Ho scoperto quel che è accaduto solo
all’uscita del libro nel 2004 e sono rimasto come accecato dal
dolore.
Quei posti li conosco bene perché un
mio defunto zio è stato per alcuni anni titolare della piccola
stazione di Balvano verso metà degli anni ’50. Spesso con la mia
famiglia andavamo a trascorrere dei periodi di vacanza a Balvano
allora incantevole borgo immerso nel verde dei boschi. La vita era
difficile perché il posto era completamente isolato. Ma non voglio
continuare con i ricordi personali che sono del tutto irrilevanti.
La mia testimonianza è solo per
raccontare che a distanza di una decina di anni dalla tragedia a
Balvano si era perso - li stando sul posto - e completamente traccia
dell’accaduto. Davvero strano che in una piccola comunità ed anche
tra l’allora personale ferroviario mai si fosse fatta menzione del
disastro. Ed ora anche a un’attenta lettura del libro non riesco a
capire come e perché la memoria collettiva abbia smarrito i suoi
morti.
Grazie per l’attenzione. Gerardo
Coppola