Pensieri
ed emozioni di G. Francione da Le
tracce dell'Alba di Drita Rroshi.
La
poetessa greco-albanese Drita Rroshi,
a pochi mesi di distanza dallo splendido La
voce dell'anima, ci offre un altro pezzo di bravura: la raccolta Le
tracce dell'alba.
Alba.
Tempo del sorgere del dì quando la mente e il corpo, ancora assonnati,
si risvegliano a fatica e
percepiscono il riemergere del giorno dalle ombre della notte di Morfeo.
Alba.
Tempo dell'incominciamento di un amore
ma anche del ridestarsi, dolce e nebbioso, dall'incubo di una
passione finita.
Alba.
Tempo dell'incontro con l'anima del padre, che non c'è più, ma che
riemerge come un umbratile spirito purificatore.
Alba.
Miracolo in un tempo dell'inizio, che non è più il quotidiano ma
quello dell'infanzia, della
nascita, fino a retrocedere
al primo dì del mondo quando una nebbia fitta e purificatrice copriva
le terra nel raffreddarsi delle grandi rivoluzioni magmatiche.
Questo
bianco così puro, ma insopportabile
invade lo
sguardo nell'infinito dell'orizzonte.
(Inverno
ladro, p. 6)
Drita è
greca da parte della madre, nativa di Samo. Da lei è nata la sua
"essenza d'amore" (Unico
amore che non può cambiare, p. 19). L'ispirazione della creatura
albanese di Elbasan parte, quindi, dalla Terra degli Dei, e, per
traslato, dalla poetessa di Lesbo che Platone chiamò la Decima
Musa. Come Saffo narra
con estrema grazia e candore l'amore
verso la creatura umana, così fa Drita, che filtra freudianamente
attraverso l'amato padre i dolori del maschio amante, provocatore di
"Nefasto amore dissipante"(Il
tuo ricordo, p. 7).
Il papà
di Drita è il suo vero doppelgänger. Un doppio puro, anch'egli
raffinato scrittore che la manda in estasi quando la madre le conferma
che lo spirito di lui si è reincarnato in lei. Quella dolce ombra dà
refrigerio alla ragazza, quand'ella
cerca invano di ritrovare
le foto dell'infanzia (Le foto,
p. 28).
Dolore
profondo nella mancanza rilevata dell'effige, perché là dove non c'è
ricordo interno, né immagine esterna, la vita sparisce. Non è un caso
che Drita, benemerita ricercatrice di talenti creativi, inizia il suo
sito DARTES con la frase di
Shakespeare: "Ma se vivi in modo da non essere ricordato, muori
solo e la tua immagine muore con te".
In una
chiave di esasperazione foscoliana, non solo viviamo dopo la morte
unicamente nel ricordo di quanti ci amarono, ma sembra che già ora
la nostra stessa vita ci sfugga quando non ricordiamo più i
momenti che fummo.
In tale
via da un lato la poesia in sé diventa per Drita una forma di diario
catarchico per fermare immagini della propria esistenza, nel bene e nel
male d'amore, che ora si fa dolore(Il
tuo ricordo, p. 7; L'amore
cercato, p. 35; Il gelo in noi,
p. 38; Ricordi di sicario, p.
43; Ti dico addio, p. 44; Mai
più torno, p. 45; Niente che
attira, p. 46; Ti aspetterò,
p. 47), ora ti dona gioia (Il
ritrovo, p. 8; Con te, p.
9, Amore, p. 10; E' solo amore,
p. 23; Amo, p. 24; La
scritta, p. 33; Amami, p. 34; Mai abbastanza,
p. 36; L'intimo, p. 37; Tremo
di emozioni, p. 40), ora oscilla follemente tra il chiaro e lo
scuro(I colori dell'amore, p.
4; Dilemma, p. 11; Battiti,
p. 21; Il mio nido per te, p.
25; Il tuo segno, p. 39; Per
te che non adocchi, p. 48).
Questa
cattura di visioni ha senso che si verifichi all'alba in quanto serve a
mantenere in sospeso l'azione dell'acchiappare le immagini, quasi
che, se tu la voglia afferrarle in pieno sole, esse ti sfuggano
irrefragabilmente e se ne scappino via nell'aria.
Nello
specifico Drita, per il papà che non c'è più,
svolge un'azione paradossale ed estatica affondando nell'elemento
terra, là dov'egli è sepolto, per tirarne fuori le sue rughe che ama toccare e sentire per ricordare:
i miei
pianti infantili
sprofondo
nel tuo cuore
per
riconoscermi com'ero
ricordarmi
di te quand'ero piccola.
Cerca e
ricerca, ma le foto non ci sono per davvero. Ed ecco che Drita va a
scovare il quadro eidetico nella parola salvifica e calda del padre-aedo
("così lo cerco nella tua bocca/ nei tuoi racconti") fino a
trovarlo "nei tuoi
abbracci calorosi che / mi fanno ritornare piccola".
Drita, in
albanese, significa luce.
In questa luce l'alba da primo dì del mondo c'immergiamo nel
candore della poetessa che vi affida convinta che "il buio porta
solo alla morte"(Nel buio del
passato, p. 42). In questo bagno di purezza rimaniamo attoniti ed
estasiati. E' primavera
Scorre
l'acqua, la neve si scioglie e
i monti
respirano
il colore
della terra scalda persino i nostri cuori
l'aria
pura, stagione bella penetra negli sguardi.
(Primavera, p. 15)
L'ultimo
atto di Drita è un arrendersi al mondo come è. Un'estasi
dell'abbandono empedocleo ai quattro elementi cantati
da lei, nel qui ed ora(Perché,
p. 29; Voglio un giorno in regalo,
p. 32). Essi rappresentano la salvezza per la rapsoda di Samo e per chi,
come noi, gusta il profumo della sua parola liberatrice per ammantarci
tutti dell'"immensa luce dell'oro"(A
mio Padre, p. 20).
E' Oro
Potabile, quello degli alchimisti che, attraverso il soffio della parola
e in una danza estatica di pensieri sotto la pioggia che inonda(La pioggia, p. 27), offre all'uomo l'immortalità di un sogno
poetico.