L’albero
della vita
Me ne andrò
quando l’ultima stilla di poesia
avrà bagnato
la scorza legnosa degli intricati rami
dove a volte,
non si intravede luce.
Rugiada fresca
sparirò, senza far rumore,
nei laghi immoti dei tuoi silenzi.
Della tua arida steppa
non fui acqua di meravigliosa fonte,
dei tuoi deserti, non fui miraggio,
ma solo un attimo di quiete.
Lieve passaggio
nell’albero della tua vita,
dove le radici si arrenderanno svuotate dalla loro linfa,
e i rami si piegheranno stanchi.
Ascolterò pianti di venti
aliti impigliati nella paure
ma non scuoterò il tuo fusto,
non frugherò tra le memorie.
Raccoglierò l’amore seminato
e lo porterò in grembo,
fragile seme da me generato,
raggio di sole che attraversa le nubi.
Nel tuo bosco rimarrò
immutata presenza, pianta viva
che segnò la tua corteccia ruvida
con un forza dilagante…
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LA
RUGGINE DEI TUO LIMITI
Avevo
fame e non avevo denti
e tu portasti vuoti ai miei digiuni
avevo
sete e non avevo labbra
e tu portasti assenze alle mie attese
La
tua mancanza disciolta
in
un letto di spine
dove
bevvi
la
ruggine dei tuoi limiti
Non
fu l’ala a prendere il mio volo
ma
la tua mano a fermare la mia corsa
Avrei
consumato
spirali
di passione,
con te
brace
a coprirmi
di
poesia e di canto
…tu
non amasti smarrirti nel mio sogno
abbracciato
a solide catene
ingabbiavi
il tuo delirio
immoto.
Luglio
2005