In locandina sabato 9 novembre sotto i riflettori del Teatro
del carcere.
Uccise i genitori 11 anni fa. Ora lavora in cella e si è
appassionato alla danza
Ballerà in un musical a Milano. «Così cerca di sentirsi libero»
MILANO - Il delitto. Quello più atroce.
E la condanna.
Trent’anni dietro le sbarre. Undici già nel passato, il resto
come futuro.
Il padre e la madre massacrati a colpi di spranga. Con l’aiuto di
tre amici.
Per mettere le mani sull’eredità. Era il 17 febbraio del 1991, a
Montecchìa di Crosara, tranquillo paesino del Veneto.
E Pietro Maso «il mostro» aveva appena 19 anni.
Poi la galera e le mille interminabili giornate sempre uguali.
Per vivere e rivivere quella tragedia.
Per confrontarsi con la sua coscienza e cercare un percorso di
recupero.
Il suo continuo silenzio. Su quanto accadde quel giorno e sul perché
accadde. Il suo sforzo di rispettare comunque la mente e il fisico.
I tanti libri e le molte ore in palestra.
Anche il suo lavoro quotidiano all’interno del carcere.
Tramutare in file le ricette cartacee della mutua.
E adesso pure il teatro.
Perché alla Casa di reclusione di Opera hanno messo su una piccola
compagnia di ballo e recitazione. Da un’idea della coreografa
Antonella Baldo Capilvenere, che dopo le esibizioni targate Rai e
Mediaset si è presa la briga di regalare con il suo volontariato un
diversivo importante ai carcerati. Per aiutarli a sopportare meglio.
Per aiutarli a ritrovare certi valori. La direttrice di Opera, la
dottoressa Stefania Mussio, sempre aperta agli esperimenti, che
prende al volo l’occasione.
I primi detenuti che timidamente e pieni di curiosità si
interessano all’iniziativa. Subito un po’ di ginnastica, poi un
po’ di aerobica.
E dopo qualche mese anche Pietro Maso vuole entrare in quel giro.
Diventando uno dei più assidui frequentatori dei corsi.
Disponibile in ogni momento e ben voluto da tutti.
Sono gli stessi ospiti della casa di reclusione a chiedere alla
coreografa che insegna loro questo e quel passo di danza di
allestire uno spettacolo vero e proprio.
E l’idea è quella di andare in scena con una sorta di viaggio
nella storia dei musical più celebrati.
Le scenografie e i costumi fatti in casa.
I fondi necessari raccattati con sacrificio risparmiando su questo e
quello.
I mesi e i mesi di prove al pomeriggio.
«Musical story» si chiamerà lo spettacolo. Scene da «Evita» e
da «Hair».
Squarci di «Grease» e del «Fantasma dell’Opera».
Anche «Jesus Christ Superstar» con Pietro Maso a fare l’angelo.
Anche «Cats» con Pietro Maso nei panni di mister Mistoffelees.
Ventun detenuti ventuno alla ribalta. Tutti maschi e la coreografa a
interpretare i ruoli femminili.
Musiche e voci originali in playback.
Balli e danze e piroette invece dal vivo.
In locandina sabato 9 novembre sotto i riflettori del Teatro del
carcere.
Primo spettacolo del genere a essere realizzato da detenuti
all’interno di una prigione.
Nei ruoli portati al successo da divi come John Travolta e Antonio
Banderas.
Pietro Maso che suo malgrado e però inevitabilmente attira
l’attenzione dal cartellone degli interpreti.
Anche se magari il suo fisico «palestrato» non gli consente troppa
grazia e agilità.
E però significative sono la sua volontà e il suo impegno. La
voglia finalmente di fare gruppo.
A passi di danza verso un percorso di recupero che sia credibile.
Il «mostro» che si fa «angelo».
La coreografa, Antonella Baldo Capilvenere, assicura che il recitare
per lui non vuole essere una fuga dalla realtà ma un modo per
tirare fuori quello che ha dentro.
Un tentativo insomma di sentirsi più libero nonostante tutto.
Il «mostro» che oggi si fa «angelo» in scena per essere domani
semplicemente Pietro Maso e basta. Le richieste ripetute dei suoi
legali per farlo uscire in permesso. E i continui rifiuti.
La semilibertà che sembra ancora lontana. E il peso di quel delitto
così atroce. Nell’Italia di oggi. Quella delle stragi di famiglia
che sono quasi il quotidiano.
Carlo Lovati
Corr. della sera - 18 ottobre 2002
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