Michail Blair
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Pena di morte, il test del Dna salva un condannato

Michael Blair attendeva l'esecuzione da 14 anni. Ritirata l'accusa di omicidio, resterà comunque in carcere per altre imputazioni
Il test del Dna avrebbe potuto rendere definitiva e irrevocabile la sua condanna, invece lo ha salvato: Michael Blair, da 14 anni rinchiuso nel braccio della morte di un carcere del Texas, è stato assolto dall’accusa di omicidio grazie alle nuove analisi eseguite su alcune prove trovate sulla scena del crimine.

Blair, conosciuto come il “killer di Ashley”, era stato condannato alla pena capitale per aver molestato e strangolato nel 1993 la piccola Ashley Estell, 7 anni, dopo averla rapita da un parco giochi di Plano, un sobborgo di Dallas: due mesi fa la sua colpevolezza è stata messa in dubbio dalle analisi condotte su alcuni capelli raccolti nel luogo in cui è stato trovato il cadavere della bambina, che non apparterrebbero a Blair, ma ad un altro uomo, già deceduto. Oggi la corte per gli appelli criminali del Texas ha fatto cadere l’accusa di omicidio mossa a Blair, mentre la polizia di Plano e il procuratore distrettuale della contea di Collin hanno riaperto le indagini sul delitto: “E’ stato stabilito che questo caso deve essere archiviato nell’interesse della giustizia, in modo che il crimine riguardo al quale è stata formulata l’accusa possa essere sottoposto a ulteriori indagini”, si legge nella richiesta di archiviazione avanzata il mese scorso dall’accusa. Un giudice ha accettato di prendere in esame la mozione in 26 agosto scorso.

Nonostante la decisione della corte, Blair resterà in carcere: ha infatti confessato di aver molestato e violentato altri bambini, oltre alla piccola Estell, a inizio anni Novanta ed è stato condannato a tre ergastoli. Una pena molto severa, coerente con il sistema di misure anti-stupro e anti-violenze adottato dal Texas dopo l’omicidio della bambina: le cosiddette “Ashley Laws” impongono che i colpevoli di reati a sfonfo sessuale vengano condannati a periodi di detenzione particolarmente lunghi e che questi stessi siano obbligati alla registrazione presso strutture di polizia ad hoc.

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