Mille e non più mille
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ALLA MEMORIA DEL GLORIOSO FRANCESCO SCALA,  MAESTRO DI CULTURA E D'UMANESIMO E D'AMICIZIA PREFATORE DEL LIBRO E MIO AUTOMEDONTE NELLA PLURIMANIFESTAZIONE

MILLE E NON PIU' MILLE(Racconto della catastrofe nucleare alle soglie del '2000)- Enitalia- Roma, marzo 1987

Racconto degli ultimi giorni del Medioevo Atomico.Un Profeta rievoca attraverso i mass media i terrori dell'Anno Mille.La paura medioevale di una catastrofe cosmica viene rivisitata in tutta la sua terribile attualità,essendo l'umanità dotata del potere nucleare di autodistruzione.

 

11 tavole di cui 9 tratte dall'Inferno di Taddeo Da Bartolo(San Gimignano)e 2 dell'artista Fabio Salvati,che è anche autore del quadro di copertina dal titolo "L'Anticristo".

NOTE D'INTERESSE.

Mille e non più mille si pone come romanzo filosofico,che come tale presenta diverse valenze di lettura. E'possibile recepirlo in chiave puramente narrativa e letteraria,con i ripetuti colpi di scena che ne fanno un un thrilling sui generis,oppure in dimensione colta.Sotto tale ultimo angolo di visuale Mille si pone come una serie di continue tavole di ricerca.In una scuola essa ha offerto lo spunto per interessanti esplorazioni nelle eresie del medioevo.

Mille è fruibile da qualunque tipo di lettore.Il suo genere,fantareligioso e thriller,lo rende idoneo ai giovani,che lo hanno recepito con entusiasmo,e ai meno giovani,che ne hanno fatto un pretesto per un ripensamento sui temi di maggiore attualità.Lo stile letterario,librantesi tra il reale e il fantastico,tra il giornalistico e l'aulico,ha portato a lusinghieri apprezzamenti da parte di studiosi e di critici.

 

 
 

 

                  MILLE E NON PIU' MILLE

 

La vita dello scrittore è cosa ben dura,e così dev'essere poiché la realizzazione di sé richiede accanto al fuoco della passione,la caparbietà e la palestra continua delle proprie capacità,sperimentate prima con se stessi e poi nel confronto con gli altri.

"Mille e non più mille",edito dall'Enitalia,è il primo libro da me pubblicato,dopo che per anni,nei ritagli di tempo che il mio lavoro di magistrato penale mi concede,ho in privato coltivato la mia solitaria estasi nello lo scrivere e nel creare.

"Mille e non più mille" narra le drammatiche vi cende degli ultimi giorni del medioevo atomico e dell'incubo di una profezia di catastrofe secolare che attraverso la bomba nucleare si fa minaccia concreta.La storia si sviluppa alle soglia dell'anno duemila quando un profeta-vagabondo di Manhattan si avventa nella redazione del New York Times e annuncia la fine del mondo, rivelata soprattutto dalle profezie di Malachia,della Madonna di Fatima e di Nostradamus.

L'evento,in sé assurdo e retrogrado,si pone dopo il primo attimo di sbigottimento come fonte di uno scoop giornalistico che dovrebbe salvare il quotidiano dal fallimento imminente.

Nel 1999 la videoinformazione e' dilagante e il New York Times,ultimo giornale di carta,vive la sua agonia in attesa della chiusura.Pat Flanagan,il Profeta della Catastrofe,si offre come ultima rischiosa carta per salvare la testata e il progetto di lanciarlo attraverso i mass media scatta nella mente del brillante giornalista Michael O'Keefe.Questi si pone alla ricerca di notizie storiche sulle predizioni citate e compie un giro in Europa(Irlanda,Fatima,Roma),insieme alla sua affascinante compagna,la fotoreporter Astrid Custer.

Presto la caccia alle misteriose profezie diventa una sorta di ritorno al passato e sempre di più i due giornalisti ne vengono coinvolti,finché Michael finisce con l'identificarsi e con l'essere identificato dal popolo degli Stati Uniti d'America afferrato dal gioco malefico,nello stesso arcangelo San Michele chiamato a salvare il mondo.

A questo punto s'innesca un raid ancora più vor ticoso:in sette giorni bisognera' girare tutto il globo(Roma,Mosca,Pechino,Himalaya,Australia,Andorra,un base artica)alla ricerca dei Sette Giusti.La storia si riavvolge su se stessa in dei vortici sempre più estenuanti fino al drammatico esito finale,in un dipanarsi avvincente descritto secondo la tecnoca del libro giallo.

Un giallo,ma anomalo.L'anomalia è dovuta al fatto che non ci sono assassini da scoprire,ma piuttosto innocenti da rivelare,quelli che nella Babilonia di un mondo ricco di male e di non sense, dovrebbero salvarlo dall'estinzione minacciata da un'apparentemente inalienabile natura perversa delle cose.Ora se i puri vi sono e si nascondono,per contraccolpo riemergono i Criminali della Metafisica ovvero i colpevoli della Verità,anzi della Menzogna e dell'Occultamento.Il problema della loro identificazione è ancora thrilling.

Mentre l'orologio inesorabile scandisce le ultime minacciose ore verso quell'inizio di una nuova era che potrebbe essere una fine,Michael O' Keefe si trova a librarsi in uno spazio dilatato per compiere una sorta di esplorazione retrocronica verso il Medioevo e le sue paure,per poi sprofondare negli abissi stessi di un atavico e primordiale terrore della fine del mondo per ecpirosi.

Dopo la distruzione ad opera dell' acqua diluviale cosmica,dunque,a partire dall'Anno Mille ma poi da ere immemorabili l'uomo è come in attesa che la terra esploda per il Fuoco Distruttore e Purificatore innescato dalle sue medesime mani.Riuscirà Michael a salvare se stesso e la sua razza?Questo è il dilemma finale che il romanzo propone e il cui esito va al di là della soluzione particolare adottata per coinvolgerci,al termine della lettura,in una meditazione stimolante su problemi che ci circondano oggi e da sempre e a cui la nostra civiltà tecnlogica ci rende distratti.

Mille e non più mille si pone come romanzo filoso fico,che come tale presenta diverse valenze di lettura. E'possibile recepirlo in chiave puramente narrativa e letteraria,con i ripetuti colpi di scena che ne fanno un un thrilling sui generis,oppure in dimensione colta,gustabile da palati più raffinati.Sotto tale ultimo angolo di visuale Mille prospetta una serie di continue tavole di ricerca,essendo permeato di un massiccio retroterra culturale.Il libro infatti è costruito sull'analisi dei più gravi problemi dell'uomo da quelli primordiali come le questioni di Dio e del libero arbitrio,a quelli attuali quali il problema del rapporto tra Natur e Kultur .Oggi lo squilibrio tra lo spirito e la materia è stato reso particolarmente drammatico dalla distruzione tecnologica della natura,operazione demonica in cui la bomba nucleare si pone come ultimo esiziale simbolo.

"Mille e non più mille" è un libro per tutti.Un giorno mi è stato chiesto in lettura da una professoressa di ragioneria che l'ha fatto poi vedere ai suoi allievi.Dall'incontro col mio romanzo è nato lo spunto per interessanti esplorazioni tra le eresie del medioevo.

Quell'esperienza per me è stata molto importante perché mi ha portato indietro nel tempo,al mio liceo, quando con alcuni amici filosofi in erba si disquisivano i grandi problemi dell'uomo.Ormai che un paio di saltini generazionali con le nuove leve ci sono confesso che ho avuto piacere a scorgere tra le immagini di tanti ragazzi distrutti dalla droga e dai non sense di una civiltà vuota,altri giovani imprevedibilmente interessati alla filosofia viva.

Bravi!dico a quei giovani,mentre gusto il segno di questa continuità,che sta a noi adulti non fare spegnere.Mille e non più mille alla fine è proprio questo.Una Profezia a rovescio,ovvero una Rivelazione dei Valori Spirituali in mezzo agli intrecci babelici di una società difficile.

 

Gennaro Francione

 

 
 

 

 

BIBLIOGRAFIA GENERALE DI "MILLE E NON PIU' MILLE"

-I FANATICI DELL'APOCALISSE-NORMAN COHN-COMUNITA'-MILANO 1965

-LA GRANDE PAURA DELL'ANNO 2000-HENRI KUBNICK-VALLECCHI,FI RENZE 1976

-L'UOMO E L'IGNOTO-ARMENIA,MILANO 1978

-LE PROFEZIE DI MALACHIA-ALFRED TYREL-MEB,TORINO 1978

-L'UOMO E L'IGNOTO-ARMENIA,MILANO 1978

-L'APOCALISSE E' PER OGGI-SALVATORE GAROFALO-SALANI,FIRENZE 1978

-L'ANNO MILLE-DUBY-EINAUDI,TORINO 1978

-APOCALISSE-A CURA DI CESARE ANGELINI-EINAUDI,TORINO I980

-DOPO NOSTRADAMUS-A.VOLDBEN-ED.MEDITERRANEE,ROMA 1982

-DOPO NOSTRADAMUS-A.VOLDBEN-ED.MEDITERRANEE,ROMA 1982

-I GRANDI PROFETI-RENZO BASCHERA-ARMENIA,MILANO 1982

-1999 L'ANNO DELL'APOCALISSE-CHARLES BERLITZ-MONDADORI, MILANO 1982

-IL TERZO SEGRETO DI FATIMA-DANIEL RÉJU-MEB,TORINO 1983

-STORIE DELL'ANNO MILLE-RODOLFO IL GLABRO-JAKA BOOK,1983

-PROFETI E POPOLO NELL'ITALIA DEL RINASCIMENTO-OTTAVIA NIC COLI-LATERZA BARI 1987

                                               

 

 
              

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Mille è un libro che ha figliato: MILLE E SEMPRE MILLE, 2000 E NON PIU' 2000...

Chi vuol leggere il seguito saggistico sclicchi su  Saggi - Uroboros Mille ...

 
http://www.akkuaria.com/teologia/finedelmondo/7.htm

UNO SCOSSONE

DAL SONNO DOGMATICO

 

Il risvegliarsi in alcuni settori culturali dell'apprensione della fine del mondo, su cui ha puntato la sua attenzione il giudice Gennaro Francione col suo romanzo Mille e non più Mille del 1988, ha stimolato anche me, fresco dì una mia visita alle sorgenti della cultura, ad analizzare il fenomeno con gli strumenti epistemologici che ho messo a punto nell'impegnativo lavoro Il Bandolo della matassa ovvero La Rivoluzione dell’Intelligenza - Visita alle Sorgenti della Cultura.

Per "sorgenti della cultura" intendo le varie attività con cui la mente umana cerca di produrre conoscenze di ogni tipo che confluiscono nel comportamento e vengono trasmesse da un individuo all'altro per apprendimento. Tra questi mezzi interessano soprattutto quelli che permettono di conoscere validamente la verità-realtà, cioè di acquisire la "scienza" intesa come conoscenza corrispondente alla realtà. Vi comprendiamo anche l'eventuale "Parola di Dio" la cui esistenza risulti scientificamente provata. La ricerca di tali mezzi che ci permettono di conoscere la realtà sia essa presente o passata o futura viene chiamata "Epistemologia": viene anche chiamata "Filosofia della Scienza". In essa ho cercato di conoscere quanto di valido e di illusorio l'umanità ha prodotto anche per mezzo dei suoi migliori pensatori.

Nel romanzo del giudice Francione si tessono con spigliatezza elementi fantastici con elementi ancora attuali nel nostro mondo culturale, tra cui il Segreto della Madonna di Fatima, che è il cavallo di battaglia di un diffuso misticismo cattolico molto simile a quello che permeò l'Impero Romano dopo l'apparizione dell'eccezionale figura di Gesù di Nazareth, nella scena della vita del popolo Ebreo.

È del 13 Maggio 1988 la conferenza del noto biblista Mons. Francesco Spadafora nel salone della Basilica dei Santi Apostoli in Roma, nella quale - secondo il resoconto dei cronisti - si insinuava prossima la fine del mondo, alla quale crederebbe anche il Cardinale Ratzinger Prefetto della Congregazione per la Fede.

Anche gli Ebrei ultratradizionalisti vivono in attesa della fine dei tempi: è del 30 febbraio 1992 a cronaca che ci fa sapere che la setta "Habad" era convinta che il Messia fosse arrivato nel rabbino Menachem Mendel Sheerson di New York e con lui il riscatto finale.

È ancora impresso nella memoria di tutti il massacro a cui si votò a Waco, Texas, il 20 Aprile 1993 una parte armata della setta dei Davidians, cioè dei seguaci del sedicente Messia trentatreenne David Karesh: tutte conquise dall'idea della fine del mondo inculcata dal loro maestro, 95 persone si lasciarono bruciare tra le fiamme piuttosto che arrendersi alle forze dell'ordine.

A tener desto l'interessamento dei futurologi contribuisce la celebre quartina X 72 delle contorte Centurie di Nostradamus che predirebbe l'arrivo "dal cielo" di un "Gran Re di spavento" il 6 Luglio 1999 per iniziare una nuova era.

E l’ex Capo dell’URRSS Michail Gorbaciov nel suo discorso alla Scala di Milano il 19 Settembre 1993 dice che lo "sconcerto di questa fine secolo" giustifica la "moltiplicazione delle previsioni sulla fine del mondo".

L'epistemologia è proprio lo strumento che ci vuole per poter valutare scientificamente tale elemento culturale che da oltre due millenni e mezzo va inquietando una buona porzione di umanità, cioè da quando il profetismo ebraico, deluso ulteriormente dalle ricorrenti oppressioni che si abbattevano su quel povero popolo anche dopo il ritorno dalla deportazione in Babilonia (598-538 a.C.), spostò le sue speranze nelle palingenetiche previsioni del libro biblico di Daniele che dette avvio al filone apocalittico che sfociò nel messianismo evangelico di Gesù di Nazareth. La ricerca epistemologica di cui mi servirò me l'aveva stimolata la lettura, fatta quando insegnavo Religione nelle Scuole, dello sconcertante documento emanato nell'anno 1452 dal "Vicario di Cristo Papa Nicolò V, cioè da colui che anch'io avevo imparato a invocare come "dolce Cristo in terra" secondo la nota espressione di S. Caterina da Siena.

Prima della lettura di tale documento ero fermamente convinto che il Cristianesimo avesse avuto così rapido sviluppo, in estensione e in profondità, nonostante le terribili persecuzioni incontrate, perché era stato sostenuto dalla forza divina del suo fondatore Gesù di Nazareth, che era stato presentato all'umanità sofferente e oppressa come il Messia preannunziato dalle profezie dei Profeti della Bibbia del Vecchio Testamento e come il Logos o Verbo della Filosofia Metafisica greca. Nella coscienza di ogni singolo cristiano dei primi secoli erano sempre presenti queste parole di Gesù registrate negli scritti dei suoi immediati discepoli:

"Chi non mi riconoscerà davanti agli uomini non sarà riconosciuto neppure da me davanti al Padre mio quando tornerà glorioso col mio Regno"1

Sostenute da una Fede che conteneva tale terribile minaccia le prime generazioni cristiane la propagarono in gran parte del mondo ellenistico dell'impero Romano con la bontà e col martirio.

Perciò restai molto sorpreso quando, agli inizi degli anni'60, rileggendo la Storia della Chiesa scritta non "ad usum Delphini" per i Seminari ma con completezza in otto volumi dallo scrittore Danie Rops accademico di Francia e pubblicata allora in Italia dall'editore Marietti; i miei occhi lessero il documento "apostolico" con cui Papa Nicolò V nel 1452, proprio agli inizi del grande movimento coloniale, autorizzava il Re Portoghese Alfonso l'Africano a ridurre in "perpetua schiavitù" le popolazioni delle terre che avrebbe scoperte e conquistate. Ecco la parte che ci interessa del documento:

"I regni, i ducati, le contee, i principati e altri domini, terre, luoghi, campi in possesso dei suddetti saraceni, pagani, infedeli e nemici di Cristo, con l'Autorità Apostolica vi confermiamo la piena e libera facoltà di invaderli, conquistarli, tenerli e soggiogarli e ridurre in perpetua schiavitù le persone che vi abitano2

Quest'ultima "facoltà" l'anno successivo 1453 con un altro "Breve", cioè con un altra lettera "apostolica", veniva precisata aggiungendo l'obbligo di liberare dalla schiavitù gli infedeli che accettavano di essere battezzati. Daniel Rops, cattolico di alta cultura, riportando il documento non può fare a meno di qualificarlo "spaventoso" e come uno dei documenti più penosi di tutta la Storia del Cristianesimo. Noi, come attenuante di Nicolò V, dobbiamo tenere conto che stiamo alla vigilia della caduta di Costantinopoli e del residuo Impero Romano d'Oriente nel potere di Maometto Il avvenuta l'anno successivo 1453, cioè nel pieno della lotta epica tra Islamismo e Cristianesimo, e quindi storicamente consideriamo l'atto come un momento della strategia della "guerra santa" che le due Religioni stavano combattendo tra di loro. Tuttavia ne facciamo il bandolo per riesaminare scientificamente tutta la matassa del Cristianesimo e delle altre Religioni che vantano la propria origine dalla "Parola di Dio" e indirettamente di tutte le ideologie che spingono l'umanità a massacrarsi per un' "idea".

È risaputo che il grande filosofo Emanuele Kant ricevette uno scossone dal suo "sonno dogmatico", cioè dalle sue certezze acquisite con la Ragione, leggendo il Saggio sull'intelletto Umano di David Hume, che lo stimolò a riesaminare il valore epistemologico dell'inferenza basata sulla semplice induzione per conoscere una realtà nascosta, cioè sulla via di cui comunemente l'umanità si è sempre servita per assurgere a una realtà che non può essere attinta dall'intuizione sensibile, e lo fece - come è noto - con la Critica della Ragione Pura. Io non intendo paragonarmi a Kant, però mi pare che la mia situazione sia simile alla sua: anch'io ebbi uno scossone dal mio sonno dogmatico, cioè dalle mie certezze teologiche, leggendo la Storia della Chiesa di Daniel Rops, in particolare il documento di Nicolò V che richiamò la mia attenzione a controllare il valore epistemologico della "Parola di Dio", cioè della via di cui l'umanità si è sempre servita per conoscere una realtà nascosta, in alternativa alle cosiddette "due vie naturali" costituite dai "sensi" e dalla "ragione". In questo lavoro sintetizzo in parte e in parte sviluppo quanto ho elaborato nel mio testo più ampio intitolato La Rivoluzione dell’Inteuigenza.

Durante i miei studi di Filosofia e di Teologia nel Seminario Diocesano di Bergamo,ora intestato alla memoria di Giovanni XXIII, mi ero abbonato alla rivista Fides diretta dallo scrittore cattolico Igino Giordani, il quale nei suoi articoli parlava sempre di un imminente calata di un altro Medioevo per l'osanna che ricevevano le barbare ideologie dello stalinismo e dell'hitlerismo,che Pio XI condannava solennemente con due encicliche specifiche nel 1937, proprio quando si stavano preparando a scatenare quelle atrocità per le quali tutto il mondo oggi le ha esecrate. Leggendo il documento di Nicolò V mi venivano in mente quelle ideologie e mi nacque questo grosso dubbio: Gesù che io avevo seguito perché aveva detto "venite a me voi tutti che siete afflitti e oppressi e io vi libererò3 e "vi mando come agnelli tra i lupi"4 e "io sarò sempre con voi"5 e perciò "non vi preoccupate delle persecuzioni"6, stava proprio alla guida di coloro con i quali si era identificato con le celebri parole "chi ascolta voi ascolta me"7 e che in nome di tali parole si facevano forti dell' "Apostolica Autorità" con cui emanavano direttive e impostazioni opposte ai suoi programmi?

Con tale dubbio mi ristudiai tutta la Storia del Cristianesimo e scopersi che il Breve di Nicolò V non era isolato ma era lo sviluppo di un'ideologia contenuta negli scritti dei diretti discepoli di Gesù, di S. Paolo e di S. Giovanni in particolare, i quali avevano educato i loro fedeli all’idea che è la "fede" piuttosto che la bontà a vincere il mondo "Questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede" leggiamo nella I Lettera di S. Giovanni 8. La "croce" su cui era stato giustiziato Gesù diventò la bandiera di questa fede e tale vessillo sembra che fosse stato posto sui labari dell'esercito di Costantino prima della celebre battaglia di Ponte Milvio del 312 dove con una vittoria strepitosa chiuse il terribile periodo delle persecuzioni: Costantino, oltre che sulle altre fedi, fece leva anche su quella cristiana dei suoi soldati per incitarli col motto "in hoc signo victor eris" (con questa bandiera resterai vincitore). Comunque i vescovi cristiani utilizzarono l'autorità temporale di Costantino per imporre la propria "fede" e così cambiarono il metodo della "bontà", seguito fino a poco tempo prima, col metodo della forza, usato contro la fede cristiana dagli Ebrei e poi dai Romani. Questo fatto,che il Cristianesimo ha sempre celebrato come un trionfo, contiene invece l'inizio della sua rovina, che comincia proprio quando fu proclamata come "fede ortodossa" la divinità di Gesù uguale a Dio Padre nel Concilio di Nicea dell'anno 325 presieduto da Costantino.

Difatti fu dopo tale dichiarazione che Costantino sostenuto dalla autorità dei 318 vescovi del Concilio si permise di inviare a tutti gli altri vescovi e a tutto il popolo dell'impero la lettera con la quale stabiliva la pena di morte per chiunque non avesse gettato al fuoco i libri del filosofo Porfirio e del prete Ano che erano contro la dottrina da allora ritenuta ortodossa"9. Il metodo violento di imporre la propria "fede" avviato dai Dirigenti Cristiani col Concilio di Nicea per mezzo del Potere civile e militare è confermato in un altro momento importante, quando il barbaro Re dei Franchi Clodoveo si fece cattolico e fece battezzare tutto il suo esercito: fu allora che S. Avito, Vescovo di Vienne in Francia, portavoce di tutti gli altri, gli scrisse: "La tua fede è la nostra vittoria" 10.

Cosi Clodoveo diventò il "Crociato" dell'ortodossia cattolica contro i regni dove dominava l'eresia ariana. Ormai appare chiaro che per i Capi cristiani gli "interessi della fede" erano in primo piano e dovevano essere perseguiti attraverso l'aiuto dei Capi Politici e Militari, lasciando in secondo piano il metodo della bontà e della persuasione, sul quale prevaleva il metodo dell'intransigenza e della violenza. Le popolazioni ormai erano considerate "preda" di conquista ideologica con ogni mezzo: è quanto succede nei secoli seguenti con la stessa ricostituzione nell'anno 800 del Sacro Romano Impero Germanico di Carlo Magno, nel quale il Papa si garantisce la supremazia in nome della "fede".

S'era creata così la cornice della "Città di Dio" di S. Agostino, il quale aveva insegnato che costituendo l'eresia un attentato fondamentale alla civiltà cristiana, i suoi Capi avevano l'obbligo o il diritto di difenderla anche con la pena di morte. 11 L'inquisizione é la tipica istituzione poliziesca della concezione del Regno di Dio secondo la "Città di Dio" di S Agostino che Carlo Magno si faceva leggere a tavola: era nata spontaneamente per lo zelo dei pastori che non avevano capito un bel niente della parabola sulla zizzania.12 Fece ardere i primi roghi a Orléans nel 1022; ebbe l'approvazione papale nel 1162; premosse la crociata di Innocenzo III contro gli Albigesi nel 1209 alla quale il Concilio Lateranense IV del 1215 annesse la stessa indulgenza concessa ai pellegrini per la Terra Santa; ebbe le regole processuali con interrogatorio e tortura dalla Bolla di Innocenzo IV del 15 maggio 1252. In definitiva l'eresia era diventata un mostro che doveva essere combattuto con la scomunica, con la tortura, con la prigione temporanea e anche perpetua, con la confisca dei beni, col marchio d' "infamia ereticale", col rogo da vivo o da morto.

In linea con tale direttrice pastorale o di politica religiosa o di difesa della "fede", il Breve di Nicolò V unisce nella stessa azione i conquistatori e gli evangelizzatori all'inizio del colonialismo militare seguito alle grandi scoperte geografiche, come era stato fatto tra i Barbari da Clodoveo in poi: fu la legittimazione morale non solo delle invasioni, delle oppressioni, delle schiavitù ma anche degli sfruttamenti, dei massacri e degli stermini di intere popolazioni. Si parla di 15 milioni di cadaveri e per sopperire alla scarsezza di uomini si dovette ricorrere alla famigerata "tratta dei negri" dall'Africa per l'America13. Sono le conseguenze di un errore madornale nella direzione pastorale di chi avrebbe dovuto essere maestro di morale, sostenuto dal Capo Invisibile Cristo, nella liberazione dell'umanità oppressa. È una constatazione amara di quanto Antonio Rosmini scrive nel suo libro La Società e il suo Fine: "Un solo errore decide della dignità e della felicità di molte generazioni" 14

L'ideologia che metteva in primo piano la "fede", anziché la "bontà", da perseguire coll'alleanza del potere civile e militare, fece partorire un altro triste documento: è quello emanato da Sisto IV nel 1478 col quale autorizzava la "Santa Inquisizione Spagnola" sotto la responsabilità del Re di Spagna Ferdinando D'Aragona, il quale se ne servi come strumento di unificazione nazionale e dette l’incarico al domenicano Torquemada di trasformare la Spagna in riserva di cacca di Ebrei e di Mori. L'editto del 1492 imponeva agli Ebrei "battesimo o esilio" e oltre alle infinite sofferenze delle persone causò il dissanguamento economico della nazione. Chi volesse approfondire le proprie conoscenze su tale argomento non ha che da leggere lo studio scientifico dello storico spagnolo Bartolomeo Benassar Storia dell’Inquisizione Spagnola il quale così conclude:

"L'inquisizione imponendo un unico modello di fede, sottoponendo ogni individuo alla sorveglianza permanente,(...) ha fatto morire in Spagna l'idea stessa della libertà (...). Fu un gioco complicato di confessioni e di denunce senza precedenti nella storia prima del XX secolo"15

Per avere un'idea approssimativa basti pensare che solo nel 1490 e solo nel distretto di Toledo furono arse 433 persone. L'inquisizione Spagnola fu abolita solo nel 1834.

Un documento non meno sconcertante è la bolla di Papa Innocenzo VIII del 1484, con la quale, facendo propria la credenza del commercio carnale di uomini e donne con demoni maschi e femmine – giudicata "roba da deboli di mente" fin dal 1154 dal celebre Giovanni di Salisburv - dava pieni poteri ai due professori domenicani di teologia Heinrich Institor e Jacob Sprenger perché organizzassero una Inquisizione Speciale contro tale "depravazione ereticale" e le persone che ne erano infette

dimentiche della loro propria salvezza e allontanatesi dalla fede cattolica. Esse con incantesimi, malefici, evocazioni ed altri orribili sortilegi, enormità e offese, distruggono il frutto del grembo delle donne e delle greggi, le messi dei campi, l'uva dei vigneti e i frutti degli alberi".

I due bravi professori in due anni scrissero il libro giudicato il più nocivo scritto in tutta la storia umana. È intitolato Malleus Maleficarum, cioè Il Martello delle Streghe uscito nel 1486 e con esso cominciò la sarabanda della follia, che si impossessò dell'Europa e dell'America per circa quattro secoli elevando patiboli e accendendo roghi. La caccia alle streghe si trasformò in un'attività redditizia peggiore della vendita delle indulgenze, anzi diventò una macchina infernale che si autoalimentava con gli impulsi più negativi: vendetta, invidia, avidità, ignoranza, paura, mania. La tortura generava tortura, perché la persona torturata per liberarsi dalla tortura faceva nomi a vanvera: si è calcolato che ogni persona torturata coinvolgeva in media altre 20 persone. In quasi quattro secoli l'Europa è stata immersa in un mare di terrore punteggiato di patiboli e illuminato di roghi per circa un milione o due di vittime.

Ci furono uomini coraggiosi che alzarono la loro voce contro tali sistemi ma essi pure corsero il rischio di essere accusati e processati. Questo toccò al medico Giovanni Wier che nel 1563 aveva pubblicato un libro nel quale metteva in evidenza il lato psichiatrico del fenomeno della "possessione diabolica" e accusava di assassinio i teologi e i giudici dell'Inquisizione: il suo libro venne condannato all'indice; toccò al celebre matematico Girolamo Cardano il quale poco prima di morire nel 1576 fu sottoposto a processo di eresia per avere scritto nel suo libro De salute tuenda o Difera della salute che le streghe non erano donne possedute dal demonio ma persone deboli di costituzione e mal nutrite; toccò al nobile inglese Reginaldo Scott il quale nel 1584 pubblicò il libro Rivelazione della stregoneria col quale metteva in ridicolo la concezione assurda del diavolo: Giacomo I, cattolico, che nel 1603 era succeduto alla regina Elisabetta I, protestante, fece requisire tutte le copie del libro; toccò al teologo olandese Cornelius Loos che nello stesso tempo aveva osato protestare in nome dell'umanità col suo libro La vera e falsa magia: venne processato e imprigionato a Treviri nonostante fosse Vicario del Vescovo di Bruxelles; toccò anche al gesuita Friedich Spee, il quale edotto dalla sua esperienza di confessore avendo accompagnato al rogo 200 vittime, di cui si era convinto che erano innocenti, nel 1631 scrisse anonimo il libro Cautela Criminale nel quale affermava che anche un gesuita o un vescovo sotto la tortura avrebbero confessato una falsità per liberarsene e che dopo la tortura chi aveva confessato il falso non osava ritrattarlo perché con la prima dichiarazione andava sul patibolo mentre con la seconda, cioè con la ritrattazione, sarebbe andato vivo sul rogo: dopo molte polemiche venne finalmente a liberarlo dal processo la peste perché morì assistendo gli appestati nel 1635 16.

Tutte queste voci e le grida nascoste di tante vittime trovarono finalmente espressione efficace nella penna di VoItaire che durante tutta la sua vita si fece paladino contro l'intransigenza religiosa che bollò col celebre grido "schiacciate l'infame" contribuendo in maniera determinante a far cessare la sarabanda della follia scatenata dalla bolla di Innocenzo VIIl. Purtroppo anche Voltaire, che era animato dal vero sentimento cristiano di pietà verso i sofferenti, fu fatto passare come nemico del Cristianesimo dai paladini dell'ortodossia, mentre chi si atteggiava a maestro di Cristianesimo, cioè il Papa, non fece sentire la sua voce in tale triste storia che all'inizio, e questo deve pure avere un significato. Per me significava che il Cristianesimo con la vittoria conseguita con Costantino aveva abbandonato il vero metodo evangelico insegnato da Gesù di Nazareth e ne aveva assunto un altro: il metodo della libertà e della tolleranza invocato per sé lo aveva cambiato in quello dell'intransigenza e della oppressione. Come si poteva comprendere che sotto la guida di Gesù stesso gli agnelli si fossero cambiati in lupi?

Mentre ero alla ricerca come dare una risposta a questo mio problema, un altro mi si presentò nel 1965 quando fui destinato a dirigere un'attività educativa in una sede dove avevo la possibilità di andare a caccia. Fu proprio andando a caccia che scopersi l'intelligenza degli animali, che non rientrava nel quadro mentale che mi era stato "formato" dalla cultura che avevo ricevuto. Sulla scia della filosofia greca, la filosofia e la teologia cristiana ci hanno trasmesso che solo l'uomo tra gli esseri sensibili ha il privilegio di possedere l'Intelligenza-Ragione, che lo rende simile a Dio. Invece fatti inoppugnabili mi presentavano una realtà ben diversa: il comportamento animale mostrava che l'intelligenza non aveva bisogno della "natura spirituale" per esistere.

Mi si spalancava un nuovo orizzonte.

 

____________________________________

1-Luca 9,26;Matteo 10,32

2-D. Rope – Storia della Chiesa vol.IV tomo Il, pag. 280 –Ed.Marietti

3-Matteo ll,28 –

4-Matteo 1O, 16

5-Maueo 28,20

6-Luca lO,25

7-Matteo 1O, 16

8-Giovanni 5,4

9-cfr.Gelasio Historia Ecclesiastica 36,1; Socrate 5colasticvo Historia Ecclesiastica 9,30 segg.

10-D.Rops l.c. voi. IV tomo 2 pag.291

11-D.Rops Lc. ibidem pag.691 –

12- Matteo 13, 24 –

13-D. Rops 1.c vol. IV tomo II pag.631

14-Citato da R. Manzini Direttore dell’Osaervatore Romano nell’art. "La città dell’Uomo"' sul Tempo del 14.12.1984 –

15-D. Benassar Storia dell’Inquisizione Spagnola pag. 312-Ed. Rizzoli 1981

16-Cfr. Marcello Truzzi~Eastern Michegan Univenaity, Into the uinknoun edito in italiano nelle Grandi Opere di Selezione dat Reader's Digest con la Direzione Editonale di Canlo Rosei Fantonetti - 1984 - cap. La atregonena pag. 74