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3 Marzo: Treno 8017, il più grande disastro ferroviario d’Italia e
d’Europa
* mercoledì, 3 marzo 2010, 14:57
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E’ nota come la “Sciagura del Treno 8017”; risale al 3 Marzo 1944 ed è
considerato tuttora il più grande disastro ferroviario non solo in
Italia, ma di tutto il continente europeo. L’incidente si verificò per
una serie di incredibili coincidenze in una tratta montagnosa della
provincia di Potenza, fra le località di Balvano e Muro Lucano.
Il Treno 8017 era partito da Napoli il giorno prima, con destinazione
Potenza. Trasportava un grosso carico di legname (520 tonnellate)
necessario per la ricostruzione dei ponti abbattuti dalla guerra. Era un
convoglio particolarmente lungo, composto da ben 47 vagoni.
Il primo tratto del viaggio fu fatto con un potente locomotore
elettrico. Ma dopo Battipaglia non vi era più elettrificazione
ferroviaria, così il locomotore elettrico dovette essere sostituito da
due locomotive tradizionali a carbone. Si trattava cioè della classiche
locomotive “fumanti”, a cabina aperta, alimentate dal carbone spalato
nella caldaia da due “fuochisti”, coordinati e guidati da un
“macchinista”.
Furono necessarie due motrici perchè una sola locomotiva non sarebbe
bastata per superare le pendenze della linea ferroviaria, con quel
carico di 520 tonnellate. Ma proprio sul peso effettivo del carico venne
fatto un drammatico errore. Non si calcolò infatti il peso aggiuntivo
delle centinaia di persone che in quell’Italia precaria per le ferite
della guerra, senza più collegamenti regolari, avevano approfittato del
convoglio per viaggiare da Napoli verso l’interno alla ricerca di cibo
da scambiare con sigarette e caffè distribuito dagli americani.
Sulle cataste di legno del “Treno 8017” si erano così assiepate oltre
600 persone (che avevano portato il peso complessivo del treno da 520 ad
oltre 600 tonnellate).
E proprio quel sovraccarico fu fatale, quando il convoglio si trovò ad
affrontare un tratto in galleria con una pendenza del 13 per cento. Il
treno non ce la fece. Si bloccò nella “galleria della Armi”, un tunnel
lungo circa 1700 metri (solo gli ultimi due vagoni erano rimasti fuori
dal suo ingresso)., Nel tentativo di superare la pendenza ed uscire dal
tunnel, i macchinisti delle due locomotive cercarono di portare la
pressione alla massima potenza. Così facendo svilupparono però un’enorme
quantità di fumo (monossido di carbonio e acido carbonico), che fece
perdere i sensi allo stesso personale di macchina, ed in poco tempo fece
morire asfissiata anche gran parte dei passeggeri “clandestini”, che in
quel momento stavano dormendo (la tragedia si consumò infatti intorno
all’una di notte).
Alla fine si contarono ufficialmente 501 morti fra i passeggeri, oltre
ad 8 militari e 7 ferrovieri. Ma secondo i resoconti dei giornali di
allora le vittime furono probabilmente molte di più, probabilmente oltre
600, anche se vi fu, dati i tempi, l’impossibilità di riconoscere gran
parte dei cadaveri.
Le salme vennero allineate nella banchina della vicina stazione di
Balvano, e lì sepolte, senza funerali, in quattro fosse comuni.
La successiva inchiesta attribuì parte della responsabilità della
tragedia all’utilizzo di carbone di scadente qualità proveniente dalla
jugolasvia. Vi furono anche strascichi circa gli eventuali indennizzi ai
familiari delle vittime (il convoglio viaggiava per conto delle forze
alleate, pur essendo gestito dalla ferrovie italiane). Rimborso che fu
negato sostenendo la tesi che si trattasse di passeggeri “clandestini”.
Alcune testimonianze avvalorarono al contrario l’ipotesi che in realtà a
quelle persone fosse stato fatto comunque pagare un biglietto,
circostanza questa che avrebbe esposto le ferrovie all’obbligo di ben
più pesanti indennizzi. Alla fine il governo risolse la questione
equiparando i morti del “Treno 8017” alle vittime di guerra. E come
tali, i loro familiari, ricevettero un magro risarcimento… 15 anni dopo.
http://www.telesanterno.com/3-marzo-treno-8017-il-piu-grande-disastro-ferroviario-d%E2%80%99italia-e-d%E2%80%99europa-0303.html
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