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Disobbedienza civile

Sette principi

Howard Zinn

 

1 - La disobbedienza civile è la violazione deliberata, non indiscriminata della legge in nome di uno scopo sociale vitale. Diventa non solo giustificabile ma anche necessaria quando sia in gioco un diritto umano fondamentale, e quando i canali legali siano inadeguati per la sua garanzia. Può avere forma di violazione di una legge ingiusta, di protesta contro una condizione ingiusta o di realizzazione simbolica di una legge o di una condizione desiderabile. Che sia infine ritenuta legale, in nome del diritto costituzionale o internazionale, o no, il suo scopo è chiudere il divario tra legge e giustizia, in un processo infinito di sviluppo della democrazia.

2 - Non vi è alcun valore sociale nel rispetto generalizzato della legge, non più di quanto ve ne sia nella disobbedienza generalizzata. L'obbedienza a leggi sbagliate, in quanto maniera per inculcare un certo servilismo astratto all'"ordine delle leggi", può soltanto incoraggiare le già forti tendenze dei cittadini ad inchinarsi al potere dell'autorità, a desistere dal tentativo di mettere in discussione lo status quo. Esaltare l'ordine delle leggi come qualcosa di assoluto è il marchio del totalitarismo, ed è possibile creare un'atmosfera totalitaria in una società che ha molti degli attributi di una democrazia. Reclamare il diritto dei cittadini alla disobbedienza nei confronti di leggi ingiuste, ed il dovere di disobbedire a leggi pericolose, è la vera e propria essenza della democrazia, che assume che il governo e le sue leggi non siano sacre ma strumenti, al servizio di certi fini: la vita, la libertà, la felicità. Gli strumenti sono dispensabili. I fini non lo sono.

3 - La disobbedienza civile può richiedere la violazione di leggi che non sono di per sé ingiuste, allo scopo di protestare su una questione giudicata molto importante. I ogni caso, l'importanza della legge infranta dovrebbe essere misurata rispetto all'importanza di quest'ultima. Una norma del codice stradale, temporaneamente infranta, non è altrettanto importante della vita di un bimbo investito da un'auto; l'occupazione degli uffici pubblici non lo è quanto l'uccisione di civili in guerra; l'occupazione illegale di un edificio non è altrettanto ingiusta del razzismo in campo educativo. Poiché non solo delle leggi specifiche, ma le proprie condizioni generali possono essere insopportabili, delle leggi in sé non sbagliate possono essere violate allo scopo di protestare.

4 - Se un atto specifico di disobbedienza civile è un atto di protesta moralmente giustificabile, segue che l'incarcerazione di coloro che l'hanno messo compiuto è ingiusta e dovrebbe essere contrastata e contestate in ogni modo. Chi protesta non deve accettare la condanna più di quanto rispettasse la regola infranta. Possono esserci casi in cui le persone coinvolte nella protesta possono decidere di andare in galera come ulteriore atto di protesta, per rendere più forte la denuncia dell'ingiustizia per i loro concittadini, ma questo è diverso dal dire che l'andare in galera faccia parte di una regola relazionata con la disobbedienza civile. Il punto chiave è che lo spirito di protesta dovrebbe essere mantenuto comunque, che si finisca in galera o si sfugga all'arresto. Accettare la prigione come atto di penitenza in ottemperanza alle "regole" costituisce un improvviso cedere allo spirito del servilismo, uno sminuire la serietà della protesta.

5 - Coloro che si dedicano alla disobbedienza civile dovrebbero scegliere tattiche il più possibile non violente, in accordo con l'efficacia della loro protesta e con l'importanza della questione. Deve esistere una relazione ragionevole tra il grado di disordine ed il significato della questione in ballo. La distinzione tra danni alle persone e danni a cose dovrebbe essere capitale. Le tattiche rivolte contro la proprietà potrebbero includere (ancora una volta, in dipendenza dell'efficacia e della questione): deprezzamento (per esempio nel boicottaggio), danneggiamenti, occupazione temporanea, esproprio. Ad ogni modo, la forza impegnata in un atto di disobbedienza civile dovrebbe essere chiaramente e selettivamente rivolta contro l'oggetto di protesta.

6 - Il grado di disordine nella disobbedienza civile non dovrebbe essere misurato rispetto ad una falsa "pace" esistenze allo status quo, ma rispetto al disordine ed alla violenza reali che sono parte della vita quotidiana, apertamente espressa sul piano internazionale nelle guerre ma nascosta su quello locale dietro la facciata dell'"ordine", che oscura l'ingiustizia della società contemporanea.

7 - In questo ragionamento sulla disobbedienza civile, non dobbiamo dimenticare che i nostri interessi sono diversi da quelli dello stato e che non dobbiamo lasciare che gli agenti dello stato ci convincano del contrario. Lo stato vuole il potere, l'influenza, la ricchezza, in quanto fini in se stessi. Gli individui vogliono la salute, la pace, l'attività creativa, l'amore. Lo stato, grazie al potere e alla ricchezza che possiede, non manca di portavoce che sostengono i suoi interessi. Ciò significa che i cittadini devono comprendere la necessità di pensare ed agire per conto proprio o in accordo con i propri compagni.

Documento originale Seven guidelines for civil disobedience

Traduzione di Sergio De Simone

Tratto da Disobedience and Democracy: Nine Fallacies on Law and Order (New York: Random House/Vintage, 1968), 119-122.

 

http://www.zmag.org/italy/zinn-setteprincipidisobbedienza.htm

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