"QUELLO STRANO RONZ!O NEL PARCO"
In questi anni al centro Sociale di Villa
Maraini abbiamo fatto un lavoro nuovo. Il contatto fra il
Teatro e un ambiente dove si lavora sulla malattia mentale, dove ci sono ragazzi con gravi
problemi psichici, ha fatto fare una svolta a tutte e due le realtà. Negli spettacoli
nati al centro Sociale è cresciuta la liberà creativa. Lavorare in un luogo del genere
è molto diverso rispetto a lavorare in un teatro. Tutti gli artisti che ci hanno provato.
l'hanno definita "una cosa magica". Perché? La libertà è assoluta. Ma nello
stesso tempo la comunicazione deve essere franca, diretta. Appassionante. Si è portati a
esprimere le cose che veramente si ritengono importanti. Perché di fronte
all'emarginazione i falsi problemi, i drammi da salotto, le "operazioni di
successo" non stanno in piedi.
Anche il Centro Sociale è cresciuto. Attraverso il teatro si è aperto
all'esterno, si è fatto conoscere. Con il Festival Internazionale di Teatro Patologico si
è confrontato con esperienze provenienti un po' da tutto il mondo. Il pubblico che alla
sera è venuto a vedere gli spettacoli è entrato nel Centro Sociale, ne ha capito la
realtà, i problemi, gli obiettivi. L'attività teatrale ha fatto da volano alla battaglia
ancora in corso per il risanamento dell'edificio in cui i ragazzi e gli assistenti vivono
e lavorano. L'abitudine al lavoro teatrale ha fatto in modo che i ragazzi del centro lo
sentissero come un fatto normale, talvolta addirittura vi partecipassero.
Un luogo come il Teatro al parco dimostra che il Teatro è vivo e, nel
suo specifico, insostituibile come momento di comunicazione. Nei luoghi di emarginazione
sociale il Teatro rientra in contatto con le sue origini: quelle del conflitto psichico
profondo. In questo senso andare a teatro torna ad essere per la gente una cosa sensata.
DARIO D'AMBROSI