IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE. UN ANGELO DI TEMI CONTRO LA
GIUSTIZIA DEL MOLOCK.
Nel precedente convegno avanzammo l'idea utopica di affidare
all'ONU un nuovo patto sociale quanto ai crimini sostituendo al medievale diritto
penitenziale(basato sulla punizione) il neoumanistico diritto medicinale(cura,
sanzioni e misure di sicurezza). Questo nel quadro di un nuovo Processo 2000 fondato
sull'abolizione del processo indiziario e letterario, a favore di quello a prova
epistemologica, sull'umanizzazione della giustizia e del sistema di pena, sul recupero dei
devianti e degli emarginati attraverso la fratellanza, la creatività, l'arte in
particolare drammaturgica.
Oggi dibattiamo il problema della ratifica di un Tribunale
Penale Internazionale.
Trattasi non di un guscio vuoto ma quanto mai pieno di
sostanza, perché il tribunale è pur sempre una forma, un rito in cui includere una
sostanza.
Qualunque discorso sulla ratifica va inserito in quello che
già facemmo di una nuova forza utopica attribuita all'ONU per rendere di fatti operativi
i principi della Rivoluzione Francese "Liberté, Fraternité, Egalité".
Soprattutto égalité, eguaglianza.
Eguaglianza di avere leggi giuste e di essere giudicati secondo
criteri non più letterari ma scientifici, affinché i verdetti si avvicinino con
altissimo grado di probabilità alla verità.
Il richiamo al giusto processo contenuto nello statuto
del Tribunale Penale Internazionale riporta ad analogo principio contenuto in tutte i
patti internazionali sui diritti umani.
La decifrazione concreta richiede l'applicazione nella
valutazione della prova dell'unico criterio valido in un mondo democratico: quello
scientifico. Peculiarmente va applicato il metodo più avanzato in scienza quello
popperiano, procedendo non solo alla verifica dei dati ma alla loro rigorosa
falsificazione, in prova e controprova attraverso la processazione di ulteriori dati che
potrebbero scalfire l'ipotesi base.
In molti paesi cosiddetti democratici il processo indiziario
impera consentendo verdetti basati non sulla verità scientifica ma sull'azzardo.
In Italia per esempio. In brevissima cronistoria il processo
indiziario non era previsto dal codice Rocco ma fu elaborato dalla giurisprudenza e
introdotto nell'attuale codice di procedura penale che ha creato un sistema
d'interpetrazione dei dati letterario e antiscientifico sia pure dietro l'apparente forza
degli elementi "gravi, precisi e concordanti".
In scienza le tracce dei fenomeni non portano a nulla ma hanno
senso solo se conducano a prove conclusive. Con gl'indizi puri, sia pure mascherati da
enigmistici intrecci significanti, ma anche con le prove non scientifiche, si può dire
tutto e il contrario di tutto; ergo il processo indiziario è un processo
anticostituzionale perché non garantisce né la certezza del diritto e della prova, né
l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge(art. 3 Cost.), potendone compromettere
ingiustamente la libertà(art. 2 e 13 Cost.) con carcerazioni preventive anche lunghe
basate su meri fatti indiziari.
Noi auspichiamo un nuovo sistema basato unicamente su prove(non
indizi), sicure e fortissime. Soprattutto prove scientifiche, con un potenziamento
degl'investigatori sul modello di Scotland Yard, perché solo la scienza investigativa
garantisce un'effettiva certezza del sistema probatorio, essendo in via di stretta
epistemologia la logica ricostruttiva quasi un mera conseguenza e non un gioco linguistico
che riesca a dimostrare qualunque cosa.
Quando la prova scientifica si elevi ad escludere
probabilisticamente l'ipotesi principe che sorregge l'accusa, ai giudici, nel nuovo
sistema, pur a fronte di elementi accusatori contrastanti, non rimane che una via:
assolvere. Non ci sono, infatti, elementi sufficienti per dire che taluno è colpevole,
pur non potendosi escludere che lo sia.
E come in scienza una legge è tale se tutti gli esperimenti
portano allo stesso risultato, da qualunque sperimentatore essi siano eseguiti, così i
verdetti devono essere presi all'unanimità, bastando un solo dissenso per scalfire
l'evidenza dell'ipotesi base. In questo dissentiamo decisamente dall'ipotesi di verdetto a
maggioranza pur affermato nello statuto del Tribunale penale internazionale.
De scientia, ergo, in dubio pro reo. Meglio 99
colpevoli fuori che un solo innocente dentro.
Si pone così fine nel mondo intiero alla sequenza di vittime
sacrificali e capri espiatori in sistemi che, sulla testa dei singoli, devono comunque
mostrare di funzionare. Finalmente la Giustizia ridiventa la pura creatura di Temi e non
il Molok stritolaossa, che conta alla fine di una giornata quante teste un giudice ha
messo nel carniere; lo stato non più Leviatano ma Angelo di luce e di Umanesimo
Scientifico.
In questa ristrutturazione della giustizia nei singoli stati il
Tribunale Penale Internazionale può diventare il faro e instaurare un modello
interpetrativo probatorio scientifico, antimedioevale, antiinquisitoriale, da seguire in
tutto il mondo.
Ma anche nel merito il Tribunale può assolvere a una funzione
fondamentale come faro di civiltà nel Nuovo Millennio. Perché non vi è chi non veda che
la scelta dei crimini è spesso soggetta alla visione di una classe o stato dominante.
Così se sono crimini contro l'umanità i massacri dei Milosevic lo sono anche quelli in
tanti paesi del mondo che in virtù di una superatissima legge del taglione attua la pena
di morte contro delitti efferati.
L'America, la luce e la forza del mondo, si è opposta con
altri 4 paesi all'approvazione dello statuto del Tribunale Penale Internazionale per
mantenere in campo di diritto e di procedure anticriminalità la propria egemonia.
Ma insomma senza quel consenso, in virtù della legge dei
forti, chi oserà trascinare davanti al Tribunale Penale Internazionale i governatori
degli Stati Americani dove si applica la pena di morte? E' questa la democrazia o non è
invece la dittatura delle democrazie, che rendono vane e velleitarie le costruzioni
dottrinarie sulla libertà e l'eguaglianza e la fraternità degli uomini.
Noi non abbiamo la forza per rovesciare i governatori
americani, i quattro padrini delle camere a gas, i 5 Signori della Morte Legalizzata, ma
contro di loro è possibile innescare una guerriglia pacifica e gandhiana dell'opinione
pubblica mondiale che metta continuamente all'erta sul farisaismo di certe posizioni
pseudodemocratiche.
Noi non siamo contro gli Americani, che pure lottarono e
lottano dopo la Rivoluzione Francese per la realizzazione degli alti ideali di dignità
umanitaria, ma contro l'americanismo stile maccartista ovvero contro la degenerazione
della forza, contro la prepotenza delle idee che fin quando fa comodo alza il braccio di
marmo della statua con la fiaccola a proclamare mare, monti, lo sconfinamento delle
praterie; quando non fa comodo quel braccio diventa di metallo, di ferro rovente pronto a
bruciare chiunque si avvicini a rivelare l'imbroglio delle false democrazie, recando tra
le fiamme della fiaccola una emblematica testa decapitata.
Noi non vogliamo più che la statua della libertà venga
trasformata in un vecchio Molok arroventato che divorava i bambini innocenti infilati
dentro a forza.
L'Uomo, ogni uomo, anche il più incallito criminale, ha in sé
la goccia di un bambino innocente che va rispettata e tutelata.
Ogni cinque minuti nel mondo un uomo, una goccia di bambino
innocente, viene annullato in nome di una legge falsa che consente verdetti di morte.
Ma la Storia lavora sulla nostra testa, con noi e
indipendentemente da noi, dalle nostre idee, dalle nostre resistenze in buona o mala fede.
Un sogno di Giustizia ci anima: che l'utopia di oggi, quella da
noi espressa, domani o tra cento o tra mille anni schianterà le forze avversanti e ci
darà la luce.
Questo, con Gioacchino da Fiore, è tendere all'Uomo. Al suo
Spirito. In Arte, in Scienza e in Diritto.