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Al centro della decisione il "consenso informato". Così il paziente
può rifiutare le cure. E il cittadino ha un po' più di potere sui medici
Caso Englaro, ecco la sentenza
"Ora il malato può scegliere"
di PIERO COLAPRICO
MILANO - Con la sentenza di ieri, la Cassazione sembra aver dato
ai cittadini un po' più di potere sui medici. Il cardine della sentenza
Englaro è il "consenso informato" e cioè il fatto che il paziente può
accettare o rifiutare le cure, una volta che il medico gli ha spiegato
che cosa succede. La Cassazione si era occupata di questo tema negli
anni Novanta, quando alcuni pazienti, scontenti del medico, l'avevano
citato in giudizio. E erano state sentenze "a cose fatte". La novità è
che, in questo caso specifico, il "consenso" ferma la mano del medico:
no al trattamento, no alla nutrizione forzata, no alle cure che non
portano a niente.
In altre parole, la libertà di coscienza del medico resta intatta, ma il
paziente può dire no a quanto ritiene "invasivo".
Inoltre la Cassazione non ha esitazioni, questo rifiuto delle cure
(pagina 6) "non può essere scambiato per un'ipotesi di eutanasia".
L'eutanasia è infatti un "comportamento che intende abbreviare la vita".
Mentre esiste "un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la
malattia segua il suo corso naturale".
Sulla condizione fisica e mentale di Eluana c'è una relazione "di sicuro
valore scientifico" (pagina 13).
E nemmeno la procura generale ha sollevato la questione sulla "volontà
presunta di Eluana", dandola per scontata. Anche questo è un punto
importante, perché non pochi politici discutono ancora se questa volontà
di rifiutare le cure sia valida o no: per sentenza, nata dopo
un'indagine, questa volontà c'era, è stata verificata attraverso le
testimonianze, dunque è valida.
Il ricorso viene rigettato perché i magistrati (la procura generale che
ha fatto ricorso) non hanno da tutelare un interesse generale nel caso
di Eluana: perché è il caso umano, giudiziario, clinico di una singola
persona.
(14 novembre 2008)
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TESTO DELLA SENTENZA
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GIUDICE CREATIVO.
AVANTI TUTTA!
Eutanasia: riconosciuto il diritto a morire interrompendo le cure -
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Il Tar Lombardia
riconosce il diritto del malato a interrompere il procedimento di
alimentazione artificiale: in caso di diniego da parte
dell’amministrazione, agli eredi è dovuto il risarcimento del danno.
el caso di specie, i giudici amministrativi hanno riconosciuto il
diritto del malato, ormai da anni in stato vegetativo, a
interrompere il procedimento di alimentazione e idratazione
artificiale. In verità, il diritto ha una estensione illimitata, che
non si limita solo ai casi di malati in coma o in stato vegetativo.
Ogni infermo, infatti, deve prestare, prima delle cure, il proprio
consenso informato. Detto consenso può anche essere revocato in
qualsiasi momento, benché inizialmente accordato. Dunque, il diritto
all’interruzione delle cure non fa altro che venir meno il consenso
informato. - See more at:
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Nel caso di specie, i giudici amministrativi hanno riconosciuto il
diritto del malato, ormai da anni in stato vegetativo, a interrompere il
procedimento di alimentazione e idratazione artificiale. In verità, il
diritto ha una estensione illimitata, che non si limita solo ai casi di
malati in coma o in stato vegetativo. Ogni infermo, infatti, deve
prestare, prima delle cure, il proprio consenso informato. Detto
consenso può anche essere revocato in qualsiasi momento, benché
inizialmente accordato. Dunque, il diritto all’interruzione delle cure
non fa altro che venir meno il consenso informato. -
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