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da "il
manifesto" del 20 Luglio 2001
Strategie del Sud ribelle
>"Zona
rossa", un volume con le testimonianze delle violenze poliziesche a
Napoli in occasione del Global forum e saggi della "Rete No Global",
di Salvatore Palidda, Enzo Albano e Maurizio Zanardi
BENEDETTO VECCHI
Marzo, terzo
meeting del Global forum, un organismo voluto dall'Ocse per far discutere
liberamente i governi di tutto il pianeta su temi "scottanti".
La sede è Napoli, il tema è il governo elettronico, più precisamente il
digital divide, cioè la disuguaglianza nell'accesso alle nuove
tecnologie digitali. Padroni di casa, il governo di centrosinistra che da
lì a poche mesi perderà le elezioni politiche. Ma ad aspettare i capi di
stato c'è anche la "Rete No Global", che riunisce centri
sociali, associazioni di base, Cobas, gruppi di disoccupati, collettivi di
lavoratori socialmente utili. La rete vuol semplicemente contestare i
lavori di un organismo espressione dei potenti della terra. Per quattro
giorni, la città campana sarà animata da happening e street parade, fino
al corteo nazionale. Il resto è ancora cronaca attuale, nel senso che
sono in corso o devono iniziare i processi per i ragazzi fermati alla fine
di quel corteo, interrotto da violente cariche e pestaggi di polizia e
carabinieri. Le quattro giornate di Napoli, così ribattezzate dalla Rete
No Global, sono diventate tristemente famose proprio per il comportamento
delle forze dell'ordine e per le testimonianze dell'accanimento poliziesco
nei pestaggi, per i racconti di piccoli e grandi sevizie compiute nei
commissariati nei confronti dei fermati, per la "mattanza" a
Piazza del Municipio, quando giovani furono caricati nonostante avessero
le mani alzate. Di questo e di altro parla il libro Zona Rossa, che
raccoglie le testimonianze delle violenze poliziesche e alcuni saggi -
della stessa Rete No global, di Salvatore Palidda, Enzo Albano, Maurizio
Zanardi - che cercano fare il punto sul movimento dei movimenti, chiamato
impropriamente "popolo di Seattle" e sulle politiche di
controllo sociale messe a punto dai governi per contrastare la crescita di
quel movimento (DeriveApprodi, pp. 223, L. . 20.000).
E' un volume "strano", nel senso che gran parte delle pagine
sono dedicate appunto alle testimonianze delle violenze poliziesche, ma la
parte analitica acquisisce lo spessore che merita se viene messa in
relazione alla riflessione sulla natura del movimento contro la
globalizzazione economica e le mobilitazioni di questi giorni contro il G8
a Genova. In primo luogo perché gli animatori iniziali della Rete No
Global provengono in gran parte dalle esperienze dei centri sociali e del
sindacalismo di base e, nell'organizzare le iniziative del marzo scorso,
sono partiti da una rilettura critica delle mobilitazioni di Praga contro
il Fondo monetario internazionale, di Nizza dell'Unione europea e di Davos
contro il World Economic Forum. Nel saggio di apertura si legge infatti
che il "movimento planetario contro la globalizzazione
capitalistica" è diventato oramai visibile, che le sue proposte
scandiscono oramai un'agenda politica di cui i potenti della terra devono
comunque tener conto, ma che l'azione non può limitarsi solo a
organizzare controvertici. Deve cioè puntare a "consolidarsi
territorialmente", stabilendo rapporti e "unità d'azione"
con altri collettivi, associazioni, organizzazioni non governative
espressione della risposta "locale" agli effetti della
globalizzazione capitalistica, con realtà sociali che si battono contro
la disoccupazione, l'esclusione sociale, l'ambiente. In altri termini
"l'alleanza" diventa l'orizzonte politico per dare
"continuità" alla sua azione, mentre il locale è considerarato
lo spazio economico e sociale dove la globalizzazione capitalistica prende
corpo. Per questo, la Rete No Global parla espressamente di "pensare
globalmente e di agire globalmente", proprio perché la produzione è
sociale e diffusa e il territorio è un nodo della dimensione reticolare
che hanno assunto i rapporti di produzione capitalistica. Ma alleanza non
vuol dire sommatoria di sigle, ma reciproco arricchimento attraverso una
"relazione politica" incentrata sullo scambio di esperienze,
senza che questo significhi cancellazione della propria specificità e
rimozione delle differenze di analisi e forme organizzative. La modalità
per dare forma a questa relazione e alleanza politica è la rete.
Sono analisi che si possono ritrovare nei documenti del forum sociale di
Porto Alegre, come in molti dei testi prodotti al di là dell'Oceano dopo
la rivolta di Seattle. Eppure, Zona Rossa ha il pregio di rendere
esplicita la necessaria discontinuità rispetto al passato, rivolgendosi a
un'area politica e sociale - centri sociali e sindacalismo di base - che
fa dell'alterità radicale la propria carta d'identità. Discontinuità
che non vuol dire, però, perdere proprio quella alterità radicale, ma
semmai farla entrare in relazione con altri percorsi politici, culturali e
sociali per contaminarli e farsi a sua volta contaminare.
Va da sé che queste analisi e riflessioni hanno bisogno di una verifica
sul campo, che da marzo in poi la Rete No Global ha cercato di avere non
sciogliendosi e continuando l'iniziativa a Napoli e nel resto della
Campania contro il lavoro interinale, la disoccupazione, il degrado
ambientale, gli sfratti, perché è questo, si legge nel libro, il tratto
specifico che la globalizzazione capitalistica assume a Napoli. Allo
stesso tempo, la rete ha stabilito contatti, rapporti con altre realtà
metropolitiane per preparare la partecipazione del "Sud ribelle"
alle inziative genovesi di questi giorni. Proposte e analisi quindi
condivisibili. E tuttavia, proprio perché il libro è un testo
coraggioso, vale la pena interlocuire con i contenuti offerti al lettore.
Da una parte, mi sembra che l'idea di "alleanza" vada comunque
modulata con la griglia analitica che la Rete No Global utilizza. La
sottolineatura che i rapporti di produzione capitalistici abbiano sussunto
ogni aspetto della vita activa non può limitarsi alla denuncia
della progressiva mercificazione della vita sociale, ma deve cercare di
rintracciare nella nuove forme di "erogazione della
forza-lavoro" la cruna dell'ago dove passare per dare solidità a
quel "pensare globalmente e agire altrettanto globalmente" che
la Rete Noglobal considera essenziale alla propria iniziativa. Cosa sono
infatti gli organismi geneticamente modificati se non il simbolo tossico
di una privatizzazione del sapere sociale diffuso che diventa materia
prima della produzione capitalistica? Da qui, l'indispensabile alleanza
con chi, tecnici, ricercatori, è impegnato nella loro produzione. Lo
stesso ragionamento è valido riguardo alla disoccupazione, che a Napoli
assume proporzioni drammatiche. Ed è proprio la disoccupazione l'angolo
di osservazione sulla precarietà nel rapporto di lavoro che riguarda
tutta la forza-lavoro. Sono solo due esempi di come la strada sia meno
lineare di quanto si possa immaginare, magari confortati dal successo
mediatico e non solo che il movimento dei movimenti ha riscosso negli
ultimi mesi. Allo stesso tempo, anche l'analisi della repressione
poliziesca non può limitarsi alla denuncia della sporporzione tra la
mobilitazione e la violenza da parte delle forze dell'ordine. Il titolo
del libro strizza l'occhio a quanto è accaduto negli ultimi vertici,
quando cioè i potenti della terra si sono rinchiusi in uno spazio dove
viene meno lo stato di diritto. Ma è proprio questa scelta di emanciparsi
dalla società da parte dei potenti della terra che indica le nuov
e modalità del controllo sociale. Basta ricordare i quartieri
"esclusivi" delle grandi metropoli, dove le regole di
comportamento si sovrappongono, cancellandole, alle leggi vigenti. La
scelta repressiva nei confronti di questo movimento segue proprio queste
linee. Napoli è stato, da questo punto di vista, un laboratorio e la
repressione violenta è scattata proprio quando il corteo ha cercato
giustamente di invadere la zona off-limit. La domanda da cento milioni di
dollari è se vale la pena invaderla. Sbagliare la risposta, significa
perdere la posta in gioco.
http://www.ilmanifesto.it/g8/versogenova/3b58177b37a2a.html |
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