochino il suo corpo.
7)ELEMENTI PLASTICO-SIMBOLICI.
A)IL CANTO DELLA GIOVINEZZA.
La poesia di Cecco Angiolieri "S'i fossi foco arderei il
mondo" rappresenta nella mani di falegname Dino,una sfida acerba alla sua vecchiaia
e,trascritta sulla carta candida,si trasforma in simbolo plastico del nuovo mondo
ludico.Dino,pur capendoci poco del parlare duecentesco,afferra comunque soprattutto il
contenuto dell'ultima terzina,beffeggiamento sacrilego di una turpe vecchiaia.Per
ridiventare giovani bisogna sembrarlo,in primis,e così Dino si arma di finzioni verbali e
di vessilli masochistici (la carta della poesia viene incorniciata per bene)cui cerca di
far perdere la loro vera funzione:quella di essere obbrobbri architettati contro lui
stesso,contro gli anziani decrepiti,laidi e incapaci d'amore.
Quando la finzione ha raggiunto il climax e la realtà cruda riprende
il sopravvento,bruciare la carta della dimensione di un gesto
supremo,atemporale,mitico.Ora Dino è padrone di se stesso,almeno a livello di
consapevolezza di aver recitato,ed è pronto a riassumere se medesimo,accettando il nuovo
gioco di essere quello che è,un vecchio,e non in un altro modo.Questo nuovo gioco della
rivelazione è vissuto con pudore e lentezza:non c'è nel vecchio maschio quella carica
dirompente dei giovani puledri,mancano i loro agili e felini scatti nel corpo e
nell'anima.
La compensazione è data dalla vecchia Giovanna,il cui slancio femmineo
supera il tempo del decadimento e vince la resistenza delle cose cadenti verso il vuoto.
B)LE SPALLE DEL VECCHIO.
Le spalle dei vecchi sono tutto.Non gli occhi gonfi,non le carni
cadenti,non le mani tremanti,non il bastone,non la gamba claudicante,ma le spalle.Sì
quelle spalle ricurve,pesanti,doloranti.Sembrano masse muscolari e ossee scivolanti verso
il suolo,verso la voragine,allo stremo della sopportazione di un macigno invisibile.La
vita crudele schiaccia con le sue pietre pesanti le spalle degli uomini.E la gravità
della roccia che schiaccia il corpo erto è sempre la stessa, compatta,impenetrabile,ma la
forza di sopportazione di un corpo umano in trasformazione verso il decadimento presenta
dei limiti.Esso si piega sempre di più,cede.E poi,se la schiena è curva,anche per gli
occhi diventa difficile guardare verso il cielo.
Le spalle del vecchio assurgono infine,nel loro andamento curvo verso
il basso,a simbolo della parabola del mondo che porta inesorabilmente alla rovina.A meno
che non si compia il miracolo.
C)IL MIRACOLO DELLA TORSIONE DEL BUSTO.
La torsione del busto non perfezionata,nello stop dell'immagine
finale,rappresenta,a mo' dei Prigioni di Michelangelo,il venir fuori di una nuova forma
dall'informe,il diagramma fissato nell'eterno divenire di uno slancio verso la possibile
rigenerazione.Dino si torce faticosamente e alza gli occhi per incontare quelli della sua
amante.Il resto non conta.Non è più storia ma mito.
D)IL MEDIA DELL'INGANNO E DELL'ESTASI.IL TELEFONO AMICO- TRICKSTER
OVVERO IL FILO DI ARIANNA.
Nella società della ipercomunicazione dove paradossalmente la gente
non comunica,talora avvengono dei miracoli.Il prodigio si rivela enantiodromicamente
proprio forzando all'estremo la funzione non comunicativa degli pseudomedia,e
rovesciandoli così imprevedibilmente nella funzione di massimi relais umani.
Nella nostra storia è il telefono a dare il là alla
rigenerazione,prima trasmettendo suoni-parole atte a superare la solitudine di due vecchi
e alfine,superato l'imbroglio nascosto in quel verbo,a dar la forza della comunicazione
diretta,de visu,del sentimento.
Il filo del telefono si dipana nei meandri della rete comunicativa
umana e improvvisamente,come per incanto,si trasforma da strumento informativo(la
richiesta di un'informazione medica)in galeotto latore di una comunicazione intima (la
richiesta discreta d'amore).E tutto per un errore di circuiti.
Basta un errore e ciò che è freddo si anima.Come un camaleonte
impertinente il telefono cambia forma,perde il grigio e assume i colori e i contorni di un
barocco spettacolare e grottesco ad un tempo.Poi si contorce e si spegne. Allora sei
costretto a ricorrere agli squallidi telefoni delle cabine pubbliche o dei bar affollati
di gente che t'interrompe e rovina gl'incanti.
Il telefono non funziona,è malevolo,oppure funziona,ma il bip monotono
richiama all'infinito una presenza vuota.Allora è crudele,e tu non hai scampo.Alla fine
ti accorgi che il parlare falso e il sentire finzioni ti provocano un'estasi senza
fine.Almeno fino a che non addenti la mela della curiosità e allora il lungo serpente cui
è attaccata la cornetta è fiero di sé.Ti ha sedotto e tu non puoi fare a meno di
cercare,per vederla,la presenza misteriosa che ha giocato con te all'altro capo del
filo.Tu sei vecchio?Ma un vecchio molto curioso.Quasi infantile nella tua curiosità.Hai
il diritto diabolico di afferrare un'immagine reale,anche se questo ti provocherà la
sofferenza dello smascheramento e la disillusione.Sei curioso e coraggioso e allora,pur
vecchio,accetti il rischio come un eroe giovane.
8)I RAPPORTI TRA LE GENERAZIONI.
Non essendo "La Quinta Stagione" un trattato per il
superamento del gap generazionale,i rapporti tra Dino e i giovani sono stati descritti
alla luce di quello che si verifica nella realtà.I giovanotti sono fastidiosi per i
vecchi se non noiosi.Fanno rumore gratuito(quello del bar che impedisce a Dino di
telefonare con calma),prendono in giro gli anziani(il grottesco percorso strategico
escogitato da Dino per superare una banda di ragazzacci rientra nel tema), ma poi nutrono
ambizioni sconosciute alla vecchia generazione(Dino non riesce a spiegarsi come il nipote
faccia l'attore e non un mestiere di produzione materiale).
Nella nostra storia però il mito della giovinezza s'ingloba ab origine
nei vecchi che tentano un'impresa apparentemente disperata sulla carta di ridiventar
giovani.In questa brama c'è il seme del superamento del gap generazionale,realizzato poi
più quotidianamente quando il vecchio bisognoso e ammalato riceve aiuto proprio dai
giovani che inscenano "a domicilio" una rappresentazione di Pulcinella per
tirarlo su.
INDICE
OUROBOROS "LA QUINTA STAGIONE".ELEMENTI STRUTTURALI DEL
LIBRO.
1)GIOCO TEATRALE E PURIFICAZIONE IN DINO E GIOVANNA,DUE VECCHI DEL
NOSTRO TEMPO.
2)UNA FAVOLA PER VECCHI.
3)ESOTERISMO VETERO ALCHEMICO.
A)IL MISTERO DELLA QUINTA STAGIONE.
B)RISCATTO NELLA MORTE A VOLO D'UCCELLO.
4)LO SPAZIO.SOLITUDINE DEI VECCHI NELLA GRANDE METROPOLI.
5)IL TEMPO.LENTEZZA E VELOCITA' NELLA VETEROCRONIA.
6)PUDORE,UMORISMO E GROTTESCO DELLA VECCHIAIA.
7)ELEMENTI PLASTICO-SIMBOLICI.
A)IL CANTO DELLA GIOVINEZZA.
B)LE SPALLE DEL VECCHIO.
C)IL MIRACOLO DELLA TORSIONE DEL BUSTO.
D)IL MEDIA DELL'INGANNO E DELL'ESTASI.IL TELEFONO AMICO- TRICKSTER
OVVERO IL FILO DI ARIANNA.
8)I RAPPORTI TRA LE GENERAZIONI.