Il progetto primario del gruppo è di
studiare, educare, vivere e operare in vista di un'unica finalità: il Neorinascimento
dell'Uomo e della Giustizia.
La creazione di una nuova Costituzione
Europea è un'ottima occasione per verificare cosa si è fatto dalla Rivoluzione francese
in poi nel Vecchio Continente. La nuova costituzione metastatale deve fondarsi sulla
costituzionalizzazione dei diritti fondamentali, espressi nelle carte costituzionali dei
singoli paesi. E' il momento opportuno per creare una seconda linea gerarchica di
operatività concreta dei principi costituzionali astratti dei singoli stati, il che si
ottiene individuando il metodo che renda operativi i principi fondamentali di democrazia e
la risposta che noi diamo è una: il metodo scientifico e una rigorosa epistemologia
che sostituisca alla filosofia pseudoscientifica aristotelica quella moderna, baconiana e
popperiana.
In Europa è ancora dibattuto il problema di
una reale democrazia, per cui c'è chi provocatoriamente sostiene che la Rivoluzione
Francese è ancora in atto, combattuta naturalmente con metodi pacifici e gandhiani.
Qualunque discorso sulla democrazia reale in
Europa va inserito in quello che già facemmo di una nuova forza utopica mondiale
attribuita all'ONU proprio per rendere di fatto operativi i principi della Rivoluzione
Francese "Liberté, Fraternité, Egalité".
Soprattutto égalité, eguaglianza.
Nell'art. 3 della Cost. italiana oltre all'uguaglianza formale e teorica del primo comma,
è affermata anche quella sostanziale, per cui compito dello Stato è rimuovere gli
eventuali ostacoli che, limitando di fatto la libertà, impedirebbero la piena
realizzazione della persona umana.
Eguaglianza di avere, di fatto, leggi giuste
e per questo non è sufficiente la democraticità delle procedure di nomina di propri
rappresentanti al parlamento, ma è necessario poi un controllo assiduo sulla loro
operatività. Questo controllo, in primis di costituzionalità operativa non dommatica ma
scientifica, andrebbe rimesso subito dopo l'emanazione della legge a un nuovo modello di
Corte Costituzionale che operi un esame ante litteram e con metodi e composizione nuova.
In Francia già De Gaulle si rese conto
della necessità di un controllo immediato della Corte Costituzionale escogitando negli
anni '50 una pronuncia subito dopo l'emanazione della legge, cosa che non si verifica in
Italia e in altri paesi europei dove ad esempio una legge incostituzionale potrebbe vivere
per anni se non per decenni, per il naturale moto uroborico(letteralmente serpente che si
morde la coda) insito nel principio della conservazione dei sistemi per cui essi tendono a
conservarsi piuttosto che a modificarsi, malgrado un loro elemento sia illegittimo o
dannoso.
Sarebbe anche opportuno che la Corte
Costituzionale dei singoli stati europei agisse con componenti non solo specificamente
giuridici ma anche con l'ausilio di scienziati in varie discipline scientifiche strictu
sensu e umanistiche(sociologi, psicologi, scienziati dei vari settori etc.)ma soprattutto
con l'intervento di difensori del popolo onde assicurare il vigile, costante controllo da
parte dei destinatari dei provvedimenti.
Nell'epoca della globalizzazione bisogna
sempre porre degli argini e fare in modo che al di là dei numeri, spesso chissà perché
favorevoli sempre ai più potenti e a un liberismo sfrenato e soverchiante paradossalmente
spacciato per umanitarismo, bisogna sempre essere vigili e accorti nel distribuire le
risorse del pianeta tenendo come perno centrale nella vita del mondo(ora leggi Europa) la
difesa dei più deboli.
Noi esamineremo tre modelli di
costituzionalizzazione scientifica attinenti al settore lavoro, giudiziario e
penitenziale.
Nel campo del lavoro è necessario che la
nuova Costituzione europea garantisca davvero a tutti la capacità lavorativa, perché
tutti hanno diritto di fatto a un lavoro ad evitare sacche di disoccupazione estesa che
creano disagio sociale, malcontento, crimine. E' necessario al riguardo eliminare il
modello dogmatico pseudoscientifico dell'Europa Unita che con l'astruseria del PIL fa i
conti in tasca ai singoli stati pretendendo trasmutazioni della Welfare antiumanistiche. I
conti vanno fatti sempre in funzione di un unico risultato: la pari dignità e
opportunità per tutti gli esseri viventi.
In Italia il nuovo modello pensionistico ha
costretto, contro i patti originari coi singoli dipendenti pubblici, a lavoro coatto
supplementare per anni e anni tante persone col pretesto di salvare i conti di un singolo
istituto previdenziale.
La vita degli uomini non si regola a causa
dei conti dell'INPS ma con l'intelligenza che ci narra di come gli anni di lavoro in più
pagati(forse) un po' di meno significano portar via lavoro a tanti giovani che sarebbero
subentrati agli anziani andati via al tempo originariamente pattuito, ove garantiti col
minimo di sopravvivenza.
Disoccupazione uguale crisi, lavoro nero,
ozio, droga tanto diffusa tra le nuove generazioni, delitti, costi occulti della società
che si ritrova addosso i mali conteggiati che voleva evitare, decuplicati. Questi conti,
scappati al PIL, rendono edotti della pseudoscientificità di quei conteggi.
D'altra parte la fallacità del sistema si
verifica scientificamente analizzando paesi come l'Inghilterra e andando anche a spulciare
in alcuni settori privati italiani dove la tendenza è al contrario: favorire il
prepensionamento per far affluire nuove, fresche forze di lavoro.
Lavorare tutti, lavorare meno, dunque,
secondo gl'insegnamenti del neoumanesimo scientifico di Herbert Marcuse. La risorsa lavoro
va distribuita equamente tra tutti gli abitanti del pianeta terra, garantendo a ognuno un
minimo di sopravvivenza, un lavoro sicuro ma ridotto, tempo libero pro die e pro iuvenili
senectute per dedicarsi alla propria umanità, alla famiglia, all'educazione pro se e pro
aliis, al volontariato solidale. Soprattutto tempo libero per esplicare la propria
creatività che rende buoni e fervido secondo lo spirito dell'Antiarte Neorinascimentale.
Ora vogliamo esaminare alcuni modelli
d'intervento specifici in cui lo scrivente ha avuto ed ha poteri d'intervento diretto in
quanto giudice del popolo italiano, attinenti quindi alle relazioni tra la giustizia e le
costituzioni italiana ed europea.
Anche in dimensione culturale, sociale e
internettiana, si sta operando affinché il diritto di cittadini di essere giudicati
egualmente davanti alla legge non sia più un dogma ma una scienza. Diventi cioè diritto
di essere giudicati secondo criteri non più letterari ma scientifici, affinché i
verdetti si avvicinino con altissimo grado di probabilità alla verità.
Analizzeremo della vasta materia attinente
ai principi fondamentali, quella che si riferisce peculiarmente al processo penale come
sistema di prove e alla sua conseguenza: la sanzione.
Il richiamo al giusto processo
contenuto nello statuto dell'istituendo Tribunale Penale Internazionale riporta ad analogo
principio contenuto in tutti i patti internazionali sui diritti umani che peraltro giammai
viene specificato nei suoi contenuti.
Il primo problema da porre è cosa si deve
intendere per giusto sistema probatorio.
La decifrazione concreta richiede
l'applicazione nella valutazione della prova dell'unico criterio valido in un mondo
democratico che è proprio quello scientifico. Peculiarmente va applicato il metodo più
avanzato in scienza, quello popperiano, procedendo non solo alla verifica dei dati ma alla
loro rigorosa falsificazione, in prova e controprova attraverso la processazione di
ulteriori dati che potrebbero scalfire l'ipotesi base.
In molti paesi democratici il processo
indiziario impera consentendo verdetti basati non sulla verità scientifica ma
sull'azzardo. Casus Barnabei, per cui la cui buona sorte ci battiamo in rete, docet.
Ma esaminiamo l'Italia come modello. In
brevissima cronistoria il processo indiziario non era previsto dal codice Rocco ma fu
elaborato dalla giurisprudenza e introdotto nell'attuale codice di procedura penale che ha
creato un sistema d'interpetrazione dei dati letterario e antiscientifico sia pure dietro
l'apparente forza degli elementi "gravi, precisi e concordanti".
In scienza le tracce dei fenomeni non
portano a nulla ma hanno senso solo se conducano a prove conclusive. Con gl'indizi puri,
sia pure mascherati da enigmistici intrecci significanti, ma anche con le prove non
scientifiche, si può dire tutto e il contrario di tutto; ergo il processo indiziario è
un processo anticostituzionale perché non garantisce né la certezza del diritto e della
prova, né l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge(art. 3 Cost.), potendone
compromettere ingiustamente la libertà(art. 2 e 13 Cost.) con carcerazioni preventive
anche lunghe basate su meri fatti indiziari.
Il nuovo articolo 111 della Costituzione,
garantendo la parità tra accusa e difesa ha aperto un varco per l'affermazione di una
parità sostanziale e non solo formale, garantita proprio dall'affermarsi di un metodo che
ponga fine alle ordalie logiche per attuare un'autentica rivoluzione copernicana
in materia di prove. Non più la pseudoscienza dogmatica e fideistica di Aristotele, ma la
nuova epistemologia popperiana per fondare col setaccio critico il processo giusto.
Lo scrivente in data 13 giugno 2000, come
giudice monocratico, ha sollevato questione d'incostituzionalità(3) dell'art 192 2° co.
c.p. ritenendo viziato il processo indiziario alla luce delle dette formulazioni.
Noi auspichiamo un nuovo sistema basato
unicamente su prove(non indizi), sicure e fortissime. Soprattutto prove scientifiche, con
un potenziamento degl'investigatori sul modello di Scotland Yard, perché solo la scienza
investigativa garantisce un'effettiva certezza del sistema probatorio, essendo in via di
stretta epistemologia la logica ricostruttiva quasi un mera conseguenza e non un gioco
linguistico che riesca a dimostrare qualunque cosa(4).
Quando la prova scientifica si elevi ad
escludere probabilisticamente l'ipotesi principe che sorregge l'accusa, ai giudici, nel
nuovo sistema, pur a fronte di elementi accusatori contrastanti, non rimane che una via:
assolvere. Non ci sono, infatti, elementi sufficienti per dire che taluno è colpevole,
pur non potendosi escludere che lo sia.
E come in scienza una legge è tale se tutti
gli esperimenti portano allo stesso risultato, da qualunque sperimentatore essi siano
eseguiti, così i verdetti devono essere presi all'unanimità, bastando un solo dissenso
per scalfire l'evidenza dell'ipotesi base. In questo dissentiamo decisamente dall'ipotesi
di verdetto a maggioranza affermato in molti stati europei e ribadito nello statuto del
Tribunale Penale Internazionale.
Al riguardo lo scrivente, ha tentato in sede
giudiziaria di sollevare questione d'incostituzionalità dell'art. 527 c.p.p. in rapporto
agli artt. 2, 3, 13 e 111 della Costituzione. L'articolo appare illegittimo
costituzionalmente là dove non prevede l'unanimità nel giudizio di colpevolezza, dovendo
invece essere reputato valido e scientifico il sistema che, attribuendo valore
predominante al voto dell'assoluzione, fa venire meno la certezza della responsabilità
escludendo conseguentemente la condanna(5).
La prova fallisce in laboratorio quando
anche un solo esperimento non confermi la congettura base. Nel campo giudiziario non si
può risolvere il verdetto in una sorta di gioco enigmistico fatto sulla pelle
degl'imputati.
De scientia, ergo, in dubio pro
reo. Meglio 99 colpevoli fuori che un solo innocente dentro, per parafrasare un
giudizio già espresso sul punto dall'illuminista e illuminato François Marie Arouet,
detto Voltaire.
Si pone così fine nel mondo intiero alla
sequenza di vittime sacrificali e capri espiatori in sistemi che, sulla testa dei singoli,
devono comunque mostrare di funzionare. Finalmente la Giustizia ridiventa la pura creatura
di Temi e non il mostro Tritacarne - per usare il titolo del libro del poeta Karl Louis
Gouillen(6) condannato a morte in America su base indiziaria - , che mercifica la condanna
degl'innocenti per il suo funzionamento e conta alla fine di una giornata quante teste un
giudice ha messo nel carniere; lo stato non più Leviatano ma Angelo di luce e di
Umanesimo Scientifico.
In questa ristrutturazione della giustizia
nei singoli stati l'istituendo Tribunale Penale Internazionale e la nuova Costituzione
d'Europa possono diventare i fari nella notte e instaurare un modello interpetrativo
probatorio scientifico, antimedioevale, antiinquisitoriale, da seguire in tutto il mondo.
Il secondo momento che vogliamo analizzare
è quello della sanzione in sé.
Esso attiene a un altro principio
scarsamente costituzionalizzato dalle democrazie europee; il Principio di Fraternità
cui sembra ispirata la Costituzione che al terzo comma articolo 27 recita: "Le pene
non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato". Ergo l'emenda e non la penitenza è l'esito della
contravvenzione alle leggi penali.
Stiamo elaborando un progetto di Diritto
2000 per il Neorinascimento della Giustizia, che sostituisce al medievale diritto
penitenziale, basato sulla punizione, il neoumanistico diritto medicinale, con
cura, sanzioni e misure di sicurezza, in nome di una Nuova Fratellanza tra le genti e le
classi sociali, tra i buoni e i cattivi, tra i perbene e i devianti.
La criminalità dilaga. Le misure
punizionali si rivelano insufficienti nella forma e nella sostanza. Non si riesce a
mettere dentro i criminali, e se ci si riesce, subito riescono.
Allitterazione voluta per sottolineare la funzione letteraria, à à la carte,
della pena.
Il sistema è fallimentare: nella forma e
nella sostanza. In un articolo sulle rivolte nelle stracolme carceri brasiliane - una ogni
36 ore - si riporta il pensiero di Tulio Khan, funzionario delle Nazioni Unite. "La
politica carceraria va rivista. Non si possono aumentare all'infinito le celle o costruire
sempre nuove prigioni. Bisogna lasciare gli assassini in cella e decidere altri tipi di
pene per i reati minori"(7).
Inutile, quindi, stanziare somme per nuove
prigioni, inasprire pene, inventare nuovi reati come se non bastassero quelli che già
abbiamo. S'impone un'autocoscienza in primis che renda edotti della fallacità e vetustà
del metodo adottato fino ad oggi: punire e minacciare di punire è una forma di azione
criminorepellente annacquata, un palliativo che in democrazia pura non porta a nulla.
In Italia, in un'intervista recente(8), il
ministro Piero Fassino ha spiegato la strategia italiana in materia penitenziaria. Oltre a
un regolamento penitenziario più umano, al Dap si lavora per aprire dieci carceri a
custodia attenuata per i detenuti meno pericolosi. Il Ministro annuncia che a Venezia il
24 settembre presenterà un programma per utilizzare detenuti in semilibertà e in
affidamento per il recupero ambientale nelle isole della laguna. A Torino il presidente
del Tribunale di sorveglianza Vaudano è pronto a sperimentare, per un primo gruppo di
cento condannati, l'espiazione della pena con lavori di pubblica utilità in alternativa
al carcere.
E' la nuova adozione del metodo scientifico,
il ripensamento cartesiano, che impone di prendere atto della fallacità del metodo a
partire dalle alte istituzioni dell'amministrazione dello stato e della giustizia.
Che fare al di là d'interventi frammentari?
Ancora l'epistemologia ci sorregge. Ci
appelliamo alla scienza sociologica e con essa affermiamo una volta per tutte che il
delitto è una malattia sociale e come tale va curata, così come il medico fa col
paziente. Soprattutto va prevenuta, ad evitare che la malattia stessa si riveli o si
ripresenti.
Tutto questo per dire che ancora l'Umanesimo
Scientifico ci sorregge ed eleva il teorema della Prevenzione e dell'Emenda a cardine del
sistema giudiziario medicinale.
I nostri sistemi punizionali sono ancora
basati sul fatto in sé compiuto dal deviante, mentre la nuova domanda è non "Cosa
hai fatto?" ma "Perché l'hai fatto".
E' un nuovo giudizio che implica
l'assunzione su di sé di ogni giudice del destino dei devianti, diventando egli loro
medico sociale in aiuto con esperti ed assistenti anche esterni, anticipando la fase della
sorveglianza già in quella del giudizio.
Il disinquinamento alla fonte del malessere
sociale criminoimpellente, l'utilizzo di forme alternative al carcere, l'uso di tecnologie
come braccialetti elettronici, la creazione di un personale specializzato di sorveglianza
sul territorio, e altre misure correlate rappresentano le chiavi cardine nella rivoluzione
del sistema per attuare in maniera scientifica il recupero del deviante, soprattutto a
livello di microcriminalità e delinquenza giovanile.
L'esito, per tornare alla metafora della
Rivoluzione francese, è il crollo finale della Bastiglia, di cui alcune torri sono
rimaste ancora in piedi. E' il sistema penale in atto che fornisce di per sé un esempio
della dissoluzione del metodo punizionale e getta i semi per "forme di nuova alleanza
tra gli uomini, in un neoumanesimo, proiettato verso una fratellanza non più predicata ma
attuata nell'atto di estremo coraggio"(9).
Lavorare tutti, lavorare meno. Giustizia
uguale per tutti e diritto medicinale. Tre modelli per un nuovo sistema di costituzione
nazionale e metanazionale scientifica e non più dogmatica.