diretto
da Emilio Piccolo e Antonio Spagnuolo
Risalii per vico Acitillo che per me, da ragazzino, se
non confondevo, era stato quasi un sentiero di campagna dove le coppie
andavano ad amoreggiare. Ora era una strada larga, parallela a via Gemito,
molto amata dai cani che distribuivano fittamente per il marciapiede i
loro bisogni.
Domenico Starnone,
Via Gemito
Nella rete si viaggia o si naviga e qualche volta si
approda.
Nella rete c'è tutto e c'è niente, c'è la folla e c'è il
desiderio.
La rete è il labirinto, ma anche l'ordine e la linea
retta.
La rete è il luogo in cui si manifesta in maniera
evidente ed esplosiva il potere della parola, la ragnatela che copre il
mondo e tutte le cose e tutte le assorbe in sé e le rimanda.
Il Verbo della rete nominalizza l'esistente, lo spolpa
delle sue caratteristiche fisiche, lo archivia in un flusso di pensiero e
di energia, che è falso movimento, nello spazio e nel tempo.
La rete è il futuro della specie: non sappiamo e non vogliamo
sapere, per il momento, quanto angoscioso o governabile.
Una rivista di poesia (e di arte). La nostra.
VICO ACITILLO 124
Luogo reale in luogo
virtuale.
Le parole nel vento, le parole foglie, le parole
profezie della Pizia (l'unico caso di uso poietico della parola). La
poesia come vizio della specie, lusso e ossessione, ricerca senza tempo,
ripetizione senza fine, citazione, gioco raffinato di ritmi e sonorità.
La poesia come porto franco in cui gli uomini costruiscono mondi (e
sogni), sempre futuri, anche quando sono marcati e segnati da contenuti -
culturali e sociologici - decisamente storicizzati.
Forse quello della ricerca (il viaggio) delle forme e
dei propri destini (contenuti) è l'aspetto che caratterizza qualsiasi
testo poetico. L'autore, ogni autore, sceglie uno strumento di forti
implosioni e sintesi, quale quello poetico, anche nelle sue forme più
descrittive e recitative, per illuminare e tracciare percorsi che sono,
alla resa dei conti, di tutta la specie.
La nostra rivista, allora, è il tentativo di creare un
luogo, in cui la parola, il Verbo, ribadisca non il potere, ma la potenza,
non il catalogo, ma la creazione. E' una cellula spuria che noi vogliamo
introdurre in questo enorme cervello della rete, per assicurare una
continuità nobile della specie, e stare qui a vedere se l'uso e
l'abitudine alla metafora, ai sogni e ai giochi permetta agli uomini di
governare la
grande Metafora,
l'unico Sogno,
il grande Gioco.
Perché quelli che si salveranno sono
i giocatori e i poeti
quelli con gli occhi senza
inganni e senza speranza.
Ezechiele,
versetto 35, Libro II
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