L'Utopia rappresenta il capostipite del genere
letterario-filosofico moderno che da essa prende l'appellativo di utopistico e non a caso
a Moro si deve il conio della parola.
L'Io Narrante immagina di aver incontrato un tale
Raffaello Hythloday133, il quale, compagno di viaggi di Amerigo Vespucci, in America
s'imbatte in una terra sconosciuta. E' Utopia(lett. u-tòpos= senza luogo), cioè il posto
che non c'è, il luogo irreale, l'isola che non ha luogo.
Tutti i personaggi, tutte le cose sono ironicamente
contrassegnate dalla privazione o dalla lontananza: Ademo il re, ossia il re che non ha
popolo; Anidro il fiume di questa terra, il fiume senz'acqua; Alxopoliti, gli abitanti
senza terra e senza patria; Amauroto la capitale, città ignota ed oscura.
Quell'isola beata è la società ideale, a base
socialista e democratica praticamente, priva di proprietà privata causa di tutti i mali.
Tutto è diviso, secondo la teoria platonica della spartizione dei beni. Le cure
ospedaliere sono uguali e gratuite per tutti. E' ammessa l'eutanasia. Si praticano tutte
le religioni e la gente vive tranquilla.
Definito lo stato una "congiura dei ricchi", il
libro si rivela come una forma di attacco ai mali del secolo, la corruzione, il dispotismo
delle monarchie, la vendita delle cariche, l'immoralità del clero etc. Il fondamento
destabilizzante del testo spiega perché lo stesso fu messo all'indice dall'Inquisizione
spagnola.
Tommaso opera il recupero della cultura classica che
viene posta al servizio di un progetto filosofico di critica politica, che trova la sua
più immediata motivazione nella necessità di comprendere e fronteggiare la complessità
dei processi di mutazione economico-sociale, nonché dei contrasti civili in atto
nell'Inghilterra agli inizi del Cinquecento. Crea così una specie di romanzo politico e
sociale in cui è immaginato uno Stato ideale, con un sovrano che è il contrario assoluto
de "Il Principe" di Machiavelli.
L'opera è divisa in due parti. Nella prima Tommaso dà
un'interpretazione pessimistica della situazione a lui contemporanea, la cui
caratteristica di transizione da forme di organizzazione sociali e politiche fondate su
un'economia prevalentemente rurale a un assetto borghese della società viene colta nei
suoi aspetti contingenti negativi e nelle sue manifestazioni disgregative.
Nella seconda parte, al dato storico viene contrapposto
il progetto riformatore, sotto la forma dell'invenzione di una societas perfecta, quella
appunto dell'immaginaria isola di Utopia in cui appare una chiara reminiscenza della
Repubblica platonica.
In Utopia la risoluzione dei contrasti sociali si affida
all'abolizione della proprietà privata, quindi al comunismo dei beni e alla mancanza del
commercio, mentre vincolante per tutti è l'obbligo del lavoro rurale.
L'ordinamento politico si fonda sull'elezione di
magistrati da parte dei grossi nuclei familiari in cui si struttura la società civile. Ci
si preoccupa della cultura popolare, si costruiscono città-giardino, si stabilisce che il
lavoro giornaliero non superi le sei ore. Mentre dichiara lecita la sola guerra difensiva,
Moro ammette la lotta contro la tirannide, e racconta che gli Utopiensi si valgono di
tutti i mezzi, dalla corruzione al tradimento, per liberare i popoli oppressi. Sul piano
religioso vige il principio della libertà delle forme di espressione della fede, la
pratica della tolleranza che rifiuta ogni esclusivismo confessionale.Un principio
rivoluzionario visti i tempi.
In pratica si tratta di un'anticipazione rinascimentale
dell'Illuminismo e del Socialismo, oltre che a fonte d'ispirazione di testi come la Città
del sole di Tommaso Campanella.
Come Bacone Moro scrisse un' Utopia. Solo che Moro
scriveva l'Utopia su quel che era: un buono e un giusto. Bacone la compose contro quel che
era: un immorale e un corrotto, anche se pare che l'accettar doni dalle parti in causa
fosse cosa "spiegabile coi costumi venali del tempo"134.
Simbolo dell'eroismo laico cristiano, Moro sarà
proclamato Santo quattrocento anni dopo da Pio XI.