Roma (AsiaNews/Agenzie) - Tariq Ramadan, noto intellettuale
musulmano, nipote di Hassan al-Banna, fondatore del
movimento dei Fratelli musulmani, ha lanciato un appello sul
sito http://www.tariqramadan.com,
per una moratoria immediata degli hudûd, delle punizioni
corporali, della lapidazione e della pena di morte nei paesi
islamici. L’obiettivo è quello di creare una mobilitazione dei
musulmani che chieda agli ulamâ’ di denunciare le
ingiustizie e le strumentalizzazioni dell’Islam e ai governi dei
paesi islamici di decretare una moratoria immediata.
La campagna, spiega Ramadan, mira a creare un movimento di
pressione sui paesi islamici, quali Arabia Saudita, Iran e Pakistan,
che ancora prevedono le pene corporali nel loro sistema giuridico.
“Sappiamo che nel mondo islamico ci sono diverse correnti
di pensiero e che i disaccordi su questo tema sono profondi. Alcuni
esigono un’applicazione letterale degli hudûd, per rendere
una “società a maggioranza musulmana” veramente “islamica”.
Altri, ritengono che l’applicazione degli hudûd sia
secondaria rispetto alla promozione della giustizia sociale e della
lotta contro la povertà. Altri ancora, pensano che i riferimenti
agli hudûd non debbano più esistere nelle società
musulmane di oggi”.
Per quanto riguarda le differenti interpretazioni del Corano e
della Sunna, testi sacri per l’Islam, Ramadan spiega che: ”Tutti
gli ulamâ’ del mondo musulmano riconoscono che nei testi
dottrinali si parla esplicitamente di punizioni corporali. La
maggioranza di questi esperti religiosi è convinta che queste pene
siano sì islamiche, ma siano “deterrente” per rafforzare la
gravità delle azioni sanzionabili con questi castighi”.
Il fatto è – continua Ramadan- che “le masse musulmane
spesso rivendicano la validità di questi sistemi giuridici. In
questo senso, da un lato l’applicazione letterale e immediata
degli hudûd, rende esplicito il riferimento all’Islam
nella legge dello stato. Dall’altro il sentimento popolare di
fedeltà all’insegnamento islamico viene vissuto in funzione
antioccidentale. Per questo motivo molti ulamâ’ rimangono
prudenti per paura di perdere credibilità presso le masse. La
maggioranza degli ulamâ’ teme di confutare le
rivendicazioni popolari per timore di essere considerati troppo
compromessi”. Secondo l’intellettuale, infatti, in questo campo
si nota “una crisi d’autorità accompagnata da una completa
assenza di dibattito interno tra gli ulamâ’ delle diverse
scuole giuridiche”.
Tariq Ramadan, 42 anni, ha conseguito una laurea in letteratura
francese e due dottorati, in islamologia e sul pensiero filosofico
di Friedrich Nietzsche. Al momento insegna alle università di
Ginevra e Friburgo È autore di una quindicina di volumi, il suo
libro "Essere musulmano europeo" pubblicato nel 1999, è
stato tradotto in 14 lingue.