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ALCHIMIA
DEL TRENO 8017
Il
treno 8017 ha un numero che indica quanto segue:
la
prima cifra 8 indica che è un convoglio straordinario, che non si
effettua cioè con regolarità;
l'ultima
cifra è dispari perché viaggia da nord a sud, proveniente da Battipaglia.
Infatti
i treni si distinguono in pari e dispari in conseguenza dell'ultimo numero
del loro "codice" di identificazione.
Sono
"dispari" i treni che viaggiano da settentrione a
meridione e "pari" quelli che vanno da sud a nord.
Se
la linea è trasversale, l'ultimo numero è pari se si viaggia da oriente
ad occidente e dispari nel caso si viaggi da occidente verso oriente.
Questa è la regola generale della ferrovia che, almeno tendenzialmente,
si pone come scienza esatta.
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VERBALI
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI GOVERNO BADOGLIO
SEDUTA DEL 9 MARZO 1944
SOMMARIO
Sinistro ferroviario della linea di Potenza (Siciliani)
VERBALE
Alle ore 16 si è riunito in Salerno, nel palazzo municipale, sotto la
Presidenza del Capo del Governo, il Consiglio dei Ministri
I
- ACCERTAMENTI
1)
Il 2 corrente la stazione di Battipaglia effettuò il treno straordinario
n. 8017 su Potenza, così costituito:
a) veicoli: n. 47, dei quali n. 6 carichi con merci varie civili e
n. 41 vuoti.
b) destinazione: 2 veicoli (T. 55) per la stazione di Persano; 1
veicolo (T. 28) per la stazione di Sicignano; i rimanenti carri per
Potenza e oltre.
c) assi: n. 94.
d) peso lordo complessivo: T. 520.
e) doppia trazione: (due locomotive n. 476020 e n. 480016
appartenenti al deposito di Salerno - entrambe in testa al treno).
Sul
convoglio aveva preso posto, abusivamente, anche una massa di viaggiatori,
valutata a circa 600, per lo più contrabbandieri, come devesi ritenere
dal genere di colli e di merci raccolte nei carri e depositati nella
stazione di Balvano.
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Per
tirare il treno sovraccarico alla originaria locomotiva 480 ne fu aggiunta
un'altra la 476.[1]
Le
due locomotive «in doppia trazione» non riuscirono ad impedire il
disastro.
La
480 era stata creata negli anni '20 per il servizio sulla linea del
Brennero, passata all'Italia dopo il 1918. Era considerata
un'arrampicatrice veloce, forse la più potente locomotiva del parco
ferroviario italiano. Era lunga poco più di 21 metri.
La locomotiva 480
un modello identico è
visibile nel museo ferroviario di Portici
La
476 era una locomotiva di costruzione austriaca, passata all'Italia dopo
il 1918 in conto riparazione danni di guerra(per questo detta dai
ferrovieri "preda bellica"), ottima per i tracciati di
montagna anche se meno potente della 480.
La locomotiva 476
una
macchina simile è al museo ferroviario di Campo Marzio, a Trieste
Questa nella foto è la locomotiva numero 2 del treno 8017, quella riportata
dai verbali americani, locomotiva Gr. 476-023 costruita nel 1915 ex KKstB 80
dalla stEG di Vienna. (rip. da Franco Sabetti su FB)
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Una delle differenze fra le due locomotive è
costituita dalla "sala portante anteriore", cioè dal "ruotino" che è presente nella 480 e assente nella 476. Una differenza e non da poco, perché il "ruotino", oltre ad aumentare l'aderenza in maniera sensibile, permette un migliore abbordaggio delle curve, anche se questi particolari potrebbero avere un'attinenza relativa con quanto accadde a Balvano.
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I FRENI
I
sistemi di frenatura in uso a quel tempo, per i treni merci, erano di vario tipo. Il cosiddetto "freno continuo", direttamente azionato dalla locomotiva, costituito da una condotta che si componeva agganciando un veicolo all'altro. Nella condotta circola aria compressa inviata dalla locomotiva attraverso un sistema di pompaggio: basta provocare una depressione e il treno comincia a frenare.
A quei tempi, il freno continuo non era la regola. Se mancava, come spesso accadeva, si ricorreva al sistema della "frenatura a mano": ad ogni treno veniva assegnata, oltre al capotreno, una squadra di frenatori incaricata di serrare i freni in punti predeterminati della linea o su richiesta del macchinista, fatta attraverso un particolare fischio della locomotiva.
Nel caso che il treno potesse contare su un freno continuo limitato solo ad un certo numero di veicoli, si ricorreva alla frenatura "parzialmente continua", cioè metà freno continuo e metà freno a mano (azionato dai frenatori,
quindi), che bisognava far funzionare simultaneamente.
L'8017 aveva il freno continua e probabilmente misto.
(dati
tecnici rip. da Mario
Restaino. Un
treno, un'epoca: storia dell'8017,,
p. 42). 9-
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[1]Dalla
ricostruzione dell'incidente fatta da Nicola Ramo emerge un ordine
inverso. La locomotiva 480.016 doveva essere inviata a Potenza come treno
straordinario "O. L." ("orario libero", cioè ad orario
non prestabilito). Per due ragioni, di conseguenza, quella macchina finì
in testa all'8017: la necessità di evitare due treni sullo stesso
percorso e la consapevolezza che, da Baragiano a Tito, l'8017 avrebbe avuto
bisogno di un rinforzo in coda, a causa della ripidità della salita. Per
la 480.016 la collocazione in doppia trazione fu inevitabile. (Così
da Mario
Restaino. Un
treno, un'epoca: storia dell'8017,,
p. 35)
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Si
avvia il treno e lo vedo nelle nebbie del sogno attraverso il dedalo di
binari fitti fitti, tra rotaie, traverse, piastre, massicciate, muri di
sostegno. Scavalca ponti montanti su fiumi placidi, avanza tra i pascoli
di un verde pallido, macchiato dai primi toni marroni umbratili
dell'autunno incipiente.
60-70
chilometri all'ora. Corre, corre il treno. Il ritmo già lento in pianura
diventa ansimante appena la locomotiva comincia ad arrampicarsi sulla
montagna e la vedo laggiù nel curvone sfumacchiare, sbuffando e
scalpitando come un ronzino d'inverno che butta fumo dalle froge e ansima,
procedendo indomito nella scia del suo vapore scuro. Poi la
galleria si para e la voragine inghiotte il mostro metallico, col
fumo che ora, senza più sfogo, invade le carrozze inondandoci di ossido
al gusto di carbone.
***
Ciuf, ciuf, ciuf, ciuf...
La cabina in cui siamo
entrati è strutturata in
profilati e lamiere d'acciaio saldate,con ampi finestrini sulle pareti
laterali e due su quella frontale ai lati della caldaia. Sopra il
rivestimento della porta-forno,che si trova nella parte inferiore
dell'abitacolo,sono collocati strumenti di manovra e di misurazione per la
guida della locomotiva.
Il fuochista,
zoppicante e ricoperto di fuliggine, è il personaggio più spettacolare e
sembra il mitico Efesto. Lui è addetto ad alimentare il vulcano di fuoco,
spalando il carbone e facendolo ingurgitare al mostro di ferro nel
viaggio, per adeguare l'energia alla potenza richiesta. Di
continuo controlla il focolaio,armeggia coi rubinetti di spurgo e
prova il livello dell'acqua come sangue in caldaia.
Parla
con noi, ci racconta storie di viaggio. Ogni tanto si alza e vigila sul
livello dell'acqua e sul quadrante del manometro per stabilire la
pressione in caldaia. Poi torna all'attacco,
carica il carbone con la pala nella bocca energetica e con
l'attizzatoio provvede ad allargare il fuoco su tutta la superficie della
griglia,per raggiungere il valore ottimale di pressione della caldaia.
Indi aziona l'iniettore per immettere ancora liquido in caldaia.
Il suo compare, il macchinista, è tutto concentrato nella guida
del treno, ci guarda sorridendo e aziona continuamente la lunga leva del
regolatore. Quando la locomotiva entra in una stazioncina, in crescendo si
odono i colpi della pompa del freno da lui azionata.
Ciuf, ciuf, ciuf, ciuf...
(Da
G. Francione, Calabuscia )
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Altri siti dedicati alla sciagura del treno 8017:
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