I Dimenticati, il libro di Francesco D'Amato che ci ricorda la Storia
Il Libro sussurra al lettore spunti interessanti di riflessione, e
l’opportunità di evocare (o conoscere) episodi di quotidianità che hanno
segnato un momento drammatico del ‘900, e cioè il secondo conflitto
mondiale nel nostro Paese.
Scorre veloce il tempo ma raramente depenna le tracce
del passato. Orme oscure, profonde come voragini e irremovibili nella
memoria. Soprattutto quando i ricordi sono pregni di lutti e sofferenze.
Se il passato lo abbiamo dimenticato, cosa faremo del presente?
Questa domanda, nel retro copertina, sembra destinata a non avere una
risposta ineluttabile. Un interrogativo angosciante, non certo lanciato
a caso, che prende le mosse dai dieci racconti presenti nel tomo.
Storie, appunti e incredibili resoconti a volte poco noti, ma in ogni
caso salienti per chi li ha vissuti e per quanti ne sono stati fortuiti
testimoni. Dieci vicende che danno testimonianza a tragedie
della seconda guerra mondiale, tutte avvenute nel Mezzogiorno.
Le storie, vere e documentate, elargiscono una narrazione emozionante,
irrobustita di dettagli attenti e minuziosi. Le vittime sono spesso
inermi civili, mentre gli aguzzini non sempre si rivelano gli stessi: i
nazisti dell’eccidio di Caiazzo, che oppongono crudeli rappresaglie alla
sollevazione di Matera (tra l’altro il primo episodio della Resistenza
nazionale); gli angloamericani che fanno strage di contadini al “Borgo
Ventimiglia” in Sicilia, mitragliando persino quattordici sfortunati
bambini nella piazza di Buccino.
Altre volte, protagonista è semplicemente la
malasorte, che si accanisce con sei ragazzi calabresi, sbandati dopo
l’otto settembre e morti carbonizzati in un carro bestiame a Pisciotta o
con le quasi seicento vittime del “treno 8017”, uccise dalle esalazioni
di monossido di carbonio nella “Galleria delle armi” sui monti di
Balvano. La tragedia del sommergibile “Velella”, colato a picco ad
armistizio già firmato, dà la misura dell’inutilità di questo come degli
altri sacrifici sopportati dal popolo meridionale. Solo due racconti
hanno “un tessuto” meno rovinoso, documentando altrettante risposte
possibili e paradigmatiche alla guerra: quella di Ciccio,
contadino-sommergibilista, eroe suo malgrado, e quella di Peppiniello,
che “getta lo scudo” ed emigra in Venezuela per scampare al massacro.
Opera che riesce a dare un apporto calibrato alle tante (troppe) vittime
delle stragi, e meritevoli di rispetto. Sì, il lavoro di Francesco
D’Amato offre una spiegazione plausibile alla domanda sopraccitata, e
che tutti dobbiamo rammentare gelosamente. Guai a scordare il passato,
guai a far finta di nulla, sarebbe un errore grave e irreversibile.
Il Libro sussurra al lettore spunti interessanti di
riflessione, e l’opportunità di evocare (o conoscere) episodi di
quotidianità che hanno segnato un momento drammatico del ‘900, e cioè il
secondo conflitto mondiale nel nostro Paese.
Francesco D’Amato, è un giovane avvocato e insegnante cilentano che
coltiva con passione studi e ricerche di storia del Mezzogiorno.
Ha pubblicato Il brigantaggio postunitario nel Cilento (Edizioni
Rinascita Culturale, 2004) e Napoli bizantina (Arcoiris Edizioni, 2010).
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