Sono responsabile, malgrado la mia
giovane etá di rendere giustizia in questa colonia. Perché ho
sempre assistito il precedente comandante in tutte le questioni
disciplinari, e sono io che conosco meglio la macchina. Il
principio secondo il quale decido é questo: la colpa é sempre
certa. F. Kafka: Nella colonia penale
...Ne farei volentieri una
"parola finale". Che é la parola iniziale. La colpa é
certa, giacch&eacut siamo stati toccati "prima" che
la legge ci tocchi. La legge non puó che ri-toccarci. Il ritocco
ritocca soltanto se é perentorio. Cioé, se mette fine al
dissidio tra il "prima" che é il corpo e il
"dopo" che é la legge. Dico: il dissidio. Non c’é
tribunale che possa impadronirsi di questo conflitto tra
l'estetico e l'etico, che possa decidere. Qui una disputatio
sarebbe una menzogna. Il corpo non argomenta; dice l'ufficiale:_
" Se avessi cominciato facendo comparire l'uomo e
interrogandolo, ne sarebbe risultato soltanto confusione. Avrebbe
mentito; se fossi riuscito a confutare le sue menzogne, ne avrebbe
create di nuove, e cosí via, mentre adesso lo tengo e non lo
lascio piú (Jetzt aber halte ich ihn und lasse ihn nicht mehr)".
Il dissidio tra il corpo e la legge
non é convertibile in lite. Soltanto il sacrificio del corpo
conserva la sacralitá della legge. L'esecuzione sacrificale dovrá
ripetersi ogni volta che avviene la nascita criminale, senza
discussione, ne giudizio motivato: automaticamente. La crudeltá
sará meccanica. Il condannato non viene salvato in un altro modo:
viene gettato, morto, nella fossa comune. La legge viene cosi
affermata, é nel mondo. Se la legge si deve eseguire, deciderá
allora nel corpo, con i mezzi del corpo, ma contro di essi. Con il
sangue, ma affinché coli e scorra. Ció che l'ufficiale descrive
é la condizione assoluta della morale. La sua crudelté nei
confronti dell'innocenza. Quest'ultima é certamente il peccato,
perché non sa niente del bene e del male. Non é jenseits, al di
lá di essi, ma al di qua, disseits. La legge prescrive, ma non
nel senso di iscriversi a mo' di intestazione o di titolo.
L'epigrafe, ciá che viene prima di tutto, non é l'ordine, ma é
la nascita o l'infanzia, il corpo estetico. Questo é scritto
talmente in anticipo, preliminarmente, da questa parte, disseits,
che la legge stessa puó iscriversi solamente reiterando sul corpo
e nel corpo un'iscrizione analoga a quella che l'ha istituita. La
legge é sempre una postfazione al corpo. Cerca di scrivere la
prefazione a quella prefazione che é il sanguis. Cosi facendo, lo
trasforma in cruor, in un sangue che scorre fino alla morte. E' il
contrario di una transustanziazione.
Jean-Luther LiotHard:
Letture d'infanzia